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Un intervento inopportuno e ingiusto.

Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha detto di essere rimasta "profondamente ferita" per le critiche italiane alle operazioni di soccorso statunitensi ad Haiti, espresse dal capo della Protezione civile Guido Bertolaso, che aveva sostenuto come gli aiuti statunitensi si fossero rivelati una patetica fiera delle vanità. Bertolaso forse non sa che gli Usa sono un paese serio e che se un sottosegretario dice qualcosa lo dice a nome di tutto il governo, diversamente da noi dove ogni ministro e ogni sottosegretario può parlare a vanvera di tutto, tanto c’è poi il Presidente del Consiglio a smentirlo.
 La signora Clinton ha paragonato le parole di Bertolaso alle chiacchiere da Processo del lunedì. Per chi non fosse informato, per processo del lunedì si intendono quelle trasmissioni italiane del lunedì sera nelle quali si discutono i risultati della settimana calcistica. Partecipano a queste trasmissioni politici, ex allenatori, ex calciatori, giornalisti tutti caratterizzati dal fatto di essere un ultrà  della propria squadra e di essere mossi dalla molla del presenzialismo o, per i politici, dal desiderio di coltivare il consenso del proprio bacino elettorale. Queste sciagurate trasmissioni, nelle quali si discute del nulla, si rivelano  un pollaio nel quale tutti sono contro tutti, tutti gridano coprendo le parole degli altri, insulti e dileggio sono normali, ognuno dice qualcosa che dopo tre ore di trasmissione si rivela essere l’esatto contrario. A volte volano oggetti e a volte, si arriva all’uso delle mani. Questo è quello che intendeva dire la signora Clinton.
Al numero uno della diplomazia americana ha dovuto rispondere Silvio Berlusconi: "La posizione del governo – ha precisato il premier - è quella espressa da Frattini". Che già aveva preso le distanze dalle parole di Bertolaso. Secondo Berlusconi: "Sul terremoto nel paese caraibico la risposta è stata rapida, ma senza il generoso e significativo intervento degli Stati Uniti sarebbe stato tutto assai più difficile. In situazioni critiche come questa, è purtroppo inevitabile che sorgano serie difficoltà nell'assicurare un efficace coordinamento degli aiuti. Resto tuttavia convinto che in questi casi sarebbe opportuno evitare dichiarazioni che possano involontariamente innescare polemiche, partendo dall'assunto che tutti sono impegnati in buona fede ad aiutare la popolazione. Le polemiche sono alle spalle – ha concluso – ora è  il momento di mettere da parte tali questioni e rafforzare l'azione di sostegno alla popolazione di Haiti, un compito enorme nel quale tutta la comunità internazionale deve fare la sua parte e nel cui svolgimento il ruolo delle Nazioni Unite, come sempre, resta cruciale".
“Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha chiarito qual è la posizione italiana sulle operazioni di soccorso ad Haiti - ha detto il portavoce del segretario generale dell'Onu Martin Nesirky - e quindi le Nazioni Unite non vedono il bisogno di commentare le dichiarazioni di Guido Bertolaso. Oltre a quella del premier, abbiamo apprezzato anche la chiarezza della posizione del ministro degli Esteri". Il portavoce ha infine sottolineato come "tutti hanno preso atto di quanto sia difficile la situazione ad Haiti, senza precedenti (nella storia dell'organizzazione internazionale)". A parere del portavoce "ora il  coordinamento dei soccorsi è migliorato, e sta funzionando".
Nessuno ha potuto nascondere che la netta presa di posizione di Berlusconi è stata richiesta esplicitamente dal presidente Usa, proprio perché Obama aveva ritenuto che le parole di un membro del governo italiano rispecchiassero l’orientamento di tutto il governo.
Forse l’intervento Usa ad Haiti non è stato ben coordinato ma quel che è certo è che mentre a Roma si discuteva i marines americani erano ad Haiti a distribuire aiuti umanitari e gli aerei a stelle e strisce paracadutavano sull’isola pacchi per la sopravvivenza delle comunità isolate.

Dopo l’episodio che ho brevemente descritto è opportuno che la gente, i giornalisti, i politici sappiano che l’immagine dell’Italia nel mondo non è quella edulcorata da pane, amore e fantasia che qualcuno vorrebbe far passare. Io personalmente sono stato per lavoro in più di 50 paesi entrando in contato, spesso amichevole, con imprenditori, politici, diplomatici e mi sono fatto un’idea dell’immagine che gli stranieri hanno di noi: è un’immagine con più ombre che luci.
Partiamo dagli anni quaranta; l’Italia fascista e fascistizzata si allea con la Germania, le cui truppe stavano dilagando in Europa, e assale proditoriamente Francia, Albania e Grecia; all’avvicinarsi della sconfitta l’Italia abbandona i tedeschi e combatte a fianco degli alleati. La guerra su tutti i campi di battaglia mette in mostra la nostra inettitudine e la nostra viltà.  Senza ma e se questa è la realtà che si studia nelle scuole di tutto il mondo. Usciti “vincitori” dalla guerra ci troviamo con il più forte partito comunista di tutto il mondo occidentale e, di converso, con l’amministrazione pubblica gestita da ex fascisti che nessuno ha avuto il coraggio di estromettere. Parte del paese è in mano a mafia, drangheta e sacra corona unita ma, a bilanciare i ruoli ci pensano le brigate rosse che competono con la mafia nell’uccisione di politici, magistrati e poliziotti. L’abusivismo è la regola, il lavoro nero assomma a circa il 20% del nostro Pil, la corruzione nell’amministrazione pubblica esiste da sempre, l’evasione fiscale è valutata attorno ai 100 miliardi di euro.
Negli anni novanta mi trovo negli Usa a colloquio con un alto funzionario governativo; gli chiedo “Dal suo nome sembrerebbe di origine Italiana” quel funzionario mi saluta e interrompe bruscamente il colloquio. Il giorno dopo mi chiama al telefono si scusa e mi spiega, pur con un certo imbarazzo, che si vergogna di essere d’origine italiana e che gli unici italiani che rispetta sono gli imprenditori e i manager che si fanno rispettare all’estero dove impongono lo stile Made in Italy:
Un amministratore delegato del quale ero in staff un giorno mi disse “Attento ai tecnici che spesso la fanno fuori dal vasino”. A questo avrebbe dovuto, forse, pensare Berlusconi inviando un suo tecnico, incidentalmente sottosegretario del suo governo, ad Haiti, sconvolta da un disastro che, fortunatamente, in Italia nessuno ha mai visto. Ma Berlusconi, amico  di Putin e di Bush forse non sa che l’immagine dell’Italia, per molti stranieri, è ancora quella di "mafia, pizza e mandolini" ed episodi come questo non aiutano certo a mugliorarla.

Eugenio Caruso

29 gennaio 2010

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