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Recensione di Ammazziamo il gattopardo. Parte II. Le proposte


Prosegui con tenacia come hai cominciato e affrettati, quando puoi, perchè tu possa godere più a lungo di un animo sgombro da errori.
Seneca Lettere morali a Lucilio.


friedman copertina

Proseguo nell'analisi del saggio di Alan Friedman. L'autore dopo aver raccontato, con un certo sbigottimento tutto americano, il complotto ordito da Napolitano per far fuori Berlusconi prosegue nel suo racconto del dopo Berlusconi. Il 4 dicembre 2011 Monti illustra il decreto Salva Italia, una manovra da 30 miliardi che non si prepara certo in diciotto girni. Il decreto prevede l'introduzione dell'Imu, l'aumento dell'Iva di due punti e la riforma delle pensioni. «L'immagine di Elsa Fornero in lacrime è iconica, perchè cattura perfettamente quel senso di rincrescimento, di dolore e shock che colpì milioni di italiani quiando venne rivelato il contenuto della riforma..... La riforma ha introdotto il sistema contributivo per tutti dal 1 gennaio 2012, ha reso immediato l'innalzamento a 66 anni della soglia di vecchiaia per gli uomini e 62 per le donne, ha stabilito il requisito contributivo minimo di 41 anni e un mese per le donne e di 42 anni e un mese per gli uomini e ha congelato l'adeguamento all'inflazione per tutte le pensioni salvo gli assegni sociali e quelli pari al doppio del minimo». Quanto avrebbe dovuto piangere la Fornero se avesse saputo che la sua riforna avrebbe creato il problema degl esodati, persone senza lavoro e senza pensione?
Il 20 gennaio Monti presenta il decreto Cresci Italia che prevede una lunghissima serie di liberalizzazioni. Come è noto queste si sono rivelate un enorme flop. «La classe politica, le corporazioni e la cultura del Gattopardo si erano pronunciati», scrive Friedman, ma lo slancio del governo Monti si è afflosciato e un grave dissidio è nato tra Monti e Passera; al termine del mandato, il governo Monti sarà ricordato come quello dell'austerità senza crescita.
Il 21 dicembre 2012 Monti rassegna le dimissioni. Ma Monti crede di essere diventato un grande politico e un grande statega e mette insieme, Scelta Civica, un baraccone con Fini, Casini e Cordero di Montezemolo, sostenendo di avere un'area di consenso del 30%, un altro enorme errore di presunzione. Il voto del 24 e 25 febbraio 2013 ha portato a una condizione di stallo tra Pd, Pdl e M5S e a un disasstro per Scelta Civica; Monti non aveva capito che gli italiani erano infuriati, con i politici, ma specialmente con lui. Intervistato nuovamente da Friedman, dopo la batosta elettorale avrà il coraggio di affermare. «Siccome i voti di Scelta Civica sono voti tolti al Pdl, senza Scelta Civica il centro destra avrebbe vinto».
Ma, dico io quando ci renderemo conto che affidare la politica ai professori, specie quelli supponenti e presuntuosi, è un errore che produce solo disastri e rovine, difficili da recuperare? Friedman descrive gli episodi inerenti l'elezione del Presidente della Repubblica e il secondo mandato a Giorgio Napolitano. «Quattro giorni dopo Napolitano aveva affidato l'incarico di formare un governo di larghe intese a Enrico Letta»; ma lungo tutto il 2013 il governo non sarà di Enrico Letta, ma di Giorgio Napolitano e infatti non combinerà quasi nulla.
Intanto inizia a farsi largo Matteo Renzi che per prima cosa, a proposito della proposta di indulto e amnistia, chiarisce che non è sempre necessario essere d'accordo con Napolitano. «Renzi viene attaccato duramente e Napolitano difeso dall'establishment, da Enrico Letta e dai ministri del governo Pd-Pdl. Ma è charo che la questione della proposta di indulto e amnistia è molto discutibile, non solo per Renzi, ma per la maggioranza degli italiani. In effetti qualcosa sta cambiando nell'ottobre 2013.»
In ottobre Berlusconi liquida il Pdl, rifonda Forza Italia e toglie l'appoggio al governo Letta. I governativi del Pdl non ci stanno e fondano il Nuovo Centro Destra con Alfano segretario; Berlusconi grida al tradimento e pronostica ad Alfano la fine di Casini e Fini. Renzi diventa segretario del Pd; chi non gioisce è Massimo D'Alema che concede una lunga intervista a Friedman, il quale conclude «Massimo D'Alema non è l'unico politico che continua ad analizzare la realtà con l'ottica della vecchia politica, con schemi vecchi. Ce ne sono tanti. Troppi. ...».
Friedman non si limita ad una serie di "fotografie" della politica e dei politici, ma forte delle sue lauree in economia e alla sua lunga esperienza, traccia anche un piano per la rinascita del paese.
Il tempo delle mezze misure è finito, e Friedman, offre una ricetta di riforme di vasta portata per:
· abbattere il debito pubblico
· creare nuovi posti di lavoro
· tutelare le fasce più deboli
· tagliare le pensioni d’oro (e i troppi regali dello Stato)
· promuovere l’occupazione femminile
· ridisegnare la pubblica amministrazione (premiare il merito, punire l’incompetenza)
· tagliare gli sprechi della sanità e delle Regioni
· istituire una patrimoniale leggera ma equa · liberalizzare i servizi nell’interesse del consumatore
· varare una nuova politica industriale di investimenti mirati.
Si tratta di una sorta di Piano Marshall per puntare all’obiettivo fondamentale: una crescita duratura, l’unica soluzione che possa evitare rischi alla coesione sociale e fronteggiare la piaga della disoccupazione giovanile. Per evitare la rovina o il declino inarrestabile, l’Italia ha davanti a sé una sola strada: sconfiggere quella conservazione che da decenni – o forse da un secolo e mezzo – è disposta a cambiare tutto perché nulla cambi. "Qui, per cambiare sul serio, dobbiamo cambiare testa, dobbiamo ammazzare il Gattopardo".
Afferma Friedman "Forse non sembra, ma questo è un libro d’amore. Un libro d’amore per l’Italia e per gli italiani. Un libro che a qualcuno sembrerà troppo duro e a qualcun altro non abbastanza. Qualcuno potrà offendersi. Ma oggi l’Italia è davvero davanti a un bivio. I prossimi mesi, i prossimi anni determineranno la sua capacità di rinascere e rinnovarsi"
Un commento di Alan Friedman sul suo libro.
20 maggio 2014 – Non è facile smentire i fatti, specialmente quando sono documentati. Mario Monti ha cercato di rimangiarsi le sue parole sugli eventi dell’estate del 2011, ma dopo il rilascio del video è stato più difficile smentire. Ora abbiamo visto che nel primo trimestre del 2014 la crescita del Pil sia rimasta a poco più dello 0 per cento. Come ho scritto in Ammazziamo il Gattopardo, l’Italia è da tempo in stagnazione, non per colpa dell’euro ma per la mancanza delle riforme importanti per l’economia che altri grandi paesi hanno già fatto 10 o 20 anni fa. Il governo di centro sinistra di Gerhard Schroder ha fatto le riforme del mercato del lavoro, pensioni e welfare tra il 2003 e il 2005 e il tasso della disoccupazione in Germania è la metà di quello in Italia. Ma in Italia i gattopardi cercano di bloccare la modernizzazione del Paese. La Cgil della Camusso è antistorica, problematica e irrilevante nel 21esimo secolo. I nemici di Matteo Renzi all’interno del Pd preferirebbero buttarlo giù che vedere una politica economica che metta insieme il concetto di equità sociale con quello di un mercato libero che tuteli gli interessi dei consumatori, dei cittadini. I corporativisti, i lobbisti e i politici vecchi di testa sono dappertutto. Ora tutti sono concentrati sulla campagna elettorale per le europee del 25 maggio. Dopodiché sarebbe opportuno che Renzi cercasse di recuperare Berlusconi per fare almeno una nuova legge elettorale e la trasformazione o abolizione del Senato (visto che i franchi tiratori che hanno già tentato di stoppare Renzi vivono soprattutto all’interno del Pd, e secondo me sono quelli che non hanno ancora capito che il mondo è cambiato). Poi sarebbe opportuno introdurre un Jobs Act che porti vera flessibilità nel mercato del lavoro, un programma di tagli dell’Irpef e dell’Irap pluriennale (finanziati da tagli della spesa pubblica), un minimo vitale per chi sta sotto la soglia della povertà, l’abolizione della cassa integrazione in deroga e la sua sostituzione con sussidi di disoccupazione uguali per tutti, incentivi fiscali per incoraggiare l’occupazione femminile, una riforma seria della P.a., una riforma della giustizia civile che renda l’Italia un paese con regole chiare (se vogliamo attirare investimenti esteri), e tante altre riforme. Insomma, ci vorrà una serie di riforme di vasta portata, quell’elettroshock che ho proposto nel mio libro (e per chi non l’avesse ancora letto, la mia ricetta è tutta nei capitoli 8 e 9). Se non si riesce ad avviare un programma serio di riforme economiche, e se Renzi non riuscirà a zittire quelli del suo partito che non hanno ancora digerito il risultato delle primarie del Pd dell’8 dicembre scorso, e se Renzi e Berlusconi non si mettono d’accordo su una legge elettorale e sulla trasformazione del Senato, allora avremmo davanti a noi un periodo di paralisi, una legge elettorale che ci riporterebbe alla Prima Repubblica e uno stallo che ci porterà soltanto verso stagnazione, declino e impoverimento nel futuro. A quel punto sarebbe meglio tornare alle urne dopo il semestre europeo. Il problema è con quale legge elettorale? Ed è per tutto questo che sono preoccupato, non tanto per il risultato delle europee, ma per quello che succederà dopo. - Alan Friedman

Eugenio Caruso
20 maggio 2014

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www.impresaoggi.com