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Segnali preoccupanti per l'economia del paese

Cresce l’inflazione

L'indice Nic (Indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività), secondo le stime provvisorie dell’Istat, ha registrato in gennaio un aumento, sul mese, dello 0,4% e del 2,9%, sull’anno (in dicembre +0,3%, sul 2007 del +2,6%). La variazione tendenziale, spiega l’Istat, è la più alta dal luglio 2001. Antonio Lirosi, neo garante dei prezzi, aveva già parlato di un avvio d'anno negativo per l'inflazione a causa degli incrementi tariffari. La nuova accelerazione dell'indice, spiega l’Istat, è dovuta a spinte inflazionistiche diffuse, dovute soprattutto ai comparti alimentare ed energia.
Il  prezzo del pane, a esempio, è aumentato del 12,5% sull’anno, quello della pasta del 10%. I prodotti energetici regolamentati (tariffe) segnano un incremento del 3,9% sul mese e del 2,1% sull’anno. Le tariffe elettriche, in particolare, aumentano del 3,4% sul mese e del 5,3% sull’anno, quelle del gas del 3,9%, sul mese, e dello 0,7% in termini tendenziali.
L'indice armonizzato Ue (1) ha registrato nello stesso periodo una variazione del -0,8% sul mese e del +3,1% sull’anno (dal +0,3% e +2,8% del mese precedente). In questo caso, il tendenziale è il più elevato almeno dal 1997 e cioè dall'inizio delle serie storiche.
L'Istat aggiorna, come ogni anno, il paniere per il calcolo dell'inflazione. Nel 2008 entrano 5 nuove posizioni: insalata in confezione, navigatore satellitare, giochi elettronici per consolle, combustibile solido e pranzo con piatto unico. Escono invece due posizioni: hamburger surgelato e cucirini, ovvero le trecce di filo per il cucito. Il nuovo paniere è composto da 533 posizioni rappresentative, sette in meno rispetto all'anno scorso. Oltre alle entrate e alle uscite, il nuovo campione per la rilevazione dei prezzi è stato, infatti, razionalizzato anche con accorpamenti di voci e prodotti. L'Istat ha anche rivisto la struttura di ponderazione degli indici, aumentando il peso di sei capitoli di spesa. In particolare cresce il peso di prodotti alimentari e bevande analcoliche, che passa dal 16,3% al 16,8%. Aumentano anche abbigliamento e calzature, trasporti, istruzione, servizi ricettivi e di ristorazione e altri beni e servizi. Diminuisce invece in modo significativo il capitolo abitazione, acqua, elettricità e combustibile, che passa dal 9,7% al 9,3%. E' stata inoltre rivista anche la base territoriale per la rilevazione dei prezzi. I comuni che concorrono al calcolo dell'indice inflazionistico nel 2008 sono 84. In particolare, spiegano i tecnici dell'Istituto di Statistica, sono uscite le province di Sondrio, Taranto e Foggia, per problemi organizzativi e di risorse, mentre sono entrate quelle di Avellino e Catanzaro (era questo l'unico capoluogo di regione che mancava nelle rilevazioni). La copertura sul totale della popolazione residente in Italia arriva all'87,9%, con percentuali molto più basse al sud, dove si può scendere, in alcuni casi, anche sotto il 50%. Il paniere viene aggiornato annualmente nella composizione e nei pesi per mantenere nel tempo la capacità degli indici dei prezzi di riflettere i cambiamenti nei comportamenti dei consumatori, adeguando i pesi assegnati ai prodotti alla diversa struttura dei consumi delle famiglie. Vengono cioè esclusi i prodotti la cui diffusione o utilizzo risulta in declino o marginale, mentre vengono inseriti altri beni che hanno assunto maggiore importanza nel carrello della spesa familiare. Guardando alle cinque nuove posizioni rappresentative entrate quest'anno, l'Istat spiega che questi inserimenti riflettono in alcuni casi l'evoluzione dei comportamenti (insalata in confezione e pranzo con piatto unico), e in altri casi i cambiamenti delle dinamiche dell'offerta, in particolare quella legata alle nuove tecnologie (navigatore satellitare e giochi elettronici per consolle). La famiglia italiana media, per poter conservare lo stesso livello di consumo del 2006, ha dovuto spendere, nel 2007, circa 850 euro in più. E' la stima di Altroconsumo, elaborata alla luce dei dati sull'inflazione diffusi dall'Istat. Per l'associazione indipendente di consumatori gli aumenti per i prodotti alimentari sono stati superiori ai 250 euro in un anno. La stessa cifra è stata sfiorata per i trasporti. Per la manutenzione dell'abitazione e per l'energia il costo è aumentato di oltre 360 euro in un anno.

Peggiorano le aspettative per le imprese

Un quadro in moderato peggioramento per le aspettative di produzione, così come per quelle sulla domanda, emerge dall'inchiesta congiunturale di gennaio, condotta dall’Isae, che segna un'ulteriore flessione dei principali indicatori nell'industria, dopo l'andamento piuttosto altalenante (ma con tendenza al declino) riscontrato nel corso del 2007. E' pressoché stabile il clima di fiducia delle imprese, che si conferma, peraltro, sui valori più bassi degli ultimi due anni, lasciandosi alle spalle la fase ciclica di forte risalita dai minimi toccati nella primavera 2005. Continuano a mostrare uno scenario di prevalente pessimismo (sia pure con differenziati orientamenti) le previsioni a 3-4 mesi sulle principali variabili aziendali, quali ordinativi e produzione; allo stesso modo, fluttuano, moderatamente, le scorte di magazzino. Si accentua il quadro negativo nell'andamento del saldo sul portafoglio ordini, con segnali di flessione, sia per il mercato interno, che per quello estero. Cresce, inoltre, l'incertezza sulle prospettive a breve termine dell'economia italiana. Sono invariati i segnali di tensione sui prezzi di vendita. A livello territoriale, la fiducia è stabile nelle regioni del Nord-Ovest, migliora leggermente nel Centro, mentre peggiora nel Nord-Est e nel Mezzogiorno. Scende nel quarto trimestre 2007 l'utilizzo della capacità produttiva.

Peggiora la produzione industriale

Nel mese di dicembre 2007 l'indice della produzione industriale con base 2000=100 è risultato pari a 86,4 con una diminuzione del 4,0 per cento rispetto al dicembre 2006, allorché risultò uguale a 90. L'indice della produzione corretto per i giorni lavorativi ha registrato in dicembre una diminuzione tendenziale del 6,5 per cento (i giorni lavorativi sono stati 19 contro i 18 di dicembre 2006). Nella media dell’intero 2007 l’indice ha presentato un aumento dello 0,4 per cento rispetto all’anno precedente. Nella media del 2007 l’indice, corretto per i giorni lavorativi, ha segnato una diminuzione dello 0,2 per cento rispetto al 2006 (i giorni lavorativi sono stati 253 contro i 250 del 2006).

La spesa per mantenere le amministrazioni pubbliche non accenna a diminuire

L’Istat ha presentato le stime della spesa a prezzi correnti delle Amministrazioni pubbliche (AP) per funzione riferite al periodo 1990-2006, dati coerenti con le analisi pubblicate nella Statistica in breve "Conti ed aggregati economici delle Amministrazioni pubbliche del 12 giugno 2007". Tale spesa è pari al 50.5% del PIL. Come gli altri dati relativi ai conti delle AP, anche la spesa per funzione viene elaborata sulla base di regolamenti europei: il Regolamento UE n. 2223/96, che ha istituito il Sistema dei conti nazionali SEC95, e il Manuale sul disavanzo e sul debito pubblico, che disciplina il trattamento delle operazioni relative al settore delle AP. L’analisi della spesa per funzione è prevista anche nelle Statistiche del Fondo Monetario Internazionale.

Considerazioni

I dati esposti non sono incoraggianti, inoltre, pensiamo che la decisione della Bce di non ridurre i tassi sia inopportuna. La preoccupazione della Bce è mantenere bassa l’inflazione, ma riteniamo che sia il momento di rilanciare la produzione con una leggera riduzione del costo del danaro. Peraltro, i segnali di recessione provenienti dagli Usa sono anch’essi preoccupanti, specie per il nostro paese per il quale gli Usa rappresentano il terminale di più del 20% delle esportazioni nel settore del lusso. Alla depressione dei sistemi produttivi si associa, inoltre, la grave crisi delle borse di tutto il momndo che non si sono ancora riprese dall'effetto mutui subprime.

14/02/2008


(1) È riferito alla stessa popolazione dell'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività ma è calcolato rispetto a un paniere di prodotti e a una struttura di ponderazione armonizzati nei diversi Paesi per poter assicurare la migliore comparabilità internazionale.


Aggiornamento ISTAT del 22 febbraio 2008

L’Istat conferma i dati provvisori sull’inflazione. L’Istituto oltre alla rilevazione mensile mostra lo scenario dei dati dell’inflazione sui prodotti maggiormente acquistati dagli italiani. L'inflazione nel mese di gennaio, rispetto al dato di un anno prima, è al 2,9%, ai massimi dal 2001. Ma il dato che preoccupa di più è quello sulla «spesa di tutti i giorni»: sui prodotti ad «alta frequenza d'acquisto» cioè quelli che vengono comprati praticamente quotidianamente - come alimentari, tabacchi, carburanti, giornali o come il conto del bar e del ristorante - l'inflazione è molto più alta del tasso generale. Ed è stata pari, nel mese di gennaio, al 4,8%. È quanto sottolinea l'Istat nello specifico focus dedicato ai diversi prodotti acquistati dalle famiglie italiane.

Dal 2002, rileva l'Istat, il tasso di crescita dell'inflazione relativa ai beni ad alta frequenza d'acquisto è stato «sistematicamente più alto» rispetto al tasso complessivo. Il 4,8% di aumento registrato a gennaio è peraltro il più alto degli ultimi 11 anni. Nel gruppo di beni ad alta frequenza di acquisto – il cui peso all'interno del paniere è del 39% - sono comprese anche le spese per affitto, beni non durevoli per la casa, servizi di pulizia e manutenzione per la casa, carburanti, trasporti urbani, giornali, ristorazione e spese di assistenza. «Si tratta di un gruppo che ha registrato sistematicamente dal 2002, con l'ingresso dell'euro, aumenti superiori, a volte molto superiori, al tasso medio».

A gennaio, tra gli aumenti più elevati, il pane è cresciuto il 12,3% rispetto a un anno prima, mentre la pasta segna un aumento del 10 per cento. Anche i latticini continuano ad aumentare. Latte, formaggi e uova aumentano del 6,5 per cento (il latte da solo aumenta dell’8,7 per cento). La carne aumenta del 3,6% (rincaro più elevato per il pollame, che segna +6,7%). La frutta aumenta del 4,8% e il pesce del 3,6 per cento; trasporti a +5,4%, prodotti alimentari e bevande analcoliche +4,5%, abitazione, acqua, elettricità e combustibili +4%. Qualcuno ha definito questo fenomeno come "inflazione classista", essa colpisce, infatti, le classi più deboli. D'altra parte se diminuisce il potere d'acquisto di più della metà degli italiani diminuisce anche il fatturato delle imprese che saranno costrette ad alleggerire i costi del personale, innescando un circolo perverso di assoluta gravità.

Fioccano le reazioni e le polemiche.

Secondo le associazioni dei consumatori il dato Istat sull'inflazione reale è «ancora sottostimato». A fine anno, pronostica il Codacons, ci sarà una «vera e propria stangata» stimata in circa «mille euro a famiglia». Secondo il presidente dell'associazione, Carlo Rienzi, «si tratta di rincari preoccupanti, visto che interessano voci come alimentari e carburanti di cui i cittadini non possono certo privarsi». Anche i sindacati si sono mostrati «molto preoccupati»: per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, c'è bisogno di «dati certi sull'inflazione per poter condurre una politica contrattuale responsabile sul potere d’acquisto dei salari».

Monitoraggio dei prezzi

A seguito delle segnalazioni da parte del garante per i prezzi, il ministro delle Politiche agricole, Paolo De Castro, ha convocato per mercoledì 27 febbraio gli operatori dell'industria e del commercio del latte per gli aumenti dei prezzi finali di vendita. Lunedì prossimo partirà anche il numero verde unico delle Camere di Commercio italiane (800.95.59.59) per collaborare con Mister Prezzi nel monitoraggio delle dinamiche dei prezzi e delle tariffe pubbliche locali. I consumatori potranno accedere al servizio, attivo dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 15. I dati delle segnalazioni, che confluiranno in una intranet alla quale avranno accesso il garante per la sorveglianza dei prezzi e gli uffici prezzi e tariffe delle Camere di commercio, consentiranno al garante di avere a disposizione dati ed elementi di valutazione significativi, utili per la realizzazione di iniziative specifiche.

Costo della vita

Tornando all'inflazione «classica», secondo i dati Istat, che ha confermato tutte le stime, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività è salito del 2,9% rispetto al gennaio del 2007. Si tratta del valore più alto da luglio 2001. Rispetto a dicembre i prezzi aumentano invece dello 0,4 per cento. In quel mese l’inflazione si era attestata al 2,6% annuo e allo 0,3% mensile. L’indice armonizzato (quello utilizzato per fare i confronti con gli altri paesi europei) cresce del 3,1 per cento su base annua (il più alto da quando viene calcolato, cioè dal 1997), mentre cala dello 0,8 per cento rispetto a dicembre. A determinare le pressioni inflazionistiche sono principalmente gli alimentari, che continuano a correre e le tariffe, di cui sono scattati molti aumenti a gennaio.
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