Telecomunicazioni, il problema delle frequenze


Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur.
Livio


A molti sarà capitato alla mezzanotte dell’ultimo dell’anno di avercercato di contattare amici o familiari per i consueti auguri e di esserci riusciti solo dopo molti tentativi. E’ uno degli effetti della congestione sulla frequenza del telefono mobile.

Marconi

Guglielmo Marconi


Le frequenze della telefonia mobile, infatti, possono trasportare una grande quantità di informazioni, ma se esse sono immesse sulla stessa frequenza, contemporaneamente, da milioni di persone si crea un ingorgo come accade sulle autostrade e il traffico si blocca. Da quando Marconi, nel 1895, riuscì a trasmettere un messaggio radio a distanza la corsa all’occupazione dell’etere è diventata frenetica con un proliferare di servizi: radio, televisione, cellulari, satelliti, gps e già si affacciano nuove applicazioni come la telefonia 4G (Nell'ambito della telefonia mobile con il termine 4G, acronimo di 4th Generation, s'indicano relativamente a tale campo, le tecnologie e gli standard di quarta generazione successivi a quelli di terza generazione, che permettono quindi applicazioni multimediali avanzate e collegamenti dati con elevata banda passante). In teoria abbiamo a disposizione uno spettro amplissimo di frequenze da 30 kHz a 300 GHz, ma in realtà gli operatori si concentrano sullo “sweetspot” il punto dolce dello spettro quello tra i 470 e gli 870 MHz. In questo intervallo le onde radio sono più economiche da trasmettere, superano più facilmente gli ostacoli e arrivano più lontano. Utilizzando la banda degli 800 MHz si spende un quarto rispetto alla banda dei 2.000 MHz, perché sono necessari meno ripetitori e quindi meno manutenzione. Occupare, invece, la banda dei 200 MHz richiederebbe l’adozione di un’antenna sul telefonino, accessorio che nessuno vuole più. Le frequenze più interessanti sono, quindi, poche e già molto sfruttate. Esse sono occupate soprattutto dalle televisioni ma la crescita esponenziale della telefonia mobile ha cambiato gli equilibri. Per quanto l’uso delle frequenze sia regolata dall’Itu (International Telecommunication Union), agenzia dell’Onu, il progresso delle telecomunicazioni richiede continui cambiamenti delle regole; si pensi che all’attuale ritmo di crescita il traffico di telefonia cellulare sarà, nel 2020, 1.000 volte superiore a quello attuale con il rischio dello spectrum crunch, il collasso delle telecomunicazioni. L’intasamento dello spettro rischia di interferire anche con le comunicazioni dallo spazio. Uno dei motivi della crescita esponenziale del traffico mobile è la tendenza mondiale di destinare le frequenze radio più ambite ai servizi per la telefonia a banda larga. In un mondo nel quale immensi territori non possono contare su una rete cablata solo la telefonia mobile a banda larga può portare Internet a tutti. Secondo dati dell’Onu, contro 1,2 milioni di computer utilizzati sul pianeta, sono 6,1 milioni i telefonini.
Per di più, il traffico aumenterà con l’avvento, quest’anno, della tecnologia 4G a banda larga, con velocità di scaricamento dati fino a 1 gigabit al secondo, 1.000 volte più veloce della tecnologia 3G. Performance che aprono la strada a nuovi servizi come la radio digitale che consentirà di ricevere trasmissioni con qualità paragonabile a quella di un CD, senza interferenze e senza bisogno di risintonizzarsi quando si è in viaggio. L’arrivo del 4G in Italia è legato all’adozione della tecnologia Lte (Long term evolution), già in prova a Milano e Roma e che sarà operativa in tutta Italia nell’anno in corso. La tecnologia è utilizzabile con molti cellulari di nuova generazione, sia iOs, che Android ed è destinata a diventare lo standard per il 4G, in concorrenza con la tecnologia WiMax, a cui sono state assegnate, in Europa, 4 bande di frequenza: 800, 900, 1.800. 2.600 MHz. Ma, in Italia la banda degli 800 MHz è occupata da molte Tv locali perciò in alcune zone le antenne Tv dovranno dotarsi di filtri per eliminare le interferenze. In prospettiva, però, è previsto il processo del refarming, cioè della rassegnazione delle frequenze agli operatori secondo priorità definite a livello internazionale e alla migrazione di alcune trasmissioni su cavo o su fibra. Ma la riassegnazione delle frequenze tocca enormi interessi, specie quelli delle grandi emittenti; per un network Tv lo spostamento su un nuovo canale impone investimenti vicini a 1 milione di dollari, pertanto questo processo trova forti resistenze. In Italia l’ostacolo maggiore sta nell’affollamento. Esistono infatti circa 900 emittenti private più del totale di tutte le reti europee. La frammentazione italiana è figlia dell’occupazione selvaggia degli anni ottanta (la regolamentazione è solo del ’92) e rende difficile la gestione. Ogni rete si identifica con la propria frequenza quando invece questa potrebbe essere condivisa con altre emittenti. Questo già avviene sui canali digitali, con il sistema multiplex, comprimendo i dati si possono trasmettere fino a 6 diversi canali sulla stessa frequenza e poi i singoli televisori decodificano i segnali e li distribuiscono su canali diversi. E’ quanto accade, per esempio, per Rai 4, Rai Movie, Rai Premium, Rai Gulp, Rai YoYo. I tecnologi stanno intanto lavorando per individuare soluzioni alternative come: onde vorticose, radio cognitiva, broadcast, moltiplicazione delle antenne, down link supplementare, laser in spazio libero. Di queste tecnologie tratteremo quando saranno uscite dal livello di ricerca e sviluppo ed entrate nella fase operativa.

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6 febbraio 2013



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