Alla ricerca di pianeti come il nostro


L'uomo che ha paura della verità non può trovare nè salute nè pace
Lau Tzu, Il libro della saggezza


Sono sparsi ovunque attorno a noi, ma per noi sono qualcosa di insolito. I pianeti extrasolari più comuni- stando almeno alle attuali rilevazioni di Kepler- sono infatti di un tipo differente rispetto a quelli del nostro sistema solare, con caratteristiche davvero peculiari. Questi "mondi" hanno infatti una dimensione più grande della Terra (con un diametro da 2 a 4 volte maggiore), ma non possono essere definiti né super-Terre né mini-Nettuni, come ha affermato l’astronomo della NASA Geoff Marcy , uno dei più attivi e noti “cacciatori di pianeti”, durante l’ultimo meeting annuale dell’ American Association for the Advancement of Science che si è svolto a metà febbraio in California. Marcy preferisce, per il momento, chiamarli "sub-Neptunes" (“sotto-Nettuni”). In virtù dai dati raccolti dal telescopio orbitante, questi pianeti dovrebbero avere un nucleo di roccia avvolto in uno spesso strato di elio e idrogeno. Una combinazione che li rende diversi dai pianeti rocciosi (come Mercurio, Venere, Terra e Marte), ma anche dai giganti gassosi (Giove e Saturno) e dai giganti ghiacciati (Nettuno e Urano). “Sono dominanti nel cosmo, ma non compaiono nel nostro sistema solare”, ha detto al simposio. Secondo l’astronomo, le analisi suggeriscono che i pianeti rocciosi non possono essere grandi più del doppio della Terra. Ma ciò non significa che bisogna smettere di cercare mondi simili al nostro, anzi. Kepler, scandagliando una piccolissima parte della nostra galassia, ha già individuato decine di pianeti del genere e ciò dimostra che nella Via Lattea potrebbero essercene tantissimi così. “Ci sono miliardi di mondi delle dimensioni della Terra e molti si trovano nella fascia di abitabilità delle loro stelle”, ha confermato il ricercatore della NASA Bill Borucki, anch’egli coinvolto in prima persona nella “caccia” condotta da Kepler. Un’altra componente del team scientifico è Natalia Batalha, astrofisica dell’Università statale di San Jose e dell’Ames Research Center. Parlando all’NBC News, la scienziata ha spiegato che allo stato attuale la lista delle potenziali Super-Terre che si trovano alla giusta distanza rispetto ai loro soli (dove, in sostanza, l’acqua può mantenersi allo stato liquido) è formata da 29 candidati. Su questi mondi- sempre ipoteticamente- potrebbero esistere le condizioni adatte allo sviluppo della vita. Uno degli obiettivi principali del telescopio della NASA, infatti, è identificare i pianeti potenzialmente abitabili che fanno parte della categoria nota come eta-Terra. “Attualmente abbiamo un campione altamente affidabile di piccoli pianeti nelle fasce di abitabilità di stelle del tipo M e K ( vale a dire, nane rosse e arancioni) che potrebbero rientrare nella classe eta-Terra”, ha affermato. Una simile classificazione- ha aggiunto- potrebbe valere anche per i mondi che Kepler ha scovato in orbita attorno alle nane gialle - ovvero stelle del tipo G, la categoria della quale fa parte anche il nostro Sole. Ma è ancora aperto il dibattito per stabilire se i candidati dell’attuale lista debbano essere considerati pianeti rocciosi nel senso tradizionale oppure- come sostiene Marcy- “sotto-Nettuni”. Per ora, tra quei 29 pianeti “osservati speciali” dalla NASA non compaiono gemelli della Terra, in orbita nel punto giusto attorno ad una copia del Sole: insomma, un nostro clone perfetto ancora non c’è. Ma niente paura: lo troveremo, assicura la ricercatrice. Il simposio della AAAS ha dimostrato che prima o poi nel database di Kepler inizieranno a spuntare anche loro. E saranno molto numerosi.



Sabrina Pieragostini
da www.panorama.it

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Impresa Oggi - 27-02-2015


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