Forti risparmi con l'efficienza energetica


La felicità consiste soprattutto nel voler essere ciò che si è.
Erasmo


Gian Luca Galletti è approdato da poco alla tolda di comando del ministero dell'Ambiente e si trova a governare la struttura nel corso di quella – definita da lui stesso – come “una bella, pacifica rivoluzione culturale ed economica”, quella delle rinnovabili italiane, passate da Cenerentole a Principesse. Un processo che però va curato e accompagnato, visto che le “sorellastre fossili” se non ostacolano le energie pulite quanto meno risentono assai del loro successo, cosa che, a livello sistemico, va gestita. Insomma c'è da fare, ed 'Elementi' ha rivolto qualche domanda al titolare del dicastero di via Cristoforo Colombo.
di Roberto Antonini
In Italia almeno una rivoluzione, anche se non l'abbiamo del tutto portata a casa, la stiamo vivendo: quella delle rinnovabili. Come vede la situazione dal suo osservatorio privilegiato?
La vedo come una bella, pacifica rivoluzione culturale ed economica. Quella che ci sta conducendo verso un’economia sostenibile capace di produrre benessere, lavoro e tutelare le risorse naturali. Dal punto di vista tecnico gli impegni europei al 2020 per l’Italia, tra gli altri obbiettivi vincolanti si traducono in una quota delle fonti rinnovabili sui consumi finali di energia di almeno il 17%. Negli ultimi anni, lo sforzo maggiore delle politiche verdi, almeno da un punto di vista finanziario, si è concentrato sulla produzione elettrica da rinnovabili. Il loro peso sui consumi finali di elettricità è di circa il 30%, un livello che - sino a poco tempo fa - si sperava di raggiungere solo al 2020. Decisamente meno impetuosa è stata, invece, la crescita delle altre “leve verdi” necessarie a centrare i target europei: le rinnovabili termiche, i trasporti e l’efficienza energetica. Su questi fronti ci attendiamo nei prossimi anni un sensibile progresso.
Quali sono i target che possiamo darci?
Nella produzione termica da rinnovabili c’è spazio per un raddoppio rispetto al 2010: da 5 a 10 milioni di Tep. Il dato sui biocarburanti deve salire da meno del 5% al 10% modificando le modalità di produzione con bioenergia di seconda e terza generazione, con una produzione sostenibile e non in contrasto con l’alimentazione umana o animale. Entro il 2020 l'efficienza energetica ci può portare a generare risparmi per 20 milioni di Tep, circa 4 volte quello che abbiamo fatto fino al 2010.
Il fotovoltaico: indotto da 100.000 lavoratori, 15.000 MWp, 6% del fabbisogno elettrico, ma servono interventi e norme che agevolino il mantenimento del mercato. A quali passi pensa?
Con il Quinto Conto energia si è provveduto a rendere più mirati gli interventi di incentivazione e al tempo stesso sono stati rimodulati gli incentivi (rimasti peraltro fra i più alti in Europa). Questa fase è tuttavia terminata: il limite di spesa complessiva è stato infatti raggiunto e ci troviamo a gestire un nuovo passaggio indubbiamente delicato. Dunque sì: servono interventi e norme che agevolino il mantenimento del mercato fotovoltaico. In questa direzione è importante aver incluso il fotovoltaico nella detrazione fiscale del 50% per le ristrutturazioni degli edifici con legge di stabilità del 2014. Ma sono necessari ulteriori interventi.
Vogliamo stilarne una piccola lista?
Serve la semplificazione della connessione in rete del fotovoltaico – ed anche per altre fonti rinnovabili - con il mantenimento della priorità di dispacciamento. Ancora, l’alleggerimento degli adempimenti di tipo tecnico-burocratico che pesano sui costi d’investimento del settore. L’obbiettivo è fare in modo che alla riduzione dei costi della tecnologia si aggiunga una riduzione dei costi indiretti. In particolare, è importante lo sviluppo di un’interfaccia unica nei confronti della distribuzione e del Gestore dei Servizi Energetici. Servirà poi la semplificazione delle autorizzazioni degli impianti rinnovabili: ci sono le linee guida da migliorare con il contributo del ministero per i Beni Culturali e delle Sovraintendenze. E ancora lo snellimento delle procedure per l’autorizzazione con l’adozione dell’Aua, l'Autorizzazione unica ambientale. In questa fase è necessario mettere a punto normative semplici e dare tempi certi di autorizzazione migliorando i sistemi di controllo, per mantenere un giusto livello di guardia sugli impatti e il danno all’ambiente. E ancora la revisione del meccanismo di “scambio sul posto”, in modo da semplificarne le procedure e ampliarne l’applicazione, un elemento importante per l’integrazione delle rinnovabili nel mercato elettrico in un’ottica di “generazione distribuita”.
Semplificare la vita alle rinnovabili, un'esigenza senz'altro avvertita dal comparto.
Si, ma non c'è solo questo. Pensiamo anche al riconoscimento di un “premio programmabilità” con azioni evolute di previsione oppure di accumulo dell’energia e, in prospettiva, il mantenimento degli incentivi solo per le nuove tecnologie: solare a concentrazione, soluzioni di integrazione architettonica anche in edifici e dimore storiche.
A proposito di rinnovabili, si troverà a discutere con i suoi colleghi allo Sviluppo e all'Economia che chiederanno interventi per le aziende energivore, di tutela delle centrali termoelettriche messe fuori mercato dal boom delle rinnovabili, di sollievo sulle bollette.
Le richieste sulle industrie energivore sono state già fatte attraverso il 'Decreto Sviluppo' del 2012 dove sono previsti sconti sugli oneri di queste industrie. Siamo d’accordo a concedere tali sconti ma solo se accompagnati da interventi di efficienza energetica e miglioramento ambientale. Una storia di successo, quella delle energie pulite in Italia anche se un po' caotica e con momenti poco chiari (es. 'salva Alcoa'). Il risultato è che ci ritroviamo con centrali termoelettriche in overcapacity e a rischio chiusura, con relative ricadute occupazionali. E’ possibile la loro integrazione in un sistema ricco di rinnovabili in chiave di stabilità del sistema, anche in un'ottica europea di mercato comune dell'energia? Porrà il tema nel semestre Ue italiano? Ragionando in termini finanziari, in seguito alla massiccia espansione del fotovoltaico, il valore complessivo dei vari sistemi di incentivazione messi in piedi per le rinnovabili elettriche ha raggiunto un costo superiore ai 10 miliardi di euro l’anno, che a regime arriveranno a 12,5 miliardi l’anno. Un altro effetto è stato sicuramente quello dello spiazzamento delle nuove centrali termoelettriche a turbogas, che peraltro non possiamo incentivare perché si tratta di combustibili fossili con emissione di CO2. Certo, il problema della stabilità della rete va affrontato ma io spero che si vada verso le “smart grid” e la generazione distribuita. E’ un tema relativo all’energia, e quindi ne discuterò col ministro Guidi nella prospettiva del semestre italiano.

LOGO Tratto da Elementi n. 32 ... 7 luglio 2014


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