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La Deriva di G. A. Stella e S. Rizzo - La difficoltà di fare impresa.

Quando fu pubblicato La Casta degli stessi autori il nostro commento fu che, nonostante l’enorme successo editoriale e l’indignazione suscitata negli italiani,  non sarebbe successo nulla. Il che si è verificato puntualmente.
Ora se La Casta trattava degli enormi costi della politica in Italia, La Deriva è un saggio molto più drammatico. Infatti, esso mostra come il nostro paese sia destinato al collasso. Tra costi della politica, costi della pubblica amministrazione, gerontocrazia, perdita di competitività del sistema paese, burocrazia, ostacoli posti a chi vuole fare impresa, mancanza di infrastrutture importanti ecc. il nostro paese rischia il naufragio. Stiamo scalando all'indietro tutte le classifiche più significative che caratterizzano l'importanza di un paese.

Per la prima volta sia siamo preoccupati anche per la tenuta delle nostre imprese.

Riteniamo che imprenditori, professionisti, giovani debbano leggere il saggio di Stella e Rizzo, chi non se la sente può leggersi le tabelle che seguono che da sole dànno una chiara indicazione della deriva descritta nelle 300 pagine del libro.

CLASSIFICA DELLACOMPETITIVITA’ INTERNAZIONALE


Paesi

Classifica WRF

Classifica IMD

Usa

1

1

Svizzera

2

6

Germania

5

16

Finlandia

6

17

UK

9

20

Giappone

8

24

Francia

18

28

Spagna

29

30

Italia

46

42

Polonia

51

52

WRF World Economic Forum
IMD Institute for Managerial Development

COMMERCIO MONDIALE
(Variazione % della quota di mercato italiana negli scambi con l’estero)


Area geografica

2006/2001

Unione europea

- 11,8

Usa

-14,3

America Latina

+16,0

Medio Oriente

-14,8

Asia Centrale

-8,7

Asia orientale

-28,6

Africa settentrionale

-12,1

Resto dell’Africa

-18,9

Oceania

-14,8

Mondo

-12,8

Fonte ICE

LA PRODUTTIVITA’ DEL LAVORO (incremento % del Pil per ora lavorata dal 2001 al 2006)


Paesi

Aumento
in %

Estonia

40.2

Slovacchia

28,7

Ungheria

26,9

Rep. Ceca

26,4

Corea

25,8

Grecia

22,2

Polonia

20,8

Islanda

20,2

Irlanda

17,0

Svezia

16,3

Finlandia

13,1

Norvegia

12,9

Usa

12,8

Giappone

12,2

UK

12,1

Israele

10,5

Australia

9,1

Lussemburgo

8,8

Francia

8,6

Germania

7,7

Svizzera

6,7

Austria

6,2

Danimarca

6,1

Canada

6,1

Nuova Zelanda

5,6

Spagna

5,2

Belgio

5,1

Olanda

4,4

Messico

3,5

Portogallo

3,3

Italia

1,0

Fonte OCSE

PERCENTUALE DI MANAGER ULTRASETTANTENNI IN EUROPA

 

IT

FR

GER

SP + POR

UK + IR

PAESI
SCANDIN.

PO

Lib. prof

63,0

49,6

50,0

28,2

50,6

71,9

43,4

Prof. Univers.

50,5

43,9

63,2

40,0

51,0

73,9

65,8

Artista

58,6

51,0

47,4

42,8

36,2

29,1

55,5

Giornal.

59,0

24,0

31,8

16,7

28,3

7,2

58,3

Banchiere

44,4

33,3

45,4

45,4

21,2

29,4

0,0

Associaz.

54,5

50,3

46,6

18,2

33,3

50,0

0,0

Imprend.

47,0

40,0

42,8

0,0

52,4

67,0

0,0

Dirig. privato

37,7

31,3

30,1

33,3

34,5

37,0

11,1

Dirig. Pubbl.

37,5

38,2

41,6

23,0

44,5

30,5

33,3

Politico +
Sindacal.

60,0

20,0

37,5

4,3

41,5

37,9

15,6

Cariche
istituz.

41,9

16,0

18,1

13,8

32,3

19,4

18,8

Parlam.

45,0

38,0

22,5

15,7

18,6

17,3

11,1

Diplom.

46,4

35,0

36,8

19,4

20,8

41,0

20,0

Eccles.

93,3

66,7

94,4

90,9

79,2

0,0

59,1

TOTALI

48,9

39,5

46,4

31,1

36,8

42,4

39,5

FonteLuiss

QUANTO CI VUOLE PER  APRIRE UN’IMPRESA NEL MONDO

 

Numero
procedure

Giorni
necessari

Costo
in $ Usa

Canada

2

2

396

Danimarca

3

3

2.857

Irlanda

3

16

3.503

Usa

4

4

167

UK

5

4

381

Svezia

6

13

664

Olanda

8

31

5.303

Germania

10

45

4.000

Giappone

11

26

3.043

Spagna

11

82

3.732

Portogallo

12

76

3.370

Italia

16

62

5.012

Fonte Banca mondiale

TUTTI GLI OSTACOLI PER AVVIARE UN’IMPRESA IN ITALIA

 

Numero
adempimenti

Uffici da
contattare

Autoriparazioni

76

18

Comm. alimentari

68

18

Costruzioni edili

73

18

Centri estetici

68

19

Fabb. oggetti preziosi

63

18

Lab. fotografici

78

22

Inst. impianti

65

15

Lavanderie

68

20

Smalt. rifiuti

78

24

Trasporto rifiuti

62

22

Ristorazione

71

20

Fonte CNA, Confindustria (2006)

LE SCADENZE PER UN’IMPRESA


Mesi

Adempimenti

Gennaio

30

Febbraio

21

Marzo

18

Aprile

22

Maggio

22

Giugno

18

Luglio

22

Agosto

18

Settembre

13

Ottobre

27

Novembre

20

Dicembre

2

TOTALI

233

Fonte CENSIS – 2006

L’ALTA VELOCITA’ FERROVIARIA IN EUROPA

 

Km di ferrovia  ad AV

Francia

1.893

Spagna

1.552

Germania

1.300

Italia

562

Fonte Il Sole 24 Ore (2008)

NUMERO DI CONTAINER NEI PORTI MONDIALI


Singapore

24.792.400

Hong Kong

23.234.000

Shanghai

21.710.000

Shenzhen

18.468.000

Pusan

12.030.000

Kaohsiung

9.774.670

Rotterdam

9.690.052

Dubai

6.923.465

Amburgo

8.861.604

Los Angeles

8.469.853

Algesiras

3.244.640

L’insieme di tutti i
 porti italiani

7.818.974

Container movimentati nel 2006
Fonte Confitarma

DURATA MEDIA DI UN PROCESSO PER UN CONTRATTO NON RISPETTATO


Italia

1.210

Spagna

515

Portogallo

495

Olanda

408

Germania

394

Austria

342

Francia

331

UK

229

Finlandia

228

Irlanda

217

Scezia

208

Danimarca

190

Fonte Libro verde del ministero dell’economia – 2007

DURATA MEDIA IN MESI DELLE ESECUZIONI PER UN MUTUO CASA NON PAGATO

Italia

90

Portogallo

27

Irlanda

22

Belgio

21

Francia

17

Austria

14

Spagna

11

UK

10

Germania

9

Olanda

7

Svezia

7

Danimarca

6

Fonte: European mortage federation – 2006

PERCENTUALE DI CITTADINI CHE USANO INTERNET NEI RAPPORTI CON LA PA


Paesi

2007

Danimarca

58

Olanda

55

Svezia

53

Finlandia

50

Germania

43

Francia

41

Gran Bretagna

38

Irlanda

32

Estonia

30

Slovenia

30

Austria

27

Spagna

26

Ungheria

25

Slovacchia

24

Belgio

23

Cipro

20

Portogallo

19

Lettonia

18

Lituania

18

Italia

17

Grecia

12

     Fonte4: Eurostat

CLASSIFICA DEI PAESI CHE ATTRAGGONO PIU’ INVESTIMENTI


Paese

1988 - 199

1998 - 2000

2005

Usa

1

1

1

Singapore

13

2

2

UK

3

3

3

Canada

2

5

4

Lussemburgo

nd

nd

5

Germania

4

6

6

Norvegia

5

4

7

Svezia

6

7

8

Qatar

22

21

9

Irlanda

15

18

10

Francia

7

12

15

 

 

 

 

Italia

18

25

29

Fonte: Confindustria

Eugenio Caruso

31 luglio 2008


INTEGRAZIONE DEL 10 SETTEMBRE

Ad avvalorare la diagnosi del succitato libro ecco, a esempio, l'analisi della Bnca Mondiale sulle difficoltà che esistono in Italia di fare Impresa.

Per certificare quale sia il livello di difficoltà di fare impresa in un paese, la Banca mondiale usa un metodo analitico. Nel suo annuale rapporto Doing Business: sceglie dieci categorie di indicatori fondamentali per chi voglia condurre un'attività d'impresa, come tempi e costi di apertura o chiusura di una società, la flessibilità del lavoro, l'accesso al credito, il pagamento delle tasse, la burocrazia per gli scambi con l'estero, l'efficienza della giustizia civile. E ogni anno arriva alla stessa conclusione: l'Italia è un Paese in cui è difficile condurre affari.
I dati pubblicati il 9 settembre 2008 sono particolarmente sconfortanti: la classifica dell'Italia peggiora al 65esimo posto (su 181 Paesi), ed è sempre saldamente ancorata sul fondo dei Paesi industriali, quasi tutti nei primi 30. Siamo davanti, fra i membri dell'Ocse, solo alla Repubblica ceca e alla Grecia. Delle altre potenze del G-7, la penultima è la Francia, 31esima. Ma davanti a noi ci sono anche Turchia, Perù e Giamaica. Il Kirgizistan, che ha fatto un balzo di oltre trenta posti, sta per raggiungerci.
La graduatoria appare, come sempre, un po' criticabile perché esclude altri fattori, come stabilità macroeconomica, sicurezza, corruzione, che pure giocano un ruolo importante nelle decisioni delle imprese. Ma serve a quantificare uno spettro di riforme, molte delle quali a costo zero o molto basso, che servono a rendere un Paese business-friendly, come dicono alla Banca mondiale, favorevole all'attività d'impresa. E l'Italia, stando a questa cifre, non lo è. «Le riforme economiche nelle aree che prendiamo in esame - dice uno degli autori del rapporto, Cesar Chaparro, dell'International Finance Corporation, l'affiliata della Banca mondiale che si occupa del settore privato - aiutano la creazione di imprese e quindi di occupazione, contribuiscono a generare crescita. Molti Paesi usano le nostre classifiche per osservare le best practices a livello mondiale, le prendono come riferimento, utilizzano lo studio per stimolare il dibattito sui propri punti deboli».
L'anno scorso, nel mondo, 113 Paesi hanno messo in atto almeno una misura di riforma atta a favorire l'attività d'impresa, un record. I progressi sono particolarmente notevoli nelle aree più arretrate, come i Paesi ex comunisti dell'Europa orientale e dell'Asia centrale e l'Africa (il leader del rapporto pubblicato ieri è l'Azerbaijan, che ha messo in atto riforme in 7 delle 10 aree considerate dalla Banca), ma neanche i Paesi avanzati stanno fermi.
«L'arretramento dell'Italia - sostiene Chaparro - è legato anche ai progressi compiuti dagli altri, che sono più rapidi, oltre che a ragioni tecniche, come la revisione di alcuni parametri e l'inserimento di nuovi Paesi, come Bahamas, Bahrain e Qatar, che si collocano tutti davanti al vostro Paese. Ma permangono anche ragioni più fondamentali per il ritardo italiano». Il rappresentante della Banca indica alcune aree di progresso, come la semplificazione delle procedure di registrazione di un'impresa con l'applicazione di un singolo procedimento elettronico e la riduzione delle imposte sul reddito delle società, ma nel cartellino dell'Italia per quest'anno c'è, insieme a questi due passi avanti, anche un passo indietro. Secondo la Banca mondiale, la flessibilità del lavoro è diminuita con l'applicazione di procedure di licenziamento che ne hanno allungato i tempi.
I più gravi problemi del ritardo rispetto agli altri Paesi industriali vanno però individuati in due aree sulle quali il rapporto Doing Business punta il dito da anni, senza che si siano registrati progressi apprezzabili. Un'autentica zavorra sulla classifica (e quindi sulla facilità di fare impresa in Italia) è la lentezza della giustizia civile, dove l'Italia si piazza addirittura al 156esimo posto sui 181 Paesi. Ci vogliono quasi quattro anni per ottenere attraverso un giudice il rispetto di un contratto e anche il numero di procedure è il più alto fra i Paesi Ocse. L'altro punto dolente (l'Italia è 128esima) è il capitolo del pagamento delle tasse, dove, nonostante i recenti progressi, la percentuale dei profitti che finisce al fisco è la più alta fra i Paesi industriali. In quest'area incidono anche sulla vita delle imprese italiane il numero dei pagamenti e i costi e i tempi per riempire i formulari. In una sola delle dieci categorie prese in considerazione dalla Banca mondiale, l'Italia è fra i primi 30 Paesi del mondo: la facilità con cui si può chiudere un'impresa.


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Tratto da G. A. Stella e S. Rizzo - La Deriva

1

www.impresaoggi.com