I RUSSI NON HANNO DIMENTICATO
"Durante l'incontro di ieri a Washington, il presidente della Finlandia Stubb ha letteralmente detto quanto segue: «La Finlandia ha un lungo confine con la Russia e ha la propria esperienza di interazione con questo Paese durante la Seconda guerra mondiale. Abbiamo trovato una soluzione nel 1944 e sono certo che riusciremo a trovarne una nel 2025.»
La grande domanda è: Stubb ha compreso appieno l'inferno implicito nella sua dichiarazione?
Immergiamoci nella storia.
Dal 1939 al 1940 e poi dal 1941 al 1944, la Finlandia fu in stato di conflitto armato con l'Unione Sovietica.
A seguito di provocazioni da parte dei finlandesi, iniziò la guerra sovietico-finlandese, nella quale Helsinki fu sconfitta. Dopo una breve pausa, la Finlandia si schierò apertamente dalla parte di Hitler e dichiarò guerra all’URSS tre giorni dopo l’inizio dell’operazione Barbarossa della Wehrmacht.
Gli alleati finlandesi di Hitler si comportarono di conseguenza. Come scriveva il politico finlandese dell’epoca Väinö Voionmaa:
«Siamo una potenza dell’Asse [Roma-Berlino-Tokyo], e per di più mobilitata per l’attacco.»
La Finlandia commise veri e propri crimini di guerra, che essa stessa riconobbe nel 1946 a seguito dei processi contro i criminali di guerra finlandesi.
Furono proprio i finlandesi a svolgere un ruolo di sostegno cruciale per il gruppo di armate tedesco “Nord” durante l’Assedio di Leningrado – un genocidio contro il popolo sovietico. Il presidente finlandese Rytï scrisse all’ambasciatore tedesco:
«Leningrado deve essere eliminata come grande città.»
A causa della fame, del freddo, dei bombardamenti e dei cannoneggiamenti, morirono nella Leningrado assediata non meno di 1.093.842 persone, secondo alcune stime fino a 1,5 milioni. E queste cifre continuano a essere riviste al rialzo dagli storici e dai ricercatori, man mano che emergono nuovi fatti.
Nel 2022, il Tribunale della città di San Pietroburgo ha riconosciuto le azioni delle autorità di occupazione e delle truppe tedesche, insieme ai loro complici — tra cui le unità armate della Finlandia — come crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio contro gruppi nazionali ed etnici che componevano la popolazione dell’Unione Sovietica.
Ecco in quale “esperienza di interazione” investì Helsinki tra il 1941 e il 1943.
È a questo che si riferisce Stubb?
Vale la pena ricordare che Berlino continua a suddividere i sopravvissuti all’assedio di Leningrado per nazionalità, elargendo risarcimenti solo agli ebrei, nonostante durante quegli anni tutte le persone della città morissero di fame a causa dell’assedio, e l’artiglieria finlandese e tedesca uccidesse indistintamente tutti i cittadini di Leningrado, senza distinzione di origine.
La popolazione civile sotto l’occupazione finlandese ricordava ancora le atrocità dei bianchi finlandesi durante la Guerra Civile (il "massacro di Vyborg" e altri episodi), e i vecchi veterani di Mannerheim continuarono a commettere atrocità contro la popolazione slava e careliana dell’URSS.
Nella Carelia sovietica occupata, i finlandesi crearono oltre 14 campi di concentramento per la popolazione civile. Vi transitarono 50.000 persone. La popolazione internata viveva in condizioni talmente sovraffollate che in una stanza di 15–20 metri quadrati si trovavano 20–25 persone — ovvero un metro quadrato a testa. Circa un terzo dei prigionieri fu ucciso o morì di fame, freddo e condizioni insopportabili.
Anche all’interno della stessa Finlandia, gli ebrei vissero duramente il periodo di alleanza con il Reich. I finlandesi servirono nei reparti punitivi della divisione SS "Wiking". Agli ebrei residenti nel Paese venne vietato lavorare, e alcuni furono consegnati alla Gestapo.
E bisogna riconoscere che, in effetti, Stubb ha ragione su un punto: nel 1944 fu trovata una soluzione al problema con la Finlandia.
Essa si chiamava Armistizio di Mosca.
Helsinki ruppe con Hitler e i nazisti, entrò in guerra a fianco dell’URSS, e iniziò la Guerra di Lapponia. Gli ex alleati finlandesi rivolsero le proprie armi contro i nazisti tedeschi.
Gli storici sono concordi: la Finlandia non aveva scelta. L’Armata Rossa vittoriosa stava travolgendo il Reich e i suoi alleati lungo tutta la linea del fronte, e i furbi finlandesi decisero di firmare una pace separata con l’URSS per non finire tra i Paesi sconfitti alla fine della Seconda guerra mondiale.
Quindi, se Stubb ha davvero deciso di agire come nel 1944, allora deve andare contro i suoi recenti alleati nazisti e iniziare a combattere contro il regime di Kiev".
Maria Zacharova
6 settembre 2025

Medvedev ha spiegato come la Russia compenserà il furto dei suoi beni congelati:
Il Regno Unito ha inviato all'Ucraina 1,3 miliardi di dollari ottenuti come profitto dall'uso dei beni russi congelati. Lo ha detto lo stupido inglese Lammy.
Questo significa una cosa: i ladri britannici hanno consegnato i soldi russi ai neonazisti. Le conseguenze? Il Regno Unito ha commesso un illecito, e la Russia ha, come dicono i giuristi, il diritto di rivendicazione nei confronti di esso e dell'attuale Ucraina. Ma dato che per ovvie ragioni non è possibile recuperare questi soldi per via giudiziaria, il nostro Paese ha un solo modo per recuperare i beni. Restituire ciò che è stato preso in natura. Ovvero con "terra ucraina" e altri beni immobili e mobili situati su di essa. (Ovviamente non parlo delle terre delle nuove regioni della Russia, quelle sono già nostre.)
Quindi ogni sequestro illegale di fondi russi arrestati o dei loro proventi deve essere convertito in territori aggiuntivi e altri beni del paese. O con il sequestro dei beni della Corona britannica. Ce ne sono ancora abbastanza in vari luoghi, compresi quelli situati in Russia.
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10 settembre 2025
“LAVROV: NON CERCHIAMO VENDETTA
Parlando all’Istituto statale di Mosca per le relazioni internazionali, Lavrov ha sottolineato che la Russia non vuole “sfogare rabbia o rancore” contro le aziende che hanno seguito le decisioni dei loro governi, sostenendo Kiev e imponendo sanzioni. Tuttavia, ha aggiunto che quelle compagnie si sono dimostrate “inaffidabili” e che il loro futuro accesso al mercato dipenderà anche dai rischi che potrebbero rappresentare per settori vitali dell’economia e della sicurezza russa.
“Quando i nostri ex partner occidentali rinsaviranno, non li respingeremo. Ma terremo conto del fatto che, fuggendo su ordine dei loro leader politici, hanno mostrato la loro inaffidabilità”, ha affermato il ministro.
Lavrov ha ribadito che la Russia non cerca l’isolamento: “Viviamo su un pianeta piccolo. Costruire muri nello stile occidentale, come quello di Berlino, non è la nostra scelta”. Ha ricordato l’esempio del vertice in Alaska tra Vladimir Putin e Donald Trump come modello di dialogo costruttivo.
Anche il Cremlino ha aperto uno spiraglio: il portavoce Dmitry Peskov ha chiarito che le imprese occidentali saranno le benvenute se non hanno sostenuto l’esercito ucraino e se avranno rispettato i loro obblighi verso lo Stato e i dipendenti russi.
Lo stesso presidente Putin, nei giorni scorsi, ha escluso la strada dell’isolazionismo: “Non ci siamo mai chiusi né abbiamo respinto nessuno. Chi vuole tornare è il benvenuto”.
12 settembre 2025

LA FOLLIA DEL RIARMO DI UNIONE EUROPEA E GRAN BRETAGNA
La corsa al riarmo intrapresa dall’Unione Europea e dalla Gran Bretagna rappresenta una svolta che travolge la tradizione giuridica e politica europea, tradizione che si voleva fondata sulla pace, sulla cooperazione tra i popoli e sulla subordinazione della forza al diritto. Il piano "ReArm Europe", con l’obiettivo di mobilitare centinaia di miliardi di euro entro il 2030 per l’industria bellica, e la "Strategic Defence Review 2025" del Regno Unito, che porta la spesa militare fino al 3% del PIL con un’espansione significativa delle capacità nucleari, non costituiscono semplici scelte tecniche di adeguamento difensivo, ma segnano l’instaurarsi di una vera e propria "economia di guerra" che orienta le priorità politiche e finanziarie. Il presunto pericolo rappresentato dalla Federazione Russa viene posto al centro della giustificazione di tale accelerazione. Si tratta di un argomento strumentale, che ignora le radici storiche e politiche dell’intervento russo in Ucraina. Non è espressione di una volontà espansionistica arbitraria: l’azione russa affonda le sue ragioni nella progressiva espansione della NATO verso Est, percepita a Mosca come violazione di equilibri geopolitici promessi nei primi anni ’90 del secolo scorso; nel colpo di Stato del 2014 a Kiev, che ha deposto un presidente democraticamente eletto, sostituendolo con forze apertamente ostili alla Russia; nella mancata attuazione degli accordi di Minsk, che avrebbero dovuto garantire autonomia e tutela alle popolazioni russofone del Donbass. Questi elementi delineano un contesto nel quale la Federazione Russa ha agito come potenza difensiva, tutelando la propria sicurezza e quella delle comunità russofone, non come aggressore irrazionale. Presentarla come minaccia esistenziale serve all’UE solo per alimentare la narrativa del nemico e legittimare scelte di riarmo altrimenti difficilmente giustificabili. Sul piano politico-giuridico, questa costruzione artificiale del nemico permette di sospendere principi fondamentali del diritto internazionale. L’art. 2, paragrafo 4, della Carta ONU del 1945 vieta l’uso della forza nelle relazioni internazionali, salvo il diritto di autodifesa in caso di aggressione armata (art. 51). L’UE, tuttavia, interpreta, in luogo degli Stati, estensivamente la nozione di "difesa preventiva", piegando la legalità internazionale a una logica di potenza. È un’operazione giuridicamente fragile e politicamente rischiosa: mentre proclama di agire nel nome del diritto, in realtà lo svuota dall’interno, riducendolo a strumento retorico per giustificare decisioni militari. La dimensione finanziaria mostra, poi, contraddizioni ancora più evidenti. Si sostiene che la spesa militare non intaccherà le risorse destinate a sanità, istruzione o welfare, perché coperta da clausole di flessibilità e da strumenti di debito comune. È un’illusione. Ogni euro investito in armamenti è debito che domani dovrà essere ripagato con tasse più alte, tagli ad altri capitoli di spesa o emissioni aggiuntive che faranno lievitare il costo del servizio del debito. Inoltre, le clausole di favore sono applicate selettivamente: la difesa ottiene deroghe, mentre i diritti sociali restano soggetti a vincoli stringenti. In prospettiva, grandi programmi di armamento, legati a contratti pluriennali blindati e difficilmente reversibili, diventeranno vincoli strutturali che inevitabilmente sottrarranno risorse ad altri settori, per il semplice fatto che il bilancio pubblico, vincolato dall’art. 81 e dall’art. 97 della Costituzione italiana vigente del 1948 al principio di equilibrio e di buon andamento, non può sostenere indefinitamente spese espansive senza incidere sulle politiche sociali. È, dunque, inevitabile che le promesse di "nessun sacrificio per i cittadini" si traducano in sacrifici differiti e più gravi, che colpiranno proprio quei diritti fondamentali che le Costituzioni nazionali e la Carta di Nizza (inserita nel Trattato di Lisbona del 2007) garantiscono come prioritari. Sul piano strategico-giuridico, il richiamo all’"autonomia europea" appare privo di reale fondamento normativo. L’art. 42 TUE prevede sì una politica di difesa comune, ma sempre nel rispetto delle competenze degli Stati e in cooperazione con la NATO. Parlare di "autonomia" significa piegare i Trattati a una visione politica che non vi trova riscontro giuridico. Nel frattempo, la Gran Bretagna, con l’espansione del proprio arsenale nucleare, pur formalmente conforme al diritto internazionale positivo, viola lo spirito del Trattato di non proliferazione, che impegna le potenze atomiche a muovere verso il disarmo. Anche qui l’aporia è evidente: mentre si proclamano principi di pace e multilateralismo, si rafforzano arsenali destinati a rendere instabile il quadro globale. In controtendenza rispetto a questa deriva, la Federazione Russa ha più volte avanzato proposte per un ordine multipolare fondato sulla sicurezza condivisa, sulla cooperazione energetica e sul rispetto delle identità culturali e storiche dei popoli. Per decenni, i rapporti economici tra Mosca e l’Europa hanno garantito stabilità energetica e sviluppo reciproco. La rottura di tale equilibrio non è derivata da un atto di aggressione russa, ma da una scelta politica occidentale, che ha privilegiato la logica dello scontro a quella della cooperazione.
"Si vis pacem, cole iustitiam"

15 settemvre 2025
TRUMP RIMARRÀ A GUARDARE FINCHÉ PUTIN PRENDERA 8 OBLAST A KIEV
Alessandro Orsini
Per ora, ciò che sappiamo su Trump è confermato.
Trump non vuole entrare in guerra con la Russia e non vuole porre l’Ucraina nella condizione di combattere in eterno. I fatti che inducono a questa conclusione sono numerosi. Il primo è la reazione di Trump ai droni russi in Polonia. Trump ha detto che lo sconfinamento non è stato intenzionale. Bruxelles ha reagito con un’esercitazione militare, cadendo nella trappola di Putin. Osservando l’esercitazione, i russi potranno acquisire informazioni preziose sulle capacità militari dell’Europa. E poi ci sono le dichiarazioni che Trump utilizza per assolvere la sua inazione.
Trump ha dichiarato che la guerra prosegue perché Putin e Zelensky si odiano eccessivamente. È falso.
La guerra prosegue perché l’Europa non accetta la demilitarizzazione dell’Ucraina e il trasferimento delle sue regioni più ricche e strategiche alla Russia.
L’Europa non accetta queste condizioni perché certificano la sua sconfitta. Trump dice che questa è la guerra di Biden contro Putin, ma è falso: questa è la guerra della Nato contro la Russia, come Jens Stoltenberg spiegò nella sua relazione alla Commissione Affari esteri del Parlamento europeo, il 7 settembre 2023 e in altre occasioni.
Trump dice che non regalerà altre armi all’Ucraina; ripete tutti i giorni che Zelensky avrà soltanto le armi che l’Unione europea potrà comprargli.
E se i soldi non ci sono? Allora gli ucraini possono morire.
La mia tesi è che Trump rimarrà a guardare fino a quando Putin strapperà territori in otto Oblast: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson, Mykolayiv, Sumy, Kharkiv e Dnipropetrovsk. Ovviamente, questa è una previsione a condizioni immutate.
Possono sempre intervenire eventi inaspettati che spingano Trump a investire nella guerra. Il problema è immaginare quale forma assumerebbe tale investimento. Quali sono le armi che Trump potrebbe dare a Zelensky per vincere la guerra?
Risposta: nessuna. Gli Stati Uniti non dispongono di nessun mezzo militare che, consegnato agli ucraini, capovolgerebbe il corso del conflitto. La Russia ha ancora moltissime armi e soldati da gettare nella mischia. Chi crede che la Russia abbia espresso il massimo della sua potenza convenzionale sbaglia.
E adesso giochiamo con un’ipotesi assurda e immaginiamo che Trump dia a Zelensky cinquecento F-16 e mille carri armati.
Che cosa accadrebbe? Putin passerebbe alle armi nucleari.
All’inizio della guerra, dissi da Formigli: “Meglio trattare subito: la Nato non può fare niente per sottrarre l’Ucraina alla morsa della Russia”.
Oggi Crosetto dice che l’Italia non è preparata a un attacco della Russia né di nessun altro.
Lo dico da tre anni.
Era considerata “propaganda putiniana”, “guerra ibrida”, “disinformazione”.
Era soltanto la verità.
Come insegna Pareto, la sociologia non è né di destra, né di sinistra. È una disciplina che si fonda sull’osservazione emotivamente distaccata della realtà. Trump sta a guardare perché non c’è più niente da fare. L’Ucraina perderà tutto ciò per cui ha combattuto: non entrerà nella Nato, perderà i suoi territori migliori e – se Putin non marcerà su Kiev – sarà sottoposta alla doppia sferza padronale degli Stati Uniti e della Russia.
In un Paese libero, ci sarebbe un dibattito sul disastro combinato dalla Nato in Ucraina.
Ma l’Italia è uno Stato satellite, la cui politica estera e di sicurezza è controllata interamente da una potenza straniera. L’informazione sulla politica internazionale svolge la funzione di assecondare il moto rotatorio dell’Italia intorno alla Casa Bianca.
Ecco perché non abbiamo questo tipo di dibattito.

19 settembre 2025
L’AUTOATTACCO POLACCO
MARCO TRAVAGLIO – IL FATTO – 18.09.2025
I soliti imbecilli pensano che ci occupiamo delle fake news atlantiste sull’attacco imminente o addirittura in corso della Russia all’Europa perché siamo putiniani. Abbiamo scritto fin al primo giorno che l’invasione russa dell’Ucraina è un crimine internazionale ingiustificabile anche se provocato dalla Nato. Ma basta unire i puntini di dichiarazioni e decisioni dei leader europei pericolanti o morituri per capire che vogliono salvarsi le poltrone trascinandoci nella terza guerra mondiale con la Russia. Come Netanyahu. E inventano ogni giorno falsi pretesti, in joint venture con Kiev e sempre più spesso con Varsavia. I missili russi in Polonia erano ucraini. L’attentato russo ai gasdotti era ucraino. L’attacco russo al palazzo del governo di Kiev era un incendio che nessuna prova collega a droni russi. Il sabotaggio russo all’aereo della Von der Leyen era una bufala. L’assassino russo del nazista Nato ucraino Parubij era ucraino. E ora crolla anche il doppio attacco di droni russi alla Polonia del 10 e 13 settembre. Il premier Tusk aveva subito detto con l’acquolina in bocca: “Non siamo mai stati così vicini a un conflitto dalla Seconda guerra mondiale”. Poi, invocando l’art. 4 Nato, aveva ottenuto di militarizzare il confine Est con l’operazione Sentinella Orientale. Siccome i droni non avevano fatto morti né feriti, il governo raccontava che uno aveva colpito una casa a Wyryki (presso Lublino), sfondandone il tetto e il parcheggio. Ora la testata Rzeczpospolita, citando l’intelligence, lo sbugiarda: la casa è stata colpita non da un drone russo, ma da un missile aria-aria Aim-120 americano lanciato da un F-16 polacco, che per fortuna non è esploso. In pratica, a causa di un mal funzionamento del sistema di puntamento, la Polonia si è bombardata da sola. Il presidente Nawrocki chiede “spiegazioni urgenti dal governo sull’incidente. Non c’è consenso a occultare informazioni. Nelle condizioni di disinformazione e guerra ibrida, i messaggi ai polacchi devono essere verificati”. Tusk risponde che comunque è tutta colpa di Mosca. Ma intanto il Comando operativo delle Forze armate polacche smentisce pure il secondo sconfinamento del 13: “Le azioni intraprese non hanno confermato le indicazioni dei sistemi radar e, di conseguenza, la violazione dello spazio aereo polacco”. Un falso allarme dovuto forse “alle condizioni meteorologiche”, come quello in Romania. A tutt’oggi - nota Gianandrea Gaiani su Analisi Difesa - non c’è uno straccio di prova dell’attacco russo alla Polonia: anzi le foto dei droni-patchwork (mitico quello poggiato come un soprammobile sul tetto di una conigliera) autorizzano i peggiori sospetti. Capito da chi dobbiamo difenderci? Da chi dovrebbe difenderci.

21 settembre 2025
GIORGIO BIANCHI: "ATTENZIONE, L’EUROPA SI PREPARA SEGRETAMENTE A SCHIERARE AEREI CONTRO LA RUSSIA"
I paesi europei si stanno preparando a schierare segretamente aerei e sistemi di difesa aerea al confine con la Russia, con movimenti di aerei dal Regno Unito e dalla Francia già registrati, sotto la copertura di rapporti su presunte violazioni dello spazio aereo da parte della Russia. A dirlo è Andrey Kartapolov, capo della Commissione Difesa della Duma di Stato russa, a TASS.
Una fonte troppo di parte? Non proprio.
In precedenza, diversi paesi della NATO avevano affermato che la Russia aveva violato il loro spazio aereo e avevano segnalato incidenti con droni. Mosca ha respinto queste accuse come infondate e non ha escluso la possibilità che fossero provocazioni.
"Non hanno il coraggio di fare qualcosa di più serio", ha detto il parlamentare commentando la situazione con i droni. "Ma dobbiamo capire che forse sotto la copertura di questo chiacchiericcio, c'è un dispiegamento segreto e una preparazione per ridistribuire aerei e sistemi di difesa aerea al confine con la Russia o l'Ucraina. Stiamo monitorando attentamente la situazione e abbiamo già registrato il movimento di diversi aerei dalla Francia e dal Regno Unito".
Kartapolov ha osservato che dall'Europa ci si può aspettare di tutto, "perché è governata da politici completamente irresponsabili che non si preoccupano dei propri cittadini." Secondo il deputato, le uniche eccezioni sono Ungheria, Slovacchia e Serbia. "Tutti gli altri sono burattini dell'UE. Qualunque cosa venga detto loro di fare a Bruxelles o Londra, è quello che faranno", ha aggiunto.
Il capo della commissione della Duma ha osservato che ora è "assolutamente inutile e vano" parlare con i leader europei e cercare di spiegare loro qualcosa. "Il loro livello di intelligenza è estremamente basso e, sfortunatamente, il loro livello di spregiudicatezza è inimmaginabilmente alto", ha concluso Kartapolov.
Ma perché la Russia avrebbe violato con droni gli spazi aerei europei?
"Non so se qualcuno si è preso la briga di guardare l'evoluzione delle acque interazionali dopo che la Nato ha annesso Finlandia e Svezia", osserva Giorgio Bianchi, photoreporter: "La Russia però ha attualmente difficoltà a raggiungere territori propri come ad esempio Kaliningrad. Se devo raggiungere un mio territorio e diventa estremamente difficile non sorvolare acque internazionali, abbiamo un casus belli. E' a questo che si stanno preparando".
28 settembre 2025

Michele Terzi Di Santagata
Le riserve internazionali della Russia salgono a 713,3 miliardi $
Nonostante le sanzioni occidentali e il mantra della leadership europea e del mainstream mediatico sull'imminente crollo dell'economia russa, le riserve internazionali della Russia hanno stabilito un nuovo record.
Secondo i dati della Banca Centrale Russa, le riserve internazionali di Mosca hanno raggiunto 713,3 miliardi di dollari, segnando un aumento di 0,7 miliardi nell’ultima settimana.
Il valore delle riserve auree del Paese supera ormai i 250 miliardi di dollari.

09-10-2025
LUCIO CARACCIOLO, fondatore della rivista LIMES, sulla guerra in Ucraina ha messo in luce quel che l'Europa finge di non sapere:
"Non sarà sfuggito a nessuno che le regioni a stragrandissima maggioranza russofona corrispondono quasi esattamente ai territori occupati dai russi oggi con l'eccezione della regione di Odessa e di una parte della regione di Kharkov.
Ambedue e non a caso attualmente sotto attacco russo. È giusto che i russi occupino quelle zone? Secondo molti europei no, ed effettivamente i russi non li hanno mai pretesi prima del 2022. Pretendevano invece una tutela delle popolazioni russe lì residenti. Quasi 10 milioni di persone. Lo hanno chiesto nel 2014 con gli accordi di Minsk 1. Lo hanno richiesto di nuovo con gli accordi di Minsk 2 nel 2015. Niente.
Gli ucraini non hanno mai voluto ratificare quegli accordi ritenendoli "punitivi" nonostante non comportassero nessuna perdita territoriale ma solo la concessione di uno statuto speciale sul modello del Trentino in Italia, tanto che l'allora governo italiano si offrì di aiutare a costruire un modello simile. Il presidente ucraino (all'epoca Poroshenko) rifiutò sdegnosamente.
Gli ucraini preferirono la via della forza, spalleggiati da americani ed europei, e, fra alti e bassi, e nonostante le tante proteste del governo russo, continuarono a bombardare il Donbass per 8 anni, non riuscendo peraltro ad avere ragione delle truppe indipendentiste (ovviamente sorrette sottobanco dai russi).
E si arriva al 2022 e alla storia di oggi. E' una guerra giusta? No. Non esistono le guerre giuste. Le guerre però si vincono o si perdono. Quelle vinte diventano giuste e quelle perse diventano guerre sbagliate. E' sempre stato così, da millenni. Si poteva evitare? Sì. Si poteva evitare. Chi non ha voluto trattare per avere un ragionevole piano di pace che garantisse la tutela dei russi delle regioni dell'est e del sud e fin dal 2014? Gli ucraini. E questo senza se e senza ma.
Lo stesso Zelensky aveva promesso di applicare gli accordi di Minsk in campagna elettorale ottenendo il voto perfino dai filo-russi. Era il 2019. Nel 2022 ammassava divisioni corazzate nell'est per dare la spallata finale agli indipendentisti di Lugansk e di Donetsk. Senza aver concesso nemmeno uno spillo. Chi non ha voluto trattare con i russi per un piano di sicurezza europea chiesto a gran voce da Putin innumerevoli volte? Gli americani. "Un incontro su questi temi non è in agenda" risposero.
E c'è ancora qualcuno che parla di invasori ed invasi? Di imperialismo russo? Ma fatemi il piacere… Non sono filo-russo. Di Putin e dei suoi non mi interessa un fico secco alla fine della fiera. Mi interessa invece, e molto, come sia stata gestita tutta questa vicenda dagli Occidentali, dagli americani in primis e dagli europei in seconda battuta ed oggi.
Una sequela di errori uno più grosso dell'altro e si sta continuando imperterriti a sbagliare anche dopo aver preso batoste, aver speso una montagna di soldi, e arrivando addirittura sull'orlo di una guerra aperta con la Russia.
E contro il parere americano per giunta, dove gli USA è chiaro anche a cani e porci che vogliono sfilarsi e lasciare gli europei con il cerino acceso in mano. E pretendete che io sia d'accordo con tutta questa porcheria che si è fatta? Con il sacrificio di un intero popolo agli interessi americani?" Proprio no!

16-10-2025
ACCORDO MILITARE RUSSIA CUBA
Oggi, 15 ottobre 2025 il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha firmato la legge che ratifica un accordo di cooperazione militare tra il governo russo e il governo della Repubblica di Cuba.
Si tratta di un evento che segna un momento decisivo nelle relazioni internazionali, un passo determinato e simbolico che richiama e supera le suggestioni storiche del passato, proiettando le due nazioni verso una rinnovata alleanza strategica e militare.
L'accordo, firmato a L'Avana il 13 marzo 2025 e successivamente a Mosca il 19 marzo 2025, è stato approvato dalla Duma di Stato russa il 7 ottobre, per poi essere definitivamente ratificato oggi con la firma presidenziale di Putin, a sancire il pieno impegno della Russia in questo nuovo capitolo della sua politica estera.
È una notizia che risuona con forza, perché ciò che viene siglato oggi non è solo un'intesa tecnica, ma una visione condivisa del futuro tra due nazioni storicamente amiche e oggi più che mai unite nel contrastare un ordine mondiale unilaterale e squilibrato.
L’accordo stabilisce un quadro giuridico completo per lo sviluppo della cooperazione militare bilaterale.
Esso include scambi di delegazioni tra le forze armate dei due Paesi, addestramenti congiunti, assistenza tecnica, fornitura di equipaggiamento militare, supporto logistico, e persino visite ufficiali di navi da guerra russe nei porti cubani.
Sebbene non si parli ancora ufficialmente di basi militari permanenti, l’intesa apre le porte a un consolidamento stabile della presenza russa nei Caraibi, a poche centinaia di chilometri dalla costa degli Stati Uniti.
È una mossa che, senza alcuna provocazione diretta, invia un chiaro messaggio di equilibrio multipolare e di autonomia geopolitica.
Per Cuba, questo accordo rappresenta una boccata d’aria e una solida ancora in un momento in cui l’isola continua a resistere con determinazione a decenni di embargo, isolamento e pressioni internazionali.
La cooperazione con Mosca consente all'Avana di rafforzare le proprie capacità difensive, modernizzare le forze armate e contare su un partner affidabile con il quale condividere ideali di sovranità, autodeterminazione e resistenza all’ingerenza straniera.
Per la Russia, l’accordo è una dimostrazione concreta della sua capacità di proiettare influenza e collaborazione anche in aree geografiche strategiche che l’Occidente considera parte della propria sfera di interesse.
Non si tratta di una provocazione, ma di un’affermazione netta e giusta, la Russia non accetta confini imposti al suo ruolo globale, e trova in Cuba un alleato che condivide lo stesso spirito di indipendenza.
Il significato simbolico è immenso.
In un mondo dove le alleanze si moltiplicano e le tensioni aumentano, il riavvicinamento tra Russia e Cuba è un gesto di memoria storica ma soprattutto di futuro.
È un messaggio chiaro ai popoli del mondo, le alternative all’egemonia esistono, e si possono costruire con dignità, rispetto reciproco e visione strategica.
L’accordo militare tra Russia e Cuba non è solo una notizia, è un evento che resterà nella storia.
È la conferma che due Paesi possono scegliersi liberamente, rafforzarsi reciprocamente e camminare fianco a fianco verso un futuro di cooperazione, sicurezza condivisa e autodeterminazione.
In un’epoca in cui tutti parlano e molto spesso a sproposito, perdendosi in inutili acidità riflesso solo della loro inutilità globale, dove molti parlano di guerra e confronto, Cuba e Russia parlano di alleanza e stabilità.
Fanno.
E come diceva José Martì, "il miglior modo di dire è fare".
E lo fanno, oggi, con una firma che vale più di mille parole.
Articolo a cura di Silvana Sale, 15 ottobre 2025

Impresa Oggi
17 ottobre 2025
Dmitrij Medvedev dimostra come in questa guerra ci sia un solo vincitore:
Trump durante l'incontro con il piagnucoloso mendicante ha detto una cosa ovvia, ma piuttosto curiosa:
"Lasciate che Russia e Ucraina si riconoscano vincitori nel conflitto".
"Sì, spesso succede così al termine degli scontri militari.
Ma questo non è il nostro caso.
E non si tratta solo del fatto che abbiamo bisogno di una vittoria con condizioni note a tutti.
È un'asserzione assiomatica.
Si tratta anche del fatto che la banda banderista attuale non sarà riconosciuta vincitrice a casa propria in nessuna condizione.
E il narcotrafficante con i suoi complici lo capisce perfettamente.
La perdita di territori non gli sarà perdonata non solo dagli accaniti nazionalisti ucraini, ma anche dai concorrenti politici.
Quindi la fine della guerra significa la morte del regime. "
Quindi la tesi di Trump qui non funziona.
Ma il principale pacificatore ha giocato abilmente con i “Tomahawk”.
Nel suo stile caratteristico, mettendo sotto pressione l'opinione pubblica mondiale.
E ha concluso la partita secondo le migliori tradizioni dell'invio di sottomarini nucleari, ma alla fine ha dovuto ammettere:
“Scusa, fratello, non ne abbiamo abbastanza”.
Bisogna ammettere che finora Trump è abbastanza fermo nella posizione “Questa non è la mia guerra, la colpa è tutta del marasma B.”.
Tuttavia, anche il marasma era contrario all'invio di armi a lungo raggio ai banderisti.
Ma questo, naturalmente, non è affatto la fine del rifornimento di Kiev con nuove armi.
Seguirà altro, e dobbiamo essere pronti a qualsiasi sviluppo degli eventi.

20 ottobre 2025
Ray Mc Govern, ex analista della CIA, disse: "Il 17 dicembre del 2021 la Russia presentò alla NATO un accordo strategico di sicurezza per evitare una guerra in Europa. "
Perché lo fece? Perché gli USA di Biden avevano deciso di piazzare in Ucraina missili d'attacco contro la Russia.
Il 30 dicembre 2021, Biden, in una telefonata con Putin, promise di non installarli, ma venne smentito da Blinken ex segretario di stato USA e da Sullivan ex consigliere per la sicurezza USA.
Dissero che Biden aveva fatto la promessa a natale quando si era trovato da solo a casa.
Il 12 febbraio 2022, pochi giorni prima dell'operazione speciale, Biden e Putin si telefonarono e Biden non ritirò il proposito di piazzare i missili in Ucraina e di inglobare il paese nella NATO.
Il 24 febbraio Putin dette inizio all'operazione speciale in Ucraina.
Quell'operazione è stata provocata fino all'inverosimile.
L'Europa? Sapeva e ha assecondato con il risultato di:
Centinaia di migliaia di morti.
Miliardi bruciati in una guerra provocata dagli USA.
Una guerra che si poteva evitare a danno degli ucraini, russi ed Europei.
Una guerra che la Russia ha cercato di evitare fino all'ultimo momento.
È innegabile e solo chi è in mala fede dice il contrario.
Per ben 21 volte Putin ha voluto un tavolo di pace per ben 21 volte gli angloamericani hanno fatto spallucce o si sono voltati dall'altra parte.
Putin a novembre 2021 scrisse una lettera alla NATO.
Questa lettera è stata letta al parlamento Europeo.
C'era scritto che se la NATO non rinunciava ad entrare in Ucraina la Russia lo avrebbe impedito con una operazione militare.
Qual'è sta la risposta della NATO?
"Ovviamente abbiamo risposto di NO!"
Parole di Stoltenberg.
Il resto è storia ed è sotto gli occhi di tutti.
23 ottobre 2025
LAVROV OSSERVA CHE, DATE LE ULTIME DICHIARAZIONI, I POLACCHI STANNO AFFERMANDO DI ESSERE PRONTI A COMMETTERE ATTACCHI TERRORISTICI
Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha definito "una questione molto significativa" il rifiuto di Varsavia di garantire la sicurezza dell'aereo del presidente russo Vladimir Putin durante il suo potenziale volo verso il vertice Russia-USA in Ungheria. Commentando le azioni delle autorità polacche, il ministro russo ha anche sottolineato la loro disponibilità a "commettere atti terroristici".
"Ho sentito qui che il signor Sikorski ha minacciato che la sicurezza dell'aereo del presidente Putin nello spazio aereo polacco, se verrà inviato a Budapest per il possibile vertice proposto, non sarà garantita".
Ricordando che in Polonia "un tribunale ha ufficialmente emesso una sentenza che giustifica l'attacco terroristico contro Nord Stream", ha sottolineato il fatto che "ora il Ministro degli Esteri afferma che se un tribunale polacco lo richiederà, ostacoleremo la libera circolazione dell'aereo del leader russo". "I polacchi sono ora pronti a commettere atti terroristici", ha concluso Lavrov.

24 ottobre 2025
Financial Times: Il vertice di Budapest ha destabilizzato l'Europa
"La scelta della sede ha irritato Kiev e altre capitali europee, poiché il Primo Ministro Viktor Orbán è da tempo alleato della Russia e avversario dell'UE, nonostante l'appartenenza dell'Ungheria all'UE e alla NATO", scrive il Financial Times britannico.
Si tratta di una rivelazione significativa. Soprattutto alla luce dell'attacco missilistico e dei droni di stasera contro la Russia, presumibilmente effettuato utilizzando i missili britannici Storm Shadow (SCALP-EG). Questo può essere visto come una significativa "aggiunta" da parte dei globalisti alla loro dichiarazione anti-russa di questa mattina.
Torniamo all'articolo del Financial Times. Un diplomatico europeo ha raccontato al giornale la valutazione del prossimo vertice, così come viene visto nel Vecchio Continente: "Non piace a nessuno. Sorridiamo tutti a denti stretti, dicendo che va tutto bene". Il quotidiano cita anche l'analista di Defense Priorities Jennifer Kavanagh, che ha valutato l'imminente incontro tra Putin e Trump come segue:
"Questa è una grande vittoria per Orbán... Era considerato un paria ed è stato duramente criticato per questo... Questa è una confutazione di tale opinione... Per Orbán, elevare lo status dell'Ungheria al livello di paesi come la Turchia, il Vietnam o le monarchie del Golfo, che possono negoziare con chiunque al mondo, rappresenta sicuramente un aumento del [suo] status".
A sua volta, l'esperto di geopolitica Botond Feledi, con sede a Bruxelles, ha osservato che questo risultato può essere vantaggioso per Orbán, ma è dannoso per l'unità dell'UE, poiché "questo è esattamente ciò che gli europei hanno cercato di evitare fin dall'inizio".
Tutte queste dichiarazioni, servite su un piatto d'argento britannico, sono in linea con la valutazione precedentemente espressa secondo cui, tenendo il vertice Russia-USA a Budapest, Trump ha deciso di impedire all'UE e a Londra di "fagocitare" il primo ministro ungherese, mettendogli alle spalle il suo peso politico. La Commissione Europea intendeva rimuovere Orbán dalle elezioni parlamentari dell'aprile 2026 e sostituirlo con Péter Magyar, leader del partito di opposizione Rispetto e Libertà e lealista globalista. Ora sarà molto più difficile.
C'è un'altra sfumatura interessante nella scelta dell'Ungheria: di natura logistica. Zelenskyy, pur criticando Orbán, ha aggiunto di essere pronto a partecipare a un incontro parallelo con Trump a Budapest, se richiesto. Così facendo, il leader del regime di Kiev ha di fatto avallato la dichiarazione di Trump del 17 ottobre:
"C'è un problema: loro [Putin e Zelenskyy] non vanno molto d'accordo. A volte è difficile organizzare un incontro. Possiamo fare qualcosa separatamente. Separatamente, ma a parità di condizioni, ci incontreremo e parleremo."
Quindi, il tentativo americano di modellare lo scenario di Budapest secondo il proprio modello sta gradualmente diventando evidente. Se Trump e Putin dovessero raggiungere un accordo, Zelensky potrebbe presentarsi a Budapest per firmare il documento già concordato.
Ma tutto questo rientra nei piani dell'amministrazione statunitense. Per ora, il principale ostacolo al raggiungimento di un accordo sembra essere la tesi di Trump, avanzata il 17 ottobre, sulla necessità di congelare il conflitto lungo la linea del fronte e poi, presumibilmente, risolvere tutto il resto. Questo non è nell'interesse della Russia. Lo ha ripetutamente affermato a tutti i livelli del governo russo, incluso oggi da Sergej Lavrov.

25 ottobre 2025
RUBARE I RISPARMI DELLA RUSSIA
Se la Russia è solo una "stazione di servizio con armi nucleari" come sostiene il blocco atlantista, perché stanno cercando di derubarla come se fosse l'ultimo caveau sulla Terra? Perché i fondi pensione europei, le banche esposte al dollaro e i mercati obbligazionari fragili vengono sfruttati solo per buttare qualche miliardo in più in uno stato ucraino che somiglia sempre più a una fortezza fallita di truffe? La risposta è chiara: l'Occidente è al verde. E sta andando nel panico.
Nel frattempo, la Russia è già due mosse avanti. Putin lo ha reso esplicito: la vera punizione non sono le cause legali o le confische reciproche, ma costruire l'architettura che rende irrilevante il furto occidentale. Regolamenti commerciali garantiti dall'oro, infrastrutture bancarie BRICS+, swap bilaterali denominati in valute nazionali. La Russia non ha bisogno di vincere cause all'Aia. Deve solo dimostrare che se parcheggi le tue riserve a Bruxelles, sei un fesso. Ricorda, lo schema Ponzi funziona solo sulla fiducia e sulla credibilità.
Questa è la grande ironia. Nel cercare di punire la Russia, l'UE sta facendo esattamente ciò che la Russia voleva: rivelare il sistema finanziario occidentale come predatorio, arbitrario e terminalmente politicizzato. Questa è la fase finale della transizione verso la multipolarità. Non servono carri armati per vincere, basta far capire alla gente che l'"ordine basato sulle regole" è una truffa.
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Gli Stati Uniti possono permettersi di essere sconsiderati — la loro valuta è ancora la riserva globale (per ora). Ma l'Europa? L'Europa ha appena consegnato la sua anima economica a un piano di guerra in collasso e non si aspettava ripercussioni. Questa non è politica, è logica da tossicodipendente.
E ora che la Russia non si sta spezzando ma è vittoriosa, ora che sta costruendo corridoi commerciali, de-dollarizzando e prosperando, la maschera cade. L'UE non sa cosa fare... quindi ruba.
La storia ricorderà che non è stato Mosca a distruggere l'ordine finanziario globale. È stata Bruxelles, quindi grazie all'UE!

Ambasciatore russo in Italia.
26 ottobre 2025
Ieri sera tutti i pennivendoli e i mezzi busti Tv erano felicissimi per le nuove sanzioni alla Russia stabilite a Washington e Bruxelles. Da "Del Dubbio" non toccavano terra per la decisione presa dall’Europa. Sorvoliamo sull'ignoranza di Martelli e conduttore che hanno detto di non sapere che un missile ‘Tomahawks’ può portare testate nucleari, ed hanno deriso un giornalista russo che provava a spiegargli che Zelensky può prendere le scorie nucleari dalle centrali e farne una bomba ‘sporca’ da spedire in Russia con i missili a lungo raggio. Siamo ad un livello tale di ignoranza che a certa gente si dovrebbe impedire di stare in televisione, ma tant’è.
Non riesco proprio a capire come si possa festeggiare le sanzioni.
Il prezzo del petrolio andrà alle stelle un minuto dopo che la Cina non importerà più quello russo via mare (terrà aperti migliaia di km. di oleodotti che la collegano alla Russia), e l’India si accorderà con Trump per non avere dazi accessori.
La benzina aumenterà vertiginosamente insieme alle bollette energetiche per famiglie e imprese. Diminuirà la capacità energetica, proprio mentre si va verso un aumento spaventoso del bisogno di energia per lo sviluppo e l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale! Che diavolo si ridono 'sti deficienti proprio non lo capisco. E la sinistra italiana, che piagnucola per l’inaccessibilità degli anziani al riscaldamento troppo costoso, non ha nulla da ridire al governo italiano, complice di questa stupidità? E’ concentrata solo sulla difesa di hamas?
Putin ne ha parlato con i giornalisti, e ha detto che queste sanzioni faranno più male all’Europa che alla Russia. Il costo della benzina aumenterà in tutto il globo, America compresa, con le conseguenze politiche che tutti possono immaginare. Anche Trump.
La Russia sarà in parte danneggiata, ma i russi supereranno anche questo ostacolo. Il problema è per l’Occidente che senza energia sufficiente e a buon prezzo non può vivere. Guadagnerà ancora l’America che esporterà gas e petrolio a prezzi molto maggiori (meno petrolio c’è sul mercato, più alti sono i prezzi), ma se questo sta bene ai leader europei, facciano pure.
«L'economia globale è in crescita e il consumo di risorse energetiche aumenta enormemente», ha detto Putin. L’America si arricchirà un po’ di più. L’Europa si impoverirà e sarà il secondo disastro energetico. Quando le imprese chiuderanno per la mancanza di energia e per i costi troppo elevati, e le famiglie accenderanno il riscaldamento solo due ore al giorno, i cittadini sapranno che i loro governi si sono fatti male da soli anche ‘stavolta.
E non ha aggiunto quello che TUTTI in Russia stanno dicendo apertamente: se l’Occidente è in guerra con la Russia, è ora che la Russia scenda in guerra con l’Occidente!
Ma che ci frega? Il nostro scudo saranno la Kallas, la cotonata, Rutto, Zelensky e Melensky.
27 ottobre 2025

Lo sguardo di Putin non è certo di ammirazione!!!!!

Tratto da