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Gli indici di bilancio. Bilancio di impresa N. 7

La ragione è condannata a porsi degli interrogativi ai quali sa di non poter rispondere
Immanuel Kant


Seguito di Bilancio d’impresa N.1  (I principi generali del bilancio), Bilancio d’impresa N. 2 (Lo stato patrimoniale), Bilancio d’impresa N. 3 (Il conto economico). Bilancio d’impresa N. 4 (La nota integrativa), Bilancio d’impresa N. 5 (Le altre relazioni del bilancio), Bilancio di impresa N. 6 (Il bilancio consolidato).

 

Gli indici di bilancio o ratios, che si ricavano dal rapporto tra poste dello stato patrimoniale e/o del conto economico, sono indicatori che consentono di ricavare alcune informazioni specifiche e il loro utilizzo può avere finalità diverse (1).

  • Un'analisi della situazione  economica, finanziaria e patrimoniale dell'impresa.
  • Un controllo dettagliato tra previsioni di bilancio e consuntivi e individuazione delle cause degli scarti.
  • Una verifica sintetica del bilancio da parte di osservatori esterni all'impresa.
  • L'opportunità per l'imprenditore di poter osservare l'andamento della propria impresa al di là dei semplici valori contabili.

 

La media e grande impresa monitora con frequenza almeno semestrale l'andamento di alcuni indici finanziari per un early warning di potenziali situazioni di crisi.
La piccola impresa dovrebbe analizzare, alla chiusura di ciascun bilancio, i propri ratios al fine di ricavare informazioni utili su come e cosa migliorare della propria gestione.

1. Indici della liquidità

Gli indici della liquidità esprimono la maggiore o minore attitudine dell'impresa ad operare in condizioni di adeguata capacità nel far fronte alle passività correnti (2) attraverso i mezzi liquidi provenienti dal realizzo di attività correnti (3).
Infatti, come primo approccio all'analisi della liquidità di un'impresa, ci si deve concentrare sul breve termine. Si dovrà "misurare", pertanto, la capacità dell'impresa di procurarsi il denaro necessario per fronteggiare le passività a breve termine, secondo la loro scadenza. Le passività a breve termine costituiscono una parte importante dei debiti complessivi dell'impresa, esse, infatti, devono essere pagate entro un periodo di tempo relativamente breve e, generalmente, sono superiori alla liquidità immediata dell'impresa: la domanda é «Dove si trova il denaro per pagarle?».
Il denaro è in continuo movimento all'interno dell'impresa; esso affluisce prevalentemente dai crediti verso i clienti, crediti che, a loro volta, provengono dalle scorte di prodotti finiti, che sono stati venduti. Questi derivano dai prodotti in corso di lavorazione e così via. Come abbiamo già visto queste operazioni generano le attività correnti. Allo stesso tempo, le merci sono state acquistate a credito e sono stati contratti debiti a breve termine. Le passività e le attività a breve termine sono in costante evoluzione e i principali indicatori della liquidità a breve termine si concentrano proprio sulle relazioni tra i valori delle attività e delle passività correnti; tali indicatori possono essere considerati il lubrificante che mantiene in perfetta efficienza il motore dell'impresa.

Gli indicatori più significativi sono:

  • il current ratio,
  • il quick ratio,
  • il rapporto tra capitale circolante e vendite,
  • l'indice di copertura degli interessi.

Il current ratioo indice di disponibilità è il rapporto tra attività correnti e passività correnti, valori ricavabili dal bilancio riclassificato secondo i princìpi della liquidità - esigibilità; l'indice può essere, quindi, espresso come:

Liquidità immediata + Liquidità differita + Rimanenze
Passività correnti

In genere i testi anglosassoni sostengono che valori dell'indice prossimi a 2 denotano una buona situazione di liquidità. La pratica insegna, peraltro, che valori tra 1 e 2 possono essere considerati soddisfacenti e che il grado di soddisfazione dipende, sia dal settore in cui opera l'impresa, che dai valori storici.
È necessaria una notevole professionalità nell'interpretare questo, come ogni altro indice, in un'impresa; esiste infatti un'ampia gamma di condizioni, nei diversi settori merceologici, che escludono la possibilità di creare dei modelli rigidi. Alcune imprese operano ottimamente con indici di liquidità che sarebbero sintomo di crisi per altre.
A esempio, alcune aziende devono mantenere alti i livelli delle scorte e hanno cicli di produzione molto lunghi, mentre altre non hanno scorte e, per di più, ricevono più credito di quanto ne concedano. Un singolo indice isolato dice poco; è necessario invece adottare una metodologia che consenta utili confronti. La metodologia può prevedere l'utilizzo di più fonti, come, ad esempio, dati e tendenze storiche, bilanci di concorrenti, dati pubblicati su riviste specializzate.
 Giova notare che il current ratiosi basa anche sulla componente meno liquida delle attività correnti, cioè il magazzino o quanto meno quelle scorte permanenti che potrebbero essere considerate immobilizzazioni cautelative.

Volendo, quindi, applicare un indice che tenga conto di queste considerazioni va analizzato il quick ratio o acid test o indice di liquidità, indice che si ottiene escludendo del tutto, dalle attività correnti, il valore delle rimanenze di magazzino:

Quick ratio = Attività correnti - Rimanenze / Passività correnti

Alcuni analisti sostengono che valori del quick ratio prossimi ad uno denotano una situazione soddisfacente, anche se la pratica consiglia di evitare allarmismi se l'indice è tra 0,6 ed 1. L'uso dell'uno o dell'altro indice dipende molto dal mercato in cui opera l'impresa. Nel caso in cui vi sia una forte rotazione del magazzino, come per le imprese che fanno grande uso di componenti elettronici, è preferibile il current ratio.

Il terzo indice della liquidità aziendale è il rapporto tra capitale circolante netto (4) e vendite. Mentre il current ratio e il quick ratio considerano solo poste dello stato patrimoniale, questo indice considera anche poste del conto economico. Il valore delle vendite riflette, in qualche modo, il flusso di cassa operativo dell'intero sistema. Questo rapporto, quindi, collega il surplus tra attività a breve termine e passività a breve termine al cash flow operativo annuale lordo.
Questo indice riesce, spesso, a indicare tendenze che non sono individuate dagli altri due indici. È possibile, infatti, che il current e il quick ratio presentino valori stabili, mentre il rapporto tra capitale circolante e vendite sia in diminuzione. Ciò si verifica quando le vendite crescono rapidamente mentre i livelli del capitale circolante sono stabili, situazione che conduce ad un'attività eccedente i mezzi propri, situazione chiamata overtrading.
L'overtrading testimonia, quindi, una situazione in cui lo stato patrimoniale non ha risorse sufficienti per sostenere l'elevato livello di produzione, spinta, a sua volta, da una forte richiesta da parte della vendita. Questa situazione si verifica quando un'impresa cresce troppo rapidamente o quando l'impresa è sottocapitalizzata alla sua nascita. Il sintomo di questa situazione  è una costante insufficienza della cassa ad affrontare le necessità giornaliere.
Nondimeno, la tendenza attuale è accettare, rispetto a qualche anno fa, valori più bassi del rapporto tra capitale circolante e vendite, in particolare, attraverso ristrutturazioni del ciclo operativo che consentano di ridurre fortemente il valore delle scorte.

L'indice di copertura degli interessi è il solo che utilizza valori prelevati esclusivamente dal conto economico. L'ammontare degli interessi passivi, diviso per il reddito operativo o EBIT fornisce la misura della copertura espressa in numero di volte.

Copertura interessi  = Ammontare degli interessi passivi/Reddito operativo

È interessante considerare la differenza tra questo indice e i precedenti: Gli interessi passivi, nel conto economico, sono dovuti a:

  • totale dei debiti,
  • tasso di intesse reale.

Mentre gli indici derivanti dallo stato patrimoniale considerano solo l'indebitamento totale, questo ratio tiene conto di due fattori che gli altri non prendono in esame:

  • la capacità di produrre reddito dell'impresa,
  • il tasso medio di interesse.

 

Un'impresa ad alta redditività può avere una capacità di copertura degli interessi molto adeguata, anche se lo stato patrimoniale mostra un elevato grado di indebitamento. È ovvio che variazioni dei tassi di interesse hanno un forte impatto su questo indice.
Anche per esso vale la considerazione della variabilità dei valori ottimali tra azienda e azienda; gli analisti considerano 6 un valor medio prudenziale di copertura degli oneri finanziari con il reddito operativo.

2. Indici di durata

Questi indici forniscono indicazioni sul grado di liquidità - esigibilità delle attività e delle passività correnti più significative, e, quindi, sulla gestione dei flussi di capitale circolante netto. Opportunamente integrati con gli indici del paragrafo precedente consentono di approfondire la valutazione sulla liquidità dell'impresa.

I giorni creditori o turnover dei crediti, sono il numero di giorni medio necessario per incassare i crediti commerciali. L'indice si può ricavare dal rapporto tra la semisomma dei crediti commerciali di inizio e fine esercizio, al netto dell'Iva, e il fatturato giornaliero.

Giorni creditori  = Media dei crediti commerciali : 1,2 / Fatturato annuo : 365

I giorni debitori o turnover dei debiti, sono il numero di giorni medio del credito ottenuto dai fornitori. L'indice si può ricavare dal rapporto tra la semisomma dei debiti nei riguardi dei fornitori di inizio e fine esercizio, al netto dell'Iva, e il valore giornaliero degli acquisti.

Giorni debitori =    Media dei debiti verso fornitori : 1,2 / Acquisti : 365

Giova segnalare che dal punto di vista teorico l'impresa dovrebbe operare per minimizzare la durata media dei crediti commerciali ed allungare la durata media dei debiti commerciali; questa politica non deve però cozzare contro una corretta gestione dell'impresa che deve tenere conto della soddisfazione dei clienti e della tendenza a fare del fornitore un partner nell'ambito del sistema degli stakeholder.

I giorni magazzino o turnover del magazzino esprime la giacenza media delle scorte di materie prime, semilavorati e prodotti finiti. L'indice si può ricavare dal rapporto tra la semisomma delle rimanenze di magazzino di inizio e fine esercizio e il costo giornaliero dei prodotti venduti nell'esercizio.

Valore medio del magazzino tra inizio e fine esercizio / Costo industriale del venduto : 365

Il costo industriale del venduto è desumibile dal conto economico riclassificato a "ricavi netti e costo del venduto". Come è già stato detto,  un'adeguata gestione del magazzino ha come obiettivo quello di mantenere le scorte ad un livello minimo ottimale in modo da garantire la continuità operativa e, contestualmente, da minimizzare i costi finanziari.

I quozienti di durata trovano una perfetta sintesi nella durata media del ciclo di capitale circolante netto o giorni di capitale circolante nettocalcolati nel seguente modo:
+    Giorni creditori
+    Giorni magazzino

  • Giorni debitori.

A parità di condizioni, più breve è la durata media del ciclo di capitale circolante netto,migliore risulta la liquidità dell'impresa, o meglio, a parità di fatturato, più breve è la durata media del ciclo di capitale circolante netto,minore risulta l'immobilizzo finanziario.

Alcuni analisti prendono in considerazione anche il turnover del capitale circolante lordo, espresso dal rapporto:

Vendite
Capitale circolante lordo medio

e i giorni attività totali o turnover delle attività totali, espresso dal rapporto:

Vendite
Totale attività medie

3. Indici della solidità patrimoniale finanziaria

Questi indici forniscono informazioni sull'equilibrio della struttura patrimoniale e finanziaria dell'impresa.
Una condizione necessaria perché si realizzi questo equilibrio è quella secondo la quale le immobilizzazioni siano uguali o minori del capitale permanente; il capitale permanente è desumibile dallo stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio della liquidità - esigibilità e rappresenta la somma del patrimonio netto e delle passività di medio - lungo termine (passività consolidate). Il rapporto di copertura delle immobilizzazioni è dato quindi dalla seguente formula

Immobilizzazioni
Patrimonio netto + Passività fisse

La dottrina stabilisce che la struttura patrimoniale finanziaria dell'impresa è soddisfatta quando il rapporto di copertura è uguale ad 1. Questa condizione impone che le risorse finanziarie portate dagli azionisti e dai debiti di medio - lungo periodo finanzino esattamente tutte le immobilizzazioni. La condizione ottimale sarebbe, peraltro, assicurata da un rapporto inferiore ad 1; in tal caso, infatti, una parte del capitale circolante, ad esempio una quota di magazzino, costituito da scorte che assicurano la continuità operativa, troverebbe la copertura finanziaria attraverso parte delle fonti consolidate.
Soddisfatto questo requisito si otterrebbe la condizione ottimale secondo la quale le passività a breve finanziano esclusivamente la parte del capitale circolante con effettiva liquidità. Il rapporto di copertura delle immobilizzazioni va quindi analizzato con estrema cautela tenendo conto, in particolare, di quelle voci del capitale circolante che non hanno concluso il ciclo economico (materie prime, semilavorati, prodotti non ancora venduti). Cautela nell'uso di questo indice va usata anche nella sua analisi storica; l'indice può essere influenzato infatti dai risultati d'esercizio, dalle aliquote di ammortamento, dallo sviluppo delle immobilizzazioni e dal loro stato di efficienza tecnico - economica, dai programmi di rimborso dei debiti di medio - lungo periodo.

È anche interessante valutare il grado di copertura delle immobilizzazioni con capitale proprio, espresso dal rapporto

Immobilizzazioni
Capitale proprio

Un altro importante indice della solidità patrimoniale finanziaria è il rapporto di indebitamento (gearing), che mette in evidenza la proporzione tra mezzi propri e capitale di terzi a titolo oneroso e, quindi, il grado di indipendenza da terzi; l'indice è espresso dalla formula

 

Passività correnti + Passività fisse
Patrimonio netto

Il numeratore è dato dai debiti a titolo oneroso di breve, medio e lungo periodo ed è calcolato come sommatoria media dei valori di inizio e di fine esercizio. Il denominatore è dato dalla media dei valori di inizio e di fine esercizio del patrimonio netto.
Il rapporto di indebitamento esprime la capacità dell'impresa ad operare in condizioni di indipendenza finanziaria; quanto più basso è questo indice tanto maggiore è la libertà dell'impresa nelle proprie scelte rispetto ai vincoli che deriverebbero da un forte utilizzo di mezzi finanziari conferiti a credito e altrettanto maggiore è la capacità di remunerare il capitale investito.  La dottrina asserisce che valori dell'indice inferiori a 0,5 denotano un'impresa fortemente capitalizzata e quindi in una posizione di potenziale forte espansione. Anche in questo caso l'analisi dell'indice va fatta con estrema cautela perché l'adeguato rapporto tra capitale di terzi e mezzi propri è da valutare in riferimento al settore merceologico e, principalmente, alla variabilità dei flussi finanziari generati dalla gestione corrente.

Ulteriori informazioni sulla struttura finanziaria dell'impresa possono essere fornite dal grado di rigidità dei finanziamenti di terzi e cioè dal seguente rapporto

Debiti a breve
Debiti a medio lungo

Quest'indice va letto in stretta relazione con la composizione dell'attivo patrimoniale al fine di individuare eventuali squilibri finanziari ed apportare azioni di ristrutturazione del debito che consentano di ridurre gli oneri finanziari.

Per valutare, infine, i rischi legati alle passività finanziarie un ulteriore approfondimento può essere condotto dall'analisi del rapporto di copertura finanziaria, calcolato tramite la seguente formula

Margine operativo lordo
Oneri finanziari + Rate dei debiti in scadenza

che esprime la capacità dell'impresa a remunerare il capitale di terzi nel medio periodo sotto forma di oneri finanziari e rate di debiti in scadenza.

4. Indici della redditività operativa e netta.

Gli indici della redditività aziendale sono quelli più usati per valutare la capacità dell'impresa a remunerare in modo soddisfacente il capitale investito.
Ritornando all'esempio di un motore possiamo affermare che come il rendimento è la sua  principale performace, così la redditività, cioè la capacità di remunerare il capitale investito, è la principale performance dell'impresa.
Il totale delle attività impiegate in un'impresa crea la necessità di raccogliere sul mercato finanziario un'equivalente quantità di fondi, pagati ad un costo pari al tasso di interesse di mercato. Il pagamento può essere effettuato solo con il surplus derivante dall'efficiente utilizzo delle attività stesse. È proprio rapportando questo surplus al valore delle attività che si ottiene la misura della redditività degli investimenti.
Se la redditività degli investimenti è maggiore o uguale al costo dei fondi, l'impresa è vitale, viceversa non è destinata a sopravvivere.
 Non sembra ovvio osservare che la redditività può essere vista dai punti di vista della remunerazione del patrimonio netto o di quella del patrimonio netto più i debiti a titolo oneroso.

Per i soci investitori l'indice della redditività del capitale investito è rappresentato dal Roe (Return on equity), espresso dalla formula
Roe % =  Utile netto / Patrimonio netto medio

ove il patrimonio netto  è calcolato come media dei valori di inizio e di fine esercizio.
Peraltro, al fine di individuare, sia le cause che hanno determinato il risultato dell'esercizio, che le eventuali politiche di gestione che potrebbero migliorare la redditività, si deve fare riferimento alla redditività complessiva del patrimonio netto e del capitale di terzi (debiti a titolo oneroso), al fine di valutare la capacità dell'impresa di remunerare in modo soddisfacente tutto il capitale investito.

Questa informazione è ottenuta grazie al Roi (Return on investment), espresso dalla formula

Roi %  = Reddito operativo / Capitale investito netto medio

Il reddito operativo o utile operativo o margine operativo netto o EBIT (Earnings before interests and taxes), come risulta dal conto economico riclassificato a "ricavi e costi del venduto" rappresenta il risultato della gestione operativa ottenuto attraverso l'impiego delle risorse aziendali. Il denominatore è rappresentato dalla media del capitale investito netto (Cin) tra inizio e fine esercizio, come risulta dallo stato patrimoniale riclassificato a "capitale investito netto” (6). Al fine di ricavare un indice che esprima la redditività netta del capitale investito, è necessario che il numeratore rappresenti il reddito operativo al netto dell'imposizione fiscale.

Per un approfondimento dell'analisi del Roi è possibile riformulare l'indice con la seguente formula

Roi %  = Mol - Quota ammortamento / Capitale investito medio lordo - Fondi ammortamenti

in tal caso il Roi dipende dalla dinamica del margine operativo lordo, dalle politiche di investimento e dalle correlate politiche di ammortamento.
Si può notare, ad esempio, che un ristagno degli investimenti può determinare valori del Roi artificiosamente elevati, a maggior ragione se abbinati ad una politica di ammortamenti accelerati. Se le immobilizzazioni sono contabilizzate a costi storici e non si tiene conto dell'inflazione il reddito operativo viene sovrastimato e il valore del capitale investito sottostimato con duplice effetto di gonfiamento del Roi. Il Roi va, pertanto, valutato con cautela nei periodi di inflazione e di scarsi investimenti. Le distorsioni si assottigliano se il capitale investito è costituito prevalentemente da attività correnti che seguono la dinamica dell'inflazione o se l'impresa fa ricorso ad adeguate rivalutazioni delle immobilizzazioni.

Dopo queste necessarie osservazioni si può pervenire ad un indicatore più significativo

Roi %  = Margine operativo lordo / Capitale investito medio lordo

tale rapporto non risente della politica degli ammortamenti e offre valori stabili in presenza di tassi elevati di sviluppo degli investimenti.

 Il Roi può essere anche espresso mediante la formula di Du Pont, come prodotto tra l'indice di redditività delle vendite e l'indice di rotazione del capitale investito

Roi = RO  x  F    RO
           F        Cin     Cin

RO = Reddito operativo
F = Fatturato
Cin = Capitale investito netto medio.

Un altro indice della redditività è il valore del costo medio del denaro a prestito o Rod (Return on debts), espresso dal rapporto:

Oneri finanziari
Passività correnti medie + Passività fisse medie

Il margine operativo lordo, cioè il valore che si ottiene sottraendo dal fatturato i costi operativi (esclusi ammortamenti e accantonamenti), consente di collegare l'aspetto economico con quello finanziario della gestione. Di norma il MOL è rapportato alle vendite e si ottiene il margine operativo sulle vendite, che consente confronti con aziende omogenee.

MOL
Vendite

Un altro indice di redditività delle vendite è il ROS (Return on sales), espresso da:

Reddito operativo
Vendite

Un altro indice di redditività molto importante è l'incidenza degli oneri finanziari sul fatturato (7):

Oneri finanziari
Fatturato

la sua importanza deriva dal consentire di evidenziare quanta parte dei ricavi delle vendite è assorbita dagli oneri finanziari; si ritiene che non debbano essere superati valori tra il 6% e l'8%.

5. La leva finanziaria

La scelta che un'impresa fa di indebitarsi e di quanto indebitarsi va presa sulla base di un'attenta analisi della struttura patrimoniale e dell'effetto che esso ha sulla remunerazione del patrimonio netto.
In particolari circostanze e a parità di Reddito operativo, il ricorso all'indebitamento produce un effetto di moltiplicatore finanziario sul Roe. Ciò fa sì che le valutazioni sull'indebitamento devono prendere in considerazione l'effetto che esso ha sul reddito.
Il rendimento del patrimonio netto al lordo delle imposte è espresso dalla seguente formula 1):

Re = (RO - i D) / E                    1)
Re = Rendimento del patrimonio netto al lordo delle imposte
RO = Reddito operativo
D = Totale dei debiti a titolo oneroso
i = costo medio dei debiti
E = Patrimonio netto (equity).

La redditività del capitale complessivamente investito, al lordo delle imposte, è espressa dalla formula 2):

Rci =    RO / (E + D)                  2)

Rci = Redditività del capitale complessivamente investito.

Inserendo il valore di RO ricavato dalla formula 1) nella formula 2) si ottiene la 3):

Rci (E + D) -iD = Re * E             3)
e quindi:
Re = Rci + D* (Rci --i) / E          4)
da cui
Re (1 - Af) = Rci (1 - Af) + D * (Rci -i) (1 - Af) /E        5)
Af = Aliquota fiscale.

Esprimendo, pertanto,  tutto al netto dell'imposizione fiscale si ottiene la formula che lega il Roe al Roi:

Roe = Roi + D (Roi -i') / E        6)
i' = i (1 - Af)

In assenza di debiti, D = 0,  e a parità di reddito operativo la redditività del patrimonio netto coincide con quella del capitale complessivamente investito netto, Roe = Roi. Lo stesso vale se il Roi è pari all'onerosità dell'indebitamento.
Fin tanto Roi › i', l'impresa ha convenienza ad indebitarsi perché il Roe tende a crescere; di converso, se l'onerosità dell'indebitamento assorbe la redditività operativa i' › Roi, allora è necessario ridurre l'indebitamento per evitare un effetto leva negativo sulla redditività del patrimonio netto.
L'effetto di leva finanziaria (leverage), cioè l'effetto generato sulla redditività del patrimonio netto dall'andamento del Roi e dall'onerosità dell'indebitamento, andrebbe approfondito (Walsh, 1993), e, comunque, trattato con estrema cautela; in questo ambito è sufficiente conoscere l'esistenza di questo effetto.

6. Indici di rinnovamento

Il rinnovamento è inteso come la capacità dell'impresa di produrre mezzi finanziari con la gestione per poter sviluppare gli investimenti senza dover dipendere da fonti esterne.
 Il rinnovamento corrisponde quindi alla capacità di autofinanziamento dell'impresa.
Per descrivere questa attitudine dell'impresa possono essere analizzati diversi indici.
Il rapporto fra ammortamento e la media delle attività fisse

Ammortamento
Media delle attività fisse

segnala la velocità di trasformazione indiretta degli investimenti in denaro.

Il tasso di rinnovamento espresso dal rapporto

Nuove immobilizzazioni
Media delle attività fisse

indica la velocità con la quale l'impresa procede al rinnovamento delle immobilizzazioni tecniche.

L'autofinanziamento non è un rapporto ma un valore numerico rappresentato da:
utile + ammortamenti.

Si ha quindi l'indice del concorso dell'autofinanziamento ai nuovi investimenti

Autofinanziamento
Nuove immobilizzazioni

Maggiore è il concorso dell'autofinanziamento ai nuovi investimenti, minori sono i problemi finanziari dell'impresa; infatti, un'impresa che è in grado di procurarsi al proprio interno le risorse finanziarie per i nuovi investimenti non avrà problemi di liquidità.

7. Indici di efficienza

L'efficienza consiste nell'impiego razionale delle risorse; normalmente gli indici di efficienza sono rappresentati dal rapporto tra un output e un input.
Essi sono, ad esempio:

Il fatturato pro capite

Vendite
Numero medio di dipendenti

Il rendimento dei dipendenti

Vendite
Costo del personale

Il rendimento delle materie

Vendite
Costo delle materie

Per concludere, giova notare che chiunque, un imprenditore, un responsabile, una persona terza rispetto all'impresa voglia approfondire con abbondanza di elementi lo stato di salute di un'impresa dovrà, necessariamente, fare riferimento agli indici di bilancio.
In tab. 6.1 sono sintetizzati gli indici più utilizzati; come mostrato, per migliorare il grado di informazione che è possibile ricavare dall'analisi degli indici, per ciascuno di essi, andrebbero riportati i valori dei due, tre anni precedenti.

Occorre ricordare che oltre all'analisi "nel tempo" sono utili anche, l'analisi "nello spazio", ovvero il confronto degli indici tra aziende concorrenti (benchmarking), e l'impiego di dati standard settoriali.

Tab. 1 Sintesi degli indici

Indici

Formula

Anni

LIQUIDITA'

 

X

X+1

X+2

Current ratio

Liq. immediata + Liq. differita + Rimanenze
Passività correnti

Quick ratio

Attività correnti - Rimanenze
Passività correnti

Copertura delle attività totali

Capitale circolante netto
Vendite

Copertura degli interessi

Oneri finanziari
Reddito operativo

DURATA

 

 

 

 

Giorni
creditori

Crediti commerciali : 1,2
Fatturato annuo : 365

Giorni
debitori

Debiti verso fornitori : 1,2
Acquisti : 365

Giorni
magazzino

Valor medio del magazzino nell'esercizio
Costo industriale del venduto : 365

Giorni
CCN

Giorni creditori + giorni magazzino - giorni debitori

Giorni
CCL

Vendite
Capitale circolante lordo medio

Giorni
attività totali

Vendite
Totale medio delle attività

SOLIDITA'

1° Copertura
immobilizzazioni

Immobilizzazioni
Patrimonio netto + passività fisse

2° Copertura immobilizzazioni

Immobilizzazioni
Capitale proprio

Rapporto di
indebitamento

Passività correnti + Passività fisse
Patrimonio netto

Rigidità
dei debiti

Debiti a breve
Debiti a medio lungo

Copertura
finanziaria

Margine operativo lordo
Oneri finanziari + rate dei debiti in scadenza

REDDITIVITA'

Return on
equity (Roe)

Utile netto
Patrimonio netto medio

1° Return on investment (Roi)

Reddito operativo
Capitale investito netto medio

2° Return on investment (Roi)

MOL - Quota ammortamento
Capit. investito lordo - Fondi ammortamenti

3° Return on investment (Roi)

Margine operativo lordo
Capitale investito medio lordo

Costo medio denaro

Oneri finanziari
Media  (Passività correnti + Passività fisse)

Margine sulle vendite

Margine operativo lordo
Vendite

Return on sales (Ros)

Reddito operativo
Vendite

Incidenza oneri finanziari

Oneri finanziari
Fatturato

RINNOVAMENTO

Ammortamento e immobilizzi

Ammortamento
Media delle attività fisse

Tasso di rinnovamento

Nuove immobilizzazioni
Media delle attività fisse

Autofinanziamento e nuove immobilizzazioni

 

Autofinanziamento
Nuove immobilizzazioni

EFFICIENZA

 

 

 

 

Fatturato pro capite

Vendite
Numero medio di dipendenti

Rendimento dei dipendenti

Vendite
Costo del personale

Rendimento delle materie

Vendite
Costo delle materie

NOTE

 

  1. Alcuni indici di bilancio si ricavano dagli schemi riclassificati.
  2. Obblighi che, in base ai termini di contratto, scadono nel breve periodo.
  3. Comprendono la cassa e altre attività che si ipotizza si trasformeranno in cassa (o comunque verranno utilizzate) entro il breve periodo.
  4. Si ricorda che il capitale circolante netto è dato dalla differenza tra le attività correnti e le passività correnti.  Questa differenza rappresenta, quindi, le risorse finanziarie legate alla gestione corrente.
  5. Si ricorda che il capitale circolante lordo o attività correnti = Rimanenze + crediti a breve + liquidità.
  6. La formula è valida quando possono essere considerati marginali investimenti atipici o investimenti extra operativi
  7. Questo indice, a volte,  è preso in considerazione da enti pubblici o banche nel caso di richiesta, da parte dell'impresa, di crediti agevolati

 

Eugenio Caruso
5 ottobre 2009

Tratto da Come preparare e leggere un bilancio.

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