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Settimo programma quadro della ricerca dell'Ue.

Il lavoro allontana da noi tre grandi mali: la noia, il vizio e il bisogno.
Voltaire

Difficile per la comunità della ricerca scientifica italiana non sentire la chiamata di Horizon 2020. Ossia del programma quadro (2014 - 2020) per l’innovazione messo a punto dalla Ue per coordinare le attività di ricerca dei suoi 28 Stati membri, evitando dispersioni e frammentazioni di sapere. Uno strumento che, per i prossimi sette anni, apre un «orizzonte» di finanziamenti da quasi 80 miliardi (27 in più rispetto a quelli erogati, tra il 2007 e il 2013, dal settimo programma quadro) che potranno essere richiesti da università, enti pubblici, grandi aziende, pmi, start up, centri di ricerca e d’eccellenza. Un orizzonte, però, che richiede un approccio integrato e una sinergia di risorse non indifferente. Tutte modalità che sembrano essere state recepite dalla comunità scientifica italiana, impegnata in una serie di incontri su tutto il territorio nazionale per unire gli sforzi e non perdere la grande occasione. Una chance che interessa anche a settori nevralgici per la sostenibilità ambientale. Come, per esempio, il riciclo dei rifiuti elettronici e il recupero di materie preziose.
Tra gli ultimi incontri con tema Horizon, il tavolo che si è aperto all’Università Bicocca di Milano per affrontare al meglio le possibilità offerte dal programma quadro. Incontro nel quale si sono confrontati non solo gli esperti universitari e i portavoce delle aziende e delle attività produttive lombarde, ma anche alcuni rappresentanti del Comitato Horizon 2020 e dell’Agenzia per la promozione della ricerca europea (Apre). E nel quale sono emerse diverse ipotesi da non sottovalutare. Come, per esempio, la possibilità di formare cordate internazionali per non lasciarsi sfuggire i finanziamenti. Oppure far coesistere fondi che arrivano da fonti diverse. E infine l’importanza di presentare progetti sviluppati con i criteri di Horizon. «Per massimizzare il risultato», afferma Armando Crinito, direttore generale vicario delle attività produttive, ricerca e innovazione della Lombardia, «bisogna aggregarsi. Chi va da solo, infatti, rischia di non prendere soldi».
Fondamentale, quindi, capire il terreno su cui ci si muove. «L’approccio», sottolinea Maria Cristina Messa, rettore della Bicocca e rappresentante italiana nel Comitato Horizon 2020 per il programma Research Infrastructures, «deve essere europeo. Con collaborazioni internazionali aperte in tutti i campi». Un open access per trovare le giuste connessioni con i tre pilastri. Ossia le tre grandi aree tematiche in cui Horizon è suddiviso. Cominciando dai 17 miliardi per la competitività delle industrie fino ai 6 miliardi stanziati per le tecnologie del domani come, per esempio, la fotonica, i materiali nuovi e la nanoelettronica. Senza dimenticare la parte più grande e che pesa 30 miliardi, ossia le «sfide delle società». Che includono i temi più caldi come, per esempio, inquinamento, risorse energetiche, cambiamenti climatici, trasporti, terapie per le malattie più diffuse. E di cui 3,1 miliardi sono destinati a progetti nel settore del riciclo. Come, per esempio, per quelli elettronici.
«Si tratta», afferma Danilo Bonato, direttore generale di ReMedia, il consorzio per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti elettrici ed elettronici (Raee), «di un’occasione unica per l’Italia». Un treno che, per essere preso in tempo, oltre agli sforzi del Consorzio, dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) e dei poli scientifici universitari, avrebbe bisogno di «un aiuto concreto da parte dei ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente».
La sfida sui rifiuti elettronici? Quella delle materie prime o, meglio, il potenziamento del loro recupero dai rifiuti tecnologici. In linea con l’obiettivo europeo di ridurre, del 25% entro il 2020, il consumo di metalli e terre rare. Mantenendo intatta la produzione degli oggetti in cui sono contenute. Ma anche una necessità per l’Italia visto la dipendenza in campo minerario da altri Paesi, con l’85% delle materie importate. «Tra metalli e minerali», prosegue Bonato, «le nostre risorse sono scarse. Niente, in confronto al patrimonio minerario della Germania e dei Paesi scandinavi». Un limite del sottosuolo che, negli ultimi dieci anni, ci ha permesso di sviluppare una grande competenza in materia di riciclo. E di presentarci a Horizon 2020 con tecnologie e processi industriali innovativi.
«I nostri sistemi di punta si basano sulla biometallurgia. Ossia processi chimici, simili a quelli che avvengono in natura, in grado di separare da un oggetto — un telefonino, per esempio, ne contiene 50 diversi — i vari materiali». Ma anche con invidiabili quadri organizzativi. «Quello che vogliamo», prosegue Bonato, «è potenziare la mappatura della miniera urbana. Quantificando non solo i rifiuti elettronici, ma anche la quantità di materiali contenuta negli oggetti». Operazione possibile grazie anche al lavoro fatto in questi anni sulla tracciabilità dei prodotti. Spesso resa difficile, secondo il direttore generale, dai produttori e dagli assemblatori. E ancora migliorabile sviluppando il sistema delle tecnologie Rsid. «L’obiettivo», conclude Bonato, «è di accedere almeno al 10% del fondo europeo. Circa 300 milioni che potranno generare almeno 40 mila posti di lavoro».
Ricapitolo i punti salienti dell'ottavo programma quadro per la ricerca.
Il programma quadro di ricerca e innovazione Orizzonte 2020 contribuisce a costruire un'economia basata sulla conoscenza e sull'innovazione in tutta l'Unione europea mediante la mobilitazione di finanziamenti supplementari sufficienti per la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione.
Tale obiettivo di natura generale è perseguito per mezzo di tre priorità che si rafforzano reciprocamente:
1. generare una scienza di alto livello finalizzata a rafforzare l'eccellenza scientifica dell'UE a livello internazionale;
2. promuovere la leadership industriale mirata a sostenere l'attività economica, comprese le PMI;
3. innovare per affrontare le sfide sociali, in modo da rispondere direttamente alle priorità identificate nella strategia Europa 2020 per mezzo di attività ausiliari che coprono l'intero spettro delle iniziative, dalla ricerca al mercato.

La dotazione finanziaria per l'attuazione di Orizzonte 2020 è pari a circa 80 miliardi di euro. Per quanto riguarda la suddivisione di tali fondi, 24,6 miliardi di euro verranno assegnati alla priorità "Eccellenza scientifica", 17,9 miliardi di euro alla priorità "Leadership industriale" e 31,7 miliardi di euro alle "Sfide per la società". Parte dei finanziamenti è altresì destinata al Centro comune di ricerca (CCR), servizio scientifico interno della Commissione europea, che continuerà a offrire sostegno scientifico e tecnico all’elaborazione delle politiche dell’UE, dall’ambiente all’agricoltura e alla pesca passando per le nanotecnologie e la sicurezza nucleare, contribuendo così alla realizzazione di tutte le priorità.

Per ogni priorità sono stabiliti alcuni obiettivi specifici. In particolare, la priorità "Eccellenza scientifica" mira a rafforzare l'eccellenza della ricerca europea perseguendo i seguenti obiettivi specifici:
a) rafforzamento della ricerca di frontiera, mediante le attività del Consiglio europeo della ricerca (CER);
b) potenziamento della ricerca nel settore delle tecnologie future ed emergenti;
c) rafforzamento delle competenze, della formazione e dello sviluppo della carriera, mediante le iniziative Marie Sklodowska-Curie ("Azioni Marie Curie");
d) rafforzamento delle infrastrutture di ricerca europee.
È opportuno segnalare come i finanziamenti per il Consiglio europeo della ricerca, pari a 13,2 miliardi di euro, aumenteranno del 77%, mentre 5,75 miliardi di euro (+ 21%) saranno assegnati alle “Azioni Marie Curie” che hanno sostenuto formazione, mobilità e sviluppo di capacità di oltre 50.000 ricercatori da quando sono state istituite nel 1996.
La sezione "Leadership industriale" mira ad accelerare lo sviluppo delle tecnologie e delle innovazioni a sostegno delle imprese del futuro e ad aiutare le PMI europee innovative a crescere per divenire imprese di importanza mondiale, perseguendo i seguenti obiettivi specifici:
a) rafforzamento della leadership industriale dell'Europa mediante la ricerca, lo sviluppo tecnologico, la dimostrazione e l'innovazione nel settore delle tecnologie abilitanti e industriali fondamentali, quali le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, le nanotecnologie, i materiali avanzati, le biotecnologie, le tecnologie produttive avanzate e la tecnologia spaziale;
b) migliorare l'accesso al capitale di rischio per investire nella ricerca e nell'innovazione;
c) rafforzare l'innovazione nelle piccole e medie imprese.
Si evidenzia come 13,7 miliardi di euro saranno destinati al finanziamento delle tecnologie abilitanti fondamentali, mentre 3,5 miliardi di euro saranno dedicati a sfruttare gli strumenti finanziari atti a potenziare i finanziamenti da enti del settore privato. Per ultimo, la priorità "Sfide per la società" affronta direttamente le priorità politiche e le sfide sociali identificate nella strategia Europa 2020 e mira a realizzare azioni di ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione che contribuiscano ai seguenti obiettivi specifici:
a) migliorare la salute e il benessere nell'intero arco della vita;
b) garantire approvvigionamenti sufficienti di prodotti alimentari sicuri e di elevata qualità e altri bioprodotti, sviluppando sistemi di produzione primaria produttivi e efficienti sul piano delle risorse, incentivando i servizi ecosistemici associati, parallelamente a catene di approvvigionamento competitive a basse emissioni di carbonio;
c) realizzare la transizione verso un sistema energetico affidabile, sostenibile e competitivo, di fronte alla crescente scarsità delle risorse, all'aumento delle esigenze energetiche e ai cambiamenti climatici;
d) realizzare un sistema di trasporto europeo efficiente sotto il profilo delle risorse, rispettoso dell'ambiente, sicuro e regolare a vantaggio dei cittadini, dell’economia e della società;
e) conseguire un'economia efficiente sotto il profilo delle risorse e resistente ai cambiamenti climatici e un approvvigionamento sostenibile di materie prime che risponda alle esigenze della crescita demografica mondiale entro i limiti sostenibili delle risorse naturali del pianeta;
f) promuovere società europee inclusive, innovative e sicure in un contesto di trasformazioni senza precedenti e di interdipendenze mondiali crescenti.
Lo sviluppo sostenibile rappresenta un obiettivo generale di Orizzonte 2020. I finanziamenti specifici per l'azione per il clima e per l'efficienza sotto il profilo delle risorse saranno integrati dagli altri obiettivi specifici di Orizzonte 2020, in modo che almeno il 60% della dotazione complessiva di Orizzonte 2020 sia collegata allo sviluppo sostenibile. Una grande parte di tale spesa contribuirà al potenziamento reciproco degli obiettivi climatici e ambientali. Si prevede che il 35% circa del bilancio di Orizzonte 2020 sarà costituito da spese connesse con il clima.
Parte integrante di Orizzonte 2020, l'Istituto europeo di innovazione e tecnologia (IET) istituito dal regolamento (CE) n. 294/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio,11 contribuisce alle priorità di cui sopra, con l'obiettivo specifico di integrare il triangolo della conoscenza composto da ricerca, innovazione e istruzione.
L’IET avrà un ruolo di rilievo nell’avvicinare tra loro istituti di eccellenza nell’istruzione superiore, centri di ricerca e imprese per creare gli imprenditori di domani e assicurare che il “triangolo della conoscenza” europeo sia all’altezza della concorrenza dei migliori al mondo. La Commissione ha deciso di aumentare sensibilmente il sostegno all’IET con una proposta di bilancio pari a 2,8 miliardi di euro nel periodo 2014-2020 (rispetto ai 309 milioni di euro erogati alla fondazione dal 2008 a oggi). L’IET si basa sul concetto pionieristico dei centri di partenariato transfrontalieri privati-pubblici, noti come Comunità della conoscenza e dell’innovazione, e garantisce altresì la condivisione delle esperienze al di fuori delle CCI grazie a una diffusione mirata e a misure di scambio delle conoscenze, per promuovere in tal modo una più rapida diffusione dei modelli innovativi nell'Unione. Le tre Comunità della conoscenza attualmente in essere, che vertono su energia sostenibile (CCI InnoEnergy), cambiamenti climatici (CCI Clima) e società dell’informazione e della comunicazione (EIT/ICT Labs), si amplieranno con la creazione di sei nuove Comunità nel periodo 2014-2020.

LOGO ..... Eugenio Caruso - 10 marzo 2014


Tratto da

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www.impresaoggi.com