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Come affrontare i problemi psicologici che sorgono nella gestione del personale di un'impresa

Il mondo sa ben poco quanto la mia cosiddetta grandezza dipenda dall'incessante e ingrata fatica di silenziosi, devoti, abili e puri collaboratori.

Gandhi


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Il comportamento di un collaboratore, come di qualsiasi persona, trova la sua origine in accadimenti legati all'infanzia, accadimenti che orientano la personalità del soggetto e la caratterizzano in maniera profonda. Pertanto, non è raro che nella gestione del personale si debbano affrontare problemi di ordine psicologico.

Non è, ovviamente, questa la sede per approfondire questi concetti, ci si limiterà a prendere in considerazione quegli aspetti che possono influenzare il processo di gestione del personale di un'impresa.

È evidente che le caratteristiche di un individuo coprono un arco enorme di variazioni comportamentali e riesce difficile elencarle tutte. Nel seguito ne prendiamo in considerazione alcune, che si ritiene possano essere quelle che, con maggior frequenza, possiamo trovare nell'impresa.
Come vedremo, ogni tipologia di collaboratore che analizzeremo ha comportamenti inconsapevoli che, interpretati correttamente, consentono di vedere in controluce la sua vera personalità. I segnali psicologici vengono inviati mediante l'atteggiamento, la mimica, la gestualità, la distanza e il tono della voce.

L'abitudine ad osservare attentamente gli "altri" e l'esperienza possono portare un imprenditore, un manager o un responsabile ad acquisire la capacità di leggere i messaggi psicologici dei propri collaboratori e a diventare un grande gestore delle risorse umane.
Giova, però, riaffermare che non è consigliabile, a chi non si sente pronto ad affrontare questi aspetti, correre dei rischi; in tal caso, è meglio affrontare ogni transazione con atteggiamento aperto e orientato all'ottimismo nei propri riguardi e nei riguardi dell'"altro".

Il collaboratore logorroico

Il collaboratore che sommerge sotto una valanga di parole il proprio capo evidenziando, spesso, una tendenza all'esibizione, rivela un intimo bisogno di piacere. Questa situazione tradisce, in realtà, l'angoscia di non piacere, di non sentirsi accettato.
Per tenere nel debito conto quello che realmente il collaboratore si aspetta dall'impresa occorre prendere in considerazione le richieste provenienti dal suo stato dell'Io Bambino.  In generale, mentre la transazione sociale avviene tra Adulto e Adulto, il collaboratore invia, da Bambino a Genitore, un messaggio psicologico del tipo «Prenditi cura di me».
Se siamo attenti ai messaggi psicologici, proseguendo nella transazione complementare Adulto - Adulto, inviamo al nostro collaboratore un messaggio psicologico, da Genitore a Bambino, del tipo «Avrò cura di te», appagando il suo bisogno dello stato dell'Io Bambino.
Un'altra spiegazione della grande loquacità del collaboratore può nascere da impulsi di natura narcisistica. In questo caso, ancora, mentre la transazione sociale avviene tra Adulto e Adulto, il nostro collaboratore, invia, da Bambino a Genitore, un messaggio psicologico del tipo «Dimmi che sono in gamba. Sono a mio agio solo se mi si fanno dei complimenti». Anche in questo caso, proseguendo nella transazione complementare Adulto - Adulto, possiamo inviare al nostro collaboratore un messaggio psicologico, da Genitore a Bambino, del tipo «Sei proprio in gamba».
Dopo le schermaglie preparatorie dobbiamo canalizzare e controllare la transazione Adulto - Adulto, portandola sull'argomento specifico del nostro incontro; l'operazione deve essere condotta non spezzando bruscamente il rapporto psicologico creatosi tra il nostro Genitore e il Bambino del collaboratore, anzi, se possibile, mantenendolo sempre attivo, durante tutta la durata del colloquio di lavoro.

Il collaboratore molto attento ai formalismi

Il collaboratore di questo tipo dà un'impressione di indifferenza per l'interlocutore e di freddezza; ama l'ordine e la precisione, comportamenti che esige anche da parte dei capi e dei colleghi, che sottostima, non credendoli in grado di competere con la sua precisione. Sue altre caratteristiche sono la rigidità dei movimenti, la tendenza al dubbio, il perfezionismo. Lo stato dell'Io con il quale ha familiarità è quello del Genitore Normativo. A causa della sua rigidità e difficoltà a vivere le emozioni, egli gestisce il rapporto con la gente in modo conflittuale; si rivela, pertanto, necessario stabilire con lui un rapporto di "mezza distanza", dove cortesia e cordialità siano presenti, ma senza troppa intimità.
Dovremo cercare di realizzare con il nostro collaboratore uno stato di empatìa, creando una transazione complementare Genitore - Genitore, per dimostrare, la similitudine, cioè il nostro accordo con i suoi princìpi e con le sue regole, per poi portarci, gradualmente, verso una transazione Adulto - Adulto.

Il collaboratore aggressivo

Konrad Lorenz sostiene che l'aggressività, è un istinto naturale dell'uomo, che si può mascherare o dirigere, ma non sradicare e dominare del tutto. I comportamenti aggressivi nell'uomo si manifestano, prevalentemente, in risposta alla presenza di ostacoli che lo separano da una mèta e che, per essere superati, richiedono un impegno più o meno lesivo nei confronti degli stessi ostacoli.
L'individuo aggressivo tende a reagire agli ostacoli in modo, tendenzialmente, "energico". La reazione istintiva di un capo che si trovi di fronte a un dipendente aggressivo potrebbe essere una manifestazione di risentimento o di aggressività. Questa reazione, anche se soddisfacente e liberatoria, non produce la ricercata armonizzazione del rapporto e induce, invece, un inasprimento dei toni.
Dobbiamo tener presente che l'aggressività del nostro collaboratore nasce dalla necessità di superare un ostacolo, pertanto dobbiamo comportarci in modo da non essere visti da lui come un ostacolo. Il collaboratore ci lancia una sfida e noi non dobbiamo cadere nella trappola. Il capo deve tenere la situazione sotto controllo, utilizzando il suo Adulto ed evitando di andare nel Bambino Adattato; se questo dovesse accadere non sarebbe il capo, ma il collaboratore a controllare la situazione.
A volte può essere sufficiente fare in modo che il collaboratore dia libero sfogo alla propria aggressività (1) e poi, riprendere il controllo, prima con una transazione Genitore - Genitore e poi Adulto - Adulto.

Il collaboratore timido

La timidezza è la tendenza  a sentirsi a disagio di fronte a persone estranee, a causa di una scarsa autostima.
Il comportamento della persona timida risulterà impacciato, bloccato, incapace di stabilire un contatto; l'interlocutore è visto come una minaccia e produce un atteggiamento di chiusura. Il timido ha i tipici atteggiamenti del Bambino Adattato. Se il nostro collaboratore ha un tono di voce conciliante o lamentoso o tremolante, se l'atteggiamento del viso è triste o innocente, se l'atteggiamento è compiacente o servile, non ci possono essere dubbi, siamo di fronte ad una persona timida.


(1) È importante accertarsi che l'aggressività del collaboratore non sia, in realtà, una manifestazione un po' esuberante dei suoi sentimenti



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