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Licenziare i padreterni

Stella Rizzo

Dopo il grande successo di La Casta e La deriva, Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo tornano alla carica contro i politici con Licenziare i padreterni edito da Rizzoli. Il libro prende le mosse citando una leggina che da anni la politica afferma di voler abolire, ma che è ancora viva e vegeta; la legge (Dpr, 22 dicembre 1986, n. 917) consente, a chi regala soldi a un partito, di ottenere sconti fiscali fino a 50 volte superiori rispetto a chi dona quegli stessi soldi a un’organizzazione umanitaria. «Mettiamo che un cittadino regali 100.000 euro alla Città della Speranza, il cuore pulsante della lotta alla leucemia infantile …può detrarre dalle tasse 392,50 euro … Mettiamo che lo stesso cittadino regali gli stessi soldi al Pdl, o al … potrà detrarre stavolta 19.000 euro … C’è tutto nella storia di quella leggina. C’è la malafede di chi tuona la propria accorata indignazione nei comizi e poi se ne infischia. … C’è il disinteresse totale per queste cose da parte di chi ha altre faccende per la testa. E oramai vive … estraneo al Paese che lo ha, sventuratamente, eletto». Ma naturalmente i vari Violante, Casini, Bertinotti, Fini, La Russa, Boselli sostengono che i costi della politica sono i costi della democrazia.
Il libro mostra che dal 1983 al 2011 il Pil pro capite degli italiani è salito da 14.530 a 20.356 euro, un incremento del 40,1%, a valuta corrente, mentre i costi di Montecitorio sono saliti del 367%, nove volte di più, i costi del Senato sono cresciuti del 370%; il costo dei soli affitti della Camera è cresciuto del 410%. Dal 1999 al 2008 il costo dei rimborsi elettorali è cresciuto del 1.110%.
Scriveva, nel 1919, Luigi Einaudi, contro i politici di allora «Bisogna licenziare questi padreterni orgogliosi … persuasi di avere il dono divino di guidare i popoli …. Troppo a lungo li abbiamo sopportati. I professori ritornino a insegnare, i consiglieri di Stato ai loro pareri, i militari ai reggimenti e, se passano i limiti di età, si piglino il meritato riposo …Ognuno ritorni al suo mestiere …. E si sciolgano commissioni, si disfino commissariati e ministeri così che un po’ alla volta questa verminaia fastidiosa sia spazzata via. Coloro che lavorano sono stanchi di essere comandati dagli scribacchiatori di carte d’archivio superiori alla società governata soltanto per orgoglio e incompetenza». Se i padreterni di allora lo avessero ascoltato l’Italia si sarebbe salvata dalla marcia su Roma. La stessa durezza Einaudi usava contro il potere economico che era legato a doppio filo alla politica in un crogiolo di clientele e affarismo.
Stella e Rizzo mettono in evidenza che dallo scandalo di tangentopoli alcune cose sono cambiate; allora i politici rubavano per il partito e un po’ per sé, oggi rubano per sé e un po’ per il partito. Su molte opere pubbliche grava una «sorta di tassa supplementare. Imposta per far girare quel tourbillon emerso da troppe indagini giudiziarie. Una cricca godereccia di deputati e gran commis, faccendieri e maîtresse, lobbisti e squillo … ufficiali della finanza assai golosi e imprenditori decisi a tutto tranne che a giocare secondo le regole. Questo è il contesto di sprechi, scandali e sciatterie in cui, nell’estate del 2011, per usare le parole di Gianni Letta “la situazione precipita”». Precipita di colpo dopo che per anni agli italiani era stato detto che chi parlava di crisi era un catastrofista reo di alimentare una crisi che era solo psicologica. E allora inizia la litania della necessità dei sacrifici, ma «Chi chiede sacrifici, però, deve avere l’autorevolezza per chiederli. E invece quando si discute di tagli radicali ai costi della politica siamo sempre allo stesso punto: i problemi sono ben altri, le riforme da attuare sono ben altre, i privilegi da colpire sono ben altri. Tutto già visto, tutto già sentito. Tutto già noioso, stucchevole, offensivo».
Nel 2006 quando La casta di Stella e Rizzo, spopolava nelle librerie e gli italiani erano furiosi per le rivelazioni dei due autori, i politici si misero in fila nel Tg e nei talk show per dimostrare quanto fossero bravi a tagliare. Cosa resta di quegli impegni presi sotto l’infuriare della protesta? Risponde sull’Espresso Cesare Salvi. «Ricordo che, nella finanziaria del secondo governo Prodi (2007), proponemmo diverse misure per eliminare i problemi che già allora scandalizzavano i cittadini. Ebbene vennero quasi tutte respinte. Questo per dire come anche il centro-sinistra abbia delle responsabilità pesanti». Sotto il tiro incrociato dei cittadini imbufaliti contro destra e sinistra i parlamentari si giustificano sostenendo che i loro compensi sono adeguati all’importanza dell’incarico. Ma il loro incarico è più gravoso di quello dei parlamentari degli altri paesi? e allora perché quelli italiani guadagnano di più come mostra la seguente tabella?
Nella tabella sono riportati per alcuni paesi europei i rapporti tra l’indennità parlamentare e il Pil pro capite.
Lussemburgo------102%
Spagna------------166%
Svezia-------------173%
Francia------------222%
Germania----------308%
Italia---------------588%
Ça va sans dire che quelli che guadagnano di più sono i parlamentari italiani.
«Il Presidente della Provincia di Bolzano Luis Durnwalder prende 34.416 euro l’anno più di Obama? Non capisce lo scandalo: “Non ha alcun senso fare paragoni, perché Obama ha uno staff e mezzi enormi a propria disposizione …» bla, bla, bla, ha ragione lui.
«Marcello Pera, che come gli altri tre ex presidenti del Senato (Carlo Scognamiglio, Nicola Mancino e Franco Marini) ha diritto a tenere per tutta la vita un bell’ufficio, una segreteria e un’auto blu a Palazzo Madama, cosa inimmaginabile in altri paesi, denuncia “la più becera campagna di aggressione al Parlamento che si sia vista dai tempi dell’Uomo Qualunque”» bla, bla bla, e tutto finisce nella solita tiritera sui costi della democrazia.
I confronti tra Italia e usa sono indecorosi: la Camera e il Senato usa nel 2011 pesano per ogni americano 5,1 euro l’anno, per ogni italiano, Camera e Senato pesano 27,40 euro l’anno, cinque volte e mezzo di più. Per non parlare del fatto che i Parlamentari usa non possono essere parlamentari e fare un secondo lavoro da noi è quasi la prassi.
Anche i governatori delle nostre regioni non si fanno scrupoli a guadagnare più dei loro colleghi usa.
Nella seguente tabella sono riportati gli stipendi di alcuni governatori italiani al netto confrontati con gli stipendi di alcuni governatori usa al lordo, tutti in euro.
Piemonte 187.868---------------New-York 135.020
Sicilia 170.319----------------------Virginia 132.004
Campania 148.656-------------Tennessee 128.488
Lombardia 140.877-------------------Texas 113.146
Basilicata 110.822-------------North Dakota 79.229
Emilia Rom. 93.218-----------------Colorado 67.888
Umbria 85.231---------------------------Maine 52.801
Ai costi dei politici dobbiamo aggiungere i costi delle strutture, l’esempio più clamoroso è quello delle retribuzioni dei dipendenti di Camera e Senato. Alla Camera lo stipendio medio dei 1.737 dipendenti, al 31 dicembre 2010, è di 131.580 euro l’anno, più dello stipendio di gran parte di piccoli e medi imprenditori del Paese. Dal 2006, l’anno della bufera mediatica sui costi della politica il loro stipendio medio è aumentato di 11.009 euro l’anno, 917 euro lordi al mese; nello stesso periodo un operaio del tessile è passato da un lordo di 18.943 a 21.279 euro l’anno. Alla stessa data i 1.868 dipendenti della Camera bassa britannica avevano una retribuzione di 38.952 euro l’anno, un quarto dei colleghi italiani. Al Senato, le cose non vanno meglio, anzi peggio; lo stipendio medio dei dipendenti è di 137.525 euro lordi. E alla Presidenza della Repubblica? Il personale ammonta tra dipendenti e distaccati a 1.807 unità, il doppio dei dipendenti dell’Eliseo, dieci volte di più di quelli della repubblica tedesca …. Fino all’inverosimile numero di 4.500 dipendenti di Palazzo Chigi.
Il saggio prosegue con innumerevoli altri esempi di sprechi, di arroganze e di abusi…….
E' interessante seguire i due giornalisti nella caccia agli sprechi della politica, ma secondo Impresa Oggi i veri enormi sprechi si annidano nella PA. Qui gli stipendi dei manager pubblici arrivano a valori inconcepibili. Dobbiamo ancora dare una risposta ai media tedeschi che ci chiedono come mai l'ambasciatore italiano a Berlino guadagni il doppio della cancelliera Merkel e il "modesto" governatore di Bankitalia due volte più di uno degli uomini più potenti d'Europa, il governatore della Bundesbank!!! E poi ... i soliti cattivi tedeschi si rifiutano di contribuire al finanziamento della ricostruzione in Emilia! Certo siamo tanto ricchi che possiamo farcela da soli!!

LOGO ............ Eugenio Caruso - 13 novembre 2012



Tratto da

1

www.impresaoggi.com