Sezioni   Naviga Articoli e Testi
stampa

 

        Inserisci una voce nel rettangolo "ricerca personalizzata" e premi il tasto rosso per la ricerca.

Uso delle energie rinnovabili alternative alle fonti fossili, un diritto un dovere. Capitolo 4


Chi non applica nuovi rimedi , deve aspettarsi nuove disgrazie.
Bacone


Questo è il quarto di una serie di articoli mirati a illustrare i vantaggi per l’impresa e per il territorio  di un forte orientamento all’utilizzo delle energie rinnovabili. Per andare al Capitolo 3 clicca qui.


IL BUSINESS CREATO DALLA FINANZA SOSTENIBILE.

Business, impresa e iniziativa imprenditoriale, sono concetti strettamente connessi fra loro, e tutti e tre sono il risultato della combinazione di diverse variabili tra cui, come andiamo affermando negli articoli di questa sezione, la politica energetica.
La novità del 2008 è rappresentata dai fondi tematici, quelli che individuano trend di cambiamento legati alle dinamiche ambientali e sociali e un caso tipico è proprio quello delle energie rinnovabili.
E’ stato osservato da analisi sugli investimenti, come i fondi indirizzati su temi come l'acqua, il cambiamento climatico, le energie rinnovabili e l’eco-efficienza sono aumentati sensibilmente rispetto al 2006. Inoltre sono stati creati 7 nuovi fondi incentivanti lo sfruttamento delle fonti rinnovabili e le connesse tecnologie.
Si è stimato che siano stati investiti circa 70 milioni di euro, finalizzati, sia a cogliere le nuove occasioni d'investimento generate in un contesto europeo di innovazione tecnologica, sia a creare nuovi mercati attraverso una regolamentazione governativa che premi le attività sostenibili (come nel mercato delle emissioni di CO2), sia ad aumentare la spesa per la salute.
 Nel 1984 l’economista Edward Freeman ha introdotto la nozione di Corporate Social Responsibilty (CSR) per definire “l’impiego da parte dell’impresa di tempo, risorse e denaro da investire in progetti che tutti gli azionisti possano percepire come etici”.
La Corporate Social Responsibility comprende tutte le pratiche prese in considerazione dalle imprese nei loro business plan e nella loro pianificazione strategica che, intersecate alle azioni tipiche del core business, siano rivolte agli aspetti sociali e ambientali al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile.
In seguito alla continua e rilevante evoluzione delle problematiche relative alla CSR,  è stato istituito il Forum per la Finanza Sostenibile. Si tratta di un’associazione senza scopo di lucro (vedi nota) che svolge la propria attività con l’obiettivo di promuovere la cultura dello sviluppo sostenibile nel contesto finanziario italiano. L’associazione opera principalmente analizzando le implicazioni che l'esercizio dell'attività finanziaria  comporta sul grado di sostenibilità dello sviluppo economico, valutando e omogeneizzando l’informazione e la conoscenza fra i proprietari delle risorse e i destinatari finali del mercato, valorizzando l'elaborazione di proposte innovative dei decisori politici e la coesione culturale e migliorando le capacità professionali degli operatori del settore che emergono nel dialogo tra i diversi portatori di interesse. Giova notare come questa impostazione sia particolarmente appropriata in questo periodo di grave crisi economica innescata proprio dalla mancanza di qualunque etica.
Tali obiettivi rappresentano il presupposto della collaborazione tra Aida Partners Ogilvy PR (società di consulenza, osservatrice del mercato e specializzata nell’incentivazione di attività in continuo rinnovamento e, alla ricerca di nuove forme e nuovi linguaggi) e The Natural Step (istituzione non profit dedicata alla soluzione dei maggiori problemi ambientali e sociali costituita da migliaia di istituzioni, università, imprese e professionisti che svolgono attività di ricerca applicata, training e consulenza per un cambiamento reale) con il fine di far penetrare nel mercato il valore del Sustainable Change.
Il progetto chiave della partnership è il cambiamento del mercato "tradizionale" attraverso il “Common Sense in Business”, pensato per le imprese e costruito prevedendo un preciso percorso strategico e sociale volto al raggiungimento della sostenibilità reale, ma soprattutto riorganizzato secondo un criterio di riduzione dei costi.
 Il percorso si snoda in sette tappe sequenziali ed essenziali che vanno ad agire sui processi aziendali e che sono mirati a coniugare sostenibilità economica con sostenibilità sociale e ambientale.
I membri che portano avanti questo progetto sono, infatti, fermamente convinti che  il successo di un’impresa che vuole emergere oggi e in futuro debba sopratutto coniugare efficienza economica e cognizione del proprio impatto sociale e ambientale. Forti già dei risultati ottenuti dai loro principi applicati a realtà aziendali nel 2006, con l’attuale crisi globale i due Partner hanno sviluppato le teoria di integrazione dell’eco-sostenibilità nella gestione dei piani industriali delle imprese.
La ridotta disponibilità di risorse finanziarie ha imposto agli imprenditori e ai manager di far diventare sostenibilità sociale e ambientale parte del dna delle loro imprese. Il supporto alle imprese che hanno creduto in questa strategia è stato orientato verso strumenti come lo stakeholder engagement, un dialogo accessibile, trasparente e continuo tra tutti i soggetti coinvolti (e potenziali). La vera innovazione che la collaborazione tra questi soggetti  intende promuovere è la realizzazione di valore aggiunto per tutti gli stakeholder, sia quelli economicamente impattati (la cui soddisfazione tradizionalmente rientra nelle politiche aziendali), sia quelli che condividono gli effetti indiretti della gestione ( stakeholder esterni, potenziali clienti, residenti nell’area di produzione).
La Corporate Social Responsibility, di cui The Natural Step e Aida Partners Ogilvy PR sono fra i più impegnati promotori, è di rilevanza pregnante per le nuove realtà aziendali e per quelle che vogliono sfruttare al meglio gli orientamenti che la situazione globale sta assumendo. Le politiche governative in primo luogo, influenzano queste condizioni.
La Commissione Brundtland delle Nazioni Unite, si è preoccupata di definire il concetto di Finanza Sostenibile individuando tre punti principali fortemente interrelati. Il primo principio consiste nell’equità sociale, sia tra gli operatori che verso i destinatari delle produzioni. Il secondo aspetto si sostanzia nella tutela ambientale e nella conservazione delle risorse naturali, mentre il terzo punto prevede gli aspetti economici, ovvero la capacità di essere competitivi e creare valore aggiunto sfruttando la sostenibilità economica.
La particolarità del concetto di Finanza Sostenibile, promosso dalle Nazioni Unite, è l’allineamento degli strumenti dello sviluppo economico con quelli della soddisfazione di un target attuale, soddisfazione, però, che eviti di compromettere quella di un target futuro. Il progetto è ambizioso ma fondamentale, secondo i membri della Commissione, perché rivoluziona diversi piani, la tecnologia, le istituzioni, i piani d’investimento, e lo sfruttamento delle risorse. Se la gestione di questi aspetti avviene in armonia, l’appagamento dei bisogni del mercato e la sostenibilità rappresenteranno un binomio imprescindibile secondo la Commissione Brundtland.
In campo internazionale anche il Global Compact, istituito dal Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan nel 1999, ha introdotto dieci principi universali afferenti ai diritti umani, ai diritti del lavoro e alla tutela dell’ambiente. L’intervento è prevalentemente rivolto alle imprese, al fine di stimolare una maggior consapevolezza sugli interessi da esse perseguiti, al mondo del lavoro e a tutte le organizzazioni della società civile, anche attraverso un’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema della Risorse rinnovabili.
A oggi, è stato rilevato che più di 1400 imprese (50 in Italia) aderiscono al Global Compact. La mission del piano è promuovere una cittadinanza di impresa responsabile per far sì che il settore privato, insieme agli altri attori sociali, possa contribuire alla realizzazione di un’economia globale più incisiva e più sostenibile.
I fini ultimi sono complementari: integrare i suoi principi nella strategia e nell’attività delle imprese,  stimolare l’interazione tra i principali attori e promuovere collaborazioni in linea con gli obiettivi delle Nazioni Unite.
L’operatività del Global Compact è  visibile attraverso due strumenti chiave con cui vengono diffusi i dieci principi: il Learning Forum (ovvero confronti e apprendimenti basati sulla condivisine di esperienze) e Dialoghi sulle Politiche, in cui intervengono specialisti ed esperti governativi.

NOTA
Forum per la Finanza Sostenibile è un'associazione senza scopo di lucro la cui missione è “La promozione della cultura della responsabilità sociale nella pratica degli investimenti finanziari in Italia”. II Forum persegue la propria missione attraverso la diffusione di informazioni e di conoscenza, l'elaborazione di proposte innovative rivolte agli operatori, agli utenti dei servizi finanziari ed ai decisori politici, la crescita culturale ed il miglioramento delle capacità professionali tra gli operatori del settore, la promozione del dialogo tra i diversi portatori di interesse.
STRUMENTI PER INVESTITORI PRIVATI RESPONSABILI
Strumenti per investitori privati responsabili lancia il Leaflet informativo sugli Investimenti Responsabili. Questo strumento è utile per capire che cosa sia la finanza responsabile e come sia possibile realizzare investimenti responsabili. Ecco uno dei modi per indirizzare i propri risparmi verso imprese e settori che cercano di creare una società più equa e un ambiente più sano.
FUTURO DI VALORE
Futuro di Valore lancia il Toolkit per Fondi Pensione Socialmente Responsabili. Questo toolkit è utile per conoscere l'investimento socialmente responsabile e per capire come l'SRI si possa integrare nella strategia di investimento di un Fondo Pensione.

Elsa Cariello
22 aprile 2009


Notizie recenti.

Il FV in Italia

Oltre 24.000 impianti, per una potenza di 338 MW, sono stati realizzati in Italia nell’anno 2008. I dati del Gestore dei Servizi Elettrici (GSE) collocano il nostro Paese al terzo posto, insieme agli Stati Uniti, per potenza annua installata nel 2008, dietro la Spagna e la Germania e davanti alla Corea e Giappone (22 aprile 2009).

Una grande serra fotovoltaica per coltivare fiori e piante ma soprattutto per produrre energia pulita. Nelle campagne di Esenta di Lonato, in provincia di Brescia, è stata appena inaugurata la più grande serra fotovoltaica d'Italia che consentirà un risparmio di 759 tonnellate di CO2 all'anno. Per un investimento complessivo di 5 milioni di euro (progettazione compresa) è stato realizzato da Ray Energy, azienda lombarda specializzata nel settore dell'energia rinnovabile da fonte solare fotovoltaica, ed è costituito da 4.800 moduli fotovoltaici Mitsubishi Electric PV-MF- 185TD4 della potenza ciascuno di 185w e da 5 inverter Siac/Siel modello Soleil da 200 kWp ciascuno. L'altezza, all'interno della struttura è di 5,20 metri e le pareti laterali sono realizzate in vetro in modo da consentire alla luce di filtrare il più possibile, considerata l'opacità dei pannelli che hanno un'inclinazione di 24 gradi.
La serra, che copre una superficie totale di 15mila mq di cui 6.825 di moduli fotovoltaici, ha una potenza (installata) pari a 888 kWp grazie all'utilizzo di moduli fotovoltaici Mitsubishi Electric di ultima generazione in silicio policristallino, che si caratterizzano per un'efficienza totale del 13,4% e che permettono all'anno una produzione elettrica di 1.100.000 kWh.
«Si tratta di realizzazioni di lunga durata per le quali si prevede un ciclo di vita di circa 30 anni e la particolarità di questi impianti sta nel fatto che vengono realizzati sulla copertura delle serre agricole in modalità di totale integrazione architettonica, ossia i moduli fotovoltaici sostituiscono completamente gli elementi di copertura della serra, senza però compromettere la fruibilità del terreno sottostante, che può continuare ad essere coltivato», afferma Gualtiero Seva, division manager Mitsubishi Electric Europe – Fotovoltaico. «Per il nostro Paese – prosegue Seva - si tratta di un impianto davvero innovativo sia per le modalità di utilizzazione dei pannelli sia per le sue ampie dimensioni. Strutture simili e ancora più grandi esistono solo in Olanda dove la coltivazione in serra vanta una lunga tradizione. La sfida, infatti, è di importare questo modello anche altrove e in particolare in Liguria dove l'ortoflorivivaismo in serra è molto diffuso».
Lo sviluppo del settore fotovoltaico in questo ambito del resto è promettente vista la naturale necessità di alimentazione solare di piante e fiori. L'ortoflorivivaismo in serra, grazie a strutture di vetro e alluminio si presta particolarmente all'applicazione dei pannelli fotovoltaici favorendo, così, un sensibile risparmio economico e un grande rispetto dell'impatto visivo e ambientale. «L'energia prodotta, sotto il profilo della sostenibilità ambientale, consente una notevole riduzione della quantità di anidride carbonica emessa nell'atmosfera, rispetto alla produzione di energia elettrica da fonte tradizionale. Inoltre gli incentivi pubblici previsti dal Conto Energia permetteranno un rapido rientro dell'investimento forse già nel 2010», dichiara Luca Fermo, Amministratore Unico della Ray Energy Srl.


Il G8 sull'ambiente

Tappa a Siracusa, sulla strada per Copenhagen. I ministri dell'ambiente del G-8 – sotto la presidenza della siracusana Stefania Prestigiacomo – si riuniscono per tre giorni nell'incantevole porto della Magna Grecia, una delle ultime soste della diplomazia climatica prima del summit di Copenhagen, il prossimo dicembre. Ovvero quello che Sir Nicholas Stern, economista, consulente di Gordon Brown sui cambiamenti climatici, nonché cavaliere della regina Elisabetta, ha definito «il più cruciale vertice internazionale dalla fine della Seconda guerra mondiale».
È cruciale perché è l'ultima occasione per concordare sul regime internazionale delle emissioni-serra dal 2013 in poi, quando il Protocollo di Kyoto arriverà alla naturale scadenza. È cruciale, a detta degli scienziati (e di qualche capo di Governo), per raggiungere il picco delle emissioni di anidride carbonica entro il 2020, condizione necessaria – ancorché non sufficiente – per evitare che l'aumento della temperatura media globale non superi la pericolosa soglia dei due gradi. Ed è cruciale perché le Nazioni Unite restano, da copione, disunite.
Ecco perché il Governo italiano ha pensato bene di allargare gli orizzonti del vertice in terra di Sicilia. Gli otto Grandi non coincidono più con gli otto maggiori inquinatori del mondo. Certo, Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Italia, Gran Bretagna Giappone e Russia sono quelli che da più tempoimmettono ingenti quantità di anidride carbonica nell'atmosfera. E il principio delle «comuni ma differenziate responsabilità» – concordato dalle Nazioni Unite nel 1992, al Summit della Terra di Rio – li schiera tutti in prima fila. Ma oggi la Cina (pur in assenza di dati ufficiali) avrebbe già superato le emissioni statunitensi. E l'India, anch'essa esclusa da qualsiasi obbligo sotto il Protocollo di Kyoto, si sta esercitando a fare altrettanto.
Questo G-8 dell'ambiente dunque, assomiglia tanto a un G-20: partecipano anche Cina, India, Australia, Indonesia, Brasile, Messico, Egitto, Corea del Sud e Sudafrica. E tre altri Paesi europei: la Repubblica Ceca (presidente Ue di turno), la Svezia (presidente nel secondo semestre) e la Danimarca (che ospiterà il vertice di Copenhagen).
«La riunione di Siracusa darà proposte concrete per promuovere e finanziare lo sviluppo di un'economia mondiale a basso contenuto di carbonio», ha detto il ministro Prestigiacomo. «Il nostro obiettivo è quello di collegare queste tecnologie a programmi di finanziamento internazionali pubblico-privati. È importante che al crescente fabbisogno di nuova energia si possa rispondere dotando i Paesi in via di sviluppo di tecnologie che consentono di ridurre le emissioni, per evitare che ogni ipotesi di riduzione delle emissioni rischi di essere vanificata».
A Siracusa, gli 8+12 non discuteranno dei temi più scottanti di Copenhagen (quali impegni prendere nella riduzione delle emissioni? Come ridistribuirli fra vecchi e nuovi inquinatori?), quanto dei passi più concreti da fare in vista dell'approdo in Danimarca. I lavori preparatori sono stati realizzati a Trieste, dove gli stessi Venti s'erano già riuniti a inizio mese. «C'è da esaminare quali tecnologie adottare, fra quelle ruolo di Lisa Jackson già disponibili», spiega Corrado Clini, direttore generale all'Ambiente e grande animatore del meeting di Trieste. «Poi bisogna decidere in quali settori intervenire prima. E quali opzioni adottare per finanziare il loro sviluppo e la loro diffusione nel mondo».
Nel suo insieme, si tratta di un negoziato tanto cruciale quanto – a giudicare dal vuoto degli ultimi vertici Onu – apparentemente impossibile. Fortuna vuole che, negli ultimi tempi, lo scenario sia cambiato. Barack Obama ha cambiato di 180 gradi la posizione americana. Non a caso, la delegazione a Siracusa sarà guidata da Lisa Jackson, l'amministratrice di quell'Epa che proprio tre giorni fa ha sentenziato che il cambiamento climatico mette a rischio la salute e la sicurezza degli americani. Intanto a Pechino, proprio in questi giorni, Su Wei e Hu Angang – due funzionari della diplomazia climatica cinese – hanno detto pubblicamente che la Repubblica Popolare è pronta ad assumere impegni stringenti per la riduzione delle emissioni.
Il vertice che si apre stamani a Siracusa, pur senza promettere risultati trionfali, potrebbe diventare una pietra miliare, verso il possibile, storico (e cruciale) successo di dicembre. Ma il viaggio della diplomazia non si ferma. La tappa successiva è già fissata per il 27 aprile, a Washington, dove Obama ha convocato i ministri dell'Ambiente per quello che lui chiama il Major economies meeting. .

22 aprile 2009


Politica delle energie rinnovabili in Italia.

Cento miliardi di euro di investimenti in 12 anni. In media, 8 miliardi all'anno. Un target da seguire: quello indicato dal pacchetto clima ed energia noto come «20-20-20». E un potenziale occupazionale che potrebbe raggiungere 250mila posti di lavoro nel 2020. Sono le conclusioni dello studio dello Iefe (Centre for research on energy and environmental economics and policy) dell'università Bocconi su «Prospettive di sviluppo delle tecnologie rinnovabili per la produzione di energia elettrica», rivolto al Gestore dei servizi elettrici (Gse) e presentato a Roma. La ricerca fotografa l'Italia energetica del 2020 analizzando diversi scenari. Parte dalla considerazione che le politiche energetiche europee potranno garantire «un'opportunità di business e di sviluppo occupazionale per il nostro Paese» se gli sforzi si concentreranno sull'industria nazionale. Il nostro paese presenta «buoni livelli di attrattività degli investimenti, ma - afferma lo studio - per farcela occorre eliminare alcune barriere: un «quadro regolatorio incerto e instabile» e «l'assetto del sistema elettrico e le difficoltà di gestione dei flussi elettrici, a fronte di problemi di congestione e di alcune rigidità delle reti di trasporto». Poi c'è il fronte industriale. Gli impianti che sfruttano le energie rinnovabili nel nostro Paese sono in decisa crescita, in particolare eolico e fotovoltaico, ma la filiera industriale non capitalizza i segmenti con maggiori margini di guadagno. E' per questo che occorre «sfruttare le risorse e le competenze già acquisite in altri settori manifatturieri (meccanica, automazione, elettrotecnica ed elettronica) per non lasciare campo alle sole importazioni di apparati e componenti industriali degli impianti a fonti rinnovabili». Tre scenari per il 2020. La capacità della nostra industria, rileva lo studio, di rispondere alla sfida tecnologica, di ricerca e sviluppo, di innovazione, oltre che alla cooperazione tra pubblico e privato, potrà configurare tre diverse prospettive in base allo «sfruttamento delle opportunità». Nel caso di «un basso sfruttamento», in continuità «con quello degli ultimi 5 anni», il fatturato sarà di 30 miliardi di euro con un valore medio annuo di 2,4 miliardi e un'occupazione di 100mila posti. Con uno sfruttamento medio, coprendo il 50% della quota di mercato con produzione nazionale, si potrà realizzare un fatturato di 50 miliardi con una media annua di 4 miliardi e un'occupazione di 150mila persone. Se lo sfruttamento sarà alto, l'industria nazionale potrà realizzare un fatturato di 70 miliardi (pari al 70% della quota di mercato) con un valore medio annuo di 5,6 miliardi (2,4 miliardi in importazioni di apparati tecnologici) e raggiungere 175mila posti lavoro in Italia e 75mila all'estero, 250mila in totale posti totali. L'eolico ne occuperebbe 77.500 (31%), le biomasse 65.000 (26%), il solare fotovoltaico 27.500 (11%), fino ai 10.000 (4%) impegnati nell'incenerimento dei rifiuti solidi urbani. L'Italia e la normativa Ue. Per quanto riguarda l'Italia, il nuovo quadro normativo europeo prevede il raggiungimento, al 2020, di una quota di energia rinnovabile a copertura dei consumi energetici totali del 17% (di cui 10% in bio-carburanti) e di una riduzione delle emissioni di gas serra del 14% rispetto al 2005. Ciò significa per l'Italia il raggiungimento del 25%-30% di contributo delle energie rinnovabili sul consumo elettrico totale del paese al 2020 partendo dal 17,7% del 2008, a seconda che si persegua o meno anche l'obiettivo di riduzione delle emissioni. Il raggiungimento congiunto degli obiettivi consente, infatti, di ridurre la quota complessiva di energie rinnovabili da utilizzare (vai ai diversi scenari possibili indicati dal governo italiano e dall'Iea). Il risultato è che se si dovesse raggiungere il duplice obiettivo (aumento rinnovabili e riduzione delle emissione entro i target) la quota di energia pulita a copertura del consumo eneregetico andrebbe raddoppiata. Le industrie con il maggiore potenziale di investimento sono le bioenergie, il solare e l'eolico.

18 maggio 2009


Accordo TerniEnergia ed EDF sul fotovoltaico

TerniEnergia, tra i principali system integrator in Italia nel settore fotovoltaico, e EDF EN Italia, la Società del gruppo EDF Energies Nouvelles dedicata allo sviluppo delle energie rinnovabili nel nostro Paese, hanno siglato tramite la joint venture paritetica T.E.R.N.I. SolarEnergy un accordo con Centrobanca, la Corporate e Investment Bank del Gruppo Ubi Banca, e MPS Capital Services Banca per le Imprese, Corporate Bank del Gruppo Montepaschi, quali mandated lead arranger per un finanziamento in project financing finalizzato alla costruzione, gestione e manutenzione di un portafoglio di sette centrali elettriche fotovoltaiche. Tali centrali sono già connesse alla rete elettrica ed in esercizio. L'importo complessivamente finanziato è pari a € 24 milioni, destinati in particolare al rifinanziamento della costruzione e al supporto per la fase di gestione. Questi impianti, di potenza pari a ca. 6 MW, sono situati in Umbria (impianti integrati su tettoie) e in Puglia (impianti fissi a terra), forniti con formula "chiavi in mano" e gestiti da TerniEnergia. T.E.R.N.I. SolarEnergy si posiziona tra i principali produttori italiani di energia da fonte rinnovabile fotovoltaica. TerniEnergia punta in particolare a rafforzare l'attivita' di produzione di energia da fonte solare, svolta tramite le joint-venture controllate pariteticamente con EDF EN Italia. Recentemente è stata costituita una terza joint venture (oltre a T.E.R.N.I. SolarEnergy c'è Energia Alternativa) tra le due Società, dal nome Energie Srl. La partenza della terza iniziativa comune consolida ulteriormente l'alleanza tra le aziende, che sono già partner da tempo.

23 luglio 2009

Elsa Cariello


LOGO
1

www.impresaoggi.com