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Uso delle energie rinnovabili alternative alle fonti fossili, un diritto un dovere. Capitolo 6. Aggiornamenti nel settore delle ER.


Si educa con ciò che si dice, ancor di più con ciò che si fa, ma soprattutto con ciò che si è.

Ignazio di Antiochia


Questo è il sesto di una serie di articoli mirati a illustrare i vantaggi per l’impresa e per il territorio  di un forte orientamento all’utilizzo delle energie rinnovabili


 IL PEOPLE PLANET PROFIT.
Approfondimento sul bisogno di comportamenti ecocompatibili nel settore produttivo.

Nel 1987, viene pubblicato il Rapporto Brundtland, al termine di una convention delle Nazioni Unite. Viene formalizzata per la prima volta una definizione istituzionale di Sviluppo Sostenibile: “è uno sviluppo che garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare allo stesso modo i propri”.
Questa affermazione, però, per anni è stata ignorata in fase di progettazione di campagne, d’iniziative pubbliche e di programmi di sviluppo economico, non considerando assolutamente che un’ottica eco-compatibile potesse essere la chiave di pianificazione di molte attività proiettate ad uno sviluppo economico.
Diversamente, oggi, si assiste ad una rivalutazione da parte di governi e imprese delle attività maggiormente etiche, avendo compreso che il valore ambientale ha molteplici aspetti e/o effetti. In questi ultimi anni, l’attenzione verso questo tema e la sensibilità delle persone sono in grande crescita nel contesto economico-politico, per varie ragioni.  Da una parte, l’utilizzo di energia pulita può, nel lungo termine, generare un sistema di costi molto più efficiente. Dall’altro, è iniziato un processo sociale di maggiore consapevolezza e di sensibilizzazione degli utenti che favorisce comportamenti etici e attenti.
Iniziative imprenditoriali ecosostenibili possono indurre, quindi, un valore aggiunto notevole nella società al giorno d’oggi. Ma come possono le imprese mettere in pratica i progetti ecocompatibili? “L’evoluzione della responsabilità sociale d’impresa è evidenziata dall’emergere di una volontà concreta di promuovere azioni nel sociale, nel rispetto dell’ambiente, portando questi temi all’interno dei processi aziendali, e dal cercare di valorizzare questa scelta etica all’esterno” spiega il responsabile dell’iniziativa Life Gate ecopartners. Secondo la sua idea, il valore ambientale prima appariva solo nella fase di comunicazione e sponsorizzazione di iniziative a basso impatto ambientale. Oggi invece, questo valore ed il sentimento di agire in modo eticamente corretto, inducono a considerare un approccio ecocompatibile già nella fase di progettazione  di tali azioni, cioè a ricercare soluzioni strutturate a ridotto impatto ambientale.
Con il passare del tempo, e la pubblicazione di analisi e di report, la responsabilità etica sociale è divenuta un elemento distintivo di attenzione e sensibilità, e infine un aspetto condizionante il posizionamento nei mercati, fino a permettere di ottenere un vantaggio competitivo nei business rilevanti. Tutti gli indicatori sul boom dell’economia verde, tutte le ricerche da Edelman ad Accenture, da Tandberg a Ernst&Young, tutti i comunicati stampa sugli impegni presi nell’ area della responsabilità sociale a livello nazionale e mondiale lo confermano. A tal fine sono nati “Impatto Zero”, che danno modo alle imprese di calcolare, ridurre e compensare l’emissione di anidride carbonica grazie all’energia rinnovabile.
La soddisfazione del bisogno di essere eticamente corretti e di agire nel rispetto dell’ecosistema ambientale, è ricercato ormai tanto dalle imprese quanto dagli acquirenti.
Per le prime, sicuramente, si tratta di una rivoluzione delle strutture e degli assets. Per impostare l’attività produttiva in un’ottica ecocompatibile le imprese devono definire i propri processi, l’orizzonte temporale, e la capacità produttiva, valutando l’impatto che produrrebbero sull’ambiente. Ovviamente tutti i progetti in essere nell’impresa sono coinvolti in una pianificazione ecocompatibile, dalla cancelleria allo smaltimento delle sostanze di scarto. Perciò è necessario che a guidare i progetti sia un ethic manager, in modo tale che la gestione aziendale sia integrata al meglio in un contesto di ecosistemi sensibili alle sollecitazioni dell’iniziativa economica. LifeGate è intervenuto in virtù di questa considerazione, ovvero della necessità di dare supporto alle imprese e ai cosiddetti ethic manager nella creazione di percorsi imprenditoriali improntati allo sviluppo sostenibile e suggerendo come comunicarlo al target a cui l’azienda si rivolge.
Bisogna rilanciare lo stile di vita e il modello economico dove le persone, il pianeta e il profitto vivono in armonia. In pratica LifeGate propone un sistema in cui tutti (imprese, utenti e non) siano coinvolti nel processo di produzione di sviluppo economico sostenibile, dato che il bisogno di essere ecocompatibili è oramai comune a diversi target del mercato.
Sono stati creati quindi, il primo portale di eco-cultura, una radio, il primo magazine free-press, e di fianco a queste iniziative sono stati introdotti Impatto Zero, figlio del progetto italiano  di supporto al Protocollo di Kyoto, LifeGate eneregia ecopartners come advisor per lo sviluppo sostenibile.
Questo progetto è stato definito People Planet Profit, che vuole far intendere una, massimizzazione  del benessere congiunto. Del Planet Profit, ovvero dei limiti e dei ritorni in termini di miglioramento delle condizioni climatiche, si è già trattato nei precedenti articoli. Riguardo al People Profit invece, è necessario approfondire in che modo “going green” tocca il modo in cui viviamo, in che modo ha un impatto sui prodotti che compriamo e sule imprese in cui lavoriamo? Come possono le nuove tecnologie aiutarci? E qual è il modo migliore per avere un impatto positivo nel lavoro?
Per rispondere a queste domande, Tandberg ed IPSOS MORI hanno condotto un’indagine in 15 paesi diversi. L’indagine è stata finalizzata a scoprire le reazioni globali ai cambiamenti climatici, e in particolar modo come i consumatori e gli impiegati percepiscano i cambiamenti verso un’etica ambientale, e come le imprese si impegnino per essere più responsabili a livello ambientale.
L’indagine è stata svolta nel 2007 ed è stata una delle più grandi analisi sociali volte a capire gli atteggiamenti dei consumatori, gli effetti dei cambiamenti climatici e l’impatto sui margini aziendali.
L’obiettivo dell’indagine, svolta su 1 miliardo di consumatori e più di 700 mila impiegati in tutto il mondo, era capire se e come un comportamento responsabile verso l’ambiente potesse incrementare il “corporate brand equity”, ovvero il patrimonio di marca aziendale, ed il “competitive advantage”.
Quasi l’80% dei consumatori intervistati in tutto  il mondo ha dichiarato di preferire prodotti provenienti da un’impresa con buona reputazione aziendale, e la stessa percentuale di impiegati ritiene importante lavorare per una società con un profilo etico. In generale il 24% degli intervistati ritiene che le scelte di acquisto e di posto di lavoro siano indice di senso di responsabilità personale, che inducono azioni individuali che possono sostenere i cambiamenti ambientali. Tuttavia il 32%  di quelli che sono a sostegno di iniziative imprenditoriali economiche “green”, ammettono, secondo l’indagine, di non aver ancora attuato significative azioni a favore della riduzione dei cambiamenti climatici, ovvero di non essere esclusivamente orientati verso acquisti di prodotti ottenuti da processi a basso impatto ambientale, o di lavorare in contesti lavorativi eticamente corretti.
Stanno aspettando che i posti di lavoro e prodotti di quel tipo diventino facilmente accessibili o che governi e imprese stabiliscano come priorità la responsabilità sociale verso l’ambiente?

Elsa Cariello
11 novembre  2009


Il vertice di Singapore (15 novembre 2009)
Pragmatismo e flessibilità per un accordo in due fasi sulla questione del clima in vista del vertice di mondiale di dicembre a Copenaghen. Sono le linee guida che hanno concordati i Paesi dell'area asiatico-pacifica nel vertice Apec conclusosi a Singapore, la cui seconda giornata si è aperta, a sorpresa, proprio con una riunione sul clima voluta dal presidente degli Stati Uniti: un consesso che però, oltre ad un "impegno ad operare per un risultato ambizioso a Copenaghen", non ha prodotto obiettivi concreti per la riduzione dei gas serra. Quella di oggi è la giornata più intensa per Obama nel suo tour asiatico che lo ha visto già in Giappone, poi a Singapore, e ora ripartito alla volta della in Cina. I temi emersi nell'ambito del vertice Apec sono infatti quelli più caldi che impegnano al momento la diplomazia mondiale, e Washington in particolare nel tentativo di dar seguito ai tratti segnati per quel nuovo corso cui lavora l'amministrazione Obama. Come i rapporti Usa-Russia, per cominciare, con la volontà di accelerare il passo sulla riduzione degli arsenali nucleari. Il presidente russo Dimitri Medvedev, dopo un faccia a faccia con Obama, ha manifestato la speranza di "poter firmare un trattato entro il mese di dicembre", così come veniva stabilito all'avvio, in aprile, dei negoziati tra Washington e Mosca per raggiungere un accordo che possa sostituire il vecchio START-1 in scadenza il 5 dicembre prossimo. Usa e Russia a Singapore si mostrano concordi anche sul nodo del nucleare iraniano: il tempo dedicato al dialogo nel tentativo di risolvere la crisi "sta per scadere". "Purtroppo l'Iran non è stato in grado di accettare un approccio giudicato da ognuno creativo e costruttivo", ha affermato Obama, mentre Medvedev, sedutogli accanto, non ha escluso che possano essere usati "altri mezzi". Per poi chiarire definitivamente che l'opzione di applicare nuove sanzioni è ancora tutta aperta: "Siamo pronti a spingerci più in là" per assicurare che il programma nucleare abbia unicamente fini pacifici, ha detto il presidente russo. "Se falliamo", negli sforzi diplomatici, "altre opzioni rimangono aperte, allo scopo di condurre il processo in una direzione differente", ha aggiunto facendo riferimento a nuove sanzioni contro Teheran. Obama ha inoltre partecipato ad un incontro con i dieci paesi dell'Asean, le nazioni del sud-est asiatico, compresa la Birmania. E al regime militare birmano, rappresentato alla riunione di Singapore dal premier Thein Sein, il presidente americano ha rivolto la richiesta di liberazione immediata del Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi. Già nel suo discorso di sabato a Tokyo Obama aveva chiesto "la liberazione senza condizioni di tutti i prigionieri politici, compresa Aung San Suu Kyi". Oggi ha ribadito lo ha ribadito alla presenza del generale leader della giunta al potere, e al quale i paesi dell'Asean hanno fatto eco appellandosi alla Birmania affinché le elezioni promesse dalla giunta militare per l'anno prossimo siano "libere, giuste, trasparenti e aperte" all'opposizione. Sulla questione del clima, le 'due fasi' sono quelle proposte del premier danese Lars Lokke Rasmussen: un'intesa politica alla conferenza di Copenaghen del mese prossimo, seguita successivamente da una intesa legalmente vincolante. Sfortunatamente il presidente usa si ritrova prigioniero dello stesso problema che paralizzò Al Gore grande Patron dell'accordo di Kyoto; il vice presidente di Clinton dovette arrendersi ai rapporti di forza del Congresso e il Trattato non fu nemmeno portato sul tavolo di Clinton. Anche Obama si è proclamato paladino della salvezzadel pianeta e anche Obama ha problemi con il Senato che punta i piedi sulla legge sull'energia e il clima dopo "aver dovuto" approvare la costosa riforma sanitaria. Così a Singapore Obama ha accettato un compromesso che dà tempo alla sua amministrazione di mettersi alle spalle la riforma sanitaria e lavorare sul fronte dell'energia e del clima. Ovviamente, la "debolezza" di Obama offre un grande alibi alla Cina, grande inquinatrice e forza frenante dell'intesa sul clima. Il rischio per Obama è di incrinare il proprio prestigio e la propria autorità su un tema che è stato il fiore all'occhiello della sua campagna elettorale.


Linee guida per la certificazione energetica degli edifici (16 novembre 2009).
Sono state pubblicate, come allegato del D.M. del 26 giugno 2009, pubblicato nella G.U. n. 158 del 10/7/2009 le Linee guida per la certificazione energetica degli edifici. La pubblicazione delle Linee guida è un passaggio importante nel percorso di completamento del recepimenti nazionale della Direttiva 2002/91/CE. Con questo strumento la certificazione energetica non è più una prerogativa delle sole regioni che l’hanno applicata, Lombardia per prima, ma diventa un obbligo che si estende  a livello nazionale mettendo fine al periodo transitorio in cui la qualificazione energetica sostituiva la certificazione energetica pur non avendo i requisiti minimi di quest’ultima.
Nella situazione attuale le Regioni che non si sono ancora mosse avranno la possibilità o di evitare di legiferare, in tal caso fanno testo le Linee guida, oppure di emanare provvedimenti legislativi che introducano schemi di certificazione differenti.

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