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Glossario economico e finanziario.


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C

Cac. Indice ufficiale francese dei titoli azionari calcolato giornalmente alla Borsa valori di Parigi.
Caduta. Caso in cui i prezzi di un titolo, per un breve intervallo di tempo, non proseguono l'andamento rialzista, ma scendono in misura più o meno evidente.
Caf. Sono Centri di Assistenza Fiscale; soggetti giuridici aventi determinati requisiti e riconosciuti tali dalla legge, che svolgono attività di assistenza fiscale nei confronti dei contribuenti che ne fanno richiesta. Possono essere costituiti da associazioni, organizzazioni, o simili aventi un numero elevato di aderenti e ne esistono di due tipi: CAF imprese, CAF dipendenti.
Calcolo dei prezzi a termine. Norma imposta dall’autorità di Borsa americana che obbliga i fondi d’investimento aperti a calcolare i prezzi di acquisto e di vendita delle quote sulla base della valutazione del patrimonio del fondo attuata con i prezzi dei titoli del giorno successivo.
Calendario di borsa. Calendario predisposto dalla Consob entro il mese di novembre di ogni anno nel quale vengono indicati i giorni di apertura e di chiusura e quelli delle scadenze tecniche.
Calendar spread. E' un'operazione di vendita e di acquisto contemporaneamente di differenti strumenti derivati, di carattere strettamente speculativo.
Call. Viene definita opzione Call il tipo di contratto che dà al compratore il diritto, ma non l'obbligo, di acquistare a condizioni fissate precedentemente alla data di scadenza o entro tale data, una certa quantità di titoli. Viene chiamata Call anche l'opzione implicita, concessa all'emittente di un titolo a reddito fisso, di rimborsare lo stesso prima della scadenza, secondo le condizioni di mercato. Il termine Call viene anche utilizzato per identificare la richiesta di rimborso immediato avanzata dal finanziatore nei confronti del debitore, nel caso in cui quest'ultimo non abbia tenuto fede agli impegni contrattuali. Call si riferisce, infine, anche alla richiesta fatta dall'intermediario al cliente riguardante la necessità di integrare il capitale depositato come margine (Margin) in virtù dei cambiamenti avvenuti nei prezzi di mercato.
Cambiale. Se un cliente sottoscrive una cambiale, cioè un titolo con il quale si impegna ad estinguere il proprio debito, l'importo della cambiale viene contabilizzato sotto la voce specifica "cambiali attive" (notes receivables) piuttosto che come credito commerciale ordinario, non rappresentato da alcun titolo.
Cambiale tratta. Titolo di credito all'ordine con cui un soggetto (traente) ordina incondizionatamente a un altro soggetto (trattario) di pagare una certa somma a un terzo (beneficiario) a vista a una determinata data futura.
Cambi flessibili. Regime di contrattazione delle valute in cui il rapporto di cambio è stabilito unicamente dalle sole forze di mercato, senza alcuna forma di intervento da parte di autorità pubbliche per guidare l'andamento delle quotazioni. Per esempio, dollaro contro lira o contro marco.
Cambi semiflessibili. Regime di fluttuazione dei tassi di cambio delle divise in cui le autorità monetarie dei diversi Paesi intervengono per guidare l'andamento delle quotazioni. Il Sistema monetario europeo è un esempio di regime di cambi controllati.
Cambio a termine. Rapporto di cambio di due divise, per consegna che va oltre la valuta spot, quindi più in là dei primi due giorni lavorativi.
Cambio fisso. Forma di quotazione nel mercato dei cambi che si verifica nel caso in cui l'autorità monetaria di un Paese decide di soddisfare interamente la domanda e l'offerta di valuta estera a un cambio prefissato. Questo sistema di cambi fissi, venne, inaugurato con l'accordo di Bretton Woods nel 1944 ed è rimasto in vigore fino agli anni '70.
Cambio incrociato. La totalità delle quotazioni in divisa che non vengono eseguite contro il dollaro (per esempio il prezzo del marco espresso in lire).
Canale. Rappresentazione grafica delle quotazioni all'interno di due linee parallele.
Canone. Somma da pagare per sfruttare un bene di qualcun altro (un esempio è un affitto).
Cancellazione. 1. Prassi di annullamento di voci contabili non più rappresentative della situazione reale. Esempio classico sono i crediti inesigibili, cancellati grazie all'utilizzo degli appositi fondi di riserva. 2. Operazione finanziaria che annulla un'altra operazione preesistente. Nelle operazioni in contratti future la contemporanea chiusura di posizioni lunghe (long) e corte (short).
Cancellazione consensuale. La cancellazione consensuale di un contratto di carattere finanziario che prevede l'esecuzione di prestazioni periodiche reciproche delle controparti. Avviene nel momento in cui una delle due, per esempio, versa all'altra una somma a titolo di compensazione per gli impegni di pagamento futuri che vengono cancellati (contratto di Interest Rate Swap).
Cancellazione dal listino. Eliminazione di una società dal listino di Borsa, seguita dalla sospensione delle relative contrattazioni. Questo provvedimento viene solitamente assunto nel caso in cui non vi siano le condizioni minime richieste per la quotazione dalle autorità di Borsa, per esempio per l'insufficienza di flottante.
Cancellazioni nette dei crediti. È l'ammontare netto di cui vengono diminuiti i prestiti di un ente creditizio per tenere conto delle insolvenze e dei mancati rimborsi da parte dei debitori. Il valore è calcolato sottraendo da una percentuale del totale dei crediti, che dipende dalla qualità media di questi ultimi, gli interessi non percepiti e gli accantonamenti per perdite su crediti effettuati.
Canestro. Nei contratti future su tassi d’interesse a lungo termine, il gruppo di titoli che possono essere impiegati per la consegna da parte del venditore di contratti al momento della scadenza.
Canone di locazione. Prestazione dovuta dal conduttore come corrispettivo del godimento della cosa locata.
Canone di locazione finanziaria. Il canone è il corrispettivo fissato per accordo tra le parti che l'Utilizzatore deve corrispondere alla Concedente per la prestazione della locazione finanziaria (vedi voce). Viene sempre pattuito in misura determinata alla stipulazione del contratto e può essere soggetto a indicizzazione.
Cap. Clausola di contratto riguardante i mercati finanziari e dei mutui. Sancisce che il tasso d'interesse variabile di cui sarà caricato il beneficiario di un finanziamento non potrà superare un valore massimo fissato (tetto) nel momento dell'accensione dello stesso. Per usufruire di questo beneficio, il debitore paga una commissione aggiuntiva. In un prestito obbligazionario a tasso variabile di tipo Cap e Floor, il Cap è la soglia massima che può raggiungere il tasso d'interesse e il Floor la soglia minima.
Cap di prestito. Clausola, eventualmente presente nei mutui ipotecari a tasso variabile, che impedisce al tasso d’interesse di salire oltre un certo limite lungo tutta la durata del finanziamento. Questa clausola stabilisce e limita il costo massimo di un prestito e quindi va a vantaggio del debitore.
Cap e floor sui tassi di interesse. I contratti cap e floor equivalgono a portafogli di opzioni sui tassi d’interesse. A date prefissate, l’acquirente del FDS ha il diritto di ricevere la differenza tra dati tassi di mercato e i valori dei tassi determinati nel contratto, se tale differenza è positiva. Con il contratto floor l’acquirente ha il diritto di ricevere la differenza, se positiva, tra i tassi del contratto e dati tassi di mercato.
Capacità di rimborso. Per le organizzazioni finanziarie, la capacità di assolvere i propri impegni economici tramite adeguate risorse di reddito.
Capacità di rischio. E' la capacità di un investitore di assumere un determinato rischio di investimento senza trovarsi in difficoltà finanziarie nel caso di eventuali perdite.
Capacità ottimale. È il livello di produzione di una società in grado di minimizzare il costo unitario di produzione. Il numero di prodotti che rende minimo il costo necessario alla produzione di uno solo di questi.
Caparra (earnest money). Somma di denaro che viene versata, in fase preliminare, da chi vuole comprare un immobile; impegna sia il venditore sia l'acquirente. Vale come anticipo sull'importo totale, come garanzia di adempimento e come penale in caso di recesso ingiustificato. Se non è specificato il termine, per "caparra" sul compromesso si intende sempre la caparra penitenziale.
Caparra confirmatoria. Somma versata da chi vuole comprare una casa al momento della firma del compromesso e impegna entrambe le parti. Se l'acquirente si ritira dall'affare perde l'anticipo versato, se invece è il venditore dovrà restituire il doppio della caparra ricevuta.
Caparra penitenziale. Somma di denaro prestabilita versata come anticipo da chi vuol comprare una casa e vale come indennizzo in caso di recesso dal contratto. Se chi ha versato la caparra si ritira dall'affare perde quanto versato; se si ritira il venditore deve restituire il doppio.
Capital adequacy rules. Dette anche Basle rules o Cooke's ratio, sono regole che impongono alle banche di disporre di capitali propri in ragione dell'8% dei crediti concessi a terzi. L'applicazione di queste regole, che nei prossimi anni diverranno più precise e onerose, ha spinto le banche a ridurre i crediti classici (fidi e crediti di firma) a favore di altre forme di finanziamento.
Capital Asset Pricing Model. Il Capital Asset Pricing Model (brevemente, CAPM) è un modello di equilibrio dei mercati finanziari, proposto da William Sharpe in uno storico contributo nel 1964, e indipendentemente sviluppato da Lintner (1965) e Mossin (1966). In breve, il CAPM stabilisce una relazione tra il rendimento di un titolo e la sua rischiosità, misurata tramite un unico fattore di rischio, detto beta. Il beta misura quanto il valore del titolo si muova in sintonia col mercato.
Capitale. Insieme dei beni economici a disposizione di diritto e di fatto del soggetto aziendale. In finanza, è costituito dal denaro e dai crediti di cui dispone una società per fronteggiare il rischio derivante dall'esercizio dell'attività.
Capitale azionario. Il capitale sociale rappresentato dalle azioni.
Capitale circolante (working capital). È il termine con il quale si denominano, normalmente, le attività correnti, ossia gli investimenti generici e quelli specifici non durevoli; sarebbe, peraltro, opportuno usare il termine capitale circolante lordo (CCL) o attività correnti, in contrapposizione al capitale circolante netto. CCL = Rimanenze + liquidità differita + liquidità immediata.
Capitale circolante negativo. Situazione aziendale dove le attività correnti non sono in grado di coprire le passività correnti. I pagamenti a breve termine, quindi, dovrebbero essere soddisfatti attraverso la contrazione di debito a lungo termine, indebolendo in questo modo la struttura finanziaria dell'impresa.
Capitale circolante netto (net working capital). Gli investimenti nella gestione corrente sono finanziati dalla stessa gestione tramite il differimento delle uscite monetarie e l'anticipazione delle entrate; pertanto, il capitale investito nella gestione corrente è dato dalla differenza tra le attività correnti e le passività correnti (vedi stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio della pertinenza gestionale).  Questa differenza è chiamata capitale circolante netto dell'impresa in funzionamento, capitale che rappresenta, quindi, l'ammontare della liquidità necessaria alla gestione corrente. CCN = Rimanenze + liquidità differita + liquidità immediata - passività correnti.
Capitale di rischio. Forma di finanziamento in qualità di capitale di rischio che può essere erogato dalle banche di investimento a imprese giovani o di nuova costituzione. Il finanziamento può venire concesso a imprese che operano in settori con elevati rendimenti sul capitale o dove sono attuabili innovazioni di rilievo nei sistemi produttivi.
Capitale di terzi o di debito. Si tratta dei finanziamenti che l'impresa riceve dai terzi sia direttamente (mutui, obbligazioni, ecc) che, indirettamente, attraverso i crediti di fornitura (debiti verso fornitori).
Capitale economico. E' il valore attribuito all'impresa considerata unitariamente come investimento complessivo destinato a produrre utili in futuro.
Capitale investito lordo (gross employed capital). Patrimonio netto + passività onerose (prestiti obbligazionari, debiti verso banche e altri istituti finanziari, debiti finanziari nei confronti di altre società).
Capitale investito netto (net employed capital). Patrimonio netto + passività onerose (prestiti obbligazionari, debiti verso banche e altri istituti finanziari, debiti finanziari nei confronti di altre società) al netto della liquidità immediata e di altri crediti di natura finanziaria (vedi stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio del capitale investito netto in fig. 2.7).
Capitale lordo di funzionamento. Vedi attivo.
Capitale netto (equity). E' costituito da: capitale versato, più riserve di utili, cioè l'ammontare di utili generati dalla gestione e non distribuiti ai soci, più utili o perdite.
Capitale netto di funzionamento. Vedi patrimonio netto.
Capitale non ancora versato (Uncalled capital). Parte del capitale sociale sottoscritto che gli azionisti non sono ancora stati chiamati a versare. In Italia non può essere superiore a 7/10.
Capitale non sottoscritto. Parte del capitale azionario di una società deliberato ma non sottoscritto da parte degli azionisti, ad es. quando l'assemblea delibera un aumento di capitale e delega agli amministratori la scelta delle tempistiche per la sottoscrizione effettiva delle azioni di nuova emissione.
Capitale nozionale. Valore nominale utilizzato per calcolare i flussi di cassa sugli swap e altri derivati liquidabili attraverso somme di denaro. In tutte queste operazioni non vi è scambio di capitale tra le controparti, ma unicamente la liquidazione degli interessi derivanti dalla differenza dei due tassi d'interesse fissati precedentemente. Questi interessi vengono per l'appunto calcolati valutando, come capitale, il capitale nozionale.
Capitale permanente.Somma del patrimonio netto e delle passività di medio - lungo periodo; è ricavabile dallo stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio della liquidità -   esigibilità (fig. 2.5).
Capitale proprio. Conferimenti iniziali apportati dal titolare o dai soci di un'attività, insieme agli utili non distribuiti decurtati delle eventuali perdite.
Capitale sociale. Il capitale sociale è rappresentato dai conferimenti versati dai soci al momento della nascita dell'impresa e durante la sua vita, al fine di costituire una "dotazione" permanente. I conferimenti dei soci possono essere in denaro o in beni materiali o immateriali (macchinari, impianti, fabbricati, crediti, brevetti, know-how, portafoglio clienti, ecc.); cogente è la condizione che il conferimento realizzi un'attribuzione che incrementi, in modo economicamente quantificabile, il valore dell'impresa. Dai conferimenti restano, rigorosamente, escluse le prestazioni di opere e servizi (anche se esse possono essere suscettibili di valutazione economica), in quanto il legislatore riconosce al capitale sociale anche una funzione di garanzia verso terzi e l'imputazione a capitale di opere e servizi difficilmente potrebbe essere considerata come un valore a garanzia. Parte del capitale di una società a responsabilità limitata può essere costituita dall'obbligo assunto da un socio di effettuare una prestazione d'opera o di servizi, ma il conferimento deve essere accompagnato da una polizza di assicurazione o da una fideiussione bancaria. Il credito verso la società resta iscritto a bilancio e si riduce proporzionalmente con le prestazioni effettuate fino al momento in cui l'obbligo e il relativo credito si estinguono. Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Capitale sociale (in termini di socialità). Vedi articolo specifico.
Capitale sottoscritto. È il capitale, rappresentato da titoli di partecipazione, azioni o quote, che viene offerto ai soci all'inizio dell'attività di impresa in forma societaria.
Capitale totale. Figura contabile utilizzata dalla Banca dei regolamenti internazionali (Bri) per definire il capitale a disposizione di una società ai fine dell'esposizione al rischio. Questo valore viene determinato sommando fra loro il capitale primario (Primary Capital) e il capitale secondario, ovvero il capitale sociale più le riserve.
Capitale versato. Parte del capitale sottoscritto effettivamente versato dagli azionisti.
Capital gain. E' la plusvalenza, o guadagno in conto capitale, realizzata in occasione della vendita di un'attività finanziaria. E' la parte del rendimento totale ascrivibile alla differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita. Secondo la legislazione italiana i capital gains sono soggetti a tassazione. In particolare è data la possibilità di scegliere tra un regime di tassazione alla fonte (aliquota 12,5%) e un regime di tassazione che equipara il capital gain al reddito da lavoro (aliquota Irpef).
Capital gain netto per azione. È il valore dell’utile realmente conseguito da società finanziarie nell’attività di compravendita dei titoli, al netto delle perdite in conto capitale, e diviso per il numero totale delle azioni esistenti.
Capitalizzare. Procedura contabile che consente di iscrivere un bene d'investimento preso in locazione tra i beni in possesso e il mutuo contratto per la locazione nelle passività. In matematica finanziaria, è la procedura che permette di trasferire nel futuro una somma disponibile in un dato momento grazie all'applicazione di un tasso d'interesse (vedi Legge di...).
Capitalizzazione. Riferito ad una società quotata in borsa e al suo valore derivato in un dato istante, è il prodotto della quotazione di borsa di quella società per il numero delle azioni esistenti.
Capitalizzazione complessiva. Viene definita la somma dei mezzi finanziari a disposizione di una società. Questo valore comprende i mezzi propri, capitale sociale più le riserve e i finanziamenti a lungo termine come i prestiti obbligazionari o i mutui.
Capitalizzazione dei titoli quotati in borsa. La capitalizzazione di un titolo è il valore che si ottiene moltiplicando il prezzo di mercato del titolo per il numero totale dei titoli della specie emessi. Sommando la capitalizzazione di tutti i titoli del listino si ottiene la capitalizzazione di borsa (o del mercato).
Capitalizzazione di costi. È il termine usato per indicare il trasferimento di un costo dal conto economico allo stato patrimoniale in quanto si riferisce ad un fattore "consumato" per convenzione contabile, ma ancora in essere alla data della chiusura del bilancio.
Capitalizzazione di mercato. È la valutazione formulata dal mercato sui mezzi propri di un'impresa. La capitalizzazzione è stimata moltiplicando il numero di titoli azionari esistenti per il prezzo di mercato di una determinata giornata di Borsa. Questo valore rappresenta la somma che eventualmente si dovrebbe spendere per acquistare la totalità del capitale azionario di una società
Capitalizzazione. Legge di La capitalizzazione è l'operazione con cui si calcola il valore a un determinato tempo futuro di un capitale disponibile al tempo presente. Vedi CFN. Dal punto di vista matematico, una legge finanziaria di capitalizzazione è una qualsivoglia funzione del tempo che consenta di determinare, dato un capitale iniziale C, il corrispondente valore del montante M(t) ad un generico istante futuro t:

M(t)\ = F(C,t)

Capitalizzazione società. Valore di mercato della società ottenuto dalla somma della capitalizzazione di tutti i titoli quotati (ord, rnc, r e priv) su un determinato mercato borsistico.
Capitalizzazione titolo. Valore di mercato del titolo quotato: si ottiene moltiplicando la quotazione del titolo per il numero delle azioni in circolazione. La somma delle singole capitalizzazioni di tutti i titoli quotati (ord, rnc, r e priv) dà la .capitalizzazione di borsa.
Capofila. Istituto di credito che organizza, eroga e gestisce un prestito ripartendo però i rischi in un pool composto da più banche.
CAPM. Capital Asset Pricing Model. Modello teorico di determinazione e valutazione del rendimento di un investimento, che pone in relazione la rischiosità dell'investimento stesso con il risultato reddituale che se ne può ottenere.
Carta commerciale. Strumento negoziabile di mercato monetario, privo di garanzie reali, che viene emesso da imprese di alta qualità, normalmente utilizzato per la copertura del fabbisogno di capitale circolante in durate, generalmente, incluse tra la settimana e dieci mesi.
Carta. È il nome generico che viene dato agli strumenti di debito a breve termine, solitamente rappresentati da un titolo cartaceo.
Carta a breve. Titoli di credito la cui scadenza non va oltre i 12 mesi. Per esempio la carta commerciale, la cui durata normalmente è inferiore ai nove mesi.
Carta commerciale. Strumento negoziabile di mercato monetario, privo di garanzie reali, che viene emesso da imprese di alta qualità, normalmente utilizzato per la copertura del fabbisogno di capitale circolante in durate generalmente incluse tra la settimana e dieci mesi.
Carta di credito. Strumento che abilita il titolare, in base a un rapporto contrattuale con l’emittente, a effettuare acquisti di beni o servizi presso qualsiasi esercizio aderente al circuito (es. tramite terminale POS) oppure prelievi di contante (es. tramite ATM). Il pagamento da parte del titolare avviene a cadenza predefinita, di norma mensile, in unica soluzione ovvero, se previsto dall’accordo, in forma rateale; esso può essere effettuato con addebito in un conto bancario preautorizzato dal titolare stesso, ovvero con altre modalità. Viene emessa da banche, da intermediari finanziari o direttamente da fornitori di beni e servizi (fidelity card). In quest’ultimo caso, la carta può essere utilizzata esclusivamente per il pagamento di acquisti effettuati presso l’emittente.
Carta di debito. Strumento che, in base a un rapporto contrattuale con l’emittente, abilita il titolare a effettuare acquisti di beni o servizi presso qualsiasi esercizio aderente al circuito (es. tramite terminale POS) oppure prelievi di contante (es. tramite ATM) con addebito pressoché contestuale di ogni transazione sul conto corrente collegato alla carta.
Carta limitata. Carta bancaria che permette al titolare di effettuare un limitato numero di operazioni. Per esempio una carta che consenta solamente operazioni di versamento in periodi predeterminati.
Carta prepagata. Strumento rilasciato a fronte di un versamento anticipato di fondi effettuato all’emittente. Viene emessa da banche – nel caso in cui la carta sia spendibile presso una molteplicità di emittenti (carta a spendibilità generalizzata) – ovvero direttamente da fornitori di beni e servizi. In quest’ultimo caso, la carta può essere utilizzata esclusivamente per il pagamento di acquisti effettuati presso lo stesso emittente (carta “fidelity” o “monouso”). Se la carta prepagata assume le caratteristiche della moneta elettronica, essa può essere emessa, oltre che dalle banche, anche dagli Istituti di moneta elettronica (vedi).
Carta primaria. È una carta commerciale di qualità tale da poter essere compresa nei portafogli di investimento fiduciari, e che viene quindi detta Investment Grade.
Cartello. Accordo tra imprese appartenenti allo stesso settore di attività, finalizzato a stabilire determinate condizioni di prezzo o di condotta, al fine di eliminare situazioni di concorrenza sleale.
Cartolarizzazione. Operazione mediante la quale un certo numero di crediti generalmente di piccolo o medio-piccolo importo (crediti al consumo, leasing auto, bollette di utility) sono consolidati in pacchetti e rappresentano la garanzia reale a fronte della quale vengono emesse delle obbligazioni, quindi rappresenta la cessione di crediti a un altro soggetto che li trasforma in obbligazioni e li colloca sul mercato. Usato dalle banche per lo smobilizzo dei crediti dubbi. Nel 2007 la crisi usa dei mutui sub-prime si estese a tutto il pianeta grazie alla cartolarizzzaione dei mutui effettuata dalle banche Usa.
Cash and carry. Compravendita contemporanea sul mercato a pronti dell'attività finanziaria sottostante e sul mercato a termine del future ad essa collegato (vedi arbitraggio.
Cash cow. Letteralmente: mucche da soldi. Termine utilizzato per la prima volta in uno studio del Boston Consulting Group nel corso degli anni '70. Indica società, normalmente appartenenti a settori maturi, in grado di produrre rilevanti flussi di reddito in maniera relativamente slegata dalla congiuntura economica.
Cash flow. Termine anglosassone con il quale spesso si indica l'autofinanziamento aziendale. È  calcolato sommando l'utile operativo al netto delle imposte, gli ammortamenti operativi e gli accantonamenti a riserva (includendo le riserve ordinarie e straordinarie, vale a dire le deduzioni contabili che non dànno luogo a effettivi esborsi monetari). Da un altro punto di vista è la differenza tra le entrate e le uscite monetarie di un determinato periodo contabile. Quando si ha un incremento si parla di cash inflow, quando si ha il decremento si ha un cash outflow.

Il cash flow può essere scomposto in due componenti:

  • cash flow operazionale (o Unlevered Free Cash Flow), che è originato dalle operazioni caratteristiche di esercizio;
  • cash flow extra-operazionale (o Flow to Equity), che è originato dalle altre operazioni di gestione (acquisto e vendita di immobilizzazioni, prestiti, variazioni del capitale, pagamento degli utili ai soci).

Una generale "struttura" dei cash flow può aiutare a comprendere il concetto (viene omessa la componente fiscale legata alla tassazione):

Utile Operativo (EBIT) -
Tasse su Utile Operativo +
Ammortamenti +
Accantonamenti +
Voci non monetarie di accantonamento =
Flusso primaro (dopo le tasse) ±
Variazione del Capitale Circolante ±
Investimenti/Disinvestimenti =
Cash Flow Operazionale o Unlevered Free Cash Flow (After tax) o Operating Cash Flow -
Interessi -
Debiti =
Levered Cash Flow ±
Incremento passività ±
Incremento Capitale -
Dividendi =
Flusso di Cassa Effettivo o Flow to Equity o Effective Equity Flow


Si ha dunque che:

  • Primary Cash Flow = fondi generati dalla attività dell'azienda
  • Unlevered Free Cash Flow = fondi generati da coprire o per rimborsare i debiti finanziari e remunerare il capitale
  • Levered Cash Flows = Flussi generati da coprire o per remunerare il Capitale
  • Flow to Equity = Effettivo flusso di cassa a disposizione della società e di "proprietà" degli "azionisti".

Il Flusso di cassa operativo è quindi l'elemento cardine con cui si separa la gestione d'azienda ed il finanziamento della stessa. Il Cash Flow Operativo Unlevered Free Cash Flow è un concetto molto eleborato sviluppato dalla Wharton School e dalla scuola di Chicago e per il quale esiste ampia letteratura. Il Flow to Equity o cash-flow totale è definibile come il totale dei flussi di cassa generati dall'impresa mentre il Cash Flow Operativo è l'insieme dei flussi di cassa (cioè della liquidità) generati dalla sola gestione tipica (od operativa) ed è questa seconda definizione la più significativa per lo studio della gestione aziendale. L'insieme dei flussi di cassa generati dalla gestione tipica (che è indice della liquidità aziendale) è importante per stabilire in che misura ed in che maniera possono essere remunerati i centri di costo.

Cash flow attualizzato o Discounted cash flow. E' un metodo di valutazione di un'investimento, basato sull'attualizzazione, secondo un tasso corretto per il rischio, dei flussi futuri attesi dall'attività in questione. Sia CF0 l'uscita al tempo 0 per effettuare l'investimento Sia CFi il generico flusso atteso relativo al periodo i-esimo e sia r il tasso adeguato al rischio relativo all'attività da valutare. Sia n il numero di periodi in cui tale attività fornisce dei flussi monetari (in uscita o in entrata). Come in tutti i casi di parametri attualizzati, il valore di r potrà essere adeguato al tipo di informazione che si vuole ricavare. Il valore del cash flow attualizzato, che chiamiamo VA, è dato dalla formula

V_A=-CF_0 + \sum_{i=1}^n\frac{CF_i}{(1+r)^i}

Cash flow matching. E' un processo di copertura degli squilibri finanziari multiperiodo. Consiste nel far corrispondere (tecnicamente immunizzare) ogni uscita di cassa attesa - la maturity - (usi di risorse) con entrate di cassa (fonti di risorse) tali da fornire copertura finanzaria per ciascuna maturity. Si attua partendo dall'impegno di cassa più distante nel tempo e si ricercano le fonti per la sua copertura, lavorando così a ritroso per ciascuna uscita di cassa. Tramite questo esercizio l'impresa emetterà (o ricercherà) strumenti di finanziamento per fare fronte ad impegni programmati e, viceversa, ricercherà impegni per la cassa generata in ciascun periodo.
Cash flow netto. Rappresenta il flusso monetario generato/assorbito dall'attività caratteristica, dall'attività di investimento, dalla variazione di patrimonio netto e dall'attività di finanziamento.
Cash flow operativo. Attività monetaria relativa ad un determinato periodo d'impresa dato dall'utile netto più gli ammortamenti.
Cash generating unit. La più piccola aggregazione di beni di un'impresa in grado di generare flussi di cassa in entrata.
Cassa o disponibilità liquide. (cash). La cassa è costituita da denaro in contante, depositi bancari e postali (non gravati da vincoli di prelievo), assegni.
Cassa depositi e prestiti. Istituto fondato nel 1863 alle dipendenze del Ministero delle Finanze (poi Tesoro) e dotato, per effetto della L. 13.5.1983, n. 197, di autonomia amministrativa e organizzativa. Esso è stato trasformato in società per azioni nel dicembre 2003. Dal settembre 2006 la Cassa depositi e prestiti spa è inclusa tra le Istituzioni finanziarie monetarie (IFM). Dalla stessa data è soggetta al regime di riserva obbligatoria dell’Eurosistema. Dall’ottobre 2007 i dati di bilancio della Cassa depositi e prestiti spa sono inclusi nelle statistiche, compilate secondo i principi armonizzati del SEBC, sulla situazione dei conti delle banche e dei fondi comuni monetari residenti in Italia.
Cassa di compensazione e garanzia. Regola tutte le operazioni di Borsa e definisce e controlla i margini di garanzia che devono essere versati dagli intermediari per conto dei loro clienti a fronte di operazioni speculative con strumenti derivati.
Cassa di risparmio. Le attuali fondazioni bancarie hanno origine dalle antiche casse di risparmio, associazioni private nate nell'Europa centrale ed affermatesi in Italia agli inizi del XIX secolo, quando si manifestò il bisogno di sostenere lo sviluppo produttivo dei ceti medio-piccoli dopo le disastrose guerre napoleoniche e di raccogliere i flussi di liquidità derivanti dalla nascente Rivoluzione industriale. L'attività delle casse di risparmio (nate su iniziativa prevalentemente privata) era diversa dall'attività bancaria vera e propria: le casse raccoglievano capitali con una sottoscrizione iniziale e poi con successivi depositi, mentre le banche nascono su iniziativa di gruppi ristretti ed hanno fini commerciali e speculativi; le casse svolgevano attività di assistenza e beneficenza, mediante elargizione di beni indirizzati gratuitamente verso i ceti più umili, mentre le banche raccoglievano e remuneravano il piccolo risparmio. Negli anni Novanta le Casse di Risparmio sono state oggetto di una profonda e radicale trasformazione, che ha fortemente modificato il loro assetto sia dal punto di vista giuridico-istituzionale, sia da quello strutturale-operativo. Sotto la spinta esercitata dalla I e dalla II Direttiva europea in materia creditizia riguardanti la libertà di stabilimento e la despecializzazione bancaria, il processo di trasformazione e ammodernamento del sistema bancario italiano ha subìto una rapida accelerazione che ha condotto all'approvazione della legge di delega n. 218 del 30 luglio 1990 (c.d. legge "Amato") e relativi decreti applicativi. Le Casse di Risparmio, quindi, hanno dato attuazione ai principi recati dalla legge "Amato" e hanno provveduto a conferire l'impresa bancaria ad una nuova apposita entità giuridica (Cassa di Risparmio Spa) per assumere la qualificazione di Ente conferente (poi denominato Fondazione) al quale sono state assegnate finalità di interesse pubblico e di utilità sociale, che erano previste negli statuti delle Casse di Risparmio. Le Casse di Risparmio Spa sono società commerciali private, disciplinate dal Codice civile e dalle norme in materia bancaria, analogamente alle altre banche. Ad aver mantenuto il loro nome oggi sono una cinquantina. Le altre, dando origine ad alcuni dei maggiori gruppi bancari italiani, hanno perso la denominazione originaria.
Cassa integrazione guadagni (Cig). Fondo gestito dall’INPS a carico del quale vengono parzialmente reintegrate le retribuzioni dei lavoratori dipendenti nei casi di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa previsti dalla legge. Nella Rilevazione sulle forze di lavoro i lavoratori in CIG dovrebbero autodichiararsi occupati. Ai fini della stima dell’input complessivo di lavoro nell’economia si possono trasformare le ore di CIG in lavoratori occupati (occupati equivalenti in CIG), dividendole per l’orario contrattuale.
Castelletto. Scoperto di conto corrente autorizzato, generalmente in maniera informale, a fronte della presentazione di fatture o effetti.
Catasto. Ufficio, ai fini fiscali, che si occupa di tutte le proprietà immobiliari esistenti in un comune o in una provincia. Tale ufficio registra e conserva le descrizioni, le rendite, la stima, i dati sulle proprietà, le planimetrie dei fabbricati e le mappe dei terreni. E' tenuto dall'UTE del Ministero delle Finanze.Indica anche l'insieme delle operazioni che permettono al fisco di valutare che imposte chiedere per il possesso di ciascun immobile.
Categoria carastale. Classificazione degli immobili per tipologia. Le categorie sono cinque: A abitazioni, B edifici a uso collettivo (scuole, caserme, ...), C immobili commerciali, D industriali, E speciali. A ogni categoria corrispondono poi sottocategorie per le abitazioni, a esempio, A1 indica abitazione di lusso, A5 abitazione ultrapopolare.
Cause di risoluzione. Sono le cause di risoluzione di un loan agreement (come il mancato rimborso di una rata capitali o interessi, cambiamenti nell'assetto societario del prenditore, ecc.), che oltre a risolvere il contratto obbligano il prenditore a rimborsare in anticipo gli importi ricevuti.
CBOT. E' la Borsa a termine di Chicago, letteralmente Chicago Board of Trade.
CCL. Capitale circolante lordo (vedi capitale circolante). Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
CCN. Capitale circolante netto.
Cedola (vari significati). In un'obbligazione rappresenta gli interessi che vengono pagati in percentuale rispetto al valore nominale.(Altro significato) Documento accessorio a titoli o azioni. Nel caso dei titoli si tratta di cedole valide per l'incasso degli interessi; nel caso delle azioni si distinguono in cedole di dividendo (se rappresentano il diritto agli utili) e in cedole di opzione (se rappresentano il diritto di opzione ).(Altro significato) Appendice cartacea annessa a un titolo che consente la riscossione periodica degli interessi sui titoli obbligazionari o dei dividendi della società di capitali.
Cedola alla pari. Titolo obbligazionario avente una cedola percentuale molto prossima ai rendimenti di mercato, il cui prezzo è quindi vicino al valore nominale (at par).
Cedola corta. Titolo obbligazionario il cui pagamento cedolare avviene prima dei sei mesi.
Cedola futura. E' il valore della prossima cedola che sarà pagata dall'emittente.
Cedola lorda. Ammontare della cedola corrisposta da un titolo legato a un mutuo ipotecario, o anche l’ammontare della cedola prima che su questa venga effettuata l’imposizione fiscale.
Cedola lunga. Quando il pagamento cedolare di un’obbligazione avviene oltre il periodo consueto di sei mesi, come nel caso della prima cedola, che frequentemente è pagata oltre i sei mesi dall’emissione.
Cedola media ponderata. La cedola media di un prestito emesso a fronte di mutui ipotecari. Viene determinata facendo la media ponderata fra la durata di ogni certificato ipotecario emesso, usando come parametro i totali delle singole ipoteche.
CcT (Certificati di Credito del Tesoro). Sono titoli di credito a medio e lungo termine, emessi dal Tesoro, con rendimento a tasso variabile. Pagano un interesse variabile semestralmente mediante lo stacco di cedole di ammontare variabile. Le cedole sono infatti indicizzate al tasso dei BOT semestrali, e cioè sono pari al rendimento dei BOT più uno spread predeterminato.
Cdo. Rappresentano una specifica categoria di ABS (Asset Backed Securities). Un CDO è un titolo di debito emesso in seguito a un’operazione di cartolarizzazione di un portafoglio di posizioni incorporanti rischio di credito. Sono emessi, di solto, da una "società veicolo" (Siv) cui vengono conferite una serie di attività finanzioarie: mutui a persone fisiche, prestiti immobiliari per uffici, fabbricati o centri commerciali, obbligazioni societarie a alto rendimento e altro. Sulla base di queste attività vengono emessi titoli con varie combinazioni di rischio e di rendimento. A oggi (2008, quando il mercato dei Cdo ha raggiunto la quota di 2.500 miliardi di dollari) la scarsa liquidità dei mercati ha condotto alla paralisi nelle negoziazioni e a incertezze nella loro valutazione visto che alcuni componenti di credito hanno rivelato alte probabilità di non restituzione.
Cds. Il credit default swap (CDS) è uno swap che ha la funzione di trasferire l'esposizione creditizia di prodotti a reddito fisso tra le parti. È il derivato creditizio più usato. È un accordo tra un acquirente e un venditore per mezzo del quale il compratore paga un premio periodico a fronte di un pagamento da parte del venditore in occasione di un evento relativo a un credito (come ad esempio il fallimento del debitore) cui il contratto è riferito. Il CDS viene spesso utilizzato con la funzione di polizza assicurativa o copertura per il sottoscrittore di un'obbligazione. Tipicamente la durata di un CDS è di cinque anni, sebbene essendo un derivato scambiato sul mercato over-the-counter è possibile stabilire qualsiasi durata. Un contratto di CDS fa tipicamente riferimento ad una reference entity, ossia l'ente che ha emesso degli strumenti di debito nella cui si fa riferimento come reference obligation, questi essendo solitamente consistenti in obbligazioni societarie. Il periodo durante il quale si estende la protezione è definito come effective date e termination date. Il contratto nomina un calculation agent il cui ruolo è di determinare l'occorrenza di un evento relativo al credito e l'ammontare del pagamento che verrà effettuato al verificarsi di tale evento. Un'altra clausola tipica è la restructuring clause, la quale determina quale forma di ristrutturazione del debito della reference entity rappresenti un evento relativo al credito. Ad esempio una società che attraversi un dissesto finanziario potrebbe decidere di posticipare la scadenza delle proprie obbligazioni e quindi del pagamento degli obbligazionisti. A seconda della formula specificata nel CDS tale evenienza può rappresentare o meno un evento significativo. Solitamente un contratto più restrittivo in tali criteri è più rischioso e dunque più costoso. Un diverso fattore che influisce sul costo di un contratto CDS è la maggiore o minore anzianità del debito coperto dal contratto. Infatti nel caso di fallimento della società le obbligazioni emesse in forma di debito senior hanno più probabilità di essere rimborsate rispetto alle obbligazioni che costituiscono il debito subordinato, altrimenti detto junior, per questo motivo il debito junior viene scambiato ad un maggiore credit spread che il debito senior. Il venditore di un contratto CDS darà una quota alla pari per una determinata reference entity, anzianità, scadenza e forma di ristrutturazione debitoria. Ad esempio il venditore di un contratto CDS può valutare il premio da pagare per un CDS di 5 anni di durata sul debito senior della FIAT con modificate condizioni di ristrutturazioni 100 basis point. Il premio alla pari viene calcolato in modo tale che il contratto abbia un valore attuale pari a zero a scadenza. Ciò perché il valore atteso del pagamento del venditore è esattamente uguale e opposto al valore atteso del premio pagato (in un'unica soluzione o ratealmente) dall'acquirente. Il fattore che maggiormente influisce sul costo della copertura è il merito di credito (spesso approssimato dal rating creditizio) del debito cui si fa riferimento. Un merito di credito inferiore comporta un rischio maggiore che la reference entity si riveli insolvente e per questo motivo il costo della copertura sarà più elevato.
Centrale dei bilanci. Società a responsabilità limitata, costituita nel 1983 per iniziativa della Banca d’Italia d’intesa con l’ABI, avente per finalità la raccolta e la classificazione in archivi elettronici dei bilanci delle principali imprese italiane, nonché lo sviluppo di studi di analisi finanziaria. I servizi della società sono offerti alle numerose banche associate, che contribuiscono alla raccolta dei dati. Dal 2002 la Centrale dei bilanci è a capo di un gruppo che comprende anche la Cerved Business Information, la quale raccoglie i bilanci depositati presso le Camere di commercio dalle società di capitale italiane.
Centrale dei rischi. Istituita il 1° aprile 1964 dal CICR, opera presso la Banca d’Italia. Riceve le segnalazioni di tutte le banche e di una parte degli intermediari finanziari sulla posizione dei propri clienti il cui affidamento superi determinate soglie minime; gli intermediari possono richiedere informazioni sull’esposizione di clienti già affidati presso altri operatori. Su base campionaria, la Centrale dei rischi raccoglie informazioni anche sui tassi di interesse attivi e passivi praticati dalle banche.
Centrale di allarme interbancaria (CAI). Archivio informatizzato istituito presso la Banca d’Italia ai sensi della L. 25.6.1999, n. 205, e del D.lgs. 30.12.1999, n. 507. In esso confluiscono: le generalità dei traenti assegni bancari e postali emessi senza autorizzazione o provvista e dei soggetti ai quali sia stata revocata l’autorizzazione all’utilizzo di carte di pagamento; i dati relativi a tali strumenti e a quelli smarriti, rubati o bloccati in relazione alla revoca disposta a carico dei correntisti; le sanzioni irrogate dagli Uffici territoriali del Governo e dall’Autorità giudiziaria. L’iscrizione in archivio dei traenti assegni senza autorizzazione o provvista determina l’applicazione della Revoca di sistema. La CAI si compone dei seguenti segmenti: Centrale di allarme procedura impagati (CAPRI), contenente i dati relativi ai soggetti ai quali è stata revocata l’autorizzazione a emettere assegni; Procedura assegni sottratti e smarriti (PASS), contenente i dati relativi agli assegni sottratti, smarriti, non restituiti o bloccati per altri motivi; Carte revocate (CARTER), contenente i dati nominativi relativi alle revoche dell’utilizzo delle carte di pagamento; Procedura carte (PROCAR), contenente i dati afferenti alle carte di pagamento revocate, smarrite e sottratte; Archivio sanzioni amministrative (ASA), contenente i dati relativi alle sanzioni amministrative pecuniarie e accessorie irrogate dai Prefetti; Archivio sanzioni penali (ASP), contenente i dati afferenti alle sanzioni penali irrogate dall’Autorità giudiziaria per l’inosservanza degli obblighi imposti con la sanzione amministrativa accessoria. L’archivio è entrato in funzione il 4 giugno del 2002 per i segmenti CAPRI e PASS relativi agli assegni; il 7 dicembre del 2002 sono stati avviati gli ulteriori due segmenti CARTER e PROCAR riferiti alle carte di
pagamento; il 26 aprile del 2005 sono divenuti operativi gli ultimi due segmenti ASA e ASP che riguardano le sanzioni irrogate dalle Prefetture e dall’Autorità giudiziaria.
Centro di profitto. È il settore di un’impresa responsabile della produzione di profitto, in grado quindi di rilevare i costi e i ricavi di propria competenza.
CEO (chief executive officer). Soggetto a capo della struttura esecutiva di un'impresa, grazie alla sua appartenenza al consiglio d'amministrazione o della delega ricevuta da quest'ultimo.
Centri finanziari offshore. Centri finanziari in cui, a causa della favorevole regolamentazione dell’attività bancaria e finanziaria e dei vantaggi di natura fiscale, vengono intermediati fondi raccolti e impiegati principalmente in altri paesi; ne sono esempi le isole Bahamas, le isole Cayman, Singapore.
Centro finanziario. Sono centri finanziari, le principali città del mondo dove avvengono scambi di capitali a livello internazionale, come New York, Londra, Tokyo, Parigi, Francoforte.
Certificate. Strumenti finanziari derivati (vedi), cartolarizzati (vedi) e negoziati che replicano con o sensa effetto leva, l'andamento dell'attività di un indice o di un titolo sottostante.
Certificati del tesoro. Titoli obbligazionari emessi dal Tesoro – dal 1° gennaio 1999 denominati in euro – e suddivisi nelle
seguenti tipologie:
CCT (Certificati di credito del Tesoro), a medio e a lungo termine, soggetti a indicizzazione finanziaria delle cedole. Le cedole semestrali successive alla prima sono attualmente indicizzate al rendimento dei BOT a 6 mesi relativo all’asta della fine del mese precedente il periodo di decorrenza della cedola stessa, maggiorato di uno spread.
CTZ (Certificati del Tesoro zero-coupon), con scadenza a 18 e a 24 mesi, privi di cedole.
CTO Sono titoli di stato emessi a tasso di interesse fisso con cedole semestrale. La durata di tali certificati è solitamente fissata in sei anni, ma l'investitore ha la facoltà di richiedere il rimborso anticipato alla metà della durata del titolo. La decisione del risparmiatore di richiedere il rimborso è effettuata in base ai tassi prevalenti al momento dell'esercizio dell'opzione. Infatti, se i tassi sono scesi al momento dell'esercizio di opzione rispetto al momento della sottoscrizione è conveniente mantenere il titolo in portafoglio fino alla scadenza. Viceversa è conveniente chiederne il rimborso.
Sono inoltre emessi Certificati di credito del Tesoro a tasso fisso, utilizzati principalmente per il ripianamento di debiti pregressi del settore pubblico.
Certificato. Documento che avvalora e convalida un fatto o una dichiarazione. Può anche rappresentare un diritto di proprietà (certificato azionario), un diritto di credito (cambiale), o un investimento (certificato di deposito), o una frazione di debito (un titolo obbligazionario).
Certificato a tasso variabile. Certificato di deposito il cui rendimento è legato al livello di un indice stabilito precedentemente. Una tipologia di certificato di deposito indicizzato è, per esempio, quello vincolato al tasso d'inflazione.
Certificato di deposito. Titolo che rappresenta un deposito vincolato, negoziabile, emesso da un ente creditizio, il quale viene venduto generalmente a un valore scontato rispetto al nominale in relazione al tasso di rendimento. Alla scadenza verrà restituita all'acquirente una somma pari al suo valore facciale.
Certificato di indebitamento. Promessa di pagamento emessa da un'impresa per le necessità di finanziamento a breve termine. Il possessore è garantito dai beni dell'impresa che non devono sottostare a diritti di credito privilegiati.
Certificato di investimento. Titoli aventi durata superiore a 12 mesi e taglio minimo unitario pari a 100 milioni di lire; possono essere offerti in serie. Sono regolati dalle disposizioni della delibera CICR 3.3.1994, attuativa dell’art. 11 del TU delle leggi in materia bancaria e creditizia, e dal DM 7.10.1994.
Certificato di mercato monetario. Certificato di deposito non negoziabile, con taglio minimo $ 10.000 e con interesse massimo non superiore a quello sui buoni del tesoro a sei mesi. Vengono emessi negli Stati Uniti da banche e casse di risparmio a fronte di depositi vincolati a sei mesi.
Certificato di partecipazione. Finanziamento effettuato da un gruppo di istituti di credito nei confronti di un unico soggetto. Le banche interessate nominano solitamente un capofila che eroga materialmente il finanziamento, il cui ricavato viene successivamente diviso tra le banche interessate, per quote di partecipazione.
Certificato di risparmio. Rappresenta un deposito vincolato, che viene remunerato a un tasso d'interesse fisso per tutta la sua durata. Generalmente tale certificato non può essere trasferito.
Certificato di titoli a custodia. Titolo di credito negoziabile, rappresentativo di un dato numero di titoli azionari detenuti a custodia, è solitamente emesso da una banca
Certificato ipotecario a cedola nulla. Titolo obbligazionario collegato a un prestito ipotecario per il quale sia il pagamento degli interessi, sia il rimborso del capitale avvengono, al termine del periodo stabilito, in un'unica soluzione.
Certificazione di bilancio. È il parere professionale sulla correttezza del bilancio, espresso da una società di revisione. La certificazione è obbligatoria per le società con titoli quotati in mercati regolamentati o per enti e società per i quali è prevista da norme ad hoc.
Cessione delle attività. Cessione definitiva, parziale o totale, delle attività di una banca, per mezzo della cessione dei crediti commerciali o tramite "securitization" (trasformazione in titoli negoziabili garantiti da crediti presenti in azienda).
Cfo (Chief Financial Officer). Il responsabile finanziario di un'impresa.
Chaebol. Grandi gruppi industriali della Corea del Sud, altamente diversificati, di proprietà e a gestione familiare. La maggior parte di essi sono sorti dopo la guerra di Corea e sono stati la forza trainante dello sviluppo economico.
Change in law. Clausola applicata ai contratti “loan agreements” dagli istituti bancari per evitare che gli effetti di possibili mutamenti dello scenario istituzionale (normative valutarie, fiscali, ecc...), in cui il contratto è stato stipulato, ricadano sulle banche stesse.
Chartista. Soggetto specializzato in analisi tecnica, in particolare nelle figure che ricorrono nei grafici dei prezzi dei titoli, come trend, canali, supporti e resistenze.
Chiamata a margine. Versamento aggiuntivo richiesto a un operatore dall’organo di compensazione della borsa a copertura di impegni per contratti a termine in corso. E’ commisurato all’accresciuta esposizione causata da movimenti sfavorevoli nella quotazione dello strumento oggetto della transazione.
Chicago, Scuola di. Orientamento di pensiero economico formatosi negli anni Trenta e Quaranta del sec. XX nell'Università di Chicago intorno a un gruppo di studiosi. Sebbene le posizioni da essi assunte siano eterogenee i capisaldi del loro pensiero si possono individuare in alcuni punti fondamentali: a) fiducia nel funzionamento del meccanismo dei prezzi (nei mercati concorrenziali); b) desiderabilità di forme di mercato di perfetta concorrenza, che determinano l'allocazione efficiente delle risorse; c) decentramento produttivo e non intervento dello Stato nella sfera economica. Da un punto di vista metodologico, si privilegia lo strumento statistico anziché quello teorico-analitico; compito essenziale dello studioso sarebbe quello di verificare se determinate relazioni economiche trovino rispondenza nel reale funzionamento dei sistemi economici. La visione sintetizzata nei punti a)-c), una volta materializzata in ipotesi di schemi analitici, porta a sostenere affermazioni quali la capacità delle economie di occupare interamente le risorse produttive; il legame proporzionale e diretto tra quantità di moneta e livello dei prezzi (teoria quantitativa della moneta), elemento basilare del monetarismo di M. Friedman; l'importanza del ruolo svolto dal risparmio come fattore di accumulazione. Nel corso degli anni Settanta, la Scuola Economica di Chicago, soprattutto grazie a R. Lucas Jr., ha sviluppato in macroeconomia modelli di equilibrio con aspettative razionali (la cosiddetta rivoluzione delle aspettative razionali). In essi si suppone che gli agenti siano capaci di prefigurarsi correttamente la struttura dell'economia e di prevederne esattamente l'evoluzione, eccezion fatta per disturbi stocastici a cui l'economia può essere sottoposta. Questa modellistica costituiva un elegante supporto teorico ai punti a)-c). I principali esponenti della Scuola negli anni Trenta possono essere individuati in F. Knight e J. Viner; negli anni Cinquanta e Sessanta in M. Friedman,G. Stigler, W. Allen Wallis; negli anni successivi in R. E. Lucas e G. Becker.
Chiedere quotazioni. Il reparto operativo della Federal Reserve che si interessa delle operazioni di mercato aperto sui titoli di Stato esegue un go around nel momento in cui interpella i market makers per avere quotazioni operative di titoli, sulle quali può successivamente applicare e concludere le compravendite desiderate.
Chiudere un lato dell'operazione. Per ciò che riguarda le operazioni su strumenti derivati questo termine indica la chiusura di una delle due parti di cui è costituita un’operazione complessa. Per esempio, a uno straddle (operazione in cui si acquista allo stesso tempo un’opzione call e un’opzione put) si può chiudere un lato rivendendo una delle due opzioni, adeguando in questo modo le caratteristiche di rischiosità e rendimento della posizione a una differente situazione di mercato.
Chiusura (Chiudere). Così come la vecchia Borsa tradizionale, anche nei nuovi mercati telematici sta a indicare l’ultima parte della seduta borsistica (normalmente della durata di 5 minuti), durante la quale i prezzi sono utilizzati per definire, attraverso calcoli del valore medio ponderato, il prezzo ufficiale della seduta di Borsa.
Chiusura dello scoperto. Il riacquisto dei titoli venduti allo scoperto, che consente la loro restituzione al soggetto dal quale sono stati presi a prestito per poi consegnarli all’acquirente iniziale.
Chiusura forzata. Operazione effettuata dall’intermediario, mediante la quale viene liquidata e chiusa una posizione in titoli nel caso il titolare non abbia provveduto ad accogliere le richieste di incremento del margine di garanzia depositato presso il broker.
Chiusura precedente. Ultimo prezzo fatto registrare nella seduta bosistica precedente.
Ciclo economico. Il ciclo economico è l'alternanza di fasi caratterizzate da una diversa intensità dell'attività economica di un Paese o di un gruppo di Paesi economicamente collegati. Nei cicli economici vengono individuate le seguenti fasi:

  • fase di espansione, che a sua volta si distingue in due fasi: fase di ripresa, in cui l'investimento privato inizia a crescere; fase di prosperità, nella quale investimenti e consumi crescono rapidamente;
  • fase di contrazione, anch'essa si differenzia in due fasi: della recessione, in cui la crescita dell'economia rallenta; della depressione, nella quale la crescita economica ristagna.

I principali indicatori che causano il variare del ciclo economico sono il PIL e l'occupazione, i quali crescono nelle fasi di espansione e diminuiscono nelle fasi di contrazione. La fase di espansione trova il suo limite nel raggiungimento del valore del PIL potenziale, che misura la massima capacità produttiva complessiva di un Paese; quando il Pil effettivo coincide con il PIL potenziale si ha la piena occupazione dei fattori produttivi.
La teoria del ciclo economico ideata dalla scuola austriaca è stata per anni l'unica in grado di spiegare i cicli economici e, dopo un periodo di dimenticanza, grazie al Premio Nobel 1974, Friedrich von Hayek e a diversi economisti della nuova generazione, sta riprendendo consenso in ambito accademico ed economico. Questa teoria vede la causa dei cicli nella politica monetaria delle banche centrali, ossia una politica espansiva, che quindi mantiene tassi artificiosamente bassi, causando quello che gli austriaci definiscono malinvestment, ovvero una collocazione inefficace degli investimenti causata dalla eccessiva facilità di credito indotta dalla banca centrale. Automaticamente è necessaria una correzione che, secondo gli austriaci, avviene naturalmente nel mercato, ed è quella che comunemente chiamiamo recessione. Il grafico mostra, qualitativamente, l'andamento di un ciclo economico.

Ciclo economico
Ciclo di trasformazione della moneta. Intervallo di tempo che intercorre in media tra l'esborso dovuto all'acquisto dei fattori produttivi e l'entrata derivata dalla vendita del prodotto finito.
Circolante ( o contante). È rappresentato dalla Circolazione al netto della cassa contante delle banche.
Circolazione. Fino al 2001 comprendeva i biglietti della Banca d’Italia e le monete del Tesoro (compresa la quota detenuta dalle banche). Dal 1 gennaio 2002, con l’introduzione dell’euro, la componente italiana della circolazione include una valutazione convenzionale di quella in euro basata sulla quota individuale di partecipazione al capitale della BCE e banconote e monete residue in lire; dal 1 gennaio 2003 sono escluse le banconote e le monete residue in lire.
Classe. Uno strumento finanziario può essere articolato in un determinato segmento come per esempio una porzione di un prestito obbligazionario, composta da titoli aventi la stessa scadenza, oppure una frazione di un’emissione di strumenti derivati con le stesse caratteristiche.
Classificazione adeguata al livello di volatilità. Classificazione della performance di un fondo adeguata a rispecchiare il livello di volatilità considerato. La classificazione viene calcolata dividendo la performance assoluta per il valore della volatilità e riclassificata su questa base.
Classificazione decile. La classificazione decile di un fondo è spesso in formato inverso. In tal modo, un fondo nel decile superiore (cioè la quota del 10% superiore dei fondi nell'ambito del suo settore) ha una classificazione decile di (11-1) = "10". Un fondo di secondo decile avrebbe una classificazione decile di (11-2) = "9".
Clausola dell'acquisto successivo. Clausola presente nei contratti ipotecari. Estende alle proprietà acquistate in un tempo successivo l'iscrizione dell'ipoteca. In generale, nei casi di prestiti vincolati ad attività presenti nell'azienda, è la clausola che allarga alle merci o ai crediti ricevuti successivamente la garanzia data dal diritto reale.
Clausola di anticipazione di scadenza. Clausola contenuta in un'obbligazione (ma anche in una cambiale o in un'ipoteca) in base alla quale, nell'eventualità di inadempienza del debitore, il titolo andrà in scadenza anticipatamente e diventerà esigibile tutta la somma scoperta.
Clausola di cancellazione. È una clausola eventualmente presente in un contratto di mutuo ipotecario tramite la quale il proprietario dell'immobile ha la possibilità di chiedere la cancellazione dell'ipoteca una volta che è stata rimborsata una frazione consistente del finanziamento.
Clausola di compensazione. Questa clausola permette al creditore di cancellare i propri debiti nei confronti di un soggetto fallito, presso il quale erano vantati crediti di ugual misura. Per esempio le banche possono soddisfare i propri crediti sui clienti che non abbiano eseguito correttamente i pagamenti, addebitando direttamente sul conto corrente della clientela.
Clausola di gradimento. E' un limite alla libera trasferibilità dei titoli azionari, consistente nel subordinare il trasferimento dell'azione al preventivo consenso del consiglio di amministrazione della società emittente. Tale clausola non è ammessa per le società quotate in Borsa.
Clausola di rimborso anticipato. Clausola che definisce le circostanze a verificarsi delle quali una delle due parti ha la facoltà di richiedere l'estinzione anticipata del prestito.
Clausola di step - down. Vedi clausola di step - up.
Clausola di step - up. Si definisce clausola di step up quella che impegna l'emittente ad aumentare il valore della cedola qualora il rating del titolo collocato scenda sotto un livello prefissato. Di norma, accanto a questa clausola ne viene inserita una di segno opposto, definita clausola di step down. in pratica se il grado di affidabilità del prestito dovesse salire, la cedola scenderà.
Clausola pari passu. Clausola tramite la quale un credito non può essere postergato rispetto ad altre passività contratte successivamente dal mutuatario.
Clausole vessatorie. Si tratta di obblighi particolarmente onerosi cui va incontro il firmatario di un contratto. La legge impone che per essere valide, le clausole vessatorie debbano essere per scritte e controfirmate dalle parti. La normativa italiana,emanata in attuazione della Direttiva comunitaria 93/13, protegge il consumatore elencando una serie di ipotesi di clausole abusive, sancendone la inefficacia, purchè non siano state oggetto di trattativa individuale.
Clean. Nel settore dei finanziamenti, viene definita clean una linea di credito quando il beneficiario ha provveduto a rimborsare in via temporanea il totale del prestito ricevuto. Nelle contrattazioni in titoli un’operazione clean, solitamente di grosse dimensioni, è quella che annulla le posizioni opposte di due soggetti. In contabilità è la dichiarazione del revisore sull’assenza di irregolarità nella tenuta delle scritture contabili esaminate, mentre a livello commerciale significa semplicemente: privo di documenti.
Clearing house. (Cassa di Compensazione e Garanzia). Organo, istituito con disposizioni della Consob e della Banca d'Italia, la cui funzione è di garantire il buon fine e la compensazione dei contratti uniformi a termine (future e optinon) nonché il buon fine della liquidazione, attraverso la stanza di compensazione, dei contratti relativi a titoli quotati in Borsa o negoziati al Mercato ristretto e delle operazioni eseguite sul mercato secondario dei titoli di Stato.
Clima del mercato. Congiuntura del mercato in un particolare momento, specie in riferimento alle aspettative degli operatori.
Club di Parigi. Struttura informale di coordinamento delle operazioni di ristrutturazione del debito pubblico dovuto a creditori ufficiali. Le sue riunioni sono normalmente convocate dal paese debitore al fine di condurre le negoziazioni a livello multilaterale. Alle riunioni partecipano, in veste non ufficiale, anche i rappresentanti dell’FMI, della Banca Mondiale, dell’OCSE, dell’UNCTAD, della UE e delle Banche di sviluppo regionali che forniscono assistenza tecnica.
Cmbs (Commercial Mortgage Backed Securities). Queste obbligazioni appartengono all'area delle Asset backed securities (Abs): si tratta di titoli cartolarizzati che hanno dietro prestiti immobiliari concessi per acquisto di costruzioni non residenziali (uffici, fabbriche, centri commerciali). Le emittenti sono società-veicolo create dalle banche, e i titoli sono segmentati secondo il grado di rischiosità. Come per le altre Abs, vi sono rischi di credito (la possibilità che il debitore ultimo fallisca) e rischi di liquidità (la possibilità che il titolo diventi illiquido perché il mercato, come è successo in molti casi nel 2007-2008, venga paralizzato dall'incertezza sull'effettivo valore dei titoli). (vedi anche Abs, Cartolarizzazioni, Cdo, Siv, Subprime, Rmbs).
Coda. Il termine indica, nelle aste dei titoli del Tesoro degli Stati Uniti, la differenza di prezzo esistente tra l’offerta media di acquisto dei titoli, presentata dagli operatori interessati, e il prezzo Stopout, oppure tra il prezzo più basso di acquisto presentato e il prezzo medio di tutte le offerte. Viene definita coda, anche la parte decimale del prezzo di un titolo: per esempio un titolo quotato 90,75 ha una coda di 75. Nelle operazioni in titoli il termine indica anche anche un’operazione di acquisto fatta a scadenza e una di vendita fatta a una diversa scadenza. Una circostanza in cui un’operazione finanzia l’altra per un periodo di tempo però non coincidente.
Coefficiente alfa. Mentre il coefficiente beta misura l'attitudine di un titolo a variare in funzione del mercato (rischio sistematico), il coefficiente alfa esprime l'attitudine di un titolo a variare indipendentemente dal mercato (rischio specifico). A un alfa positivo, quindi, corrisponde la capacità di un titolo a generare autonomamente reddito in linea capitale mentre a un alfa negativo corrisponde la tendenza di un titolo a subire perdite indipendentemente dall'andamento di mercato. In un sistema di assi cartesiani, il coefficiente alfa non è altro che l'intercetta sull'asse delle ordinate della retta di regressione il cui coefficiente angolare è il coefficiente beta.
Sia l'equazione della retta Y = a + bX
Allora:
a = Y - bX
Riprendendo l'esempio precedente poniamo:
Y = media aritmetica dei rendimenti del titolo
X = media aritmetica dei rendimenti del mercato
b = coefficiente beta
a = coefficiente alfa
Coefficiente beta. Il coefficiente beta misura il grado storico di aggressività di un titolo rispetto al mercato. Assume valori che oscillano intorno allo zero e misura l'attitudine storica di un titolo a variare in misura maggiore (valore assoluto di beta >1) o minore (valore assoluto di beta<1) dell'indice di riferimento. Inoltre, misura l'attitudine storica del titolo a variare nella stessa direzione (beta>0) dell'indice di riferimento oppure in direzione contraria (beta<0). Si possono avere, quindi, 4 casi:
1) beta>1: il titolo presenta attitudine ad aumentare o a diminuire, in un determinato arco temporale, in misura maggiore dell'indice; ad esempio, a un beta di 1,20 corrisponderà una variazione tendenziale del titolo dell'1,20%, sia in aumento che in diminuzione, per ogni punto percentuale di variazione dell'indice;
2) 0<beta<1: il titolo presenta attitudine ad aumentare o a diminuire, in un determinato arco temporale, in misura minore dell'indice; ad esempio, a un beta di 0,80 corrisponderà una variazione tendenziale del titolo dello 0,80%, sia in aumento che in diminuzione, per ogni punto percentuale di variazione dell'indice;
3) beta<-1: vale quanto detto al punto 1, con l'avvertenza che, in questo caso, il titolo tenderà a muoversi in direzione contraria a quella dell'indice;
4) -1<beta<0: vale quanto detto al punto 2, con l'avvertenza che, in questo caso, il titolo tenderà a muoversi in direzione contraria a quella dell'indice.
Naturalmente, la capacità dei coefficienti beta a fornire indicazioni attendibili è strettamente legata alla loro stabilità nel tempo; e tale stabilità risulta tanto maggiore quanto più lunga è la serie storica sulla quale il coefficiente viene calcolato: si calcolano, quindi, coefficienti a 3 mesi, a 6 mesi, a un anno e anche più. Coefficienti di durata inferiore forniscono risultati estremamente variabili. La stabilità dei coefficienti beta viene altresì migliorata con la diversificazione del portafoglio.
Il corretto uso dei coefficienti alfa e beta permette di orientare le proprie scelte in funzione delle caratteristiche delle fasi di mercato che si ritiene siano in atto di volta in volta. Così, in caso di trend ascendente ci si orienterà su titoli con beta maggiore di uno e, a parità di beta, su titoli con alfa positivo. Viceversa, nel caso si voglia rimanere sul mercato con atteggiamento difensivo in vista di possibili ripiegamenti, ci si potrà orientare su titoli a basso beta. Se si vuole operare al ribasso (a esempio con l'acquisto di opzioni put) si possono scegliere titoli ad alto beta (in previsione di mercato riflessivo) e alfa negativo. Sono, queste, osservazioni del tutto esemplificative dal momento che è solo da una corretta combinazione dei coefficienti prescelti, unita a una appropriata analisi tecnica grafica e quantitativa (indicatori), che può scaturire una elevata probabilità di successo.
Coefficiente delta. Il delta di un'opzione indica la sensibilità del premio dell'opzione stessa rispetto alle variazioni del sottostante.
In termini più formali, il Delta è la derivata prima del premio dell'opzione rispetto al prezzo del sottostante: \ \Delta_{f} = \frac{\partial f}{\partial S}, dove \ f denota il premio dell'opzione, e \ S il prezzo del sottostante. Per opzioni Vanilla il delta è: positivo per compratori di Call e venditori di Put; negativo per compratori di Put e venditori di Call. Per opzioni Vanilla il delta è:

  • vicino a zero per le opzioni out of the money;
  • vicino all'unità per le opzioni in the money;

Per opzioni non plain vanilla, o esotiche, il valore del delta può, in condizioni particolari, essere maggiore dell'unità (es: opzioni digitali

Coefficiente di ammortamento. Aliquota da applicare a un determinato bene ammortizzabile per la determinazione della quota di ammortamento di competenza dell'esercizio. Nella normativa fiscale sono fissati da un apposito provvedimento e variano in funzione del settore e della tipologia di bene ammortizzabile.
Coefficiente di correlazione. Misura dell'intensità della relazione tra due variabili.
Coefficiente di liquidità. Indice finanziario che fornisce una misura di massima della capacità dell’azienda di far fronte nel breve periodo alle passività di prossima scadenza con i mezzi disponibili nell’immediato o a breve termine. E’ dato dal rapporto fra attività e passività a breve.
Coefficiente di riserva. E' la frazione dei depositi contratti da un ente creditizio che deve essere mantenuta presso la Banca centrale in un conto solitamente infruttifero o remunerato a tassi più bassi di quelli di mercato, allo scopo di soddisfare i requisiti di riserva obbligatoria.
Coefficiente di solvibilità. Parametro di controllo prudenziale applicabile agli enti creditizi proposto in sede comunitaria, è dato dal rapporto fra la consistenza dei fondi propri e l'ammontare degli elementi dell'attivo e delle operazioni fuori bilancio.
Coefficiente gamma. Il Gamma di un'opzione rappresenta la sensibilità del Delta rispetto al movimento del prezzo del sottostante.
In termini più formali, il Gamma è la derivata seconda del premio rispetto al prezzo del sottostante: \ \Gamma_{f}=\frac{\partial^{2} f}{\partial S^{2}}, dove \ f denota il premio dell'opzione e \ S il prezzo del sottostante.
Coefficiente patrimoniale ponderato per il rischio. Coefficiente dato dal rapporto tra il capitale di un'azienda e il totale degli impieghi e dei crediti di firma, ponderati sulla base di alcuni elementi di rischio. Il risultato è un parametro che dà una misura approssimata dell'adeguatezza patrimoniale di un istituto di credito.
Coefficiente vega (Vega ratio). Il Vega rappresenta la sensibilità del premio di un'opzione rispetto a variazioni della volatilità implicita del sottostante.
In termini più formali, il Vega è la derivata prima del premio rispetto alla volatilità: \ \nu_{f}=\frac{\partial f}{\partial \sigma}, dove \ f denota il premio dell'opzione, e \ \sigma la volatilità implicita del prezzo del sottostante. Per opzioni Vanilla, un compratore di opzioni (sia Call, sia Put) ha sempre un Vega positivo; ciò significa che, all'aumentare della volatilità, il compratore di opzioni guadagna sempre. Ovviamente, un venditore di opzioni Vanilla ha sempre un Vega negativo.
Coincidenza delle scadenze. È il far coincidere le scadenze di due flussi finanziari aventi lo stesso ammontare ma di segno contrario. La situazione opposta è definita Mismatching the maturities.
Collar. Operazione che combina un cap con un floor. Si effettua al fine di ridurre il rischio di eccessive variazioni dei tassi d'interesse.
Co-lead manager. Figura assimilabile a quella del Lead Manager, di cui condivide parte delle funzioni. Nell’eventualità di rilascio di garanzie la sua quota è seconda solamente a quella del Lead Manager.
Collegata. Due società si definiscono collegate se fanno parte di una stessa società madre, o se una delle due è in possesso di azioni dell’altra, in quantità tale da non consentirne il controllo. Nel caso in cui il pacchetto azionario consenta il controllo, si definisce "parent" la controllante e "subsidiary" la controllata.
Collegio sindacale. Organo di controllo la cui nomina è obbligatoria nelle S.p.a., e nelle S.r.l. con capitale sociale almeno pari a 100.000 euro. Tra gli obblighi principali del collegio sindacale si ricordano alcuni dei seguenti: il controllo dell'amministrazione della società, vigilando sull'osservanza della legge e dell'atto costitutivo, l'accertamento riguardo alla regolare tenuta della contabilità, la corrispondenza del bilancio alle risultanze delle scritture contabili, etc.
Collocamento. Operazione necessaria per portare sul mercato titoli di nuova emissione.
Collocamento diretto. Vendita diretta di titoli a investitori istituzionali, generalmente compagnie di assicurazioni vita, interessati a effettuare investimenti a lunga scadenza.
Collocamento privato. Titoli di nuova emissione collocati presso un numero limitato di investitori istituzionali. Non sempre questi titoli sono poi quotati in una Borsa.
Co-manager. Figura solitamente equiparata al co-lead manager, talvolta una figura in sott’ordine al manager.
Combinazione. Nella pratica contabile, l’unione di due o più aziende in un unico apparato avente un solo sistema di rilevazione contabile. Nel mercato delle option, l’acquisto o la vendita contemporanea di due opzioni con diversa durata o strike price, effettuata per sfruttare positivamente movimenti di mercato ben precisi.
Combined ratio aggregato. Ramo danni: il rapporto tra costo dei sinistri e sul totale premi. Combined ratio = expense ratio + loss ratio. Al netto della riassicurazione.
COMIT. Indice del mercato azionario italiano. Riassume in un unico valore le quotazioni ufficiali di tutti i titoli trattati. La sua base (uguale a 100) ha come punto di riferimento la quotazione media del 1972 (vedi Mib).
Comitato dei creditori. Il comitato dei creditori è un organo cui la riforma del 2006 ha affidato funzioni di rilievo, tanto che parte della dottrina ha reputato eccessivo il ruolo attualmente ricoperto da un organo portatore esclusivamente di interessi particolari. Il comitato è composto di tre o cinque membri scelti tra i creditori, secondo le modalità indicate dall’art. 40 l.fall. e, comunque, “in modo da rappresentare in misura equilibrata quantità e qualità dei crediti e avuto riguardo alla possibilità di soddisfacimento dei crediti stessi”. Nell’esplicazione delle sue funzioni, che sono prevalentemente inerenti a un controllo nel merito, il comitato dei creditori vigila sull'operato del curatore fallimentare, ne autorizza gli atti ed esprime pareri nei casi previsti dalla legge, ovvero su richiesta del tribunale o del giudice delegato.
Comitato delle autorità europee di vigilanza bancaria (Committee of European Banking Supervisors – CEBS). Istituito con decisione della Commissione Europea 2004/5/CE del 5 novembre 2003, è composto da rappresentanti di alto livello delle autorità di vigilanza e delle banche centrali degli Stati membri dell’Unione europea. Il CEBS svolge funzione consultiva nei confronti della Commissione europea per la predisposizione della normativa comunitaria nel settore bancario; contribuisce ad assicurare l’applicazione uniforme delle direttive comunitarie e la convergenza delle prassi di vigilanza; rafforza la cooperazione in materia di vigilanza, in particolare mediante lo scambio di informazioni.
Comitato delle autorità europee di vigilanza delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali (Committee of European Insurance and Occupational Pensions Supervisors - CEIOPS). Istituito con decisione della Commissione europea 2004/6/CE del 5 novembre 2003, è composto da rappresentanti di alto livello delle autorità di vigilanza delle assicurazioni e delle pensioni aziendali degli Stati membri dell’Unione europea. Il CEIOPS svolge funzione consultiva nei confronti della Commissione europea per quanto riguarda la predisposizione della normativa comunitaria in materia di assicurazione, riassicurazione e pensioni aziendali o professionali; contribuisce ad assicurare l’applicazione uniforme e coerente della normativa comunitaria e la convergenza delle prassi di vigilanza. Il Comitato costituisce un’importante sede di cooperazione e di scambio di informazioni fra le autorità di vigilanza europee sul settore assicurativo e delle pensioni aziendali.
Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (Basel Committee for Banking Supervision). Istituito in seno alla Banca dei regolamenti internazionali nel 1974 su iniziativa dei governatori delle banche centrali del G10, è composto dai rappresentanti delle banche centrali e delle autorità di vigilanza di tredici paesi (Belgio, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Lussemburgo,
Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Svizzera) e ha come principale obiettivo il rafforzamento dell’efficacia della vigilanza a livello internazionale. L’obiettivo è perseguito attraverso lo scambio di informazioni e l’elaborazione di regole prudenziali e di condotta per le banche e le autorità di vigilanza. La BCE partecipa alle riunioni in qualità di osservatore.
Comitato di credito. È l'organo, facente parte di una banca, che deve decidere se e in quale misura concedere credito aggiuntivo a un soggetto che sia già stato affidato da un organo di responsabilità inferiore, fino al massimo delle sue competenze di credito.
Comitato economico e finanziario. Organo consultivo della Unione europea istituito all’inizio della terza fase del processo di realizzazione della UEM. Gli Stati membri, la Commissione europea e la Banca centrale europea nominano ciascuno non più di due membri del Comitato. I due membri nominati da ciascuno Stato sono scelti tra gli alti funzionari, rispettivamente, delle Amministrazioni statali e della Banca centrale. I compiti del Comitato economico e finanziario sono elencati dall’art. 114 (2) del Trattato sull’Unione europea; fra questi è compreso l’esame della situazione economica e finanziaria degli Stati membri dell’Unione.
Comitato federale per il mercato. Comitato facente parte della Federal Reserve che stabilisce le misure e gli interventi di politica monetaria nel breve termine, per esempio decide di tagliare o aumentare i tassi d'interesse ufficiali.
Comitato per la vigilanza bancaria. Istituito presso il Sistema europeo di banche centrali (SEBC), è composto da rappresentanti di alto livello della BCE, delle banche centrali e delle autorità di vigilanza dei paesi dell’Unione europea. Il Comitato assiste il SEBC per favorire la cooperazione tra autorità di vigilanza e banche centrali su temi di comune interesse e per analizzare gli assetti strutturali e l’evoluzione congiunturale del sistema bancario europeo.
Commercial papers. Titoli a breve termine per la raccolta di fondi sui mercati nazionali.
Commercio libero. Condizione in cui il commercio tra due o più nazioni avviene senza restrizioni di qualsiasi tipo.
Commissariamento. Dal latino commissus ("a cui si affida"), indica il provvedimento con cui, in un ente, viene sospesa l'autorità degli organi direttivi, sostituiti da un commissario. Al mutare dell'ente, varia anche l'organo che può disporne il commissariamento. Nel caso di un Comune, quando la Giunta e il Consiglio si dimostrano incapaci di amministrare (spesso per forti contrasti politici), oppure sono influenzati da associazioni criminali, il ministro dell'Interno propone che il presidente della Repubblica, con decreto, rimuova sindaco e giunta e sciolga il consiglio comunale, inviando un commissario con il compito di preparare nuove elezioni. Anche nel caso di gravi stati di emergenza il Presidente della Repubblica può nominare un Commissario per la soluzione di quel particolare evento; nel 1994, a esempio, è stato disposto il commissariamento per la gestione dei rifiuti in Campania. Nel caso di un ente pubblico, il commissariamento viene disposto dal ministro competente (per esempio, nel 1991, il ministro dell'Agricoltura ha disposto il commissariamento della Federconsorzi, Federazione italiana dei consorzi agrari).Nel 2006 è stato disposto il commissariamento della FIGC a seguito dello scandalo nel mondo del calcio, con la nomina da parte del Coni di Guido Rossi come commissario. Nel caso di un ospedale, competente è la giunta regionale. .Anche un partito politico può sostituire temporaneamente con un commissario l'attività degli organi dirigenti locali (provinciali o regionali), attraverso una decisione centrale. Nel caso di un'impresa privata, infine, quando essa si trovi in difficoltà, ma non si dia luogo alla procedura del fallimento, può essere ammessa all'amministrazione controllata con continuazione temporanea dell'attività sotto la direzione di un commissario.
Commissario giudiziale. Organo del concordato preventivo, nominato dal Tribunale, avente funzioni di vigilanza e di controllo, in quanto è tenuto a sorvegliare l'esecuzione e l'adempimento del concordato; assume la qualifica di pubblico ufficiale, ma non ha funzioni di amministrazione della società, che mantiene la propria capacità giuridica
Commissario liquidatore. Organo della liquidazione coatta amministrativa , nominato dall'autorità governativa che ha il potere di disporre e di amministrare il patrimonio; deve procedere alle operazioni di liquidazione sotto il controllo dell'autorità di vigilanza.
Commissione. Importo percentuale applicato dagli intermediari nella compravendita dei prodotti finanziari; è sommato al prezzo d'acquisto o sottratto a quello di vendita.
Commissione di entrata. Commissione che la società che amministra un fondo di investimento comune fa pagare a chi ha sottoscritto nuove quote.
Commissione di gestione. Importo che il sottoscrittore di un fondo comune di investimento deve versare al gestore del fondo stesso come remunerazione del suo operato. In genere la commissione di gestione è calcolata come percentuale del patrimonio gestito e prelevata dal patrimonio del fondo.
Commissione di performance. Somma che deve essere corrisposta dall'investitore al gestore di un fondo di investimento comune nel caso in cui si verifichi un aumento del valore delle quote del fondo stesso superiore a un parametro predefinito, che è solitamente il benchmark del fondo.
Commissione di proroga. Commissione aggiuntiva, dovuta per il differimento della scadenza rispetto al termine convenuto originariamente.
Commissione di riscatto. Commissione addebitata all'investitore dalla società del fondo al momento del riscatto di quote.
Commissione di sottoscrizione. Somma che deve essere corrisposta al gestore al momento della sottoscrizione delle quote di un fondo comune di investimento. La commissione di sottoscrizione è in genere espressa in percentuale al capitale investito.
Commissione di switch. E' la commissione che si paga quando si intende passare (switch) da un tipo di fondo comune d'investimento a un altro, ma che sia sempre emesso dalla stessa società. Stessa considerazione vale se il passaggio avviene, anziché tra fondi, tra Gestioni Patrimoniali che ovviamente hanno il comune denominatore nella società di gestione.
Commissione di uscita. Commissione pagata dal titolare di un fondo comune di investimento aperto nel momento in cui avanza la richiesta di rimborso delle quote del fondo comune possedute.
Commissione divisa. Retrocessione parziale della commissione di intermediazione fatta dal broker in favore di chi ha procurato il cliente per l’operazione.
Commissione europea. La Commissione europea è l'organo esecutivo dell'Unione europea, e rappresenta il "governo", tra le istituzioni comunitarie. La Commissione è composta dai Commissari europei, ognuno dei quali scelto tra le personalità di spicco dello stato membro di appartenenza, al quale però non è legato da alcun titolo di rappresentanza. Tra i membri sono compresi il Presidente e uno o più vicepresidenti. La durata del mandato dei membri è di 5 anni. La composizione della Commissione è stabilita dal paragrafo 1, commi 3, 4 dell'articolo 213 TCE riformato dal successivo Trattato di Nizza. La Commissione è un organo collegiale, strutturato all'interno con un'ampia delega di funzioni a singoli commissari che rispondono a varie Direzioni generali. Le deliberazioni dell'istituzione vengono prese a maggioranza del numero dei suoi membri. Per quel che riguarda i compiti, descritti nell'art 211 TCE (trattato di Roma), sono: 1. "Vigilare sull'applicazione delle disposizioni del presente trattato e delle disposizioni adottate dalle istituzioni in virtù del trattato stesso". Questa disposizione fa l'istituzione custode e garante della legalità comunitaria, compito che la Commissione esercita nei confronti degli Stati membri grazie alla procedura di infrazione. 2  "Formula raccomandazioni o pareri nei settori definiti dal presente trattato, quando questo esplicitamente lo preveda ovvero quando la Commissione lo ritenga necessario". Si tratta di un potere di raccomandazione di portata generale, coincidente per estensione col campo d'azione del trattato. 3. "Dispone di un proprio potere di decisione e partecipa alla formazione degli atti del Consiglio e del Parlamento europeo, alle condizioni previste dal presente trattato". La Commissione europea detiene il diritto d'iniziativa nel processo legislativo, cioè la facoltà di proporre la normativa sulla quale decidono poi il Parlamento europeo ed il Consiglio. 4. "Esercita le competenze che le sono conferite dal Consiglio per l'attuazione delle norme da esso stabilite". Quale organo esecutivo dell'Unione, la Commissione si occupa altresì dell'attuazione pratica delle politiche comuni, della gestione dei programmi dell'Unione e della gestione del bilancio comunitario. Questa competenza è evidenziata anche dall'art. 202 TCE. Le riunioni della Commissione si tengono almeno una volta la settimana, di solito il mercoledì nella sede di Bruxelles o in quella di Strasburgo se a Bruxelles vi è un'assemblea plenaria del Parlamento. Le sedute si tengono a porte chiuse e sono riservate, tuttavia gli ordini del giorno delle sedute e i verbali prodotti sono disponibili per la consultazione sul sito istituzionale. La Commissione europea ha anche il potere di sanzionare gli Stati membri inadempienti nell'attuazione delle decisioni e per i ritardi nell'approvazione di leggi in recepimento di direttive comunitarie. La Costituzione Europea prevede che, una volta aperta una procedura di infrazione formale (early warning) con un primo preavviso, al secondo richiamo formale lo stato membro venga espulso dall'Unione.
Commissione per la borsa. È l’ordine pubblico statunitense che si occupa del controllo e della disciplina dei mercati immobiliari. Le funzioni di tale organo sono molteplici, vanno dall’intervento diretto in caso di operazioni illecite in titoli, all’assunzione e richiesta di informazioni presso le società, al controllo delle attività di contrattazione delle singole Borse valori.
Commissione per le operazioni sui futures. Autorità pubblica che vigila e regola i mercati statunitensi dei futures.
Commissioni attive. Le commissioni attive sono una componente di reddito positiva che origina dall'area dei servizi erogati.
Commissioni nette. Le commissioni nette sono la differenza tra commissioni attive e commissioni passive.
Commissioni passive. Le commissioni passive sono una componente di reddito negativa che origina dall'area dei servizi erogati.
Committee of European Securities Regulators (CESR). Istituito nel giugno 2001, è composto dai rappresentanti delle autorità di regolamentazione dei mercati dei valori mobiliari; oltre a svolgere una funzione consultiva nei confronti della Commissione europea, in particolare per la predisposizione della disciplina di attuazione di direttive e regolamenti, il CESR assicura il coordinamento delle autorità nazionali nell’attuazione della disciplina comunitaria nei singoli Stati.
Committee on the Global Financial System. Istituito dal Comitato dei governatori del Gruppo dei Dieci per l’analisi e la sorveglianza dei mercati finanziari internazionali, per l’esame degli aspetti strutturali che abbiano rilevanza per la stabilità
finanziaria e per l’eventuale raccomandazione di azioni a livello ufficiale. Dal gennaio 1999 questo Comitato sostituisce il preesistente Euro-Currency Standing Committee.
Commodity. Prodotti allo stato grezzo che sono trattati e oggetto di quotazione nei mercati finanziari. Possono essere a esempio petrolio, cereali, oro, rame, argento, etc., in genere tutte le materie prime prima di essere raffinate e/o trasformate. Negli ambienti finanziari alcuni considerano una commodity anche il dollaro.
Common collaborativo. Vedi articolo.
Common equity tier 1 (Cet 1). Il Common Equity Tier 1 è composto dalla somma algebrica dei seguenti elementi:
- azioni ordinarie emesse dalla banca che soddisfano i criteri di classificazione come azioni ordinarie a fini regolamentari (o gli strumenti equivalenti per le banche costituite in forma diversa dalla società per azioni);
- sovrapprezzo azioni derivante dall’emissione di strumenti ricompresi nel Common Equity Tier 1;
- riserve di utili;
- riserve da valutazione e altre riserve palesi10;
- azioni ordinarie emesse da filiazioni consolidate della banca e detenute da soggetti terzi (ossia interessi di minoranza) che soddisfano i criteri di computabilità nel Common Equity Tier 1.
- aggiustamenti regolamentari applicati nel calcolo del Common Equity Tier 1.
Le riserve di utili e le riserve da valutazione comprendono gli utili o le perdite infrannuali. Le autorità nazionali valuteranno le opportune procedure di revisione, verifica o controllo. I dividendi sono dedotti dal Common Equity Tier 1 conformemente ai principi contabili applicabili. Il trattamento degli interessi di minoranza e gli aggiustamenti regolamentari applicati nel calcolo del Common Equity Tier 1 sono esaminati in sezioni separate.
Common equity. Il valore complessivo delle azioni meno le azioni privilegiate.
Commorienza.Per il diritto italiano la commorienza è un istituto giuridico che risolve problemi di incertezza nell'acquisto di diritti derivanti da successione a causa di morte di più persone aventi tra loro legami di parentela. La commorienza viene in essere quando la morte dei soggetti avviene per effetto di un unico incidente o infortunio senza che sia possibile individuare con certezza il preciso momento del decesso di ciascuna di esse. L'esempio tipico è quello di due fratelli che nel medesimo incidente o infortunio perdono la vita. Quando è possibile determinare chi dei due è morto per primo allora l'altro, sia pur per poco tempo o istanti, ne è stato erede. Se la cosa può non toccare i due sfortunati, per l'accertamento delle quote ereditarie è fondamentale sapere se vi è stata contemporaneità nella morte (appunto commorienza) oppure vi è stato un tempo o istante diverso del decesso nel medesimo incidente o infortunio. Qualora non fosse possibile una tale determinazione, la legge italiana assume che tali persone siano decedute nello stesso momento (presunzione di commorienza). Chi intende fondare un proprio diritto sulla maggiore sopravvivenza di una delle persone decedute deve fornirne la prova. Il termine "presunzione" è in questo caso improprio, visto che nel diritto la presunzione è l'argomentazione logico-giuridico che permette di risalire da un fatto noto ad un fatto ignoto. Ora, nell'esempio il fatto noto manca, e cioè si sa che i soggetti sono entrambi deceduti nello stesso incidente ma non si sa chi per primo o se in contemporanea, mentre il fatto ignoto rimane appunto ignoto. È più corretto quindi parlare di finzione giuridica più che di presunzione. La commorienza è disciplinata dall'art. 4 del Codice civile italiano.
Comovimentazione. Conferimento da parte di un soggetto (comovimentato) del potere di movimentare il proprio conto
a un titolare di un conto di gestione presso il sistema di regolamento lordo BI-Rel (comovimentatore). L’esercizio della comovimentazione avviene in nome e nell’interesse del comovimentato, producendo i suoi effetti direttamente nei confronti di quest’ultimo. Dal 19 maggio 2008 con l’avvio di TARGET2 (vedi) la comovimentazione può anche essere conferita ad un titolare di conto presso un altro sistema componente di TARGET2.
Compensazione. Clearing. Chiusura di posizioni opposte di titoli, valute e simili, dove ogni soggetto provvede a regolare la propria posizione, presso la Clearing House, per la scadenza in questione. Netting. Relativa a più posizioni omogenee, consiste nel corrispondere solo i saldi tra i fondi a pagare e a ricevere, al fine di evitare l'effettuazione di un numero elevato di pagamenti nei due sensi.
Compensazione limitata. Sostanzialmente simile al Clearing Agreement, differisce per il fatto che le controparti sono gruppi di aziende anziché due nazioni, e l’arco di tempo è di solito limitato a un anno.
Compensazione multilaterale. Sistema di compensazione dei crediti e dei debiti di più filiali internazionali che permette alla casa madre di regolare solamente il saldo delle posizione di ciascuna di queste, diminuendo in questo modo il numero dei pagamenti da effettuare e gestendo più efficacemente la liquidità del gruppo.
Competenza. La competenza richiede che i costi e i ricavi siano rilevati se si riferiscono a un certo esercizio, indipendentemente dalla data di pagamento o di incasso.
Competenze totali di leasing. Il totale degli oneri derivanti da un contratto di leasing. La somma comprende i canoni di locazione, gli interessi, le spese e i versamenti finali per il riscatto del bene in oggetto.
Completamente distribuita.Viene così definita un'emissione di nuovi titoli che dopo essere stata sottoscritta, è stata completamente venduta agli investitori che ne avevano fatto richiesta.
Completamente investito. Viene così definito un portafoglio in cui il controvalore dei titoli posseduti è quasi uguale alle somme dei fondi disponibili, perciò con contante residuo quasi nullo.
Composizione di stile. La composizione di stile illustra il mix dei benchmark, ad esempio se i fondi debbano essere investiti in titoli di sviluppo o di valore (vedere le relative definizioni) o assegnazioni di consistenza attiva, ad esempio contante, obbligazioni, titoli esteri ecc., che hanno influenzato la performance in un determinato periodo di tempo.
Compra e vendi. Nel mercato delle opzioni, metodologia operativa consistente nella vendita di opzioni call coperte dal possesso di titoli, al fine di aumentare il profitto.
Compra a meno. L'ordine impartito a un intermediario di acquistare titoli a un prezzo inferiore a quello corrente di mercato.
Comprare e tenere. Metodologia operativa di investimento in titoli che si realizza mediante l'acquisto di azioni di una società con il fine di rivenderle solamente dopo un'intervallo di tempo molto lungo, evitando di venderle nei periodi in cui il prezzo è in ribasso.
Comprare e vendere. Operazione con cui due controparti si accordano per realizzare due operazioni di acquisto e vendita di titoli in diverse date, le cui condizioni sono stabilite al momento stesso dell'operazione.
Compromesso (preliminare di vendita). Nel linguaggio comune è la promessa di vendita con cui venditore e acquirente si impegnano a concludere la compravendita che si realizzerà con il rogito futuro.
Comunicazione di notizie. Le società quotate in Borsa hanno l'obbligo di rendere note le notizie e le informazioni che le riguardano, a tutti gli investitori nello stesso istante. Questo istante è definito disclosure.
Concambio. Operazione attraverso la quale un operatore propone di ritirare alcuni titoli in circolazione in cambio di titoli con caratteristiche diverse (quali, ad esempio, scadenze e cedole per le obbligazioni o diritti di voto per le azioni), sulla base di un rapporto predeterminato, definito rapporto di concambio.
Concentrazione di impresa. Nella normativa antitrust, si realizza quando: a) due o più imprese procedono a fusione; b) uno o più soggetti in posizione di controllo di almeno un'impresa ovvero una o più imprese acquisiscono direttamente od indirettamente, sia mediante acquisto di azioni o di elementi del patrimonio, sia mediante contratto o qualsiasi altro mezzo, il controllo dell'insieme o di parti di una o più imprese; c) due o più persone procedono, attraverso la costituzione di una nuova società, alla costituzione di un'impresa comune.
Concessione aperta. Concessione di un credito che viene lasciato aperto dall'istituto di credito. La banca concede un affidamento per un massimo importo e per un tempo determinato a un'impresa la quale può decidere se utilizzare il denaro in una o più soluzioni e in misura modificabile durante tutto il periodo. Il termine indica anche l'accordo esistente fra una società e una banca di investimento in relazione al quale la banca si impegna ad acquistare la rimanenza dei titoli di nuova emissione non assorbiti dal mercato alla scadenza dell'offerta agli investitori.
Concordato fallimentare. Ove vengano rispettate determinate condizioni, esso è una delle forme di chiusura del fallimento di un'impresa. La proposta di concordato può essere presentata da uno o più creditori o da un terzo, anche prima del decreto che rende esecutivo lo stato passivo, purché i dati contabili e le altre notizie disponibili consentano al curatore di predisporre un elenco provvisorio dei creditori del fallito da sottoporre all'approvazione del giudice delegato. In merito al contenuto della proposta, essa può prevedere la suddivisione dei creditori in classi, secondo posizione giuridica e interessi economici omogenei oppure trattamenti differenziati fra creditori appartenenti a classi diverse, indicando le ragioni dei trattamenti differenziati dei medesimi. La proposta può anche indicare trattamenti differenziati fra creditori appartenenti a classi diverse oppure optare per la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei crediti attraverso qualsiasi forma. Nel delineare le modalità di votazione e di formazione della maggioranza, l’art. 128 l.fall. stabilisce, in via generale, che il concordato è approvato se riceve il voto favorevole dei creditori che rappresentino la maggioranza dei crediti ammessi al voto. Decorso il termine stabilito per le votazioni, il curatore presenta al giudice delegato una relazione sul loro esito. Se la proposta è stata approvata, il giudice delegato dispone che ne sia data immediata comunicazione al proponente, al fallito e ai creditori dissenzienti e fissa un termine per la proposizione di eventuali opposizioni. Se entro quel termine non vengono proposte opposizioni, il tribunale, verificata la regolarità della procedura e l'esito della votazione, omologa il concordato con decreto motivato non soggetto a gravame, provvedendo con decreto motivato e pubblicato a norma dell'articolo 17 l.fall.. Tale forma di pubblicità è funzionale anche all’eventuale proposizione del reclamo dinanzi alla corte di appello, che pronuncerà in camera di consiglio.
Concordato preventivo. L’impresa in crisi presenta ai propri creditori un piano contenente una proposta finalizzata al risanamento dell’impresa e al soddisfacimento dei creditori. Il contenuto del piano, e quindi le concrete modalità operative di salvataggio, è lasciato alla libera determinazione dell’impresa, la quale pertanto può discrezionalmente trovare la soluzione migliore. La competenza a ricevere la domanda spetta inderogabilmente al Tribunale del luogo in cui si trova la sede principale dell’impresa. Il trasferimento della sede eventualmente intervenuto nell'anno antecedente al deposito del ricorso non rileva ai fini della individuazione della competenza. La domanda deve essere sottoscritta, nel caso di impresa individuale, dall’imprenditore o dal suo procuratore speciale; se l’imprenditore è deceduto la domanda è sottoscritta dai suoi eredi. Nel caso di società, deve esserci la sottoscrizione dei legali rappresentanti. Il piano può ad esempio prevedere: a) la ristrutturazione dei debiti; b) la gestione da parte di un assuntore; c) la creazione di classi di creditori; d) trattamenti differenziati dei creditori. La domanda, in forma di ricorso, contiene innanzitutto il piano di concordato elaborato dall’impresa. In allegato, la domanda deve contenere: a) una relazione aggiornata sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria dell'impresa; b) uno stato analitico ed estimativo delle attività e l'elenco nominativo dei creditori, con l'indicazione dei rispettivi crediti e delle cause di prelazione; c) l'elenco dei titolari dei diritti reali o personali su beni di proprietà o in possesso del debitore; d) il valore dei beni e i creditori particolari degli eventuali soci illimitatamente responsabili. Tutta la documentazione e il piano di concordato devono essere accompagnati dalla relazione predisposta da un professionista che attesti la veridicità dei dati aziendali e la fattibilità del piano. Ricevuta la domanda, il Tribunale effettua un esame che si svolge in camera di consiglio alla presenza del Pubblico Ministero e dell’impresa in crisi. In tale sede, il Tribunale valuta i presupposti e i documenti presentati con particolare attenzione all’eventuale suddivisione in classi dei creditori. Il Tribunale può, in alternativa: a) rigettare con decreto la domanda quando verifichi la mancanza dei presupposti o la mancanza della documentazione allegata alla domanda; b) ammettere con decreto non soggetto a reclamo la procedura di concordato dichiarandone l’apertura. Se la domanda viene accolta, il Tribunale: - nomina il giudice delegato alla procedura di concordato; - ordina la convocazione dei creditori entro un termine non superiore a 30 giorni per l’approvazione della proposta di concordato; - stabilisce un termine non superiore a 15 giorni entro il quale l’impresa in crisi deve depositare la somma che si presume necessaria per le spese dell’intera procedura; iv) annota il decreto di ammissione sotto l’ultima scrittura dei libri contabili. Il decreto viene pubblicato mediante affissione all’albo del tribunale e comunicato in via telematica per l’iscrizione al registro delle imprese competente. Dato che durante il concordato il debitore non perde la disponibilità dei propri beni, il commissario giudiziale ha poteri meno incisivi rispetto a quelli del curatore fallimentare. Egli ha funzioni di coordinamento e controllo su tutta l’attività svolta dal debitore, collaborando con quest’ultimo nella gestione dell’attività di impresa e nell’esecuzione degli obblighi concordatari. Il commissario inoltre riferisce al giudice delegato le omissioni, le mancanze e le violazioni eventualmente riscontrate. Può essere nominato commissario chi ha i requisiti per essere curatore fallimentare. Nell’esercizio delle sue funzioni il commissario agisce quale pubblico ufficiale (art. 165 L.F.). Di seguito elenchiamo le competenze e le attività del commissario nelle diverse fasi del concordato preventivo: - Sulla base delle scritture contabili e dell’elenco dei creditori depositato dal debitore, inviare lettera a tutti i creditori mediante raccomandata in cui si comunica l’avvenuta ammissione alla procedura della società, si indica la data di adunanza innanzi al Giudice Delegato, si richiede l’espressione di voto e l’entità del credito vantato; - In presenza di immobili e beni mobili iscritti in pubblici registri eseguire la trascrizione del decreto presso gli uffici competenti; - Vigilare sull’amministrazione dei beni verificando che l’imprenditore non effettui alcun pagamento, intraprenda nuove azioni o sottoscriva nuovi contratti senza l’autorizzazione scritta del Giudice Delegato; - Redigere l’inventario del patrimonio del debitore e una relazione particolareggiata sulle cause del dissesto, sulla condotta del debitore, sulla proposta di concordato e sulle garanzie offerte ai creditori. Tale relazione deve essere depositata in cancelleria almeno 3 giorni prima della adunanza dei creditori. - Verificare l’iscrizione della causa a ruolo. - Predisporre parere motivato da depositarsi almeno dieci giorni prima dell’udienza. Gli atti, sia commissivi che omissivi, del commissario sono impugnabili mediante reclamo ai sensi dell’art. 36 legge fallimentare. All'adunanza sollecitata dal Commissario giudiziale possono partecipare tutti i creditori chirografari (anche se non convocati), i coobbligati, i fideiussori dell’impresa in crisi e gli obbligati in via di regresso. Sono invece esclusi i creditori privilegiati. I creditori possono farsi rappresentare da un mandatario speciale. Il Commissario Giudiziale controlla ed eventualmente integra l’elenco dei creditori chirografari, illustra la sua relazione e le proposte definitive dell’impresa in crisi. Ciascun creditore può contestare sia la proposta di concordato sia i crediti concorrenti. Determinati crediti possono essere esclusi. Successivamente si passa alla votazione. Il concordato è approvato se riporta il voto favorevole dei creditori che rappresentino la maggioranza dei crediti ammessi al voto. In caso di classi di creditori il concordato è approvato se riporta il voto favorevole dei creditori che rappresentino la maggioranza dei crediti ammessi al voto nella classe medesima. Ove uno o più classi di creditori abbiano espresso il loro dissenso, per l’approvazione del concordato è necessaria la maggioranza delle classi (per numero). Delle votazioni viene redatto un verbale sottoscritto dal Giudice Delegato, dal Commissario Giudiziale e dal Cancelliere. Il tribunale, accertato l'esito positivo della votazione, omologa il concordato; tale decisione è appellabile. Nel caso in cui il concordato avvenga con cessione dei beni (cessio bonorum) del debitore, in sentenza vi è la nomina di uno o più liquidatori e di un comitato di tre o cinque creditori per assistere all’attività di liquidazione e determinarne le modalità. Il commissario giudiziale vigila sull'esecuzione del concordato. Decorsi 20 giorni dalla chiusura del verbale, il Giudice Delegato verifica il raggiungimento delle maggioranze previste per l’approvazione. Se le maggioranze prescritte sono raggiunte si apre il giudizio di omologazione. Il Tribunale, una volta accertato il raggiungimento delle maggioranze richieste in sede di votazione dei creditori, fissa un’udienza in camera di consiglio. L’impresa, il Commissario Giudiziale, gli eventuali creditori dissenzienti e qualsiasi interessato devono costituirsi almeno 10 giorni prima dell’udienza depositando memoria difensiva contenente le eccezioni processuali e di merito non rilevabili d’ufficio. Almeno 10 giorni prima dell’udienza il Commissario Giudiziale deposita il proprio motivato parere. Nel corso dell’udienza il Tribunale assume tutte le informazioni e le prove necessarie. Al termine, effettuate le opportune verifiche e contestata la sussistenza delle maggioranze, il Tribunale omologa con decreto motivato il concordato preventivo e provvede affinché questo venga comunicato all’impresa in crisi e al Commissario Giudiziale il quale dovrà darne notizia ai creditori. Infine, il decreto di omologazione viene pubblicato.
Concorrenza perfetta. Teoria relativa ad un modello di mercato ideale, prospetta l'ipotesi di soggetti economici perfetti, tutti ugualmente e perfettamente informati sulle condizioni di mercato. Essi compiono tutte le loro scelte in maniera razionale, agiscono in perfetta libertà, ed il loro ingresso sul mercato e le loro scelte non sono condizionati né da poteri politici, né da coalizioni di sorta; il loro assestamento sul mercato è istantaneo e perfetto.
Condizione di equità. Condizione che sancisce l'uguaglianza tra la somma dei valori attuali delle rate e il capitale preso in prestito.
Condizione precedente. Obblighi che il “borrower” deve rispettare per avere la disponibilità dei fondi nel caso di un finanziamento internazionale o di un’emissione di titoli obbligazionari.
Condizione risolutiva.Condizione di invalidità di un contratto nel caso in cui si verifichi un evento ben specificato. Per ciò che riguarda i mutui ipotecari, questo termine viene usato per indicare il diritto del beneficiario di riscattare il bene ipotecato nel momento in cui il debito è stato rimborsato. Per i finanziamenti aziendali, la prassi seguita da alcune società prevede di non redimere un debito a basso tasso già esistente, ma di soddisfare i flussi di cassa relativi tramite l'emissione di nuovi titoli a basso valore nominale ma alto rendimento, così da sgravare il peso dell'indebitamento di bilancio.
Conduit. Il conduit è conosciuto anche come special purpose entity, special purpose vehicle o società veicolo. Si tratta di un ente societario creato per uno scopo specifico. Per esempio, se una banca vuole cartolarizzare una serie di prestiti immobiliari, conferisce questi prestiti a una società veicolo appositamente creata, e su questa base di attività la nuova società emette i titoli cartolarizzati. È essenziale che questi conduit non abbiano legami formali con la casa madre, altrimenti verrebbero riconosciuti come parte integrante del gruppo e i loro bilanci dovrebbero essere consolidati, ciò che negherebbe il trasferimento del rischio che si vuole operare con la cartolarizzazione e gli effetti sui requisiti di capitale.
Conferimento. Operazione attraverso cui lo scorporo di una società avviene appotando in un'altra società (conferitaria) una divisione o un ramo di azienda. In seguito all'apporto il soggetto conferente riceve azioni della conferitaria.
Confidi. Organismi, aventi struttura cooperativa o consortile, che esercitano in forma mutualistica attività di garanzia collettiva dei finanziamenti in favore delle imprese socie o consorziate. In base all’art. 13 della L. 24.11.2003, n. 326, possono assumere la qualifica di «soggetti operanti nel settore finanziario», iscritti in un’apposita sezione dell’elenco regolato dall’art. 106 del Testo unico bancario o nell’elenco speciale previsto dall’art. 107 del medesimo Testo unico, ovvero di «banche cooperative a responsabilità limitata».
Conflitto di interessi. Nelle società, si ha quando un amministratore o un socio, in una determinata operazione o nell'ambito delle proprie funzioni, assumono una posizione che è in conflitto d'interessi con quello della società. In tali casi: - gli amministratori sono tenuti a darne notizia, agli altri amministratori o al collegio sindacale, e devono astenersi dal partecipare alle deliberazioni riguardanti l'operazione; - i soci non possono esercitare il diritto di voto in assemblea.
Congestione. Assenza di tendenza.
Conglomerata. Società attiva in settori industriali diversi o capogruppo che controlla società che agiscono in settori diversi.
Con interesse. L’importo che deve essere pagato in aggiunta, oltre il prezzo pattuito, dall’acquirente di un titolo obbligazionario, equivalente al rateo di cedola maturato dal titolo.
Con piena garanzia. Cessione di un prestito in cui il cedente si impegna a restituire la parte del prestito che dovesse risultare inesigibile al cessionario, comprensiva degli interessi e delle eventuali spese aggiuntive.
Consegna a termine. Contratto il quale contempla che l'esecuzione dello stesso, e perciò la consegna del bene oggetto del contratto, avvenga in una data futura.
Consegnabile. Nel settore degli strumenti derivati, l'attività oggetto del contratto è trasferibile fisicamente a regolamento del contratto stesso.
Consegna contante. Nelle operazioni di compravendita è la data che viene indicata al momento dell’esecuzione materiale del contratto. Sono le abitudini commerciali dei singoli mercati che fissano la data della consegna o i giorni che intercorrono tra la data della sottoscrizione e quella dell’esecuzione. 
Consegna contro pagamento. Modalità di regolamento delle transazioni su strumenti finanziari che assicura la contestualità tra la consegna dei titoli e il pagamento del contante.
Consegna regolare. È la conclusione di un’operazione di compravendita di titoli, con la consegna effettiva dei titoli nel termine stabilito dalle consuetudini di Borsa, oppure da come pattuito durante la negoziazione del contratto.
Consiglio della Riserva Federale. Organo direttivo della Fed, composto da sette membri di nomina presidenziale.
Consiglio della UE. Organismo dell’Unione europea composto dai rappresentanti dei governi degli Stati membri, in genere i ministri responsabili degli argomenti in esame, e dal commissario europeo di volta in volta competente. La riunione del Consiglio della UE nella composizione dei ministri delle finanze e dell’economia viene anche denominata Consiglio Ecofin. Inoltre possono aversi riunioni del Consiglio della UE nella composizione dei capi di Stato o di governo (vedi: Consiglio europeo).
Consiglio europeo. Organismo dell’Unione europea composto dai capi di Stato o di governo degli Stati membri e dal presidente della Commissione europea.
Consiglio ECOFIN. Consiglio dei ministri economici e finanziari della UE.
Consiglio europeo per i pagamenti. Struttura organizzativa formata da istituzioni, fra cui banche commerciali, banche di credito cooperativo e casse di risparmio, il cui obiettivo è realizzare l’area di pagamento unica (Single Euro Payments Area – SEPA) e rappresentare l’industria bancaria europea nelle relazioni con il SEBC e con le autorità europee in tema di sistemi di pagamento.
Consiglio di amministrazione. Organo amministrativo delle imprese la cui amministrazione è affidata a un collegio di amministratori a cui fa capo il presidente del consiglio di amministrazione. In tal caso le decisioni sono prese mediante delibera del consiglio d'amministrazione; per la validità delle delibere è richiesta la maggioranza degli amministratori in carica, e le delibere sono prese a maggioranza assoluta, salvo diversa previsione nell'atto costitutivo.
CONSOB. Commissione Nazionale per le Società e la Borsa. Organo di controllo che vigila sul corretto funzionamento delle operazioni di Borsa e sulla trasparenza delle imprese interessate. La sua azione è intesa (o dovrebbe) a proteggere soprattutto i piccoli investitori. A essa spetta anche ammettere alla quotazione in Borsa le nuove società. La Consob è un organo collegiale composto da un presidente e da quattro membri nominati ogni cinque anni dal Presidente della Repubblica.
Consolidamento. Prassi contabile di consolidamento dell'acquisizione mediante fusione di una società in cui attività e passività della società acquisita sono fuse nel bilancio al loro valore di mercato. La differenza tra questo valore e quello pagato per l'acquisizione è indicata dal valore dell'avviamento.
Consolidamento di bilancio. Metodologia di realizzazione del bilancio originato dalla fusione di due società, che consiste nel sommare le diverse classi di attività e di passività delle due imprese. In questo modo non viene evidenziato nel bilancio finale l'eventuale sovraprezzo pagato per l'avviamento della società acquisita.
Consorzio. Gruppo di società che si uniscono per svolgere insieme un'attività. A esempio ci sono consorzi di istituzioni finanziarie che fanno parte di differenti Stati che si raggruppano per compiere attività finanziarie a livello internazionale.
Consorzio di collocamento. Gruppo di intermediari finanziari, bancari e non bancari, incaricato da una società emittente di distribuire sul mercato titoli di nuova emissione, o detenuti in portafoglio, allo scopo di creare il flottante necessario alla quotazione, ovvero di assicurare la sottoscrizione dei titoli in emissione.
Consorzio di garanzia. Gruppo costituito dalle istituzioni finanziarie che s'impegnano a ad acquisire un determinato quantitativo di titoli (azioni e obbligazioni) in vendita nel caso che il loro collocamento presso il pubblico dei risparmiatori vada (almeno parzialmente) a vuoto.
Consumi market effettivi (Cm*). Consumi privati delle famiglie residenti corretti per la composizione familiare e per il livello dei prezzi. Si riferiscono esclusivamente ai beni e ai servizi acquisiti sul mercato ed escludono, quindi, i consumi pubblici.
Consumi pubblici effettivi (Cp*). Consumi pubblici nominali (Cp) corretti attraverso il tasso di spreco (S1) nell'erogazione di servizi pubblici.
Consumi pubblici nominali (Cp). Spesa totale della Pubblica amministrazione per acquisti e stipendi al netto delle vendite della PA stessa.
Consumo. Per consumo si intende qualsiasi attività di fruizione di beni e servizi da parte di individui, di imprese o della pubblica amministrazione che ne implichi il possesso o la distruzione materiale o la distruzione figurata (nel caso dei servizi). Si suole distinguere tra consumi intermedi e consumi finali. I primi si verificano quando i beni e i servizi prodotti vengono impiegati da una impresa nella produzione di altri beni e servizi. I consumi finali comportano un uguale impiego con relativa distruzione di beni da parte di singoli individui. La teoria keynesiana attribuisce particolare importanza al livello dei consumi, che è una delle componenti della domanda aggregata di beni e servizi. Livelli di consumo elevati non solo consentono un livello di benessere altrettanto elevato (in media), ma garantiscono, attraverso una forte domanda, una elevata produzione di beni e servizi, con ciò riducendo il livello di disoccupazione. La funzione di consumo nel modelli macroeconomici viene solitamente formalizzata attraverso una funzione lineare:

C = C° + cY

dove C° è l'ordinata all'origine, e c è la propensione marginale al consumo, mentre Y è il reddito in termini reali. c, la propensione marginale al consumo, è un valore compreso tra 0 e 1. Keynes osservava in proposito che al crescere del reddito di 1 unità, il consumo aumenta meno.
Contabilità nazionale. La contabilità nazionale può essere definita come la descrizione quantitativa dell'attività economica di un Paese e di ogni altra circoscrizione territoriale sotto forma di una completa e sistematica presentazione dei flussi economici e finanziari e delle consistenze dei beni reali e finanziari. L'ISTAT definisce la contabilità nazionale come l'insieme di tutti i conti economici che descrivono l'attività economica di un Paese o di un circoscrizione territoriale. Per attività economica si intende il risultato di una combinazione di differenti risorse, quali attrezzature, lavoro, tecniche di lavorazione, prodotti, che dà luogo alla produzione di specifici beni o servizi. Poiché i flussi ruotano intorno al concetto di reddito nazionale e le consistenze dei beni intorno a quello di ricchezza nazionale, si parla anche di contabilità nazionale come dell'insieme delle statistiche del reddito e della ricchezza. La contabilità nazionale ha come oggetto l'osservazione e l'analisi quantitativa del sistema economico o dei sub-sistemi che lo compongono a diversi livelli territoriali. Per sistema economico si intende invece il complesso delle relazioni che si realizzano tra persone imprese, enti ed altri operatori economici che agiscono in un determinato territorio svolgendo quattro funzioni fondamentali: produzione, consumo, accumulazione e distribuzione del reddito e della ricchezza. Nella sua formulazione più elementare, la struttura ed il funzionamento di un sistema economico chiuso (cioè in assenza di relazioni con l'estero) possono essere schematizzati facendo riferimento all'insieme delle relazioni che si intrecciano tra due blocchi di operatori: i produttori e gli utilizzatori finali. Dal momento che gli utilizzatori finali sono interessati solo ai beni che assicurano la soddisfazione dei bisogni presenti (beni di consumo) e futuri (beni di investimento), per la schematizzazione del sistema economico è sufficiente prendere in considerazione solo il mercato dei beni finali, ovvero di quei beni che non vengono scambiati all'interno del blocco dei produttori per subire ulteriori trasformazioni (beni intermedi →non sono ancora giunti alla fine del processo di produzione e, come tali, non sono idonei a soddisfare i bisogni umani, ne mai lo sarebbero se non finissero per essere incorporati nei beni finali). D'altra parte, il blocco dei produttori può essere visto come una grossa azienda in cui si creano materie prime e semilavorati per produrre i beni di consumo e quelli di investimento che sono immessi sul mercato degli impieghi finali. I produttori, da una parte producono beni di consumo e di investimento (beni capitali, cioè beni impiegati nella produzione di beni di consumo) traendone delle entrate, dall'altra richiedono fattori produttivi che remunerano attraverso i redditi. I fattori di produzione possono essere ricondotti alle categorie del lavoro e del capitale. Gli utilizzatori finali consumano beni finali e acquistano beni capitali fungendo, al contempo, da fornitori dei fattori produttivi (lavoro e capitale). Per rendere più semplice lo schema, si può altresì ipotizzare che oltre ad offrire semplici finanziamenti, gli utilizzatori finali acquistino addirittura i macchinari e li prestino ai produttori. I produttori che hanno ricevuto dagli utilizzatori finali le forze di lavoro e i capitali necessari per compiere il processo produttivo, cedono loro i beni finali (beni di consumo+beni di investimento). L'acquisto dei beni finali viene compensato mediante un flusso monetario, diretto in senso contrario a quello dei beni di consumo e di investimento, che costituisce un ricavo delle vendite per i produttori. I produttori a questo punto sono in grado di compensare gli utilizzatori finali per le prestazioni lavorative e per i capitali forniti mediante la distribuzione dei redditi (salari, stipendi, dividendi, interessi, rendite, ecc.). Anche in questo caso, lavoro e capitale da un lato, e distribuzione dei redditi dall'altro, procedono in senso contrario. In questo schema si vengono a creare due flussi: uno reale che rappresenta la produzione e lo scambio di beni e di fattori produttivi; uno monetario che rappresenta le contropartite monetarie dei flussi reali sotto forma di ricavi e redditi. Nel sistema economico ipotizzato, i due flussi si equivalgono: gli utilizzatori impiegano tutto il reddito percepito acquistando beni finali. In altri termini, la produzione finale viene completamente assorbita dalla domanda di beni di consumo e di investimento, per cui: Valore della produzione finale = Spesa finale. D'altra parte, il valore della produzione non può essere diverso dalla somma dei costi di produzione che equivalgono alle remunerazioni dei fattori produttivi, per cui: Valore della produzione finale = Reddito. In conclusione, si può quindi affermare che prodotto finale, reddito nazionale e spesa finale, nonostante siano tre fenomeni di natura diversa, sono equivalenti dal punto di vista del valore monetario. Il reddito nazionale, così chiamato perché riferito all'intera collettività di un paese, costituisce un indicatore del grado in cui un sistema economico riesce a soddisfare i bisogni della collettività.
Contabilità nazionale liberale. Per avere un quadro della contabilità nazionale liberale è fondamentale conoscere quattro parameteri: il tasso di evasione (per distinguere fra esazione fiscale potenziale e reale), il tasso di spreco della pubblica amministrazione, il livello dei prezzi, e il tasso di parassitismo. Le variabili che devono essere prese in considerazione per produrre la contabilità nazionale liberale sono le seguenti. Acquisti della PA (ACQ) - Benefici di ritorno (BB) - Consumi market effettivi (Cm*) - Consumi pubblici effettivi (Cp*) - Consumi pubblici nominali (Cp) - Credito/ debito di efficienza (CREDe) - Credito/debito di parsimonia (CREDp) - Credito/debito (di un territorio) (CRED) - Disavanzo/avanzo corrente della PA (D) - Fattore di conversione dei consumi familiari (F) - Interposizione pubblica (in senso stretto) (I1) - Interposizione pubblica allargata (I2) - Livello medio dei prezzi (L) - Parassitismo lordo (Po) - Parassitismo netto (P) - Parassitismo reddituale (P’) - Potere di acquisto del reddito disponibile (YDT*) - Pressione fiscale apparente (sul settore market) (T) - Pressione fiscale effettiva (sul settore market) (T*) - Pressione fiscale totale (To) - Prodotto del settore market (Ym) - Prodotto (output) effettivo della PA (Yp*) - Prodotto (output) totale dell’economia (Y*) - Propensione al consumo aggregata (Pc) - Quota degli stipendi e dei sussidi sulla spesa della PA (O) - Quota dello stato minimo (M) - Quota discrezionale (D) - Reddito comandato (Yc) - Reddito disponibile totale (YDT) - Reddito evaso (Ye) - Residuo fiscale (R) - Resistenza fiscale del settore market (Rf) - Salario di riserva (Sr) - Servizio del debito netto (DK) - Spesa per pensioni di invalidità (GPI) - Spesa pubblica (G) - Spesa pubblica discrezionale (GD) - Spesa pubblica discrezionale netta (GDN) - Spesa pubblica discrezionale netta pro capite (g) - Spesa sociale effettiva (SSE) - Spesa sociale mascherata (SSM) - Spesa sociale nominale (SSN) - Stipendi pubblici (Wp) - Tassazione totale. Qualsiasi entrata corrente della PA eccetto quelle improprie o figurative (pagate dalla PA a se stessa). Il termine tassa è usato cioè come termine generico che include imposte indirette (TT1), imposte dirette (TT2), contributi sociali (TT3) e altri trasferimenti correnti (TT4). Può essere distinta in tassazione totale del settore market (TTm) e tassazione totale del settore pubblico (TTp), dove la prima coincide con le tasse pagate sui redditi di mercato e la seconda con le tasse pagate sui redditi derivati (essenzialmente stipendi pubblici e pensioni). - Tasso di evasione del settore market (E). - Tasso di sottoproduzione e spreco nei servizi pubblici (S1). - Tasso di spreco nell’erogazione delle pensioni di invalidità (S2). - Tempo libero da sottooccupazione (DL) - Tenore di vita (H). - Unità di lavoro (ULA) - Valore del tempo libero (YL) - Vendite della PA. (V).
Contabilità nazionale liberale (master equation). Ym+V+D= (Yc+Ye)+ ((Wp+ACQ)+BB)+Dk-TTp
Contango. Situazione di mercato in cui i prezzi attuali sono più bassi di quelli futuri. Tipicamente è un termine usato nei mercati delle commodities. E' il contrario di Backwardation.
Contante (Cash). L'insieme di banconote, monete, assegni bancari e circolari, e dai saldi dei conti correnti liberi. In contabilità, il contante viene riunito con i "cash equivalents", cioè i titoli aventi scadenza inferiore ai tre mesi che risultano di facile liquidabilità e il cui prezzo può essere definito con sicurezza.
Conti d'ordine. Sono annotazioni per memoria indicate in calce allo stato patrimoniale per evidenziare impegni, rischi, garanzie, beni di terzi, beni in leasing, ecc. Essi non sono previsti dagli IAS.
Conti accentrati di riserva e di anticipazione. Conti a livello nazionale attraverso cui le banche possono gestire, anche per via telematica, i propri depositi presso la Banca centrale, compreso quello per la riserva obbligatoria. Movimentabili da qualsiasi parte del territorio nazionale, essi sono collegati da una regola di imputazione automatica degli addebiti e degli accrediti. Nel sistema BI-Rel, sino al 13 giugno 2003, i conti accentrati erano chiamati anche conti di gestione. Dal 16 giugno 2003, con l’avvio della nuova versione di BI-Rel, il termine “conto di gestione” identifica il conto presso il sistema di regolamento lordo, composto
dal conto di deposito in conto corrente a gestione accentrata e dall’eventuale conto di Anticipazione infragiornaliera in conto corrente (vedi), mentre il termine “conto accentrato” identifica il conto di deposito in conto corrente a gestione accentrata esterno al sistema di regolamento lordo.
Conti correnti di corrispondenza. Conti tenuti dalle banche, tradizionalmente su base bilaterale, per il regolamento dei servizi interbancari (rimesse di effetti, assegni circolari e bancari, ordini di versamento, giri di fondi, rimesse documentate e altre operazioni).
Conti finanziari. Registrano, nelle tavole delle consistenze, le voci finanziarie degli stati patrimoniali dei Settori istituzionali
(vedi), ossia gli ammontari delle attività e delle passività finanziarie dei settori a una certa data; nelle tavole dei flussi, le transazioni finanziarie che intervengono fra unità istituzionali in un dato intervallo di tempo. Una transazione finanziaria è una negoziazione tra due unità istituzionali che implica la creazione di un’attività finanziaria e, simultaneamente, di una passività finanziaria, oppure la liquidazione o il cambiamento di proprietà di un’attività finanziaria. Il conto finanziario di un settore istituzionale mostra le transazioni finanziarie nette, in ciascuna categoria di strumenti finanziari, all’attivo e al passivo del settore. Idealmente, le tavole dei flussi rappresentano il completamento dei conti economici dei settori istituzionali, rilevando le modalità di finanziamento dei settori
che presentano un’eccedenza degli investimenti rispetto ai propri risparmi da parte dei settori per i quali si registra l’opposto. Nella pratica, tra la contabilità nazionale e i conti finanziari si determinano discrepanze derivanti dalle diversità delle fonti statistiche e delle metodologie utilizzate.
Conti fuori bilancio. Elementi che costituiscono obblighi, facoltà o diritti futuri di un'impresa, e che perciò non possono essere iscritti direttamente nel bilancio ma che hanno bisogno di conti specifici, chiamati conti d'ordine (vedi), dove vengono riportati gli estremi complessivi delle operazioni.
Conti valutari. Conti denominati in valuta straniera.
Continuous Linked Settlement (CLS). Sistema di regolamento multivalutario per le operazioni in cambi. Esso prevede il regolamento delle singole transazioni dei partecipanti sui conti degli stessi presso la CLS Bank secondo il principio Pagamento contro pagamento (vedi) e il successivo regolamento delle risultanti posizioni nette dei partecipanti nei confronti della CLS Bank tramite i sistemi RTGS delle 15 valute trattate. Nel corso del 2007, la CLS Bank ha esteso la propria attività al regolamento dei pagamenti derivanti da contratti di cambio a termine senza obbligo di consegna (non deliverable forwards) e da posizioni in derivati di credito over-the-counter.
Conto. Contratto che sussiste tra due soggetti aventi scambi più o meno frequenti di fondi. Viene definita "saldo del conto" la somma algebrica delle entrate e delle uscite. Nella pratica contabile, il conto è un modo di rappresentare quantitativamente una grandezza, mentre a livello bancario, il conto permette di raffigurare tutti i movimenti di fondi, sia quelli avvenuti per ordine del cliente che quelli effettuati direttamente dalla banca in virtù del contratto sottoscritto.
Conto a margine. Conto tenuto presso un intermediario in titoli che permette di avere una posizione il cui controvalore complessivo è formato in parte da contante depositato a garanzia dall'investitore (Margin) e in parte da denaro preso a prestito dall'intermediario. In questo modo si ottiene un effetto moltiplicativo del rendimento sui fondi di proprietà di un soggetto, originando notevoli guadagni oppure, di contro, notevoli perdite.
Conto a remunerazione scalare. Conto di deposito tenuto presso una banca la cui remunerazione in termini di tasso di interesse varia proporzionalmente all'ammontare mantenuto sul conto o alla durata dello stesso.
Conto corrente ordinario. Tipo di conto corrente bancario a fronte del quale si possono emettere, assegni, bonifici, ordini di pagamento, ecc.
Conto capitale (in). Si dice che un contributo è concesso "in conto capitale" quando viene erogato per pagare la somma presa in prestito e non gli interessi su di questa. Un contributo concesso "in conto interessi", invece, viene erogato per pagare gli interessi (a esempio quando lo Stato sovvenziona chi ha stipulato un mutuo pagandogli parte degli interessi).
Conto corrente. Il conto corrente bancario è un prodotto che semplifica la gestione del denaro, grazie ai servizi offerti dalla banca per effettuare pagamenti e riscuotere incassi, e al contempo consente la raccolta dei risparmi destinati a fronteggiare le spese correnti. La combinazione di questi due elementi differenzia il conto corrente dal deposito bancario, destinato invece ad accogliere il risparmio familiare accumulato progressivamente nel tempo e che, solo a fronte di particolari esigenze, viene prelevato. L’utilizzo delle somme presenti sul conto può avvenire attraverso strumenti di pagamento che evitano l’uso del denaro in contante, quali l’assegno bancario, la carta di debito (bancomat) e di credito ovvero attraverso disposizioni impartite volta per volta alla banca (ordini, bonifici, giroconti, ecc.). Inoltre, con istruzioni impartite una sola volta e valide in modo permanente, si ha l’opportunità di ricevere lo stipendio o la pensione come anche di effettuare il pagamento delle utenze (bollette), il tutto in modo automatico direttamente sul conto. La banche offrono diversi tipi di conto corrente, con caratteristiche e prezzi differenti; le differenze dipendono dal tipo di gestione proposta, dalle modalità di utilizzo del conto e dai servizi accessori inclusi (ad esempio: bancomat, domiciliazione bollette, ecc.). La scelta del conto corrente più adatto dovrà basarsi principalmente sulle esigenze da soddisfare (ad esempio: familiari, personali, professionali, ecc.), sulla tipologia di servizi offerti (ad esempio: servizi di pagamento, di finanziamento, altri servizi bancari o extrabancari, ecc.), sui relativi costi (ad esempio: spese di gestione fisse o variabili, costi delle singole operazioni, costi di servizi accessori, ecc.). Minor rilevanza assumono invece gli interessi, compenso che la banca riconosce sulle somme versate e che rimangono inutilizzate. Il tasso di interesse applicato, infatti, è generalmente assai contenuto. Le operazioni di pagamento e incasso eseguite per il tramite del conto e le spese che ne derivano possono essere controllate in virtù delle comunicazioni che le banche sono tenute ad inviare al cliente. Il principale strumento di controllo è l’estratto conto, un documento che riepiloga l’utilizzo del conto corrente con riferimento ad un certo periodo, indicando in modo dettagliato versamenti, pagamenti, incassi, spese, interessi; il saldo dell’estratto conto rappresenta la somma di denaro di cui si dispone. In caso di errori, il cliente ha il diritto di segnalarli alla banca e ottenerne la correzione, ma deve intervenire per iscritto entro 60 giorni dal ricevimento dell’estratto conto. In generale, si dice che il conto corrente assolve ad una funzione monetaria in quanto agevola e rende più conveniente il regolamento degli scambi. Esclude, infatti, l’uso fisico della moneta e lo sostituisce con registrazioni contabili da annotare in un conto aperto con la banca.
Conto corrente di tesoreria. Vedi: Conto “Disponibilità del Tesoro per il servizio di tesoreria”.
Conto corrente ordinario. Tipo di conto corrente bancario a fronte del quale si possono emettere, assegni, bonifici, ordini di pagamento, ecc.
Conto della distribuzione del prodotto interno lordo. Registra le operazioni di distribuzione del reddito direttamente collegate al processo produttivo. In entrata si registrano il PIL ai prezzi di mercato e i contributi alla produzione; in uscita, le imposte sulla produzione e sulle importazioni e i redditi da lavoro dipendente dei lavoratori che operano nel territorio economico del Paese. Il saldo è costituito dal risultato lordo di gestione.
Conto del capitale. Registra le acquisizioni, al netto delle cessioni, di attività non finanziarie e misura la variazione del patrimonio netto dovuta al risparmio e ai trasferimenti in conto capitale. Esso riporta: in entrata, il risparmio lordo e i trasferimenti in conto capitale ricevuti; in uscita, gli investimenti e i trasferimenti in conto capitale effettuati. Il saldo di questo conto evidenzia, per ciascun settore, l’indebitamento o l’accreditamento nei confronti degli altri settori, in particolare rispetto al Resto del mondo qualora il saldo si riferisca all’intera economia.
Conto delle risorse e degli impieghi. È il conto che riflette l’uguaglianza tra le risorse e gli impieghi di beni e servizi finali dell’intera economia. Deriva dalla fusione, dopo il consolidamento degli scambi intermedi, del conto della produzione, che illustra le operazioni relative al processo produttivo, e del conto di equilibrio dei beni e servizi, che descrive l’utilizzo dei prodotti disponibili.
Conto destinato a garanzia. Conto acceso negli Stati Uniti a nome di una parte, il cui utilizzo è soggetto al benestare di una seconda parte. E' anche un conto di evidenza acceso da una banca per accogliervi le scritture relative a un'operazione di "counter trade" o simili.
Conto di deposito. Deposito bancario fruttifero destinato tradizionalmente ad accogliere le disponibilità monetarie delle famiglie sottratte durevolmente al consumo o ad altri impieghi diretti.
Conto di deposito di mercato monetario. Conto corrente bancario che garantisce dei tassi d’interesse in linea con i depositi interbancari, ma che non permette che si possano trarre più di tre assegni al mese. Al contrario, il prelievo con cash dispenser è libero.
Conto di intermediazione. Struttura contabile di una società finanziaria o di un’istituto di credito nella quale vengono registrati i titoli acquistati con l’obiettivo di rivenderli, in un secondo tempo, agli investitori interessati e non i titoli che invece costituiscono le partecipazioni o gli investimenti della società.
Conto di mercato aperto. È il conto della Federal Reserve dove sono annotati tutti i titoli in possesso della Banca centrale, acquistati tramite operazioni di mercato aperto.
Conto di riserva. È il conto corrente che le banche detengono presso la Banca centrale, allo scopo di deposito della riserva obbligatoria relativa all’ammontare dei depositi contratti con la clientela.
Conto disponibilità del tesoro per il servizio di tesoreria. Conto istituito nel bilancio della Banca d.Italia ai sensi della L. 26.11.1993, n.483, dove vengono registrate giornalmente, dal I gennaio 1994, le operazioni di introito e di pagamento connesse con l.espletamento del servizio di tesoreria. Il saldo iniziale su tale conto, pari a poco più di 30.000 miliardi, è stato finanziato dal Tesoro mediante un collocamento di titoli presso la Banca d.Italia a condizioni di mercato per il medesimo importo. Il conto non può presentare saldi a debito del Tesoro: l.ipotetica insufficienza di fondi verrebbe scritturata in un conto regolato al tasso ufficiale di sconto e la Banca sospenderebbe automaticamente i pagamenti per conto del Tesoro fino all .estinzione del debito. Per assicurare che il saldo attivo si mantenga sempre su livelli di sicurezza, la legge ha previsto che nel caso in cui il saldo di fine mese si collochi al disotto di 30.000 miliardi, il Tesoro è tenuto a ricostituire tale importo entro i tre mesi successivi. Se tale saldo risulta inferiore a 15.000 miliardi, il Tesoro, entro il giorno 5 del mese successivo, deve inviare al Parlamento una relazione sul le cause dell.insufficienza di fondi e sulle eventuali misure correttive. Infine, qualora il saldo di fine mese risulti per tre mesi consecutivi inferiore all .importo di 30.000 miliardi, il Ministro del Tesoro, entro il mese successivo, deve esporre al Parlamento le cause dell.insufficienza, indicando gli eventuali provvedimenti correttivi. Sino al dicembre 1993, il Tesoro ha intrattenuto con la Banca d.Italia, per il servizio (li tesoreria, un conto corrente. Il saldo di tale conto, costantemente a debito del Tesoro dal 1969, era regolato al tasso annuo dell.1 per cento e non poteva . ai sensi dell.art. 2 del D.lgs. 7.5. 1948,n. 544, modificato dalla L. 13.12.1964,n. 1333 . superare a fine mese il 14 per cento delle spese finali del bilancio dello Stato e dei successivi stati di variazione. Ai sensi della L. 26.11.1993, n. 483, le passività in essere sul conto corrente di tesoreria al 31 dicembre 1993 sono state trasferite su un conto transitorio presso la Banca d .Italia; in conversione del conto transitorio sono successivamente stati assegnati alla Banca d.Italia titoli a lungo termine per 76.206 miliardi remunerati all.1 percento. Sulle giacenze del conto .disponibilità. la Banca corrisponde semestralmente un interesse pari a quello medio dei BOT emessi nel semestre. Inoltre, qualora tale tasso risulti inferiore a quello medio percepito sui titoli di Stato assegnati alla Banca all.atto della costituzione del deposito, deve essere riconosciuto al Tesoro l.importo differenziale di interessi idoneo ad assicurare la compensazione dell.onere dipendente dallo scarto tra i suddetti tassi, fino al rimborso dei titoli di riferimento. Resta invece a carico della Banca l.eventuale onere derivante da uno scarto di interesse in favore del Tesoro.
Conto di un gruppo. Conto acceso presso la casa madre di un Gruppo, solitamente multinazionale, dove vengono fatti affluire ogni giorno i saldi dei conti delle varie aziende del Gruppo stesso.
Conto di utilizzazione del reddito. Include una posta di rettifica destinata a far confluire nel risparmio delle famiglie la variazione dei loro diritti netti sulle riserve dei fondi pensione. Il saldo del conto di utilizzazione del reddito è il risparmio lordo. Deducendo gli ammortamenti si ottiene il risparmio netto.
Conto economico. È uno dei tre documenti obbligatori del bilancio. È il documento che mostra il risultato economico conseguito dall'azienda nell'esercizio; in esso sono riassunti i ricavi e i costi relativi ad un esercizio. Questo risulta in utile se i ricavi superano i costi, in perdita se i costi superano i ricavi, in pareggio se costi e ricavi si equivalgono.Dal punto di vista della rappresentazione formale il conto economico prevede che dai ricavi siano progressivamente sottratti i costi fino a determinare il risultato dell'esercizio. Il risultato economico è il punto di raccordo tra conto economico e stato patrimoniale, esso trova, infatti, collocazione nel patrimonio netto come variazione contabile dei diritti dei soci nei confronti della società. Il conto economico deve mettere in evidenza tutte le operazioni gestionali che hanno contribuito al risultato economico dell'esercizio; le operazioni vengono classificate in quattro gruppi:

  1. Operazioni di gestione corrente che producono costi e ricavi legati al ciclo acquisti - produzione- vendita.
  2. Operazioni estranee al ciclo acquisti - produzione- vendita, ma rientranti nella gestione operativa in quanto dipendenti dalla cessione di risorse legate alla gestione operativa. Ad esempio plusvalenze o minusvalenze legate ala vendita di beni.
  3. Operazioni finanziarie, che producono oneri o proventi legati alle transazioni finanziarie; ad esempio plusvalenze o minusvalenze legate ai cambi.
  4. Operazioni extra operative che producono ricavi o costi imputabili ad esercizi precedenti, oppure derivanti da modifiche dei princìpi contabili, oppure correlati alla "gestione accessoria", come la vendita ad un prezzo superiore o inferiore al valore netto contabile di immobili civili, partecipazioni, titoli.

Conto generale. Conto tenuto da un intermediario in titoli che utilizza margini per svolgere operazioni per conto del cliente.
Conto gestito. È un conto in titoli detenuto presso un intermediario, a cui sono state affidate responsabilità di gestione con limiti ben precisi da parte del titolare. L'intermediario, per prestare questo servizio, carica una commissione periodica sul capitale gestito.
Conto profitti e perdite. Conto riassuntivo dei risultati economici di gestione, al quale affluiscono i costi, i ricavi e le rimanenze dell'esercizio e che fornisce come saldo l'utile o la perdita d'esercizio.
Conto ristretto. È un conto tenuto presso un intermediario in titoli, il cui ammontare di denaro o contante versato non basta a coprire il margine minimo richiesto obbligatoriamente dalla Federal Reserve. Chi è titolare di un conto ristretto non può procedere ad acquisti ulteriori, ma deve usare il ricavato delle vendite per ridurre il saldo debitore.
Conto sequestrato. Conto corrente tenuto presso una banca i cui fondi non possono essere prelevati dal titolare prima dell'autorizzazione dell'autorità giudiziaria.
Conto sottomarginato. Conto che opera con il sistema del margine e che presenta un saldo in titoli di Stato o in contante inferiore al dovuto. Nel caso in cui questa posizione si protragga oltre un certo periodo, l’intermediario può chiudere la posizione esistente indipendentemente dalla volontà del titolare, fatta salva la richiesta successiva di ulteriori versamenti in caso di perdita superiore al capitale disponibile.
Conto vostro. Conto detenuto da una banca presso un’altra, la quale esegue esclusivamente le operazioni che le vengono trasmesse. Il conto vostro, così come il conto nostro, viene utilizzato per regolare le reciproche operazioni di accredito e addebito esistenti fra istituti di credito che operano nel mercato dei capitali.
Contrattazione alle grida. Prassi di contrattazione dei titoli e di fissazione del prezzo di un bene d'investimento, secondo cui i compratori e i venditori si incontrano in un recinto organizzato presso la Borsa valori dove rendono note le loro intenzioni fino alla conclusione degli affari e alla fissazione del prezzo delle singole operazioni. Questa metodologia di contrattazione si distingue da quella telematica, dove l'applicazione su una quotazione avviene tramite un sistema elettronico di comunicazione degli ordini.
Contrattazione automatica. Sistema di tipo elettronico che lascia all'elaboratore elettronico la decisione di quali operazioni effettuare sul mercato, allo scopo di massimizzare i risultati.
Contrattazione cieca. Nella contrattazione dei titoli, pratica secondo la quale gli intermediari si impegnano bilateralmente a non svelare i nomi delle controparti. Sovente utilizzata nel mercato dei primary dealer dei titoli di Stato americani.
Contrattazione di titoli non quotati. Contrattazioni di titoli non quotati regolarmente presso le Borse valori, ma che con una richiesta alle autorità competenti possono essere effettuate negli stessi locali.
Contratti in essere. Nel mercato dei futures o delle opzioni è il numero o ammontare cumulativo dei contratti acquistati che non hanno trovato contropartita in transazioni di segno opposto, né sono stati estinti con la consegna dell'oggetto contrattuale.
Contratti di riporto a contante. Contratti di borsa aventi per oggetto azioni e warrant negoziati a contante, che gli intermediari possono stipulare per reperire i titoli e/o il contante necessari per regolare le operazioni effettuate.
Contratti in essere. È il numero di option o di contratti future di un dato tipo che non sono stati ancora compensati a fine giornata da operazioni di segno contrario. Per esempio, l’operazione di acquisto di un contratto incrementa l’open interest di una unità, mentre quella successiva di vendita lo diminuisce sempre di un’unità.
Contratti uniformi a termine. Contratti, stipulati in mercati regolamentati, che prevedono lo scambio di strumenti finanziari a termine, quali i future e le opzioni su future, e le cui caratteristiche, relative alla scadenza, agli ammontari e alla specie di titoli oggetto del contratto, sono uniformi.
Contratto. Accordo che lega due o più soggetti e che ha come oggetto lo scambio di prestazioni secondo regole chiare e definite. Per quanto riguarda i futures, è detto contratto l'unità base di contrattazione, le cui caratteristiche sono definite dall'autorità di Borsa.
Contratto a contante (spot contract). Contratto di borsa la cui liquidazione deve avvenire entro il secondo giorno (per i Bot), il terzo giorno (per gli altri titoli di Stato e per le obbligazioni), il quinto giorno (per le azioni, le obbligazioni convertibili e i warrants) e il decimo giorno (per le azioni negoziate al mercato ristretto) di mercato aperto dal giorno della stipulazione.
Contratto a premio. Contratto di borsa in cui il compratore del premio si riserva la facoltà di dichiarare, nel termine ultimo del giorno della risposta premi: se ritirare o consegnare i titoli o abbandonare il contratto pagando il premio (dont, put, stellage .
Contratto aperto. Posizioni di acquisto delle operazioni in contratti future non compensate da opposte operazioni di vendita. Con open interest si indica la totalità dei contratti aperti alla fine di ogni giornata di contrattazione.
Contratto a termine (forward contract). Transazione di mercato in cui si rinvia la consegna di un bene d'investimento a dopo che il contratto sia stipulato. Anche se la consegna è effettuata in avvenire, il prezzo è determinato alla data commerciale iniziale.
Contratto di margine (margin agreement). Contratto che viene stipulato tra intermediario e investitore, in cui vengono indicate le condizioni di tenuta del Margin Account, dalla percentuale di contante che deve essere mantenuta al più alto controvalore concesso nell'investimento, al costo dei servizi dell'intermediario.
Contratto di riporto a contante. Contratti di borsa aventi per oggetto azioni e warrant negoziati a contante, che gli intermediari possono stipulare per reperire i titoli e/o il contante necessari per regolare le operazioni effettuate.
Contratto dont. Il più diffuso contratto a premio semplice della Borsa italiana. Il nome è un francesismo (dont = "di cui" in francese) e indica che una parte del prezzo totale è rappresentata dal premio. Esempio: 100 azioni delta a 21.000 dont 1000 (di cui 1000 è il prezzo del premio).
Contratto future. Contratto uniforme a termine con cui le parti si impegnano, alla scadenza, a scambiarsi un certo quantitativo di valori mobiliari a un prezzo prestabilito. Nel caso di future su indici, invece, le parti si impegnano a liquidarsi una somma determinata come prodotto tra il valore assegnato convenzionalmente a ciascun punto dell'indice e la differenza tra il valore dell'indice stabilito alla stipula del contratto e il valore assunto dall'indice nel giorno di scadenza.
Contratto future sottostante. Contratto future che svolge la funzione di strumento sottostante per i contratti di option. A esempio al Chicago Board of Trade sono a disposizione contratti di opzione su future sui titoli del Tesoro degli Stati Uniti.
Contratto noch. Contratto a premio composto; attribuisce al compratore la facoltà di scegliere se comprare o vendere una quantità di titoli multipla rispetto a quella stabilita dal mercato.
Contratto option. Contratto con il quale una delle parti, dietro pagamento di un corrispettivo (premio), acquista la facoltà di ritirare (call option) o di consegnare (put option), entro la data di scadenza, un certo quantitativo di valori mobiliari a un prezzo stabilito (prezzo di esercizio). Nel caso di option su indici, invece, le parti si impegnano a liquidare una somma determinata come prodotto tra il valore assegnato convenzionalmente a ciascun punto dell'indice, la differenza tra il valore dell'indice stabilito alla stipula del contratto e il valore assunto dall'indice il giorno in cui la facoltà viene esercitata.
Contratto stellage. Contratto a premio composto; attribuisce al compratore la facoltà di scegliere se comprare o vendere i titoli che sono oggetto del contratto. Non è possibile rinunciare alla transazione come nel contratto semplice, tipo il contratto dont.
Contratto strap. Contratto a premio composto; attribuisce al compratore la facoltà di ritirare i titoli oggetto del contratto al prezzo prefissato oppure di cederne la metà allo stesso prezzo.
Contratto strip. Contratto a premio composto; attribuisce al compratore la facoltà di ritirare i titoli oggetto del contratto al prezzo prefissato oppure di cederne il doppio allo stesso prezzo.
Contrazione della liquidità. Operazione di mercato monetario eseguita da una Banca centrale allo scopo di ridurre la liquidità presente nel sistema finanziario.
Controllante. Società in possesso di una quota del capitale di un'altra società, in modo da permetterle il controllo dell'attività. La quota posseduta può essere superiore al 50% del capitale azionario, ma in caso di grande frammentazione dell'azionariato è sufficiente una quota inferiore.
Controllata. Sono considerate società controllate: 1) le imprese in cui un'altra impresa dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell'assemblea ordinaria; 2) le imprese in cui un'altra impresa dispone di voti sufficienti per esercitare un'influenza dominante nell' assemblea ordinaria; 3) le imprese' che sono sotto influenza dominante di un'altra impresa in virtu' di particolari vincoli contrattuali con essa.
Contrazione della liquidità. Operazione di mercato monetario eseguita da una Banca centrale allo scopo di ridurre la liquidità presente nel sistema finanziario, realizzata tramite di incrementi del tasso d'interesse sui prestiti per i fondi destinati alla riserva obbligatoria, o tramite manovre sulla percentuale della riserva obbligatoria, oppure grazie a operazioni di mercato aperto di vendita di titoli a basso prezzo.
Contributi alla produzione. Trasferimenti correnti erogati dalla pubblica amministrazione a imprese che producono bene e servizi destinabili alla vendita, allo scopo di influenzarne i prezzi, o consentire un'adeguata remunerazione dei fattori produttivi.
Contributi sociali figurativi. Rappresentano la contropartita delle prestazioni sociali corrisposte direttamente, ossia non mediante istituti di assicurazione sociale, dai datori di lavoro ai propri dipendenti o ex dipendenti. Essi comprendono, in particolare, le pensioni provvisorie corrisposte dallo Stato e da altre Amministrazioni pubbliche ai propri dipendenti in quiescenza (da contabilizzare al netto delle ritenute pensionistiche).
Contro gli stop. Prassi operativa che prevede d'acquistare un numero di titoli sufficiente a spingere il prezzo fino al punto dove sono presenti ordini di stop di vendita, e che perciò faranno scendere lo stesso fino ad un altro livello inferiore dove vi saranno altri stop, e così via. In questo modo si crea l'opportunità di approfittare di tutte le oscillazioni del titolo.
Controllante (Parent company). Società in possesso di una quota del capitale di un'altra società tale da permetterne il controllo (50% più uno dei diritti di voto, oppure una quota inferiore se il capitale è frammentato).
Controllata (Subsidiary). Sono considerate società controllate: 1) le imprese in cui un'altra impresa dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell'assemblea ordinaria; 2) le imprese in cui un'altra impresa dispone di voti sufficienti per esercitare un'influenza dominante nell' assemblea ordinaria; 3) le imprese' che sono sotto influenza dominante di un'altra impresa in virtu' di particolari vincoli contrattuali con essa.
Controllo dei cambi. Tipo di controllo e indirizzo del mercato dei cambi da parte della Banca centrale. Consiste in una serie di misure che possono andare dall’abolizione delle convertibilità della valuta nazionale in altre divise al mantenimento di un regime di cambi fissi alla limitazione quantitativa del cambio della valuta nazionale con quelle estere o alle limitazioni più o meno marcate al possesso di valuta straniera da parte di soggetti residenti.
Controllo effettivo. Il possesso di almeno il 50% più uno dei titoli azionari di una società, consente di effettuare il controllo delle attività operative. Si chiama controllo anche il possesso di una quota azionaria non maggioritaria ma importante, in società dall’azionariato particolarmente frammentato.
Controparte. Soggetto con il quale si è concluso un affare, una contrattazione di titoli o altro, che ha operato alle medesime condizioni di prezzo ma nel senso inverso.
Controvalore scambiato. Controvalore monetario degli scambi della giornata borsistica.
Convenzione. Clausola presente in un loan agreement, tramite la quale il borrower si impegna, nella durata del prestito, a mantenere certe cifre di bilancio, e certi rapporti specifici tra queste, entro limiti definiti.
Convenzione esponenziale. Convenzione che, nel regime di capitalizzazione ad interesse composto, applicato per durate non intere, comporta l’applicazione del regime ad interesse composto alla frazione del periodo.
Convenzione lineare. Convenzione che, nel regime di capitalizzazione ad interesse composto, applicato per durate non intere, comporta l’applicazione del regime ad interesse composto per il numero intero di periodi e l’applicazione del regime ad interesse semplice per la rimanente frazione di periodo.
Convergenza. Processo di avvicinamento progressivo del prezzo di un bene e di quello di un contratto future sul medesimo bene con l'approssimarsi della scadenza del contratto, momento in cui i due prezzi dovranno corrispondere.
Conversione. Conversion. Con riferimento a un titolo, trasformazione del medesimo in un altro avente caratteristiche diverse, ad esempio un'azione con un'obbligazione, scambio tra un titolo a tasso fisso e uno a tasso variabile, o ancora, la sostituzione fra quote di fondi comuni di investimento aventi caratteristiche differenti. Traslation. Espressione del valore di una posizione finanziaria in termini di unità monetaria diversa da quella in cui la posizione stessa è denominata.
Conversione di crediti in partecipazioni azionarie. Conversione tra il debito di un paese in via di sviluppo e titoli azionari di società locali.
Conversione in titoli. La crescente propensione delle imprese a sostituire i tradizionali prestiti finanziari accesi con le banche con l’emissione e la commercializzazione di certificati rappresentativi di proprie passività finanziarie. È una delle cause della disintermediazione bancaria su scala mondiale.
Convertendo. Il convertendo è l'opzione per chi vanta diritti nei confronti di terzi, che consente di trasformare le quote di debito in un'equivalente di azioni, ovvero in quote di proprietà del soggetto debiitore. Chi esercita il diritto può essere persona fisica o giuridica e detenere diverse forme di diritti, quali obbligazioni e altri titoli di credito. Il debitore nei confronti del quale si esercita il diritto è una persona giuridica.
Convertibili. Titoli emessi da una società, che possono essere convertiti in titoli azionari della stessa società o di un'altra. Generalmente sono azioni privilegiate o di risparmio, titoli a reddito fisso o mutui ipotecari a tasso variabile, i quali possono essere convertiti in titoli a tasso fisso in un intervallo di tempo stabilito.
Convessità. Sono titoli emessi da una società, che possono essere convertiti in titoli azionari della stessa società o di un'altra. Generalmente sono azioni privilegiate o di risparmio, titoli a reddito fisso o mutui ipotecari a tasso variabile, i quali possono essere convertiti in titoli a tasso fisso in un intervallo di tempo stabilito.
Cooptazione. Procedimento di nomina di un nuovo amministratore da parte del consiglio di amministrazione in carica, nell'ipotesi in cui venga a mancare un o più amministratori (a esempio, per dimissioni o morte). Tale procedimento di nomina è utilizzabile esclusivamente nell'ipotesi in cui, a seguito dell'evento che determina la mancanza di uno o più amministratori, resti in carica la maggioranza del consiglio.
Copertura. A livello di cambi, merci, titoli, ecc., le operazioni che consentono di proteggere il portafoglio dal rischio di oscillazioni dei mercati sottostanti.
Copertura con un premio. Operazione eseguita da un intermediario in titoli a favore di un altro broker al fine di coprire operazioni allo scoperto, e che consiste nel rendere disponibili per un certo periodo di tempo dei titoli verso pagamento di un premio, che sarà tanto più elevato quanto sarà più alta la domanda di quei titoli.
Copertura corta. Sistema di copertura che permette di non avere perdite nel caso di un ribasso delle quotazioni, senza per questo dar corso alla vendita e alla chiusura della posizione. Per esempio la vendita di contratti future a fronte di una posizione in titoli azionari, oppure l'acquisto di un'opzione put su una categoria di titoli in portafoglio. In entrambi i casi una discesa dei prezzi porterebbe a una diminuzione del valore dei titoli, la quale sarebbe però compensata dall'incremento di valore della posizione nello strumento di copertura.
Copertura del prezzo. È il rapporto che indica in che misura un'emissione di titoli è rimborsabile in caso di fallimento o di cessazione dell'attività di un'azienda. La copertura si calcola dividendo il totale delle attività, al netto di quelle immateriali, per la somma del valore di mercato del titolo in oggetto e il valore del libro delle passività e dei titoli azionari che sono privilegiati rispetto all'emissione considerata.
Copertura immediata. Procedimento operativo mediante il quale si effettua sul mercato un'operazione opposta a quella che è stata appena compiuta, come l'acquisto di titoli da un cliente e rivenduti back to back sul mercato. In questo caso viene svolto solamente un ruolo di intermediazione, e il risultato finale dell'operazione non è influenzato tanto dal mercato quanto dalla differenza dei prezzi di acquisto e vendita.
Copertura in acquisto. Copertura sul prezzo futuro di un bene d'investimento tramite l'acquisto di un contratto future sullo stesso bene. In questo modo l'investitore fissa il prezzo a scadenza del bene, rendendo irrilevanti le oscillazioni di prezzo durante il periodo intermedio. Questa operazione viene effettuata di solito quando sono previsti aumenti del prezzo del bene. Allo stesso risultato si può anche arrivare fissando il rendimento di un titolo, nel caso si preveda che possa diminuire, acquistando un future o un'opzione call sul titolo stesso.
Copertura incrociata. Copertura dalle oscillazioni di prezzo di un investimento eseguita ricorrendo a strumenti derivati su investimenti differenti da quello in oggetto, ma a esso correlati. Per esempio la copertura su un portafoglio di titoli a reddito fisso eseguita per mezzo di futures su tassi d'interesse denominati in una valuta diversa, ma relativi a titoli dello stesso tipo, come la copertura di una posizione in titoli di Stato in marchi a lunga scadenza effettuata tramite la vendita di futures su titoli di Stato americani a lunga scadenza.
Copertura indiretta. Copertura del rischio di cambio o di interesse eseguita ricorrendo a strumenti derivati su investimenti differenti da quello in oggetto, ma a esso correlati. Ad esempio la copertura su un portafoglio di titoli a reddito fisso eseguita per mezzo di futures su tassi d'interesse denominati in una valuta diversa, ma relativi a titoli dello stesso tipo, come la copertura di una posizione in titoli di Stato in marchi a lunga scadenza effettuata tramite la vendita di futures su titoli di Stato americani a lunga scadenza.
Copertura oneri fissi. Rapporto tra l'utile di esercizio (al lordo delle imposte e tasse e degli interessi) e il totale degli interessi passivi sui prestiti obbligazionari e sui finanziamenti a lungo termine. È un indice in grado di misurare l'idoneità dell'impresa a onorare i pagamenti sull'indebitamento a lungo termine.
Corbeille. È il recinto di Borsa dove si effettuano le contrattazioni dei titoli.
Core business. Con la locuzione core business di intende l'attivita principale, primaria di una impresa, a esempio. il core business della Fiat è la costruzione di automobili, della Ferrero la produzione di cioccolata, etc., anche se poi queste imprese hanno attività economiche secondarie in altri settori. Negli ultimi anni si è assistito a una perdita di forza di questo principio; a esempio Benetton dall'abbigliamento è passato alle autostrade e agli autogrill.
Core-Tier 1 (Basilea II). E' un indicatore del patrimonio delle banche espresso in percentuale; misura la solidità patrimoniale delle banche. E' calcolato rapportando il patrimonio di base al netto delle azioni proprie possedute, dell'avviamento, del totale delle immobilizzazioni materiali e delle perdite registrate negli esercizi precedent, al totale delle attività ponderate per il rischio. In Italia Bankitalia ha indicato quale valore di sicurezza il 6%.
Corporate. Si tratta di un prestito obbligazionario in cui l’emittente è un’azienda privata oppure il governo di una nazione industrialmente arretrata, con un alto tasso di inflazione. E’ presente quindi un rischio di solvibilità dell’emittente più o meno elevato, compensato però da un alto tasso di rendimento.
Corporate banking. Servizi bancari che offrono, mediante collegamenti telematici fra banche e imprese, la possibilità per quest'ultima di effettuare operazioni direttamente dalle proprie sedi.
Corporate banking interbancario. Procedura che consente a una impresa cliente di una pluralità di banche di scambiare, mediante un collegamento telematico con una di esse (banca proponente), i flussi elettronici relativi a disposizioni di incasso e di pagamento e le informazioni sui movimenti, nonché sui saldi dei conti correnti riguardanti tutte o alcune delle banche di cui è cliente (banche passive).
Corporate bond. Termine con il quale vengono indicate le obbligazioni emesse dalle imprese.
Correlazione. In statistica, interdipendenza fra due variabili.
Correspondent Central Banking Model (CCBM). Modello operativo istituito dal Sistema europeo di banche centrali (SEBC) per consentire alle controparti delle singole Banche centrali nazionali l’utilizzo transfrontaliero dei titoli a garanzia di operazioni di politica monetaria e di finanziamento infragiornaliero. Nel CCBM le singole Banche centrali nazionali svolgono il ruolo di agente corrispondente (correspondent) l’una nei confronti dell’altra, attraverso la detenzione, per conto della Banca centrale nazionale (home) che concede il credito alla controparte, dei titoli in garanzia.
Correttamente valutato. Condizione in cui il mercato determina una valutazione di un titolo in linea con quelle eseguite da analisti professionisti. Un prezzo eventualmente superiore a questo livello significherebbe con tutta probabilità una sopravalutazione, e in caso contrario una sottovalutazione.
Correzione. In analisi tecnica è la temporanea inversione di tendenza del prezzo di un titolo che si allontana dalla tendenza dominante per un intervallo di tempo più o meno lungo.
Corrispondente. Istituzione finanziaria che opera per conto di un'altra banca effettuando servizi come i pagamenti presso determinati soggetti non collegati direttamente alla banca.
Corsa agli sportelli. Precipitoso ritiro in massa di depositi innescato dalla paura di un fallimento bancario.
Corso. Prezzo attribuito a un titolo negoziato ufficialmente.
Corso forzoso. Con corso forzoso si intende la non convertibilità tra la moneta e l'equivalente in metallo prezioso (oro e/o argento, di solito) in un sistema monetario bilanciato sul valore dell'oro (sistema aureo - vedi voce). La decisione di imporre il corso forzoso venne presa in Italia nel 1866 e durò fino al 1881. La Banca Nazionale del Regno d'Italia venne obbligata a concedere al Tesoro un mutuo di 250 milioni di lire al tasso agevolato dell'1,5% in cambio del riconoscimento del corso forzoso per biglietti emessi dalla banca stessa. In pratica il deficit statale viene finanziato emettendo moneta in misura superiore alle riserve di metallo prezioso possedute dall'istituto bancario senza con questo procedere alla svalutazione della moneta. Tuttavia, il mercato reagisce con una perdita di valore della moneta ad emissioni con una percentuale minima a riserva, soltanto per controvalori molto maggiori rispetto a quelli che sono sufficienti a indurre la svalutazione legale da parte delle autorità monetarie. Il corso forzoso impone una certa moneta come unico mezzo legale di tutti i pagamenti, transazioni commerciali e finanziarie nell'ambito del territorio nazionale. Il corso forzoso comporta l'illegalità del baratto e dei pagamenti effettuati in valute straniere, punibili con la reclusione. E' pure reato il rifiuto della valuta ufficiale come mezzo di pagamento.
Corso secco. Il solo valore capitale di un titolo obbligazionario, senza il rateo di interesse o il dividendo maturato. Sono quotati in tal modo i Btp e i Cct.
Corso tel quel. Prezzo di negoziazione di un titolo mobiliare compreso di valore capitale più rateo di interesse o dividendo maturato. Sono quotati in tal modo i Bot e le azioni.
Corto. Indica una posizione in titoli al ribasso. La classica posizione corta è quella allo scoperto, dove per esempio, si vendono dei titoli senza possederli, con l'intenzione di riacquistarli successivamente quando le quotazioni saranno inferiori.
Cosmesi di bilancio (window dressing). Alterazione dei rendiconti finanziari per dare una migliore apparenza della situazione della società; ad esempio, vendere a terzi le scorte, con l'accordo di doverle poi riacquistare.
Costanza. E' un principio generale di redazione del bilancio in base al quale i criteri adottati non devono essere modificati da un esercizio all'altro.
Costi della produzione. Macroclasse B del conto economico del bilancio d'impresa. Si noti che la numerazione delle voci (numeri arabi) segue la numerazione del valore della produzione. Raggruppa tutte le risorse consumate nell'esercizio per produrre tutti gli elementi che concorrono alla voce "valore della produzione. 6. Costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e merci. Questa voce rappresenta la somma degli acquisti di materie prime, componenti sussidiari, materiale di consumo e merci effettuati dall'impresa durante l'esercizio. 7. Costi per servizi. È il valore dei sevizi acquistati dall'impresa; possono essere di tipo industriale, commerciale, amministrativi o concernenti i servizi tecnici interni. 8. Costi per il godimento di beni di terzi. Raggruppa le voci relative all'utilizzo, da parte dell'impresa, di beni non di proprietà: ad esempio, affitto di locali o capannoni, autoparco aziendale, macchine fax e hardware informatico in leasing. 9. Costi del personale. Comprende gli stipendi, gli oneri sociali, gli accantonamenti per il TFR, gli accantonamenti ai fondi di quiescenza e accantonamenti simili. 10. Ammortamenti e svalutazioni. L'ammortamento delle immobilizzazioni è la parte dell'investimento che viene attribuita all'esercizio per la quota consumata nella gestione, ossia nella produzione di beni e servizi da collocare sul mercato. Le svalutazioni corrispondono anch'esse al consumo delle immobilizzazioni, ma si tratta di un fenomeno dipendente da fattori esterni (andamento del mercato, abbandono di produzioni, obsolescenza) e, pertanto, non legato al loro impiego all'interno dell'impresa. 11. Variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci. Rappresenta la differenza tra il valore contabile delle succitate rimanenze all'inizio dell'esercizio e il valore contabile delle stesse voci alla fine dell'esercizio. Tale differenza può avere segno positivo o negativo; nel primo caso l'impresa ha consumato più materiali di quelli che ha ricomprato (la differenza è stata prelevata dal magazzino), nel secondo caso l'impresa ha comprato più di quanto abbia consumato per la produzione (la differenza è stata riversata nel magazzino). 12. Accantonamento per rischi. Rappresenta la quota accantonata nell'esercizio per rischi futuri e riversata nella relativa voce del passivo dello stato patrimoniale. 13. Altri accantonamenti. Sono altri accantonamenti finalizzati alla creazione di fondi particolari. 14. Oneri diversi di gestione. Raggruppa i costi di gestione ordinaria che non trovano collocazione nelle voci precedenti (compensi ai sindaci, iscrizioni ad associazioni di categoria). Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Costi di impianto. Fanno parte della categoria dei costi pluriennali e sono di solito costituiti dai costi sostenuti nella fase di costituzione di un'impresa, quali, a esempio, le parcelle dei professionisti (notaio e commercialista), quelle sostenute per la ricerca del personale o per la creazione della rete commerciale, ecc.
Costi fissi. Sono definiti costi fissi, nelle attività produttive, quegli oneri la cui entità non cambia al variare della produzione, e che rimangono costanti per qualsiasi livello di produzione. Per esempio, il costo dell'affitto degli immobili.
Costi marginali. Sono i costi aggiuntivi che deve sostenere un'impresa, dovuti all'aumento o alla diminuzione unitaria del volume di produzione. Per quanto riguarda le banche, il costo marginale rappresenta l'interesse che bisogna pagare per disporre di fondi impiegabili per finanziamenti alla clientela.
Cost/income ratio. E. dato dal rapporto tra i costi di gestione ed il margine d.intermediazione. Consente di valutare l.efficienza della gestione bancaria. Più il rapporto è basso più la banca è capace di generare ricavi con una base di costo contenuta.
Costi operativi. I costi operativi comprendono il costo del fattore lavoro e altre spese amministrative. In questo modello di riclassificazione non vengono comprese all'interno dei costi operativi le rettifiche nette di valore su immobilizzazioni materiali e immateriali che invece andrebbero più correttamente considerate nel calcolo del Cost/Income ratio.
Costi pluriennali. In genere, sono tutti i costi aventi utilità pluriennale da imputare tra più esercizi; i più comuni sono i costi d'impianto o di ampliamento, i costi di ricerca e sviluppo e quelli di pubblicità. Possono essere iscritti nell'attivo dello stato patrimoniale con il consenso del collegio sindacale e devono essere ammortizzati entro un periodo di 5 anni.
Costituzione di un capitale. Sequenza di prestazione finanziarie periodiche (rendita) utilizzata per costituire una disponibilità finanziaria di importo stabilito in un'epoca futura. Mediante un unico versamento: costituzione di un capitale attraverso un unico versamento effettuato all'epoca iniziale. Costituzione graduale di un capitale: i l capitale viene costituito attraverso più versamenti effettuati tra l'epoca iniziale e quella finale. Con versamenti posticipati: il capitale da costituire sarà disponibile all'atto in cui viene effettuato l'ultimo versamento. Con versamenti anticipati: il capitale da costituire sarà disponibile un periodo dopo l'ultimo versamento.
Costi variabili (variable costs). Costi la cui entità varia con il variare della quantità e della qualità della produzione. A esempio i costi delle materie prime.
Costituzione in garanzia. Documento rilasciato dal debitore al creditore, che attribuisce allo stesso un diritto di prelazione su determinati beni. Tale diritto cesserà di esistere quando il debitore estinguerà le obbligazioni monetarie che ha nei confronti del creditore, come stabilito nel contratto di finanziamento.
Costo della produzione venduta. Nelle imprese industriali è dato dal costo industriale sostenuto per produrre i beni venduti o i servizi prestati (al netto della variazione delle scorte).
Costo dei fondi. E' il costo del capitale proveniente da terzi che la banca utilizza per le proprie operazioni. Per esempio gli interessi passivi sui depositi della clientela o l'interesse pagato sui depositi interbancari.
Costo del capitale di debito. (R.O.D. Return On Debits) indica la onerosità del capitale preso a prestito da terzi. Indice che evidenzia il costo medio del denaro che l'azienda sostiene per il ricorso a capitale di terzi.

In maniera semplificata si calcola come: {r_D}=ROD={Oneri\ finanziari \over Capitale\ di\ credito}

In campo finanziario evoluto esso corrisponde all' IRR dei flussi attesi legati a tutte le passività onerose aziendali (ivi incluse fee, costi di riscatto ecc, ecc) secondo la formula di attualizzazione del Valore attuale netto dei flussi di tali debiti. Ovvero rd è il tasso che rende il VAN nullo

 0=-{D_o}+\sum_{k=1}^n \frac{{Interessi_k}+{Rata_k}+{Oneri_k}}{(1+{r_d})^k}

Dove:

  • k: scadenze temporali;
  • Do: Ammontare nominale del debito al tempo 0;
  • Interessik: Interessi per cassa corrisposti al tempo k;
  • Ratak: quota di debito reimborsata al tempo k;
  • Onerik: costi accessori del debito (commissione massimo scoperto, riscatti, costi di pratica etc pagati al tempo k;
  • 1/(1+rd)expk: fattore di attualizzazione al tempo k

In un'ottica di valutaizone aziendale secondo il CAPM, occorre stimare anche la componente di scudo fiscale legata alla deducibilità fiscale degli interessi. Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Costo del denaro. La parola costo del denaro corrisponde al tasso di interesse stabilito da una banca centrale (come può essere la BCE). Se l'interesse è più alto, le banche private saranno maggiormente interessate a prendere in prestito denaro. Il tasso annuo di sconto è l'interesse fissato ufficialmente, mentre il tasso effettivo globale comprende altre spese.
Costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP). Rapporto tra redditi da lavoro dipendente pro capite e valore aggiunto (a prezzi base, quantità a prezzi concatenati con anno di riferimento 2000) per occupato. Il numero degli occupati e dei dipendenti può essere misurato in persone o unità standard.
Costo del venduto. Costo di produzione delle prestazioni fornite per il conseguimento del volume d'affari. E' pari al valore delle rimanenze iniziali di magazzino più i costi di acquisto e di produzione, meno il valore delle rimanenze finali.
Costo di capitale. È il rendimento alternativo che un capitale sarebbe in grado di produrre se fosse impiegato in un altro investimento con condizioni similari di rischiosità. Rappresenta il costo opportunità dell'investimento in atto.
Costo di emissione. È il costo dell'operazione di emissione di nuovi titoli azionari o obbligazionari. Tra le componenti più rilevanti vi sono le spese di consulenza legale e finanziaria, nonché il compenso che va corrisposto alle società finanziarie che provvedono al collocamento , che solitamente richiedono uno spread sul prezzo di emissione dipendente dal fattore rischiosità.
Costo di finanziamento. È il costo sostenuto per finanziare la detenzione di un investimento. Per esempio l'acquisto di un titolo finanziato attraverso un prestito: l'interesse pagato sul prestito è il costo di finanziamento del titolo.
Costo di mantenimento. Costi relativi al possesso di un bene. Per quanto riguarda gli immobili, il costo per interessi e tasse che si deve sostenere prima della vendita, mentre nel campo dei titoli, il costo per interessi derivante all'acquisto dei titoli in margine. Nei finanziamenti bancari, il costo dovuto alle registrazioni dei pagamenti relativi al prestito e quello pro quota per l'assicurazione sulle perdite su crediti. Nel caso di materie prime, è il costo per interessi, per l'immagazzinaggio e per la loro assicurazione.
Costo di mantenimento negativo. Quando il costo del finanziamento di un’operazione di acquisto di titoli è superiore al rendimento offerto dagli stessi titoli. Se i due rendimenti non sono modificati da cause esterne, come un differente regime di tassazione in grado di rovesciare la situazione di svantaggio, la posizione provoca una perdita all’investitore.
Costo di origine. Sono tutti quegli oneri che un'impresa ha dovuto sopportare per acquisire un investimento o per la propria produzione.
Costo di produzione. E' il costo sostenuto all'interno dell'impresa per produrre un bene o un servizio. Esso è, di norma, la somma del costo dei fattori diretti impiegati (materie, manodopera, interventi di terzi) e da una corretta quota dei costi indiretti di natura industriale.
Costo di transazione. Oneri aggiuntivi di spettanza di un'operazione di compravendita di beni d'investimento. La parte maggiore dei costi di transazione è data dalle commissioni di intermediazione, ma sono incluse anche le imposte di registrazione, quelle di bollo, ecc.
Costo fisso. Elementi di costo che restano invariati al variare delle quantità prodotta. Per esempio, i costi di amministrazione.
Costo marginale. E' il costo aggiuntivo che un'impresa deve sostenere per produrre una quantità aggiuntiva di un determinato bene.
Costo medio giornaliero. Criterio utilizzato in contabilità per determinare il valore delle rimanenze dei titoli, ottenuto come media ponderata tra il costo degli acquisti effettuati in una giornata e il costo medio del giorno precedente. Nel caso di cessioni, il risultato della negoziazione è determinato confrontando il prezzo di vendita con il costo medio giornaliero.
Costo medio netto giornaliero. Criterio utilizzato in contabilità per determinare il valore delle rimanenze di valute, ottenuto come
media ponderata tra il costo degli acquisti netti effettuati in una giornata e il costo medio del giorno precedente. Nel caso di cessioni, il risultato della negoziazione è determinato confrontando il prezzo di vendita con il costo medio degli acquisti del giorno, fino a concorrenza dell’ammontare di tali acquisti, e con il costo medio netto del giorno precedente, per le vendite eccedenti.
Costo netto per interessi. È il costo globale di un’emissione in titoli obbligazionari, riferito all’emittente, ed è pari al costo per i pagamenti cedolari sommato della differenza tra il valore nominale dei titoli e il prezzo di emissione.
Costo opportunità. È il rendimento alternativo di un investimento affine a quello in esame per caratteristiche di rischiosità. Il costo opportunità è calcolato per mettere in evidenza la maggiore o minore convenienza a effettuare un investimento, mettendolo a confronto con altri similari.
Costo standard. L’ideale costo di produzione ottenuto supponendo condizioni operative normali, utilizzato per valutare il rendimento di un processo produttivo.
Costo totale. Il costo totale è il controvalore dell’acquisto di un bene di investimento stabilito dal prezzo del bene moltiplicato per il numero di titoli acquistati, a cui vanno sommate le commissioni di intermediazione e per i titoli obbligazionari, il rateo di cedola di competenza di quel determinato periodo di tempo che manca alla remunerazione del prossimo coupon.
Costo variabile. Costo che varia in proporzione alla quantità prodotta.
Coupon. Tagliando o cedola di un annuncio promozionale che il consumatore interessato può compilare per ricevere informazioni, per fare un ordine o per chiedere in prova il prodotto. Lo stesso termine designa anche il buono sconto che dà diritto a un omaggio o a una riduzione di prezzo su un prodotto.
Coupon stripping. L’operazione di coupon stripping consiste nella separazione delle componenti cedolari (stripis) dal valore di rimborso di un titolo (mantello). Con l’emanazione del DM 15.7.1998 sono state disciplinate le operazioni di coupon stripping sui titoli di Stato, premessa indispensabile per la negoziazione in forma separata delle cedole e del mantello dei titoli a tasso fisso. Le operazioni possono essere realizzate in tempo reale attraverso la rete nazionale interbancaria sui titoli depositati nella gestione accentrata (CAT).
Covenants. Per covenant si intende una pattuizione, accessoria a un contratto di finanziamento, colla quale il finanziato assume espliciti impegni, direttamente o indirettamente correlati alla garanzia della restituzione della somma erogata. In particolare, il finanziato si obbliga spesso con tali patti a mantenere una certa composizione del proprio patrimonio, dal punto di vista quantitativo o qualitativo. Il covenant poi è strutturato di solito in modo da attribuire al finanziatore dei poteri informativi, così da consentire di verificare il rispetto degli impegni. Infine, in caso di acclarata violazione delle obbligazioni, il patto in genere attribuisce al creditore poteri di reazione, che vanno dalla semplice esigibilità immediata del debito sino alla nomina di componenti degli organi societari del finanziato.
Covered bond. Obbligazioni garantite da attività destinate, in caso di insolvenza dell’emittente, al prioritario soddisfacimento
dei diritti degli obbligazionisti. Per quanto la loro disciplina vari da paese a paese, questi strumenti si contraddistinguono per il duplice livello di protezione costituito dal portafoglio di attività poste a garanzia e dall’obbligo di rimborso in capo all’emittente. Nell’ordinamento italiano la legge 30 aprile 1999, n. 130, disciplina la fattispecie delle obbligazioni bancarie garantite (art. 7-
bis). Lo schema operativo prevede la cessione da parte di una banca a una società veicolo di attivi di elevata qualità creditizia (crediti ipotecari e verso pubbliche amministrazioni) e l’emissione da parte di una banca, anche diversa dalla cedente, di obbligazioni garantite dalla società veicolo a valere sugli attivi acquistati e costituiti in un patrimonio separato. I profili applicativi della disciplina sono contenuti nel regolamento ministeriale n. 310 del 14 dicembre 2006 e nelle disposizioni di vigilanza della
Banca d’Italia del 15 maggio 2007, attuative del decreto del Ministro dell’economia e delle Finanze del 12 aprile 2007. Una fattispecie diversa è quella dei covered bond emessi da Cassa depositi e prestiti spa (vedi) mediante l’istituzione, in base alla legge a essa applicabile, di un patrimonio separato da quello generale della Cassa e da ogni altro patrimonio della specie.
Covered option. Termine con il quale viene indicata un'opzione call garantita dal sottostante. In questo caso il venditore della opzione ha in portafoglio il sottostante: se la opzione viene esercitata egli è tenuto a consegnare il sottostante a fronte del pagamento di un prezzo pari allo strike price.
Covered warrant. Opzione cartolarizzata, quotata nei mercati borsistici primari, che attribuisce il diritto di comprare o vendere una determinata attività finanziaria ad un determinato prezzo e ad una data stabilita.
Covered warrant (bis). Il covered warrant è uno strumento finanziario che attribuisce al portatore il diritto, ma non l'obbligo, di acquistare (call warrant) o di vendere (put warrant) l'attività finanziaria sottostante, a condizioni prestabilite, entro una certa data (warrant di tipo americano ) o a una certa data (warrant di tipo europeo). L'attività finanziaria sottostante può avere per oggetto tanto azioni, quanto indici, tassi d'interesse o di cambio. I covered warrant, a differenza dei warrant, non prevedono alla scadenza la consegna delle azioni a cui sono legati, ma il pagamento in denaro del differenziale tra il prezzo di mercato effettivamente raggiunto e il prezzo di esercizio del sottostante stabilito al momento dell'emissione del covered.
Covip. La Commissione di vigilanza sui fondi pensione nota ache con l'acronimo Covip, è un ente pubblico cui spetta il compito di regolare il mercato della previdenza complementare. La funzione che è chiamata a svolgere è essenzialmente quella di garantire ed assicurare la trasparenza e la correttezza nella gestione e nell'amministrazione dei fondi pensione e in genere delle forme previdenziali. La Covip, istituita nel 1993 con decreto legislativo n. 124 del 21 aprile, ha iniziato ad operare nella sua attuale configurazione - come persona giuridica di diritto pubblico - agli inizi del 1996. Il Decreto Lgs. n 0252 del 5 dicembre 2005, art. 18, disciplina i compiti della COVIP, contestualmente all'introduzione in Italia della previdenza complementare. La legge attribuisce direttamente alla Covip alcune funzioni specifiche:

  • autorizzazione dei fondi pensione ad esercitare la propria attività;
  • approvazione degli statuti e dei regolamenti delle forme previdenziali complementari;
  • tenuta dell'albo dei fondi pensione autorizzati;
  • vigilanza sulla corretta gestione tecnica, finanziaria, patrimoniale e contabile dei fondi pensione e sull'adeguatezza del loro assetto organizzativo;
  • assicurare il rispetto dei principi di trasparenza nei rapporti tra i fondi pensione ed i propri aderenti;
  • formulare proposte di modifica legislativa in materia di previdenza complementare;
  • predisporre annualmente una relazione sull'attività svolta, e sul mercato della previdenza complementare.

La Covip svolge anche un'attività ispettiva nei confronti degli enti previdenziali sottoposti alla sua vigilanza.
Credit crunch. Con il termine credit crunch (in italiano stretta del credito) si indica un calo significativo (o inasprimento improvviso delle condizioni) dell'offerta di credito al termine di un prolungato periodo espansivo, in grado di accentuare la fase recessiva. Il credit crunch avviene solitamente al termine della fase di espansione, quando le banche centrali alzano i tassi di interesse al fine di raffreddare l'espansione ed evitare il rischio inflazione, spingendo gli istituti di credito ad alzare i propri tassi di interesse e chiudendo l'accesso al credito per chi non può permettersi la spesa. In altri casi, può avvenire che, sull'onda di fallimenti bancari e ritiro della liquidità, le banche applichino una chiusura del credito per evitare esse stesse il fallimento. A seguito della stretta del credito, possono verificarsi fallimenti sia di banche che di imprese e famiglie debitrici. I mancati pagamenti che vengono a crearsi, e gli eventuali fallimenti, si traducono in pignoramenti dei beni ipotecati a garanzia dei crediti, e un aumento delle proprietà in capo alla banche. I crediti in sofferenza espongono gli istituti di credito a un rischio simile di pignoramenti o fallimento. Le proprietà acquisite restano nell'ambito degli istituti di credito, tenendo conto che i principali finanziatori di tali istitui sono eventualmente soggetti che svolgono lo stesso tipo di attività creditizia. Laddove la maggiore iniezione di liquidità proviene da un banca centrale, se questa è controllata dalle stesse banche alle quali presta denaro, il rischio di impresa degli istituti di credito è ridotto anche in caso di forti insolvenze dei loro clienti. In caso di fallimento di un istituto, che nel contempo controlla il suo principale creditore, questo potrebbe non esercitare le garanzie previste dalla legge a sua tutela. Il credit crunch si verificò particolarmente durante la crisi del 1929. Nel 2007 alcuni economisti hanno affermato che la crisi dei mutui subprime potrebbe portare ad un nuovo credit crunch.
Credit default swap. Vedi Cds.
Credit linked notes. Titoli negoziabili che incorporano un contratto derivato su crediti. Il pagamento degli interessi, o degli interessi e del capitale, viene a dipendere dal verificarsi o meno di uno o più eventi definiti credit events riguardanti la solvibilità di un soggetto terzo.
Crediti agevolati. Operazioni eseguite a tasso inferiore a quello di mercato in virtù di provvedimenti legislativi che dispongono un concorso agli interessi.
Crediti chirografari. Nella disciplina del fallimento sono i creditori sprovvisti di cause di prelazione (a esempio, pegno o ipoteca), che partecipano alla distribuzione dell'attivo tutti nella medesima percentuale ed in base all'ammontare del credito esistente al momento della dichiarazione di fallimento.
Crediti correnti. Denaro che deve essere ricevuto a breve scadenza dai clienti. Questo denaro costituisce una parte della liquidità a breve termine dell'impresa utilizzata per effettuare pagamenti più o meno immediati.
Crediti privilegiati. Nella disciplina del fallimento sono i creditori garantiti da privilegi, pegni e ipoteche che hanno diritto di prelazione rispetto agli altri creditori.
Crediti commerciali netti (accounts receivables). Crediti che l'azienda vanta nei confronti dei propri clienti come conseguenza della tradizionale forma di pagamento posticipato. Sono, normalmente, attività correnti.
Crediti in sofferenza (bad debts). Crediti la cui riscossione non è certa, sia per la scadenza che per ammontare. Per ovviare a questi rischi, solitamente le banche si tutelano accantonando a riserva parte del reddito di esercizio, detta per perdite su crediti. Quando un credito diviene inesigibile lo si cancella dalle scritture tramite un'appropriata movimentazione del conto di riserva relativo. Alcune banche sono ricorse alla cartolarizzazione dei crediti in sofferenza con effetti negativi per i mercati borsistici.
Crediti verso clienti. Crediti per cassa concessi ai clienti (imprese non bancarie, Stato, enti pubblici e famiglie) a qualunque titolo, a breve, medio e lungo termine. Sono esclusi i crediti di firma e gli altri impegni, nonché i crediti verso banche. Comprendono i conti correnti (saldi attivi), i mutui, le anticipazioni, i finanziamenti e i pronti contro termine; si riferiscono a crediti verso residenti in Italia e all'estero. Sono compresi sia i crediti in bonis (verso clienti ritenuti solvibili) sia i crediti dubbi costituiti dalle sofferenze (crediti verso soggetti in insolvenza anche se non accertata giudizialmente), dagli incagli (crediti verso soggetti ritenuti in temporanea difficoltà), dai crediti ristrutturati e in corso di ristrutturazione (dove la banca acconsente a modifiche delle condizioni originarie, a esempio mediante riscadenziamento subendo perdite) e dai crediti non garantiti verso Paesi a rischio. I crediti dubbi sono valutati sulla base della quota che gli amministratori ritengono di potere recuperare (quindi corrispondenti ai crediti nominali, depurati dei fondi svalutazione accantonati a titolo specifico). La stima di tale quota varia sia a seconda della maggiore o minore prudenza con la quale viene redatto il bilancio sia dal modello di valutazione eventualmente applicato dalla singola banca. Esiste talvolta un fondo svalutazione crediti generico, stanziato forfetariamente e portato in detrazione dei crediti in bonis a fronte delle partite che inevitabilmente diventeranno problematiche. Tipici i crediti scaduti e non pagati, che la banca non ritiene ancora incagliati.
Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti. Macroclasse A dell'attivo dello stato patrimoniale. Questi crediti riguardano le sottoscrizioni di capitale non ancora versate; per le società di capitale, a fronte di una sottoscrizione, il socio è obbligato a versare solo i tre decimi del capitale, ma si impegna a pagare il saldo a fronte di un "richiamo" della società. La separata indicazione della parte già "richiamata" è un'informazione utile per la chiarezza del bilancio.
Credito al consumo. È un prestito concesso individualmente per il finanziamento di un'impresa commerciale o per spese correnti.
Credito aperto. È un prestito concesso individualmente per il finanziamento di un'impresa commerciale o per spese correnti.
Credito a rischio (o Crediti in sofferenza) . Indica quei crediti la cui riscossione non è certa, sia per scadenza che per ammontare. Per ovviare a questi rischi, solitamente le imprese si tutelano accantonando a riserva parte del reddito di esercizio, detta per perdite su crediti. Quando un credito diviene inesigibile lo si cancella dalle scritture tramite un'appropriata movimentazione del conto di riserva relativo.
Credito commerciale. Tipo di finanziamento a breve termine del capitale circolante di un'impresa. Questo credito viene ottenuto dall'impresa sui fornitori, i quali potranno essere pagati trascorso un periodo di tempo variabile, durante il quale l'impresa utilizzerà il capitale che dovrà essere impiegato per i pagamenti.
Credito/debito da efficienza (CREDe). Differenza tra la spesa pubblica corrente attesa in caso di spreco uniforme e spesa pubblica corrente effettiva. Come tale dipende da due parametri: il tasso di spreco nell'erogazione di servizi (S1) e il tasso di spreco nella concessione di pensioni di invalidità (S2).
Credito/debito da parsimonia (CREDp). Differenza tra la spesa discrezionale attesa in caso di allocazionne solidaristica (proporzionalità alla popolazione) e la spesa discrezionale effettiva.
Credito/debito fiscale (CREDf). Differenza tra gettito effettivo e gettito atteso in caso di evasione uniforme.
Credito/debito totale (di un territorio) (CRED). Scostamento tra le risorse nette (entrate-spese) disponibili in caso di allocazione "giusta" e le risorse nette disponibili effettive. Tale credito (debito) aggregato può essere ricavato come somma di credito fiscale, credfito da efficienza, credito da parsimonia. CRED= CREDf+CREDe+CREDp.
Credito irrevocabile. Concessione di credito priva della possibilità di revoca o di modifica senza il chiaro consenso del beneficiario della stessa.
Credito overnight. Il ‘prezzo’ a cui le banche si fanno credito, a brevissimo termine, e che fa da punto di riferimento dell’intera struttura del costo dei finanziamenti a breve.
Credito stagionale. È la metodologia utilizzata dalla Banca centrale per intervenire in favore di enti soggetti a una forte stagionalità nella necessità di credito. Sono infatti concessioni di credito rese disponibili per una durata di tre mesi a quelle imprese che difficilmente riescono a recuperare fondi sul mercato monetario. Tale metodologia viene utilizzata dalle banche commerciali per finanziare imprese che periodicamente hanno bisogno di fondi o imprese con lunghi cicli di produzione come i cantieri navali.
Credito totale interno. Finanziamenti interni al settore non statale (vedi: Finanziamenti al settore non statale); debito del settore statale sull’interno.
Credito revolving. Viene definito come "Credito rotativo" e identifica il credito concesso da una banca a un suo cliente consistente nella possibilità riconosciuta a quest'ultimo di effettuare nuovi prelievi o nuovi acquisti, proporzionalmente alle somme già restituite.
Creditore chirografaro. Titolare di un credito nei confronti di un soggetto che abbia presentato istanza di fallimento, per il quale non possiede nessuna garanzia. Questo credito potrà essere soddisfatto esclusivamente quando saranno stati rimborsati tutti quei creditori che posseggono, per esempio, delle garanzie reali sui beni dell’insolvente.
Credit Outlook. Vedi Credit Watch.
Credit Watch. Le agenzie di rating solitamente intervengono periodicamente ad aggiornare la valutazione del merito creditizio degli emittenti. In generale gli "stati di allerta" delle agenzie riguardo all'aggiornamento dei rating sono indicati nel modo seguente: Il credit watch. Credit watch: un evento che può implicare una variazione del rating Il rating può apparire in credit watch quando è atteso o si è verificato un evento che richiede informazioni addizionali per giungere ad un rating action. Il credit watch può essere "positove" che indica che il rating può salire, o "negative" che indica che il rating può scendere. Il movimento può essere anche di diversi "notch". Se un credit Watch è "developing" significa che la situazione nuova non è chiara e il movimento potrebbe essere positivo o negativo, in funzione delle nuove informazioni. La revisione del rating verrà effettuata il prima possibile, normalmente entro 90 giorni. (Standard and Poor's). Il credit outlook. Credit outlook: indica il rating al verificarsi dello scenario alternativo In questo caso non è specificato alcun orizzonte temporale entro il quale la revisione di rating verrà effettuata. Gli outlooks hanno un orizzonte temporale più lungo dei credit watch, e incorporano trend o rischi le cui implicazioni per la qualità del credito sono più incerte. Mentre il rating riflette una opinione basata sullo scenario più probabile, l'outlook indica quale direzione il rating potrebbe prendere se non si verificasse. L'outlook può essere "positeve", "negative" o "stable". Esso abbraccia normalmente almeno un biennio. Il rating action. Rating action: comunicazione di variazione del rating. È l'annuncio relativo a una variazione del rating. Può essere un miglioramento (upgrade) o un peggioramento (downgrade); il rating action esprime una esplicita certificazione del rating implicito scontato nel periodo antecedente la migrazione dal mercato.
Crescita dei prezzi. È l’incremento dei prezzi di un mercato azionario nella sua globalità, generalmente misurato riferendosi all’andamento di indici generali come il Dow Jones.
Crescita economica. Procedimento di espansione in termini reali del reddito di un sistema economico.
Crescita trainata dai consumi. Espansione dell'attività economica, determinata dalla componente di domanda costituita dai consumi.
Crescita trainata dai servizi. Espansione dell'attività economica, determinata dal settore dei servizi.
Crescita trainata dalle esportazioni. Espansione dell'attività economica dovuta da un incremento nella esportazioni.
CRIF. Nel caso in cui a seguito di una richiesta di finanziamento presso un istituto bancario o finanziario, doveste aver riscontrare particolari problemi o ritardi o tergiversazioni, il vostro nominativo potrebbe essere stato inserito all'interno degli elenchi cattivi pagatori. L'elenco dei cattivi pagatori è detenuto dalle Centrali Rischi Private che possono essere consultate dagli istituti finanziari per la valutazione creditizia dei propri clienti. La principale di queste è il CRIF di Bologna. La Legge sulla Privacy prevede che ogni cittadino abbia il diritto di sapere se il proprio nome compare o meno negli archivi delle Centrali Rischi, e relativamente a quale operazione. Inoltre, qualora fossero decaduti i presupposti che ne hanno consentito l’inserimento, essi possono legittimamente pretendere la cancellazione dei propri dati.
Crisi alla scadenza. Problema di liquidità che può avere il prenditore alla scadenza di un prestito, cioè nel momento in cui ne deve rimborsare la parte capitale.
Crisi degli anni '30. La grande depressione, detta anche crisi del 1929, grande crisi o crollo di Wall Street, fu una drammatica crisi economica che sconvolse l’economia mondiale alla fine degli anni venti, con gravi ripercussioni durante i primi anni del decennio successivo. La depressione ebbe alla propria origine contraddizioni simili a quelle che avevano portato alla Crisi economica del 1873-1895. L’inizio della grande depressione è associato con la crisi del New York Stock Exchange (borsa di Wall Street) avvenuta il 24 ottobre del 1929 (giovedì nero), a cui fece seguito il definitivo crollo della borsa valori del 29 ottobre (martedì nero). La depressione ebbe effetti devastanti sia nei paesi industrializzati, sia in quelli esportatori di materie prime. Il commercio internazionale diminuì considerevolmente, così come i redditi delle persone fisiche, il gettito fiscale, i prezzi e i profitti. Le maggiori città di tutto il mondo furono duramente colpite, in special modo quelle che basavano la loro economia sull’industria pesante. Il settore edilizio subì un brusco arresto in molti paesi. Le aree agricole e rurali soffrirono considerevolmente in conseguenza di un crollo dei prezzi fra il 40 e il 60%. Le zone minerarie e forestali furono tra le più colpite, a causa della forte diminuzione della domanda e delle ridotte alternative d’impiego.
Crisi del 1873. La crisi ebbe inizio dopo il fallimento della grande banca newyorkese di Jay Cooke la quale diede il via a un'ondata di panico che si diffuse nell'economia americana e poi in tutti gli altri paesi industrializzati. Nel giro di pochi mesi la produzione industriale degli Stati Uniti cadde di un terzo per la mancanza di acquirenti mentre aumentava a dismisura la disoccupazione. Presto la crisi si diffuse anche in Gran Bretagna, Francia e Germania. La crisi si manifestò come una forte eccedenza di offerta sulla domanda; la domanda cioè non era in grado di assorbire l'offerta disponibile sul mercato. Era la prima manifestazione di una crisi economica moderna. Mentre infatti le crisi dell'ancien regime si manifestavano sotto forma di carestie (quindi crisi da sottoproduzione), il nuovo tipo di crisi che il mondo andava sperimentendo era una crisi di sovrapproduzione. L'indice più vistoso della crisi fu la caduta dei prezzi. La crisi può essere spiegata grazie a tre fattori:1. progresso tecnologico 2: aumento del numero di paesi industrializzati 3. imposizione di bassi salari. Ai paesi tradizionalmente industrializzati (Gran Bretagna, Belgio, Francia) si affiancarono nuove potenze con grandi capacità produttive (come Stati Uniti e Germania) e altri paesi a più lenta e tardiva industrializzazione (Italia, Russia, Giappone).La situazione peggiorò ulteriormente allorché si tentò di rispondere alla caduta dei prezzi con ulteriori riduzioni salariali, le quali provocarono nuove cadute dei consumi.
Crisi finanziaria asiatica degli anni '90. La Crisi asiatica fu una crisi finanziaria, a cui seguì una recessione, che interessò alcuni paesi dell'Est asiatico alla fine degli anni Novanta (a partire dal 1997): nata da una serie di speculazioni finanziarie che provocarono una forte svalutazione delle monete, la crisi provocò un ritiro dei capitali da parte degli investitori stranieri e delle banche, il che provocò un forte indebitamento da parte delle imprese e la conseguente recessione. L'inizio della crisi viene datata al 2 luglio 1997, quando la banca centrale della Thailandia, dopo una serie di attacchi speculativi, si rese conto di non poter più sostenere la parità della propria moneta e la lasciò fluttuare. Ciò innescò una crisi finanziaria locale che si trasformò in breve in un problema che investì altri stati: Malesia, Indonesia, Corea del Sud e Taiwan svalutarono le loro monete. Il ritiro dei capitali da parte degli investitori fece crollare i mercati azionari dell'area. La velocità con la quale la crisi si manifestò colse di sorpresa sia investitori che economisti. Le economie di questi paesi mostravano un tasso di crescita del 6-8 % annuo e un avanzo o pareggio di bilancio, non ci si spiegava quindi come ciò fosse accaduto, non essendo dovuto a errori di politica o panico finanziario. Una delle motivazioni cui viene attribuita tale fenomeno risiede nella fragilità del settore bancario e finanziario che, riducendo l'ammontare del credito disponibile per le imprese, accrebbe le probabilità di crisi, mettendo in evidenza come la liberalizzazione finanziaria aumenta la probabilità di una crisi bancaria.
Crisi inglese del 1720. La crisi del 1720 è detta anche bolla della South Sea Company (South Sea Bubble). La South Sea Company viene fondata nel 1711 con il fine di rilevare il debito pubblico inglese, che ammonta a 10 milioni di sterline. La società si accolla il debito pubblico inglese e in cambio riceve un interesse annuo pagato dallo stato e il monopolio dei commerci con le colonie spagnole nel Sud America. Per finanziare l'operazione la società emette, in diverse tranches, proprie azioni. Ogni emissione avviene a prezzi crescenti. L'euforia verso questo e altri collocamenti azionari avvenuti nello stesso periodo spinge verso l'alto il valore delle azioni, arricchendo gli amministratori della società e diversi uomini politici, possessori di azioni e di diritti sulle azioni della società. Ma se, a fronte di un interesse costante pagato dallo stato sul valore nominale del debito e di modestissimi commerci realizzati dalla società, ogni emissione avviene a prezzi sempre più elevati, ogni emissione di azioni si rivela meno conveniente delle precedenti (il rapporto utili/prezzo delle azioni diminuisce all'aumentare del prezzo). Così solo una illimitata e irrazionale fiducia sulle possibilità future di guadagno della società può giustificare la crescita costante dei prezzi delle azioni: si tratta dunque di una bolla speculativa, alimentata dal desiderio irrefrenabile di ottenere guadagni facili, da cospicui interessi degli amministratori e di uomini politici che impediscono qualsiasi regolamentazione delle emissioni. Come ogni bolla speculativa, nel momento in cui la domanda di titoli cessa di essere forte e, in questo caso, cessa di essere stimolata in tutti i modi dai dirigenti dell'impresa interessati a speculare sul prezzo delle azioni, quando scoppia le vittime sono tante. Tra queste anche il celebre scienziato Newton. Lo scoppio della bolla ha effetti dirompenti sull'economia e nel mondo della politica inglese. Dopo i tumulti viene varata una legge, il Bubble Act, che per circa un secolo, fino al 1826 vieta la libera costituzione di società per azioni, subordinandone la nascita all'esplicita concessione della Corona o del Parlamento inglese.
Criteri di convergenza. Requisiti fissati dal trattato di Maastricht per poter accedere all'unione economica e monetaria europea.
Criteri per la redazione del bilancio d'impresa. Nella redazione del bilancio devono essere soddisfatte alcune condizioni, come richiesto dal codice civile, che consentono di ottemperare al principio del quadro fedele (true and fair view). • Il bilancio, nelle sue tre componenti, deve essere redatto con chiarezza, veridicità e correttezza, deve rappresentare la situazione patrimoniale e finanziaria della società e indicare il risultato economico dell'esercizio. • Se le disposizioni di legge non sono sufficienti a dare una rappresentazione veritiera e corretta del bilancio sarà obbligatorio fornire le informazioni necessarie perché il bilancio risulti veritiero e corretto. • Se l'applicazione di una o più disposizioni di legge rende il bilancio non veritiero o non corretto, tali disposizioni non vanno applicate. La nota integrativa dovrà motivare la deroga e dovrà indicare l'influenza che essa ha sul bilancio. Gli eventuali utili derivanti dalla deroga devono essere iscritti in una riserva non distribuibile. • Il bilancio è redatto in unità di euro, senza decimali; la nota integrativa può essere compilata in migliaia di euro. • Nella redazione del bilancio devono essere osservati i princìpi di prudenza, continuità e competenza. La chiarezza della redazione è richiesta espressamente in quanto il bilancio è uno strumento atto a comunicare e ad informare. Essendo destinato a terzi, il bilancio deve essere comprensibile e trasparente, le singole poste devono essere indicate in modo che i potenziali "lettori" possano trarne informazioni fruibili. La veridicità del bilancio è un concetto che non va inteso nel senso dell'oggettività assoluta, spesso di difficile realizzazione, si pensi alle difficoltà nel quantificare esattamente, al 31 dicembre di ciascun esercizio, gli stati di avanzamento lavori, l'entità dei crediti, le scorte. Agli estensori è richiesta un'oggettività basata sulla buona fede e sul rispetto delle norme aziendali. La correttezza è legata alla veridicità e si concretizza nel rispetto delle norme giuridiche e delle regole tecnico - contabili. Per approfondimenti si rimanda al seguente testo. L'articolo 2423 bis del codice civile, stabilisce che nella redazione del bilancio devono essere osservati i seguenti ulteriori  princìpi:

  • La valutazione delle voci deve essere fatta secondo prudenza e nella prospettiva della continuità dell'attività imprenditoriale.
  • Si possono indicare esclusivamente gli utili realizzati alla data di chiusura dell'esercizio.
  • Si deve tener conto dei proventi e degli oneri di competenza dell'esercizio, indipendentemente dalla data dell'incasso o del pagamento.
  • Si deve tener conto dei rischi e delle perdite di competenza dell'esercizio, anche se conosciuti dopo la chiusura di questo.
  • Gli elementi eterogenei ricompresi nelle singole voci devono essere valutati separatamente.
  • I criteri di valutazione non possono essere modificati da un esercizio all'altro.
  • Deroghe al principio enunciato al comma precedente sono consentite in casi eccezionali. La nota integrativa deve motivare la deroga e indicarne l'influenza sulla rappresentazione della situazione patrimoniale e finanziaria e del risultato economico.

Criterio di cassa. Pratica contabile che evidenzia i costi e i ricavi di competenze dell'esercizio unicamente sulla base della reale movimentazione di fondi. In base a questa pratica, l'acquisto di un'immobilizzazione tecnica, che può essere usata per più esercizi, viene totalmente assorbito dall'esercizio in corso, dove è stato effettuato il pagamento.
CRO. Il Coefficiente di Remunerazione Ordinaria è un tasso di rendimento fissato dal Governo italiano sulla cui base viene calcolato la parte di reddito da sottoporre a tassazione agevolata secondo il sistema di Dual Income Tax.
Cross default. Alla lettera insolvenza incrociata è una clausola esistente nei contratti di finanziamento che prevede, nel caso in cui sia dichiarata l'insolvenza per una obbligazione, lo stato di insolvenza di tutti i rapporti posti in essere dall'intero gruppo. In questo modo si attenua il formalismo degli ordinamenti giuridici che prevedono una limitazione di responsabilità. Tale concetto si estende anche alle joint venture. L'espressione cross default divenne comune sui media italiani quando la Cirio nel 2002 non onorò una rata del suo debito. Sulla base della clausola del cross default furono dichiarate in insolvenza tutte le obbligazioni assunte dalle varie società dell'intero Gruppo Cirio. Lo stesso avvenne poi per Parmalat. (Vedi default)
Crowding out. Il crowding out (dall’inglese "sfollare") é l’effetto della domanda pubblica di natura autonoma in un sistema economico operante in regime di piena utilizzazione delle proprie risorse. Il soddisfacimento di tale domanda pubblica, implicherà un riduzione marginale (o totale) del soddisfacimento della domanda privata. In molti libri di testo accademici è definito anche come "effetto spiazzamento".

  • aumento tasse: riduzione delle disponibilità per i privati
  • emissione debito pubblico: riduzione finanza per privati ed innalzamento dei costi di indebitamento
  • acquisto di beni da parte della PA in libero mercato

Il termine crowding out é legato alla discussione tra monetaristi e keynesiani, e si centra sulla diversa rilevanza attribuita alla eventuale situazione di sottoutilizzazione della capacità produttiva del sistema in oggetto.
CSD. Un CSD (Central Securities Depository) è un'istituzione finanziaria che, dietro pagamento di una commissione, effettua tutte le operazioni collegate al deposito di titoli che appartengono a un determinato soggetto partecipante. Monte Titoli svolge, in Italia, le funzioni di depositario centrale di strumenti finanziari nonché di gestore dei servizi di liquidazione e regolamento delle operazioni in titoli. Qualsiasi tipo di strumento finanziario, italiano o estero, rappresentato da titoli può essere accentrato presso il CSD e regolato a mezzo di scritture contabili senza alcuna movimentazione fisica dei titoli (poiché la quasi totalità dei titoli accentrati è gestita in forma dematerializzata). Ai servizi offerti dal CSD possono accedere operatori italiani o esteri, in qualità di partecipanti diretti (ossia che accedono direttamente al sistema per conto proprio o per conto di un terzo committente) o indiretti (ossia che possono accedere al sistema solo per il tramite di una altro aderente diretto). La modalità di accesso remoto è utilizzata da un soggetto estero (sia esso un intermediario o un sistema) per accedere al sistema in qualità di partecipante diretto.
Cto. Ctz. (Vedi: Certificati del Tesoro).
Cuius commoda, eius et incommoda. Alla lettera chi trae vantaggio da una situazione, deve sopportarne anche i pesi è una espressione latina che indica il principio che gli oneri devono essere a carico di chi gode dei benefici di un bene. Applicazioni di questo principio si trovano, ad esempio, nel diritto italiano, nell'articolo 2049 che attribuisce ai padroni e ai committenti la responsabilità per i danni arrecati dal fatto illecito dei commessi nell'esercizio delle incombenze a cui sono adibiti. Secondo questo stesso principio la responsabilità di chi non trae un corrispettivo dalla propria attività è particolarmente attenuata. Proprio perché non ha goduto i commoda, all'ordinamento giuridico non pare equo far pesare gli incommoda quando sono palesemente sproporzionati. Si veda il caso del deposito, dove in base al capoverso dell'articolo 1768 c.c. se il deposito è gratuito, la responsabilità è valutata con minor rigore. Analogamente il mandatario (il cui rapporto si presume oneroso ex art 1709) è tenuto a eseguire il mandato con la diligenza del buon padre di famiglia, ma se il mandato è gratuito, la responsabilità per colpa è valutata con minor rigore. Se coesiste, invece un soggetto che ha goduto i commoda, sicuramente nei suoi esclusivi confronti la responsabilità verrà valutata secondo i criteri ordinari e non secondo quelli attenuati
Cumulative VAMI. VAMI=Value Added Monthly Index Valore cumulato dell'investimento iniziale (pari a $ 1000). E' lo standard per valutare la performance degli investment o fund managers. Indica il valore che un gestore ha aggiunto all'investimento attraverso un indice cumulativo al lordo di dividendi/cedole o di interessi che esclude tasse e commissioni. E' utile per fare comparazioni.
Cuneo. In analisi tecnica è una formazione grafica data dall'intersezione di linee, in prossimità della quale si prevede un'impennata o un crollo delle quotazioni.
Curatore fallimentare. Per quanto concerne il curatore, consapevole dell’accrescimento delle sue responsabilità (si veda, in proposito, il nuovo art. 38 l.fall), il riformatore ha affiancato alle preesistenti incompatibilità connesse a rapporti con il fallito, alcuni specifici requisiti che attestino la professionalità e le capacità del soggetto da nominare, tanto che è riservato al tribunale, nel provvedimento di nomina, il compito di indicare le specifiche caratteristiche e attitudini del curatore scelto. In merito ai poteri del curatore che, per quanto attiene all'esercizio delle sue funzioni, è pubblico ufficiale, a costui è affidata l'amministrazione del patrimonio fallimentare e il compito di porre in essere tutte le operazioni della procedura di propria competenza, ferme restando le funzioni di vigilanza del giudice delegato e del comitato dei creditori. Il curatore non può stare in giudizio senza l'autorizzazione del giudice delegato (salvo i casi indicati nell’art. 31 l.fall.) ed esercita personalmente le funzioni del proprio ufficio, anche se il giudice delegato può autorizzarlo a conferire delega a terzi, in relazione a singole operazioni. Per quanto riguarda gli atti di straordinaria amministrazione, ai sensi dell’art. 35 l.fall., il curatore necessita dell’autorizzazione del comitato dei creditori, che si pronuncerà, prevalentemente, sul merito delle scelte che intende compiere. Compito specifico del curatore, poi, è quello di presentare al giudice delegato, entro sessanta giorni dalla dichiarazione di fallimento, una relazione particolareggiata sulle cause e circostanze del fallimento, sulla diligenza spiegata dal fallito nell'esercizio dell'impresa, sulla responsabilità del fallito o di altri e su quanto può interessare anche ai fini dell'istruttoria penale (per approfondimenti sul contenuto di tale relazione, si veda il nuovo testo dell’art. 33 l.fall.). Oltre alle varie attività indicate dalla legge, altro documento fondamentale che spetta al curatore compilare è il c.d. “programma di liquidazione”, di cui all’art. 104ter l.fall.
Current ratio. Il current ratioo indice di disponibilità è il rapporto tra attività correnti e passività correnti, valori ricavabili dal bilancio riclassificato secondo i princìpi della liquidità - esigibilità (vedi stato patrimoniale riclassificato); l'indice può essere, quindi, espresso come:

Liquidità immediata + Liquidità differita + Rimanenze
Passività correnti

In genere i testi anglosassoni sostengono che valori dell'indice prossimi a 2 denotano una buona situazione di liquidità. La pratica insegna, peraltro, che valori tra 1 e 2 possono essere considerati soddisfacenti e che il grado di soddisfazione dipende, sia dal settore in cui opera l'impresa, che dai valori storici. È necessaria una notevole professionalità nell'interpretare questo, come ogni altro indice, in un'impresa; esiste infatti un'ampia gamma di condizioni, nei diversi settori merceologici, che escludono la possibilità di creare dei modelli rigidi. Alcune imprese operano ottimamente con indici di liquidità che sarebbero sintomo di crisi per altre.
Ad esempio, alcune aziende devono mantenere alti i livelli delle scorte e hanno cicli di produzione molto lunghi, mentre altre non hanno scorte e, per di più, ricevono più credito di quanto ne concedano. Un singolo indice isolato dice poco; è necessario invece adottare una metodologia che consenta utili confronti. La metodologia può prevedere l'utilizzo di più fonti, come, ad esempio, dati e tendenze storiche, bilanci di concorrenti, dati pubblicati su riviste specializzate. Giova notare che il current ratiosi basa anche sulla componente meno liquida delle attività correnti, cioè il magazzino o quanto meno quelle scorte permanenti che potrebbero essere considerate immobilizzazioni cautelative.
Curva BP. La curva BP, in economia e finanza, è il luogo geometrico dei punti nei quali il tasso d'interesse (r) e il livello del reddito (Y) portano in equilibrio la bilancia dei pagamenti.

Curva BP
La curva ha (in caso di mobilità dei capitali imperfetta) un andamento crescente. Per spiegare questo andamento si può fare riferimento al grafico. Quando il reddito aumenta (ceteris paribus), l'equilibrio si sposta del punto E al punto P. In questo caso ci troviamo in un punto in cui la bilancia dei pagamenti è in passivo, in quanto sono aumentate le importazioni e, nel punto P, non sono compensate da un adeguato ingresso di capitali. Per far sì che questi capitali entrino nel paese in questione, bisognerà attirarli con prospettive di rendimento migliori e, cioè, con rialzi del tasso d'interesse. L'ingresso di capitali (con un peggioramento delle passività finanziarie nette sull'estero) ci porta nella posizione E', che è una posizione di equilibrio. Nel caso in cui il reddito diminuisce (sempre ceteris paribus), l'equilibrio si sposta nel punto A, cioè in un punto in cui vi è un attivo della bilancia dei pagamenti. Visto il surplus commerciale è possibile avere un equilibrio della bilancia dei pagamenti con un tasso di interesse minore (che comporta minori oneri finanziari per gli indebitati). Questo porterà la situazione in equilibrio nel punto E''.
Curva dei rendimenti. Visualizzazione grafica del rendimento dei titoli obbligazionari con scadenze variabili nel tempo. La curva viene tracciata collocando la durata residua del titolo nell'asse orizzontale e la percentuale di rendimento in quella verticale. Una curva che presenta i rendimenti a lungo termine maggiori rispetto a quelli a breve viene detta positiva, mentre quella in cui i rendimenti a breve sono superiori a quelli a lungo termine viene definita invertita o negativa.
Curva dei rendimenti invertita. Funzione rappresentativa di una situazione di mercato in cui i rendimenti sono elevati in relazione agli strumenti a breve termine e ridotti relativamente a quelli a lungo termine.
Curva dei rendimenti negativa. (Vedi Curva dei rendimenti invertita).
Curva dei rendimenti positiva. Funzione rappresentativa delle scadenze dei tassi di interesse in cui i rendimenti di mercato appaiono ridotti per gli strumenti a breve termine ed elevati per quelli a lungo termine.
Curva di domanda. La curva di domanda indica la relazione che esiste fra la quantità di un dato bene ed il suo prezzo.Identifica, per ogni livello del prezzo (misurato sull'asse delle ordiante), qual'è la quantità (misurata sull'asse delle ascisse) che i consumatori sono disposti ad acquistare. La quantità domandata è funzione del prezzo, e si scrive, D = f(p). Questa è una funzione in genere decrescente : la quantità domandata aumenta se il prezzo diminuisce. La curva di domanda quindi mette in luce la relazione decrescente tra la quantità domandata D e il suo prezzo p. Ma la quantità domandata dipende anche da:

  • Reddito disponibile: generalmente quando aumenta il reddito a disposizione aumenta anche la domanda del bene considerato, se il suo prezzo si mantiene stabile; l’eccezione riguarda i beni "inferiori"
  • Prezzi degli altri beni: generalmente il la domanda di un bene (burro) cala quando il prezzo di un bene sostituibile (margarina) diminuisce, anche se il prezzo del primo bene resta immutato; inoltre la domanda di un bene (zucchero) aumenterà quando il prezzo di un bene complementare (caffè) diminuisce
  • Variazione dei gusti e delle preferenze: ovviamente un prezzo che diviene "di moda" vedrà aumentare la sua domanda anche se il prezzo resta invariato.

Se una di queste condizioni varia, la curva di domanda si sposta:

  • un aumento di domanda in corrispondenza di ciascun livello di prezzo implica che la curva di domanda si sposta verso destra;
  • una diminuzione della domanda in corrispondenza di ciascun livello di prezzo comporta un o spostamento della curva verso sinistra.

Curva di Laffer. Vedi sotto il grafico. La curva di Laffer è una curva a campana che mette in relazione l'aliquota di imposta (asse delle ascisse) con le entrate fiscali (asse delle ordinate) che l'economista dell'università della South California (USA) impiegò per convincere l'allora candidato repubblicano alle presidenziali del 1980, Ronald Reagan, a diminuire le imposte dirette. Secondo Laffer esisteva un'aliquota, corrispondente all'ascissa del punto più alto della curva a campana, oltre la quale un aumento delle imposte avrebbe disincentivato l'attività economica e quindi ridotto il gettito. Oltrepassata l’aliquota ottimale il gettito fiscale tende a diminuire per tre fenomeni: evasione, elusione, sottrazione.

Curva di laffer

L’evasione consiste nel dichiarare un imponibile minore rispetto a quello reale con lo scopo di pagare meno imposte. L’elusione consiste nel “truccare” la natura dell’operazione con lo scopo di beneficiare di minori imposte. A differenza dell’evasione l’elusione non si presenta come illegale; essa infatti formalmente rispetta le leggi vigenti, ma le aggira nel loro aspetto sostanziale frustrando il motivo per il quale sono state approvate. A esempio, se le imposte sulla vendita di un immobile sono del 35% e quelle sulla vendita di azioni del 20%, il possessore dell'immobile può conferirlo in una società per azioni al solo scopo di vendere poi le azioni della società proprietaria dell'immobile con fortissimo risparmio fiscale. La sottrazione consiste nel sottrarre l’imponibile dalla tassazione eliminandolo o spostandolo. È l'effetto di cui gli economisti della supply side economics (cioè politica dell’offerta) più si preoccupavano. L’offerta è composta dalla produzione delle imprese, il reddito derivante dall’allocazione di tale produzione è soggetto a imposta. Per sottrarre l’imponibile è necessario non produrre più questo reddito, o produrlo altrove. In entrambe i casi l’effetto è un calo della produzione globale e cioè della crescita del paese in questione. Alcuni fiscalisti, in base a questa curva, propongono il ritorno ad un sistema di tassazione ad aliquota unica (flat-tax), pari al valore ottimo che massimizza il gettito fiscale. Il problema, però, è duplice: 1. La flat-tax, tutti pagano lo stesso, appare ingiusta, in quanto obbliga i meno abbienti a pagare quanto i ricchi. 2. Calcolare a priori quale sia l'optimum per un dato sistema fiscale richiede una conoscenza troppo dettagliata delle psicologie individuali, ossia quanto ognuno ritiene "giusto" pagare, e non è detto che un sistema a più aliquote sia più valido di uno ad aliquota unica. Gli USA, nel 1980, si trovavano, secondo Laffer e secondo gli economisti della supply side economics, a destra di tale punto. Ragion per cui una riduzione delle aliquote avrebbe prodotto un aumento dell'attività economica e quindi delle entrate fiscali. Mancava tuttavia una qualsiasi evidenza empirica di tale tesi. Quando il presidente USA Ronald Reagan ridusse le imposte, coerentemente con le previsioni, le entrate fiscali diminuirono in rapporto al Pil, e avendo contemporaneamente aumentato spropositatamente la spesa pubblica, esplose il deficit pubblico degli Stati Uniti. La colpa del deficit, dunque fu sia della Curva di Laffer, che non ha funzionato, ma anche della cattiva amministrazione usa.
Curva di Phillips. L'economista neozelandese Alban William Phillips, nel suo contributo del 1958 The relationship between unemployment and the rate of change of money wages in the UK 1861-1957 (La relazione tra disoccupazione e il tasso di variazione dei salari monetari nel Regno Unito 1861-1957), pubblicato su Economica, osservò una relazione inversa tra le variazioni dei salari monetari e il livello di disoccupazione nell'economia britannica nel periodo preso in esame. Analoghe relazioni vennero presto osservate in altri paesi e, nel 1960, Paul Samuelson e Robert Solow, a partire dal lavoro di Phillips, proposero una esplicita relazione tra inflazione e disoccupazione: allorché l'inflazione era elevata, la disoccupazione era modesta, e viceversa. L'economista statunitense Irving Fisher, già negli anni '20 aveva proposto una relazione simile a quella descritta dalla Curva. Tuttavia, la versione originariamente proposta da Phillips descriveva il comportamento dei salari monetari, comunque strettamente connessi all'inflazione. A motivo di ciò, secondo alcuni, la curva di Phillips dovrebbe essere più propriamente chiamata curva di Fisher. Negli anni immediatamente successivi al contributo del 1958 di Phillips, diversi economisti nei paesi maggiormente industrializzati furono convinti del fatto che i risultati di Phillips indicassero una relazione stabile, permanente, tra inflazione e disoccupazione. Un'implicazione di questa conclusione per la politica economica sarebbe stata che i governi avrebbero potuto controllare inflazione e disoccupazione, tramite una politica Keynesiana, dovendo semplicemente risolvere un problema di trade-off tra i due obiettivi della politica economica, scegliendo un punto sulla curva di Phillips dove posizionare il sistema economico. Vedi figura.

Curva di Phillips

Tuttavia nel 1970, molti Paesi sperimentarono elevati livelli di inflazione e disoccupazione; fenomeni noti con il termine di stagflazione. Le teorie basate sulla curva di Phillips non erano quindi in grado di giustificare tale osservazione, e la curva di Phillips divenne oggetto di attacchi da parte di un gruppo di economisti, capeggiato da Milton Friedman, secondo i quali l'evidente fallimento delle politiche basate sulla curva richiedesse il ritorno a politiche economiche non interventiste, di libero mercato. E per questo l'idea che sussistesse una relazione semplice, prevedibile e persistente tra inflazione e disoccupazione fu abbandonata da gran parte dei macroeconomisti.
Custodia titoli. Nuovo tipo di servizio con il quale la banca si impegna a custodire quote dei fondi comuni mobiliari di proprietà dei propri clienti.





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