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Considerazioni sulle pensioni di anzianità

"""Non capitava da tanto di pensare o dire qualcosa di buono a proposito di Bossi e adesso, che proprio non ci si può trattenere dal farlo, qualcuno vi cercherà sarcasmo o ironia. Invece no. In mezzo a un burrascoso mare di sciocchezze, questa difesa a oltranza delle pensioni di anzianità è uno straordinario segnale di buon senso, è la prova che anche i nostri governanti qualche segno di lucidità possono darlo, sia pur in virtù della legge dei grandi numeri. Qualcuno cerca di collegare la trovata con preoccupazioni elettorali, con il calo di consenso della Lega fra il sua clientela più tradizionale: tutto vero e tutto legittimo. Però è altrettanto sacrosanto che non si possa dire a chi ha lavorato per quarant`anni che deve continuare a farlo, e prendere la pensione alla stessa età di uno che ha cominciato 15-20 anni dopo, oppure che ha lavorato in nero. Dopo 40 anni di contributi e di fatica uno ha tutto il diritto di piantarla lì e di difendersi da chi prende un vitalizio dopo soli cinque anni di "lavoro" parlamentare e che lo scorso 21 settembre ha votato - 498 a 22 - il mantenimento di tale ignobile sinecura. La vicenda delle pensioni di anzianità è ancora più scandalosa per un paio di non trascurabili dettagli. Il primo è che una vera riforma pensionistica sulla base del sistema a capitalizzazione non è mai neppure cominciata e siamo tutti vittime del solo regime di socialismo reale d`Occidente e delle paturnie fasciste sulla crescita demografica infinita. Un sistema in cui ognuno riceve sulla base di quanto ha realmente versato permetterebbe a chiunque di decidere quando smettere di lavorare e quanto percepire, senza leggi, sindacati, scaloni o finestre. E consentirebbe alla Banca Centrale Europea di risparmiarsi lettere, francobolli e ingerenze nella vita dei cittadini. Il secondo punto - altrettanto scandaloso - è dato dalle reali cifre di cui si sta parlando: si mette allarme sociale e si crea disagio per una manciata di miliardi da contare ogni anno sulle dita di una mano, e si lasciano stare le grandi voragini che drenano tutte le nostre ricchezze, che impediscono all`Italia di essere un paese normale e al Nord Italia una terra grondante opulenza. All`evasione (120 miliardi stimati) si gira attorno con grande prudenza, facendo le pulci sempre agli stessi e nelle stesse regioni, e lasciando perdere i veri felloni: che fine hanno fatto - ad esempio - i 90 e passa miliardi di evasione delle slot machines? La criminalità più o meno organizzata toglie alle casse comuni almeno 70 miliardi l`anno. Le spese correnti spesso inutili dello Stato sono una montagna biblica (90 miliardi solo di stipendi) ma non si possono toccare: in una situazione di emergenza il "posto fisso e intoccabile" non può più essere un inviolabile feticcio. Il Mezzogiorno è un buco nero senza fondo e senza fine, è l`emergenza più lunga della storia (i tedeschi ci hanno messo 20 anni a sistemare regioni anche più dissestate), è un bulimico poppatore che non conosce svezzamento. Infine la casta e dintorni (corruzioni, tangenti, false pensioni e finti lavori per pagare il consenso, grandi opere inutili) forse non sono il buco più grosso ma sicuramente il più odioso: il primo da chiudere. Da Gilberto Oneto - Libero del 27 ottobre 2011."""

Nota della redazione. In Brianza conosco decine di persone che hanno iniziato a versare i contributi all'INPS a 17/18 anni vogliamo farli lavotrare fino a 65/67 anni? Questa crociata contro le pensioni di anzianità è sbandierata da gente che avrà iniziato a lavorarre a 27/28 anni e più e dai soliti professori che non hanno mai messo piede in un'impresa.


Situazione attuale delle pensioni di anzianità.
Dal 1.7.2009
È stato introdotto il cosiddetto "sistema delle quote" in base al quale il diritto alla pensione si perfeziona al raggiungimento di una quota data dalla somma tra l'età anagrafica minima richiesta e almeno 35 anni di anzianità contributiva. Hanno diritto alla pensione anche i lavoratori che, indipendentemente dall'età, maturano almeno 40 anni di contribuzione.
I lavoratori dipendenti che richiedono la pensione devono essere in possesso di un requisito anagrafico pari ad almeno:
•59 anni di età e raggiungere quota 95, nel periodo dall’ 1.7.2009 al 31.12.2010;
•60 anni di età e raggiungere quota 96, nel periodo dall’ 1.1.2011 al 31.12.2012;
•61 anni di età e raggiungere quota 97, a partire dall’ 1.1.2013.
I lavoratori autonomi che richiedono la pensione devono essere in possesso di un requisito anagrafico pari ad almeno:
•60 anni di età e raggiungere quota 96, nel periodo dall’ 1.7.2009 al 31.12.2010;
•61 anni di età e raggiungere quota 97, nel periodo dall’ 1.1.2011 al 31.12.2012;
•62 anni di età e raggiungere quota 98, a partire dall’ 1.1.2013.
Il requisito minimo contributivo di 35 anni per il raggiungimento della quota deve essere perfezionato escludendo la contribuzione figurativa per disoccupazione ordinaria e malattia.
Requisiti maturati dopo 31.12.2010
I lavoratori che, a partire dal 1.1.2011, perfezionano i requisiti anagrafici previsti, fermo restando il requisito di anzianità contributiva non inferiore a 35 anni (cosiddetto sistema delle "quote") ovvero che, indipendentemente dall'età, maturano almeno 40 anni di contribuzione possono accedere alla pensione di anzianità con un "differimento" di:
•12 mesi dalla data di maturazione dei citati requisiti se la pensione viene liquidata a carico del Fondo Lavoratori Dipendenti e dei fondi pensioni sostitutivi ed integrativi dell’Assicurazione Generale Obbligatoria;
•18 mesi dalla data di maturazione dei previsti requisiti se la prestazione viene viene liquidata in una delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi (coltivatori diretti, coloni e mezzadri, artigiani e commercianti).
La decorrenza della pensione è fissata dal primo giorno del mese successivo allo scadere dei mesi di differimento previsti.
La previgente disciplina in materia di accesso alla pensione di anzianità (cosiddetto sistema "delle finestre") continua a trovare applicazione;
•per i lavoratori che, in relazione a quanto previsto dal contratto collettivo, hanno comunicato all'azienda di volersi dimettere e che, quindi, erano in "preavviso" alla data del 30 giugno 2010 a condizione che perfezionino i requisiti anagrafici e contributivi richiesti entro la data di cessione del rapporto di lavoro.
•lavoratori per i quali viene meno il titolo abilitante allo svolgimento della specifica attività lavorativa per raggiungimento del limite di età.
Le disposizioni in materia di decorrenza della pensione di anzianità continuano ad applicarsi, inoltre, nel limite massimo di 10.000 unità, ai lavoratori:
•collocati in mobilità "ordinaria" (articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223 e successive modificazioni ed integrazioni) sulla base di accordi sindacali stipulati prima del 30 aprile 2010 a condizione che perfezionino i requisiti anagrafici e contributivi richiesti per il pensionamento nel periodo di fruizione della relativa indennità;
•collocati in mobilità "lunga" (articolo 7, commi 6 e 7, della legge 23 luglio 1991, n. 223 e successive modificazioni ed integrazioni) sulla base di accordi sindacali stipulati entro il 30 aprile 2010;
•titolari di prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà dei settori del credito e delle aziende private erogatrici di servizi di pubblica utilità.
Quanto spetta.
L’importo della pensione viene determinato con il sistema di calcolo:
•retributivo, se il lavoratore può far valere almeno 18 anni di contributi al 31.12.1995;
•misto(una quota calcolata con il sistema retributivo e una quota con il sistema contributivo) se il lavoratore alla data del 31.12.1995 non può far valere 18 anni di contributi.
Si può andare in pensione a prescindere dall'età se si possiede un’anzianità contributiva di almeno 40 anni. In tale ipotesi, se il requisito minimo dei 35 anni di contribuzione effettiva è stato raggiunto, si utilizza anche la contribuzione figurativa per disoccupazione e malattia.


2 novembre 2011


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Tratto da

1

www.impresaoggi.com