La composizione delle poveri sottili


Approfittate della buona disposizione di spirito perchè è raro che capiti
Goethe


Queste analisi sulla composizione delle polveri sottili è stata effettuata in Emilia-Romagna, ma le considerazioni di carattere generale possono essere traslate in ogni regione italiana.
La prima linea progettuale del progetto Supersito si pone come obiettivo quello di caratterizzare i principali parametri chimici e fisici del particolato atmosferico, sia in relazione a quanto previsto dalla normativa (Dlgs 155/10 “Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa”), sia per migliorare le conoscenze in merito ai nuovi ambiti di ricerca sull’aerosol atmosferico. Un incrocio fra esigenze territoriali, logistiche e demografiche ha portato alla scelta di 4 siti di misura distribuiti in diverse aree dell’Emilia-Romagna. Il sito “principale” e quindi ricco di misure – definito main site – si trova nell’area urbana di Bologna, all’interno dell’Area della ricerca del Cnr, la cui ubicazione lo rende rappresentativo dell’esposizione media di un’ampia porzione di popolazione. Il sito rurale di San Pietro Capofiume (Bo) – uno dei luoghi più monitorati della regione, sia da gruppi di ricerca italiani che internazionali – è studiato per il suo interesse di tipo prettamente ambientale: la sua lontananza da fonti dirette di emissione permette di far emergere peculiari caratteristiche nonché importanti fenomeni chimici e fisici dell’aerosol. Le aree orientali (zona costiera) e occidentali (zona interna) della regione sono anch’esse incluse nel progetto, rispettivamente nei siti di fondo urbano di Rimini e Parma. Nei siti di Bologna e San Pietro Capofiume vengono monitorati giornalmente i parametri PM1 e PM2.5, che quantificano e quindi permettono il controllo della partizione della massa dell’aerosol nelle due frazioni granulometriche. Il confronto con Parma e Rimini avviene solo per la frazione PM2.5. La frazione PM2.5 rappresenta il nucleo del monitoraggio, in quanto, oltre alle valutazioni di tipo gravimetrico, su tale supporto sono state realizzate specifiche analisi di laboratorio, che hanno portato a una accurata speciazione chimica di tale frazione dell’aerosol. La normativa di riferimento, nonché la letteratura scientifica hanno indirizzato la scelta delle analisi da una parte verso quei parametri responsabili di una grossa fetta in massa del particolato PM2.5 (carbonio organico ed elementare e i principali componenti inorganici ionici) e, dall’altra, verso componenti presenti solo in traccia, ma attribuibili a specifiche sorgenti e caratterizzati da potenziale elevata tossicità (metalli in traccia). I principali componenti inorganici ionici, i metalli in traccia e il carbonio organico ed elementare su PM2.5 vengono determinati quotidianamente nel sito urbano di Bologna, mentre la frequenza di analisi si riduce negli altri 3 siti. Tra gli ioni, i nitrati, i solfati e l’ammonio sono responsabili di una frazione consistente della massa del PM2.5: risultati preliminari attribuiscono alla somma dei tre un peso pari a circa il 40% (medio su 4 stazioni) della massa totale del PM2.5 nella stagione invernale e circa un 30% nella stagione estiva. I nitrati e i solfati sono prodotti principalmente da ossidazione fotochimica di NOx (ossidi di azoto, da processi di combustione) e SO2 (biossido di zolfo, processi di combustione di materiali che contengono lo zolfo come impurità: combustibili fossili, alcune industrie ecc). L’ammonio, che in atmosfera si trova legato principalmente a nitrati e solfati (neutralizzazione di acido nitrico e solforico), deriva dall’ammoniaca la cui presenza in atmosfera – come confermato dall’inventario regionale delle emissioni – è legata principalmente all’agricoltura. Il carbonio organico (OC) è un composto di origine sia naturale che antropogenica ed è prodotto principalmente da processi di combustione (traffico, riscaldamento, industrie, combustione di biomasse). In atmosfera, può formarsi anche da reazioni fotochimiche secondarie nonché da processi di tipo biologico. Il carbonio elementare (EC) deriva essenzialmente da emissione diretta, come prodotto di processi di combustione. Dai dati ottenuti, la frazione carboniosa (OC+EC) raggiunge il 40% (mediamente sui 4 siti) della massa del PM2.5 in entrambe le stagioni. I metalli possono essere sia di origine naturale (polveri sahariane, risospensione di materiale crostale) che antropogenica (combustione, industrie, traffico, usura dei freni, usura della strada). Il loro contributo in termini di massa non è superiore all’1%, ma è importante il loro contributo per la conoscenza delle diverse sorgenti emissive presenti sul territorio e del loro impatto sulla salute. I parametri chimici giornalieri dei 3 anni di monitoraggio andranno inoltre a creare sia un database per modelli statistici volti ad attribuire il peso alle diverse sorgenti emissive che insistono sul territorio, sia un set di dati completo per studi di tipo epidemiologico. Ulteriore tema nodale del progetto è lo studio della concentrazione numerica e distribuzione dimensionale delle particelle in atmosfera. È noto che le particelle submicroniche (diametro inferiore a 1 µm), espresse come numero su volume di aria campionato, possono essere numericamente abbondanti in aria ambiente, ma il loro contributo in termini di concentrazione in massa è trascurabile rispetto a quello derivante dal particolato di dimensioni prossime e/o superiori al micrometro. Nei siti di Bologna e di San Pietro Capofiume è garantita la misura della concentrazione numerica delle particelle di dimensioni maggiori di 280 nm mediante un contatore ottico di particelle; da agosto 2012 è inoltre operativo a Bologna uno spettrometro per la misura della concentrazione numerica e distribuzione dimensionale delle particelle nel campo 4-600 nm, misure che, a San Pietro Capofiume, sono garantite dalla presenza di uno strumento di proprietà dell’Università della Finlandia orientale. In letteratura scientifica, la classificazione delle particelle in termini di concentrazione numerica definisce: - particelle ultrafini (Ufp) l’aerosol di dimensioni inferiori ai 100 nanometri di diametro - non ultrafini (NoUfp) le particelle con diametro superiore ai 100 nm. Risultati preliminari del progetto confermano quanto già osservato in letteratura: il numero di particelle nella frazione Ufp rappresenta più dell’80% del numero totale (fino a 600 nm) di particelle, mentre diminuisce notevolmente passando alle dimensioni maggiori.
La meteorologia del periodo, la fascia oraria della giornata e la presenza di sorgenti locali di emissione prossime o meno al punto di monitoraggio sono parametri che influenzano notevolmente la distribuzione dimensionale dell’aerosol. Un’importante informazione fornita da tale tipo di misura riguarda il verificarsi o meno di processi di nucleazione nei periodi monitorati. Con il termine nucleazione si intende quel processo fisico/chimico che porta alla formazione di nuove particelle a partire da precursori in fase vapore o gas e da processi di trasformazione. Nel corso del periodo di misura si sono verificati possibili eventi di formazione che, si visualizzano graficamente mediante una sagoma caratteristica (“banana shape”): in ascissa è indicato il tempo e in ordinata gli intervalli dimensionali, mentre la concentrazione numerica è individuata dalla scala cromatica. Tale forma associata a repentine variazioni di colorazione identificano possibili eventi di crescita nel tempo, del numero e della dimensione delle particelle.
Isabella Ricciardelli 1,
Giulia Bertacci 2,
Fabiana Scotto 1,
Arianna Trentini 1,
Dimitri Bacco 3,
Claudia Zigola 3

1. Arpa Emilia-Romagna
2. Università di Bologna
3. Università di Ferrara
Hanno collaborato: Silvia Ferrari, Claudio Maccone, Pamela Ugolini, Silvia Castellazzi, Maria Grazia Malfatto, Monica Trombini, Francesco Venturini, Claudia Pironi, Teresa Concari, Flavio Rovere, Daniele Foscoli (Arpa Emilia-Romagna).

LOGO ... Tratto da ecoscienza.it

29 luglio 2014

NOTA
PER UNO STUDIO DELLA PRESENZA DI METALLI PESANTI NELL'AEROSOL SI RIMANDA AI SEGUENTI LAVORI
- Caruso, G. M. Marcazzan, P. Redaelli
Caratterizzazione del particolato nell'aerosol di Milano
Acqua, Aria 10, 941 (1985).
- G. M. Braga Marcazzan, E. Caruso, E. Cereda, G. Lombardo, P. Redaelli
L'uso dell'acceleratore tandem VdG del CISE per ricerche in campo ambientale
Physics in Environmental and Biomedical Research World Scientific Publishing Co. pag. 75 (1986).
- C. Boni, G. M. Braga Marcazzan, E. Caruso, E. Cereda, P.Redaelli
Analisi combinate PIXE (Particle Induced X-ray Emission), RBS Rutherford Backscattering Spectroscopy) e NRA (Nuclear Reaction Analysis) per l'analisi di particolato atmosferico
Nuclear Instruments and Methods B 15, 382 (1986).
- P. Bacci, G. M. Marcazzan, E. Caruso, E. Cereda, G. Lombardo, P. Redaelli, A. Ventura
Il PIXE del CISE per la caratterizzazione dell'aerosol di siti italiani
Nuclear Instruments and Methods B 22, 305 (1987).
- C. Boni, E. Caruso, E. Cereda, G. M. Marcazzan, P. Redaelli
Un sistema PIXE-PIGE per l'analisi quantitativa di elementi in campioni sottili di aerosol
Nuclear Instruments and Methods B40/41, 620 (1989).

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