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Quale futuro per l'energia in Italia. Interesse delle imprese energetiche per il nucleare.

Il 28 settembre 2006, a causa di un’interruzione programmata del sistema elettrico tedesco si è avuto un black  out che ha coinvolto anche l’Italia.
Il nostro paese è un forte importatore di energia elettrica, pertanto, è alla mercè dei problemi che possono sorgere in casa d’altri, come successo anche nel 2005, quando un albero caduto su una linea aerea svizzera tenne al buio mezza Italia per quasi un giorno. Segnali di quello che ci attende sono quei black out di pochi minuti che hanno interessato il Paese nei mesi scorsi. Tempi difficili attendono le imprese industriali e i singoli cittadini.
Nel sito di Impresa Oggi, più volte abbiamo affermato, con la competenza di chi da anni opera nel settore elettrico, che una soluzione improrogabile è il ritorno al nucleare.
D’altra parte la corsa al nucleare è ripresa: infatti, un centinaio di reattori sono in progetto in tutto il mondo da qui al 2020.
E’ il secondo boom dopo quello degli anni sessanta - settanta, i cui reattori, oggi, stanno entrando nella fase di declino. I paesi più avanzati progettano di chiudere le centrali nucleari obsolete e costruire quelle di ultima generazione.
L’Italia, per insipienza, incompetenza e irresponsabilità è destinata a restare fuori da questo mercato come è già successo con l’alta tecnologia, la chimica, la farmaceutica, l’aerospaziale tutti settori ad elevato valore aggiunto. Con l’aggravante che vengono prospettate ai cittadini soluzioni immaginifiche e in aperto contrasto con le conoscenze economiche, scientifiche e tecnologiche, allontanando, pertanto, la possibilità di elaborare analisi critiche realistiche su scelte dotate di prospettive concrete.

Con il greggio a 60 dollari al barile e la concentrazione di anidride carbonica che si avvicina alle 500 parti per milione, l’energia nucleare si presenta come la forma di energia pulita più economica oggi disponibile. Si può affermare con assoluta certezza che l’uso dell’energia da fonte nucleare è l’unica soluzione, sui grandi numeri, se si vuole realmente arginare l’effetto serra (anche se la disputa sulla causa antropica di tale effetto è tuttora aperta).

Ciò non vuol dire trascurare le energie rinnovabili, anzi i risparmi che si potrebbero ottenere producendo energia da fonte nucleare potrebbero creare le risorse finanziarie per dare maggiori opportunità allo sviluppo delle energie rinnovabili; un mio vecchio pallino un campo fotovoltaico su ogni capannone industriale, potrebbe non essere più solo utopia. Ma dobbiamo avere ben chiaro il concetto che una centrale da 1000 MW alimentata da combustibili fossili si sostituisce solo con una centrale nucleare da 1000 MW.

Per la prima volta dalla sua nascita l’International Atomic Energy Agency ha lanciato un appello per spingere i paesi industrializzati a costruire centrali nucleari di nuova generazione. Nel suo ultimo rapporto l’agenzia ha dipinto un futuro energetico “sporco, costoso e incerto” se non si darà un’accelerazione allo sviluppo di reattori nucleari.
Sul fronte dei produttori si sono formati tre poli molto agguerriti: General Electric e Hitachi, Areva e Mitsubishi, Toshiba e Westinghouse (incorporata dall’industria giapponese); questi gruppi hanno già una trentina di reattori in costruzione, uno dei quali in Finlandia, paese tra i più sensibili alle problematiche ambientali.

I reattori di ultima generazione progettati negli Usa sono mini-impianti da 500 MW che puntano sulla sicurezza passiva, ottenuta innescando un rallentamento automatico della reazione nucleare in alcuni casi di anomalia. Questo sistema aumenta la sicurezza e diminuisce i costi di realizzazione.
I francesi dell’Areva puntano, invece sull’European Pressurized Water Reactor (Epwr) di terza generazione, da 1.500 MW.
A fronte di costi di gestione molto bassi l’energia nucleare ha costi di realizzazione più elevati rispetto ad una centrale alimentata da combustibile fossile; l’entità dell’investimento iniziale rappresenta l’ostacolo più impegnativo per la ripresa del nucleare, pertanto, la tecnologia Usa dell’Economic Simplified Boiling Water Reactor (Esbwr) potrebbe avere maggior successo. Va comunque sottolineato che a fronte dello scenario di un’energia sporca, costosa e incerta  la soluzione nucleare non ha rivali.

La tabella che segue mostra (dati 2005) quali sono le fonti energetiche nei paesi più industrializzati e nella Europa dei 15.

Paese

%

Olio/altro

%
Carbone

%
Gas naturale

%

Nucleare

%

Rinnovabili*

Giappone

12

28

23

28

9

Usa

4

50

18

19

9

Francia

1

5

4

79

11

Germania

2

49

11

26

12

Spagna

8

27

27

20

18

 UK

1

35

39

20

5

Italia

16

17

44

0

23

EU15

5

26

21

32

16

 

*Comprese produzione idroelettrica e combustione  rifiuti.

L’Italia produce il 44% dell’energia elettrica da gas naturale, il più caro e il più prezioso dei combustibili fossili, mostrando, egoismo nell’uso del più pregiato dei combustibili fossili, noncuranza dei costi di produzione e quindi dell’esosità della bolletta elettrica del Paese (i costi dell’energia elettrica si abbattono sui bilanci delle famiglie e sui costi di produzione delle imprese) e indifferenza alle emissioni di anidride carbonica in atmosfera, nonostante i reiterati proclami di attenersi al protocollo di Kyoto, proclami che ovviamente valgono per gli altri.

Fortunatamente il sistema produttivo italiano sta muovendosi. L’ENEL, dopo aver comprato 4 reattori nucleari in Slovacchia, sta mettendone in cantiere altri due, con un investimento di 1.5 miliardi di euro e viene, nuovamente, accolta nel World Association of Nuclear Opeerators.
Le gare d’appalto in tutto il mondo sono imminenti e i nuclearisti italiani (le imprese Ansaldo Nucleare, Ansaldo Camozzi, Sogin, Techint) stanno muovendosi cercando di entrare nei grandi gruppi che parteciperanno alle gare.

Nell’opinione pubblica si fanno largo i primi ripensamenti sull’opportunità di privare ancora il nostro paese, unico tra i grandi del mondo, di questa fonte di energia tanto importante da coprire il 28% dei consumi europei. Gli svedesi, che avevano deciso di fermare tutte le centrali, entro il 2011, hanno cambiato idea e si apprestano a potenziarle. Anche il 56% degli italiani si è dichiarato favorevole al nucleare.

D’altra parte, calcolando i costi di una centrale nucleare di terza generazione, dalla nascita alla morte, compreso il tasso interno di rendimento, si arriva ad un prezzo dell’elettricità di 3 cent a kilowattora, contro i 7 cent della media italiana.
Su questi numeri va calcolato il taglio secco che il nucleare porterebbe alla bolletta elettrica del Paese.

Uno studio molto accurato sul problema energetico è stato prodotto dall'Istituto Universitario di Studi Superiori e coordinato dal prof. Giorgio Flor.


Aggiornamento del 6/05/2007

Interesse dell'establishment per il nucleare.

"Dieci centrali nucleari in Italia nei prossimi dieci anni. Energia sicura, disponibile per tutti, economica e in grado di abbattere l'inquinamento da CO2 che tanto fa temere per il futuro dell'umanità". A rilanciare l'opzione nucleare in Italia, unico dei grandi paesi al mondo privo di centrali nucleari, è l'oncologo Umberto Veronesi. Con la sua fondazione, insieme alla fondazione Cini e alla fondazione Silvio Tronchetti Provera, Veronesi ha presentato a Milano la terza edizione della World Conference on the Future of Science sul tema The Energy Challange (Venezia 19-22 settembre 2007).

Umberto Veronesi raccoglie l'appello degli scienziati del gruppo Galileo 2001, appello, contenuto in una lettera inviata il 2 aprile 2007 al Presidente della repubblòica e al governo, che affronta il tema di come rispettare il protocollo di Kyoto sottoscritto dall'Italia: impegno a ridurre entro il 2012 del 6,5% le emissioni dei gas inquinanti causa dell'effetto serra. Scrive l'associazione Galileo 2001 "Per sostituire il 50% della produzione elettrica nazionale da fonti fossili basterebbero 10 reattori nucleari del tipo di quelli in costruzione in Francia o in Finlandia, con un investimento inferiore a 35 miliardi di euro. Avere 10 reattori nucleari ci metterebbe in linea con altri paesi europei (5 in Svizzera, 9 in Spagna, 11 in Svezia, 17 in Germania, 27 in UK, 58 in Francia) e consentirebbe all'Italia di produrre da fonte nucleare una quota di elettricità pari alla media eureopea (circa il 32%)".

Marco Tronchetti Provera è sulla stessa linea "Oggi le centrali nucleari di ultima generazione non creano più scorie come in passato. Le neutralizzano in casa. Ma nel nostro paese c'è la capacità di rendere efficiente la disinformaxzione e l'incapacità strutturale di rendere effiucace l'informazione. E senza una corretta informazione non si va avanti. Basti pensare alla TAV e all'emergenza rifiuti in Campania".


Aggiornamento del 16-10-2007

Ancora dichiarazioni positive dell'establishment sul nucleare.

A piccoli passi qualcosa incomincia a muoversi e a sfidare il tabù dell'energia nucleare in Italia.

Pier Ferdinando Casini ha chiesto di avviare un ripensamento sull'uso del nucleare e di non lasciare l'Italia fuori dal circuito di ricerche, tecnologie, investimenti che sono un patrimonio di molti paesi industriali che non hanno conosciuto il nostro furioso e immotivato rigetto dell'energia nucleare.

Massimo D'Alema ha dichiarato che, pur non essendo tra le priorità del governo, tuttavia, l'energia nucleare dovrà essere presa in considerazione se si vuole veramente combattere l'effetto serra.

I radicalisi muovono per contrastare la deriva estremista e immobilista degli ambientalisti.

Si ha la percezione che convergenze politiche trasversali possano confluire su un tema che si sta rivelando cruciale per l'autonomia economica del Paese.


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