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Strategie e norme per prevenire spreco alimentare e rifiuti


Né mai ci liberiamo dall'ansia se pensiamo di essere giudicati ogni volta che siamo guardati.
Seneca, De tranquillitate animi


Dall’adozione nel 2005 della strategia tematica sulla prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti (COM 666/2005), l’Unione europea si è posta l’obiettivo di diventare una società fondata sul riciclaggio, impegnata a evitare la produzione di rifiuti e a utilizzarli come risorsa. La direttiva quadro sui rifiuti (2008/98/ CE), a sua volta, ha introdotto disposizioni tese a massimizzare la prevenzione dei rifiuti, allo scopo di dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali a essa connessi. Ai sensi dell’articolo 3, comma 11, della direttiva, la prevenzione dei rifiuti consiste nelle “misure prese prima che una sostanza, un materiale o un prodotto sia diventato un rifiuto, che riducono: a) la quantità dei rifiuti, anche attraverso il riutilizzo dei prodotti o l’estensione del loro ciclo di vita; b) gli impatti negativi dei rifiuti prodotti sull’ambiente e la salute umana; oppure c) il contenuto di sostanze pericolose in materiali e prodotti”. La direttiva, inoltre, pone la prevenzione al vertice della gerarchia dei rifiuti e impone agli stati membri (art. 29, comma 1) di adottare un Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti (Pnpr) entro il 12 dicembre 2013.
Tale disposizione è stata introdotta nel nostro ordinamento dal nuovo art. 180 (prevenzione della produzione di rifiuti) del Dlgs 152/2006 (cd. Testo unico ambientale) così come modificato a opera del Dlgs 205/2010 che ha recepito in Italia la direttiva quadro sui rifiuti (2008/98/CE).

Dalla strategia europea al Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti (Pnpr)
Il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti (Pnpr) italiano è stato adottato con decreto del Mattm (Ministero dell'Ambiente) del 7 ottobre 2013. Con decreto 185/2014, ai fini dell’attuazione e dell’implementazione del Piano, il Mattm ha istituito il Comitato tecnico scientifico. Il Comitato, che rimarrà in carica fino al 2017, ha la funzione di supportare il ministero nella definizione delle misure attuative del Programma nei settori prioritari di intervento.
A livello regionale, l’articolo 199 comma 3, lettera r) del Dlgs 152/2006 (del Testo coordinato con le modifiche apportate dal Dlgs 205/2010), stabilisce che i piani regionali di gestione dei rifiuti devono includere (tra le altre cose) “un programma di prevenzione della produzione dei rifiuti, elaborato sulla base del programma nazionale di prevenzione dei rifiuti... che descriva le misure di prevenzione esistenti e fissi ulteriori misure adeguate”. Stabilisce inoltre che tale programma, da prevedere obbligatoriamente all’interno dei Piani regionali, deve fissare specifici obiettivi di prevenzione oltre a prevedere “specifici parametri qualitativi e quantitativi per le misure di prevenzione al fine di monitorare e valutare i progressi realizzati, anche mediante la fissazione di indicatori”. La deadline per l’introduzione del programma di prevenzione dei rifiuti all’interno dei piani regionali di gestione dei rifiuti è fissata al 7 ottobre 2014, a un anno dalla data di adozione del decreto. I Programmi regionali di prevenzione dei rifiuti (Prpr) si configurano pertanto come una traduzione operativa del quadro definito dal Pnpr; ne assumono gli obiettivi generali definendo ruoli dei soggetti e strumenti da utilizzare, individuando i soggetti gestori e i portatori di interesse coinvolti, gli obiettivi e le modalità di monitoraggio.

Obiettivi e misure di prevenzione, i rifiuti biodegradabili
Come richiesto dall’art. 29, comma 2 della direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti, il Piano fissa gli obiettivi di prevenzione e stabilisce (al momento) tre principali target al 2020 rispetto ai valori registrati nel 2010:
- riduzione del 5% della produzione di rifiuti urbani per unità di Pil (pil pro capite)
- riduzione del 10% della produzione di rifiuti speciali pericolosi per unità di Pil
- riduzione del 5% della produzione di rifiuti speciali non pericolosi per unità di Pil.
Il programma prevede una serie di misure di carattere generale e altre specifiche, con riferimento ai flussi prioritari di rifiuti individuati dal Pnpr sulla base delle linee guida della commissione europea. Va evidenziato in ogni caso come, allo stato attuale, le misure indicate nel piano (sia quelle generali che quelle specifiche) non descrivano gli strumenti attuativi, ma si limitano perlopiù a delineare in maniera sintetica gli aspetti sui quali intervenire, lasciando alle Regioni (e al Comitato tecnico scientifico) il compito di definire le modalità di attuazione e implementazione.
Le misure specifiche, come già indicato, sono invece pensate con riferimento ai flussi prioritari di rifiuti:
- rifiuti biodegradabili
- rifiuti cartacei
- rifiuti da imballaggio
- rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee)
- rifiuti pericolosi
- rifiuti da costruzione e demolizione.
In particolare, le misure espressamente rivolte alla prevenzione dei rifiuti alimentari sono quelle contenute nel "capitolo" relativo ai rifiuti biodegradabili; si noti che, nonostante i rifiuti biodegradabili comprendano sia i rifiuti alimentari (la cosiddetta Frazione organica putrescibile) che i rifiuti “verdi” , le misure di prevenzione sono principalmente rivolte a contenere la produzione di rifiuti alimentari.

Il Piano nazionale di prevenzione degli sprechi alimentari (Pinpas)
Terminologia
Con il termine sprechi alimentari si farà riferimento nel seguito alla definizione di food waste recentemente adottata dal progetto europeo Fusions e pubblicata nel report Fusions Definitional Framework for Food Waste. Si noti che secondo la nuova definizione, tutti i rifiuti alimentari presenti nei rifiuti urbani sono classificabili come food waste. La nuova definizione infatti, include nel food waste anche la componente non edibile del cibo (che esce dalla food supply chain) ed esclude dalla definizione solo la componente destinata all’alimentazione animale, alla produzione di bio-based materials o a biochemical processing. I rifiuti alimentari presenti nei rifiuti urbani (nel flusso derivante dalla raccolta differenziata dei rifiuti organici e/o nel flusso dei rifiuti indifferenziati) non possono essere destinati ad alimentazione animale nè vengono a oggi utilizzati per la produzione di bio-based materials o destinati a biochemical processing.
Nel caso dei rifiuti speciali invece le due definizioni (rifiuti alimentari e food waste) non coincidono. I sottoprodotti dell’industria alimentare utilizzati per la produzione di energia ad esempio sono food waste, ma non sono rifiuti. Il Pinpas e il Piano nazionale di prevenzione dei rifiuti (Pnpr) Con l’avvio dei lavori del Pinpas, il ministero dell’Ambiente ha raccolto l’invito della Commissione europea ad affrontare il tema dello spreco alimentare all’interno del proprio Piano nazionale di prevenzione dei rifiuti (Pnpr) facendo propria la sfida di dimezzare lo spreco alimentare contenuta nella risoluzione del 19 gennaio 2012.
Al Pinpas è affidato il compito di delineare in maniera dettagliata gli aspetti e le misure che riguardano la prevenzione degli sprechi alimentari nel quadro più generale delle misure di prevenzione dei rifiuti e, più in generale, nel contesto delle politiche e delle strategie comunitarie in materia di sviluppo sostenibile, sostenibilità della filiera agroalimentare, efficienza nell’uso delle risorse naturali, protezione e tutela del capitale naturale.
Perché un piano di prevenzione specifico per gli sprechi alimentari?
La necessità di un quadro di riferimento nazionale per le misure di prevenzione degli sprechi alimentari deriva in primo luogo dalla complessità della filiera agroalimentare caratterizzata da un numero elevato di attori diversi e da una forte interdipendenza tra i diversi anelli della filiera. Le misure da adottare richiedono quindi un approccio settoriale, che tenga in debito conto la specificità dei diversi anelli/attori della filiera e del complesso sistema di relazioni che intercorre tra di essi, oltre al possibile ruolo degli “stakeholder esterni”, all’interno di una cornice comune. La rilevanza del tema a livello locale e globale e l’urgenza di affrontarlo in maniera coordinata a livello nazionale discendono invece da una serie di considerazioni che spaziano in diversi ambiti strettamente connessi: quello ambientale, legato agli impatti della filiera agroalimentare sull’ambiente a scala locale, regionale e globale e sul consumo di risorse naturali limitate (acqua, suolo, energia) nonchè sulla biodiversità; quello sociale, con particolare riferimento al tema della povertà e dell’accesso al cibo; quello della sicurezza/insicurezza alimentare, di fronte alle previsioni di crescita della popolazione mondiale e alla conseguente necessità di incrementare la produzione alimentare (e con essa la pressione sulle risorse naturali); quello dei rifiuti, con particolare riferimento al contributo che la prevenzione degli sprechi alimentari potrebbe fornire al raggiungimento degli obiettivi generali di prevenzione dei rifiuti inseriti nel Pnpr e a quelli di riduzione dei rifiuti urbani biodegradabili (RUB) da conferire in discarica presenti nel Dlgs 36/2003.
Obiettivi
Alla luce di quanto descritto nel paragrafo precedente, il Pinpas, attraverso la prevenzione degli sprechi e delle perdite alimentari sul territorio nazionale, persegue in primo luogo i seguenti obiettivi:
- contribuire alla riduzione degli impatti negativi sull’ambiente e alla pressione sulle risorse naturali legati/a alla filiera agroalimentare
- contribuire al sostentamento alimentare delle fasce più deboli della popolazione, favorendo il recupero dei prodotti alimentari invenduti o che hanno perso il loro valore commerciale a beneficio delle persone indigenti
- contribuire al raggiungimento degli obiettivi generali di prevenzione dei rifiuti stabiliti dal Pnpr e al raggiungimento degli obiettivi di riduzione dello smaltimento in discarica dei rifiuti urbani biodegradabili (RUB).
Il principio guida nella definizione delle misure da adottare rimane in ogni caso quello dell’efficienza nell’uso delle risorse naturali secondo un approccio basato sul concetto di Life Cycle Thinking e sulla nota Food waste pyramid..
Campo di applicazione
Conformemente alla definizione di prevenzione di cui all’art. 3, comma 12, della direttiva 2008/98/CE, il Pinpas si concentra in primo luogo (ma non solo) sulla definizione di opportune misure volte a ridurre la quantità di prodotti alimentari destinati al consumo umano che finiscono tra i rifiuti, ivi incluse le misure volte alla donazione dei prodotti invenduti e delle eccedenze.
Qualsiasi operazione di trattamento/ riciclaggio/recupero dei rifiuti pertanto, collocandosi a valle dello loro produzione non può essere annoverata tra le operazioni di prevenzione, ivi incluso il compostaggio domestico, come chiarito esplicitamente al Par. 1.2 delle linee guida europee sulla preparazione dei programmi di prevenzione degli sprechi alimentari9: “… In accordance with this definition, the home composting of biowaste is not considered waste prevention. In relation to food waste specifically, waste prevention means buying only what you need and making the most of what you buy
Il contributo del Pinpas agli obiettivi generali di prevenzione dei rifiuti Come già evidenziato, il Pnpr definisce i seguenti target di riduzione dei rifiuti al 2020 (rispetto ai livelli registrati nel 2010)
1) riduzione del 5% della produzione di rifiuti urbani per unità di Pil
2) riduzione del 10% della produzione di rifiuti speciali pericolosi per unità di Pil
3) riduzione del 5% della produzione di rifiuti speciali non pericolosi per unità di Pil.
Il Pinpas, attraverso le misure di prevenzione degli sprechi alimentari potrà contribuire in particolare al raggiungimento del primo e del terzo obiettivo, nonostante, allo stato attuale delle conoscenze, risulti difficile fornire una valutazione quantitativa di tale contributo. I dati forniti da Ispra relativi alla composizione merceologica dei rifiuti urbani, non permettono infatti di conoscere la percentuale di rifiuti alimentari presenti nei rifiuti urbani (nè la frazione presente nel flusso dei rifiuti da RD dei rifiuti organici, né in quello dei rifiuti indifferenziati). Per quanto riguarda la riduzione dei rifiuti urbani (primo obiettivo), il Pinpas potrà incidere:
- sulla riduzione della frazione umida presente nei rifiuti domestici, principalmente (ma non solo) attraverso misure di sensibilizzazione dei consumatori (e nelle scuole) e attraverso misure sul sistema di etichettatura (relativa alla data di scadenza/data di consumo “preferibile”) dei prodotti alimentari
- sulla riduzione dei rifiuti alimentari (non pericolosi) assimilabili agli urbani prodotti in prevalenza da mense, ristoranti, bar, hotel, mercati ortofrutticoli ed esercizi commerciali, principalmente (ma non solo) attraverso la definizione di specifici accordi volontari finalizzati all’adozione di buone pratiche antispreco, ivi incluse la donazione dei prodotti invenduti o delle eccedenze di pasto cotto.
Il secondo obiettivo, non è perseguibile attraverso la prevenzione degli sprechi alimentari; il quantitativo di prodotti alimentari smaltito come rifiuti speciali pericolosi è infatti trascurabile (rispetto al totale dei rifiuti speciali pericolosi prodotti in Italia) e limitato a particolari casi di contaminazione alimentare. Per quanto riguarda la riduzione dei rifiuti speciali non pericolosi (terzo obiettivo), il Pinpas potrà incidere:
- sulla riduzione dei rifiuti prodotti dal settore agroindustriale (lettera a, c. 3 art. 184 Dlgs 152/2006), principalmente (ma non solo) attraverso l’adozione di misure volte a favorire la valorizzazione dei sottoprodotti dell’industria alimentare
- sulla riduzione dei rifiuti prodotti da attività commerciali (lettera e, comma 3 art. 184 Dlgs 152/2006), principalmente (ma non solo) attraverso la definizione di specifici accordi volontari finalizzati all’adozione di buone pratiche antispreco, ivi incluse la donazione dei prodotti invenduti e la vendita scontata di prodotti vicini alla scadenza.

Pinpas, a che punto siamo?
Il Piano nazionale di prevenzione degli sprechi alimentari nasce come percorso partecipato, allargato agli stakeholder della filiera agroalimentare, alle istituzioni e al mondo della ricerca, oltre, ovviamente, ai soggetti attivi nella redistribuzione delle eccedenze/invenduti agli indigenti. A oggi sono oltre 240 i membri della Consulta, provenienti da 140 diverse organizzazioni distribuite lungo tutta la filiera (agricoltura, trasformazione, distribuzione, ristorazione, consumo domestico) e appartenenti a tutte le principali categorie (imprese e loro organizzazioni, università e ricerca, agenzie governative, ministeri, enti locali, aziende sanitarie, aziende ospedaliere, associazioni caritative, associazioni ambientaliste, associazioni professionali, associazioni di promozione sociale, associazioni dei consumatori ecc.). A nove mesi dalla prima convocazione della Consulta degli stakeholder (5 febbraio 2014, Roma), siamo in grado di delineare – è in preparazione un report sul tema – un quadro di riferimento del settore e in particolare:
- quali sono i principali attori della filiera
- qual è il loro punto di vista in merito al tema degli sprechi alimentari e alle possibili misure di prevenzione da adottare
- quali iniziative/progetti/organizzazioni si occupano oggi di sprechi alimentari nel nostro paese e in che termini
- quali sono le conoscenze attualmente disponibili sugli sprechi alimentari in Italia (dati, cause, possibili soluzioni) e quali le zone d’ombra e le incertezze sulle quali sarebbe opportuno intervenire.
A partire dalle conoscenze acquisite con il contributo dei principali stakeholder, in occasione della giornata mondiale dell’ambiente (5 giugno 2014), abbiamo indicato i 10 assi prioritari di intervento per una strategia nazionale di prevenzione degli sprechi alimentari. Il documento è disponibile all'indirizzo http://bit.ly/1swAoL5 Il percorso avviato potrebbe essere replicato/adattato anche per gli altri flussi prioritari di rifiuti previsti dal Pnpr, al fine di arrivare alla proposta e all’implementazione di misure di prevenzione specifiche per le diverse tipologie di rifiuti, attraverso un percorso trasparente e partecipato.

LOGO Andrea Segrè (1) - da Ecoscienza 5/2014

4 dicembre 2014

1. Presidente del Comitato tecnico-scientifico per l’implementazione e lo sviluppo del Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti, ministero dell’Ambiente. L’articolo è realizzato con la collaborazione di Paolo Azzurro, segreteria tecnico-scientifica del Piano nazionale di prevenzione degli sprechi alimentari (Pinpas).

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Tratto da ecoscienza 5/2014

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