Cause dell'alternanza di giornate rigide a giornate calde


Non è vero che abbiamo poco tempo, abbiamo troppo tempo che non riusciamo ad utilizzare
Seneca


Durante questa prima parte dell'inverno abbiamo assistito a comportamenti climatici notevolmente anomali: giornate di freddo artico seguite a breve distanza da giornate anche di 20 gradi più calde; dove abito, in Brianza, abbiamo cielo terso e giornate gelide alternate a giornate caldissime da circa un mese. Vediamo di interpretarne le ragioni.
Le improvvise ondate di caldo che stanno caratterizzando il nord Italia sono state causate dalla presenza di un vento, che i tedeschi chiamano föhn (è lo stesso termine che distingue l'asciugacapelli elettrico e che i parrucchieri e le sue clienti chiamano familiarmente fono); il vento era ben noto ai greci che chiamavano zefiro e ai romani che chiamavano favonio, termine che, per evitare confusioni, utilizzerò in questo artrticolo.
Il favonio è un vento caldo e secco che si presenta quando una corrente d'aria, nel superare le Alpi, perde parte della propria umidità in precipitazioni (pioggia, neve o altro). Quando la corrente d'aria sale verso l'alto, infatti, si espande e, secondo un ben noto principio della fisica, si raffredda, dopodiché possono verificarsi due possibilità: se l'umidità in essa contenuta non viene persa (rimanendo sotto forma di nuvole), l'aria, nel ricadere sul versante italiano si comprime e si riscalda tornando alle condizioni di partenza; ma se la condensazione del vapore acqueo sfocia in precipitazioni, non si ritorna alle condizioni dalle quali si è partiti e l'aria arriva a valle con una temperatura più alta di quella di partenza a causa della dispersione, durante le precipitazioni del calore latente dalla condensazione dell'acqua. In sostanza l'aria si raffredda lungo la salita (di circa 6,5 °C ogni 1000 metri); il vapore si condensa e si scarica sotto forma di precipitazioni. L'aria poi supera la cresta, scende verso il basso sul versante opposto e si scalda per effetto della compressione adiabatica (di circa 10 °C ogni 1000) - essendosi scaricata dell'acqua che potrebbe assorbire il calore in eccesso -diventando calda e secca e causando giornate soleggiate. Inoltre a causa della rapidità con cui il vento raggiunge la pianura, spesso si verifica anche un innalzamento di pressione che fa salire ulteriormente la temperatura. Il favonio può causare un aumento delle temperature anche di 30 °C in poche ore. Per questo motivo è detto anche "mangianeve", perché fa fondere rapidamente la neve a causa dell'effetto congiunto dell'innalzamento termico e della bassa umidità. Il nome favonio si riferisce solamente al vento caldo e secco discendente. Dal versante nord si ha lo Stau, un vento umido ascendente che porta pioggia, neve e nubi.

Invece, le cause degli inverni particolarmente rigidi degli ultimi due anni sono stati studiati da un gruppo di scienziati americani sotto la guida di Judah Cohen, i cui risultati sono stati pubblicati su Environmental Research Letters.
Gli studiosi hanno analizzato gli ultimi due inverni (2009-2010 e 2010-2011) particolarmente rigidi nell'est degli Stati Uniti, nel Canada meridionale e in gran parte dell'Europa, che secondo gli esperti non possono essere spiegati semplicemente con la variabilità climatologica. Il raffreddamento invernale, dicono in sostanza questi ricercatori, è da mettere in relazione con il forte riscaldamento al quale sono state sottoposte le regioni artiche nei mesi di luglio, agosto e settembre degli stessi anni, riscaldamento che poi è proseguito anche in autunno e che ha causato lo scioglimento record della calotta artica marina. Aria più calda e mari polari liberi dai ghiacci hanno determinato una maggiore quantità di umidità nell'atmosfera, umidità che ha prodotto intense precipitazioni nevose più a sud in Europa e in Asia. La ricerca ha mostrato, peraltro, come negli ultimi vent'anni la copertura media nevosa in Eurasia sia aumentata.
L'incremento della copertura nevosa mantiene nella cosiddetta fase «negativa» l'Oscillazione artica (Vedi Nota), e cioè, il sistema che regola l'andamento della pressione alle medio-alte latitudini. Nella fase «negativa» le alte pressioni permangono proprio sopra l'Artico e spingono l'aria gelida verso le medie latitudini, facendo registrare temperature polari nel Canada settentrionale, negli Usa e in Europa. L'ondata di correnti gelide che ha investito l'Italia alla fine di gennaio abbassando le temperature a valori che non si riscontravano da decenni è proprio dovuta all'abbondante copertura nevosa delle regioni settentrionali di Europa ed Asia.

Nota
L’Oscillazione artica è un fenomeno atmosferico delle regioni più settentrionali del pianeta caratterizzato da variazioni della pressione atmosferica si distinguono in fasi positive e fasi negative. Le fasi negative portano alta pressione sulla regione polare e bassa pressione intorno ai 45 gradi di latitudine nord. Le fasi positive invertono le condizioni portando temporali oceanici a nord, umidità su Alaska, Scozia e Scandinavia e condizioni di secco alle latitudini medio alte.

Eugenio Caruso

24 gennaio 2012


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