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I passi della grande crisi del 2008 - 2009 - Parte II

Quantum mutatus ab illo!

Virgilio - Eneide


Indice
1. Giappone
2. Italia
3. Usa
4. Ue
5. I paesi dell’Est Europa
6. Resto del mondo
7. Il low-cost e il low risk battono la crisi
8. Il 27 febbraio il venerdì nero del 2009
9. Lotta ai paradisi fiscali
10. Considerazioni generali
Piccole ricette anti crisi.

L’articolo è, sostanzialmente,  il seguito di Come si è arrivati alla grande crisi del 2008. Per andare alla Parte III clicca qui.

Con riferimento al succitato articolo, questo prosegue, per il primo trimestre 2009,  nell’analisi delle performance economiche delle più importanti imprese del pianeta suddivise per area geografica. Con particolare attenzione è analizzata la situazione italiana. Sono inoltre prese in considerazione tutte le più importanti iniziative delle organizzazioni internazionali e nazionali. Per trasmettere un segnale di ottimismo sono indicate in rosso le notizie che fanno presagire un trend, un'attenuazione anche se modesta della crisi.

1. GIAPPONE

Sony il gigante dell’elettronica giapponese ha confermato importanti avvicendamenti alla guida dell’azienda. Il colosso nipponico, che paga il tracollo delle vendite principalmente nel settore delle tv a schermo piatto e di altri prodotti elettronici come pure il forte apprezzamento del yen, ha annunciato di attendersi una perdita operativa record di 2,08 miliardi di euro al 31 marzo. E’ previsto un taglio di 16mila posti di lavoro. Anche per questo, Sony ha dichiarato di voler radicalmente rinnovare le attività dell'elettronica e dei giochi attraverso una gestione capace di aumentarne redditività e competitività. «Questa riorganizzazione - ha commentato l’ad Stringer - è stata progettata per trasformare Sony in una società globale meno ingessata, più innovativa, integrata e agile, e per fare in modo che alle nuove generazioni di manager siano affidate ampie responsabilità.» La produzione di auto  ha ceduto a gennaio il 41% su base annua, a -576.539 unità, registrando il peggior tonfo dal 1967. Lo rende noto la Japan Automobile Manufacturers Association, l'associazione dei produttori, è il quarto mese di fila di flessione. Le autovetture sono diminuite del 41,2% (a 494.843 pezzi), i camion del 40,6% (a quota 73.458) e gli autobus del 26,6% a 8.238 unità. Male Toyota (-40,3% a 209.224 auto), Honda (-23% a 77.224) e Nissan (-59% a 47.477). Intanto la produzione industriale in Giappone registra un calo record del 10% mensile a gennaio e si prevede un calo dell'8,3% dell'output manifatturiero a febbraio. Nel trimestre da ottobre a dicembre la produzione industriale è calata del 12%. Intanto l'inflazione core a gennaio è rimasta invariata, il livello più basso dal 2007, mentre la spesa delle famiglie a gennaio affonda. Toyota Financial Services, il braccio finanziario del leader mondiale dell'auto, ha chiesto alla Japan Bank for International Cooperation (Jbic), istituto a controllo pubblico, prestiti in dollari per circa 1,7 miliardi di euro a supporto delle proprie attività negli Usa. Il finanziamento si è reso necessario per il credit crunch con il quale le imprese si trovano a dover fare i conti per la crisi finanziaria globale. Toyota è la prima impresa industriale che si avvale di uno strumento di finanziamento d'emergenza recentemente creato dal governo giapponese per aiutare le imprese che operano all'estero, in difficoltà per la raccolta di fondi. La produzione domestica di auto a febbraio ha segnato in Giappone un crollo del 56,2% su base annua. Lo rende noto la Jama, associazione nipponica dei produttori, spiegando che il settore ha segnato il quinto mese consecutivo di flessione. I veicoli prodotti in Giappone sono ai livelli più bassi in riferimento a febbraio dal 1971, anno di avvio delle statistiche comparabili. Il mercato dell'auto in Giappone crolla ai minimi degli ultimi 38 anni al termine dell'esercizio 2008-09. Le vendite domestiche di nuovi veicoli, informa la Japan Automobile Dealers Association (Jada, l'associazione dei dealer del Sol Levante), hanno ceduto il 15,6% nell'anno fiscale chiuso il 31 marzo, a 2.891.901 unità, segnando il sesto anno di calo consecutivo: per la prima volta dal 1971 le vendite, includendo auto, camion e bus, sotto finite sotto la soglia dei 3 milioni di pezzi.

2. ITALIA

Crolla la produzione in gennaio. L'indice del fatturato corretto per gli effetti del calendario, segnala l'Istat, ha registrato una diminuzione tendenziale del 19,9% (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 22 di gennaio 2008), mentre l'indice grezzo degli ordinativi ha segnato una riduzione tendenziale del 31,3%. Entrambi gli indicatori sono scesi del 2,1% rispetto a dicembre. Nel confronto su base trimestrale, il fatturato scende dell'8,8% e gli ordinativi del 14,2%. RECORD NEGATIVO - Entrambi gli indici tendenziali rappresentano il peggior dato dal 1991. Nel dettaglio, gli indici destagionalizzati del fatturato per raggruppamenti principali di industrie hanno segnato variazioni congiunturali positive del 5,9% per l'energia e dello 0,1% per i beni di consumo (-3,1% per quelli durevoli e +0,8% per quelli non durevoli). Si sono registrate variazioni negative del 5,9% per i beni strumentali e del 2,5% per i beni intermedi. L'indice del fatturato, corretto per gli effetti di calendario, ha registrato a gennaio diminuzioni tendenziali del 28,4% per i beni intermedi, del 28,1% per l'energia, del 19,7% per i beni strumentali e del 4,8% per i beni di consumo (-21,2% per quelli durevoli e -2% per quelli non durevoli). Continua la discesa per l’industria degli autoveicoli. A gennaio il fatturato ha segnato un crollo del 47,4% (26,3% a dicembre). L’Istat chiarisce che il calo è stato sul mercato interno del 42,8%, e su quello estero del 52,3% (a dicembre erano stati rispettivamente del 29,3% e del 21,3%. Si tratta di dati grezzi. Male anche gli ordinativi che hanno segnato un calo del 26,3%, dovuti ad un calo sul mercato interno del 30,5% e su quello estero del 26,3%. GLI ALTRI SETTORI - A gennaio l'indice del fatturato corretto per gli effetti di calendario ha segnato le diminuzioni tendenziali più significative nel settore della fabbricazione di mezzi di trasporto (-37,1%), della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchine e impianti) (-33,3%) e della fabbricazione di prodotti chimici (meno 29,2 per cento). Le variazioni negative più marcate dell'indice grezzo degli ordinativi hanno riguardato invece la fabbricazione di macchinari ed attrezzature n.c.a. (-41%), la metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchine e impianti) (-40%) e la fabbricazione di mezzi di trasporto (-39%). Nel mese di febbraio il governo approva il secondo pacchetto anti-crisi.
Cell Therapeutics annuncia di avere avviato la procedura di licenziamento collettivo dei dipendenti di Cell Therapeutics Europe impiegati presso il Centro ricerche di Bresso (Italia), in conformità con la Legge 223/1991. Il licenziamento collettivo riguarderà 62 lavoratori. Cell T, da società impegnata in studi pre-clinici e ricerca, si avvia a divenire una società commerciale, e si sta attualmente impegnando per ottenere la commercializzazione dei propri candidati farmaci. Inoltre, la crisi creditizia globale ha costretto la società a ridurre drasticamente i costi operativi.  Terna, comunica che a gennaio la quantità di energia elettrica richiesta in Italia ha fatto registrare una flessione dei consumi dell'8,5% rispetto allo stesso mese del 2008. Si tratta del calo più pronunciato da 34 anni (-7,6% nell'agosto del 1975). A parità di calendario e temperatura la variazione della domanda elettrica sarebbe pari -8%. Non sono bastati gli incentivi del governo a riportare sui livelli del 2008 il mercato italiano dell'auto. Per lo meno non a febbraio, mese che ha beneficiato solo in parte dei bonus (approvati a Palazzo Chigi il 6 febbraio) e ha registrato 165.289 immatricolazioni, per una flessione del 24,4% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso; il consuntivo dei primi due mesi dell'anno parla di 323.478 immatricolazioni, contro le 452.475 del 2008 (-28,51 per cento). Prosegue il crollo di vendite nel comparto delle due ruote, le immatricolazioni sono scese del 37,2% rispetto all'anno scorso. In totale 23.402 motocicli in meno. A riferirlo è l'Associazione nazionale ciclo motociclo accessori (Ancma) di Confindustria. La Cnh, società di macchine movimento terra del gruppo Fiat, chiuderà per quasi tre mesi, dal 14 aprile al 4 luglio, la fabbrica di San Mauro Torinese. Andranno infatti in cassa integrazione tutti i 727 dipendenti, compresi i 126 impiegati. 
Il rapporto Ocse sulla crisi (3 marzo 2009). In Italia è allarme produttività e il divario con le grandi economie del mondo si fa sempre più importante. È questo, in sintesi, il giudizio dell'Ocse sul nostro Paese emerso nell'ambito del rapporto "Obiettivo crescita", diffuso ai primi di marzo 2009. Dallo studio dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico la Penisola si colloca in 19esima posizione su 29 Paesi per la differenza del Pil pro capite rispetto agli Usa, con un divario superiore al 30% rispetto al 2007. Oltre alla minore produttività, a essere chiamato in causa dal rapporto è il basso utilizzo del lavoro, soprattutto tra giovani, anziani, donne e nel Sud. L'Organizzazione, pur riconoscendo le «significative riforme» fatti negli ultimi anni sui mercati dei prodotti, sottolinea che molte altre devono essere ancora fatte. Tra le priorità indicate dagli economisti Ocse, le principali sono la riduzione della proprietà pubblica e delle barriere normative alla concorrenza, il miglioramento del sistema di istruzione, soprattutto universitario, il decentramento della contrattazione salariale, a cominciare dalla differenziazione dei salari nella pubblica amministrazione e la concessione di incentivi per l'innovazione. Secondo l'Ocse «l'elevato livello di proprietà pubblica e i vincoli normativi nei servizi professionali e nei trasporti ostacolano la crescita della produttività». Per l'Organizzazione, vanno quindi «eliminate le barriere all'ingresso nei servizi professionali, aboliti i tetti sui prezzi di tali servizi fissati dagli organismi di categoria, ridotte la proprietà e il coinvolgimento dello Stato nei business dell'elettricità, del gas, delle poste e dei trasporti e limitato il coinvolgimento degli enti locali nelle aziende di servizi». Ancora troppo elevata, per l'Ocse, la tassazione sul reddito da lavoro, soprattutto per i redditi più bassi: va quindi ridotta, finanziandola con tagli alla spesa pubblica e con il rafforzamento della lotta all'evasione. Nelle statistiche dell'Organizzazione l'Italia è al sesto posto tra i Paesi industrializzati per il peso del cuneo fiscale, cioè la differenza tra salario lordo e netto. Un altro punto debole della Penisola resta la bassa percentuale di laureati, che non arriva al 20% nella fascia d'età tra 25 e 34 anni contro l'oltre 30% della media Ocse.  L'Italia, infine, rileva lo studio, è tra i Paesi meno generosi in materia di incentivi fiscali alla ricerca e allo sviluppo: l'Ocse consiglia, oltre a un attento utilizzo degli incentivi, anche la promozione di partnership tra l'industria e le università e di rendere più trasparenti le procedure di assunzione dei ricercatori.  Per quanto riguarda la reazione alla crisi in atto, il Governo italiano fa bene a muoversi con cautela, condizionato da un alto debito pubblico. Riparte la corsa alla cassa integrazione nel mese di febbraio. Dopo i deboli segnali di frenata, a gennaio i dati di febbraio ripropongono il trend di forte crescita già registrato a novembre e dicembre del 2008. In particolare, quella ordinaria nell'industria mostra un «boom» del 553,17%.
Il 5 marzo 2009 nel corso di una conferenza, Tremonti ha detto "Il 2009 sarà un anno ancora più difficile del 2008, sappiamo, infatti, di essere su un terreno sconosciuto Il rischio che dobbiamo gestire è il rischio dei rischi, la stretta creditizia, in cui tutto si avvita, che tritola le imprese e il lavoro e di ritorno le banche stesse". Il gruppo delle acque e delle bevande SanPellegrino ha presentato alle organizzazioni sindacali un piano di riorganizzazione che prevede la riduzione della capacità produttiva e il licenziamento di circa 320 lavoratori. Lo afferma la Federazione dei lavoratori dell'alimentare (Flai) della Cgil. Secondo una nota del sindacato, a fronte di una produzione di circa 3 miliardi di bottiglie, la SanPellegrino ha dovuto registrare un calo delle vendite pari a circa 300 milioni di bottiglie mentre i dazi doganali Usa mettono in discussione altri 200 milioni di bottiglie. La SanPellegrino, controllata della Nestlè, conta in Italia 10 siti produttivi, occupa in tutto circa 1.850 lavoratori e gestisce i marchi Vera, Levissima, Recoaro, S.Bernardo, Panna e Pejo, per un fatturato che si aggira intorno ai 900 milioni di euro. Non arrivano segnali di ripresa dal mercato dei veicoli commerciali. Stando ai dati forniti da Anfia, a febbraio il comparto ha totalizzato circa 13.450 unità consegnate contro le quasi 21.400 dello stesso mese del 2008, riportando un flessione del 37%. "Nonostante siano entrati in vigore gli incentivi al rinnovo del parco circolante - si legge in una nota - permane il grave problema del razionamento del credito, che continua a mettere in difficoltà gli operatori del settore".
Interventi per rilanciare l'edilizia (8 marzo 2009). Effetti di stimolo «straordinari» sul settore edile e nessun rischio di abuso. Sono le due peculiarità che il premier Berlusconi attribuisce al piano sugli immobili messo in cantiere dal Governo, sulla base delle proposte avanzate dalle Regioni Veneto e Sardegna, e destinato ad aumentare del 20% la volumetria degli edifici esistenti oppure ad abbattere e ricostruire, con dimensioni più ampie del 30% e una vocazione marcatamente eco-compatibile, palazzi con oltre 20 anni di vita alle spalle. Venerdì il varo, come confermato dallo stesso presidente del Consiglio che vuole avviare il prima possibile il confronto con i governatori. A riassumere le finalità del provvedimento è lo stesso Berlusconi.: «Dare a chi ha una casa e nel frattempo ha ampliato la famiglia perché i figli si sono sposati e hanno dei nipotini la possibilità di aggiungere una stanza, due stanze o dei bagni con servizi annessi alla villa esistente». Di un'abitazione o una camera aggiuntiva per le giovani coppie aveva parlato poco prima il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli. Decisivo sarà il ruolo di Regioni ed enti locali. Le prime, ribadisce lo stesso Berlusconi, «dovranno valutarlo: serve per smuovere l'economia e in particolare l'edilizia da sempre ferma e impastoiata da mille burocratismi»; i secondi avranno il compito di autorizzare gli interventi dei privati e fissare gli eventuali "paletti". Quanto al rischio di abusi il presidente del Consiglio garantisce: «Quello che si farà è in aderenza e in continuazione di case esistenti, quindi – aggiunge – nelle zone che sono previste dal piano regolatore e con una vidimazione sotto responsabilità dei progettisti». Nel merito, il progetto (che si affianca al Piano casa sull'edilizia pubblica) prevede due interventi. Da un lato, si potrà accrescere del 20% il volume (se a uso residenziale) o la superficie (se a uso diverso) di un immobile (o di una sua parte) costruito entro il 31 dicembre 2008, anche realizzando un manufatto aggiuntivo purchè di carattere accessorio. Dall'altro sarà ammesso abbattere e ricostruire, anche su area diversa e con proporzioni più ampie del 30% (o 35% adoperando la bioedilizia o puntando sulle energie rinnovabili), gli edifici anteriori all'89 che necessitino di un adeguamento ai mutati standard tecnologici, architettonici o energetici e non siano sottoposti a tutela. Per incentivarne la diffusione, il governo potrebbe usare la leva fiscale. A esempio concedendo uno sconto del 20% (che sale al 60% per l'immobile che sia prima casa del richiedente o di un parente entro il terzo grado) sul contributo di costruzione. In vista c'è anche un maquillage del testo unico dell'edilizia e la "Urbani" sui beni culturali. Fermo restando il rispetto delle norme in materia di distanze e di vincoli ambientali e paesaggistici e il divieto di ampliare la cubatura degli edifici abusivi, potrebbero cambiare le procedure e i tempi per l'autorizzazione da parte dei sindaci. Al posto del permesso di costruire, infatti, dovrebbe spuntare la perizia giurata del progettista. Novità, inoltre, per le sanzioni, che saranno solo amministrative per gli abusi più lievi mentre verranno aggravate per quelli riguardanti beni "sotto vincolo". E più spazio, infine, al ravvedimento operoso. Noi riteniamo che se questi interventi, oltre all'obiettivo dell'occupazione, si pongano quello della "rottamazione" di alcune orribili periferie urbane e della loro ricostruzione con criteri estetici e urbanistici moderni avremo una buona legge. Se, invece, come alcuni temono, si tratta di lasciare il paese in mano a palazzinari senza scrupoli (che hanno spesso un grande potere nei confronti dei nostri amministratori) e all'abusivismo allora dovremo aggiungere un'altra piaga al nostro martoriato paese.
Il Banco Popolare è il primo istututo di credito a chiedere l'accesso ai Tremonti Bond. La banca, si legge in una nota, «comunica di aver presentato al Ministero dell'Economia e delle Finanze e alla Banca d'Italia formale istanza per l'emissione degli strumenti finanziari di patrimonializzazione». L'istituto ha precisato in una nota di avere fatto richiesta per l'emissione degli strumenti finanziari previsti dal decreto legge 185, i cosiddetti Tremonti bond, per un ammontare di 1,45 miliardi di euro. I sospetti sul motivo che ha spinto l'istituto ad aumentare la propria patrimonializzazione ricorrendo ai bond di Stato ricadono su Banca Italease. Indiscrezioni stampa hanno parlato di «azzeramento del patrimonio netto» per la partecipata finita anni fa al centro di uno scandalo finanziario. Enel continua a crescere nel 2008. Lo dicono i conti del gruppo che parlano di un utile netto in crescita del 35,2% a 5,3 miliardi e ricavi a 61,184 miliardi (+40,0% sul 2007). Ma la società, reduce dalla maxi acquisizione di Endesa, deve fare i conti con un debito consistente. Questo spiega perché, dopo l'aumento di capitale, il gruppo abbia pianificato dismissioni per 10 miliardi di euro dalle attività «non core» e una riduzione degli investimenti previsti per il 2013 di circa 12 miliardi. Il Consiglio di amministrazione di Banca Akros SpA istituto di credito specializzato in investimenti con una raccolta superiore ai 2 miliardi di euro (grupppo BPM), ha approvato il bilancio 2008. La valorizzazione dei patrimoni complessivi della clientela “private” della banca è risultata pari a circa 2,1 miliardi di euro a fine 2008 (2,3 miliardi al 31-12-2007), con un patrimonio medio per cliente pari a 1,5 milioni (1,6 milioni al 31-12-2007). A livello di Conto Economico l’utile netto, pari a 23,2 milioni, è in riduzione del 49,6% rispetto al 2007. Si vendono e si comprano sempre meno case. I dati del mercato immobiliare mostrano che nel 2008 le compravendite sono diminuite di circa il 17-18 per cento. La frenata si è fatta sentire soprattutto nelle province piuttosto che nelle grandi città e nei capoluoghi e conferma la fase discendente del comparto residenziale. I primi segnali c'erano stati già nel 2007, quando era stato registrato un calo del 4,6 per cento. E dopo un 2008 da dimenticare anche per il 2009 gli operatori del settore si attendono un ulteriore assestamento verso il basso. Soffia un palpabile ottimismo sul mercato italiano dell'auto: non è escluso che alla fine di marzo, dopo 14 mesi di bilanci in rosso, riappaia un segno più, magari solo per qualche migliaio di immatricolazioni. Risultato che non modificherà lo stato di crisi del settore, ma almeno alleggerirà le tensioni con i concessionari che, grazie agli ecoincentivi alla rottamazione e ai premi riconosciuti per le auto bifuel (gas o elettricità), hanno visto tornare nei saloni molti clienti. Unicredit ha chiuso l'esercizio 2008 con un utile netto di 4,01 miliardi di euro, al di sopra delle attese degli analisti. Subito dopo l'annuncio il titolo ha preso il volo in avvio di seduta in Piazza Affari segnando un rialzo iniziale del 7,8 per cento. "Finora tutto bene, ma il 2009 sarà un anno duro" ha affermato l'amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo. Nei primi mesi del 2009 le attività nell'Europa centro orientale hanno portato "un solido contributo ai risultati del gruppo Unicredit" ha detto Profumo.Unicredit: Profumo ha annunciat, inoltre, un Core Tier 1 al 6,5% dopo l'aumento di capitale. In linea con la governance del gruppo, il consiglio di amministrazione di Unicredit ha previsto di non distribuire alcun bonus relativo alla performance 2008 per l'amministratore delegato Alessandro Profumo, per i Deputy Ceo e per tutti i componenti del Management Commitee. Il giorno successivo il titolo balza in borsa del 19%. Campari: nel 2008 utile netto pari a 126,5 milioni (+1,1%). Lottomatica è risultata leader nella crescita tra il 2005 e il 2007 con valore aggiunto cresciuto del 216%. Gioco e liquori non risentono della crisi. Nel 2008 l'utile netto consolidato di Rcs Mediagroup cala a 38,3 milioni rispetto ai 220,3 milioni dell'esercizio 2007. E per il 2009, sono previsti risultati ancora inferiori. "E' indispensabile un intervento su costi e sul modello di business", sostiene il Cda del gruppo che ha approvato il bilancio. Il consiglio di amministrazione di Unipol ha approvato il bilancio 2008 chiuso con un utile netto di 107 mln (-74,5%). Il Cda proporra' all'assemblea di non pagare il dividendo.Ai dirigenti non saranno corrisposti bonus per l'esercizio appena chiuso. Brembo ha chiuso l'esercizio 2008 con un utile netto in calo del 38,3% a 37,5 milioni. Crollo delle esportazioni italiane, che a gennaio 2009, nel complesso, sono diminuite del 25,8% rispetto al gennaio 2009 e del 5,9% rispetto aldicembre 2008. Lo rileva l'Istat, spiegando che a livello tendenziale si tratta del dato peggiore dall'86. Il 20 marzo 2009 si è riunito il consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, che ha approvato il progetto di bilancio d´esercizio e consolidato al 31 dicembre 2008. L'utile netto consolidato del gruppo si è attestato a 2.553 milioni di euro, rispetto ai 7.250 milioni del 2007, dato che, come avverte una nota stampa dell'istituto guidato da Corrado Passera, "aveva beneficiato di plusvalenze nette derivanti dalla cessione di banche controllate e sportelli per circa 3.750 milioni". L´utile netto consolidato normalizzato (escludendo cioè le principali componenti non ricorrenti), si è attestato a 3.899 milioni, in flessione del 10,6% rispetto ai 4.359 milioni del 2007. Generali ha registrato nel 2008 un utile di 861 milioni di euro, rispetto ai 2,92 miliardi dello scorso anno. Il calo e' legato a svalutazioni per circa 5 miliardi dovute alla crisi dei mercati. Il consiglio di amministrazione del Gruppo Il Sole 24 Ore. ha approvato il bilancio 2008. Il comunicato riporta che il Gruppo chiude l´anno con un risultato netto pari a 16,1 milioni di euro in calo del 41,7% rispetto ai 27,7 milioni del 2007. Nel 2008 i prezzi delle case sono scesi tra il 2,2 e il 2,4%: si tratta della prima variazione negativa annua registrata dal 1998. Ma nel 2009 potrebbe andare molto peggio: le quotazioni delle abitazioni potrebbero perdere fino all'8,5%. La previsione è di Nomisma, che ha presentato il primo Rapporto sul Mercato Immobiliare 2009. Una riduzione dei prezzi era ampiamente attesa già dal 2007, era stata preannunciata dalla progressiva riduzione delle compravendite (-15,1% nel 2008), ma il colpo di grazia al mercato immobiliare è stato dato dalla crisi, che ha portato alla contrazione del credito e di fatto all'esclusione dal mercato delle fasce di reddito medio-basso. Nel 2008 Ubi banca ha registrato un utile netto normalizzato di 425,3 milioni di euro, in calo del 44,8% rispetto all'anno precedente; la banca non farà ricorso ai Tremonti bond. Deboli anche i conti 2008 della Banca Popolare di Milano che hanno evidenziato un utile netto in calo del 76,8% a 75,3 milioni di euro mentre i proventi operativi sono scesi dell'11%. Mondadori chiude il 2008 con un fatturato consolidato in calo del 7,1% a 1.819,2 milioni e un utile netto in calo del 13,8% a 97,1 milioni. La capogruppo ha archiviato un utile di 66,2 miloni (90 milioni nel 2007). Nel 2008 Indesit ha registrato un utile netto di pertinenza in calo del 47,4% a 55,5 milioni di euro dai 105,4 milioni al 31 dicembre 2007, mentre il fatturato ha accusato una contrazione del 7,4% a 3.154,9 milioni dai 3.407,7 milioni nel 2007. L´indebitamento finanziario netto è 474 milioni di euro, +43% rispetto ai 331 milioni dell'esercizio 2007. Nel primo trimestre 2009 il gruppo editoriale L'Espresso ha totalizzato una perdita netta di 2,5 milioni di euro e ricavi pari a 215 milioni (-18% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso). Nel primotrimestre del 2009 la perdita netta del gruppo Fiat è stata di 411 milioni di euro a fronte di un utile netto di 427 milioni di euro nel primo trimestre 2008. Per quanto riguarda la gestione ordinaria la perdita è stata pari a 48 milioni di euro a fronte di un utile di 766 milioni di euro nello stesso periodo del 2008. I ricavi del gruppo Fiat, pari a 11,3 miliardi di euro, sono scesi del 25,3% rispetto al primo trimestre 2008, con volumi in calo in tutti i business. Eni, utile netto a 1,90 miliardi di euro (-42,7%), vendite di gas a 32,4 miliardi di metri cubi (+4,7%) e produzione di idrocarburi a 1,779 milioni di barili al giorno (-0,9%). Sono questi i dati economici principali del primo trimestre 2009. In particolare, le vendite di gas di Eni sono in aumento del 4,7% per effetto del contributo dell'acquisizione di Distrigas. Al netto di tale effetto, le vendite sono però diminuite del 14,3% a causa della contrazione della domanda di gas dovuta alla recessione economica. I ricavi del Gruppo Indesit Company, nel primo trimestre 2009, sono stati pari a 590,7 milioni di euro in diminuzione del 21,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (756,2 milioni). Il Cda del Gruppo 24 ORE ha approvato i risultati consolidati del primo trimestre 2009. Il Gruppo 24 ORE ha conseguito nel primo trimestre ricavi consolidati pari a 133,0 milioni, in calo dell’11,7% rispetto ai 150,7 milioni del corrispondente periodo del 2008 (-17% a parità di perimetro di consolidamento).
Fiducia dei consumatori ( 10 marzo). Dopo due rialzi consecutivi, torna a scendere, a marzo, la fiducia dei consumatori. Lo rende noto l'Isae precisando che l'indice è calato da 104 a 99,8 in prossimità dei valori della fine del 2008. L'indicatore relativo al quadro economico generale segna la flessione più marcata, portandosi a 62,1 da 70,4 di febbraio, e scendono anche gli indicatori relativi alle attese a breve termine (da 90,7 a 85,3): si tratta dei minimi dalla fine del 1993. Le opinioni sul quadro corrente passano da 112,3 a 110,3. È, invece, più modesto il peggioramento delle percezioni sulla situazione personale (da 120,7 a 118,3): in particolare - spiega l'Istituto di studi e analisi economica - le attese relative al mercato del lavoro sono sui minimi da febbraio 1994. Prosegue il rallentamento della dinamica inflazionistica corrente e attesa, ma si interrompe, in parte, l'influenza positiva su mercato dei beni durevoli e sul risparmio. A livello territoriale, la flessione è più forte nel Nord ovest e meno intensa nel Centro sud.
Marcegaglia, ora le banche non hanno più alibi (25 marzo).
Parola del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che, nella conferenza stampa in occasione della giornata del Liquidity day, evidenzia come, grazie agli strumenti messi in campo dal governo, Tremonti bond e ampliamento del fondo di garanzia, «si può fare una guerra forte alla riduzione del credito», perché «dove ci dovesse essere un rifiuto non motivato, ci sarà la capacità e la volontà di intervenire». Gli osservatori sul credito presso le prefetture vigileranno, tra l'altro anche sui tassi di interesse praticati per i prestiti dalle banche. E Confindustria «conta di avere un ruolo attivo in questi tavoli», ha aggiunto Marcegaglia. «Siamo in experimentum» ha detto in proposito il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. «Gli osservatori sono presìdi territoriali che dovranno verificare, tra l'altro, anche l'erogazione del credito che avviene su presupposti che si basano anche sui tassi interesse. Si è fatta tanta polemica inutile, esagerata sugli osservatori». L’operazione sul credito da parte di Cassa depositi e prestiti e Sace apre una linea di liquidità a favore delle imprese di 20-30 miliardi di euro. Attraverso i Tremonti bond saranno messi a disposizione delle banche «10-12 miliardi di euro. È sbagliato», spiega il ministro, «il ragonamento fatto da alcuni in Europa secondo il quale"applicando una leva di uno a 15 possiamo dire che ci sono interventi per 150 miliardi». Tremonti ha ricordato poi che in Europa per ora sono stati 35 i salvataggi bancari con soldi pubblici, mentre «da noi non è così». Inoltre, riferendosi sempre agli altri Paesi dell'Ue, ha aggiunto: «Un conto sono gli interventi annunciati e un conto sono quelli fatti». Intanto il fondo di garanzia per le piccole medie imprese avrà un rifinanziamento «molto robusto» passando da 400 milioni iniziali a 1,615 miliardi. Lo ha reso noto il consigliere del Tesoro, Vincenzo Fortunato, che ha anche annunciato che Tremonti potrebbe firmare un decreto che estende alle piccole e media imprese (Pmi) la garanzia di ultima istanza dello Stato. Mentre per quanto riguarda il fondo per le Pmi è già stato presentato un emendamento del relatore al decreto incentivi. «Il 9 aprile entrerà in vigore il decreto legge che allarga anche all'artigianato il fondo per le Pmi. Lo stesso giorno entrerà in vigore il decreto attuativo», ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola. Il rifinanziamento dovrebbe quindi essere attivo subito dopo l'approvazione del decreto.
Accordo ABI -TESORO del 25 marzo 2009
La firma del protocollo-cornice tra Tesoro e Abi rappresenta l'ultima pietra dell'edificio dei Tremonti- bond. Un'azione «dopo la quale - come ha detto il presidente dell'Abi, Corrado Faissola - le banche per la loro struttura non potranno esimersi dal dare credito usando la scusante del patrimonio non sufficiente». Naturalmente, ha aggiunto il presidente dell'Associazione dei banchieri, resta valido il criterio-base dell'attività creditizia e cioè che «i finanziamenti saranno comunque concessi alle imprese sulla base della domanda e secondo la normale analisi relativa al merito di credito». Concretamente, la convenzione siglata definisce in primis la cornice degli impegni obbligatori per le banche che emetteranno i nuovi strumenti ibridi, sottoscritti dal Tesoro, allo scopo di rafforzare la loro struttura patrimoniale. Ma funziona anche da schema di riferimento per l'intero sistema e stabilisce un orientamento in materia di concessione dei crediti alle piccole e medie imprese. Le banche si impegnano infatti «a mettere a disposizione delle pmi per il prossimo triennio risorse finanziarie non in decremento, anche ai fini della ristrutturazione del debito, rispetto a quanto mediamente registrato nell'ultimo biennio». Ma c'è anche l'impegno delle aziende di credito a fornire un contributo, pari all'1,5% degli strumenti finanziari emessi dalla banca, per la dotazione del nuovo Fondo di garanzia per i finanziamenti erogati alle pmi. Verso le famiglie, le banche emittenti Tremonti- bond dovranno prevedere la sospensione per almeno 12 mesi del pagamento delle rate senza oneri finanziari e con traslazione del periodo di rimborso, nei casi in cui il sottoscrittore del mutuo per l'acquisto dell'abitazione principale o un componente del nucleo familiare convivente abbia usufruito, dalla data di sottoscrizione del protocollo d'intenti e fino al 31 dicembre 2011, di interventi di cassa integrazione oppure abbia perso l'occupazione. Infine, nel capitolo degli impegni etici della banca, il protocollo richiama le recenti istruzioni di Vigilanza della Banca d'Italia sulle remunerazioni e le stock option di vertici e operatori di mercato delle banche; si prevede poi che gli istituti che faranno ricorso ai nuovi bond si dotino di un Comitato per le remunerazioni(ove non sia già presente) «composto in maggioranza da soggetti indipendenti» a condizione che questo sia richiesto dalle dimensioni e dalla complessità della banca.
Confindustria rivede al ribasso le stime del Pil 2009 (26 marzo 2009).
Quest'anno, secondo il Centro Studi di Viale dell'Astronomia, il prodotto interno lordo dovrebbe diminuire del 3,5% (-1,3% le stime dell'associazione degli imprenditori di dicembre). La previsione, spiega Confindustria, incorpora già il ritorno alla crescita nella seconda metà dell'anno. Per il 2010 il Centro studi prevede una crescita dello 0,8 per cento. Le stime per il 2009 risentono di quanto è accaduto nel primo trimestre, con un calo dell'1,4% sul trimestre precedente e del 4,6% sull'anno. Nel secondo trimestre - spiega il direttore del Centro studi, Luca Paolazzi - è previsto un calo dello 0,4% sul trimestre precedente e del 4,3% sull'anno mentre una lieve ripresa è attesa già per la seconda metà dell'anno con un +0,1% congiunturale nel terzo trimestre e un +0,2% nel quarto. Note dolenti anche per quanto riguarda l'occupazione: secondo Confindustria tra la metà del 2008 e la metà del 2010 in Italia verranno persi 507 mila posti di lavoro, il 2,2% dell'occupazione totale. Se si considerano anche le persone in cassa integrazione - che quindi conservano formalmente il rapporto d'impiego - i lavori persi sarebbero 867 mila (-2,8%). Il deficit pubblico, secondo il Csc, aumenterà nel 2009 al 4,6% del Pil dal 2,7% del 2008. Secondo Confindustria il deficit inizierà a rientrare nel 2010 (4,3% del Pil ). Il peggioramento è causato principalmente dall'andamento negativo delle entrate. Il debito pubblico arriverà nel 2009 al 112,5% del Pil (dal 105,8% del 2008) sino a toccare nel 2010 il 114,7%, valore di poco inferiore a quello del 2008. Il governo sostiene che i dati di Confindustria sono caratterizzati da un eccesso di pessimismo. Quello che emerge da tutti gli indicatori è che, mentre il sistema finanziario sta riprendendosi, il sistema della piccola e media impresa, specialmente quella produttrice di componentistica per l'export, sta attraversando un periodo di grave crisi, specie nel Nord Est. Il rischio è che molte grandi imprese europee, per ridurre i costi di produzione delocalizzino in paesi extra EU la produzione della componentistica.

Grazie al buon andamento degli incentivi auto la Fiat ha annullato la settimana di cassa integrazione a Mirafiori dal 30 marzo al 5 aprile. Il provvedimento interesserà gli addetti alle linee produttive dei modelli Musa, Idea, Mito, Multipla, Punto classic e Thesis. Dopo 14 mesi di calo, il mercato dell'auto in Italia torna a marzo positivo, segnando in scia agli incentivi un +0,24%, a 214.218 unita'. Lo rende noto il Ministero dei Trasporti. A febbraio il mercato aveva segnato una flessione del 24,45%, a 165.289 unita'. Fiat Group Automobiles ha immatricolato a marzo in Italia 69.882 nuove autovetture, +6,08% rispetto dello stesso mese del 2008. A febbraio il calo era stato del 21,9%.
Marchionne a Detroit per stringere sul negoziato
Sul fronte americano, comunque, proseguno i colloqui tra il ceo del Lingotto Sergio Marchionne - che è già a Detroit - e i vertici di Chrysler. Obiettivo: accelerare i tempi raggiungere un accordo. La partecipazione iniziale nel capitale della società di Detroit - se ci sarà l'intesa - sarà del 20 e non del 35%, come inizialmente previsto. Se gli obiettivi saranno centrati il gruppo italiano vedrà comunque crescere la sua quota fino al 49%. l'eventuale acquisizione della maggioranza della società usa potrebbe, invece, richiedere un'immissione di capitale da parte italiana. Circa l'accordo Fiat - Chrysler «la casa americana è in pessime acque e questa è una bella operazione se vista come occasione di rafforzare la presenza di Fiat nel mondo». Lo afferma in un'intervista a Il Sole 24 Ore Paolo Fresco, l'ex presidente del Lingotto, che ha anche trattato nel 2000 l'alleanza, poi sciolta, con General Motors (Gm) che incluse la ben nota put, che ha fruttato a Fiat 4,5 miliardi di dollari. L'intesa con Chrysler, aggiunge però Fresco, «non è la soluzione strategica in tema di alleanze. Se pensiamo che Fiat abbia bisogno di trovare un partner forte, quello non è certo la più piccola delle Big Three».
La cassa integrazione ordinaria a marzo è cresciuta del 925% rispetto allo stesso mese del 2008 (nel trimestre +589%). La straordinaria di marzo è salita del 102% (nel trimestre +51%). Cresce il ricorso agli ammortizzatori sociali soprattutto nel settore meccanico. Seguono il metallurgico, il chimico e il legno. "Ancora una volta si nota un atteggiamento assai diversificato tra gli interventi ordinari e quelli straordinari" sottolinea l'Inps rilevando che "mentre le ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria (78,8 milioni) mostrano un incremento eccezionale, quelle di cassa integrazione straordinaria (39,7 milioni) crescono a un ritmo compatibile con le dinamiche degli anni recenti. Dati pesanti ma ancora lontani da quelli degli anni '80 con una punta nell'85 di 144 milioni di ore di cigs nel primo trimestre dell'anno.
A marzo l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic) segna un aumento dello 0,1% rispetto al mese precedente, mentre su base tendenziale la crescita è dell'1,2% (+1,6% a febbraio), la più bassa dal febbraio 1969, precisa l'Istat, quando si registrò il medesimo valore.
Stampa in profondo rosso. Gli investimenti pubblicitari sono in forte calo, così come le vendite, e la riduzione dei costi di produzione non è sufficiente a garantire la chiusura dei bilanci in pareggio: è fosco il quadro tracciato dalla Fieg nel suo rapporto sulla stampa. Sulla scia dei dati non positivi relativi agli ultimi due anni, si guarda con particolare apprensione al biennio 2009-2010, che "sarà decisivo per il futuro dei giornali". Dal rapporto sulla stampa in Italia 2006-2008, presentato dalla Federazione italiana editori giornali, emergono, tra l'altro, per il 2008 un aumento delle perdite del 100% e una contrazione degli utili del 30% per i quotidiani. Numeri destinati a peggiorare nel 2009, in particolare per effetto della crisi degli investimenti pubblicitari. La fase recessiva è prevista in attenuazione solo nel 2010. "Per il complesso delle società editrici di quotidiani nel 2008, quando la crisi ancora non aveva dispiegato i suoi terribili effetti" - ha detto il presidente della Fieg Carlo Malinconico - si rileva "un aumento delle perdite del 100% ed una contrazione degli utili del 30%. E' facile prevedere che i numeri peggioreranno ulteriormente nel 2009 se solo consideriamo che gli investimenti pubblicitari sui quotidiani nei primi due mesi di quest'anno sono diminuiti in media del 25%, con punte anche del 60% in alcuni giornali locali. Non va meglio per i pediodici, il cui quadro "non è significativamente diverso".
In media, ha spiegato ancora il presidente della Fieg, "il fatturato editoriale del 2008 ha fatto registrare un calo del 3,3% rispetto al 2007". La componente dei ricavi che ha mostrato segnali di maggiore debolezza è stata la pubblicità, calata nell'anno "del 3,8%", con un trend che si è andato progressivamente aggravando. Quanto ai ricavi da diffusione delle copie, "la flessione media annua è stata del 2,8%". E ancora il margine operativo lordo "ha fatto registrare una flessione del 48% nel 2008 rispetto al 2007" e l'utile operativo ha registrato un "-51,9%". Risultato complessivo è stata "una forte contrazione dell'utile netto".

3. USA

«Sacrifici», soprattutto per i ricchi, ma anche maggiore equità sociale, con l'«assistenza sanitaria» per tutti gli americani. Barack Obama ha presentato così il piano di bilancio del governo federale degli Stati Uniti, dove è contenuto «un impegno storico per la riforma della sanità». Dalla finanziaria per l’anno fiscale 2010 emerge un quadro a tinte fosche: il deficit degli Stati Uniti infatti si dovrebbe attestare nel 2009 a 1.750 miliardi di dollari, il più alto dai tempi della seconda guerra mondiale. E Obama, parlando di un bilancio corposo ma anche «onesto» («In passato altri bilanci per anni non hanno detto la verità», ha detto) ha annunciato che intende dimezzare il deficit entro la fine del suo primo mandato, nel gennaio 2013 e che sono stati già identificati risparmi per circa duemila miliardi di dollari. Sulla sanità il presidente ha chiarito che il suo bilancio si prefigge di rendere l'assistenza più accessibile ai milioni di americani che hanno perso il posto. Obama ha parlato di un sussidio, in vigore dal 26 febbraio, che aiuterà sette milioni di americani che hanno perso il lavoro a conservare la mutua che avevano prima del licenziamento. La misura è compresa nel pacchetto di stimolo. «Sette milioni di americani avranno una cosa in meno di cui preoccuparsi quando vanno a dormire», ha detto Obama. Il presidente  Usa ha rivolto all'America un invito alle «rinunce» per uscire dalla crisi, in vista di «scelte difficili»: «Dovremo rinunciare a cose che ci piacciono ma che non ci possiamo permettere», ha detto il presidente spiegando inoltre che anche a livello di governo «sarà necessario tagliare cose che non ci servono per pagare quelle che servono», ovvero una grande riforma della sanità, per estendere a tutti l'assistenza pubblica, «anche tassando i più ricchi». Più in particolare per finanziare la nuova manovra che riguarda la sanità (la spesa prevista è di 634 miliardi di dollari) il presidente ha proposto il primo aumento delle tasse da 16 anni per le famiglie ad alto reddito (quanti guadagnano più di un quarto di milione di dollari all'anno) e una drastica revisione dei pagamenti alle assicurazioni private collegate a Medicare, la mutua per gli anziani.  Il piano di bilancio prevede di risparmiare svariati miliardi di dollari non rinnovando gli sgravi fiscali concessi dall'amministrazione Bush ai già ricchi. Saranno interessati da questo provvedimento tutti gli americani che guadagnano oltre 250.000 dollari o 250.000 per le coppie sposate. Per i contribuenti oltre questa soglia, l'incidenza fiscale passerà rispettivamente dal 33% e dal 35% al 36% e al 39,6%.  Quanto al deficit, Obama ha spiegato che «soltanto in questi ultimi 30 giorni» la sua amministrazione ha identificato «riduzioni pari a 2mila miliardi, che ci aiuteranno - ha detto il presidente americano - a diminuire della metà il deficit entro la fine del mio mandato». Il presidente ha citato in particolare risparmi per 20 milioni con tagli nell'agricoltura, 200 milioni tagliando i fondi per le miniere abbandonate e riduzione per svariati programmi nella pubblica istruzione. Senza dare maggiori dettagli, Obama ha parlato di risparmi per quasi 50 miliardi riducendo sussidi eccessivi e sgravi fiscali. Un capitolo a parte nella legge di bilancio è dedicato alle guerre. Dove il presidente americano ribadisce quanto annunciato già in altre occasioni sull'Iraq: le truppe americane andranno via dall'agosto 2010. Tuttavia Obama ha detto ai parlamentari che lascerà da 35 a 50mila soldati come consiglieri delle forze irachene e per proteggere gli interessi statunitensi. Obama non ha risparmiato stilettate all'amministrazione Bush sulle spese di guerra. «Questo budget rivela i veri costi della guerra in Iraq» ha detto il presidente Usa ricordando la confusione intenzionale creata dal precedente inquilino della Casa Bianca sui reali oneri sopportati dal paese per finanziare le operazioni belliche nel paese. Obama ha previsto per le guerre in Iraq e in Afghanistan, dove intende rafforzare la presenza militare americana, spese pari a 130 miliardi di dollari nel 2010. Quest'anno le spese militari per le due guerre prevedono stanziamenti eccezionali per 75,5 miliardi, con richieste complessive del Pentagono pari a 141 miliardi. Complessivamente, le spese militari previste per l'esercizio 2010, che scatta il primo ottobre, sono pari a quasi 664 miliardi di dollari, in aumento dell'1,5%. L'amministrazione Obama potrebbe chiedere inoltre al Congresso nuovi fondi per il maxi-salvataggio del sistema finanziario: altri 750 miliardi di dollari da mettere a disposizione delle istituzioni finanziarie travolte dalla crisi. È quanto emerge dalle prime indiscrezioni sul piano di bilancio, secondo quanto riporta l'agenzia Bloomberg. Più in dettaglio - ha spiegato un funzionario dell'amministrazione - il provvedimento sarà inserito nella manovra di bilancio sotto la cifra di 250 miliardi perché, in base alla normativa vigente, bisogna registrare i costi netti del piano a carico dei contribuenti. La Casa Bianca - ha comunque precisato la fonte - ancora non ha deciso se per sostenere il settore finanziario, ci sarà bisogno di un aiuto di tale entità.
A fine gennaio 2009, il dipartimento del Tesoro americano ha reso noto che incrementerà i fondi promessi a Fannie Mae e Freddie Mac, le agenzie specializzate in mutui a tasso agevolato, portandoli a 200 miliardi ognuna, ovvero il doppio rispetto al livello originario. Come riportato dall'agenzia di stampa Dow Jones, sono stati modificati gli accordi sull'acquisto di azioni privilegiate che erano stati stretti per mantenere la patrimonializzazione netta su livelli positivi. «L'incremento di finanziamenti contribuiranno a ricostruire una fiducia di lungo periodo nel settore dei mutui e consentirà a Fannie e Freddie di portare avanti sforzi ambiziosi per assicurare la sostenibilità dei mutui per i proprietari di case», ha detto il segretario al Tesoro americano Timothy Geithner. Il piano del presidente degli Stati Uniti Barack Obama per ridurre il numero di "foreclosure", notifiche per mancato rimborso dei mutui che sempre più spesso si traducono nella confisca dell'immobile, avrà un valore di 75 miliardi di dollari e consentirà a nove milioni di americani di rimanere in possesso della propria casa. Nel febbraio 2009 il gigante delle assicurazioni Aig, oggetto nel 2008 di due piani di salvataggio pubblici del valore di 180 miliardi di dollari e ora controllato dallo Stato, si avvia verso la trimestrale peggiore della storia americana. Aig annuncia perdite per 60 miliardi di dollari, solo Time Warner, con un rosso da 54 miliardi, si era avvicinata ad una cifra simile nel 2002. I soldi elargiti dal Governo americano non sono dunque bastati. Aig ha annunciato di aver avviato una nuova fase di trattativa con la Riserva Federale di New York per gestire «le sfide finanziarie» più imminenti. Nel frattempo prova in tutti i modi a tagliare i costi. Un obiettivo che passa dalla vendita di dozzine di unità di business. Il colosso assicurativo ha ricevuto due offerte, da MetLife Inc e Axa SA, per un'unità dedicata alle polizze sulla vita attiva in più di 50 Paesi. Di recente il colosso assicurativo ha annunciato che l'anno prossimo il suo nome scomparirà anche dalle magliette del Manchester United dopo quattro anni. In prospettiva l'azienda, per la quale il fallimento, viste le dimensioni e il numero di addetti, non è auspicabile, potrebbe vendere tutte le parti più sane e profittevoli e mantenere le parti "cattive". Per poi ottenere nuovi aiuti da parte del governo federale. Perdita colossale per Fannie Mae nel 2008. L'agenzia (ora nazionalizzata) di rifinanziamento sui mutui ha infatti annunciato una perdita di 58,7 miliardi di dollari e contestualmente chiesto al governo un aiuto da 15,2 miliardi di dollari per aiutarla a colmare il deficit. «Prevediamo che le condizioni del mercato che hanno contribuito alla nostra perdita netta durante tutti i trimestri del 2008 si aggraveranno ulteriormente nel 2009», ha comunicato la società motivando la sua richiesta di nuovi aiuti federali. Il dipartimento del Tesoro Usa ha raggiunto un accordo con Citigroup per l'ingresso nel capitale della banca attraverso la conversione dei suoi titoli privilegiati in azioni ordinarie. Il Tesoro convertirà circa 25 miliardi di dollari dei suoi titoli arrivando a detenere il 36% del capitale.  Con l'ingresso dello stato nel capitale della banca Usa, la quota detenuta dagli attuali azionisti si diluirà al 26% mentre nuovi azionisti deterranno il restante 38%. In una nota il Tesoro Usa spiega che alla conversione parteciperanno anche altri investitori, tra cui il principe saudita Al Waleed, il governo di Singapore, Capital Research Global Investor e Capital World Investors. Inoltre, la banca Usa ha comunicato che sospenderà il pagamento del dividendo per i titoli privilegiati. Il ceo, Vikram Pandit, commentando l'operazione, ha spiegato che «la transazione, che non comporterà ulteriori oneri per i contribuenti, non cambierà la strategia di Citi, né la governance e le operazioni. I nostri clienti e i nostri partners, ha aggiunto Pandit, non saranno interessati da questa operazione e continueranno a ricevere l'alto livello di servizi che si aspettano da Citigroup nel mondo». Citigroup affonda in Borsa dopo l'accordo con il Tesoro; il titolo della banca cede il 42,28%. E' pronto il nuovo salvataggio pubblico per Aig. Il piano prevede iniezione di capitali, da parte della Fed, per 10 miliardi di dollari che si sommerebbero ai 180 miliardi già concessi nel 2008 e che probabilmente non saranno nemmeno gli ultimi; la quota di controllo del governo in Aig ha raggiunto la quota de'80%. I top manager di General Motors sarebbero aperti all'ipotesi di una bancarotta assistita dal Governo per riorganizzare la società. Con il mese di febbraio, l'economia statunitense ha perso 4,4 milioni di posti di lavoro, da quando è iniziata la recessione nel dicembre 2007, il peggior crollo dal dopoguerra; la percentuale di disoccupati è all'8,1%. Modesto segnale di ripresa dagli Usa: Citigroup, guadagna a Wall Street oltre il 14% sulla scia della notizia sulla chiusura dei primi due mesi in profitto. Dow Jones in rialzo anche per JpMorgan e Bank of America. Nuovo pesante rosso per il primo gruppo automobilistico americano, General Motors, che sul solo quarto trimestre del 2008 ha accusato una perdita da 9,6 miliardi di dollari, chiudendo così tutto l'anno con una voragine di bilancio da 30,9 miliardi. Barack Obama, scottato dalle crescenti polemiche sui soccorsi all'alta finanza, ha deciso di bloccare i super-bonus di Aig. Un messaggio chiaro, non solo per il colosso assicurativo, ma indirizzato ai vertici di tutte le aziende salvate con i soldi pubblici: « ... chi usa il denaro del contribuente non può portarsi a casa, in un periodo di durissima crisi, bonus milionari, sarebbe un oltraggio», ha detto Obama. Giova notare che su questa questione, apparentemente di poca importanza, Obana si gioca il consenso della classe popolare. Tutti d'accordo? Assolutamente no. Secondo il Wall Street Journal, Citigroup, Morgan Stanley e altre istituzioni finanziarie che il governo ha aiutato, stanno pensando di aumentare la parte fissa dei compensi per i top manager e i quadri con maggiori responsabilità. Come dire: il Governo pensa di tagliare la parte variabile dello stipendio (il bonus)? E allora io mi aumento quella fissa. Nei casi delle istituzioni che fanno resistenza, però, i bonus andrebbero ai manager di aziende finanziarie che si reggono solo grazie ai soldi del contribuente americano che, attraverso il piano Tarp (Troubled Asset Relief Program), sta puntellando banche e assicurazioni altrimenti fallite. È ovvio che le altre imprese non devono essere coinvolte in simili considerazioni. Ma qui, regole e limiti, seppure temporanei, sono assolutamente doverosi. D'altra parte, non si sta parlando di somme "minime". Nel caso di Aig, per esempio, la cifra in ballo sono 165 milioni in premi per i dirigenti della divisione prodotti finanziari. Cioè, proprio «quella divisione che ha provocato il collasso». E non si deve pensare che cifre così alte siano l'eccezione: a Wall Street la gran parte di broker e banchieri partono da uno stipendio minimo di 200.000 dollari (managing director) per arrivare a cifre di 1,5 milioni di dollari (top execuitive). Dal punto di vista legale Obana può valersi del princupio legale del "cuius commoda, eius et incommoda". Il segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner, ha annunciato che Aig dovrà rimborsare i 165 milioni di dollari di contributi pubblici che ha versato come bonus ai propri manager. In una lettera inviata al Congresso, Geithner ha spiegato che il rimborso sarà dedotto dagli ulteriori aiuti per 30 miliardi previsti dal pacchetto per il salvataggio di Aig. «Imporremo ad Aig un impegno contrattuale a ripagare il Tesoro», ha spiegato Geithner. Netto rimbalzo per le costruzioni di nuove case negli Stati Uniti, che a febbraio hanno segnato il rialzo più forte dal 1990 dopo i minimi record di gennaio. Un dato che ha sorpreso gli analisti e che segnala che il 'mattone' negli Usa, dalle cui sorti dipende la tempistica della ripresa dell'intera economia e la possibilità di uscire dalla crisi creditizia, forse ha toccato il fondo. Blockbuster la più grande catena di noleggio film ha riportato, nel 2008, una perdita pari a 359,8 milioni di dollari contro l'utile di 41 milioni del 2007. Nel 2008 i profitti della Harley-Davidson sono crollati del 30%, mentre i debiti sono lievitati a oltre 80 milioni di dollari, con un cedimento in borsa pari al 70%. «I suoi utenti più fedeli sono i baby boomer (la generazione dei figli dei fiori, di Woodstock e delle marce contro la guerra del Vietnam) coi capelli ormai grigi, i cui risparmi sono stati bruciati dal crollo delle borse - teorizza il New York Times, secondo cui - oggi ben pochi di loro hanno voglia di spendere 20.000 dollari e passa per ciò che, alla fine, non è altro che un grosso giocattolo». Il dilemma della compagnia? Non essere riuscita ad attrarre i giovani. Per il 2009 Intel ha congelato le gratifiche e gli stipendi dei dirigenti con le retribuzioni più alte; la società afferma che la decisione è stata presa a causa "dell'incerto clima economico mondiale". Intel punta anche a rivedere il piano di stock option (proponendo lo scambio di quelle attuali) e ad apportare delle modificare al piano degli incentivi stilato nel 2006. Grazie all'intervento di Mario Cuomo i manager statunitensi di Aig restituiscono i bonus (80 milioni), i rimanenti 85 sono stati elargiti a manager operativi fuori dagli Usa e non saranno recuperati. Omni National Bank passa sotto il controllo della Fdic (Federal Deposit Insurance Corp) e diventa la 21/a banca Usa, in un anno, a fallire. Omni National Bank ha asset per 956 milioni di dollari e depositi per 796,8 milioni. A causa di "pratiche poco sicure la banca ha sperimentato perdite sostanziali e non c'e' alcuna prospettiva ragionevole che l'istituto - spiegano le autorita' statunitensi in una nota - possa divenire adeguatamente capitalizzata senza aiuti federali". L'amministrazione Obama ha dato a Chrysler un termine per chiudere l'accordo con Fiat come condizione per ottenere ulteriori fondi. Se Chrysler riuscirà a finalizzare entro il 30 aprile l'accordo con Fiat e ridurrà ulteriormente il proprio debito, l'amministrazione darebbe un prestito da 6 miliardi di dollari. La task force designata alla supervisione di Detroit è favorevole alla proposta alleanza fra Chrysler e Fiat; l'alternativa è il fallimento. Rick Wagoner, presidente e amministratore delegato della General Motors, si è dimesso dopo le dure critiche del presidente Obama; con la nuova amministrazione c'è sempre più stato nell'economia usa. Gli ordini al settore industriale statunitense, a febbraio hanno segnato un rimbalzo a +1,8% dopo la caduta del 3,5% di gennaio. Il dato e' migliore delle previsioni degli analisti che erano per un rialzo dell'1,5%. Al netto della componente Trasporti, si avuto un rialzo dell'1,6%. La società Polaroid, soffocata dalla tecnologia digitale ha chiesto la bancarotta protetta. L'economia Usa a marzo ha perso 663.000 posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è salito a marzo dall'8,1% all'8,5%, rimanendo ai massimi da oltre 25 anni. Il dato è in linea con le stime. Dall'inizio della recessione (fine 2007) negli Stati Uniti si sono persi 5,1 milioni di posti di lavoro, l'emorragia peggiore dai tempi del dopoguerra. Ibm ha chiuso il primo trimestre con un utile in calo dell'1% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, ma si dichiara fiduciosa per il futuro. Conti peggiori del previsto per Morgan Stanley. La quinta banca americana ha annunciato il secondo rosso trimestrale consecutivo e un nuovo taglio dei dividendi. Nel trimestre concluso il 31 marzo il gruppo ha registrato una perdita nei confronti degli azionisti ordinari di 177 milioni di dollari, a fronte di un utile di 1,413 miliardi di dollari di un anno fa. Il fatturato poi è sceso del 62% a 3 miliardi di dollari. È il primo bilancio pubblicato dalla banca dopo essere diventata una holding. E' allarme rosso per i conti di Yahoo. Nel primo trimestre del 2009 i profitti sono crollati quasi dell'80%: di conseguenza la società ha annunciato che si appresta a tagliare il 5% del proprio personale (pari a 675 unità) per ridurre i costi. Yahoo ha registrato 117,6 milioni di dollari di profitti contro i 536,8 milioni dello stesso periodo nel 2008, con un calo del 78%.
Geithner contro i titoli tossici (20 marzo 2009).
Il nuovo piano di salvataggio del sistema finanziario americano è pronto. Ora non resta che farlo funzionare, convincendo gli investitori a partecipare alle grandi "pulizie di primavera" organizzate dal Governo per spazzar via dai bilanci delle banche mille miliardi di dollari in asset tossici. Il ministro del Tesoro, Tim Geithner, annuncia una strategia su tre pilastri: la creazione di fondi in partnership pubblico-privato, affidati a gestori professionisti, per rilevare titoli nella bufera a cominciare da quelli garantiti dai mutui; un nuovo ente sostenuto dalla Fdic, l'autorità che assicura i depositi, che con il contributo privato si faccia carico di prestiti in sofferenza; un ampliamento del Talf, il Term Asset-Backed Securities Loan Facility, nato per soccorrere il credito al consumo e alle piccole imprese. L'amministrazione Obama, inietterebbe, inizialmente, nuove risorse tra 75 e i 100 miliardi. La cifra dovrebbe lievitare in seguito. Ma il timore è che la strategia non appaia abbastanza aggressiva e soprattutto che gli investitori, essenziali al suo successo, rimangano scettici: la cautela dei privati ad affiancarsi alle autorità è aumentata con le polemiche sui compensi degli manager coinvolti nei piani di soccorso. Per alleviare queste preoccupazioni, chi aderisce alla nuova strategia potrebbe essere esentato dai rigidi limiti sui compensi. Al Tesoro, nel corso del fine settimana, Geithner e i suoi collaboratori hanno messo a punto le ultime revisioni. La posta in gioco è alta: il piano è reduce da una prima accoglienza gelida a Wall Street, quando era stato anticipato da Geithner e accusato di essere troppo generico. Geithner non può permettersi passi falsi: la sua credibilità è indebolita dal suo ruolo nei salvataggi, a cominciare dal caso Aig, dove è stato colto di sorpresa dal pagamento di bonus milionari ai manager. Obama, in un'intervista alla Cbs, è stato costretto a rispondere a voci su possibili dimissioni del segretario al Tesoro, assicurando che le respingerebbe. Geithner spera che le agevolazioni e i finanziamenti offerti mobilitino gli investitori e creino un mercato e prezzi adeguati per asset oggi congelati. Permettendo alle banche di riaprire i rubinetti del credito. Il ministro del tesoro sta dimostrando, peraltro, di non avere le doti di un leader che possa risolvere i problemi. Parte il piano da 1.000 miliardi di dollari per acquistare titoli tossici allo scopo di rilanciare il sistema finanziario statunitense. Lo annuncia il dipartimento del Tesoro nel suo sito web. "Il Public Private Investment Program - si legge nel sito del Tesoro - utilizzerà da 75 a 100 miliardi attingendo ai 700 mld del Troubled Asset Relief Program, lanciato lo scorso anno, dando al governo un potere d'acquisto di 500 miliardi di dollari che potrebbe raddoppiare nel corso del tempo". Dopo l'annuncio del piano la borsa ha reagito positivamente, mentre Geithner è stato messo sulla graticola, in particolare, dai democratici del Congresso, dai media e dagli studiosi del calibro di Paul Krugman. Le accuse più spietate sono state: aver copiato il piano di Paulson e di aver regalato ancora soldi alle banche; i democratici avrebbero preferito che, in cambio dell'acquisizione degli asset tossici, il tesoro potesse entrare nel capitale delle banche in percentuali pari ai fondi concessi.


Il Dipartimento del Commercio ha comunicato che gli ordini di beni durevoli a febbraio hanno fatto registrare, dopo sei contrazioni consecutive, un balzo del 3,4%; il mercato si attendeva un calo del 2%. +2% per la componente trasporti, al netto della quale l’indice principale registra un +3,9% (-2% atteso).
Geithner: nuove regole (26 marzo 2009).
Dopo i massicci interventi del Governo e della Federal Reserve per evitare il tracollo di grandi banche e assicurazioni, bisogna cambiare musica. Un passo ineludibile per il nuovo corso della Casa Bianca in vista del G-20 di Londra, dove gli Stati Uniti andranno per non abdicare al ruolo di leader dell'economia mondiale. Ed ecco che il segretario al Tesoro Timothy Geithner è tornato a chiedere con forza un profondo cambiamento del quadro regolamentare. Obiettivo: mettere sotto il controllo di un'authority federale unica il sistema finanziario degli Stati Uniti ed evitare nuove frodi e scandali, costati centinaia di miliardi ai contribuenti. Nel mirino dell'amministrazione Obama non solo le banche, ma anche - e questa sarebbe una novità assoluta - hedge funds (per i quali si prevede l'introduzione di un obbligo di registrazione), fondi di private equity, e mercato dei derivati non regolamentati (i cosiddetti Otc, over-the-counter, che hanno aggravato la crisi amplificando il rischio sistemico). In più si pensa a nuovi standard, ovviamente al ribasso, per i compensi degli executive. Il nuovo "guardiano del rischio" dovrebbe avere poteri sufficienti, è la tesi di Geithner, per costringere le società a rafforzare il proprio capitale o ridurre l'indebitamento, eventualmente assumendone il controllo nel caso in cui finissero in acque tempestose. Per Geithner, che è intervenuto in audizione davanti alla Commissione Servizi finanziari della Camera, il Governo dovrebbe avere sulle società finanziarie non bancarie poteri simili a quelli che la Fdic, la Federal Deposit Insurance Corporation, ha sulle banche: tra questi la possibilità di assumere il controllo, di acquisire i crediti in sofferenza e altri asset illiquidi e di vendere alla concorrenza gli asset in bonis. «Quel che serve - ha specificato il ministro - è una riforma complessiva: non qualche piccolo aggiustamento in corsa, ma nuove regole del gioco». Si corre contro il tempo: in questo momento l'amministrazione Obama può contare sul fatto che gli americani sono molto arrabbiati con Wall Street. Ancora di più dopo lo scandalo dei bonus milionari di Aig. D'altra parte Geithner deve fare i conti con le forti resistenze del mondo finanziario a un consistente ridimensionamento. Non solo. Il Governo degli Stati Uniti intende affrontare anche il problema della complessa interconnessione dei mercati globali: per questo nei piani di Geithner c'è anche un'accelerazione sul piano della cooperazione internazionale su aspetti delicati e controversi come i paradisi fiscali e le centrali mondiali del riciclaggio. «I casi Lehman Brothers e Aig hanno messo in luce ampie mancanze del nostro sistema finanzario - ha detto tra l'altro Geithner - dobbiamo fare in modo che il nostro Paese non debba affrontare questa situazione mai più». Il segretario al Tesoro ha detto che le conseguenze dell'azione spregiudicata del colosso assicurativo, ancor oggi protagonista negativo delle cronache finanziarie, «contengono una tragica ingiustizia di base: quelli che sono stati prudenti e responsabili nelle loro scelte personali e professionali vengono colpiti dalle azioni di coloro che hanno agito senza prudenza e con meno attenzione». A queste parole ha fatto eco il numero uno della Banca Centrale Usa, Ben Bernanke, evidenziando che se a settembre, quando sono venuti alla luce tutti i problemi di Aig, il Governo avesse avuto i poteri chiesti da Geithner, la società sarebbe stata commissariata e le autorità sarebbero state in grado di «risolvere i problemi», proteggendo i clienti assicurati. «Ci saremmo trovati in una situazione di gran lunga migliore di quella in cui ci troviamo ora», ha detto ancora il presidente della Federal Reserve, aggiungendo che non si sarebbero ovviamente mai visti i bonus a sette cifre pagati di recente ai top manager.

4. UE

Nuovo calo dell'inflazione che nel gennaio 2009 si è attestata all'1,1% nella zona dell'euro, contro l'1,6% di dicembre 2008 e il 3,2% del gennaio 2008. Su base mensile il calo è stato dello 0,8%. Lo comunica Eurostat, l'ufficio statistico dell’Ue, precisando che nell’Ue-27 l'inflazione in gennaio è stata dell'1,7%, rispetto al 2,2% di dicembre 2008.  Un anno prima il tasso annuo era del 3,4%. Il calo su base mensile è stato dello 0,6%. Per l'Italia, il tasso annuo rilevato è dell'1,4%. Il più basso livello di inflazione è stato osservato in Lussemburgo (0,0%), in Portogallo (0,1%), Spagna e Francia (0,8% entrambe) mentre il più alto in Lettonia (9,7%), Lituania (9,5%) e Romania (6,8%).
 Rispetto al dicembre 2008, l'inflazione annua è caduta in 24 paesi, rimasta stabile in uno e cresciuta in due. Disoccupazione in aumento all'8,2% nella zona dell'euro nel mese di gennaio rispetto all'8,1% di dicembre: lo comunica Eurostat, riferendo che nel gennaio 2008 il tasso dei senza lavoro era al 7,3%. Stessa dinamica anche nella Ue-27, dove il tasso di disoccupazione nel gennaio 2009 è stato del 7,6% rispetto al 7,5% di dicembre. Nel gennaio 2008 il tasso era al 6,8%. Eurostat stima che 18 milioni di uomini e donne della Ue, di cui 13 nella zona dell'euro, era senza un lavoro nel gennaio 2009. Rispetto al dicembre 2008, il numero dei disoccupati è aumentato di 386.000 nella Ue-27 e di 256.000 nella zona della moneta unica. Rispetto al gennaio 2008, la disoccupazione è salita di 2,194 milioni nell'Unione europea e di 1,641 milioni nella zona dell'euro.
Come previsto, la Banca centrale europea ha tagliato il costo del denaro di mezzo punto percentuale, portando il tasso principale dal 2% all'1,50%, al minimo storico. E non è detto che "l'attuale livello dei tassi sia il minimo che possiamo permetterci" ha annunciato il presidente Jean Claude Trichet. L'istituto di Francoforte ha rilevato un "grave rallentamento" dell'attività economica, sia a livello globale, sia nell'area euro, che ha trovato conferme nei dati delle indagini preliminari dei primi mesi del 2009. Per quest'anno, infatti, si attende una recessione del Pil che si attesterà tra il 3,2 per cento e il 2,2 per cento. Per il 2010, invece, si prevede un andamento del Pil tra -0,7 per cento e +0,7 per cento. Una situazione allarmante, per far fronte alla quale Trichet ha annunciato l'uso di misure "non standard". Il presidente della Bce ha inoltre spiegato come le pressioni inflazionistiche di Eurolandia siano diminuite significativamente: "Per il 2009 si aspetta un tasso compreso fra +0,1% e +0,7%, e fra 0,6% e 1,4% per il 2010". Il taglio odierno (5 marzo) deciso dal Consiglio direttivo è il quinto consecutivo da ottobre, quando il tasso di riferimento era ancora al 4,25%, e porta il costo del denaro al punto più basso da quando la Bce ha iniziato a gestire la politica monetaria nel 1999. Il differenziale tra il costo del denaro negli Stati Uniti e quello nell'Eurozona si attesta ora sull'1,5%, tenuto conto che la Fed ha praticamente azzerato il tasso sul Fed Funds, fissando un range compreso tra zero e 0,25%. La mossa della Bce era stata anticipata dalla Banca d'Inghilterra, che ha anch'essa tagliato i tassi di mezzo punto portandoli al minimo record di 0,50% e ha annunciato che acquisterà asset, soprattutto titoli di Stato, per 75 miliardi di sterline per aumentare la liquidità del mercato. Una "recessione senza precedenti che potrebbe causare altri 6 milioni di disoccupati entro il 2010" e produrre "gravi conseguenze sociali per le famiglie e le persone". Sono le considerazioni del progetto di documento del "Comitato per l'occupazione e per la protezione sociale", contenente i messaggi chiave del Consiglio Epsco al Consiglio europeo di primavera. Nelle ultime stime Ue si era parlato della perdita di 3,5 milioni di posti di lavoro solo per il 2009 e di un tasso di disoccupazione per la zona euro pari al 9,25%. Per il Consiglio Epsco (Consiglio per l'occupazione, la politica sociale, salute e consumatori) la crisi economica e finanziaria "sta arrecando grossi danni ed esige interventi urgenti" a partire da misure che evitino il ritiro prematuro dal lavoro e da sistemi pensionistici adeguati e sostenibili a lungo termine. "In molti stati membri - si legge nel documento, emesso il 9 marzo 2009- la maggiore flessibilità consente ora alle imprese di adeguare rapidamente la propria capacità produttiva. Ma il rapido aumento della disoccupazione è al centro delle preoccupazioni dei cittadini dell'Ue per incentivare l'occupazione, prevenire e limitare la perdita dei posti di lavoro e le ripercussioni sociali sono necessarie misure tempestive, temporanee e mirate". Per prevenire e combattere la disoccupazione "senza intaccare le riforme del mercato del lavoro" il Consiglio Epsco esorta gli Stati membri a dare precedenza immediata ad alcune linee d'azione. Innanzi tutto "evitare le misure che favoriscono il ritiro prematuro dalla vita lavorativa, quali programmi di prepensionamento o limiti d'età per le opportunità di formazione, in modo tale da mantenere e aumentare la partecipazione al mercato del lavoro". Non solo si ribadisce, come più volte sollecitato dall'Ue in particolare all'Italia, di "affrontare l'adeguatezza e la sostenibilità a lungo termine dei sistemi pensionistici con riforme adeguate", incluso il raggiungimento dell'obiettivo di Lisbona di un tasso di occupazione dei lavoratori più anziani pari al 50% e il miglioramento della posizione dei percettori di salari bassi, anche in un periodo di recessione. Il Consiglio ancora indica come sia necessario "sostenere l'accesso all'occupazione e agevolare l'ingresso nel mercato del lavoro e la mobilità al suo interno per abbreviare i periodi di disoccupazione e aumentare la partecipazione sia delle donne che degli uomini". I principi comuni di "flessicurezza" offrono "utili orientamenti per modernizzare ulteriormente i mercati del lavoro". E' prioritario "rafforzare l'accesso alla formazione e alle misure attive del mercato del lavoro per disoccupati, lavoratori a rischio di licenziamento e altri gruppi vulnerabili affinchè restino attivi, sia migliorata la loro occupabilità e sia assicurata la loro disponibilità ad approfittare di nuove opportunità professionali create dalla ripresa". Occorre infine "sostenere l'occupazione e la creazione di posti di lavoro con misure intese a stabilizzare l'economia, promuovere la transizione verso un'economia a basse emissioni di CO2 e potenziare gli investimenti nella ricerca e sviluppo nonché nei settori a rapida crescita". E dare la precedenza "agli investimenti nelle infrastrutture pubbliche capaci di rafforzare la struttura economica e creare rapidamente nuovi posti di lavoro". Un capitolo è dedicato anche al maggiore impegno per l'inclusione sociale e gli obiettivi della protezione sociale. In questo contesto gli Stati membri dovrebbero puntare soprattutto a "perseguire la riduzione della povertà e la coesione sociale con strategie globali rafforzate per combattere e prevenire la povertà e l'esclusione sociale dei bambini, inclusa una maggiore offerta di strutture di assistenza all'infanzia di qualità, accessibili anche economicamente, e delle persone con disabilità, la comparsa di nuovi gruppi a rischio di esclusione, quali i giovani, e nuove situazioni di rischio, compreso il sovraindebitamento". Occorrono poi sforzi per combattere la mancanza di domicilio fisso "quale forma estremamente grave di esclusione, fronteggiare i molteplici svantaggi a cui sono confrontati i Rom e la loro vulnerabilità nei confronti dell'esclusione sociale e promuovere l'inclusione sociale dei migranti". Bisogna infine migliorare l'efficienza dei servizi sanitari e ridurre le disparità in campo sanitario, fornire qualità nelle cure a lungo termine, assicurare un invecchiamento nella salute e nella dignità. Cresce più delle attese il tasso disoccupazione dell'Eurozona a febbraio. Il dato si è attestato all'8,5% rispetto all'8,3% atteso. A gennaio il tasso disoccupazione risultava dell'8,2%.

Nuovo taglio dei tassi di interesse della Banca centrale europea, che ha ridotto di un quarto di punti il tasso di riferimento, portandolo all'1,25%. L'Eurotower ha tagliato di un quarto di punto anche il tasso sui depositi, portandolo dallo 0,5% allo 0,25%, e quello marginale, portandolo dal 2,5% al 2,25%. Il taglio (2 aprile) porta il costo del denaro a un nuovo minimo storico da quando la Bce ha iniziato a gestire la politica monetaria nel 1999. «A metà anno i tassi dovrebbero risalire» ha dichiarato il presidente della Bce Jean-Claude Trichet che però non ha escluso che fino ad allora possano ulteriormente scendere. Trichet ha poi spiegato che «L'economia dell'Eurozona si è indebolita ulteriormente nei primi mesi dell'anno e ci aspettiamo che rimanga debole per tutto il 2009 con segnali di miglioramento graduale nel 2010». La pressione inflazionistica sta diminuendo, e gli indicatori disponibili, sia nel medio che nel lungo termine, fanno prevedere che il tasso di inflazione resterà sotto il 2%, in linea con gli obiettivi della Bce ha poi chiarito Trichet sottolineando successivamente che «Gli ultimi dati economici e gli studi degli istituti di ricerca confermano che l'economia mondiale, Eurozona compresa, sta attraversando una grave recessione». Trichet ha poi aggiunto: «Non abbiamo modificato la nostra posizione in materia di deflazione. Non vediamo materializzarsi per ora i rischi di deflazione. Certo molto dipenderà anche dai prezzi del greggio», ha detto Trichet lasciando intendere che un nuovo crollo del prezzo del petrolio potrebbe scatenare pressioni deflazioniste. Poi il presidente della Bce ha spiegato che la Banca centrale europea deciderà a maggio su eventuali ulteriori misure non convenzionali, che vadano cioè al di là della leva dei tassi. Trichet ha rinviato al mese prossimo i «dettagli» delle possibili misure.

Nei 16 Paesi di Eurolandia il calo della produzione industriale rallenta su base mensile anche se continua a crescere su base annua. Secondo i dati resi noti da Eurostat, lo scorso febbraio la flessione rispetto a gennaio è stata del 2,3% contro il 3,5% segnato a gennaio su dicembre 2008. Rispetto a un anno fa il calo della produzione industriale è stato però più pronunciato registrando un meno 18,4% rispetto al febbraio 2008 contro il 17,3% segnato a gennaio 2009 rispetto allo stesso mese del 2008. In questo contesto, Eurostat segnala che l'Italia, su base mensile, ha registrato uno dei peggiori risultati (meno 3,5%) collocandosi avanti a Lituania (meno 4,1%) ed Estonia (meno 3,6%), ma dietro alla Germania (meno 3,2%).

5. I PAESI DELL’EST EUROPA

Le maggiori istituzioni internazionali hanno messo a punto un primo piano di aiuti ai Paesi dell'Europa centrale e orientale, dove la crisi ha duramente colpito il sistema economico e finanziario con il rischio di pesanti ripercussioni sull'area occidentale.
La Banca Mondiale, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) e la Banca europea per gli investimenti (Bei) hanno annunciato a Londra aiuti per 24,5 miliardi di euro, e il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Khan ha sottolineato l'importanza di uno sforzo comune per attenuare la crisi del credito nella regione: «L'iniziativa aiuterà le singole istituzioni finanziarie - ha detto Strauss-Kahn - mentre le linee di credito dell'Fmi continueranno a sostenere questi Paesi a livello macroeconomico». Intanto l'Ungheria chiederà all'Unione Europea un pacchetto di aiuti da almeno 180 miliardi di euro per i Paesi dell'Europa dell'Est. La richiesta verrà ufficialmente avanzata al vertice Ue del prossimo primo marzo a Bruxelles dal primo ministro ungherese Ferenc Gyurcsany, il quale ha spiegato che il Programma europeo di stabilizzazione e integrazione dovrebbe prevedere finanziamenti a breve termine per i governi, una ristrutturazione coordinata del debito privato, la ricapitalizzazione delle banche e nuova liquidità per le imprese per almeno 12 Paesi dell'area.
Le agenzie di rating hanno declassato diversi Paesi dell'Est, tenendo sotto controllo gli istituti di credito più coinvolti. Nella lettura degli analisti, diverse aree stanno regredendo. E a vent'anni dalla caduta del Muro di Berlino (novembre 1989), rischiano un nuovo isolamento economico. Gli investimenti esteri potrebbero ridursi e rientrare. Prevale la difesa delle aree storiche e i perimetri operativi di banche e assicurazioni, dopo una forte espansione, tendono a richiudersi. Molti Paesi dell'Europa orientale hanno fatto ricorso al prestito straniero e lo spettro del default (il mancato rispetto dei pagamenti a scadenza) viene evocato spesso.  Dopo Fitch, anche Standard & Poor's ha tagliato il rating sull'Ucraina, ridimensionato (per il debito in valuta estera) a «CCC+/C» da «B/B». L'outlook è negativo. Ma è solo l'ultimo in ordine di tempo di un progressivo arretramento di tutta l'area ex sovietica. S&P ha declassato nei giorni scorsi la Lettonia e non è certo un caso che il primo ministro Valdis Dombrovskis abbia dichiarato. «Lo Stato è sull'orlo del fallimento, il nostro primo dovere è quello di preparare dei tagli al bilancio, altrimenti ci sarà il fallimento». E l'elenco potrebbe continuare. In sostanza S&P ha suddiviso queste economie in due gruppi distinti: Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia che sono valutate in condizioni migliori, Stati baltici (Estonia, Lettonia e Lituania), Bulgaria, Ungheria e Romania che sono nel gruppo con il più elevato livello di vulnerabilità economica. Tutto quanto sta accadendo negli (ex) emergenti europei influenza l'economia occidentale viste le tante imprese, grandi e piccole, impegnate sul campo.

6. RESTO DEL MONDO

Repsol, la maggiore compagnia petrolifera in Spagna, chiude per un mese la divisione petrolchimica nella raffineria Puertollano. In Spagna, il numero dei disoccupati è cresciuto a febbraio del 50% rispetto allo stesso mese del 2008, pari a 3,48 milioni di persone. I dati diffusi dal ministero del Lavoro iberico mostrano come solo nell'ultimo mese la crescita dei disoccupati sia stata del 4,6%, pari a 154.058 unità. Nei giorni scorsi Eurostat aveva evidenziato come il tasso di disoccupazione fosse salito in gennaio al 14,8%, contro l'8,2% dell'eurozona. Nel 2009 il rapporto deficit-pil francese supererà "sicuramente" il 5%. Lo ha dichiarato il primo ministro Francois Fillon, precisando che "l'orizzonte dell'equilibrio di bilancio si allontana". Fillon ha anche stimato a più di 50 miliardi il disavanzo supplementare, di cui 20 miliardi a causa delle minori entrate legate alla crisi e 30 miliardi di spese di rilancio. E ha anche confermato che il governo si attende una contrazione dell'economia nel 2009 tra l'1 e l'1,5%. La crisi picchia duramente sull'economia inglese. Tanto che il governo britannico ha annunciato la nazionalizzazione del Lloyds banking group, nato, in ottobre, dalla fusione della banca Hbos e della Lloyds tsb. Con questa mossa il governo di Londra assicurerà gli asset tossici del gruppo per 260 miliardi di sterline (290 miliardi di euro), facendo salire la quota detenuta dal 43,5% al 65%. Di contro Lbg si è impegnata a mantenere le sue linee di credito alle imprese inglesi per 28 miliardi di sterline (circa 31 miliardi di euro) nei prossimi due anni. I Credit Default Swaps a cinque anni dell'Austria il 6 marzo sono saliti a quota 248 superando l'Italia che resta a 188 e quelli di riferimento della Germania fermi a 88 punti. Ciò significa che costa 248 mila euro all'anno assicurare dal default, per cinque anni, 10 milioni di euro di bond austriaci. Un dato molto preoccupante se comparato con i 17,5 punti che occorrevano solo 12 mesi fa. Cosa è accaduto per giustificare un tracollo simile? A pesare è la preoccupante situazione economica dell'Est Europa dove le banche austriache hanno impieghi per 201 miliardi di euro pari al 71% del Pil del Paese. La tedesca Continental annuncia la chiusura di due fabbriche di produzione di pneumatici in Europa, una in Francia e una in Germania, sulla scia del deterioramento della domanda nel mercato delle quattro ruote; in totale verranno eliminati 1.900 posti di lavoro. Calo record degli ultimi diciannove anni per la produzione industriale tedesca. A gennaio, la produzione industriale è scesa del 7,5% mensile e del 19,3% annuo. Lo comunica il ministero dell'Economia. La flessione è superiore alle peggiori stime degli analisti che prevedevano un -5%. Il gruppo automobilistico Volkswagen ha chiuso il primo trimestre dell'anno con un utile netto di 243 milioni di euro, in calo del 74% rispetto allo stesso periodo del 2008. Nei primi tre mesi dell'anno, il fatturato é sceso dell'11% a 23,9 miliardi. Per l'intero 2009 Volkswagen si aspetta di chiudere con utile e ricavi in calo rispetto all'anno precedente. I proprietari di case nel Regno Unito hanno visto la loro ricchezza crollare di duemila miliardi di sterline da luglio 2007.Lo rivela uno studio di PricewaterhouseCoopers, secondo cui il valore complessivo di case e azioni in Gran Bretagna ha subito una flessione del 28%, pari a circa il 130% del pil del paese. In media ogni cittadino proprietario di una casa o titoli azionari ha perso circa 40.000 sterline. Avtovaz, il principale costruttore russo di automobili, non ha soldi per pagare i fornitori e ha gia' impegnato presso le banche il 60% delle sue attività per un prestito da 1 miliardo di dollari. E agli appelli del presidente della compagnia Boris Aleshin, risponde il governo, che prenderà in considerazione la richiesta per uno stanziamento di oltre mezzo miliardo di euro. Il settore auto in Russia è sempre piu' in crisi. Dopo che Avtovaz ha sospeso la produzione, anche la fabbrica Toyota di San Pietroburgo ha deciso una misura simile. Nuovi tagli nel settore della telefonia mobile. Nokia, colosso da oltre 115 mila dipendenti nel mondo e leader mondiale dei telefonini, ha annunciato stamani una riduzione di 1700 posti di lavoro a livello globale, 700 dei quali nella sola Finlandia. Lieve recupero a marzo per il clima di fiducia nel settore della finanza in Germania, prima economia dell'area euro. L'indice elaborato dall'istituto Zew si è attestato a quota meno 3,5 punti, contro i meno 5,8 punti registrati nel mese precedente. Uno sviluppo inatteso in questi termini, che conferma l'impressione di esperti del settore che ora sono «più fiduciosi guardando all'orizzonte dei prossimi sei mesi», rileva il centro studi. ThyssenKrupp, il maggior gruppo siderurgico tedesco,si prepara a licenziare 3.000 lavoratori con il calo della domanda di acciaio. Il crollo della domanda infatti manderà in rosso il suo bilancio trimestrale per la prima volta negli ultimi tre anni. Il gruppo ha deciso una riorganizzazione in due unità' dalle attuali 5, che permettera' risparmi per 500 milioni di euro.
Previsioni nere per il trasporto aereo. L'Associazione internazionale del trasporto aereo (Iata), che rappresenta 230 compagnie di tutto il mondo, per il 2009 prevede una perdita globale del settore di 4,7 miliardi di dollari (pari a 3,46 miliardi di euro). Anche per le entrate del settore, la Iata prevede un calo del 12% a 467 miliardi di dollari. La domanda dovrebbe calare nettamente, con una contrazione del traffico passeggeri del 5,7%, mentre il traffico merci dovrebbe scendere del 13%. La situazione è «cupa, molto peggiore di quella seguente all'11 settembre 2001» e l'anno in corso si profila tra i più difficili mai affrontati dalle compagnie aeree, ha commentato il direttore generale della Iata.
Commerzbank, la seconda banca tedesca, annuncia un rosso da 6,6 miliardi nel 2008, inclusa l'acquisizione di Dresdner Bank e fa sapere che per il 2009 è in cerca di 20 miliardi di euro di finanziamenti sul mercato dei capitali. L'istituto ha comunicato anche che le attività tossiche in suo possesso ammontano a 68 miliardi di dollari. In particolare Dresdner, acquistata da Allianz per 4,7 miliardi di euro poco prima del collasso di Lehman Brothers, possiede titoli tossici per 39,9 miliardi di dollari e la stessa Commerzbank, alla fine del 2008, ne detiene per 15,5 miliardi di dollari. «Riteniamo - spiega Commerzbank - che una diminuzione del rischio si avrà entro il 2011». Il miglior risultato della sua intera storia aziendale. Attacca così il comunicato diffuso ieri l'altro dlla tedesca Loewe, uno dei marchi storici della televisione "made in Europe", per annunciare un bilancio, quello dell'esercizio 2008, chiuso all'insegna dei record. Il segreto lo ha spiegato il Ceo della società Frieder C. Löhrer: "aver puntato con decisione su una gamma di Tv (e di prodotti per l'home entertainment) di fascia molto alta, non intaccata dalla crisi e, quindi, dall'erosione dei prezzi al consumo e di conseguenza dei margini di profitto". A testimoniare il crollo dei consumi, l'inflazione ha raggiunto il minimo storico a marzo in Spagna: stando ai dati provvisori è stata del -0,1% su base annua. L'Istituto Nazionale Statistiche Ine sottolinea che l'inflazione armonizzata (Ipca) è al livello più basso registrato dall'inizio della raccolta di questi dati nel 1962. L'inflazione ha registrato un calo costante in Spagna dalla metà del 2008. La Air Berlin, seconda compagnia aerea tedesca dopo la Lufthansa, ha chiuso il 2008 con una perdita di 75 milioni di euro. Si tratta di un forte aumento rispetto al rosso di 39,9 mln del 2007.Conti in rosso anche per la Bmw nel primo trimestre dell'anno. La casa tedesca accusa una perdita netta di 152 milioni di euro rispetto ai profitti per 487 milioni nello stesso periodo del 2008. Il dato è migliore delle attese degli analisti che puntavano a un rosso di circa 390 milioni. Il gruppo ha ribadito di non poter fare previsioni sul 2009. Difficile infatti indicare le prospettive e Bmw evita di fornire outlook per l'esercizio in corso limitandosi a indicare che ci sarà una contrazione delle vendite. In Belgio, Societe' Generale chiude il primo trimestre in rosso, sorprendendo gli analisti che si attendevano un utile di 332 milioni di euro. La perdita e' stata di 278 mln ed e' legata a svalutazioni connesse con il mercato obbligazionario americano. Lo riferisce Bloomberg. 'Gli effetti dei vari interventi di stimolo adottati dai governi dovrebbero consentire di mitigare le conseguenze della crisi nel 2009 e permettere una graduale ripresa della crescita, anche se a un tasso molto moderato'.

7. IL LOW COST E Il LOW-RISK BATTONO LA CRISI

Ikea Italia sfida la crisi annunciando la creazione di oltre mille nuovi posti di lavoro nel 2009, nei nuovi negozi di prossima apertura di Rimini, Collegno (TO), Salerno, Villesse (GO). Nel 2008 - comunica l'azienda con una nota - Ikea ha realizzato un fatturato di 1,3 miliardi di euro, con un incremento pari al 5,8 per cento. Nello stesso periodo 37,15 milioni di persone hanno visitato i 14 negozi presenti sul territorio italiano, una rete gestita da oltre 6.400 addetti, l'86% dei quali assunti con un contratto a tempo indeterminato. Il 46% ha un'età compresa tra i 25 e i 34 anni mentre le donne rappresentano il 58 per cento. Il part-time riguarda il 65% della forza lavoro, con un contratto medio di 24 ore settimanali e un limite minimo di 20 ore concordato coi sindacati. L'Italia è il terzo produttore al mondo per Ikea, con una ricaduta occupazionale nell'indotto di 1.500 addetti. Ogni negozio genera poi un indotto commerciale di circa 100/120 posti di lavoro nei servizi di supporto alla vendita (trasporti, montaggi, manutenzione, pulizie, carrellisti, animazione), per altri 1.400 occupati.
Ma il caso più eclatante rimane quello di H&M, il gigante svedese della moda «low cost», che per il 2009 prevede di assumere 6-7 mila persone. La catena ha terminato l’esercizio 2008 (chiuso il 30 novembre) con un utile in rialzo del 12,5%. In crescita anche il giro d’affari a 88,53 miliardi di corone svedesi (8,3 miliardi di euro) con un progresso del 13%. Bene anche l’ultimo trimestre settembre-novembre che ha registrato ricavi in aumento del 15,3% e utili in crescita del 9,4%. L’utile netto per l’intero anno si è attestato a 15,294 miliardi di corone (1,45 miliardi di euro) in crescita del 12,55% rispetto a un anno prima. Sulla base di queste performance, il Consiglio di amministrazione proporrà agli azionisti un dividendo da 15,50 corone per ogni azione (1,47 euro). Un aumento del 10,7 per cento rispetto al livello dello scorso anno.
Il mercato delle auto low cost/low budget è in continua espansione, per vari motivi. La crescita cinese e indiana comporta una domanda focalizzata su fasce di prezzo sostanzialmente inferiori a quelle occidentali. Nei Paesi occidentali continua il ridimensionamento numerico della classe media e l'ampliamento del divario tra percettori di redditi bassi ed elevati; inoltre la maggior attenzione ai temi ambientali e la crescente congestione urbana spinge la domanda verso vetture più piccole. Infine la crisi finanziaria e il declino della fiducia dei consumatori porteranno a un aumento dell'attenzione per il rapporto costo/prestazioni. Dopo lo studio del 2006, Roland Berger Strategy Consultants ne ha realizzato un secondo che descrive e interpreta i modelli di business con cui gli Oem (Original Equipment Manufacturer) affrontano l'opportunità offerta da questo segmento per il quale si prevede un incremento di circa quattro milioni di veicoli in sei anni, fino ai 17 milioni nel 2012, con uno sviluppo concentrato su India (crescita annua dell'8%), Cina (13%) e su alcuni mercati occidentali (9% negli Usa). Sono quattro i modelli di business che caratterizzano l'approccio low-cost dei principali player. Gli Oem occidentali affrontano il tema del low cost con un modello tradizionale: economie di scala e applicazione rigorosa delle metodologie di design-to-cost. In molti casi convertendo piattaforme esistenti (già ammortizzate) e focalizzando l'attenzione sui contenuti di prodotto e sull’outsourcing dei componenti. Gli Oem giapponesi seguono una strada diversa, fondata sul concetto di ottimizzazione di processo nell'ambito di un network globale per garantire ripetitività e qualità uniforme. Tale approccio, che ha portato grandi risultati sui mercati tradizionali, rischia però di trascurare le opportunità di miglioramento che provengono dal ridisegnare i processi in funzione delle condizioni specifiche dei mercati emergenti. Il «Low cost cloning» esprime bene l'essenza del modello cinese: soluzioni clonate e sfruttamento sistematico della base low cost locale. Gli Oem cinesi utilizzano le opportunità della componentistica locale per definire quasi "bottom-up" modelli che aggreghino il meglio del rapporto prezzo/prestazioni: è spesso il fornitore a definire le specifiche, mentre gli Oem sono responsabili solo per il 10-15% dello sviluppo prodotto. Ciò consente costi di sviluppo di poche decine di milioni di euro, contro le centinaia degli Oem occidentali. A questo si combinano l'utilizzazione sistematica di manodopera a basso costo e investimenti limitati: i cinesi realizzano fabbriche da 100mila veicoli/anno con meno di 100 milioni di euro contro i circa 400 per impianti equivalenti in aree low cost e oltre 700 in Occidente. L'approccio più innovativo è però quello indiano, esemplificato dalla Tata Nano. Il fenomeno low cost è destinato a durare e impone logiche che potranno influenzare gli assetti globali del settore. Per competere a tutto campo con India e Cina su questo segmento in forte crescita sarà necessario modificare rapidamente il modello di business: l'ottimizzazione di processo giapponese e la trasformazione di vecchie piattaforme dei player europei non bastano a contrastare la «Collaborazione competitiva» indiana e il «Low cost cloning» cinese.
Sembrava la battaglia di Davide contro Golia. La sfida tra un residuo del '900, il treno, e il simbolo del futuro, l'aereo. E invece una tratta alla volta, con una mappa che ricalca fedelmente i progressi dell'alta velocità, le ferrovie continentali stanno riconquistando l'Europa, grazie a due ingredienti costi inferiori e tempi di percorrenza competitivi. Il buon esempio ha iniziato a darlo più di 25 anni fa la Francia, con il lancio del Tgv sulla Parigi-Lione. Imitata subito da Germania e Spagna. E ora persino l'Italia, buon ultima, si prepara a celebrare lo storico sorpasso della rotaia sui giganti del cielo. A soli due mesi dal debutto, infatti, il Frecciarossa ha già fatto Centro sulla Roma-Milano, fino al 2008 l'unica gallina dalle uova d'oro dei conti Alitalia. "Abbiamo superato il 40% del traffico e ci stiamo avvicinando al 50%", ha esultato l'ad delle Ferrovie Mauro Moretti. Certo, i servizi Fs per i pendolari e quelli per il sud del paese continuano a fare acqua da tutte le parti. Ma sul fronte dell'alta velocità, i numeri parlano chiaro. Dal 12 gennaio (debutto di Cai) a oggi sui voli Fiumicino-Linate si sono imbarcati in media 2mila passeggeri in meno al giorno (-30% circa) mentre sui treni veloci ne sono saliti 2.300 in più (+32% con un significativo +64% per la prima classe, quella del traffico d'affari). Un trend destinato ad accelerare quando i tempi di percorrenza su questa tratta della Tav (oggi 3 ore e 30 minuti) si ridurranno di altri 40 minuti a fine anno e verranno lanciati servizi low-cost in seconda classe e negli orari meno appetibili.
La crisi sta dando una mano anche alla ristorazione low cost. «L’economia rallenta? I consumi calano? Bene: i nostri profitti sono saliti del 37% in un anno». E’ la parabola di Domino’s Pizza, catena anglo-americana di pizze al trancio. Da sempre sinonimo di ristorazione a basso costo, Domino’s deve il suo recente successo proprio al rallentamento dei consumi. «La gente ha meno soldi, quindi va meno al ristorante e preferisce prendere una pizza d’asporto» ha detto ai microfoni della Bbc Stephen Hemsley, presidente di Domino’s pizza UK. La divisione britannica della mega catena, che tra Irlanda e Uk conta 526 punti vendita, ha annunciato oggi la crescita dei suoi profitti. L’impennata dei costi energetici e dei prezzi degli alimentari non è un problema: è stata trasferita ai consumatori tramite un leggero aumento dei prezzi.
Adesso, dice Hemsley, l’obiettivo è aprire 50 nuovi punti vendita in Gran Bretagna. Anche la società italiana di ristorazione low cost Autogrill ha visto balzare in avanti il fatturato nel secondo semestre del 2008.
 Mentre il mercato dell'automotive da mesi si trova a dover fare i conti con una forte crisi, AutoScout24, il marketplace online di compravendita di automobili nuove e usate leader in Italia e in Europa, ha chiuso il 2008 con numeri decisamente in controtendenza: il portale, infatti, è cresciuto in tutti i suoi aspetti, in quanto sono sempre di più i privati e gli operatori che scelgono questo canale di acquisto e di vendita. Basti pensare che soltanto nel mese di dicembre 2008 il sito ha registrato più di 4 milioni di visite, oltre 86 milioni di pagine viste e quasi 2 milioni di visitatori unici, con un incremento del 90% rispetto allo stesso periodo del 2007. Senza contare che sono ormai 5.400 i concessionari che si affidano ad AutoScout24 per pubblicizzare le proprie automobili, una crescita del 31% in un anno, che ha permesso anche un incremento del numero di annunci auto presenti sul sito, arrivati a quota 210mila (+43% rispetto al 2007). Una storia che dura da dieci anni. Se il portale apre nel 1998 in Germania con un parco macchine di 350 unità e 50 visitatori al giorno, dieci anni dopo, nel 2008, le auto usate transitate sul solo marketplace italiano AutoScout24.it sono state circa 900mila (su un totale di quasi 3 milioni di auto usate vendute in Italia nel 2008 – fonte Auto-Trend Aci 01 2009) pari alla quasi totalità del "mercato internet automotive". Pertanto dalle stime emerge un'automobile venduta ogni due minuti. Con le sue quattro aree di business l'azienda tedesca, con sede a Monaco di Baviera, offre a privati, concessionari, aziende e altri partner del mondo automobilistico un'ampia piattaforma online e a prezzi scontati, per il commercio di auto nuove e usate. Salgono le vendite di Walgreens a febbraio; la catena di supermercati usa ha registrato durante il mese scorso vendite in crescita del 3,4% a 5,09 miliardi di dollari rispetto ai 4,92 miliardi dello stesso mese del 2008; i buoni risultati sono dovuti a una politica di sconti e di servizi gratuiti offerti ai clienti. Il vettore low cost inglese EasyJet ha reso noto che il load factor (il fattore di carico) è risultato a febbraio pari all'87% rispetto all'84,6% dello stesso mese del 2008. Lo shopping on line per molti consumatori, anche italiani, è ormai un appuntamento fisso, irrinunciabile. Uno studio condotto da Kelkoo, uno dei più noti siti di e-commerce per la comparazione dei prezzi a livello europeo con circa 20 milioni di visitatori mensili, ha infatti fotografato le abitudini di coloro che nel in Italia si affidano a Internet per i propri acquisti. Dal sondaggio emerge, per esempio, che l'83% dei visitatori compra regolarmente sul Web perché i prezzi sono molto più vantaggiosi e che prodotti di elettronica e telefonia rimangono i "best seller" su Internet, catturando l'attenzione del 70% dei visitatori davanti ai pacchetti viaggio (con il 46%) e a libri, Cd e Dvd (45%). Sempre più le famiglie fanno la spesa all'ingrosso, direttamente dai produttori, aderendo ai GAS (i gruppi d'acquisto solidali - vedi glossario finanziario). E sempre più imprese (soprattutto piccoli produttori) scelgono di rivolgersi a questa crescente fetta di consumatori. Un'economia in crescita che, specialmente in tempi di crisi, si dimostra capace di soluzioni originali. Arriva la Nano, la vettura più economica del mondo, oggetto di un battage mediatico da far invidia all'Ipod. Però, la piccola auto non è, ancora, pronta per circolare in Europa: le sue prestazioni sono oltremodo scarse, non ha sistemi elettronici di sicurezza ed è priva di accessori fondamentali come il servosterzo, ma il suo compito è quello di trasformare milioni di indiani in automobilisti. Tata Motors ha mostrato, il 23 marzo 2009, la versione definitiva, pronta per le vendite, l'auto, con il prezzo base di 100.000 rupie (poco più di 1.500 euro), si aggiudicherà il titolo di «più economica al mondo». Le statistiche in Italia mostrano che gli happy hours, sono diventati, per studenti e impiegati, vere e proprie cene e che molte famiglie vanno all'Ikea e presso i vari Centri commerciali, non per fare acquisti, ma per pranzi o cene a prezzi stracciati. I McDonald's da simbolo del capitalismo sono diventati i ristoranti del proletariato. L'hanno definito risk-free shopping (acquisto senza rischio). E' l'ultima trovata escogitata delle imprese statunitensi per cercare di invogliare i consumatori a fare acquisiti. Lo stanno offrendo industrie grandi e piccole e anche quelli che gli statunitensi definiscono i mom-and-pop store, ovvero i negozi di quartiere. La proposta è semplice: il consumatore acquista un certo prodotto o fa ricorso ad un certo servizio; se viene licenziato non deve più pagare o può rispedire l'acquisto al mittente. Questa è per esempio la proposta che sta pubblicizzando la Hyundai America che ha cominciato ad offrire acquisti risk-free agli statunitensi che comprano le sue automobili. "Finanzia adesso una nostra automobile", recitano gli spot pubblicitari della casa coreana, "e se perdi il lavoro entro la fine dell'anno puoi riportarla indietro senza problemi".

8. Il 27 febbraio il venerdì nero del 2009

È stato il "venerdì nero" dell'economia reale, un malato ben più importante delle banche e delle Borse. È difficile ritrovare nella memoria una giornata così densa di segnali tutti negativi da ogni angolo del pianeta. Il Pil americano è caduto del 6,2% (quasi il doppio rispetto alle stime iniziali), i consumi delle famiglie Usa sono in ritirata del 4,3% insieme alla frana dei prezzi delle case. In Giappone le esportazioni sono falcidiate del 45% e la produzione industriale del 10%. L'India, uno degli ultimi giganti asiatici con il segno più davanti al Pil, vede dimezzarsi la sua crescita. Sul fronte delle aziende: 30 miliardi di dollari di perdite alla General Motors, 16.000 licenziamenti alla Sony. E alle porte di casa nostra i sinistri scricchiolìi di bancarotta sovrana che minacciano i più giovani Stati membri dell'Unione, nell'Europa dell'Est.  Volendo trovare ad ogni costo una speranza a cui aggrapparsi per attenuare l'ansia, si può osservare che la pesante revisione al ribasso del Pil americano ci descrive un evento che ormai è già alle nostre spalle. I dati sul Pil sono uno specchietto retrovisore sul recente passato (l'ultimo trimestre del 2008), non ci insegnano nulla di nuovo sul presente né tantomeno sul futuro. Si può anche ricordare che per ritrovare una caduta del Pil americano così accentuata non occorre evocare la Grande Depressione degli anni Trenta. Nel primo semestre del 1982 l'America ebbe una decrescita del 6,4% eppure non conserviamo un ricordo tragico di quella recessione.  Purtroppo c'è una differenza cruciale rispetto ai primi anni Ottanta (che pure videro la concomitanza di importanti fallimenti bancari, le Savings & Loans). Allora non ci fu quella eccezionale simultaneità nella crisi che oggi contagia tutte le aree del mondo. America, Europa, Giappone, dragoni del Sudest asiatico, Russia, Opec, vanno tutti a fondo contemporaneamente. È la ragione per cui questa viene pronosticata come una recessione durevole. Secondo tutte le istituzioni internazionali sarà la più lunga dal dopoguerra.  Poche nazioni finora hanno reagito con provvedimenti all'altezza di questo shock. Solo gli Stati Uniti e la Cina hanno varato manovre di spesa pubblica consistenti in proporzione ai rispettivi Pil. E perfino quelle rischiano di non bastare. Gli Usa, dove si gioca la partita decisiva, sentirà nel tessuto economico-sociale i primi frutti della terapia Obama (787 miliardi di dollari di spesa) solo a partire dalla seconda metà del 2009. Per allora la recessione avrà già inferto ferite nuove e profonde. Si renderà probabilmente necessaria una seconda cura a base di iniezioni di spesa statale. Uno sforzo immane, se si pensa che già oggi il deficit federale americano viaggia verso il 12% del Pil, ai livelli della seconda guerra mondiale.  Obama sente il bisogno di rassicurare i mercati finanziari - dove deve piazzare una marea di nuovi titoli del debito pubblico - e quindi promette una riduzione del deficit in tempi ragionevoli. Impossibile: l'orizzonte di durata di questa crisi gli imporrà una prolungata "overdose" di spesa pubblica per compensare la riduzione dei consumi e degli investimenti privati. La sua azione è complicata dal persistente collasso del credito. Qui il team di Obama continua a mancare di coraggio. Non osa pronunciare la parola "nazionalizzazione" neppure nel giorno in cui lo Stato diventa il principale azionista del colosso Citigroup col 36% del capitale.  Una certa ritrosìa è comprensibile: Obama sta già facendo uno strappo al giorno rispetto a trent'anni di pensiero unico neoliberista, in un paese dove il candidato repubblicano che lo accusava di "socialismo" prese comunque il 46% alle presidenziali. Ma la lentezza nell'affondare il bisturi dentro il sistema bancario ha prezzi pesanti. Ogni salvataggio parziale (Fannie e Freddie, Aig, Citigroup) ha un costo che continua a crescere all'infinito. I mercati s'interrogano su quale sarà la prossima "nazionalizzazione non-detta": Bank of America? Intanto si avvicina il momento in cui si abbatterà sui conti del sistema creditizio una nuova marea di dissesti, non più i vecchi titoli tossici legati al mercato immobiliare ma i nuovi fallimenti di aziende industriali. La frana dell'economia reale si prenderà a sua volta una crudele rivincita su quelle banche che furono all'origine della crisi.  Come Franklin Roosevelt nei celebri "cento giorni" del 1933, Obama è costretto a muoversi su due livelli paralleli: tappare falle con urgenza, e al tempo stesso varare i cantieri delle grandi riforme che affrontino le debolezze strutturali del sistema americano. La fretta moltiplica le occasioni di errori. Roosevelt ne commise molti. Il più grave fu il ripiegamento dell'America su se stessa. Non solo attraverso il protezionismo ma anche nella manipolazione della politica monetaria il New Deal fu pervicacemente introverso e nazionalista. Oggi gli Stati Uniti non possono permettersi una simile deviazione. Sono molto meno autosufficienti che negli anni Trenta, hanno bisogno dei capitali cinesi per il loro debito, del mercato europeo per le loro esportazioni.  L'Unione europea non è ancora uscita dal torpore; non offre una sponda reale in questa crisi. I piani di rilancio della domanda nel Vecchio continente sono ancora modesti, frammentari, incoerenti, macchiati di protezionismo. Non c'è stata finora una risposta energica per organizzare il salvataggio dei vicini più deboli, in quell'Europa orientale e balcanica da cui può partire un improvviso effetto-domino, crac finanziari seguiti da agitazioni sociali e instabilità politica. Dobbiamo fare la nostra parte al più presto: perché l'esperimento Obama abbia il successo del New Deal senza riprodurne i costi; e per evitare che dalla conclusione di questa lunga crisi emerga un G-2 sino-americano che non avrà mai più bisogno di noi.

9. Lotta ai paradisi fiscali

Un tesoro stimato tra 4mila e 5.600 miliardi di euro (al cambio attuale). Nascosto, secondo le ultime stime dell'Ocse, nei forzieri delle banche dei paradisi fiscali. È questa l'enorme dimensione della posta in palio nella lotta tra le autorità internazionali che cercano di arginare i flussi di capitali "sommersi" e i paradisi fiscali, ritenuti una delle cause della grave crisi attuale. L'obiettivo della Ue e del G-20 è quello di far emergere flussi di denaro anonimi. Un'offensiva che ha messo in allarme paesi come Svizzera, Austria e gli altri tradizionali "rifugi". Secondo l'Organizzazione per lo sviluppo economico, che dal 1998 si occupa del dumping fiscale tra Paesi e aggiorna la "lista nera" degli Stati che non recepiscono le norme internazionali antiriciclaggio, il segreto bancario va regolato e non può evitare l'obbligo di rispondere a rogatorie internazionali, specie quando si sospetta che i capitali protetti dalla riservatezza siano frutto di attività criminali, illeciti o evasione fiscale. La situazione in Europa In Europa dal 2000 sono stati 35 i Paesi che hanno adeguato la loro legislazione alle "norme di comportamento" internazionali. Restano però almeno tre casi (Andorra, Liechtenstein e Principato di Monaco) di Stati individuati come "paradisi fiscali che non cooperano" a far cadere le barriere all'informativa. Anche se l'acqua nella quale nuotano gli evasori fiscali si va progressivamente asciugando, la lotta non ha fine. Dal 1989 il riciclaggio di denaro è nel mirino della Task force internazionale sui problemi finanziari (Fatf-Gafi), istituita dal G7. Ma quando finalmente un Paese cede alle pressioni internazionali (come accaduto di recente per le Bermuda su pressione degli Usa e, in parte, per il Liechtenstein da parte della Germania e per la Svizzera sempre da parte di Washington) i capitali sono già emigrati in un altro paradiso fiscale. Il caso del Vaticano Un caso a parte è quello della Città del Vaticano dove l'unica banca attiva è l'Istituto Opere di Religione. Lo Ior, che non ha altre filiali, tra i clienti conta dipendenti e membri della Santa Sede, ordini religiosi e benefattori. Rapporti selezionati e non "a rischio" identificati solo attraverso un codice: alle operazioni non si rilasciano ricevute, non esistono assegni intestati allo Ior, depositi e movimenti avvengono tramite bonifici. Bilancio e investimenti dell'Istituto sono noti solo al Papa, al collegio dei Cardinali, al Prelato, al Consiglio di sovrintendenza, alla direzione e ai revisori dei conti dell'istituto. Poiché ha sede in uno Stato sovrano, ogni richiesta di rogatoria allo Ior deve partire dal ministero degli Esteri del Paese richiedente. Finora nessuna rogatoria è stata concessa dal Vaticano, che non risulta aderire a organismi internazionali di controllo antriciclaggio ma partecipa – indirettamente – ai sistemi di pagamento dell'eurozona tramite banche tedesche e italiane. Che il Vaticano non si sia dotato di norme non significa però che la Santa Sede sia "meno virtuosa" di Paesi che le hanno: Stati con norme antiriciclaggio sono di certo meno attenti della Santa Sede nel combattere il fenomeno.

Il 13 narzo 2009, dopo Liechtenstein, Andorra e Belgio, anche Austria, Svizzera e Lussemburgo hanno ceduto alle pressioni internazionali e allentato i vincoli sul segreto bancario. "Non proteggerà più i reati fiscali", hanno annunciato le autorità elvetiche adeguandosi alle decisioni prese dai Paesi vicini e accettando di aderire alle norme dell'Ocse per non finire sulla lista nera delle "oasi fiscali", non disposte a collaborare. L'Austria ha accettato di rinunciare al segreto bancario, ma solo caso per caso in presenza di "sospetti fondati e argomentati di reati fiscali, anche in assenza di un procedimento penale" così come il Lussemburgo, che ha accettato di scambiare informazioni con altri Paesi nell'ambito di indagini fiscali. Sulla stessa linea la Svizzera che vuole semplificare la procedura in caso di sospetti "concreti" e ha annunciato che renderà più flessibile le condizioni per lo scambio di informazioni fiscali in linea con gli standard dell'Ocse. Le autorità elvetiche, in ogni caso, tengono a precisare che "non verrà meno il segreto bancario e non ci sarà nessuna trasmissione automatica dei dati. La sfera privata dei clienti continuerà a essere protetta da ingerenze esterne ingiustificate".

Le decisioni prese in quelli che sono definiti "paradisi fiscali" (nelle ultime settimane hanno aderito anche Singapore, Hong Kong, Isola di Man e Isole Caiman) sono state salutate dall'Ocse come "reali progressi". In una nota il segretario generale Angel Gurria afferma che "le iniziative prese da un certo numero di piazze finanziarie hanno dato un impulso positivo agli sforzi intrapresi per promuovere la trasparenza e lo scambio di informazioni fiscali".
"Se molte giurisdizioni mantengono ancora delle disposizioni che impediscono loro di aiutare le autorità estere nelle indagini fiscali - sottolinea Gurria - le misure e le dichiarazioni recenti di alcuni di questi Stati dimostrano che reali progressi si stanno compiendo". Il segretario generale dell'Ocse, in particolare, rileva che "la soppressione dell'uso abusivo delle disposizioni in materia di segreto bancario, che facilitano l'evasione fiscale, si integra in un orientamento più generale che punta a risanare uno degli aspetti più oscuri dell'economia globalizzata".

10. Considerazione generali

L'economia mondiale dovrebbe contrarsi nel 2009 per la prima volta dal 1945. A prevederlo è la Banca Mondiale, senza ancora rilasciare stime specifiche a parte l'osservazione che la crescita sarà di almeno 5 punti percentuali al di sotto del suo potenziale.
L'istituto di Washington, in un documento preparato in vista della riunione dei ministri delle finanze e dei banchieri centrali del G20 in programma il 14 marzo a Londra, prevede anche che il commercio mondiale dovrebbe quest'anno registrare la maggiore flessione degli ultimi 80 anni, mentre la produzione industriale entro la metà del 2009 dovrebbe risultare pari almeno al 15% in meno rispetto ai livelli del 2008. Le stime per il pil 2009 della Banca Mondiale sono più negative di quelle pubblicate dal Fondo Monetario Internazionale, che in gennaio ha previsto una crescita globale per il 2009 dello 0,5%.

Giuseppe De Rita, in un incontro del 10 marzo 2009, sostiene che la crisi è anche da attribuirsi al moltiplicarsi delle paure e alle pericolose conseguenze di un atteggiamento che trova nella società moderna un brodo di coltura ideale. «È incontestabile che la società attuale ha perso quello sviluppo rettilineo successivo al secondo conflitto mondiale. Quest’andamento è stato rotto sul piano politico dall’11 settembre del 2001 e sul piano economico dalla conservazione forzata del concetto di globalizzazione che ha portato a una serie di bolle – dal petrolio al mercato immobiliare – producendo poi quell’ondata di crisi caratterizzata, oggi, da una logica comunicativa drammatizzante». E se il Paese dimostra, per il momento, di reggere bene in virtù di «quel peculiare policentrismo italiano che per via di antichi ammortizzatori sociali, dalla famiglia al lavoro nero passando per il sostegno fra impresa e impresa, decomprime in parte le difficoltà attuali, è pur vero che troppe sembrano le paure fortemente avvertite dalla popolazione. Dalla perdita del lavoro a quella della salute di fronte alle quali a poco serve l’invito a non avere paura rivolto da istituzioni e politica. Al contrario, occorre contrapporre al politeismo delle paure il monoteismo della speranza e capire che le paure, per quanto numerose siano, hanno sempre una radice unitaria: essere invasi nella nostra parte migliore da qualcosa di sconosciuto ed inconscio. La paura è un’emozione vincente in un contesto come quello di oggi, zeppo di emozioni, ma privo di sentimento, ovvero della capacità di selezione delle emozioni e del controllo del proprio timore. È da questo processo che si comincia a dare la parola alla speranza, a sua volta nutrita di pazienza e di vigore».Intanto, nasce il quaternario, che non è, in questo caso, un'era geologica, ma, secondo sociologi ed economisti, una nuova categoria nelle trasformazioni dell'economia e della società: dopo l'agricoltura, l'industria, il terziario dei grandi servizi collettivi (banche, assicurazioni, turismo, commercio, distribuzione) ecco il quaternario dei servizi individuali e personalizzati, ritagliati sulle esigenze mutevoli e sfuggenti delle imprese e, sempre più spesso, delle singole persone (assistenza agli anziani, accompagnatori di cani, movimentazione dei figli di genitori tropppo occupati).

Nel mese di marzo si registra il minimo storico delle borse mondiali; dall'inizio della crisi nelle borse del pianeta è andata perduta una capitalizzazione pari al 50% del PIL mondiale.

Piccole ricette anti crisi

Su la rivista Magazine del Corriere della sera sono riportate alcune ricette per sopravvivere nel mare in tempesta della crisi, ne riportiamo alcune. La redazione di Impresa Oggi ha ritenuto di aggiungerne altri ritenuti particolarmente interessanti.

  1. In giro per il mondo surfando sui divani

    Significa surfare fra i divani, è un modo vivace di viaggiare in tutto il mondo e di visitare posti non menzionati dalle guide, approfittando dell’ospitalità gratuita degli iscritti alla community virtuale. Gli utenti di couch-surfing. com, un sito fondato da un giovane americano figlio di hippies, sono ormai oltre un milione. A Milano, una piattaforma simile, il “bed sharing”, è stata creata dall’associazione Esterni, “per mostrare il lato ospitale della città” (www.bedsharing.org).

  2. Servizi in comune con il co-sharing

    Nelle comunità di “cohousing” le persone scelgono di abitare insieme e la privacy del focolare domestico si combina con i servizi condivisi e gli spazi comuni (micro-nido, lavanderia, car sharing, palestra, stanze per gli ospiti, magazzino per la spesa comune, orti e laboratori per il fai da te). Il co-housing nasce in Scandinavia negli anni ’60. In Italia nuovi progetti coinvolgono Milano (soprattutto in quartieri ex-industriali, come la Bovisa), Pisa, Roma e Bologna. (www.cohousing. it).

  3. Swap party: ovvero l'arte del baratto

    Il commercio nasce con il baratto: tu dai una cosa a me e io ne do una a te. Lo fanno i bambini, con i giochi, le adolescenti con le cianfrusaglie. Da un po’ di tempo lo fanno anche le signore , che organizzano feste di scambio in cui mettono a disposizione il loro usato firmato, per barattare vestiti e accessori di lusso. Gli “swap party” sono come dei mercatini dell’usato in cui si rinnova il guardaroba senza prosciugare il conto in banca. Anche per questo fenomeno, nato a Londra, esiste una community italiana in rete (www.barattopoli. com).

  4. Alloggio (e lavoro) nelle fattorie

    Vedi nature mozzafiato, mangi cibi biologici, fai una vacanza salutare e in cambio dai una mano al contadino. Wwoof Italia (World Wide Opportunities in Organic Farms) è la sezione italiana di un movimento internazionale che promuove una rete di scambio tra soci coltivatori e viaggiatori, che girano il mondo dando una mano nelle fattorie che li ospitano, senza pagare vitto e alloggio. I contadini associati sono 344 in 14 Paesi di tutto il mondo. La quota associativa costa 25 euro (www.wwoof.it).

  5. Una bici per te ad ogni angolo

    Pedalare mantiene in forma, è divertente e non inquina. Per questo il bike sharing dopo Parigi e Barcellona sta prendendo piede anche in Italia (hanno aderito circa 60 comuni). Con una tessera elettronica o con una chiave che contiene un codice personale si ritira una bici da una rastrelliera e si riconsegna quando non serve più, anche dall’altro capo della città. Stenta a decollare a Roma (www.roma-nbike. it), piace sempre di più ai milanesi (www.bikemi.it).

  6. Uffici in comune per gli ex manager

    Dove saranno andati i manager di New York con gli scatoloni in mano? Probabilmente in un ufficio “a tempo”, insieme ad altri professionisti come loro. Il fenomeno del coworking sta prendendo piede anche in Italia. A Milano al marchio CoWo (www. coworkingproject.com) hanno aderito 4 aziende, che offrono postazioni per il pc, collegamento a internet, area caffè e sala riunioni, per un costo di circa 300 euro al mese. Anche a Bologna in uno spazio di 400 metri quadrati, si affittano 20 postazioni “boa”. E passa la solitudine.

  7. Annunci gratis su Internet

    Cercare o vendere casa, trovare lavoro, cambiare moto: su internet ci sono siti come Kijiji dove si fanno e si trovano inserzioni senza spendere un centesimo. Gli annunci sono divisi per settore e per città.

  8. Microcrediti per piccoli artigiani

    Disoccupati, piccole aziende artigiane in crisi, o vittime del ritardo di pagamento di committenti altrettanto in difficoltà. Sta diventando questo il nuovo target di chi si rivolge a Micro. Bo – Associazione Microfinanza Bologna, onlus attiva, tra l’altro, nel microcredito. Con 50 interventi annui, la onlus nata 4 anni fa agisce come garante presso istituti bancari sempre più restii a concedere il credito.

  9. Au pair, vantaggi per tutti

    La formula conviene ai tre diretti interessati: la ragazza, la famiglia e soprattutto i bambini, che preferiscono essere accuditi da una “sorella maggiore” piuttosto che da una tata. Il problema è incontrarsi. Al posto delle vecchie e costose agenzie ci sono moderne banche dati online che pare funzionino benissimo. www.aupairworld. net costa al massimo 39euro per tre mesi, ma l’abbonamento non sempre è necessario e se lo fa la famiglia non lo fa la ragazza. Le giovani viaggiano e mettono da parte qualche soldino (la famiglia paga fino a 300 euro al mese), i genitori risparmiano (molto) sulla voce baby sitter.

  10. Il nuovo autostop online

    “Cerco un passaggio da Milano a Napoli per il 2 di agosto”, “offro posto in auto per viaggio Bologna-Peschici la vigilia di Pasqua”, “Qualcuno va da Genova a Biarritz in auto l’8 agosto?”. Ormai lo fanno in molti, un annuncio online per trovare compagni di viaggio con cui dividere le spese di benzina e autostrada e perché no, farsi anche compagnia durante gli spostamenti lunghi. Uno dei siti è www.viaggioeconomico.org

  11. Pane e pizza fai-da-te

    Sei euro al chilo, manco fosse una specialità di pasticceria. Il prezzo del pane è alle stelle e i consumi calano, ma non a casa. La risposta di molte famiglie è “allora me lo faccio”, ecco spiegato il boom delle macchine per farlo. In tre ore si sforna un chilo di pane buono e genuino che resta fresco per diversi giorni e che ci viene a costare molto meno di un euro per la materia prima. Fa tutto la macchina (se ne trovano da 40 euro in su), basta ricordarsi di tenere in casa farina e lievito. Per ricettari e consigli cercare su internet o in libreria (Facile come il pane, ed. Red). Il passo successivo è la macchina cuocipizza per i sabato sera con gli amici.

  12. Guardiani spegni luce e pc

    Tra i corridoi dell’istituto Itis “Castelli” di Brescia li chiamano “guardiani della luce”, trenta studenti (due per classe) che hanno il compito di spegnere neon e computer una volta finite le lezioni. Conti alla mano le ronde anti-spreco degli studenti hanno fatto risparmiare all’istituto scolastico il 17% sulla bolletta dell’Enel. I soldi risparmiati nell’ultimo anno adesso verranno investiti in progetti di educazione ambientale. Attenzione anche a casa ai led accesi, dalla tv al pc. I consumi degli stand-by sono costi tagliabili. Utilizzare solo lampadine a basso consuma.

  13. Farmer's Market in città

    Comprare frutta, verdura, formaggi e carni direttamente dai produttori. Ci s guadagna in salute ma, soprattutto, si risparmia sul conto. Almeno del 30%, secondo la Coldiretti. E non è più necessario prendere l’auto e andare a caccia dell’azienda agricola fuori porta. Adesso i “farmer’s martket” hanno conquistato spazi in città. Indirizzi e indicazioni si possono trovare sul sito dei produttori: www.coldiretti.it e www.cia.it

  14. Gruppi d'acquisto in rete

    I gruppi di acquisto solidale, chiamati anche più semplicemente “gas”, sono sempre più numerosi. Gruppi di amici, vicini di casa, colleghi fanno una spesa unica che poi dividono. Il risparmio è su più fronti perché oltre a spendere meno si compra dai produttori che più ci convincono. Entrare in un “gas”, però, non è semplicissimo, molti infatti sono già strapieni. Intanto cercate quelli più vicini a voi: www.retegas.it; www.economia-solidale. org.

  15. A caccia di sconti fuori città

    Abbigliamento, accessori, calzature e oggettistica con sconti che raggiungono anche il 70%: non è solo un modo di dire, ma una realtà nelle “cittadelle della moda”, i grandi spazi che raggruppano gli outlet delle maggiori griffe italiane. In vendita i prodotti delle collezioni precedenti. Sono tanti e sparsi in tutta la penisola: Vicolungo a Novara (www.vicolungooutlets.com), Fidenza Village a Fidenza (www.fidenzavillage.com), Fashion District a Mantova (www.fashiondistrict.it) e la catena McArthurGlen presente a Serravalle Scrivia, Castel Romano, Barberino del Mugello e Noventa di Piave (www.mcarthurglen.it). E per chi abita al Nord, non lontano dalla Svizzera, da non perdere una fuga oltre confine al FoxTown di Mendrisio (www.foxtown.ch).

  16. L'affare del poco usato

    Non è vintage, perché si trovano le collezioni di abiti e accessori più recenti. Ma è il modo giusto per il ricambio continuo del proprio look risparmiando Si porta l’usato, di solito poco indossato, lo si lascia in conto vendita. Si può poi incassare, oppure ri-acquistare.

  17. Vestitini 0-12 come nuovi

    I figli crescono, troppo in fretta, e i budget si riducono. Ancor più tra gli 0 e 12 anni. Vendere, comprare e scambiare l’usato risolve. Va da sé, se un usato baby in condizioni perfette. Come quello creato in tutta Italia da Baby Bazar (www.babybazar.it)

  18. Abito e cappello in affitto

    Stagione di inviti per le più diverse ricorrenze. Dai matrimoni ai battesimi, magari in rapida successione e con obbligo di presenza. Che fare per il look giusto senza infierire sul budget? Il noleggio è una soluzione perfetta: dal cappello al guanto all’abito.

  19. Auto nuova, conviene il Gpl

    Se c’è un momento vantaggioso per comprare l’auto è proprio questo. Nelle concessionarie si viene accolti come principi. In un mare di sconti. Insomma, se rottamate la vostra auto, sfruttate l’incentivo statale, ci aggiungete quello della casa automobilistica e magari scegliete un’auto a Gpl e Metano che prevede uno sconto ulteriore, alla fine tornate a casa con una vettura nuova fiammante che potete pagare fino oltre il 40 per cento in meno rispetto a pochi mesi fa.

  20. Attenzione al cellulare

    Evitare telefonate da cellulare a fisso e viceversa i costi sono altissimi.

  21. Tariffe elettriche

    Se è possibile, concordare, per l'elettricità, un contratto con tariffa bioraria. Consumando dopo le 19 e nei festivi il costo del chilowattora è molto più basso.

  22. Acqua del rubinetto

    Gli italiani sono i maggiori consumatori di acque minerali al mondo. L'acqua del rubinetto è ottima e chi la preferisce gasata può comprare ottimi gasatori con 100 euro.

  23. Usare prodotti della marca del supermercato

    Spesso la grande distribuzione organizzata (GDO) fa realizzare, da terzi, prodotti con il proprio brand. Il packaging è particolarmente economico, i prodotti non sono caricati da costi di pubblicità, spesso, sono di opttima qualità e sono, sempre, molto meno costosi dei prodotti di marca.

  24. Hard discount

    Gli hard discount consentono sensibili risparmi su tutti i prodotti. Per gli alimentari occorre fare molta attenzione alle date di scadenza e organizzare bene il proprio frigorifero o le proprie dispense.

  25. Assicurazioni

    Assicurare la pripria auto per telefono o, meglio, per Internet, consente sensibili risparmi.

  26. Smettere ma per sempre

    Risparmiare almeno1.400 euro all’anno e guadagnarci in salute, senza contare la riduzione della spesa sanitaria. È l’affare da non perdere: smettere di fumare. L’idea non sarà originale ma la convenienza è indiscutibile. Come dice Renato Pozzetto nell’ultima campagna del Ministero: “Il fumo uccide: difenditi”.

  27. Risparmiare sulla cena

    Centinaia di bar offrono "happy hours" che possono essere assimilati a vere e proprie cene. Molto frequentati da impiegati e stdenti fuori sede.

Eugenio Caruso Gennaio - marzo 2009


Per un approfondimento su come l'Italia sia arrivata al limite del baratro si rimanda al successo editoriale
E. Caruso, L'estinzione dei dinosauri di stato.

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