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Ancora allarme ambientale per l'Ilva di Taranto


E' inutile essere ottimisti se non si è, allo stesso tempo, attivi.
Elsa Triolet


A Taranto, nei quartieri più vicini all'Ilva, c'è un malato di cancro ogni 18 abitanti. E nei rioni più distanti da altiforni e ciminiere c'è un malato di cancro ogni 26 abitanti. I dati rivelati dal movimento ambientalista Peacelink gettano una nuova luce sul rapporto che lega inquinamento industriale e gravi patologie e rischiano di suscitare un ulteriore allarme in una città reduce da un anno travagliato a causa della tempesta giudiziaria che, proprio per il reato di disastro ambientale, ha colpito l'Ilva.
La denuncia degli ambientalisti di Peacelink trae origine dal numero degli esenti ticket per patologie tumorali. A Taranto sono quasi 9mila su una popolazione di poco superiore ai 191mila abitanti secondo i dati ultimi. Peacelink entra nel dettaglio e dice che nei quartieri Tamburi, Paolo VI, Città Vecchia e parte del centro - la parte di Taranto più vicina all'Ilva - quelli affetti da patologie tumorali accertate sono 4.328 su circa 78mila abitanti; negli altri quartieri di Taranto, invece, sono 4.558 su circa 128mila abitanti. Peacelink si riferisce ai casi noti ma si chiede anche quanti siano i cittadini con tumori latenti e non diagnosticati. I dati dell'esenzione ticket, infatti, non li comprendono e per questo Peacelink chiede analisi epidemiologiche più approfondite e mirate.
Che l'inquinamento dell'Ilva sia fonte di "malattia e di morte" lo avevano scritto i periti del gip Patrizia Todisco nei documenti consegnati nella primavera 2012 e che poi hanno costituito la base delle accuse che a luglio dello stesso anno hanno portato al sequestro senza facoltà d'uso degli impianti dell'area a caldo e agli arresti di otto persone tra dirigenti e proprietari. Fra questi ultimi, gli ex presidenti dell'Ilva, Emilio Riva e il figlio Nicola, che solo il 26 luglio scorso hanno lasciato gli arresti domiciliari. Ad ottobre scorso, poi, lo studio "Sentieri" dell'Istituto superiore di sanità ha nuovamente messo in evidenza il nesso fra inquinamento industriale e gravi malattie a Taranto. Due elementi - la perizia consegnata al gip e lo studio dell'Iss - che hanno spinto il ministero dell'Ambiente ad accelerare il riesame dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) concessa all'Ilva nel 2011, fissando regole più stringenti e ordinando nuovi lavori sugli impianti, il tutto con l'obiettivo di abbattere le emissioni inquinanti.
L'attuazione dell'Aia resta un fronte aperto (e delicato) per l'Ilva, come dimostrano le polemiche che in tutti questi mesi a Taranto non si sono spente. Ancora ieri l'arcivescovo della città, Filippo Santoro, ha denunciato come la situazione, nonostante tre leggi in meno di un anno, non sia migliorata, invitando a non procrastinare ulteriormente il risanamento sia della fabbrica che dell'area circostante.
Ma è polemica anche sull'impatto negativo del siderurgico sulla salute dei tarantini. A metà luglio il commissario dell'Ilva, Enrico Bondi, contestando la Valutazione di danno sanitario (Vds) fatta dalla Regione Puglia e dall'Arpa Puglia sull'Ilva, disse che se Taranto ha avuto un elevato numero di tumori, questo ha prevalentemente due cause: la spiccata propensione al fumo di sigarette da parte della popolazione, essendo città marittima e portuale, e il fatto che tanti tarantini abbiano lavorato a contatto con l'amianto delle navi tra Arsenale della Marina Militare e Cantieri navali. Investito dalle critiche ma anche da richieste di dimissioni dall'incarico di commissario di governo, Bondi si affrettò a precisare che quella tesi era contenuta in uno studio dell'Ilva che aveva trovato. Antecedente, quindi, la decisione del Consiglio dei ministri di commissariare l'Ilva (4 giugno scorso). Sulle dichiarazioni di Bondi la tempesta si è placata ma oggi, con i dati di Peacelink, scatta un nuovo allarme. E rischia di ripartire lo scontro su salute e ambiente a Taranto.

Ilva


Domani mattina a Roma, infine, Bondi incontrerà per la prima volta i sindacati metalmeccanici per parlare di Ilva e di che fare in futuro. Non ci sarà la presentazione del nuovo piano industriale dell'azienda ma i sindacalisti attendono che il commissario esponga almeno le linee guida. E fra queste la più importante, ovvero come rendere compatibili nell'Ilva di Taranto la tutela dell'ambiente, il mantenimento della produzione e la salvaguardia degli 11mila posti di lavoro diretti.


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Impresa Oggi - 2 settembre 2013


Tratto da

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www.impresaoggi.com