Glossario economico e finanziario.


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In questo glossario i termini che fanno riferimento alla gestione finanziaria e amministrativa dell'impresa sono trattati con un buon approfondimento; per un'analisi ulteriormente approfondita si rimanda al successo editoriale
Come preparare e leggere un bilancio.

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A


AAA (Tripla A). Giudizio massimo o rating assegnato alle obbligazioni, generalmente emesse da enti pubblici, per premiare la miglior qualità di credito. Lo stesso criterio è utilizzato per valutare il grado di rischio di un Paese o di un'impresa o di un'attività finanziaria.
Abbandonare il premio. Scioglimento di un contratto di acquisto o vendita di titoli a premio call o put da parte di un investitore.
Abbondanza (in economia) Con il termine abbondanza si indicava dal medioevo e poi nell'età moderna italiana la quantità di derrate alimentari (più specificamente di cereali e biade - infatti con tale termine si indicava anche il magazzino), necessaria ad una città o a uno stato. Al controllo di tale pratica vi era la magistratura (ufficiali o signori dell'abbondanza): questa supervisionava la quantità di viveri presenti nel magazzino e aveva facoltà nel fissare il prezzo del pane, disciplinando così il mercato e limitando conseguentemente la speculazione.
Abcp (Asset backed commercial paper). La ‘carta commerciale', o commercial paper, è una fonte di finanziamento a breve termine per le imprese. Si tratta di una specie di "cambiale" che le imprese emettono e che sono sottoscritte da banche, fondi o privati. Gli istituti finanziari si trovano così ad avere nei loro portafogli molta carta commerciale con diverse scadenze. Anche se queste commercial paper si rigirano in continuazione (vengono a scadenze e se ne comprano altre di nuova emissione) c'è una "giacenza media" che siede fra le attività dell'istituto finanziario. Questa attività può essere ‘cartolarizzata', cioè a dire l'istituto finanziario può emettere delle obbligazioni (da far sottoscrivere da altre società finanziarie o da privati) che hanno a garanzia la carta commerciale in portafoglio dell'istituto. Così la liquidità immobilizzata nella carta commerciale viene resa di nuovo disponibile per altri impieghi.
ABI. Associazione bancaria italiana. E' l'associazione che, dal 1919, raggruppa tutti gli operatori bancari e finanziari italiani.
Abs (Asset backed securities). I prestiti erogati dalle banche sono un'attività che giace immobbile nel bilancio della banca in attesa della scadenza. Ma se la banca non vuole aspettare può prendere queste attività, impacchettarle in obbligazioni (Abs - Obbligazioni garantite da attività) e venderle a fondi o a privati. Così la banca rientra del capitale prestato e può espandere la propria attività. I pretiti che maggiormente si prestano all'emissione di Abs sono i mutui immobiliari, i crediti per l'acquisto di autovetture e i crediti connessi all'uso delle carte di credito.
Abuso di informazioni privilegiate. Reato compiuto da un soggetto che, essendo in possesso di informazioni privilegiate, acquista, vende o compie operazioni (per conto proprio o di terzi) su strumenti finanziari avvalendosi di quelle stesse informazioni, oppure comunica a terzi tali informazioni, ovvero fornisce consigli sulla base di esse. Un soggetto (insider) può entrare in possesso di informazioni privilegiate grazie al fatto che partecipa al capitale di una società, è membro di organi di amministrazione, direzione o controllo, oppure esercita una funzione (anche pubblica), una professione oppure un particolare ufficio. Per informazione privilegiata (detta anche price sensitive) si intende un'informazione specifica di contenuto determinato, di cui il pubblico non dispone, concernente strumenti finanziari o emittenti di strumenti finanziari, che, se resa pubblica, sarebbe idonea a influenzarne sensibilmente il prezzo. L'abuso di informazioni privilegiate costituisce un reato nell'ordinamento italiano (ed anche europeo); esso è disciplinato nel Decreto legislativo n° 58 del 24 febbraio 1998 (Testo Unico dell'Intermediazione Finanziaria) e nella successiva legge n° 62 del 2005 (che dispone il recepimento della normativa europea sugli abusi di mercato, la direttiva 2003/6/CE). Tale disciplina afferma che è punito con la reclusione da 3 a 8 anni e con una multa variabile da 200.000€ a 3.000.000€, chiunque utilizzi a proprio vantaggio (e a danno del mercato) tali informazioni e chiunque compia le medesime operazioni dopo aver ottenuto, direttamente o indirettamente, tali informazioni da un altro soggetto.
Abuso di posizione dominante. La posizione dominante è la condizione in cui si possono venire a trovare una o più imprese che controllino un mercato specifico. Per avere una posizione dominante non serve arrivare alla totale assenza di concorrenza: è sufficiente che un gruppo di imprese, per esempio, possano fissare i prezzi di quel mercato specifico, a loro piacimento, per avere ben più di un indizio che si stia verificando un abuso di posizione dominante.
Abuso di potere. Secondo la prevalente giurisprudenza tale circostanza, che determina l'annullabilità delle delibere assembleari, si verifica quando le delibere stesse risultano fraudolentemente preordinate dai soci di maggioranza per il perseguimento di scopi diversi da quelli societari o per ledere gli interressi degli altri soci (a esempio, delibera che stabilisce un compenso eccessivo all'amministratore rispetto alle mansioni da questi effettivamente svolte).
Accantonamento (Provision). Posta passiva del bilancio destinata a coprire perdite o oneri certi e specifici, allorché indeterminati quanto all'ammontare o al tempo.
Accantonamento per rischi e oneri. Gli accantonamenti per rischi e oneri rappresentano una posta passiva iscritta a bilancio in un fondo costituito, secondo il noto principio di prudenza, al fine di coprire perdite, oneri o debiti di natura determinata, ma indeterminati per quanto riguarda l'ammonatre o la data di sopravvivenza.
Accantonamento utile. In genere, destinazione dell'utile dell'esercizio dell'impresa alle riserve del patrimonio netto. Le riserve possono essere obbligatorie (a esempio, la riserva legale o facoltative (a esempio, la riserva statutaria).
Accelerazione degli utili. Indica l'aumento di valore degli utili nel corso del tempo relativo ad ogni azione. Ha come conseguenza l'aumento di prezzo del titolo.
Accentramento. La gestione accentrata dei titoli di massa (ossia degli strumenti finanziari diffusi presso un numero elevato di soggetti) nasce per risolvere le problematiche connesse alle modalità di circolazione e trasferimento degli stessi sostituendo il trasferimento di proprietà mednte vera e propria consegna del certificato con un mero giro contabile. Per rendere possibile tale operazione il legislatore ha disposto l'accentramento di tutti i titoli presso un unico soggetto in grado di amministrarli e di operare le scritture contabili e le apposite registrazioni in accredito (per gli acquirenti) e in addebito (per i venditori) dei titoli, senza per questo acquisire la proprietà dei titoli. La legge n° 289 del 1986 attribuiva a Monte titoli S.p.A. l’esclusività della gestione centralizzata dei titoli di massa; in seguito tale normativa è stata sostituita dal Testo Unico della Finanza (D.Lgs. 58/1998) che stabilisce che la gestione accentrata degli strumenti finanziari è una attività di impresa riservata a società per azioni, anche anche senza fini di lucro, che abbiano come oggetto esclusivo tale attività ed operanti in regime di concorrenza. Secondo quanto previsto dal TUF, la CONSOB, d'intesa con la Banca d'Italia, ha stabilito che le categorie di strumenti ammessi al sistema della gestione accentrata sono: le azioni e gli altri titoli rappresentativi del capitale di rischio negoziabili sul mercato dei capitali; le obbligazioni e gli altri titoli di debito negoziabili sul mercato dei capitali; i titoli normalmente negoziati sul mercato monetario; qualsiasi altro titolo normalmente negoziato che permette di acquisire gli strumenti precedentemente indicati e i titoli di Stato. La gestione accentrata consente la riduzione dei cicli di liquidazione e regolamento e il miglioramento della loro sicurezza.
Accettazioni bancarie. Cambiali tratte spiccate dal cliente di una banca, la quale, nell’apporre la sua firma sul titolo per accettazione, diventa l’obbligato principale. Le accettazioni così rilasciate fanno parte dei crediti di firma.
Accertamento di imposta. Insieme delle disposizioni che fissano le attività e le modalità attraverso le quali l'amministrazione finanziaria procede all'accertamento delle imposte dovute da tutti i contribuenti. Rientrano in tale ambito tutto quanto connesso in ordine agli obblighi di presentazione delle dichiarazioni, di tenuta della contabilità, o di effettuazione delle ritenute, nonchè le successive attività di verifica quali, a titolo esemplificativo, la liquidazione e il controllo delle dichiarazioni o l'effettuazione di ispezioni e verifiche presso i contribuenti. Accertamento con adesione. " Istituto mediante il quale i contribuenti possono attivare una sorta di accordo con gli uffici finanziari al fine di definire una o più determinate violazioni o controversie. Tale procedura, che può essere applicata alla maggior parte delle imposte (IRPEF, IRPEG, IRAP, IVA, imposte sulle successioni e donazioni, di registro, ipotecaria e catastale, INVIM), permette di usufruire della riduzione, a un quarto, delle sanzioni altrimenti applicabili.
Accesso remoto (Remote access). Possibilità offerta a un operatore di accedere direttamente a un sistema di pagamento situato in una località diversa da quella in cui l'operatore stesso è fisicamente presente.
Accettazione bancaria. L'accettazione bancaria rappresenta una cambiale-tratta con la quale un soggetto (solitamente un'impresa) detto traente ordina ad una banca, detta trattaria, di pagare per suo conto una determinata somma, a una scadenza prestabilita (in genere il pagamento viene effettuato a favore di un venditore di beni). La banca, a sua volta, sulla base di un accordo preliminare con il traente, appone la propria firma sul titolo per accettazione assumendo così il ruolo di obbligato principale. In tal modo questo effetto (ossia l'accettazione bancaria) diventa uno strumento negoziabile sul mercato. Le imprese utilizzano solitamente tale strumento in sostituzione di altre forme di finanziamento, oppure per soddisfare temporanee esigenze di copertura dei propri fabbisogni finanziari. La maggior parte delle accettazioni bancarie nasce a seguito di operazioni internazionali ove è presente una lettera di credito (tratta) il cui scopo è quello di finanziare la negoziazione di beni non ancora trasportati da un esportatore estero (venditore) ad un importatore nazionale (acquirente). In questo modo l'esportatore può beneficiare della garanzia di una banca. Ciò avviene proprio perchè la banca assicura la transazione internazionale ponendo il proprio timbro (di accettazione) sulla tratta scritta contro la lettera di credito. Da parte sua, l'esportatore estero potrà decidere di mantenere l'accettazione bancaria fino alla data indicata sulla lettera di credito, oppure potrà decidere di venderla prima (a sconto) ad una banca. Le accettazioni bancarie, in genere, hanno una scadenza che varia tra i 30, 60 e 90 giorni e rappresentano un mezzo di raccolta di fondi a breve termine, ossia sono strumenti di Mercato Monetario. Vengono anche denominate "operazioni di credito documentario" poichè il pagamento avviene contro la presentazione di un documento (ad esempio quello che dimostra l’imbarco, la spedizione o la resa della merce, documenti di carico, polizze di carico marittime, documenti assicurativi, fatture commerciali, fatture consolari, certificati d’origine, certificati di peso o di qualità).
Accettazione di consegna. L’atto di accettare un bene acquistato da parte del compratore. Nel campo degli strumenti derivati avviene quando una posizione in acquisto di future o option non viene chiusa prima della scadenza tramite un’operazione opposta, ma rimane in essere fino alla scadenza della durata dello strumento. In questo modo l’operatore prende possesso, nella quantità stabilita, del bene fisico sottostante il contratto.
Accise. Sono dette anche imposte di fabbricazione e consumo, e sono l'insieme delle imposte indirette che gravano su determinati prodotti. Per i prodotti sottoposti ad accisa l'imposta è dovuta al momento della fabbricazione o dell'importazione, o al momento dell'immissione al consumo. Le principali imposte sono le seguenti: imposta di fabbricazione sugli spiriti e sulla birra, imposta di fabbricazione sugli olii minerali, imposta di consumo sull'energia elettrica, imposta di consumo sul gas metano, imposta di consumo sugli olii lubrificanti e sui bitumi. L'armonizzazione delle accise è stato un elemento indispensabile alla corretta instaurazione del mercato unico europeo. D'altra parte, il gettito legato alle accise è fondamentale per la fiscalità interna dei singoli Stati membri, in quanto costituisce una parte cospicua delle entrate nel bilancio di ogni Paese. Pertanto, da una parte è stato necessario disciplinare il settore con norme europee applicabili su tutto il territorio dell'Unione, dall'altra è stato lasciato ampio spazio alla sussidiarietà di ogni Stato membro, dal momento che le accise concorrono tradizionalmente alla formulazione di scelte politiche, non solamente in campo tributario, ma anche nei settori industriali, energetico, sanitario, sociale, dei trasporti e dell'agricoltura. Il grande impatto di questo tipo di fiscalità si rileva considerando che essa colpisce prodotti tipici dell'agricoltura e degli usi alimentari di ogni Paese e prodotti cosiddetti energetici, impiegati nella produzione di beni e servizi di larghissimo consumo quali l'energia elettrica, il gas o i trasporti. Date le caratteristiche territoriali molto diverse che contraddistinguono i Paesi membri, non è stato possibile giungere ad un'armonizzazione completa, ossia colpire gli stessi prodotti con le stesse aliquote in tutto il territorio dell'Unione Europea, però si è proceduto ad armonizzare le strutture dei tributi nell'ambito di un regime generale valido in ogni Stato membro. In particolare, il regime impositivo europeo prevede:
  • il momento generativo dell'obbligazione tributaria all'atto della fabbricazione dei prodotti nel territorio dell'UE o all'importazione;
  • il perfezionamento dell'esigibilità del tributo all'atto dell'immissione in consumo dei prodotti, con l'uscita dalla fabbrica o con l'importazione definitiva;
  • la possibilità di detenere o di trasferire le merci in regime sospensivo;
  • vincoli di fabbricazione, di deposito e di circolazione per le merci ad imposta sospesa;
  • un sistema di garanzia per la fabbricazione, la trasformazione e la detenzione delle merci in sospensione d'accisa, secondo le previsioni di ogni Stato membro;
  • un sistema di garanzia obbligatorio per la circolazione in regime sospensivo;
  • la possibilità, per le merci già immesse in consumo in uno Stato membro, di ottenere il rimborso dell'imposta assolta se le stesse merci sono trasferite in un altro Stato membro dove pagano l'accisa ivi vigente;
  • i casi in cui si possono ammettere i prodotti ad agevolazione d'imposta, sotto l'osservanza di determinate modalità.
La disciplina europea ha introdotto l'istituto del deposito fiscale e alcune figure di soggetti passivi, quali il depositario autorizzato, l'operatore registrato, l'operatore non registrato e il rappresentante fiscale. Pertanto, i principi del regime impositivo, unitamente alle figure di soggetti passivi, riconosciuti in tutto il territorio comunitario, concorrono a quell'armonizzazione della struttura fiscale delle accise che unificano le modalità di gestione e di controllo delle operazioni rilevanti ai fini della tassazione. In questo modo, è stata assicurata la libera circolazione delle merci nel territorio della Comunità, salvaguardando gli interessi dei singoli Stati. A esempio, l'aliquota di accisa zero sul vino non penalizza i produttori di quei Paesi dove è forte la produzione vitivinicola. Al tempo stesso, però, il regime di deposito fiscale garantisce gli interessi di altri Paesi in cui l'imposta è più o meno alta: lo speditore italiano che opera in regime di deposito fiscale è tenuto a garantire il carico di imposta gravante nel Paese di destinazione. La prestazione di un'apposita garanzia, infatti, consente al depositario italiano di emettere il DAA (Documento Amministrativo di Accompagnamento), riconosciuto in tutta la Comunità, la cui funzione è quella di trasferire, insieme alla merce, anche l'obbligazione tributaria tra operatori economici comunitari. L'armonizzazione dei testi normativi in materia di accise dei 25 Stati membri dell' Unione Europea è entrata in vigore il 1 gennaio 2005. Il formato standard del nuovo codice di accisa è composto da 13 caratteri alfanumerici. I primi due identificano lo Stato nel quale opera il soggetto assegnatario del codice (IT per l'Italia). I tabacchi non sono gravati dall'accisa. Da un punto di vista normativo, le accise sono regolate dal D.Lgs. 504/95.
Accettazione bancaria. Cambiale tratta messa in circolazione da parte del traente per reperire fondi sul mercato finanziario. L'intervento della banca come accettante serve a garantire l'acquirente della cambiale della solvibilità dell'emittente.
Accodamento. Prassi relativa alla regolazione di un pagamento, che viene sospesa in attesa del rientro della posizione debitoria del partecipante.
Accollo (di un mutuo). Atto mediante il quale un soggetto subentra al vecchio proprietario nel rapporto debitorio con la banca per la quota residua di mutuo ipotecario precedentemente acceso.
Acconti. Si tratta di somme versate prima che venga effettuato l'acquisto o la vendita di beni o servizi. Gli acconti ricevuti dai clienti rappresentano fonti in essere fino a quando non avviene la consegna dei beni. Essi figurano in un'apposita voce del passivo dello stato patrimoniale e precisamente al punto D7. Gli acconti versati ai fornitori figurano in una delle seguenti voci dell'attivo dello stato patrimoniale, rappresentando impieghi in essere della stessa natura dell'investimento da effettuare:
  1. classe BI (immobilizzazioni immateriali),
  2. classe BII (immobilizzazioni materiali),
  3. classe CI (rimanenze).
Sono previsti acconti anche per le imposte dirette. Tali acconti si compensano con le tasse dovute. Se sussistono eccedenze, esse rappresentano crediti, che vanno inseriti alla voce 4 - bis della classe CII.
Acconto di imposta. Sono le due rate che alcuni contribuenti devono versare in anticipo, nel corso del periodo su cui viene calcolata l'imposta (periodo d'imposta). L'acconto d'imposta è calcolato presumendo che i redditi dell'anno in corso siano in linea con quelli precedenti, e si paga quindi in percentuale sulle imposte pagate l'anno prima.
Acconto sul dividendo. E' la possibilità, contemplata dal codice civile, di anticipare agli azionisti un dividendo sugli utili previsti dell'esercizio, rispetto alla normale distribuzione annuale.
Accordi europei di cambio II (AEC II). Entrati in vigore il 1° gennaio 1999, sostituiscono gli AEC e forniscono l’assetto per la cooperazione nelle politiche del cambio tra i paesi dell’area dell’euro e gli Stati membri della UE che non ne fanno parte. La partecipazione agli AEC II è volontaria; tuttavia, vi è la presunzione che gli Stati membri con deroga vi aderiscano. Attualmente partecipano agli accordi la corona danese, la corona estone, la corona slovacca, il lat lettone, il litas lituano. La corona danese partecipa con una banda di oscillazione rispetto alla parità centrale nei confronti dell’euro pari al ±2,25 per cento; le altre valute partecipano con una banda pari al ±15 per cento. Gli interventi sul mercato dei cambi ai margini della banda di oscillazione sono, in linea di principio, automatici e illimitati, con disponibilità di finanziamento a brevissimo termine. La Banca centrale europea e le banche centrali nazionali partecipanti al meccanismo possono tuttavia sospendere gli interventi automatici qualora questi confliggano con l’obiettivo del mantenimento della stabilità dei prezzi.
Accordo acquisto-vendita. Nel settore mutui ipotecari, accordo stipulato tra una banca e un ulteriore prestatore secondo il quale, al termine della costruzione dell’immobile o dell’impianto oggetto del mutuo, i diritti del finanziatore, fino a quel momento spettanti alla banca, passano al prestatore ultimo.
Accordo di collocamento. In un'operazione di collocamento di titoli presso il pubblico, è l'accordo tra banche che stabilisce le condizioni dell'operazione e la spartizione delle quote.
Accordo di compensazione (Clearing agreement). Sistema di controllo dei cambi che prevede una convenzione tra due o più Stati per regolare i pagamenti, legati a reciproci scambi di beni o servizi, ad un tasso di cambio specifico. I versamenti effettuati dai rispettivi importatori in valuta nazionale confluiscono in un conto di compensazione istituito generalmente presso la banca centrale che provvede al pagamento degli esportatori, mentre il saldo sarà liquidato, in determinati periodi, tra le banche centrali dei paesi che aderiscono all'accordo.
Accordo di emissione. Accordo stipulato tra una società e un’istituzione finanziaria in cui quest’ultima fungerà da intermediario per l’emissione di titoli da parte della società e che saranno collocati successivamente presso gli investitori.
Accordo di estensione. Accordo stipulato tra una banca e il beneficiario di un finanziamento, di posticipare la data di rimborso del prestito.
Accordo di rinegoziazione. Facoltà concessa da un istituto di credito a un debitore di posticipare il rimborso di un finanziamento a una scadenza diversa da quella originaria. L'accordo può prevedere anche l'applicazione di un tasso di interesse differente, concedendo al debitore la possibilità di trasformare il rimborso da un tasso fisso a uno variabile.
Accordo di ristrutturazione del debito. In casi di gravi difficoltà finanziarie di un'impresa, il creditore può stabilire un nuovo piano di pagamenti per rientrare in possesso dei finanziamenti concessi in previsione del salvataggio dell'impresa a rischio di insolvenza.
Accordo di sottoscrizione. Contratto che viene sottoscritto fra la società che emette nuovi titoli e la banca d'investimento che guida il consorzio di collocamento. In esso sono indicate le condizioni generali dell'emissione.
Accordo di vendita. Accordo formale tra il "lead manager" e il "selling group members" in relazione alle modalità di collocamento dei titoli di una nuova emissione, in funzione dei diversi ordinamenti giuridici dei vari Paesi interessati.
Accordo generale di finanziamento. Intercorre tra i paesi del gruppo dei dieci e il Fondo Monetario Internazionale e attiene a un finanziamento nella valuta nazionale da parte dei paesi a favore del Fondo.
Accordo monetario (Usa). Accordo tra la banca centrale americana e il Ministero del Tesoro avvenuto nel 1951 che ha portato alla separazione delle due entità e al riconoscimento dell’autonomia della Federal Reserve nello stabilire gli obiettivi intermedi e finali delle grandezze monetarie, in special modo del tasso di sconto.
Accordo per opzioni. Accordo stipulato tra l’intermediario e il soggetto che ha l’intenzione di operare in opzioni, dove sono riportate tutte le condizioni che regolano il rapporto.
Accordo tra sottoscrittori. Accordo che stabilisce le condizioni di un'operazione di collocamento di titoli di nuova emissione tra la società di emissione e la banca d'investimento.
Accrual bond. Titolo a reddito fisso a lungo termine, di tipo CMO (Collaterized Mortgage Obligation), per il quale il pagamento dell’interesse viene effettuato solo nel momento in cui saranno estinti tutti gli altri titoli di tipo CMO che la società aveva precedentemente emesso. Fino a quel momento l’accrual bond è analogo a un titolo che non paga nessuna cedola (Zero Coupon).
Accumulazione. Si riferisce agli utili non distribuiti come dividendi e aggiunti ai mezzi propri dell'impresa.
Acid test.Vedi quick ratio.
Acquirente (Banca). Banca incaricata dal borrower di effettuare sul mercato l’acquisto delle obbligazioni a suo tempo emesse, secondo un piano di ammortamento stabilito e utilizzando i mezzi liquidi accantonati in un apposito fondo precostituito dallo stesso debitore.
Acquirente di opzioni. È il soggetto che ha acquistato un contratto di option, e che alla scadenza avrà la possibilità di esercitare il diritto di acquisto o di vendita del bene sottostante.
Acquisizione con indebitamento (Leverage buyout). Acquisto di un'azienda finanziato in gran parte ricorrendo a capitale di prestito. Il debito viene solitamente rimborsato con i futuri utili e/o con la vendita di parte dell'attivo patrimoniale.
Acquisizione con margine. E' l'acquisto di titoli da parte di un soggetto, garantito da titoli di sua proprietà. Questi vengono depositati dal proprietario presso un intermediario, anche in quantità corrispondente soltanto ad una parte dell'ammontare dell'operazione, e adeguati periodicamente alle condizioni di mercato.
Acquisizioni. Nella finanza, l'acquisizione è un'operazione mediante la quale un'impresa diventa proprietaria o controllante di un'altra impresa. Avviene tipicamente attraverso l'acquisto di azioni dell'impresa acquisita. Le acquisizioni sono caratterizzate dall'acquisto del controllo di un'entità giuridica che rimane comunque legalmente separata da quella originaria dell'acquirente.
Acquistare. Acquisire il diritto di proprietà di un bene o servizio, dietro pagamento di un prezzo rappresentato da moneta o altri beni o servizi.
Acquisti con margine. Il proprietario di un titolo può utilizzare il medesimo, lasciandolo in deposito presso un intermediario, come garanzia per avere un finanziamento che gli permetta di comprare sul mercato nuovi titoli: questi ultimi sono detti titoli acquistati con margine. Altrimenti il medesimo soggetto può depositare, come contante o titoli di Stato, solamente una parte (margine) dell'ammontare totale dell'operazione, somma che dovrà essere adeguata periodicamente secondo le condizioni di mercato, cautelando l'intermediario da eventuali variazioni negative dei prezzi.
Acquisti della Pubblica amministrazione (ACQ). Spesa totale della Pubblica amministrazione per l'acquisto di beni e servizi, al netto del valore dell'autoproduzione. Si può ricavare dal bilancio della Pubblica amministrazione sommando i consumi intermedi e gli acquisti di beni e servizi prodotti da produttori market e sottraendo la produzione di beni e servizi per uso proprio.
Acquisto a termine (Buying forward). Contratto di acquisto di un bene, frequentemente valuta, in cui la firma viene rinviata a data futura, in modo che l'acquirente entri in possesso del suddetto bene solamente alla scadenza e alle condizioni stabilite alla stipula del contratto.
Acquisto di chiusura (Closing purchase). Pratica operativa, nelle contrattazioni in strumenti derivati, che consiste nell'acquistare un future o un'opzione con le stesse caratteristiche di quella già venduta precedentemente, realizzato allo scopo di annullare gli obblighi e gli impegni in essere. L'operazione inversa è detta Closing Sale.
Acquisto intracomunitario. Acquisto di beni effettuato in uno stato membro dell'Unione Europea da parte di un soggetto passivo d'imposta in Italia (imprese, artisti o professionisti, nonché altri soggetti quali enti, associazioni o altre organizzazioni). Tale operazione, regolata dalla "Disciplina temporanea delle operazioni intracomunitarie e dell'IVA" di cui al D.L. 331/93 che resterà in vigore fino a quando non verrà definito il regime definitivo degli scambi tra paesi UE, ai fini IVA è sostanzialmente neutra in quanto l'acquirente è tenuto alla registrazione della relativa fattura sia nel registro delle fatture d'acquisto (IVA a credito) sia nel registro delle fatture emesse (IVA a debito).
Accumulazione. In materia della finanza d'impresa indica gli utili non distribuiti come dividendi e sommati ai mezzi propri dell'impresa. Nell'ambito degli investimenti, frequentemente viene utilizzato il termine "Add" (aggiungere) che sta ad indicare l'acquisto graduale nel tempo di un determinato titolo. I fondi ad accumulazione dei proventi prevedono il reinvestimento automatico dei guadagni realizzati, in modo da aumentare il valore della quota.
Acquisto al meglio (Buy at best). Ordine di acquisto di un bene alle migliori condizioni possibili, finché non sia stata raggiunta tutta la quantità richiesta di acquisto.
A/D Line.Grafico costruito coi valori emergenti dalla somma progressiva dei titoli giornalmente in aumento e in diminuzione.
Addizionali Irpef. Imposte (regionale, provinciale, ad oggi non ancora istituita, e comunale) dovute dalle persone fisiche, istituite a seguito dell'attuazione del programma di federalismo fiscale, determinate mediante applicazione di una aliquota fissa alla stessa base imponibile IRPEF. Se per i lavoratori dipendenti ed i soggetti ad essi assimilati il prelievo di tali imposte viene effettuato dal sostituto d'imposta, per la generalità dei contribuenti è determinata e versata in sede di dichiarazione dei redditi.
Adeguatezza (promozione finanziaria). Gli intermediari sono tenuti a valutare l'adeguatezza delle singole operazioni disposte dagli investitori ai sensi dell'art. 29 del regolamento n. 11522/1998, anche qualora il servizio di investimento sia prestato on line. La norma richiamata impone all'intermediario di valutare l'adeguatezza dell'operazione rispetto al profilo dell'investitore, predisponendo ed attivando a tal fine apposite procedure predefinite, che tengano conto delle caratteristiche oggettive dell'operazione in rapporto al profilo soggettivo del cliente. Gli intermediari non sono esonerati dall'obbligo di valutare l'adeguatezza dell'operazione disposta dal cliente anche nel caso in cui l'investitore abbia rifiutato di fornire le informazioni sulla propria situazione finanziaria, obiettivi di investimento e propensione al rischio; nel caso, la valutazione andrà condotta, in ossequio ai principi generali di correttezza, diligenza e trasparenza, tenendo conto di tutte le notizie di cui l'intermediario sia in possesso (es.: età, professione, presumibile propensione al rischio del cliente alla luce anche della pregressa ed abituale operatività; situazione del mercato).
Adeguatezza del capitale (Impresa). Capacità di un'impresa nel saper affrontare momenti gestionali sfavorevoli, come perdite operative o svalutazioni nelle immobilizzazioni, mediante i mezzi propri.
Adeguatezza patrimoniale.Vedi sopra.
Adr (American depositary receipt. Certificati di proprietà di una o più azioni emessi dalle banche americane con filiali all'estero; normalmente quotati nelle Borse Usa al posto delle azioni, consentono agli americani l'acquisto di titoli stranieri tramite banca.
Advisor. Esperto in una vasta gamma di problematiche; di norma nelle privatizzazioni sono nominate advisor famose merchant bank italiane o straniere e importanti società di revisione contabile.
Adx. Indicatore di Wilder per misurare l'intensitá della tendenza (vedi).
AF. Attività fisse (fixed assets). Vedi attività immobilizzate.
After hours. Estensione degli orari di negoziazione del mercato azionario fino alle ore serali; in Italia ha preso ufficialmente avvio dal maggio 2000 ed è gestito dalla Borsa Italiana Spa che lo ha battezzato TAH (Trading After Hours).
Aftermarket. Attività finalizzata a limitare le fluttuazioni di prezzo dei titoli sul mercato secondario nel periodo successivo la chiusura di un'offerta di vendita e/o sottoscrizione avente ad oggetto tali titoli.
Against the box. Vendita allo scoperto di titoli già posseduti, ma che non possono essere mobilizzati o dei quali non si vuole cedere la proprietà. I titoli che devono essere consegnati al compratore, devono essere presi a prestito (a riporto) dal venditore.
Agente di cambio. Pubblico ufficiale autorizzato a operare in Borsa come intermediario; la categoria è destinata a sparire dall'entrata in vigore delle Sim.
Agente di regolamento. Nell'ambito dei sistemi di compensazione e garanzia connessi con il processo di liquidazione delle transazioni in titoli, un partecipante ai sistemi gestiti dalla Cassa di Compensazione e Garanzia (CCeG) può incaricare l'agente di regolamento di effettuare, per conto del partecipante stesso, i versamenti e corrispondere le competenze contrattualmente previste degli adempimenti relativi ai fondi di garanzia dei contratti, nonché di ricevere dalla CCeG le disponibilità in eccesso e altre competenze contrattuali dovute al partecipante, secondo le regole di gestione dei fondi di garanzia dei contratti. L'agente può anche essere incaricato di provvedere all’esecuzione finale dei contratti stipulati sul mercato.
Agente per il pagamento dei dividendi. Soggetto, o insieme di soggetti, solitamente di estrazione bancaria, incaricati dalla società di distribuire i dividendi a coloro che ne hanno diritto.
Agente rappresentativo. In economia, il concetto di agente rappresentativo è un costrutto teorico, largamente utilizzato nella macroeconomia e nella finanza, che si riferisce a un ipotetico soggetto che dispone di tutta la ricchezza dell'economia. La nozione di agente rappresentativo è stato originariamente introdotto nel tardo XIX secolo. Francis Edgeworth (1881) usa il termine representative particular, mentre Alfred Marshall (1890) introduce un'impresa rappresentativa nei suoi Principles of Economics. È tuttavia soltanto in seguito al noto lavoro di Robert Lucas, Jr. (1976, la critica di Lucas sul ruolo giocato dalle aspettative nel determinare gli effetti della politica economica) che l'agente rappresentativo diventa uno strumento di rilievo nelle applicazioni macroeconomiche. I modelli che oggi fanno ricorso al concetto di agente rappresentativo sono in genere basati su un problema di ottimizzazione che ne caratterizza le decisioni; l'agente rappresentativo può di volta in volta essere un consumatore o un'impresa (si parla allora, rispettivamente, di consumatore rappresentativo e/o di impresa rappresentativa). Bibliografia.
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  • Hartley, J.E. (1997) The Representative Agent in Macroeconomics. London, New York: Routledge, ISBN 0415146690;
  • Kirman, A.P. (1992) Whom or what does the representative individual represent? Journal of Economic Perspectives 6, 117-136;
  • Lucas, R.E. (1976) Econometric policy evaluation: A critique, in: K. Brunner and A. H. Meltzer (eds.) The Phillips Curve and Labor Markets, Vol. 1 of Carnegie-Rochester Conference Series on Public Policy, pp. 19-46, Amsterdam: North-Holland.

Agenzia di rating. Le agenzie di rating sono entità indipendenti rispetto alle società che emettono titoli e rispetto alle società che gestiscono i mercati regolamentati, la cui attività principale consiste nel valutare il merito di credito di un particolare emittente oppure di un particolare titolo. Il giudizio relativo al grado di rischio del soggetto o del titolo analizzato viene sintetizzato nel cosiddetto rating, ossia in un punteggio alfanumerico che rappresenta la capacità dell'emittente stesso di far fronte ai propri impegni secondo le scadenze prestabilite. Le principali agenzie di rating sono Fitch Investors Service, Moody's e Standard and Poor's.
Aggiotaggio (Agiotage). Operazione proibita dalla legge n. 157/1992 con la quale si provoca artificiosamente un rialzo o un ribasso delle quotazioni di un titolo con la divulgazione di notizie false e tendenziose.
Aggio di emissione. L'aggio di emissione nasce in tutti quei casi in cui un titolo obbligazionario viene emesso a un valore superiore rispetto a quello di rimborso. La misura dell'aggio di emissione influenza negativamente il rendimento del titolo. Nel caso di titoli emessi sotto la pari, la differenza tra prezzo di emissione e valore nominale è detta disaggio di emissione.
Aggiudicazione (Allotment). La quota di titoli, facenti parte di un'emissione, che viene attribuita a un soggetto che ha aderito alla sottoscrizione.
Aggiustamento strutturale. Finanziamento concesso dalla Banca mondiale a favore di Paesi in via di sviluppo, ai quali è concesso di estinguere il debito quando l’economia nazionale sarà in grado di sostenere il pagamento senza compromettere la propria solidità.
Aggregati monetari. In economia gli aggregati monetari sono grandezze aggregate che esprimono la quantità complessiva, esistente in un determinato momento nel sistema economico, di moneta e di attività finanziarie che, per il loro grado di liquidità, possono svolgere le stesse funzioni della moneta (la cosiddetta quasi-moneta). Poiché la moneta svolge nei sistemi economici varie funzioni, possono essere definiti diversi aggregati monetari in relazione alle funzioni che vengono prese in considerazione per stabilire se un'attività finanziaria può essere considerata quasi-moneta. In particolare, si sogliono definire i seguenti aggregati monetari:
  • M0 (o base monetaria), che comprende solamente la moneta in senso proprio;
  • M1 (o liquidità primaria), che comprende M0 più tutte le altre attività finanziarie che come la moneta possono fungere da mezzo di pagamento (essenzialmente i depositi in conto corrente, se trasferibili a vista mediante assegno);
  • M2 (o liquidità secondaria), che comprende M1 più tutte le altre attività finanziarie che, come la moneta, hanno elevata liquidità e valore certo in qualsiasi momento futuro (essenzialmente i depositi bancari e d'altro tipo, ad esempio quelli postali, non trasferibili a vista mediante assegno);
  • M3, che comprende M2 più tutte le altre attività finanziarie che come la moneta possono fungere da riserva di valore (ad esempio i titoli a reddito fisso con scadenza a breve termine, come i BOT italiani).
L'individuazione delle attività finanziarie che rientrano nelle suddette definizioni può variare da un sistema economico all'altro, in relazione alle abitudini, alle consuetudini e alla regolamentazione giuridica esistenti in ciascuno. Per l'area dell'euro, la Banca Centrale Europea ha definito:
  • M1 come il circolante (M0) più i depositi a vista;
  • M2 come M1 più i depositi con scadenza fissa fino a 2 anni e i depositi rimborsabili con preavviso fino a 3 mesi;
  • M3 come M2 più i pronti contro termine, le obbligazioni con scadenza fino a due anni, le quote di fondi di investimento monetario ed i titoli del mercato monetario.
Gli aggregati monetari misurano l'offerta di moneta esistente in un determinato momento nel sistema economico; la loro entità influenza i tassi di interesse e di inflazione: una maggiore offerta di moneta, infatti, si traduce in un minor tasso d'interesse (a parità di domanda) e può tradursi in maggiore inflazione. Per questo motivo gli aggregati monetari sono normalmente utilizzati per esprimere gli obiettivi della politica monetaria (vedi voce) che, per esempio, potrebbero essere del tipo: crescita annua di M1 non superiore al 2%.
AIBD. Association of International Bond Dealers. Associazione composta da circa cinquecento dealers di trenta differenti nazioni, esperti in obbligazioni, il cui fine è quello di discutere le procedure di funzionamento del mercato secondario.
A intensità di capitale. Impresa (Capital intensive). Imprese in cui si utilizzano, per la maggior parte, immobilizzazioni per lo svolgimento del processo produttivo, e nelle quali il ruolo e l'importanza della mano d'opera risulta secondario.
A intensità di lavoro. Impresa (Labour intensive). Impresa dove la maggior parte dei fattori della produzione è costituita da manodopera, per esempio un'impresa agricola tradizionale.
Air pocket stocks (Azioni da vuoto d'aria). Titoli che scendono di prezzo vertiginosamente, come se non vi fosse nessun acquirente in grado di rallentarne la discesa a causa di notizie eccezionalmente negative.
Alfa. Nella teoria degli investimenti, alfa è il coefficiente che esprime la componente di rendimento ottenibile da un titolo, direttamente legata ad esso e indipendente dal mercato. Il coefficiente Alfa esprime il rendimento di un titolo nel caso specifico in cui il rendimento di mercato sia nullo (Vedi coefficiente alfa).
Alfa di Jensen. L'alfa di Jensen (dal nome dell'economista che ha introdotto tale misura) è il rendimento incrementale (o extra-rendimento) di un portafoglio o di un fondo comune di investimento rispetto al rendimento che tale portafoglio avrebbe dovuto produrre sulla base del suo livello di rischio sistematico misurato dal beta. L'alfa di Jensen si basa sulla teoria del CAPM in cui beta rappresenta un indicatore del rischio di mercato (o rischio sistematico) di una attività finanziaria. alfa = Rp – beta x Rm dove Rp rappresenta il rendimento (al netto del rendimento free-risk) realizzato dal portafoglio gestito, Rm rappresenta il rendimento (al netto del rendimento free-risk) realizzato dal mercato (o dal benchmark), beta rappresenta la rischiosità sistematica del portafoglio.
Aliquota di contribuzione. Si tratta di un coefficiente che, moltiplicato per gli anni di contribuzione, genera un numero il quale, a sua volta, esprime la percentuale della retribuzione pensionabile che sarà riconosciuta come pensione. Per esempio, se l'aliquota è 2 dopo 30 anni di contribuzione la pensione sarà pari al 60% della retribuzione pensionabile.
Aliquota di imposta. Valore percentuale da applicare alla base imponibile per determinare l'imposta o la tassa dovuta.
Alla pari. Valore nominale o di mercato di un titolo. 1. Nel lessico borsistico indica che la quotazione di un titolo è equivalente al valore nominale o al prezzo di emissione. 2. Nell'ambito degli strumenti derivati, un'opzione si definisce "alla pari" (at the money) nel caso in cui il prezzo di mercato del bene sottostante è uguale al prezzo di esercizio del diritto.
Allentamento monetario. Azione di politica economica che tende ad aumentare la liquidità del sistema economico.
All or none. Operazione di Ipo che può essere cancellata dal lead manager qualora non sia completamente sottoscritta in un periodo di tempo dichiarato. La maggior parte delle Ipo sono "all or none" ("tutto o niente").
All star. Indice di Borsa Italia S.p.A. che dal 31 gennaio 2005 ha sostituito il Numtel. L'All Star è costituito da 75 titoli, di cui 26 titoli rappresentano il ''Tech Star'' che rappresenta società HT (alta tecnologia) prima confluenti nel Numtel, gli altri 49 titoli compongono l'indice ''Star'' in cui sono quotate le società a media capitalizzazione.
Al portatore (bearer). Dicesi di un titolo che garantisce la piena titolarità a chi lo possiede.
Allentamento monetario. Azione di politica economica che tende ad aumentare la liquidità del sistema economico.
Allocazione degli investimenti. Procedimento di suddivisione delle somme disponibili in un portafoglio unitario, che comprende frazioni variabili dei vari investimenti.
Allo scoperto (short). Operazione borsistica non garantita dalla effettiva disponibilità di titoli. Nella pratica delle negoziazioni rappresenta la vendita di titoli, senza averne il possesso, in previsione di un ribasso delle quotazioni e quindi dell'eventuale acquisto a prezzi più bassi.
Al meglio (At best). E' l'ordine di acquistare o di vendere un bene di investimento sul mercato alle migliori condizioni possibili nel momento in cui viene dato l'ordine.
Al portatore. Dicesi di un titolo che garantisce la piena titolarità a chi lo possiede.
Alternative investments. O investimenti alternativi, sono una definizione che comprende gli hedge funds, e i fondi di fondi hedge. Sono considerati più rischiosi dei normali fondi di cui sono una alternativa, anche se ciò non è sempre tecnicamente vero dal punto di vista della gestione. La legge italiana, comunque, li considera tutti speculativi e ha fissato a 500 mila euro l’investimento minimo in fondi hedge o fondi di fondi hedge. In una accezione più larga, anche fondi di private equity e di venture capital rientrano nella categoria degli Alternative investments.
Amex index. Indice composito che riproduce il valore delle azioni trattate nell'American Stock Exchange (una specie di "terzo mercato" americano). Viene aggiornato ogni 15 secondi, ha come base il valore di 550 al 29 dicembre 1995 (vedi New York Stock of Exchange e Nasdaq).
Amministratore delegato. Componente del consiglio d'amministrazione di una società, a cui il consiglio stesso può delegare alcune funzioni determinando i limiti della delega.
Amministratore unico. E' l'organo amministrativo delle società che affidano l'amministrazione a una sola persona. In tal caso, i poteri di amministrazione sono esercitati da tale unica persona anzichè dal consiglio d'amministrazione.
Amministratore giudiziario. L'amministratore nominato dal Tribunale, in presenza di gravi irregolarità riscontrate nell'amministrazione, a seguito di denuncia da parte dei soci che rappresentino almeno un decimo del capitale sociale.
Amministratori. Gli amministratori sono coloro che gestiscono e rappresentano una società. In base al tipo di società, gli amministratori sono soggetti a regole diverse. Per esempio può accadere che l'amministratore di una società non sia un socio o che il potere di rappresentanza spetti a uno o ad alcuni amministratori ma non a tutti.
Amministrazione controllata. Procedura attivabile dalle imprese in stato di temporanea difficoltà, su richiesta delle stesse al Tribunale competente, che comporta la sospensione dei pagamenti per un massimo di 2 anni e lo svolgimento dell'attività sotto il controllo dell'autorità giudiziaria.
Amministrazioni pubbliche. Il settore raggruppa, secondo il criterio della contabilità nazionale, le unità istituzionali le cui funzioni
principali consistono nel produrre servizi non destinabili alla vendita e nell’operare una redistribuzione del reddito e della ricchezza del Paese. Il settore è suddiviso in tre sottosettori:
- Amministrazioni centrali, che comprendono le amministrazioni centrali dello Stato e gli enti economici, di assistenza e di ricerca, che estendono la loro competenza su tutto il territorio del Paese (Stato, organi costituzionali, Anas, gestione delle ex Foreste demaniali, altri);
- Amministrazioni locali, che comprendono gli enti pubblici la cui competenza è limitata a una sola parte del territorio. Il sottosettore è articolato in: a) enti territoriali (Regioni, Province, Comuni), b) aziende sanitarie locali e ospedaliere, c) istituti di cura a carattere scientifico e cliniche universitarie, d) enti assistenziali locali (università e istituti di istruzione universitaria, opere
universitarie, istituzioni di assistenza e beneficenza, altri), e) enti economici locali (camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, enti provinciali per il turismo, istituti autonomi case popolari, enti regionali di sviluppo, comunità montane, altri);
- Enti di previdenza, che comprendono le unità istituzionali centrali e locali la cui attività principale consiste nell’erogare prestazioni sociali finanziate attraverso contributi generalmente di carattere obbligatorio (INPS, INAIL, INPDAP e altri).
L’elenco dettagliato delle unità istituzionali appartenenti al settore delle Amministrazioni pubbliche viene elaborato dall’Istat sulla base del Sec95 (Sistema europeo dei conti). Esso è disponibile sul sito internet dell’Istituto di statistica e ai sensi della finanziaria per il 2005 viene pubblicato annualmente sulla Gazzetta Ufficiale.
Ammissione alla quotazione. La procedura di ammissione di un titolo alla quotazione, ossia l'inserimento per la prima volta di un titolo nel listino di una borsa valori, viene effettuata sulla base di quanto stabilito nella Direttiva n. 93/22/CE con l'obiettivo di verificare l'esistenza dei requisiti minimi sia con riguardo all'emittente, sia con riguardo allo strumento oggetto di quotazione. Per quanto riguarda i mercati gestiti da Borsa Italiana SpA tale procedura è descritta nel Regolamento dei Mercati (Parte 2). In particolare l'ammissione di uno strumento finanziario al listino può avvenire su specifica domanda dello stesso emittente, oppure anche in assenza di tale domanda (ad esempio dietro domanda di un operatore aderente al mercato). Borsa Italiana ha la facoltà di accogliere la domanda di quotazione oppure di respingerla se non risultano soddisfatte tutte le condizioni previste dal Regolamento, sia con riferimento all'emittente, sia con riferimento allo strumento oggetto di quotazione.
Ammortamento (Amortization). Ripartizione del costo di un investimento pluriennale lungo tutto il periodo di utilizzo. Con ammortamento si definisce anche il rimborso di un prestito obbligazionario da parte dell'emittente, nel rispetto di tempi e delle condizioni previste dal regolamento di emissione del prestito.
Ammortamento anticipato. È il maggior ammortamento di un bene materiale, concesso dalla normativa fiscale, rispetto a quanto previsto dalla tabella allegata al D. M. 31 dicembre 1988, al fine di favorire la razionalizzazione dell'apparato produttivo delle imprese. Esso è concesso per i primi tre esercizi di impiego del bene materiale in misura uguale a quella massima fiscale prevista dalla citata tabella. Dal 1/1/2004 l'ammortamento anticipato deve essere rilevato solo come variazione in meno nella dichiarazione dei redditi, contabilizzando il corrispondente importo relativo alle imposte differite.
Ammortamento accelerato. Pratica contabile che permette di distribuire il costo di un'immobilizzazione in un periodo di tempo più breve di quello abituale, per ottenere vantaggi fiscali.
Ammortamento a quote costanti. Procedimento di ripartizione dei costi pluriennali mediante quote annue costanti.
Ammortamento a rate costanti. È un tipo di finanziamento in cui il rimborso avviene tramite pagamenti periodici di somme di denaro costanti nel tempo, ognuna delle quali rimborsa una quota del capitale totale e gli interessi dovuti, fino all’estinzione del debito.
Ammortamento costante. Sistema di copertura di una necessità finanziaria consistente nell’accumulo periodico di pagamenti generalmente di uguale consistenza, in modo tale da coprire i flussi in uscita. Per esempio il rimborso di un titolo Zero Coupon può essere garantito dall’accumulo di fondi, per il periodo di vita dell’obbligazione, in misura tale che la loro capitalizzazione alla scadenza permetta il rimborso del titolo.
Ammortamento di un'immobilizzazione. (depreciation). È il procedimento grazie al quale un costo avente utilità pluriennale, in quanto relativo a immobilizzazioni materiali o immateriali, viene ripartito tra i diversi esercizi durante i quali l'immobilizzazione partecipa positivamente alla produzione del reddito d'impresa. La parte attribuita a ciascun esercizio è definita quota di ammortamento. Essa appare fra i costi del conto economico quale quota di fattore durevole utilizzata nell'esercizio: voci B 10 a) e B 10 b). L'insieme delle quote di ammortamento relative ai vari esercizi prende il nome di fondo ammortamento. L'importo del fondo ammortamento viene portato in diminuzione dall'ammontare dell'investimento iniziale. Nel caso di ammortamento di un prestito, di un mutuo di un'imposta il termine inglese è amortization.Vedi testo sul bilancio.
Ammortamento negativo. Nel caso le rate di rimborso di un prestito non siano sufficienti a rimborsare la quota d’interessi del capitale residuo aumenta l’ammontare del debito. Per esempio, nelle operazioni finanziarie dove sono presenti clausole che limitano la variazione dei tassi d’interesse, i pagamenti non riescono a coprire il costo reale del finanziamento e accrescono il capitale residuo da rimborsare.
Analisi a quartili. Tipo di Analisi, tipica dell'industria del risparmio gestito, che consiste nell'ordinare tutti i fondi di una categoria per rendimento e successivamente dividere la classifica in quattro. Ogni parte così ottenuta è definita "quartile". Nel primo quartile ci saranno i migliori fondi e nell'ultimo i fondi con la peggiore performance. Completa l'analisi la misurazione e la valutazione della frequenza con cui un fondo si posiziona nei diversi quartili in più periodi di tempo.
Analisi costi benefici (Cost/Benefit Analysis). Metodo impiegato per valutare la convenienza economica di una determinata scelta operativa. Vedi business plan.
Analisi degli scenari. Analisi economica previsionale a medio lungo termine che ipotizza una serie di scenari futuri rispetto a una serie di variabili macro-economiche e finanziarie. Metodologia utilizzata all'interno di un business plan.
Analisi dei rapporti. Analisi della posizione finanziaria, reddituale e patrimoniale, nonché dell’andamento della gestione di un’impresa, effettuata tramite il calcolo di rapporti specifici tra determinate poste di bilancio. Rapporti che possono essere utilizzati per comparare due o più imprese, per valutare un fido, ecc.
Analisi delle reazioni. Tipologia di analisi macro o microeconomica che indica la reazione di determinate grandezze economiche al variare dei parametri di base. Per esempio come si modifica il Pil al variare dei tassi di interesse, oppure quanto cambia il profitto di un’azienda al variare di una determinata materia prima ecc.
Analisi di bilancio. È un'indagine compiuta su uno o più bilanci al fine di trarre informazioni sulla realtà aziendale. Vedi testo sul bilancio. Le tecniche più note di analisi sono quelle:
  1. per aree o di struttura,
  2. per indici,
  3. per flussi (ad esempio, di cassa o di capitale circolante netto).
Normalmente, l'analisi è condotta con raffronti:
  1. nel tempo (bilanci di esercizi diversi della stessa impresa),
  2. nello spazio (benchmarking), con il bilancio di altre aziende,
  3. con l'impiego di dati standard settoriali.
Analisi di fido soggettiva. Analisi e valutazione riguardanti la solvibilità di un soggetto fondata sulla conoscenza dei soggetti e sull’esperienza ricavata con altre imprese dello stesso tipo, piuttosto che applicando un modello di valutazione teorico della probabilità di mancato rientro del credito concesso.
Analisi di mercato. In materia di marketing, significa indagine effettuata sulle condizioni presenti e future di un'economia o di un'impresa. Prevede la raccolta, lo studio e l'interpretazione sistematica di tutti i fattori che influiscono su un determinato contesto economico. Il risultato viene utilizzato per confrontare diverse realtà omogenee, anche al fine di individuare possibili opportunità di investimento.
Analisi di portafoglio. Valutazione del complesso di attività e passività finanziarie detenute da un operatore, allo scopo di ottimizzarne la configurazione rischio-rendimento in funzione delle preferenze del titolare.
Analisi di regressione. Metodo statistico che permette di studiare e individuare le relazioni esistenti tra due o più grandezze, per esempio la relazione tra reddito personale e livello dei consumi, tra livello della produzione e livello delle vendite, ecc.
Analisi di sensibilità (sensitivity analysis). 1. Studia il rapporto che intercorre tra le variabili economiche e le variabili dell'impresa, individuando così la relazione tra le due. 2. Sistema di analisi che ha lo scopo di individuare quali possano essere i rapporti fra grandezze economiche di varia natura e l'andamento di variabili aziendali. Per esempio l'analista può cercare di definire quale sia la relazione fra il prezzo del petrolio e il fatturato di una raffineria.
Analisi fondamentale. Analisi dettagliata dei cespiti attivi e passivi e delle poste di bilancio di un'impresa, finalizzata a stabilire il valore di mercato dei titoli che la rappresentano.
Analisi per aree o di struttura. È una delle più usate fra le analisi di bilancio, perché si basa sul confronto tra aggregati dello stato patrimoniale o del conto economico. Vedi testo sul bilancio.
Nell'ambito dello stato patrimoniale i parametri più interessanti sono:
  1. il margine di struttura = patrimonio netto - attività fisse,
  2. il capitale circolante netto (vedi voce relativa),
  3. il margine di tesoreria = liquidità differita + liquidità immediata - passività correnti,
  4. la posizione finanziaria netta = passività finanziarie - attività liquide - attività finanziarie.
Nell'ambito del conto economico i parametri più significativi sono:
  1. l'utile lordo,
  2. il reddito operativo o margine operativo netto (MON) o EBIT,
  3. il margine operativo lordo (MOL) o EBITDA,
  4. il reddito netto.
Analisi per flussi monetari. Essa documenta i flussi di cassa o flussi monetari (cash flow) verificatisi durante il periodo amministrativo ed è pertanto denominata rendiconto del cash flow o rendiconto finanziario (statement of cash flow); sebbene non obbligatorio in Italia, il rendiconto finanziario contiene importanti informazioni e viene prodotto a fini gestionali. Lo scopo del rendiconto finanziario è spiegare i motivi che hanno determinato il cambiamento, in meglio o in peggio, della liquidità attraverso l'indicazione delle fonti e degli impieghi di cassa del periodo.
Analisi per indici. Si tratta dell'analisi del bilancio condotta attraverso il confronto tra dati dello stato patrimoniale e/o del conto economico, espressi come rapporti (ratios). Vedi testo sul bilancio. I valori di questi rapporti, opportunamente interpretati e confrontati nel tempo, consentono di capire come sta andando l'azienda e di prevedere le sue potenzialità future. Gli indici più frequentemente usati sono quelli di:
  1. liquidità (esprimono la maggiore o minore attitudine dell'impresa ad operare in condizioni di adeguata liquidità e quindi a far fronte alle passività correnti attraverso i mezzi liquidi provenienti dal realizzo di attività correnti),
  2. durata (forniscono indicazioni sul grado di liquidità - esigibilità delle attività e delle passività correnti più significative, e, quindi, sulla gestione dei flussi di capitale circolante netto),
  3. solidità patrimoniale finanziaria (questi indici forniscono informazioni sull'equilibrio della struttura patrimoniale e finanziaria dell'impresa. Una condizione necessaria perché si realizzi questo equilibrio è quella secondo la quale le immobilizzazioni siano uguali o minori del capitale permanente; il capitale permanente è desumibile dallo stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio della liquidità - esigibilità e rappresenta la somma del patrimonio netto e delle passività di medio lungo - termine),
  4. redditività aziendale (sono quelli più usati per valutare la capacità dell'impresa a remunerare in modo soddisfacente il capitale investito. Sembra ovvio osservare che la redditività può essere vista dai punti di vista della remunerazione del patrimonio netto o di quella del patrimonio netto più i debiti a titolo oneroso).
Analisi qualitativa. Metodologia statistica che mette in relazione diverse grandezze economiche al fine di valutare la natura dei contenuti. Ampiamente utilizzata nei sondaggi di opinioni e nelle indagini socio-economiche.
Analisi quantitativa. Genere di analisi economica che si occupa dell'individuazione di relazioni matematiche o statistiche tra grandezze economiche.
Analisi tecnica. Nata negli Stati uniti dopo la grande crisi del 1929 per merito dei ricercatori Charles H. Dow, Jones, Robert Rhea e W.P. Hamilton, l'analisi tecnica si avvaleva all’inizio solo di tecniche grafiche. Oggi, con l’avvento della telematica, studia gli indicatori di Borsa (e non solo) che si basano su principi matematici e statistici e su complesse elaborazioni dei dati di base, rappresentati dai prezzi e dai volumi di scambio di azioni e obbligazioni. Importanti in analisi tecnica, grafica e computerizzata, sono gli indici e le medie mobili, frutto statistico sulla serie storiche.
Analista. Studia le migliori opportunità d'investimento in titoli, in relazione alle condizioni macroeconomiche e micro-economiche della realtà a cui ci si riferisce: dalle prospettive dell'economia a quelle della singola impresa.
Analista finanziario. È colui che si propone di individuare le migliori opportunità di investimento, dopo aver attentamente analizzato il settore e le singole società quotate in uno o più mercati.
Anatocismo. Con il termine anatocismo (dal greco anà - di nuovo, e tokòs - interesse) si intende la capitalizzazione degli interessi su un capitale, affinché essi siano a loro volta produttivi di altri interessi (in pratica è il calcolo degli interessi sugli interessi). Nella prassi bancaria, tali interessi vengono definiti "composti". Un esempio di anatocismo è quello di capitalizzare (ossia sommare al capitale di debito residuo) gli interessi a ogni scadenza di pagamento, anche se sono regolarmente pagati. Il calcolo degli interessi in regime di capitalizzazione composta anziché in regime di capitalizzazione semplice determina una crescita esponenziale del debito, di conseguenza per periodi inferiori all'anno l'importo calcolato con la capitalizzazione composta sarà inferiore a quello che si determina nella capitalizzazione semplice. Giuridicamente, in un'obbligazione pecuniaria l'applicazione dell'anatocismo comporterebbe, per il debitore, l'obbligo di pagamento, non solo del capitale e degli interessi pattuiti, ma anche degli ulteriori interessi calcolati sugli interessi già scaduti. La legge autorizza il pagamento degli interessi legali sulle quote di debito (capitale e interessi), che non sono state regolarmente pagate a scadenza. Malgrado l'anatocismo sia un istituto conosciuto dagli albori del prestito a interesse, la normativa italiana non ha raggiunto un sufficiente grado di completezza, tant'è che la disciplina si basa ancora sul codice civile del 1942, e in particolare sull'art. 1283 c.c. Secondo questa norma, gli interessi scaduti, in assenza di usi contrari, possono produrre a loro volta interessi solo dal giorno della domanda giudiziale o per effetto di convenzione posteriore alla loro scadenza, sempre che si tratti di interessi dovuti almeno per sei mesi. In linea di principio, il codice civile vieta un regime di capitalizzazione composta degli interessi, ovvero il pagamento degli interessi su interessi di periodi precedenti. Nonostante la tutela approntata dal citato articolo, che subordina l'anatocismo alla compresenza di alcuni presupposti ben determinati, per circa mezzo secolo nella prassi bancaria italiana hanno trovato applicazione pressoché generalizzata, nei contratti di apertura di conto corrente, le clausole di capitalizzazione trimestrale degli impieghi. Ciò grazie (anche) all'avallo della giurisprudenza, tanto di legittimità quanto di merito, che ha affermato la validità delle clausole di capitalizzazione trimestrale, escludendo l'esistenza di un contrasto con la previsione di cui all'art. 1283 codice civile, sulla base dell'affermazione dell'esistenza di un uso idoneo a derogare al divieto di anatocismo stabilito da tale norma. Nel 1999 la Corte di Cassazione, invertendo il proprio orientamento giurisprudenziale, ha più volte affermato la nullità della clausola di capitalizzazione trimestrale, sostanzialmente argomentando nel senso della inesistenza di un uso normativo idoneo a derogare all'art. 1283 c.c.. Per evitare scompensi tra il lavoro dei giudici e la prassi, il legislatore ha ritenuto opportuno, con il decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 342, modificare l'art. 120 del decreto legislativo 1º settembre 1993, n. 385 (Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia): tale intervento ha introdotto in materia il principio della eguale cadenza di capitalizzazione dei saldi attivi e passivi, nel contempo stabilendo – con norma transitoria – una sanatoria per il pregresso, facendo salve le clausole di capitalizzazione trimestrale contenute nei contratti conclusi prima dell'entrata in vigore della nuova disciplina. La norma transitoria è stata però dichiarata illegittima, per eccesso di delega e conseguente violazione dell'articolo 77 Costituzione, dalla Corte Costituzionale (sentenza 17 ottobre 2000, n. 425). Il cosiddetto "decreto salvabanche" fu presentato il 23 luglio 1999, sotto il Governo D'Alema I, convertito in legge n. 342 del 4 agosto 1999. La Consulta, con la citata sentenza, ha abrogato l'art. 25, comma 3, dichiarato incostituzionale per: l'irretroattività della legge, la disparità di trattamento fra soggetti del testo Unico Bancario e creditori sottoposti all'anatocismo, il non rispetto dell'autonomia e indipendenza della magistratura. Dopo la sentenza della Consulta, del 17 ottobre 2000, un secondo decreto fu approvato il 29 dicembre 2000, n. 394, a firma del Presidente del Consiglio Amato e della Repubblica, Ciampi, e convertito in legge 28 febbraio 2001, n. 24[3]. Il decreto fornisce l'interpretazione autentica della legge antiusura n. 108 del 1996. Venuta meno la norma transitoria, finalizzata ad assicurare validità ed efficacia alle clausole di capitalizzazione degli interessi inserite nei contratti bancari stipulati anteriormente alla entrata in vigore della nuova disciplina, paritetica, della materia, la Corte di Cassazione ha continuato, con una ulteriore serie di sentenze (tra le altre, si veda la sentenza 13 dicembre 2002, n. 17813), a ribadire il suo approccio più recente, peraltro estendendo i principi enunciati inizialmente con riferimento al conto corrente bancario anche ai contratti di mutuo. Infine, con sentenza n. 21095/2004 (Cass. Civ., SS.UU., 4 novembre 2004, n. 21095), la suprema Corte ha confermato in modo netto il mutamento del 1999, così consolidando il nuovo trend giurisprudenziale.
Andare corto (Going short). Indica l'apertura di una posizione al ribasso, dove l'operatore vende un titolo allo scoperto, cioè senza esserne in possesso, in previsione di riacquistarlo in un altro momento a un prezzo inferiore, guadagnando la differenza.
Andare lungo (Going long). È l'acquisto di un titolo effettuato nella previsione che lo stesso salga di prezzo, ed è quindi una posizione rialzista.
Ania. Associazione nazionale tra le imprese di assicurazione, è l'organizzazione di categoria delle imprese italiane e di quelle estere operanti in Italia.
Anni discreti. Gli anni discreti sono periodi separati di 12 mesi.
Anno commerciale. In un anno commerciale si ipotizza che ogni mese sia composto da 30 giorni e quindi l’anno abbia una durata fittizia di 360 giorni.
Anno finanziario. Definito anche esercizio finanziario è il periodo che intercorre tra due bilanci consecutivi, non necessariamente corrispondente con l'anno solare.
Annualità. Operazione finanziaria che consente la distribuzione periodica di una somma di denaro fissa o variabile, a partire da un tempo futuro, verso pagamento di un certo prezzo. Secondo le indicazioni del beneficiario, tale somma può essere rapportata a variabili economiche o di mercato.
Annualità fissa. Contratto stipulato tra due soggetti attraverso il quale uno di essi si impegna, verso il pagamento al momento presente di una o più somme di denaro, alla corresponsione di più somme di denaro fisse periodiche a partire da una data futura. È un tipo di contratto che viene offerto dalle compagnie assicurative sulla vita.
Annualizzato. Da annualizzare. Significa estrapolare un valore da una performance riferita a un periodo di tempo diverso da 365 giorni, allo scopo di ottenere un totale atteso (per il futuro) o approssimato (per il passato) attribuibile ad un anno pieno. Questo valore di solito non riflette gli effetti dell'interesse composto, ma non è neppure sinonimo di annuo, che è invece il valore reale di un periodo di 12 mesi consecutivi.
Annuncio su emissione di prestiti (Tombstone) Relativo ad un prestito consorziale, è un annuncio stampa che ne comunica le caratteristiche fondamentali e gli istituti partecipanti.
Anticipazione. Esecuzione anticipata di una prestazione finanziaria, come l’anticipare il sostenimento di un costo anche se non vi è stato un reale esborso di denaro o redimere un prestito prima della scadenza stabilita versando la somma di rimborso.
Anticipazione straordinaria (Extended credit). Finanziamento di carattere straordinario erogato dalla Banca centrale con un costo e una durata frequentemente superiori alle anticipazioni di carattere ordinario.
Anticipazioni su fatture. E' un'operazione attraverso la quale la banca anticipa al suo cliente parte delle fatture inviate ai clienti, senza assumere nessun rischio in merito al loro pagamento.
Anticipi e ritardi. Relativo ad operazioni di carattere commerciale internazionale, indica la pratica speculativa consistente nell'effettuare pagamenti in maniera anticipata o rinviata, così da sfruttare le oscillazioni di valore nel rapporto tra la moneta nazionale e quella di regolamento della transazione.
Anticipo (Advance). Somma di denaro che un soggetto riceve, a titolo di capitale, da un'istituzione finanziaria a valere su un totale che verrà ritirato successivamente.
Antitrust. L'insiene delle norme, sia di origine nazionale che comunitaria, volte a perseguire la tutela della concorrenza.
Aperto. Saldo di un'operazione finanziaria che non è stato ancora versato.
Apertura. Così come nella vecchia Borsa tradizionale, anche nei nuovi mercati telematici rappresenta la prima parte della seduta borsistica durante la quale vengono raccolte le comunicazioni di acquisto e di vendita e gli ordini al meglio (senza limite di prezzo). Gli incroci determinano il prezzo di apertura.
Apertura di credito in conto corrente. L'apertura di credito in conto corrente è un prestito concesso dalla banca al cliente, tramite prelevamenti effettuati su un conto corrente bancario, e successivo reintegro della somma originaria. Tale modalità prevede la concessione, da parte della banca, di un fido ossia di una cifra massima di denaro di volta in volta prelevabile. Il fido è fissato al momento dell'apertura del conto, tenendo presente il grado di affidabilità del cliente. Il finanziamento tramite conto corrente è utilizzato per prestiti a breve periodo, visto il costo piuttosto elevato delle operazioni e degli interessi sulle somme concesse.
Apertura larga. Determinata situazione di mercato nella quale al momento dell’apertura delle contrattazioni di Borsa la differenza, tra denaro e lettera, cioé tra prezzo di acquisto e di vendita di un titolo è particolarmente ampia.
Appalto. Contratti di appalto sono attualmente regolati dagli artt. 1655 e ss. del codice civile. Vengono sovente utilizzati dalle amministrazioni pubbliche per affidare l'incarico di realizzare un'opera o un servizio attraverso aste pubbliche o licitazioni private. Il contratto vede da una parte l'appaltante - che commissiona il lavoro - e dall'altra l'appaltatore - colui che assume l'incarico. All'appaltatore vengono solitamente richieste garanzie dei mezzi e delle risorse necessarie alla realizzazione dell'opera/servizi, incluse fideiussioni bancarie-assciurative a copertura dell'importo del contratto. Il contratto regola i rapporti tra le parti, i poteri di controllo della pubblica amministrazione e il prezzo.
Apprezzamento. L'aumento graduale del valore di un investimento. Nel mercato valutario, l'aumento del valore di una divisa nei confronti di quella di un altro Paese, alla quale non sia legata da rapporti di cambio fissi (in questo caso specifico si parla di "rivalutazione").
Approccio dal basso in alto (Bottom-up approach). Metodo con il quale si selezionano i titoli azionari favorendo quelli più validi intrinsecamente, senza considerare le condizioni economiche generali.
Approccio dall'alto in basso (Top-down approach). Sistema di analisi finanziaria in cui le migliori opportunità d'investimento vengono individuate analizzando e valutando prima la situazione economica generale dei vari Paesi, poi per esempio, quella dei vari settori produttivi e infine quella delle singole imprese in un processo di selezione progressiva.
Approvvigionamento di fondi (Funding). Approvvigionamento dei fondi da utilizzare per il finanziamento di un'operazione finanziaria. Per funding di un'impresa si intende il finanziamento tramite emissione di obbligazioni, mentre per funding di un prestito obbligazionario si intende l'emissione di nuovi titoli a fronte di un prestito analogo in scadenza.
APT. E' una sigla che sta per Arbitrage pricing theory (Teoria dell'arbitraggio dei prezzi), inventata dal Premio Nobel Stephen Ros nel 1976 e su cui si basano le analisi della società americana APTimum Conseil sui fondi comuni europei. Poichè usa il modello APT, la società ha un nome che, in abbreviazione, lo riproduce. APT indica insomma sia la società che per conto del consorzio Eurofond (costituito dai giornali europei Le Monde francese, La Stampa italiano, Le Jeudy Tageblatt lussemburghese, Sueddeutsche Zeitung tedesco, El Pais spagnolo) produce periodicamente il "Rapporto APT" che esce sui giornali contemporaneamente, sia il modello matematico che è usato per valutare le performance in base al rischio corso dai gestori e attribuire le stelle dei Rating originali prodotti da APTimum Conseil, che in sigla sono ovviamente chiamati Rating APT. La spiegazione tecnica del modello APT è, in estrema semplificazione, la seguente: la teoria sostiene che il guadagno atteso di un certo asset (come i fondi nel nostro caso) possono essere indicati come una funzione lineare di diversi fattori macro-economici o di diversi indici di mercato, dove la sensibilità ai cambiamenti in ogni fattore è rappresentata da uno specifico fattore chiamato "coefficiente beta". Usando questo coefficiente è possibile dare quindi un prezzo "corretto", nel senso che risulta in linea con l'aspettativa del ritorno futuro racchiusa nei fattori macroeconomici secondo il modello APT. Se il prezzo è diverso da quello reale, l'arbitraggio dovrebbe riportarlo sulla linea corretta. L'arbitraggio, in finanza, è infatti la tecnica di chi sfrutta la disparità di prezzi che si possono trovare sullo stesso mercato o su mercati differenti per trattare titoli azionari o bond che sono identici o assimilabili. L’arbitraggio è possibile quando c’è "asimmetria" informativa, nel senso che consente agli operatori più "informati" di comprare e immediatamente rivendere, o viceversa, valori mobiliari traendone un immediato lucro. Altro esempio di arbitraggio è quello dei gestori di hedge funds che operano sulle obbligazioni convertibili in azioni, sfruttando il nesso tra quotazione del bond, valore dell’azione e con cambio. Nel caso di APT, l'arbitraggio è tra prezzi reali e prezzi "corretti" con il modello APT.
Arbitraggio. In economia e in finanza, un arbitraggio è un'operazione che consiste nell'acquistare un bene o un'attività finanziaria su un mercato rivendendolo su un altro mercato, sfruttando le differenze di prezzo al fine di ottenere un profitto. L'operazione è possibile se il guadagno che si ottiene supera i costi per il trasferimento del bene trattato da un mercato all'altro. L'intera operazione deve essere senza alcun rischio per l'operatore. L'arbitraggio si differenzia dalla speculazione per il fatto che, mentre il primo è un modo di lucrare sulle differenze di prezzo presenti in luoghi diversi la seconda opera sulle differenze di prezzo di uno stesso bene in tempi diversi: mentre la speculazione ricerca il lucro giocando sul fattore "tempo" (vendita successiva all'acquisto e viceversa), l'arbitraggio lo ricerca nel fattore "spazio" (acquisto e vendita su due mercati diversi).
Arbitraggio coperto su tassi di interesse. Operazione di arbitraggio per lucrare lo squilibrio fra il differenziale di tasso di interesse, avviene attraverso lo scambio tra due strumenti di mercato finanziario o monetario denominati in divise differenti e con un interesse differente, effettuato a una data futura.
Area di accumulazione. Intervallo di prezzo in cui gli operatori acquistano le azioni. E' anche quella fase di mercato in cui si alternano compratori e venditori con andamento costante.
Area di consolidamento. Nella redazione del bilancio consolidato, è l'insieme delle società controllate da includere nel consolidamento.
Area di distribuzione. Range di prezzo al cui interno un bene di investimento oscilla per un significativo intervallo di tempo.
Area valutaria ottimale. In economia internazionale un'area valutaria ottimale (AVO, o area monetaria ottimale, AMO - in inglese optimum currency area o optimum currency region, OCA o OCR) è un gruppo di paesi per i quali, vista la stretta integrazione per quel che riguarda gli scambi internazionali e la facilità nel movimento dei fattori produttivi, conviene creare un'area di cambi fissi o un'unione monetaria.
A revoca (o cancellazione). Tipo di contratto di compravendita di titoli, attraverso un intermediario, che perde validità al momento della sua esecuzione o dell'annullamento da parte del cliente.
Arms index. Indicatore di ampiezza del mercato (noto anche come Trin) che pone a confronto numero e volume dei titoli in aumento e in diminuzione.
A rischio. Connessa all'esercizio di un'attività, ad un titolo o ad un credito, indica l'eventualità di un effetto contrario ad un certo andamento ipotizzato che si traduce in una perdita o in un mancato guadagno.
Articolazione dello stato patrimoniale. Lo stato patrimoniale, disciplinato dall'articolo 2424 del codice civile, si articola in nove grandi raggruppamenti, detti macroclassi, contraddistinti da lettere maiuscole, a loro volta suddivisi in raggruppamenti preceduti da numeri romani, denominati classi. Vi sono poi voci, precedute da numeri arabi e sottovoci precedute da lettere minuscole. A esempio: B) Immobilizzazioni (Macroclasse) - III Immobilizzazioni finanziarie (Classe) - 1) Partecipazioni in: (Voce) - a) imprese controllate (Sottovoce) - b) imprese collegate (Sottovoce) - c) imprese controllanti (Sottovoce) - d) Altre imprese (Sottovoce). Le poste precedute da numeri arabi, anche se sono suddivise in sottovoci, non perdono la loro individualità, pertanto va sempre indicato l'importo corrispondente alla somma delle relative sottovoci. Le sottovoci possono essere raggruppate soltanto quando il raggruppamento, a causa del loro importo, è irrilevante ai fini indicati nel secondo comma dell'art. 2423. La nota integrativa, però, deve indicare, distintamente, le singole voci oggetto del raggruppamento. Vedi testo sul bilancio d'impresa.
Ask (lettera). Termine che indica la quotazione delle valute o dei titoli offerti nelle operazioni di cambio o in Borsa; per analogia indica una fase del mercato che vede prevalere l'offerta di titoli con prezzi al ribasso. Vedi Bid (denaro).
Aspettative (Expectations). Previsioni degli operatori del mercato circa l'andamento futuro di determinate variabili economiche.
Assegno (Check). Ordine di pagamento impartito a una banca da un soggetto che si impegna a mettere a disposizione della banca stessa i fondi necessari, a beneficio di se stesso o di un terzo soggetto.
Assemblea ordinaria. Locuzione che indica la riunione annuale degli azionisti di una società che ha il potere di deliberare, a maggioranza assoluta dei presenti, su tutte le materie che non sono di competenza dell'assemblea straordinaria: approvazione del bilancio di esercizio, ripartizione dell'utile, ripianamento delle perdite, nomina e revoca degli amministratori e sindaci, etc. L'assemblea ordinaria per l'approvazione del bilancio deve essere convocata entro quattro mesi dalla chiusura dell'esercizio. Hanno diritto di partecipare all'assemblea ordinaria i detentori di azioni ordinarie e privilegiate; sono esclusi i detentori delle azioni risparmio.
Assemblea strordinaria. Si differenzia dall'assemblea ordinaria per le materie di propria competenza che riguardano, in particolare, le modifiche dell'atto costitutivo.
Asset allocation. Prima fase della gestione di un fondo o di un portafoglio. In questa fase vengono selezionate le categorie di attività finanziarie nelle quali investire. Si scelgono le quote di investimento nei diversi settori azionari, le quote da dedicare ai titoli a reddito fisso a breve e lunga scadenza. Il processo di asset allocation si basa ampiamente su analisi macroeconomiche volte a prevedere l'andamento dei tassi di interesse e dell'economia in generale. Il passo successivo è quello dello stock picking, ovvero della selezione dei singoli titoli.
Asset management. Attività di gestione di un portafoglio di attività finanziarie svolta da un intermediario finanziario per conto terzi.
Asset play. È definito asset play un titolo che viene ritenuto vantaggioso per l’investimento in quanto il valore di mercato non rispecchia la valutazione degli investimenti presenti nell’impresa. Questi titoli possono essere frequentemente oggetto di scalata poichè consentono l’acquisizione di società pagando un prezzo inferiore al loro valore di mercato.
Asset stripping. E' un'operazione finanziaria che solitamente coinvolge multinazionali o comunque imprese di grandi dimensioni. Con l'asset stripping (frazionamento dei beni) si mira ad acquisire il controllo della società madre di un gruppo per poterne vendere le società controllate che contribuiscono ai componenti attivi del suo patrimonio, lucrando così sulle plusvalenze ottenute dalle singole cessioni.
Assicurazione sui mutui ipotecari. Tutela fornita da società private o autorità pubbliche, ai proprietari di titoli garantiti da ipoteca, sul pagamento degli interessi e del capitale in caso di insolvenza del soggetto emittente.
Assistenza fiscale. Attività effettuata dai CAF (centri assistenza fiscale), che si sostanzia dell'assistenza ai contribuenti - privati e/o imprese - nell'assolvimento degli adempimenti fiscali. Tra le principali attività, che vengono prestate nei confronti dei contribuenti, che ne fanno richiesta, si segnalano le seguenti: elaborazione e predisposizione delle dichiarazioni (ad esempio, modelli 730 e UNICO), redazione delle scritture contabili, verifica della conformità dei dati esposti nelle dichiarazioni alla relativa documentazione (vedi anche visto di conformità).
Associazione in partecipazione. E' il contratto con il quale una parte (l'associante) attribuisce ad un'altra (l'associato) il diritto a una partecipazione agli utili della propria impresa o di uno o più affari determinati, dietro il corrispettivo di un apporto da parte dell'associato. Tale apporto, secondo la giurisprudenza prevalente, potrà avere un contenuto finanziario ma potrà anche consistere nell'apporto di lavoro, o nell'apporto misto capitale/lavoro. La disciplina è contenuta nell'art. 2549 c.c. e seguenti, dalla quale si desume facilmente che l'associazione in partecipazione non è un contratto di società, dato che l'attività di impresa è esclusivamente demandata all'associante, che ne assume i relativi diritti e obblighi. Il contratto prevede comunque una partecipazione, da parte dell'associato, al rischio della gestione dell'impresa (o degli affari dedotti in contratto). Quale contrappeso esso prevede degli obblighi di rendicontazione in capo all'associante e dei diritti di ingerenza nella gestione in capo all'associato. L'associato, quale corrispettivo dell'apporto fornito, avrà diritto, alla scadenza del contratto, al capitale apportato aumentato degli eventuali utili realizzati, nella percentuale pattuita. Se non diversamente pattuito, il contratto comporterà la partecipazione alle eventuali perdite registrate dalla gestione dell'affare (o degli affari) oggetto del contratto. La partecipazione alle perdite non potrà, in alcun caso, superare l'ammontare dell'apporto vale a dire del capitale o del lavoro apportato, suscettibile, anche quest'ultimo, di una valutazione economica. È ammessa dalla giurisprudenza, l'esclusione o la limitazione della partecipazione alle perdite da parte dell'associato. A questo proposito è stata anche ritenuta compatibile, con lo schema contrattuale, la clausola che garantisca all'associato la spettanza di un minimo garantito, anche in presenza di utili esigui o addirittura di perdite. È possibile inoltre statuire la corresponsione degli utili maturati, a scadenze intermedie rispetto alla vigenza temporale del contratto. Inoltre è possibile la corresponsione di anticipi sugli utili futuri, che saranno oggetto di conguaglio in sede di rendicontazione della gestione. Così potrà aversi, a esempio, un contratto pluriennale che preveda la rendicontazione annuale degli utili. Allo stesso modo potranno essere pattuiti acconti mensili da conguagliarsi, in negativo o in positivo, alle scadenze annuali. La tutela assicurativa e previdenziale dell'associato è prevista unicamente nel caso di apporto esclusivo di lavoro. L'associato avrà l'obbligo di iscrizione alla gestione separata dell'Inps mentre l'obbligazione contributiva grava esclusivamente sull'associante fatta salva la facoltà di esercitare una rivalsa sull'associato per una quota parziale, stabilita per legge, della contribuzione. Nei casi in cui ne sussista il relativo rischio, da decidersi sulla base della tipologia lavorativa, nasce, esclusivamente in capo all'associante, l'obbligo dell'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro presso l'Inail. Normativa di riferimento.
  • Codice Civile: Articoli da 2549 a 2554
  • D.Lgs 276/2003 (c.d. legge Biagi): art. 86
  • Decreto Legge 269/2003 convertito nella Legge 326/2003
Associazione Nazionale degli Operatori di Borsa. Associazione statunitense che raggruppa coloro che svolgono un'attività di trattazione e quotazione continuativa di uno o più titoli, che non sono quotati nelle Borse organizzate ma nel mercato over the counter.
Associazione temporanea di imprese, o raggruppamento temporaneo di imprese. E' una fattispecie rientrante nella più ampia categoria delle joint ventures. Essa si caratterizza, e si distingue dalle altre forme associative, per essere finalizzata all’esecuzione di appalti pubblici. Questa figura venne introdotta con la legge 8 agosto 1977, n. 584, che introdusse la fattospecie del “raggruppamento delle imprese per la partecipazione agli appalti e per l’esecuzione delle opere pubbliche”. Essa subì successivamente delle modifiche attraverso la legge 11 febbraio 1994, n. 109, quindi dalla legge 13 novembre 1998, n. 415, la quale opera una serie di rinvii a successivi regolamenti per una piena applicazione della disciplina. Fondamentali sono la circolare del Ministero dei Lavori Pubblici, n. 4488 del 7 ottobre 1996, e la circolare del Ministero dei Lavori Pubblici n. 2100 del 22 dicembre 1998. L’associazione temporanea di imprese è modellata sullo schema della joint venture. L’associazione temporanea consente a più imprese di partecipare a una gara d’appalto collaborando tra loro. Questa forma collaborativa consentirebbe di evitare i costi che invece avrebbe la costituzione di un'impresa comune o di un consorzio, destinati a scomparire in caso di esito negativo della gara. Inoltre l’associazione temporanea permetterebbe di dare maggiori garanzie al committente circa l’esecuzione integrale e a regola d’arte dell’opera. Nell’associazione temporanea più imprese si associano pur restando giuridicamente soggetti distinti. Le imprese così associate possono formulare un’offerta che viene presentata da una sola delle imprese associate. L’impresa che presenta l’offerta assume la veste di impresa capogruppo e cura i rapporti tra il committente e il raggruppamento. La dottrina riconduce il rapporto fra la capogruppo e le associate allo schema del mandato collettivo con rappresentanza. Secondo quanto disposto dalla legge n. 109/1994 i raggruppamenti temporanei possono partecipare alle procedure di affidamento dei lavori pubblici a condizione che le imprese associate abbiano conferito mandato collettivo speciale con rappresentanza a una di esse prima della presentazione dell’offerta. Quest’ultima formulerà quindi l’offerta in nome e per conto proprio e delle mandanti. L’associazione di imprese viene di solito classificata in due fattispecie: orizzontale o verticale. La prima si ha nell’ipotesi di collaborazione fra imprese che esercitano attività omogenee, le quali si associano al fine di suddividere i lavori ed ottenere i requisiti necessari per partecipare alla gara d’appalto. La seconda ipotesi si ha quando un’impresa assume la posizione di capogruppo e riunisce altre imprese mandanti che svolgano le attività secondarie, definite come scorporabili, mentre l’attività primcipale è svolta dalla capogruppo. Le associazioni temporanee di impresa possono partecipare alle procedure di affidamento degli appalti di lavori pubblici a condizione che sia la capogruppo, sia le altre partecipanti, siano in possesso dei requisiti di qualificazione indicati nel regolamento di partecipazione. Con la presentazione dell’offerta i concorrenti associati assumono la responsabilità solidale nei confronti della Pubblica Amministrazione, nonché nei confronti delle imprese subappaltanti e dei fornitori. I singoli concorrenti alla gara non possono partecipare in più di una associazione temporanea. E’ vietata qualsiasi modificazione alla composizione delle associazioni temporanee rispetto a quella risultante dall’impegno presentato in sede di offerta. Per ultimo, ai raggruppamenti è consentita la presentazione dell’offerta prima della costituzione, purchè l’offerta sia sottoscritta da tutte le imprese che costituiranno i raggruppamenti. L'offerta dovrà inoltre contenere l’impegno che, in caso di aggiudicazione della gara, le imprese stesse conferiranno mandato collettivo speciale con rappresentanza a una di esse, da indicare in sede di offerta e qualificata come capogruppo, la quale stipulerà il contratto in nome e per conto proprio e delle mandanti. L’inosservanza di tale divieto comporta l’annullamento dell’aggiudicazione o la nullità del contratto.
Assunzione a fermo in blocco. E' l'acquisizione preventiva da parte di un gruppo di intermediari finanziari di titoli di nuova emission, in blocco, destinati al mercato. In una fase successiva, saranno gli stessi intermediari a provvedere al collocamento dei titoli stessi.
Asta (auction). Vendita pubblica di un bene al miglior offerente. Si distingue l'asta competitiva (competitive bid) dall'asta marginale (marginal bid). Nel primo caso, ogni proposta di acquisto deve essere soddisfatta al prezzo presentato; se la domanda supera l'offerta vengono soddisfatte le domande di coloro che sono disposti a pagare un prezzo più alto. L'asta marginale, invece, prevede che ogni proposta di acquisto sia soddisfatta al prezzo minimo. Nella prassi di assegnazione di titoli di Stato si procede alla cosiddetta asta non competitiva (non-competitive bid) tenuta dal ministero del Tesoro, che prevede dapprima l'assegnazione dei titoli al miglior offerente e successivamente si procede a soddisfare le richieste rimanenti a un prezzo di riferimento calcolato sulla media ponderata dei prezzi ottenuti nella prima fase dell'assegnazione. Un altro meccanismo d'asta, chiamato asta olandese (dutch auction), prevede che il prezzo sia progressivamente abbassato fino a quando non ci sia un compratore. Questo sistema è utilizzato, ad es., per la vendita dei Buoni del Tesoro Americani.
Asta a tasso fisso. Procedura d’asta nella quale il tasso di interesse viene stabilito preventivamente; le controparti indicano l’ammontare di fondi che intendono negoziare al tasso pre?ssato.
Asta di apertura. Si divide in tre fasi: - Fase di pre-asta (pre-apertura): in questa fase viene determinato e aggiornato in tempo reale il prezzo teorico di apertura di ogni titolo; i clienti possono immettere proposte di negoziazione e modificare o cancellare proposte immesse precedentemente; le proposte possono essere immesse con limite di prezzo, o "a mercato" (queste ultime assumono dinamicamente il prezzo al quale avrebbero maggiori probabilità di essere eseguite). Le proposte possono essere immesse nel book di negoziazione con diverse modalità di esecuzione: "valida fino alla data specificata"; "valido fino alla chiusura di mercato". La durata della fase di pre-apertura può essere prolungata dall'organo di controllo, per l'intero mercato o per singoli strumenti, in corrispondenza di particolari condizioni del mercato. - Fase di validazione: il sistema telematico verifica la validità del prezzo teorico di apertura determinato al termine della fase precedente; se il prezzo è valido, viene assunto come prezzo di apertura per la conclusione dei contratti; se un prezzo di apertura di un titolo non supera la fase di validazione, si prolunga la fase di pre-apertura per un intervallo di tempo stabilito dalla Borsa Italiana S.p.A.. In questa fase non è possibile immettere/revocare ordini. - Fase di apertura: tutti gli ordini di acquisto e vendita presenti al termine della fase di pre-apertura, che risultano tra loro abbinabili e che hanno superato la fase di validazione sono eseguiti al prezzo di apertura. Le proposte in acquisto con prezzi uguali o superiori al prezzo di apertura sono abbinate con le proposte in vendita con prezzi uguali o inferiori al prezzo di apertura, secondo le priorità di prezzo e di tempo delle proposte e fino ad esaurimento delle quantità disponibili. Tutte le altre proposte, le cui condizioni non consentono la conclusione dei contratti, passano automaticamente alla fase di negoziazione continua. Le spezzature che si originano nel MTA sono cancellate o trasferite alla fase di pre-apertura della seduta successiva, a seconda della modalità di esecuzione indicata. In questa fase non è possibile immettere/revocare ordini.
Asta di chiusura. Si suddivide a sua volta in tre diverse fasi: Fase di pre-asta: in negoziazione e modificare o canquesta i clienti possono immettere proposte di cellare proposte immesse precedentemente; le proposte possono essere immesse con limite di prezzo, o "a mercato". Le proposte possono essere immesse nel book di negoziazione con diverse modalità di esecuzione: "valida fino alla data specificata"; "valido fino alla chiusura di mercato". Fase di validazione: il sistema telematico calcola il prezzo di chiusura per la conclusione dei contratti. In questa fase non è possibile immettere, modificare, o cancellare le proposte immesse. Fase di chiusura: tutti gli ordini di acquisto e vendita presenti al termine della fase di pre-asta, che risultano tra loro abbinabili e che hanno superato la fase di validazione sono eseguiti al prezzo di chiusura. Le proposte in acquisto con prezzi uguali o superiori al prezzo di chiusura sono abbinate con le proposte in vendita con prezzi uguali o inferiori al prezzo di chiusura, secondo le priorità di prezzo e di tempo delle proposte e fino ad esaurimento delle quantità disponibili. Tutte le altre proposte, le cui condizioni non consentono la conclusione dei contratti, passano automaticamente alla fase di apertura del giorno successivo (nel caso di ordini immessi con modalità di esecuzione "valida sino a data") o vengono eliminate dal mercato (nel caso di ordini immessi con modalità di esecuzione "valida sino a chiusura di mercato").
Asta non competitiva (Non-competitive bid). Asta tenuta dal ministero del Tesoro nella quale ad una prima assegnazione dei titoli secondo la prassi del miglior offerente, segue un'offerta che stabilisce come prezzo di riferimento la media ponderata dei prezzi ottenuti durante la competizione, così da soddisfare tutte le richieste.
Asta pubblica. Uno dei modi con cui la pubblica amministrazione sceglie l'impresa privata con cui fare un contratto di appalto per la costruzione o la gestione di un'opera o di un servizio pubblico.
Asta marginale e competitiva. Procedure d’asta utilizzate per il collocamento dei titoli di Stato italiani e nelle operazioni di mercato aperto dell’Eurosistema. Con l’asta marginale i titoli vengono aggiudicati a un prezzo unico, pari al minimo accolto; con quella competitiva, invece, l’aggiudicazione avviene a un prezzo pari a quello al quale vengono presentate le richieste.
Asta olandese. Tipo di asta competitiva dove il prezzo viene progressivamente abbassato fino alla comparsa di un compratore. Con questo sistema vengono venduti i Buoni del Tesoro americani (T-bonds).
Ateco. Versione nazionale, sviluppata dall’Istat, della classificazione delle attività economiche definita in ambito europeo e approvata con regolamento comunitario (NACE rev. 1.1). L’ultima classificazione (al 2008) è Ateco 2002, che ha sostituito la precedente Ateco 1991.
ATM (Automated Teller Machine). Vedi Bancomat. Apparecchiatura automatica per l’effettuazione da parte della clientela di operazioni quali prelievo di contante, versamento di contante o assegni, richiesta di informazioni sul conto, bonifici, pagamento di utenze, ricariche telefoniche, ecc. Il cliente attiva il terminale introducendo una carta e digitando il codice personale di identificazione.
ATTAC. E' la sigla dell'Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie e per l'Aiuto ai Cittadini. Si tratta di un'associazione orientata all'azione per l'affermazione dei valori della dignità umana e della protezione dell'ambiente e, quindi, di opposizione alle politiche neoliberiste. L'idea di un'associazione per l'introduzione della Tobin Tax il cui gettito fosse utilizzato per finanziare progetti sociali fu lanciata nel dicembre 1997 da Ignacio Ramonet, direttore di Le Monde diplomatique in un editoriale pubblicato dal mensile francese e intitolato "Disarmare i mercati". La proposta, lanciata durante la crisi economica dei mercati del Sud-est asiatico, raccolse un inaspettato numero di consensi e il 3 giugno 1998 si tenne un'assemblea costitutiva dell'Associazione oggi presente in circa 55 Paesi del mondo. In seguito, Attac ha ampliato i suoi campi d'intervento e ora si interessa a tutti gli aspetti della globalizzazione economica (che l'associazione qualifica come ultraliberale), osteggiando le decisioni del WTO, dell'OCSE e del Fondo Monetario Internazionale. La critica ai meccanismi dell'economia mondiale, che sarebbero funzionali a logiche neoliberiste non comporta un'opposizione al fenomeno della globalizzazione che anzi viene accolta con favore dall'Associazione quando le politiche economiche si rivelino rispettose dell'ambiente e della dignità sociale di tutti gli uomini. L'Associazione funziona in base ad un principio di decentralizzazione volto a stimolare il più possibile l'attività dei comitati locali. In alcuni Paesi si è dotata di un consiglio scientifico indipendente da strutture universitarie o comunque istituzionali. I membri di ATTAC sono stati tra i promotori del World Social Forum di Porto Alegre, dei Forum Sociali Europei e del Forum Sociale del Mediterraneo.
Attività (Assets) . Ogni bene, tangibile o intangibile, il cui valore si possa rappresentare in unità monetarie: crediti, merci, titoli in portafoglio, avviamento, ecc.
Attività correnti (current assets). Comprendono la cassa e altre attività che si ipotizza si trasformeranno in cassa (o comunque verranno utilizzate) entro il breve periodo. La differenza tra le attività correnti e le passività correnti determina il capitale netto investito nella gestione corrente. Vedi testo sul bilancio.
Attività finanziaria sottostante. Strumento finanziario che costituisce l'oggetto della transazione nei contratti derivati (es. le azioni comperate tramite un'opzione call).
Attività fisse. Investimenti che non saranno convertiti in flussi di moneta durante il processo produttivo. Comprendono gli impianti, le immobilizzazioni tecniche, le spese per la ricerca e lo sviluppo, l'avviamento.Vedi attività immobilizzate.
Attività eccedente i propri mezzi. (overtrading). Situazione in cui un'azienda svolge un'attività ridondante rispetto alle proprie disponibilità finanziarie. In particolare manca la liquidità necessaria per affrontare il fabbisogno finanziario quotidiano connesso alle attività in corso.
Attività liquide. Sono rappresentate dal circolante e da attività finanziarie prontamente convertibili in contante.
Attività immobilizzate(fixed assets). Sono gli investimenti in fattori produttivi durevoli, destinati a trasformarsi nel tempo e "indirettamente" in denaro. Nello stato patrimoniale esse sono articolate in:
  1. immateriali,
  2. materiali,
  3. finanziarie.
Le prime due sono definite immobilizzazioni tecniche e dànno luogo al processo di ammortamento.
Attività nette. Nella contabilità del bilanci d'impresa le attività nette sono date dalla differenza tra il totale degli investimenti e quello dei finanziamenti, indicano la ricchezza che spetta agli azionisti, chiamata anche "net worth"
Attività marginali. Regime agevolativo applicabile alle persone fisiche con un volume d'affari non superiore a un determinato limite (in genere, euro 25.822,85), che prevede un'imposta sostitutiva del 15%, e la possibilità di essere assistiti dell'amministrazione finanziaria per l'assolvimento degli adempimenti tributari. Per usufruire di tale agevolazione occorre presentare apposita domanda entro il mese di gennaio, presso l'ufficio delle entrate territorialmente competente.
Attività materiale. Espressione utilizzata nella stesura di documenti contabili per indicare gli investimenti dell’azienda in beni materiali, come immobili, scorte, crediti, ecc.
Attività monetaria. Denaro o titoli rappresentativi di somme di denaro che possono essere determinate univocamente, senza riferimento al valore di altri beni.
Attività nette. In analisi di bilancio, le attività nette si ottengono dalla differenza tra il totale degli investimenti e quello dei finanziamenti, indicando la ricchezza che compete agli azionisti. Viene anche chiamata "net worth".
Attività reali. Componenti del patrimonio costituiti da beni materiali di investimento e beni di consumo durevoli, in contrapposizione alle attività finanziarie.
Attività rischiose. Componenti dell'attivo patrimoniale che presentano un certo grado di rischio, connesso alla solvibilità del debitore, o alle oscillazioni dei cambi o dei tassi di interesse.
Attivo circolante (working assets). Macroclasse C dell'attivo dello stato patrimoniale del bilancio. L'attivo circolante è l'insieme di tutti gli investimenti a breve termine dell'impresa. Si tratta, pertanto, di tutti i beni e i crediti che, diversamente dalle immobilizzazioni, non sono destinati a rimanere per lungo tempo nel patrimonio dell'impresa perché sono finalizzati, in tempi rapidi, al consumo (a esempio le rimanenze di materie prime), alla vendita (a esempio le rimanenze di prodotti pronti per la vendita) o all'incasso (come i crediti verso i clienti). Giova notare che i crediti e le scorte di magazzino devono essere iscritti al netto delle rispettive svalutazioni al fine di quantificare l'effettivo valore di realizzo. La quantificazione delle scorte di magazzino deve tenere conto, a esempio, dell'eccedenza rispetto ai bisogni standard della produzione e della vendita, dell'obsolescenza dei prodotti, del deperimento fisico, dei possibili  danneggiamenti.
I. Rimanenze
Chiamate anche scorte, magazzino o giacenze sono quei beni acquistati o prodotti dall'impresa ma non ancora venduti al cliente al termine dell'esercizio.
  1. Materie prime, sussidiarie e di consumo. Si tratta di beni che l'azienda utilizza nel processo produttivo.
  2. Prodotti in corso di lavorazione e semilavorati. Rappresentano quei prodotti la cui realizzazione è stata avviata, ma non ancora completata al termine dell'esercizio.
  3. Lavori in corso su ordinazione. La voce può essere particolarmente importante per quelle aziende che lavorano per commesse e che compilano degli stati di avanzamento lavori.
  4. Prodotti finiti e merci. Sono i prodotti che giacciono in magazzino in attesa di essere venduti (prodotti finiti) o i prodotti, acquistati da terzi, della cui commercializzazione è incaricata l'azienda (merci).
  5. Acconti. Acconti versati ai fornitori per l'acquisto di materiale; pur essendo dei crediti vengono inseriti nelle rimanenze poiché sono assimilati a materiale già presente in magazzino.
II. Crediti.
I crediti di un'impresa possono essere di due tipi, commerciali o finanziari. I primi scaturiscono dal periodo di tempo intercorrente tra l'emissione della fattura e l'incasso. I secondi corrispondono a finanziamenti concessi a terzi (ad esempio ad aziende dello stesso gruppo) e sono inseriti sotto questa voce solo se non rientrano nella categoria degli investimenti di lungo periodo. La legge impone di indicare separatamente i crediti esigibili entro un anno o quelli in scadenza oltre l'anno.
  1. Verso clienti. Sono i comuni crediti commerciali e comprendono sia i crediti a breve che quelli a medio lungo periodo (oltre l'anno).
  2. Verso imprese controllate, collegate o controllanti. Sono crediti di natura commerciale o finanziaria che l'azienda vanta nei confronti di società che hanno un legame con l'azienda creditrice.
  3. Verso altri. Crediti che non rientrano nelle precedenti categorie, come crediti tributari, imposte anticipate, anticipi ai dipendenti.
III. Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni.
Spesso le aziende hanno convenienza a non investire le proprie eccedenze di liquidità in depositi bancari, ma sono portate a ricercare livelli di redditività maggiori di quelli offerti dalle banche. Questi non rappresentano, però, investimenti durevoli nel tempo e non vengono classificati tra le immobilizzazioni.
  1. Partecipazioni in imprese controllate, collegate o controllanti o altre.
  2. Azioni proprie.
  3. Altri titoli.
Se scelti oculatamente, possono essere tutti investimenti, anche a breve, che consentono redditività più interessanti dei depositi bancari.
IV Disponibilità liquide
Le voci di questo raggruppamento riguardano la liquidità aziendale, sotto forma di denaro e valori in cassa, di assegni da riscuotere o di depositi bancari e postali. Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
At the money (1). Un’opzione si dice "at the money" nel caso in cui il prezzo di mercato del bene oggetto del contratto è uguale al prezzo di esercizio del diritto (il premio è pagato in anticipo). Esercitando l’opzione "at the money", teoricamente, si ha la perdita del premio che equivale, in termini di risultato, all’abbandono a scadenza.
At-the-money (2). Opzione il cui sottostante presenta un prezzo di esercizio (strike price) pari alla quotazione corrente.
Attivo dello stato patrimoniale (total assets). Per poter operare, un'azienda ha bisogno di denaro, fabbricati, impianti, materie prime, computer, scorte di magazzino, brevetti e molte altre risorse materiali e immateriali; tutte queste risorse di cui l'impresa si serve per la propria operatività costituiscono le attività aziendali (gli assets). Le attività, quindi, sono risorse possedute dall'azienda il cui valore può essere rappresentato dal prezzo di mercato (per fabbricati, macchinari, materie prime, prodotti finiti) o può essere ricavato dall'utilità che l'azienda ritiene di ricavare nel corso delle proprie attività (per know-how, brevetti, risultati della R&S). L'insieme delle attività è denominato anche capitale lordo di funzionamento. Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Attribuzione pro quota. In un contratto di sottoscrizione sindacata di titoli di nuova emissione, è la clausola in base alla quale ognuno dei sottoscrittori è obbligato a collocare presso gli investitori la propria quota di titoli, senza per questo essere responsabile dell'eventuale collocamento di quote residue di altri componenti il consorzio.
Attualizzazione. Legge di Se una legge di capitalizzazione serve a determinare il valore futuro di un capitale disponibile oggi, una legge di attualizzazione mira a determinare il valore attuale di un capitale che si suppone disponibile ad una data futura. Se quindi per una capitalizzazione si può parlare di differimento, per la attualizzazione si deve parlare di anticipazione. Vedi VAN.Chiaramente questa anticipazione ha un costo, che si collega al concetto di interesse "passivo", o sconto. Esso deve essere tale per cui, capitalizzando il valore attuale che la legge di attualizzazione prescelta ci propone, si arrivi a determinare un montante il cui valore coincide con il capitale futuro da cui siamo partiti. La legge di capitalizzazione e il tasso di interesse assunti allo scopo sono univocamente determinati dalla regole di corrispondenza enunciata e si dice per tale motivo che sono tra essi coniugati. Questa sorta di specularità consente, attraverso le leggi di capitalizzazione, di dedurre le principali caratteristiche delle leggi di attualizzazione a esse coniugate. Una generica legge di attualizzazione è espressa dalla relazione:
 V_a(t)=G(C_f,t)\
dove  V_a\ è il valore attuale del capitale Cf disponibile al tempo futuro t.
Auditing. Indica la revisione contabile e la certificazione di bilancio.
Auditor.Revisore in italiano. E' un professionista qualificato, e riconosciuto dalle autorità pubbliche di controllo, che può condurre "revisioni" o "audits", ossia le analisi e le verifiche dei bilanci, dei libri contabili e delle registrazione dei conti e di ogni altra documentazione finaziaria, commerciale o fiscale. Lo scopo è la certificazione dello stato finanziario della società e della correttezza formale del management.
Aumento di capitale. Operazione attraverso la quale, su proposta del consiglio di amministrazione, l'assemblea dei soci delibera un incremento del capitale sociale che determina anche una modifica dell'atto costitutivo. Può avvenire in diverse modalità: in forma gratuita (aumento nominale) che sottende una trasformazione contabile delle riserve iscritte a bilancio in capitale; oppure a pagamento (aumento reale) che sottende la richiesta di nuovi capitali ai soci; infine in forma mista, dove è prevista la combinazione dell'aumento gratuito e di quello a pagamento.
Aumento gratuito di capitale. Azioni distribuite agli azionisti senza corrispettivo in denaro.
Authority. Termine inglese che significa Autorità e che è entrato nel comune linguaggio finanziario italiano. Si tratta degli organismi pubblici, ossia introdotti per legge e i cui vertici sono di nomina governativa, che hanno la funzione di controllare e sovraintedere alla operatività delle società o enti privati e pubblici che operano sul mercato bancario, degli investimenti, delle imprese e del risparmio. Sono anche detti enti di vigilanza e il loro numero, in Italia, è un record europeo: Banca d’Italia (sulle banche), Consob (Borsa), Isvap (assicurazioni), Covip (Fondi pensione), Privacy, Antitrust.
Autoassicurazione. Finanziamento aziendale a scopo cautelare tramite capitale di gestione.
Autocertificazione. Dichiarazione sottoscritta - sempre più diffusa - che il cittadino può produrre in sostituzione delle normali certificazioni ordinariamente di competenza della pubblica amministrazione e attestante fatti, stati o qualità che la pubblica amministrazione deve già conoscere e può agevolmente verificare. Colui che produce le suddette dichiarazioni sostitutive sarà responsabile penalmente ove quanto dichiarato sia falso (dichiarazione mendace).
Autocorrelazione. Si verifica quando le osservazioni di una serie storica sono correlate nel tempo.
Autofinanziamento. L'autofinanziamento è quella componente del patrimonio netto rappresentata dall''incremento dei mezzi finanziari aziendali per effetto della gestione e non per effetto di apporti esterni; esso è costituito, a esempio, dagli utili di esercizio non distribuiti ai soci, mediante la creazione di apposite riserve. Giova sottolineare che la distribuzione dei dividendi la cui somma non può superare l'utile di esercizio è un depauperamento, sia pure virtuale, dell'impresa che riduce la propria liquidità, restituendo una fonte di finanziamento
Automated clearing house (ACH). Struttura tecnica, presente in diversi paesi, che provvede mediante procedure completamente automatizzate alla gestione delle istruzioni di pagamento, generalmente di importo non elevato, trasmesse dagli intermediari finanziari mediante supporti magnetici o reti telematiche.
Avanzo (Surplus). Differenza positiva fra i flussi in entrata e in uscita relativi a una data grandezza economica o finanziaria.
Avanzo primario. L' avanzo primario di bilancio è la differenza tra le entrate e le uscite dello Stato al netto della spesa per gli interessi sul debito pubblico. È forse l' indicatore più importante dello stato di salute della finanza pubblica, perché misura l' andamento strutturale delle entrate e delle uscite, visto che la spesa per onorare il debito è una variabile indipendente, legata al livello degli interessi. L' avanzo primario è dunque una sorta di «assicurazione» contro il rischio di un aumento dei tassi. Più alto è il debito pubblico di un Paese, più alto dovrebbe essere l' avanzo primario. E non a caso l' Italia, fin dall' ingresso nell'Uem, ha mantenuto un avanzo molto elevato, pari a 5 punti di pil.
Average refixing period. L’Average Refixing Period misura il tempo medio in cui vengono rifissate le cedole del debito. Per i titoli zero coupon o i titoli con cedola fissa corrisponde alla vita residua dei titoli. Per i titoli con cedola variabile corrisponde al tempo rimanente alla fissazione della prossima cedola.
A vista. Un titolo è pagabile a vista (at sight) se è sufficiente la sua presentazione al debitore per poter ricevere il denaro oggetto della prestazione.
Avversione al rischio. Atteggiamento da parte di un soggetto economico che, a parità di rendimento, sceglie l'opportunità di investimento che presenta il minore livello di rischiosità.
Avviamento (Goodwill). Contabilmente, l'avviamento corrisponde al maggior costo sostenuto nell'acquisizione di un'azienda in funzionamento, rispetto ai valori correnti dei singoli beni. Il maggior costo può essere iscritto in bilancio, nell'attivo dello stato patrimoniale, se l'acquisizione è avvenuta a titolo oneroso. Per le società per azioni l'iscrizione nelle attività (immobilizzazioni immateriali) è subordinata all'approvazione del collegio sindacale. L'ammortamento deve essere effettuato, civilisticamente, salvo deroghe ben motivate, in un massimo di cinque esercizi.
Avviso di accertamento. Atto emesso dagli uffici dell'amministrazione finanziaria, per portare a conoscenza di un determinato soggetto il risultato dell'attività di accertamento svolta da parte degli uffici nei suoi confronti (a esempio, il controllo e la rettifica della dichiarazione dei redditi). L'avviso di accertamento deve recare l'indicazione dell' imponibile o degli imponibili accertati, delle aliquote applicate e delle imposte liquidate, al lordo e al netto delle detrazioni, delle ritenute di acconto e dei crediti d' imposta, e deve essere motivato in relazione ai presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che lo hanno determinato.
Azione (Share). L'azione è un titolo rappresentativo di una quota della proprietà di una società. Il possesso di (almeno) una azione è la condizione necessaria per essere soci di una società per azioni o in accomandita per azioni. Il codice civile prescrive che alcuni tipi di imprese emettano azioni, mentre in altri casi si può scegliere se la proprietà venga rappresentata da azioni o da quote azionarie.
Il ricorso alle azioni consente un più facile scambio delle stesse, magari attraverso lo strumento del mercato azionario. È possibile emettere diverse tipologie di azioni. All'interno di ciascuna categoria le azioni devono essere uguali e offrire uguali diritti. Le azioni ordinarie danno al possessore diritti amministrativi, patrimoniali e misti, tra i quali il diritto di partecipare alle assemblee ordinarie e straordinarie, il diritto al riparto degli utili e a una quota di liquidazione nel caso di scioglimento della società.. Le azioni privilegiate, di risparmio e di godimento, attribuiscono diritti diversi rispetto alle azioni ordinarie. Il valore complessivo delle azioni di una società è detto capitalizzazione. Le azioni di risparmio è una tipologia di azioni caratterizzate dalla limitazione di alcuni diritti riguardanti le decisioni sociali (a esempio, sono prive di voto nell'assemblea), e dall'assegnazione di particolari diritti nell'assegnazione degli utili, stabiliti dall'atto costitutivo. Le azioni di godimento sono azioni i cui possessori non possono esercitare il diritto di voto. L'emissione di tali azioni è consentita nell'ipotesi di riduzione del capitale sociale esuberante nelle operazioni di sorteggio e rimborso delle azioni estratte. Azioni ai dipendenti sono un incentivo per fidelizzare i dipendenti, che consiste nell'assegnare loro un determinato quantitativo di azioni della società per cui lavorano. Azioni proprie: operazione mediante la quale una società procede ad acquistare le proprie azioni, per il raggiungimento di un determinato risultato o per particolari finalità (ad esempio, per supportare l'andamento del titolo, o per ridurre il capitale sociale, o per contrapporsi ad un tentativo di scalata). Dato il rischio sia per i soci che per i terzi, la legge consente l'effettuazione di tale operazione entro determinati limiti (non possono eccedere la decima parte del capitale sociale) e nel rispetto di determinate condizioni.
Azione ad alto leveraggio.Titolo azionario acquistato grazie all’utilizzo di finanziamenti esterni, come negli acquisti effettuati tramite il sistema del margin, e che quindi offre rendimenti molto elevati in rapporto al capitale di proprietà dell’investitore.
Azione calda. È un titolo azionario sul quale sussistono voci di eventuali scalate da parte di altre società, e che dunque è trattato in un mercato alquanto irrequieto.
Azione ciclica. Espressione che indica un'azione che si muove in sintonia con il ciclo economico e quindi trae vantaggio dalla ripresa economica, e appartiene, in genere, a società operanti nei settori chimico, automobilistico, dell'edilizia e della grande distribuzione; viceversa perde, quando ci sono prospettive di rallentamento o recessione.
Azione con diritto di voto. Titolo azionario che attribuisce al suo possessore il fondamentale diritto di voto nell'assemblea dei soci, partecipando così alla conduzione della società.
Azione con dividendo. Azione che non ha ancora staccato il dividendo.
Azione di compendio. E' il titolo azionario che viene assegnato all'investitore che decide di convertire un'obbligazione convertibile oppure un warrant.
Azione di responsabilità sociale. Viene promossa nei confronti degli amministratori a seguito di delibera dell'assemblea, purchè presa con voto favorevole di almeno un quinto del capitale sociale; importa la revoca dall'ufficio da parte dell'amministratore stesso.
Azione di risparmio. Si tratta di azioni al portatore che non conferiscono all’azionista alcun diritto di voto in nessuna assemblea, né ordinaria né straordinaria; attribuiscono, invece, particolari privilegi per il dividendo e sul piano patrimoniale, in caso di riduzione del capitale per perdite. Vi sono due tipi di azioni di risparmio: convertibili e non convertibili. La conversione riguarda la possibilità di trasformare le azioni di risparmio in azioni ordinarie.
Azione di risparmio convertibile. I possessori di queste azioni hanno la facoltà di convertirle in titoli ordinari.
Azione ex-dividendi. Titolo già privo della cedola rappresentativa del dividendo.
Azione frazionata. Per quanto riguarda le operazioni di reinvestimento diretto dei dividendi in nuovi titoli, eseguite da specifici programmi d’investimento dei fondi comuni, la situazione che si verifica quando il dividendo corrisposto non è sufficiente ad acquistare un numero intero di titoli e quindi al possessore vengono attribuite azioni frazionate, fino a concorrenza con il totale del dividendo.
Azione ordinaria. Attribuisce al socio di una società per azioni sia il diritto al dividendo, sia il diritto di voto nelle assemblee ordinarie e straordinarie.
Azione privilegiata. Conferisce al socio di una società per azioni il diritto di voto nelle assemblee straordinarie, il diritto a un dividendo spesso maggiorato e a un privilegio nel rimborso del capitale, in caso di scioglimento anticipato della società.
Azione privilegiata a rendimento variabile. Titolo azionario privilegiato che contempla, oltre alla cumulabilità dei dividendi, la distribuzione di somme variabili in rapporto ai tassi di mercato. Questi titoli che non hanno una scadenza, consentono all’emittente di disporne il rimborso anticipato.
Azione privilegiata ad asta olandese. Genere di titolo azionario a tasso variabile, per il quale il pagamento è determinato ogni sette settimane tramite un processo di asta olandese.
Azione privilegiata di mercato monetario. È un titolo azionario privilegiato, il cui dividendo è stabilito sulla base di un tasso d’interesse variabile. Infatti, il rendimento è stabilito da un’asta periodica che l’emittente deve effettuare ogni volta entro 49 giorni.
Azione privilegiata di prima categoria. Azione del mercato statunitense che presenta un ulteriore privilegio nella ripartizione degli utili e in fase di rimborso del capitale.
Azione revocatoria fallimentare. Si tratta di un mezzo giuridico promosso dal curatore fallimentare di un'impresa dichiarata fallita. In pratica il curatore si attiene al principio della salvaguardia della par condicio creditorum, ovvero del rimborso paritario di tutti i creditori, in funzione di quanto reputato dalla legge ancora in possesso del fallito.
Azioni autorizzate. Il quantitativo di titoli che una società può emettere, secondo quanto convenuto dal proprio statuto, e che può in ogni caso essere modificato per decisione dell'assemblea degli azionisti. Si può esprimere attraverso un unico numero o tramite quantità fisse per ogni categoria di azioni.
Azioni cicliche. Titoli azionari aventi la tendenza ad amplificare le oscillazioni del ciclo economico. Questi titoli, nei periodi di espansione, avranno la tendenza a sovraperformare la media di mercato, mentre nei periodi di contrazione dell'attività avranno una tendenza opposta. Titoli aventi queste caratteristiche sono quelli dei settori delle costruzioni, dell'industria e della chimica.
Azioni da vedove. Vengono definiti così, in gergo, quei titoli azionari che generalmente offrono elevati dividendi e scarsa volatilità oltre a presentare caratteristiche di relativa insensibilità all’andamento del mercato. Grazie a queste caratteristiche di sicurezza e redditività vengono per l’appunto consigliati a chi ha una propensione molto limitata al rischio.
Azionista (Shareholder). Soggetto (detto anche shareholder) che possiede almeno un titolo azionario di una società e che ha perciò titolo ad applicare i diritti rappresentati dal documento in suo possesso.
Azionista di maggioranza. È chi possiede almeno il 50% più uno dei titoli azionari con diritto di voto in un'impresa, e che quindi è in grado di controllarne l'attività. Può anche essere un soggetto appartenente a un gruppo di azionisti che in totale possiede più della metà del capitale, o ancora, nel caso di un'alta frammentazione del capitale, un soggetto che nonostante abbia una quota di azioni inferiore al 50% controlla comunque la società.
Azionista di riferimento. È un soggetto in possesso di un numero rilevante di azioni aventi diritto di voto (non necessariamente la maggioranza del capitale), che è perciò in grado di influenzare l'andamento gestionale della società.
Azionista registrato. L’azionista di una società il cui nominativo risulta registrato sui libri sociali. Al momento del pagamento dei dividendi l’azionista è obbligato a registrare il proprio nome sul libro degli azionisti.
Azzardo morale. Rischio che incorre una compagnia assicurativa, qualora un assicurato non eserciti la normale diligenza nell'evitare il verificarsi dell'evento coperto dall'assicurazione. L'azzardo morale è presente anche in macroeconomia, laddove gli operatori economici possono sentirsi incentivati a intraprendere comportamenti eccessivamente rischiosi, qualora essi possano preventivare una significativa probabilità che i costi associati a un eventuale esito negativo ricadano sulla collettività, o su altri operatori o categorie di operatori. A esempio, una politica di intervento delle autorità per salvare imprese a rischio di fallimento potrebbe indurre gli operatori a finanziare progetti eccessivamente rischiosi, nell'ottica di realizzare i benefici in caso di successo e di affidarsi all'intervento dello stato in caso contrario.
Azzeramento del capitale. Operazione che precede la reintegrazione del capitale entro i limiti minimi imposti dalla legge (a esempio, s.r.l. 10.000 euro, s.p.a. 100.000 euro) a seguito delle perdite conseguite. In tali casi infatti l'assemblea procede dapprima alla delibera di azzeramento del capitale e quindi alla delibera di aumento per portare il capitale almeno al minimo legale.


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A C D-E F-G-H I-J-K L-M-N O-P Q-R S T-U V-W-X-Y-Z

B


Back office. In una società finanziaria, il reparto che si interessa della gestione di tutte le operazioni effettuate dal proprio reparto operativo (Front office): dalla spunta delle contrattazioni effettuate, all'invio degli ordini di pagamento, ecc. In un'impresa commerciale è il reparto chesi interessa della gestione operativa al fine di ottimizzare il rapporto tra il personale di front office e i clienti.
Backtesting. Metodo per testare la validità dei modelli VAR (vedi). E' in genere effettuato comparando le stime ottenute con il VAR con i risultati effettivamente o teoricamente realizzati nelle giornate di trading.
Backup facilities. Linee di credito bancario concesse a sostegno dell’emissione di titoli. Il principale esempio è costituito dalle note issuance facilities.
Backwardation. Situazione di mercato in cui i prezzi futuri (indicati dalle varie scadenze dei contratti a termine) sono più bassi di quelli attuali (prezzi spot). Tipicamente è un termine usato nei mercati delle commodities. È il segnale di una forte tensione sul mercato che si presume venga poi superata. E' il caso opposto del Contango.
Bailin. Salvataggio, con iniezione di risorse interne, di un soggetto (banca, impresa, stato sovrano) vicino alla bancarotta.
Bailout. Salvataggio, con iniezione di liquidità da parte di istituzioni esterne, di un soggetto (banca, impresa, stato sovrano) vicino alla bancarotta. Di bailout si è parlato molto durante la crisi delle banche spagnole nel 2012.
Balloon (Pallone). Finanziamento, solitamente come mutuo ipotecario, che contempla il pagamento di una somma notevole di denaro, relativa all’ammontare del prestito, in un’unica soluzione al termine dell’operazione. Questo pagamento è definito pagamento Balloon.
Banca. È l'istituzione finanziaria che svolge funzioni associate a depositi, investimenti, prestiti e servizi finanziari in genere nei confronti della propria clientela. Può essere effettuata una distinzione tra banca commerciale (commercial bank), che utilizza somme avute in deposito soprattutto in prestiti, e banca d'investimento (investment bank), la quale impiega gli stessi fondi operando nelle negoziazioni in titoli, per proprio conto o per conto dei clienti.
Banca agente. Banca nominata da un consorzio di istituzioni creditizie per tutelare gli interessi dello stesso in operazioni comuni. Una banca agente, nel mercato europeo, è quella banca nominata dalle altre facenti parte del sindacato per curare le operazioni amministrative riguardanti l'emissione di titoli obbligazionari.
Banca agente depositaria. Banca commerciale che si occupa delle operazioni di gestione ordinaria di titoli per conto della clientela. Queste operazioni consistono nell’aggiornamento del libro soci, nella custodia dei titoli, ecc..
Banca agente principale. Banca che coordina le attività di un gruppo di paying agents.
Banca al dettaglio (Banca retail). Tradizionale attività bancaria la cui principale caratteristica è l'avere una clientela vasta ed eterogenea e svolgere principalmente un elevato numero di operazioni il cui ammontare unitario è medio-piccolo.
Banca all'ingrosso. Banca che opera prevalentemente con operatori istituzionali, svolgendo operazioni creditizie di elevato ammontare. Si contrappone alla banca retail.
Bancabilità. 1. Termine usato per indicare la sussistenza di tutti gli elementi che rendono un titolo valido per l'incasso, lo sconto o qualsiasi altra forma di accredito presso una banca: integrità, scadenza, bontà delle firme, ecc. 2. Termine usato nel mondo dell'impresa per indicare un documento che possa essere "compreso" da una banca al fine di ottenere un finanziamento.
Banca capofila. Banca con funzioni di coordinamento di un gruppo di istituzioni finanziarie, che partecipano a un prestito sindacato o a un consorzio di collocamento di un'emissione di titoli.
Banca centrale. Istituzione finanziaria pubblica avente una serie di funzioni legate alla politica monetaria di una nazione, tra cui l'emissione della cartamoneta, la regolamentazione delle condizioni monetarie e di esercizio del credito, la gestione, più o meno stretta, della propria divisa nei rapporti con quelle estere.
Banca centrale ruropea (BCE). Autorità di politica monetaria della zona euro a partire dal 1° gennaio 1999. Nata dal precedente Istituto Monetario Europeo, è la responsabile della gestione della politica monetaria nel sistema europeo delle banche centrali. Fissa il livello dei tassi d'interesse di riferimento e persegue la stabilità dei prezzi nel mercato unico.
Banca commerciale. Si tratta di un ente creditizio sostanzialmente analogo alle aziende di credito italiane contemplato dalla legislazione americana. Può compiere operazioni di finanziamento, come per esempio contrarre depositi alla clientela, ma non le è consentito investire in titoli, pur offrendo altri servizi che sono assimilabili a quelli di una banca al dettaglio.
Banca dealer. Banca che opera come un market maker e come sottoscrittore nel mercato dei titoli a reddito fisso, sia di tipo pubblico che societario.
Banca dei regolamenti internazionali. La Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) (in inglese: Bank for International Settlements, BIS) è un'organizzazione internazionale avente sede sociale a Basilea, in Svizzera. Fondata nel 1930 in attuazione del Piano Young, essa è la più antica istituzione finanziaria internazionale. Pur essendo un'organizzazione internazionale, la BRI è strutturata come una società anonima per azioni, avente un Consiglio di amministrazione e un Direttore generale; tuttavia, le sue azioni possono essere sottoscritte unicamente da banche centrali o da istituti finanziari designati. Attualmente possiedono quote azionarie, e sono pertanto rappresentate alle sedute dell'Assemblea generale, 55 banche centrali, nonché la Banca centrale europea. Il principale scopo dell'organizzazione è promuovere la cooperazione tra la banche centrali. Al contempo, la BRI fornisce specifici servizi finanziari in qualità di "banca delle banche centrali" ed opera come agente o mandataria (trustee) nei pagamenti internazionali che le vengono affidati. Infine, la BRI rappresenta oggi un rinomato centro internazionale di ricerca in ambito finanziario, monetario ed economico.
Banca della Federal Reserve. Banca che fa parte del sistema di dodici istituzioni creditizie costituenti il Federal Reserve System. Queste dodici banche si trovano a New York, Philadelphia, Cleveland, Richmond,Atlanta, Chicago, Saint Louis, Minneapolis, Kansas City, Dallas e San Francisco.
Banca d'investimento. Le banche d'investimento agiscono come intermediari fra le società emittenti di titoli e gli investitori. Le loro attività principali sono la sottoscrizione ed il collocamento di titoli, il trading sui titoli di proprietà e la consulenza alla propria clientela. Il capitale d una banca di investimento viene investito in operazioni che tendenzialmente frutteranno rendimenti elevati.
Banca di agenzia. Pratica operativa utilizzata da banche estere per entrare nel mercato degli Stati Uniti che si avvalgono di banche d’agenzia, che non sono sottoposte alle leggi vigenti tra i vari stati, ma che non possono accettare depositi o concedere prestiti in nome proprio.
Banca di riferimento. In un prestito consorziale, banca i cui tassi vengono presi come riferimento per fissare il tasso di interesse del prestito.
Banca di risparmio. Istituzione bancaria esistente negli Stati Uniti assimilabile per le sue caratteristiche alle casse di risparmio italiane. La loro principale funzione consiste nella raccolta e incentivazione del risparmio privato, nella concessione di prestiti al consumo nonché nell'erogare mutui ipotecari per l'acquisto della casa.
Banca d'Italia. La Banca d'Italia è la banca centrale della Repubblica italiana. Dal 1998 è parte integrante del Sistema europeo delle banche centrali (SEBC). Il suo nome viene talvolta informalmente abbreviato in Bankitalia.

Logo della Banca d'Italia
Logo della Banca d'Italia

Sebbene una buona parte delle quote di partecipazione al suo capitale sia di proprietà di banche (oggi private), è un istituto di diritto pubblico come stabilito dalla "legge bancaria" del 1936 e ribadita anche da una sentenza della Corte di Cassazione, e come confermato dallo statuto della banca nelle sue successive evoluzioni. La sede centrale della Banca d'Italia è nel Palazzo Koch a Roma. Ha sedi e succursali in tutta Italia. Storia. La Banca d'Italia viene istituita con la legge n. 449 del 10 agosto 1893, dalla fusione di quattro banche: la Banca Nazionale del Regno d'Italia, la Banca Nazionale Toscana, la Banca Toscana di Credito e dalla liquidazione della Banca Romana. Con una serie complessa di fusioni fra queste banche, si forma quella che diventerà l'attuale Banca d'Italia. Artefici dell'operazione sono alcune famiglie di banchieri, soci storici: Bombrini, Diavolo, Bastogi, Balduino. Nel 1926 la Banca d'Italia ottiene l'esclusiva sull'emissione della moneta (viene così abrogato il Regio Decreto del 28 aprile 1910, n. 204, che aveva confermato la prerogativa anche al Banco di Napoli ed al Banco di Sicilia). Nel 1928 la Banca viene riorganizzata. Al Direttore Generale viene affiancato un Governatore, dotato di poteri maggiori. La Banca d'Italia è una società per azioni fino al 1936. In quell'anno viene convertita in Istituto di diritto pubblico dall'articolo 3 della legge bancaria del 1936 (ovvero il regio decreto-legge 12 marzo 1936, n. 375, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 marzo 1938, n. 141, e successive modificazioni e integrazioni). Le viene assegnato il compito di vigilare sulle banche italiane e ottiene la conferma del potere di emissione della moneta. Nel 1948 viene conferito al Governatore il compito di regolare l'offerta di moneta e decidere il tasso di sconto, in base al D.P.R. n. 482 del 19 aprile (articolo 25, comma 4). Una legge del 1992 (la n.82 del 7 febbraio), proposta dall'allora Ministro del Tesoro Guido Carli, chiarisce che la decisione sul tasso di sconto è di competenza esclusiva del Governatore e non deve essere più concordata di concerto con il Ministro del Tesoro (il precedente decreto del Presidente della Repubblica, viene modificato in relazione alla nuova legge con il DPR del 18 luglio). Il 13 giugno 1999 il senato della Repubblica, nel corso della XIII Legislatura discute il disegno di legge N. 4083 “Norme sulla proprietà della Banca d'Italia e sui criteri di nomina del Consiglio superiore della Banca d'Italia”. Tale disegno di legge vorrebbe far acquisire dallo stato tutte le azioni dell'istituto, ma non viene mai approvato. La Legge 262 del 28 dicembre 2005, nell'ambito di varie misure a tutela del risparmio e sulla disciplina dei mercati finanziari,introduce per la prima volta un termine al mandato del governatore e dei membri del direttorio, e dispone che entro il 2008 le quote di partecipazione a Bankitalia attualmente in mano a imprese private passino allo Stato. La citata legge, n. 262 ha avviato una riforma dell’assetto istituzionale e organizzativo della Banca d’Italia.

Governatori (Dal 1928)

  • Bonaldo Stringher (1928 - 1930)
  • Vincenzo Azzolini (1931 - 1944)
  • Luigi Einaudi (1945 - 1948)
  • Donato Menichella (1948 - 1960)
  • Guido Carli (1960 - 1975)
  • Paolo Baffi (1975 - 1979)
  • Carlo Azeglio Ciampi (1979 - 1993)
  • Antonio Fazio (1993 - 2005)
  • Mario Draghi (dal 2006)

Banca elettronica (banca on-line). Metodo di pagamento in cui le somme vengono trasferite tramite ordini dati elettronicamente, in assenza di una effettiva movimentazione di fondi.
Banca europea per gli investimenti (BEI). Creato nel 1958 come istituto bancario autonomo in seno alla comunità europea, allo scopo di finanziare, su un orizzonte di lungo termine, e promuovere i progetti di sviluppo e integrazione perseguiti in ambito comunitario.
Banca full service. È un ente creditizio capace di offrire alla clientela l’intera gamma di servizi che solitamente si richiedono agli organismi di tipo bancario, dalla remunerazione dei depositi al trasferimento di fondi, alla custodia dei titoli.
Banca mondiale (World bank). La Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo, o World Bank, è un'Istituzione bancaria sovranazionale avente la finalità di finanziarie e promuovere lo sviluppo mondiale, erogando risorse finanziarie a favore dell'attenuazione delle disuguaglianze tra le aree economiche del pianeta.
Banca nazionale. Banca autorizzata all’esercizio dell’attività creditizia dall’Ufficio del controllore della moneta, e che perciò fa parte del sistema della Federal Reserve.
Bancanota. Strumento di pagamento a corso legale creato dall'istituto di emissione di un paese.
Banca operante nei mutui. È una banca d’investimento che emette titoli garantiti da ipoteca e li colloca sia attraverso l’emissione di una serie di titoli frammentati fra tutti gli investitori interessati, o presso un unico investitore di grandi dimensioni.
Bancarotta fraudolenta. In genere, reato punibile con la reclusione da tre a dieci anni, commesso da chi: 1) ha distratto, occultato, dissimulato, distrutto o dissipato in tutto o in parte i suoi beni ovvero, allo scopo di recare pregiudizio ai creditori, ha esposto o riconosciuto passività inesistenti; 2) ha sottratto, distrutto o falsificato, in tutto o in parte, con lo scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori, i libri o le altre scritture contabili o li ha tenuti in modo da non render possibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari.
Banca sindacale. Istituzione di carattere bancario, il cui capitale è detenuto dai membri di un’organizzazione sindacale.
Banca universale. Istituto di credito abilitato ad eseguire simultaneamente l'attività di intermediazione creditizia e in valori mobiliari, nonché quella di assunzione di partecipazioni industriali.
Banche popolari. Le Banche popolari (società cooperative a responsabilità limitata) si distinguono dalle banche S.p.A. per almeno quattro caratteristiche:

  • Limite di possesso: ogni socio non può superare lo 0,5% del capitale sociale.
  • Voto capitario
  • Clausola di gradimento
  • Mutualità (non prevalente)

Le banche popolari sono banche locali, non a carattere multinazionale, con una quota di azioni considerevole detenuta da dipendenti e correntisti della banca
Le 10 maggiori banche popolari italiane sono (Dato 2008) :

  • Ubi Banca
  • Banco Popolare
  • Banca Popolare di Milano (Bpm)
  • Banca Popolare dell'Emilia Romagna (Bper)
  • Banca Popolare di Vicenza (Bpvi)
  • Credito Valtellinese (Creval)
  • Veneto Banca
  • Banca Popolare di Sondrio (Bps)
  • Banca Popolare dell'Etruria
  • Banca Popolare di Spoleto

Banchieri rinascimentali italiani. Vedi La finanza nasce in Italia.
Bancomat. Bancomat è il nome con cui vengono chiamati in Europa i sistemi per il prelievo automatico di denaro contante dal proprio conto corrente bancario, attraverso dei distributori collegati in rete telematica, anche fuori dagli orari di sportello e in località diverse dalla sede della banca presso cui si intrattiene il conto. Nei paesi di lingua anglosassone il sistema è noto con la denominazione generica di sportello automatico (Automated Teller Machine, ATM). Anche se il termine è diventato di uso corrente in italiano, il marchio Bancomat identifica a rigore il servizio offerto dall'Associazione Bancaria Italiana (ABI), che lo gestisce attraverso un'apposita convenzione (Co.Ge.Ban.). Un suo sistema analogo, ma non interoperativo, gestito da Poste Italiane, è il Postamat. Il primo Bancomat fu sviluppato dalla società inglese De La Rue e installato a Enfield Town (zona nord di Londra) il 27 giugno 1967 presso la Barclays Bank. In Italia compare nel 1976, a Ferrara: la Cassa di Risparmio di Ferrara fu la prima banca italiana ad installarlo. Il modello inaugurato nel 1967 accettava soltanto voucher monouso, che venivano trattenuti dalla macchina. Per rendere più difficili i furti l'apparecchiatura funzionava con diversi principi, tra cui radiazioni e magnetismo a bassa coercitività che veniva rimosso dal voucher in fase di lettura. L'idea del personal identification number (PIN) venne sviluppata nel 1965 dall'ingegnere inglese James Goodfellow. Il sistema sfrutta per l'identificazione del richiedente una tessera plastificata (badge) corredata di una banda magnetica e (solo in quelle più moderne) di un microchip, che il cliente inserisce in un apposito lettore. La tessera viene attivata digitando sulla tastiera del distributore un codice numerico di sicurezza (PIN), che deve essere mantenuto segreto dal possessore; questo viene criptato e se la stringa criptata corrisponde a quella memorizzata sul calcolatore centrale l'operazione può essere eseguita, diversamente al terzo tentativo sbagliato la tessera viene catturata dal distributore ed il servizio viene cautelativamente sospeso. Con il servizio Bancomat è inoltre possibile usufruire di altre operazioni connesse, come il pagamento di bollette, il versamento di contanti e assegni, la lettura del saldo, la stampa degli estratti conto o della lista dei movimenti e ricariche ai telefoni cellulari; si possono inoltre effettuare pagamenti negli esercizi commerciali provvisti di POS. Il servizio Bancomat, con la relativa tessera, è fornito dalla maggior parte degli istituti bancari e ha costi e modalità di funzionamento variabili a seconda delle condizioni stabilite tra la banca ed il cliente. In generale i distributori possono appartenere anche a una banca diversa da quella presso cui il cliente ha il conto, se questa appartiene allo stesso circuito, gratuitamente, altrimenti è legata al pagamento di una commissione. Sicurezza. In tempi recenti gli sportelli Bancomat sono stati oggetto di atti criminosi che consistono nello smurare l'intero distributore (che in effetti è una cassaforte contenente il denaro da distribuire), spesso con l'ausilio di ruspe, immissione di gas esplosivi o altri mezzi, al fine di impossessarsi delle banconote contenute all'interno. Una ulteriore modalità di attacco è l'installazione abusiva nella parte frontale dello sportello di dispositivi atti a registrare o teletrasmettere i codici contenuti nella banda magnetica delle carte inserite (skimmer) e quelli digitati dall'utilizzatore (minitelecamera). La disponibilità di questi due elementi consente di ricostruire (clonare) una scheda magnetica contraffatta ma pienamente funzionante, con la quale è possibile effettuare prelievi e altre operazioni sino a che l'utente o il sistema antifrodi dell'istituto bancario non provvedano alla sua disabilitazione. Un suggerimento che spesso viene fornito è quello di celare all'atto della composizione il PIN digitato (ad esempio utilizzando la mano libera o un foglio di carta o il portafoglio o altro).
Bandiera (Flag). In analisi tecnica, è la configurazione grafica in cui il prezzo del bene oscilla diverse volte tra due livelli di supporto e resistenza oppure tra due linee di tendenza.
Bank identifier code (BIC). Codice per l’identificazione delle istituzioni finanziarie, a livello internazionale, avente lo scopo di agevolare l’elaborazione automatizzata dei messaggi inviati in via telematica in ambienti finanziari (vedi anche: IBAN - International bank account number).
Bank run. Il bank run (in italiano corsa alla banca) è un fenomeno tipico di una crisi finanziaria. Avviene quando un elevato numero di clienti di una banca prelevano contemporaneamente tutti i loro depositi per paura che la banca diventi insolvente. Tale avvenimento destabilizza la banca stessa, che spesso fallisce. Il fallimento dipende dal fatto che la banca detiene solo una parte dei depositi (vedi riserva frazionaria), mentre la maggior parte viene investita. Di conseguenza in caso di prelievo "di massa" da parte dei clienti la banca non ha le riserve necessarie, e quindi diventa insolvente. La conseguenza a tutto ciò è la bancarotta dell'istituto stesso.
Barra. Nome di una società americana (Barra Inc.) che ha realizzato un tool quantitativo ampiamente utilizzato per l'analisi della performance e per gestire i portafogli commerciali di azioni ordinarie, redditi fissi, derivati ed altri strumenti finanziari.
Barre. Linee verticali utilizzate in successione per la costruzione dei grafici, tipo istogrammi.
Base (Basis). Nel mercato dei futures, viene definita basis la differenza esistente tra il prezzo di un titolo a pronti e il prezzo del future sullo stesso titolo. Con l'avvicinarsi alla scadenza del contratto future diminuirà progressivamente, fino ad annullarsi completamente nel momento della scadenza. Nel mercato dei tassi d'interesse, rappresenta il numero dei giorni utilizzato per il calcolo dell'interesse (solitamente 360 o 365), mentre per i titoli a reddito fisso rappresenta il rendimento a scadenza di un'obbligazione. Per la legge fiscale USA è il prezzo di acquisto di un investimento con aggiunta delle commissioni e successivamente impiegato per calcolare le tasse nel Capital Gain.
Base annuale. Procedimento matematico-statistico per mezzo del quale si riferisce una grandezza all'anno, per esempio un tasso d'interesse, pagabile a cadenza trimestrale.
Base corretta. Prezzo di riferimento tramite il quale si può calcolare la redditività di un investimento azionario. La variazione correttiva che sarà necessario apportare al prezzo di acquisto sarà legata a fattori quali: la commissione pagata all'intermediario, l'effetto della tassazione, l'effetto della distribuzione di dividendi ed eventuali aumenti di capitale.
Base di prelievo. Percentuale, sul totale del valore dei beni in garanzia, che una banca o un'istituzione creditizia lascia a disposizione dell'affidato. Valore che varia in base al tipo di prestito e al tipo di bene offerto come collaterale. Nel caso di titoli tenuti presso un intermediario, il possessore potrà utilizzare gli stessi come garanzia per investire nuove somme di denaro in altri titoli, in questo caso le percentuali si attestano sui seguenti valori: 50% per le azioni, 30% per le obbligazioni e fino al 100% nel caso di investimenti liquidabili subito e con certezza.
Base di rendita. Metodo per esprimere il prezzo di un titolo indicando il tasso d'interesse che si intende percepire sui titoli comperati (denaro) e quello che si intende far percepire alla controparte sui titoli venduti (lettera).
Base di sconto. Quando un'obbligazione non frutta interessi (Zero Coupon), viene offerta al pubblico a sconto, cioé a un prezzo inferiore al valore nominale e di rimborso.
Base imponibile. Il valore di un investimento che deve essere preso in considerazione ai fini della definizione dell'imposizione fiscale. Generalmente viene preso in considerazione, come base di riferimento, il costo di acquisto del bene, al netto del totale delle quote di ammortamento accantonate.
Base monetaria. La base monetaria o moneta ad alto potenziale o M0 (emme zero), rappresenta la quantità di moneta, ed è costituita da banconote, monete e depositi presso la Banca Centrale. La base monetaria viene immessa nel sistema monetario-finanziario attraverso l'acquisto, sul mercato secondario, di titoli di Stato. L'acquisto di titoli da parte della banca centrale comporta un debito della banca centrale nei confronti delle banche presso le quali erano detenuti i titoli acquistati. Le banche a loro volta accreditano l'importo dei titoli ceduti sui conti dei clienti che hanno ceduto i titoli alla banca centrale. Pertanto la creazione di moneta attraverso l'acquisto di titoli comporta che l'ammontare della base monetaria sia contabilizzata nel passivo del bilancio della Banca Centrale, mentre il valore dei titoli acquistati dalla banca centrale è registrato nell'attivo della stessa banca, trattandosi di un credito nei confronti dell'emittente ovvero lo stato.
Base post-tassazione. Metodo che deve essere utilizzato per confrontare il rendimento ottenibile da investimenti sottoposti a discipline fiscali differenti.
Basilea II. Basilea II, chiamato anche Nuovo Accordo di Basilea è un documento che definisce, a livello internazionale, i requisiti patrimoniali delle banche in relazione ai rischi assunti dalla stessa. Questi sono di tre tipi, ovvero, di credito, di mercato e operativi. Il "Nuovo Accordo" introduce nuove e più sofisticate metodologie di valutazione degli stessi, al fine del calcolo del relativo requisito patrimoniale. Secondo Basilea II le banche dei paesi aderenti dovranno classificare i propri clienti in base alla loro rischiosità, attraverso procedure di rating. Dovranno, successivamente, accantonare delle quote di capitale definite in base al livello di rischio dei rapporti di credito accordati per tutelarsi dai rischi assunti. Autore dell'accordo è il Comitato di Basilea, istituito dai governatori delle Banche centrali dei dieci paesi più industrializzati del mondo, il cosiddetto G10. Motivazioni dell'accordo. A partire dagli anni '90 numerosi istituti di credito hanno sofferto degli effetti di una gestione poco prudente del credito: questo ha reso evidente che esistevano alcune pesanti tare all'interno del quadro normativo grazie a cui le banche valutavano i rischi delle aziende cui accettavano di aprire un credito. Era, in altri termini, diventato obsoleto il modo di valutare se l'impresa che chiedeva un credito sarebbe stata in grado di ripagarlo, entro quanto e quanto reddito avrebbe generato. L'accordo esistente sull'argomento, il Basilea I risultò incentrato su una visione semplificata dell'attività bancaria e della rischiosità delle aziende. Inizialmente, la principale preoccupazione dei partecipanti al Gruppo Basilea II fu la salvaguardia della stabilità del settore bancario, perno attorno al quale ruotano le economie mondiali: la logica del nuovo accordo ruota intorno all'idea che le banche non debbano assumere rischi eccessivi e debbano tutelarsi da quelli che si prendono. Basilea II ha come intento manifesto quello di assicurare una stabilità al sistema bancario, stabilità in funzione del sistema economico che oggi ha continua necessità di capitali per investire in ricerca e sviluppo. Ha inoltre lo scopo di generare un legame del tutto diverso tra banca e impresa, fondato su fiducia reciproca, informazioni reali, da aggiornarsi continuamente, vincolate alla effettiva capacità di produrre reddito in prospettiva di una crescita futura e non solo dei obiettivi a breve termine. L'atteggiamento che le banche dovranno adottare va in direzione di una maggiore responsabilità, sia nei confronti delle aziende, sia nei confronti dei risparmiatori. Il sistema economico italiano, in particolare, ha bisogno di una maggiore intersezione tra banche, imprese e risparmiatori per dischiudere molte potenzialità.I principi cardine. Nodo fondamentale del problema risultò essere che l'accordo Basilea I valutava le aziende in base a requisiti molto semplificati: da quanto tempo esisteva un certa ditta, che patrimonio possedeva, quale ragione sociale. In una parola Basilea I si limitava a prendere atto della "storia" patrimoniale di una ditta, e della capacità attuale di rimborso della stessa, senza avere la possibilità di valutare se, quanto e in quanto tempo la ditta avrebbe generato reddito. Questo induceva un notevole immobilismo e penalizzava fortemente tutta una serie di settori e di investimenti, primi fra tutti quelli sull'innovazione e sulla ricerca. Era quindi necessario elaborare una struttura di analisi molto più sofisticata per potere comprendere la realtà del mercato, che negli anni era notevolmente cambiata. Inoltre le banche si resero conto che il loro ruolo di semplici prestatori andava evoluto in un ruolo di maggior responsabilità, cooperazione e integrazione tra impresa e istituto di credito, se si desiderava che il mercato non stagnasse, ma continuasse a crescere in modo realmente produttivo. Gli accordi hanno elevato la riserva frazionaria delle banche all'8% e fissato il coefficiente di salvaguardia sempre all'8%. Le sofferenze (ossia crediti inesigibili) delle maggiori banche italiane sono al di sopra della media europea che è dell'1.1%. Gli accordi di Basilea II hanno fissato il coefficiente di solvibilità all'8%. Tale coefficiente fissa l'ammontare minimo di capitale che le banche devono possedere in rapporto al complesso delle attività ponderate in base al loro rischio creditizio. In altri termini è una frazione il cui numeratore è dato dall'ammontare di patrimonio di cui dispone una banca ed il denominatore dall'ammontare delle attività ponderate per classi di rischio. Se si considera invece il rapporto tra attivo ponderato e patrimonio di vigilanza il valore richiesto dagli accordi di Basilea II sale a 12,5%. La normativa consiste in tre pilastri:

  1. Requisiti minimi patrimoniali
  2. Controllo prudenziale interno delle banche
  3. Informativa da rendere al pubblico

I requisiti minimi patrimoniali devono coprire le perdite inattese dovute a tre rischi:

  • Rischio di credito
  • Rischio di mercato
  • Rischio operativo, che ne rappresenta la maggiore novità.

Con la collaborazione degli operatori di settore, il Basel Comittee ha individuato i principali fattori di rischio operativo:

  • frode interna - esempi: alterazione intenzionale di dati, sottrazione di beni e valori, operazioni in proprio basate su informazioni riservate;
  • frode esterna - esempi: furto, contraffazione, falsificazione, emissione di assegni a vuoto, pirateria informatica;
  • rapporto di impiego e sicurezza sul posto di lavoro - esempi: risarcimenti richiesti da dipendenti, violazione delle norme a tutela della salute e sicurezza del personale, attività sindacale, pratiche discriminatorie, responsabilità civile;
  • pratiche connesse con la clientela, i prodotti e l'attività - esempi: violazione del rapporto fiduciario, abuso di informazioni confidenziali, transazioni indebite effettuate per conto della banca, riciclaggio di denaro di provenienza illecita, vendita di prodotti non autorizzati;
  • danni a beni materiali - esempi: atti di terrorismo e vandalismo, terremoti, incendi, inondazioni;
  • disfunzioni e avarie di natura tecnica - esempi: anomalie di infrastrutture e applicazioni informatiche, problemi di telecomunicazione, interruzioni nell'erogazione di utenze;
  • conformità esecutiva e procedurale - esempi: errata immissione di dati, gestione inadeguata delle garanzie, documentazione legale incompleta, indebito accesso consentito aconti di clienti, inadempimenti di controparti non clienti, controversie legali con fornitori.

Basilea III. Il comitato di Basilea sulla vigilanza bancaria ha dato il via (il 13 setembre 2010) all'accordo Basilea 3 per rafforzare il patrimonio delle banche ed evitare crisi globali future. Il rafforzamento dei requisiti patrimoniali concordato viene attuato essenzialmente in due modi: in primo luogo si chiede una decisa ricomposizione dei requisiti patrimoniali verso gli strumenti di qualità più elevata, si potenzia cioè il cosiddetto Common Equity composto da capitale più riserve. L'attuale requisito minimo per il patrimonio complessivo non cambia e resta all'8% in rapporto alle attività ponderate per il rischio, ma le banche che oggi stanziano il 2% come common equity nel regime Basilea 3 dovranno avere il 4,5% di questo capitale di alta qualità; inoltre il Tier one, cioè il requisito del patrimonio di base che include anch'esso altri strumenti di qualità rafforzata, passa dal 4% al 6 per cento. In secondo luogo verrà richiesto alle banche di mantenere un cuscinetto ("buffer") di capitale aggiuntivo sopra i minimi, pari al 2,5%; questo cuscinetto, spiega il comunicato, potrebbe anche aumentare nelle fasi di surriscaldamento del credito. Anche il buffer dovrà essere composto di capitale di elevata qualità . La nuova calibrazione dei requisiti è quindi più severa di quella prevista attualmente. Ma, in considerazione dell'esigenza di non compromettere la ripresa in corso , è prevista molta gradualità, in modo da permettere alle banche di continuare ad assicurare i necessari flussi di credito all'economia. L'effetto di diluizione nel tempo dell'applicazione delle regole è legato a tre meccansimi: in primo luogo c'è un'entrata in vigore graduale dei minimi e dei buffer per la conservazione del capitale (al 2013 requisiti più bassi, poi innalzamento graduale; introduzione del buffer solo in un secondo tempo); in secondo luogo, le nuove e più severe regole sulle deduzioni dal patrimonio di vigilanza entreranno in vigore progressivamente; infine, gli strumenti di capitale oggi ammessi verranno esclusi a mano a mano e quelli sottoscritti dai governi,come a esempio i Tremonti bonds, potranno rimanere integralmente per un periodo lungo. Come effetto di questi meccanismi, i nuovi requisiti saranno a regime pienamente solo nel 2020, cioè tra 10 annni e gli strumenti non più computabili nel patrimonio saranno completamente esclusi solo a partire dal 2023. Ci sarà quindi molto tempo per l'aggiustamento da parte delle banche.
Basis point. E' l'unità di misura più piccola utilizzata nell'esprimere il rendimento di un titolo. Un basis point corrisponde ad una percentuale dello 0,01 % e 100 Basis Points all'1%.
Basis swap. Intesa tra due controparti di scambiarsi due flussi finanziari nella medesima valuta, la cui consistenza è legata a differenti tassi d'interesse di riferimento.
Battaglia delle deleghe. È la prassi attraverso la quale una società tenta di acquisire il controllo di un'altra raccogliendo dagli azionisti esistenti il numero di deleghe necessario per avere in assemblea la maggioranza dei diritti di voto.
Bear market (Prevalenza dell'orso). Nel lessico dei mercati finanziari indica un mercato nel quale prevalgono movimenti ribassisti e sentimenti pessimistici.
Bear squeeze. Operazione sul mercato dei cambi effettuata da una o più Banche centrali per far cessare le speculazioni sulle divise. Offrendo di acquistare la divisa in questione in quantità maggiori di quelle disponibili sul mercato, la banca si pone nella condizione di forzare la chiusura delle posizioni speculative.
Bear trap. Falso movimento ribassista con uscita temporanea da zona congestionata.
Beige book. Il rapporto della Federal Reserve che fotografa lo stato di salute dell´economia statunitense; viene pubblicato otto volte all'anno.
Benchmark (varie) 1. Titolo emesso da istituzione bancaria che garantisce un rendimento pari a quello dell'indice a cui è legato. 2. E' anche il parametro di riferimento (titoli o indici rappresentativi di un comparto finanziario) tramite cui valutare il rendimento di una attività di gestione. 3. Indica anche un indice o un portafoglio di riferimento. Generalmente la performance di un fondo o di una gestione viene valutata in riferimento al benchmark. Ovviamente perché il confronto abbia senso è necessario che le due grandezze siano comparabili.
Bene. In economia e finanza per bene si intende qualsiasi oggetto disponibile in quantità limitata, reperibile e utile cioè idoneo a soddisfare un bisogno.
Tipi di bene

  • Un bene è limitato quando è scarso rispetto al fabbisogno umano.
  • Un bene è utile quando è idoneo a soddisfare un bisogno.
  • Un bene deve essere reperibile sia per la localizzazione, sia per il prezzo.

Beni liberi ed economici I beni possono essere liberi se sono disponibili in natura in quantità illimitata per tutti, come l'aria o il sole. Si dicono economici quei beni ottenibili mediante l'attività umana o disponibili in quantità limitata. Per alcuni economisti i beni fruibili in quantità illimitata non sarebbero beni, perché sono fruibili senza alcun sforzo.
Suddivisione per utilizzo A seconda dell'uso che se ne fa i beni si suddividono in:

  • Beni di consumo - Beni che vengono utilizzati direttamente per soddisfare un bisogno. (es. il pane e gli abiti)
  • Beni strumentali - Beni utilizzati per produrre altri beni. (es. la farina e il tessuto)
  • Beni durevoli - Beni che possono essere utilizzati più volte (es. un vestito)
  • Beni non durevoli - Beni per i quali il consumo comporta la successiva inutilizzabilità (es. la benzina)
  • Beni succedanei - Beni che possono sostituirne un altro per soddisfare un bisogno o un'impiego (es. l'orzo rispetto al caffè)
  • Beni complementari - Beni che possono essere utilizzati contemporaneamente per soddisfare un bisogno. (es. la benzina e l'automobile)

Bene a uso promiscuo. Bene utilizzato sia per l'esercizio delle propria attività e sia per finalità diverse. Rientra in tale categoria, a esempio, l'auto utilizzata sia per lo svolgimento della propria attività che per esigenze personali o familiari.
Bene economico. Qualsiasi oggetto destinato a soddisfare un bisogno, disponibile in forma limitata. Vedi beni di consumo.
Benefici dell'interscambio. Possibilità di riallocazione di risorse attraverso la partecipazione al sistema di commercio internazionale.
Beneficiario. In un'operazione di pagamento è il destinatario finale della somma di denaro trasferita.
Benefici di ritorno o Back Benefits (BB). Erogazioni correnti in danaro che la Pubblica amministrazione effettua, sia al settore produttivo, attraverso i contributi alla produzione e i trasferimenti alle imprese, sia alle famiglie sotto forma di pensioni e sussidi.
Bene in pagamento. Ogni tipo di bene utilizzabile per il pagamento di un debito.
Bene ordinario. Bene usualmente acquistato o venduto durante le operazioni di gestione di un'impresa. Un bene può essere al tempo stesso ordinario e di capitale, in due imprese diverse con attività diverse.
Beni capitali (capital goods). L'insieme di beni strumentali, materiali e immateriali, componenti i processi produttivi, sia per la singola impresa che per il sistema economico nel suo complesso.
Beni di consumo (consumer goods). Beni non strumentali, il cui consumo soddisfa bisogni esterni al processo produttivo.
Beni di consumo durevoli (consumer durables goods). Sono beni idonei a soddisfare bisogni lungo un arco temporale più lungo rispetto ai beni di consumo, in quanto conservano più a lungo il loro valore d'uso, il loro acquisto è di norma maggiormente dilazionato nel tempo.
Beni di consumo non durevoli (consumer non-durables goods). Beni di consumo che esauriscono la loro utilità all'atto del loro impiego.
Beni fisici. Oro, materie prime agricole, ecc. La contrattazione in beni fisici viene conclusa con la consegna della merce, al prezzo pattuito, alla scadenza del contratto. Molto spesso le posizioni aperte vengono saldate prima della scadenza; in questo caso non avviene la consegna ma solo il regolamento dei differenziali di prezzo.
Beta. Misura statistica del rapporto tra il rischio del primo portafoglio e il rischio del mercato nel suo complesso. Per esempio il Beta di un titolo misura la volatilità del suo prezzo rispetto alla volatilità dell'intero mercato. Vedi coefficiente beta.
Beta di portafoglio. È il coefficiente beta attribuibile a un portafoglio, che indica il rendimento che ci si può attendere dal portafoglio dato un certo rendimento del mercato. I portafogli aventi coefficiente beta superiore a uno sono considerati di tipo aggressivo, quelli inferiori a uno di tipo difensivo.
Bibor. È il tasso d'interesse di riferimento dei depositi interbancari espressi in franchi belga, sigla di Bruxelles Inter Bank Offered Rate.
BI Comp (Banca d’Italia-Compensazione). Sistema di compensazione dei pagamenti di importo non rilevante gestito dalla Banca d’Italia, composto dai sottosistemi Recapiti locale e Dettaglio e dalla procedura Compensazione nazionale (vedi: Sistema di compensazione). I saldi determinati da ciascun sottosistema confluiscono nella Compensazione nazionale, che calcola il saldo dei singoli partecipanti nei confronti del sistema nel suo complesso (saldo multilaterale) e lo invia al sistema BI-Rel, ovvero al sistema TARGET2, per il regolamento. In BI-Comp dal 28 gennaio del 2008 vengono regolati i bonifici SEPA.
Bid/Ask spread. Rappresenta la differenza, in genere positiva, tra la quotazione Bid d'acquisto, e ask, di vendita, indica altresì la differenza tra la più alta proposta d'acquisto (bid) e la più bassa proposta di vendita (ask), presente sul mercato in un dato momento.
Bid (denaro). Prezzo di acquisto di un titolo quotato in Borsa; per estensione fase positiva del mercato in cui le domande prevalgono sulle offerte e i prezzi sono al rialzo. Vedi Ask (lettera).
Bid bond. E' richiesta alle imprese che prendono parte a gare di appalto o a forniture internazionali. Tutela il committente da eventuali rinunce a eseguire i lavori. Prende la forma di una fideiussione bancaria.
Bid to bid. (Prezzo di riscatto a prezzo di riscatto). Si riferisce alla misura della performance storica utilizzando il "bid" o i prezzi di vendita dei fondi all'inizio e al termine del periodo preso in esame.
Big board. È il nome con cui gli operatori indicano il New York Stock Exchange.
Big five. Vengono così definite le cinque più importanti società emittenti di carte di credito, e cioè: American Express, Carte Blanche, Diners Club, Mastercard e Visa.
Biglietto di stato. La banconota di stato è una banconota stampata direttamente dallo stato tramite la propria zecca e non fatta stampare da una banca centrale come oggi avviene per le banconote: per gli euro la BCE, per i dollari la FED.
Bilancia commerciale. Parte della contabilità economica di una nazione, facente parte della bilancia dei pagamenti, che considera le movimentazioni dei beni importati e dei beni esportati.
Bilancia dei pagamenti. Metodo di rilevazione della contabilità economica nazionale che registra, generalmente su base annua, le transazioni di un Paese con l'estero e il saldo delle stesse. È composta da una parte corrente "current account" (che comprende i movimenti di beni e servizi, i trasferimenti a titolo di interesse e i proventi dagli investimenti all'estero) e da una parte capitale "capital account" (che tiene conto degli investimenti a titolo di capitale all'estero e dei depositi interbancari internazionali). Il saldo della bilancia dei pagamenti, deficit o surplus, rappresenta una stima delle movimentazioni di fondi di una nazione con il resto del mondo.
Bilancio. Il bilancio d'esercizio di un'impresa è un documento di derivazione contabile che ha lo scopo di rappresentare la situazione patrimoniale e finanziaria dell'impresa e il risultato economico conseguito. Esso si compone di tre o quattro documenti:

  1. lo Stato patrimoniale
  2. il Conto economico
  3. la Nota integrativa
  4. la Relazione sulla gestione e altre realzioni. (non obbligatorio)

Altro documento giudicato di complemento è il Rendiconto finanziario.

La redazione del bilancio ha due obiettivi: rispondere agli obblighi contabili e fiscali previsti dal codice civile e mettere a disposizione di operatori esterni ed interni all'impresa (fornitori, creditori, risparmiatori, analisti finanziari, Stato, soci, dipendenti) informazioni sull'andamento dell'impresa. Il bilancio può essere assoggettato o meno a revisione contabile. La disciplina del bilancio è contenuta agli artt. 2423-2435 bis del codice civile. Le norme in materia di bilancio (all'art. 2428 c.c.) prevedono che lo stesso sia corredato da una relazione degli amministratori sulla situazione della società e sull'andamento della gestione, nel suo complesso e nei vari settori in cui ha operato, anche attraverso imprese controllate, con particolare riguardo ai costi, ai ricavi e agli investimenti. Anche se non è parte integrante del bilancio, la relazione sulla gestione assolve a una funzione descrittiva ed esplicativa e completa le informazioni desunte dallo Stato Patrimoniale (SP), dal Conto Economico (CE) e dalla Nota Integrativa (NI). Le funzioni del bilancio d'impresa sono di illustrare la situazione complessiva dell'impresa (scenario economico, competitivo e ambientale in cui opera e con il quale interagisce; compatibilità e coerenza dei programmi di gestione con il contesto esterno) e l'andamento della gestione, sia passata che in corso, nel suo insieme e nei vari settori in cui l'impresa ha operato; nonché di illustrare l'andamento della redditività, gli aspetti finanziari e la loro influenza sulla formazione del risultato economico dell'impresa, con riferimento alle situazioni patrimoniali e finanziarie già determinatesi ma anche in relazione alle previsioni relative all'evoluzione della gestione (analisi dei dati che riguardano i costi, i ricavi e gli investimenti). Un compito degli amministratori è, infatti, di delineare nella relazione sulla gestione le prospettive di sviluppo della gestione sulla base dei valori di bilancio e attraverso piani e programmi di medio-lungo e breve periodo. In particolare, la relazione sulla gestione deve contenere indicazioni circa le attività d'investimento in ricerca e sviluppo delle società; i rapporti con imprese collegate, controllate e controllanti; il numero e il valore nominale delle azioni proprie, incluse quelle alienate nel corso dell'esercizio; i fatti di rilievo avvenuti dopo la data di chiusura del bilancio; l'evoluzione prevedibile della gestione. Quindi, il bilancio d'esercizio non è soltanto un insieme di documenti da redigere secondo gli obblighi di legge, ma è la fonte principale d'informazione dei dati economici, patrimoniali e finanziari dell'impresa per tutte le classi di portatori di interesse nei suoi confronti: creditori, dipendenti, clienti e fornitori, organi statali di controllo, fisco, pubblica amministrazione; soggetto economico e/o management; azionisti di maggioranza e di minoranza. È lo strumento fondamentale d'informazione per i terzi e per i soci al fine di giudicare (almeno in prima approssimazione) la convenienza a mantenere il legame con l'impresa. Nell'ottica di una maggiore trasparenza, i documenti di bilancio sono pubblici: gli stessi devono essere depositati presso la Camera di commercio competente per territorio che li archivia e li mette a disposizione di chiunque ne faccia richiesta, sia in forma cartacea che informatica. È anche un utile strumento di controllo di gestione per impostare, attraverso opportune comparazioni ed analisi, un giudizio d'insieme sull'andamento della gestione svolta. Durante l'esercizio tutte le operazioni di gestione vengono contabilizzate mediante scritture in partita doppia, i cui valori confluiscono negli appositi conti. Le operazioni vanno registrate nel libro giornale. I sottoconti vanno inseriti nel piano dei conti, che a sua volta può essere suddiviso in diversi livelli di aggregazione/classificazione, a esempio i sottoconti possono essere raggruppati sotto conti detti "di mastro". Nel bilancio dell'impresa confluiranno tutti i saldi di ciascun conto dopo aver effettuato un apposito inventario e le rettifiche di valore. Il bilancio può essereredatto in forme differenziate in base alle finalità sullequali esso è focalizzato; in tal senso possiamo distinguere: - il bilancio civilistico, - il bilancio rettificato ai fini fiscali, - il bilancio gestionale. Vedi anche: E.Caruso, Come preparare e leggere un bilancio, Tecniche Nuove, 2007
Bilancio civilistico. Il bilancio civilistico mira a fornire una periodica conoscenza del risultato economico conseguito nell'esercizio e della consistenza del patrimonio aziendale. Questo documento è uno strumento fondamentale di informazione per tutti coloro che sono interessati all'andamento dell'impresa e che vogliono trovare nel bilancio civilistico un punto di partenza per valutarne lo stato di salute. In particolare, i creditori possono ricavare informazioni sulle prospettive di recupero dei propri crediti, i soci ricaveranno elementi per valutare come sono stati impiegati i capitali investiti nell'impresa e per trarre indicazioni sulla remunerazione attuale e prospettica del capitale stesso, i fornitori e le banche indicazioni sulla solidità finanziaria dell'impresa. Il bilancio civilistico è disciplinato dal decreto legislativo 9 aprile 1991, n. 127, con il quale il legislatore ha introdotto una serie di modifiche al codice civile, fino ad allora cogente, al fine di recepire la quarta direttiva europea. Il bilancio è redatto dagli amministratori al termine di ciascun esercizio, secondo le norme indicate dal codice civile (articolo 2423 e seguenti), è approvato dai soci e depositato presso la locale Camera di Commercio.
Bilancio consolidato È il bilancio di un gruppo di società considerate come un unicum, indipendentemente dall'autonomia giuridica delle singole. Si ottiene facendo la somma dei valori relativi alle poste di bilancio delle singole società e procedendo poi ad eliminare le seguenti voci:

  1. partecipazioni, con la quota di patrimonio netto delle società partecipate,
  2. crediti e debiti reciproci,
  3. costi e ricavi reciproci,
  4. utili e perdite inclusi nelle voci dello stato patrimoniale e non ancora realizzati all'esterno del gruppo.

Bilancio gestionale. Il bilancio gestionale non deve sottostare a regole fissate dalla legge. Ogni impresa, in conformità al proprio settore merceologico e alle proprie caratteristiche, può stabilire criteri redazionali diversi. Esso deve, però, consentire di comprendere in modo chiaro e completo come si è formato il risultato di esercizio, come si presenta la struttura economico finanziaria dell'impresa, quali sono le prospettive future di remunerazione del capitale; in sostanza esso è uno strumento fondamentale ai fini della programmazione e del controllo.
Bilancio pro forma. È un bilancio avente poste fittizie redatto per analizzare gli eventuali effetti di un'operazione di fusione o incorporazione di un'altra società.
Bilancio rettificato ai fini fiscali. Il bilancio rettificato ai fini fiscali è, sostanzialmente, un documento dal quale risulta il reddito imponibile dell'impresa. Esso è ottenuto rettificando l'utile determinato ai fini civilistici mediante variazioni in aumento, per costi e oneri fiscalmente non deducibili e, in diminuzione, per ricavi fiscalmente non tassabili.
Bilancio statale di cassa. Considera tutte le entrate versate al bilancio e le spese pagate dal bilancio nel corso dell’anno, sia che si riferiscano ad accertamenti o a impegni dell’esercizio finanziario corrispondente all’anno in esame, sia che riguardino quelli degli esercizi precedenti.
Bilancio statale di competenza Considera tutte le entrate accertate e le spese impegnate nel corso dell’esercizio, prescindendo dal fatto che siano riscosse o pagate nell’anno stesso.
Bill of lading. Documento di trasporto marittimo (polizza di carico) rilasciato dal vettore al caricatore all'atto dell'imbarco sulla nave, perfezionante il contratto di trasporto marittimo.
BI-Rel (Banca d’Italia-Regolamento lordo). Sistema di regolamento lordo dei pagamenti di elevato ammontare nei conti degli intermediari presso la Banca d’Italia (vedi: Sistema di regolamento lordo). BI-Rel ha costituito il segmento italiano del sistema europeo TARGET. Dal 16 giugno 2003 è stata operativa la nuova versione di BIRel, basata sull’utilizzo dei messaggi SWIFT per tutte le tipologie di pagamento. La nuova versione ha previsto tra l’altro: un doppio livello di partecipazione (diretta e indiretta); nuove funzionalità a disposizione dei partecipanti per la gestione della liquidità infragiornaliera (riserve di liquidità, servizi interattivi basati sulla tecnologia SWIFTnet); un meccanismo di ottimizzazione dei pagamenti in lista di attesa. Il 19 maggio 2008, il sistema BI-Rel è stato dismesso in concomitanza con la migrazione a TARGET2.
BIRS. Vedi International Bank for Reconstraction and Development. Banca mondiale.
Blocco. Nella pratica bancaria, gruppo di assegni e di denaro contante che viene rimesso alla spunta e all’incasso definitivo. Nella terminologia borsistica vengono definiti blocchi pacchetti di titoli particolarmente consistenti, per i quali, molto spesso, si predispone un mercato indipendente dagli altri, per evitare contraccolpi negativi sulle contrattazioni di volumi più ridotti.
Blow-off. Vistosa impennata finale dei prezzi, in un movimento al rialzo, seguita da una rapida caduta delle quotazioni.
Blue Chip. Termine che designa i titoli aventi maggiore capitalizzazione: in Italia, quelli inclusi nel Mib 30.
Bolla dei tulipani. La Bolla dei tulipani è stata probabilmente la prima bolla speculativa documentata nella storia del capitalismo. Nella prima meta' del diciassettesimo secolo, nei Paesi Bassi la domanda di bulbi di tulipano raggiunse un picco così alto che ogni singolo bulbo di tulipano raggiunse prezzi enormi. Il tulipano, introdotto in Europa nella metà del sedicesimo secolo, ebbe una crescente popolarità in Olanda, scatenando la "gara" fra i membri della middle class a superarsi l'un l'altro nel possesso dei tulipani più rari. I prezzi arrivarono a livelli insostenibili. La coltivazione del tulipano fu presumibilmente iniziata nei Paesi Bassi nel 1593. Questo fiore divenne rapidamente una merce di lusso e uno status symbol. Alle varietà di tulipano erano assegnati nomi esotici, a volte venivano chiamate con nomi di ammiragli olandesi. Nel 1623, un singolo bulbo di un famosa razza di tulipano poteva costare anche un migliaio di fiorini olandesi (il reddito medio annuo dell'epoca era di 150 fiorini). I tulipani erano scambiati anche con terreni, animali vivi, e case. Presumibilmente, un buon speculatore poteva anche guadagnare seimila fiorini al giorno. Nel 1635, fu registrata una vendita per 100.000 fiorini. Per comparazione, una tonnellata di burro costava circa 100 fiorini e "otto maiali grassi" costavano 240 fiorini. Un prezzo record fu pagato per il bulbo più famoso, il Semper Augustus, venduto ad Haarlem per 6.000 fiorini. Nel 1636, i tulipani erano scambiati nelle borse valori di numerose città olandesi. Questo incoraggiò tutti i membri della società al commercio di tulipani, molte persone vendevano e compravano immobili o altri possedimenti per poter speculare sul mercato dei tulipani. Alcuni speculatori fecero grandissimi profitti. Alcuni commercianti vendevano bulbi che erano stati appena piantati o quelli che avevano intenzione di piantare (sostanzialmente dei futures sui tulipani).Questa pratica fu soprannominata "commercio del vento". Un editto statale del 1610 fece diventare illegale questo commercio rifiutandosi di riconoscere come legali questo genere di contratti, ma la legislazione non riuscì a far cessare questa attività. Nel febbraio del 1637 i commercianti di tulipani non poterono più ottenere prezzi gonfiati per i loro bulbi, e cominciarono a vendere. La bolla scoppiò. Si incominciò a pensare che la domanda di tulipani non avrebbe potuto più mantenersi a quei livelli, e questa opinione si diffuse man mano che aumentava il panico. Alcuni detenevano contratti per comprare tulipani a prezzi dieci volte maggiori di quelli di mercato (ormai crollato), mentre altri possedevano bulbi che valevano un decimo di quanto li avevano pagati. Centinaia di olandesi, inclusi uomini di affari e dignitari, erano finanziariamente rovinati. Vennero fatti tentativi di risolvere la situazione che accontentassero entrambe le parti, ma furono un insuccesso. In sostanza ciascuno rimase nella situazione finanziaria in cui si trovava alla fine del crollo; nessuna corte poteva esigere che i contratti venissero onorati, perché i giudici considerarono questi debiti come quelli contratti per gioco di azzardo, e non erano esigibili con la forza sotto autorizzazione della legge. Simili bolle dei tulipani ci furono anche in altri paesi d'Europa, ma mai di una dimensione pari a quella olandese. In Inghilterra nel 1800, il prezzo di un singolo bulbo di tulipano era di quindici ghinee. Somma che bastava ad assicurare a un lavoratore e alla sua famiglia cibo, vestiti e alloggio per sei mesi.
Bolla di carico. Documento che certifica l'avvenuto ingresso di una data quantità di beni all'interno di un magazzino.
Bolla di scarico.Documento che certifica l'uscita di una data quantità di merce dal magazzino.
Bolla immobiliare. La bolla immobiliare è un tipo di bolla economica che si presenta periodicamente nei mercati immobiliari locali, o anche globalmente. È caratterizzata da un rapido aumento dei prezzi immobiliari che si portano a livelli insostenibili in rapporto ai redditi medi o ad altri parametri economici. A partire da 2003 numerosi analisti economici sostengono l'esistenza di una bolla immobiliare globale. Le bolle immobiliari sono generalmente seguite da consistenti diminuzioni dei prezzi immobiliari, anche con punte del 60% dei valori reali (come avvenne per esempio a Roma negli anni 90) che possono portare molti proprietari al negative-equity (debito ipotecario superiore al valore corrente della proprietà). Come per gli altri tipi di bolla economica, è difficile identificare una bolla immobiliare se non retrospettivamente, dopo lo sgonfiamento. Lo scoppio di una bolla immobiliare è solitamente un processo più lento (come dimostrano vari articoli del decennio 1991-2000) dello scoppio di una bolla del mercato azionario, dati i tempi tecnici del processo di compravendita, anche di parecchi mesi. Per l'Italia non si può parlare di bolla immobiliare generalizzata quanto piuttosto di una situazione a macchia di leopardo che ha riguardato specialmente i grandi centri, in particolare Roma, dove gli incrementi dei prezzi in un decennio sono stati superiori al 200% in media, con punte più alte nelle zone centrali. Resta anche da valutare per l'Italia i problemi seguiti all'introduzione dell'Euro sulla dinamica dei prezzi e il basso livello di retribuzione da lavoro dipendente, caratteristico del nostro paese, che è certamente penalizzante in un mercato aperto ad acquirenti esteri, per quanto non esistano al momento esempi storici in cui un elevato disallineamento tra redditi e prezzi immobiliari si sia protratto per più di qualche anno.
Bolla speculativa. Ascesa delle quotazioni azionarie verso valori insostenibili per i fondamentali delle società e dell'economia.
Bond. Vedi obbligazione.
Bond vision. Mercato telematico all’ingrosso istituito con DM 4.6.2001 e gestito da MTS spa (vedi), nel quale si negoziano titoli di Stato. Attraverso l’utilizzo di una piattaforma in rete il mercato mette direttamente in contatto gli operatori principali dell’MTS con altri intermediari e investitori istituzionali (imprese di assicurazioni e società di gestione del risparmio).
Bonifico. Operazione effettuata da un intermediario, su incarico di un ordinante, al fine di mettere una somma di denaro a disposizione di un beneficiario presso un altro intermediario; l’ordinante e il beneficiario di un’operazione di bonifico possono coincidere. I bonifici di importo non superiore a 50.000 euro effettuati tra intermediari insediati in differenti Stati membri della UE sono disciplinati dal D.lgs. 28.7.2000, n. 253, che recepisce la direttiva CE 27.1.1997, n. 5, nonché dal regolamento CE 19.12.2001, n. 2560 (c.d. “Bonifici transfrontalieri”).
Bonifico bancario. Trasferimento di fondi attraverso il canale bancario effettuato con l’addebito del conto dell’ordinante e il corrispettivo accredito del conto del beneficiario.
Bonifico elettronico (on-line). Ordine di pagamento elettronico effettuato dal titolare di un conto corrente bancario tramite terminali, telefono, ecc.
Bonifico ritiro fondi (Draw Down). Ordine impartito dal cliente di distrarre parte dei fondi a disposizione su un conto corrente per inviarli a una diversa destinazione. Draw Down indica anche l'apertura di una linea di credito.
Bonus share. Azione assegnata gratuitamente in proporzione al numero di azioni detenute.
Book di negoziazione. Prospetto video su cui compaiono le proposte di negoziazione singole e le quotazioni relative a ciascun contratto, con l.indicazione delle rispettive quantità.
Book runner. Chi si impegna a formare il consorzio di collocamento di un prestito obbligazionario.
Book value per share. Stabilire il valore patrimoniale contenuto in un titolo azionario è un’operazione relativamente semplice: basta dividere i mezzi propri per il numero delle azioni ordinarie emesse. Il valore patrimoniale contenuto in un titolo azionario, in inglese, si chiama Book Value Per Share. Per indicare se un titolo è quotato al di sopra o al di sotto del suo Book Value si usa il rapporto Price/Book Value vale a dire il rapporto fra il prezzo corrente ed il suo valore patrimoniale intrinseco.Il tutto, normalmente riferito all’ultimo bilancio trimestrale.. Tale rapporto, ovviamente sarà uguale a 1 se il titolo quota esattamente i mezzi propri per azione; inferiore a 1, se il titolo ha un prezzo inferiore al suo valore patrimoniale intrinseco, cioè al suo Book Value; superiore a 1, se il prezzo del titolo è superiore al suo Book Value. Il rapporto Price/Book Value ci indica quindi con immediatezza se un titolo è sottovalutato (undervalued) ovvero sopravvalutato (overvalued). Questo, tuttavia, non basta a stabilire il giusto valore (Fair Value) di un titolo. Se, per esempio, una società lavora costantemente in perdita, senza che esista la speranza di un ritorno all’utile in tempi ragionevoli, è ovvio che trimestre dopo trimestre il patrimonio della società in questione diminuisce. Di conseguenza, le sue azioni avranno una quotazione inferiore al loro valore patrimoniale intrinseco. Non è detto, però, che acquistarle si riveli un buon affare. Anzi, semmai, il contrario. Se, al contrario, una società che presenta utili in costante crescita sarà quotata ben al di sopra del suo valore intrinseco, specie se si prevede una prosecuzione di tale crescita in futuro; cquistare le sue azioni, però, non è detto che sia un cattivo affare. Il Price/Book Value, quindi, è solo uno degli indicatori utili all’analisi.
Borsa di New York. E' la maggiore Borsa degli Usa. Si trova a Wall Street.
Borsa future. E' il mercato organizzato in cui sono contrattati i future. Tra le più importanti Borse future: Londra, Chicago e New York.
Borsa Italiana SpA. Società privata con un azionariato composto da banche, Sim, associazioni di emittenti e altri attori del mercato. Serve a gestire e disciplinare il mercato borsistico; è operativa dal 2 gennaio 1998 (vedi Borsa valori, indici borsistici, mercato borsistico, prodotti borsistici).
Borsa merci. Mercato organizzato per la negoziazione di prodotti primari destinati al consumo o alla trasformazione industriale.
Borsa valori. La Borsa valori è un mercato altamente regolamentato, dove vengono scambiati valori mobiliari e valute estere. Si tratta di un mercato secondario, perché vengono trattati strumenti finanziari che sono già stati emessi e che sono quindi già in circolazione; è inoltre un mercato ufficiale (o regolamentato) poiché sono disciplinate in modo specifico tutte le operazioni di negoziazione, le loro modalità, e gli operatori e tipologie contrattuali ammesse. Compito della borsa è quello di ricevere gli ordini di compravendita dagli operatori ed eseguirne la compravendita, attenendosi alla legge della domanda e dell'offerta. Il lavoro degli operatori (traders) viene chiamato trading ("scambio") dato che appunto viene scambiato uno strumento finanziario per del denaro contante.
Borsino. Spazio o locale che la banca mette a disposizione dei clienti per seguire l'andamento delle quotazioni dei titoli di Borsa.
BOT (Buono ordinario del tesoro). Strumento del mercato monetario del tipo zero coupon bond emesso dal Tesoro italiano. Può avere scadenza trimestrale, semestrale o annuale. I Bot vengono assegnati in tagli minimi di mille euro, durante aste alle quali sono ammessi i soli investitori istituzionali. I Bot non sono quotati.
Bottom-up approach. 1. E' un metodo di selezione dei titoli intrinsecamente buoni, che non tiene conto dei dati macroeconomici. 2. Nel settore delle imprese è quel tipo di organizzazione che tiene in gran conto le opinioni dei dipendenti.
Box. Indica il luogo in cui si trovano fisicamente i titoli, spesso contenitori metallici a forma di scatola.
Braek-even analysis. Analisi del punto di equilibrio, ovvero tecnica che permette di individuare in quali condizioni i costi sono uguali ai ricavi. L'analisi valuta le variazioni del risultato di un'impresa in relazione alle variazioni nelle grandezze relative a costi, prezzi, fatturato e quantità.
Break even point. In economia aziendale, il punto di pareggio o break even point è un valore che indica la quantità, espressa in volumi di produzione o fatturato, di prodotto venduto necessaria per coprire i costi precedentemente sostenuti, al fine dunque di chiudere il periodo di riferimento senza profitti né perdite.

Una fondamentale distinzione riguarda la tipologia di impresa di cui si vuole compiere l'analisi del punto di pareggio: se l'impresa è monoprodotto la formula del punto di pareggio è:

QBep={CFT \over Mdcu}

indicando con QBep la quantità di produzione venduta necessaria al raggiungimento del pareggio, con CFT il totale dei costi fissi sostenuti dall'impresa e con Mdcu il margine di contribuzione unitario del prodotto dell'impresa in analisi, pari cioè al prezzo di vendita unitario del prodotto cui sono stati sottratti i costi variabili per unità.

Per trovare il fatturato di pareggio di un'impresa monoprodotto è sufficiente moltiplicare QBep per il prezzo del prodotto.

Se l'impresa è pluriprodotto, la formula è:

FBep={CFT \over Mdc%}
dove
FBep = Fatturato di pareggio
CFT = il totale dei costi fissi aziendali
Mdc% = mdc totale aziendale/Fatturato totale aziendale

In questo caso, trovare la quantità di pareggio è privo di significato in quanto il Mdc% è un margine "ipotetico" di un determinato mix di prodotti.

Breakout. Perforazione di una trendline, di un supporto o di una resistenza.
Breakthrough. Sensibile miglioramento al prodotto o al processo produttivo di un'azienda, tale da essere percepito come momento di rottura rispetto alle prestazioni precedenti. A volte può costituire l'occasione per un radicale cambiamento aziendale. Si differenzia dal miglioramento a piccoli passi (Kaizen) proprio per la sua drasticità.
Brent. Greggio pregiato prodotto nel Mare del Nord. Nonostante le limitate quantità è diventato il punto di riferimento per il mercato europeo, tramite gli scambi all.International Petroleum Exchange (IPE) di Londra.
Bretton Woods. La conferenza di Bretton Woods, che si tenne dal 1° al 22 luglio 1944, stabilì regole per le relazioni commerciali e finanziarie tra i principali paesi industrializzati del mondo. Gli accordi di Bretton Woods furono il primo esempio nella storia del mondo di un ordine monetario totalmente concordato, pensato per governare i rapporti monetari fra stati nazionali indipendenti. Mentre ancora non si era spento il secondo conflitto mondiale, si preparò la ricostruzione del capitalismo globale, riunendo 730 delegati provenienti dalle 44 nazioni alleate per la conferenza monetaria e finanziaria delle Nazioni Unite (United Nations Monetary and Financial Conference) al Mount Washington Hotel, nella città di Bretton Woods (New Hampshire). Dopo un acceso dibattito, durato tre settimane, i delegati firmarono gli Accordi di Bretton Woods. Gli accordi erano un sistema di regole e procedure per regolare la politica monetaria internazionale. Le caratteristiche principali di Bretton Woods erano due; la prima, l'obbligo per ogni paese di adottare una politica monetaria tesa a stabilizzare il tasso di cambio a un valore fisso rispetto al dollaro, che veniva così eletto a valuta principale, consentendo solo delle lievi oscillazioni delle altre valute; la seconda, il compito di equilibrare gli squilibri causati dai pagamenti internazionali, assegnato al Fondo Monetario Internazionale (FMI). Il piano istituì sia il FMI che la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (detta anche Banca mondiale o World Bank). Queste istituzioni sarebbero diventate operative solo quando un numero sufficiente di paesi avesse ratificato l'accordo. Ciò avvenne nel 1946. Nel 1947 fu poi firmato il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade - Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio) che si affiancava al FMI ed alla Banca mondiale con il compito di liberalizzare il commercio internazionale. Le basi politiche degli accordi di Bretton Woods vanno cercate nella confluenza di circostanze chiave: le comuni esperienze negative degli stati nella grande depressione, la concentrazione di potere in un piccolo numero di stati, la presenza di un potere dominante disposto ad assumere un ruolo di direzione/coordinamento e in grado di svolgere tale ruolo.
Breve periodo. 1. Nella convenzione per breve periodo si intende l'anno successivo a quello del bilancio. 2. Per breve periodo si intende in macroeconomia una prospettiva temporale (generalmente di pochi anni) all'interno della quale è realistico assumere che il mercato del lavoro non subisca variazioni, e di conseguenza il livello generale dei prezzi si mantenga costante nonostante variazioni della produzione aggregata. La prospettiva di breve periodo è fondamentale per poter utilizzare in maniera realistica il modello IS-LM, all'interno del quale per l'appunto il livello generale dei prezzi non viene assunto come una variabile determinante per l'equilibrio economico.
Breve termine. Periodo di tempo che in funzione delle caratteristiche di un'operazione o di un investimento è particolarmente limitato. Per esempio un investimento a breve termine può durare qualche mese, una speculazione qualche giorno, un investimento industriale qualche anno, ecc.
Bridge loan. Prestiti a breve termine concessi in attesa che il prenditore ottenga un finanziamento alternativo (quale, ad esempio, un’emissione di azioni o di obbligazioni).
Brocardo. Il brocardo o broccardo è una sintetica e antica massima giuridica, tanto concisa quanto chiara, espressa in latino, come ad esempio dura lex, sed lex; questi brocardi sono usati anche nel gergo finanziario. Seguono alcuni esempi.

  • A communi observantia non est recedendum. Non bisogna discostarsi dall'uso comune.
  • Beneficium abstinendi. Beneficio di astenersi da qualcosa (da una votazione a esempio)
  • Casus fortuitus.
  • Casus fortuitus a mora excusat. Il caso fortuito giustifica dalla mora.
  • Damnum emergens.
  • Damnum infectum. Danno temuto.
  • Dormientibus iura non succurrunt.
  • Dura lex, sed lex
  • Ei incumbit probatio qui dicit, non qui negat. L'onere della prova incombe a chi afferma ( a colui che vuole far valere un diritto) non a chi nega.
  • Excusatio non petita, accusatio manifesta.
  • Ignorantia legis non excusat.
  • In claris non fit interpretatio. Se una norma è chiaramente intellegibile non è necessario darne una interpretazione.
  • In dubio pro reo. Nel dubbio, giudica in favore dell'imputato.
  • In iure non remota causa sed proxima spectatur. In legge non è la causa più remota, ma quella più prossima che è rilevante.
  • Inadimplenti non est adimplendum. Nessuno deve rispettare una obbligazione se la controparte non adempie la propria.
  • Iura novit curia. Il giudice conosce la legge.
  • More uxorio.
  • Nullum crimen, nulla poena sine praevia lege poenali. Non c'è né crimine né pena senza una preventiva legge penale.
  • Nullum crimen sine lege.
  • Pacta sunt servanda.
  • Quod omnes tangit ab omnibus approbari debet. Occorre l'unanimità dei consensi per quello che riguarda i beni comuni
  • Scire leges non est earum verba tenere, sed vim ac potestatem. Conoscere le leggi non è imparare mnemonicamente i testi, ma comprenderne lo spirito e la forza.
  • Semel heres, semper heres. Una volta erede, si è per sempre erede.
  • Solve et repete. Prima adempi alla tua obbligazione, poi chiedi il rimborso.
  • Ubi lex voluit dixit, ubi noluit tacuit. Dove la legge ha voluto ha detto, dove non ha voluto ha taciuto.

Broker. Operatore, individuo o team di individui, che opera sui mercati finanziari e su richieste di un cliente si occupa della ricerca di una controparte per l'effettuazione di un'operazione. Il Broker opera esclusivamente per conto terzi e non assume posizioni in proprio.
BTP (Buoni del tesoro poliennali). Sono titoli di debito emessi dal Tesoro, avente scadenza compresa fra tre e trent'anni, sono quindi titoli a medio e lungo termine. A differenza dei Bot, i Btp pagano un interesse periodico per tutta la vita del titolo. Il pagamento dei frutti viene comunemente chiamato stacco della cedola, e ha cadenza semestrale e generalmente a tasso fisso.
BTP Future. Contratto con il quale una parte si impegna ad acquistare a un dato prezzo ed entro una certa data una quantità di Btp. La controparte si impegna a consegnare quanto stabilito al prezzo prefissato (vedi future).
Budget (Preventivo). Il budget (dal francese bougette, borsa) è il bilancio di previsione e rientra tra gli strumenti fondamentali di programmazione e controllo dell'impresa. Partendo dalla previsione delle vendite e tenendo conto delle scorte esistenti e dei costi da sostenere (ore uomo, materie prime, servizi esterni, ecc.) espone i ricavi presunti. Di norma si riferisce all'anno contabile (detto: esercizio) successivo a quello in cui viene elaborato. Il termine è anche utilizzato fuori dell'ambito aziendale, sia con il suo significato di base, ristretto, ad esempio all'ambito familiare, e anche, impropriamente ma diffusamente, per indicare quanto c'è in cassa da spendere ossia la disponibilità del momento. Giova notare che esistono due tipi diversi di budget: - Il budget di progetto, che riguarda la programmazione di un "avvenimento": una nuova fabbrica, un nuovo prodotto, una ricerca, una nuova linea di produzione, un grosso investimento. - Il budget d'esercizio, che riguarda la programmazione della vita dell'impresa o del gruppo di imprese. Il budget di progetto, generalmente, rappresenta gli aspetti monetari di un business plan che è proprio lo strumento utilizzato per avviare una nuova iniziativa.
Budget degli investimenti. Preventivo a medio o lungo termine delle esigenze di finanziamento di una società intenzionata ad espandersi o a rimodernare gli impianti, a investire nella ricerca o a fare investimenti di capitale di vario tipo.
Budget di capitale. Previsione a medio lungo termine delle esigenze di finanziamento di una società per l'espansione e l'ammodernamento degli impianti, per la ricerca e per investimenti di capitale di vario tipo.
Budget di esercizio. Riguarda la programmazione della vita dell'impresa o del un gruppo di imprese.
Budget di progetto. Previsione a medio lungo termine delle esigenze di finanziamento di una società per l'espansione e l'ammodernamento degli impianti, per la ricerca e per investimenti di capitale di vario tipo.
Budget flessibile. Preventivo riguardante l'attività di una società, ipotizzato per vari livelli di produzione.
Budget operativo. Di norma un budget operativo consta di uno stato patrimoniale e di un conto economico di previsione, identici, per quanto riguarda la forma, a quelli realizzati alla chiusura dell'esercizio, con la differenza che i valori del budget sono stime di ciò che l'impresa ritiene accadrà, mentre i dati storici si riferiscono a ciò che è realmente accaduto. Alcune imprese elaborano il budget operativo ogni sei o ogni tre mesi; in tal modo le previsioni del semestre o del trimestre precedente vengono rivedute e corrette con le nuove previsioni per il semestre o trimestre successivo (metodo del rolling budget). Anche a livello di budget si può ricorrere alla riclassificazione degli schemi contabili, allo scopo di assegnare obiettivi specifici alle singole aree dell'impresa. Giova sottolineare che la formulazione di un budget operativo porta una serie di vantaggi: • È lo strumento base per la realizzazione e il coordinamento dei piani. • È utile per comunicare all'interno dell'azienda quali sono gli obiettivi dell'imprenditore o della direzione aziendale. • È uno stimolo per i responsabili delle diverse aree. • È uno standard con il quale confrontare le performance dell'impresa. Il budget operativo è, generalmente, preparato in termini di ricavi e di costi. Questa espressione viene tradotta, ai fini della pianificazione finanziaria, in termini di entrate e uscite di cassa. Il risultato di questa operazione si traduce nel budget di cassa (cash budget).
Bullion. Metallo prezioso, in monete o in barre, trattato sui mercati internazionali.
Bull market (Prevalenza del toro). Nel linguaggio dei mercati finanziari, designa un mercato nel quale prevalgono sentimenti ottimistici degli investitori e movimenti rialzisti delle quotazioni.
Bull trap. Falso movimento rialzista con uscita temporanea da zona congestionata.
Bund. Sta per Bundes Obligationen e sono i titoli emessi dal governo tedesco.
Buoni del tesoro (treasury bills). Titolo a breve termine emesso dal Tesoro degli Stati Uniti per esaudire le esigenze di finanziamento nel breve periodo.
Buoni di risparmio (saving bonds). E' un titolo obbligazionario emesso dal Tesoro degli Stati Uniti, di taglio medio-piccolo e con scadenza a medio termine.
Buono di sottoscrizione. Strumento derivato attraverso il quale il possessore può acquistare o vendere entro e non oltre un periodo di tempo prefissato una data quantità di beni di investimento a condizioni stabilite. Il warrant è un’opzione cartolarizzata, ma si differenzia dalle option poiché generalmente ha una durata più lunga.
Buono per gestione di cassa. Titolo di credito emesso dal Tesoro americano, con scadenza solitamente inferiore ai 50 giorni, per coprire momentanee esigenze di finanziamento.
Buono per la consegna. È così definito un titolo avente tutte le caratteristiche legali tali da rederlo liberamente trasferibile da un soggetto a un altro.
Burden sharing. In finanza è la suddivisione degli oneri tra paesi o istituzioni diverse per evitare una crisi o il fallimento di un soggetto finanziario.
Business angel. Sono privati con un importante patrimonio personale disposti a investire nell'azienda, generalmente nelle primissime fasi. Spesso il business angel, oltre al capitale, fornisce anche la sua esperienza, i suoi contatti e la credibilità che la sua presenza conferisce allo start up. In Italia sono chiamati anche cavalieri bianchi.
Business plan. E' il documento che descrive come un imprenditore o un manager intendono organizzare un'attività imprenditoriale e implementare attività necessarie e sufficienti alla sua buona riuscita. Si tratta di una spiegazione scritta del modello di business dell'impresa. I business plan sono usati internamente per la pianificazione e gestione dell'azienda, e all'esterno per convincere terze parti come banche o altri investitori a finanziare l'impresa In questo caso si dice che il business plan deve essere bancabile. I business plan possono diventare rapidamente obsoleti. Opinione comune è che abbiano poco valore effettivo (soprattutto se fatti solo per uso interno), ma comunque attraverso il processo di stesura del piano il management acquisisce una più profonda comprensione del funzionamento dell'impresa e delle opzioni disponibili.
Un business plan da presentare a una finanziaria deve contenere:

  1. Descrizione sommaria del progetto d'investimento ed illustrazione del tipo di impresa che si intende creare.
  2. Presentazione dell'imprenditore e del management (esperienze pregresse e ruoli nella nuova iniziativa).
  3. Indicazioni sul mercato, sulle caratteristiche della concorrenza e su fattori critici (punti di forza e punti di debolezza rispetto al mercato). Obiettivi di vendita ed organizzazione commerciale.
  4. Analisi degli scenari.
  5. Descrizione della fattibilità tecnica del progetto d'investimento relativamente al processo produttivo, alla necessità di investimenti in impianti, alla disponibilità di manodopera e di servizi quali trasporti, energie, telecomunicazioni, ecc…
  6. Piano di fattibilità economico - finanziaria quadriennale con indicazione del fabbisogno finanziario complessivo (per investimenti tecnici, immateriali e per capitale circolante) e delle relative coperture.
  7. Informazioni sulla redditività attesa dall'investimento e sui fattori di rischio che possono influenzarla negativamente, partendo da ipotesi realistiche e prudenziali.
  8. Indicazione degli investitori coinvolti e la proposta di partecipazione richiesta alla Finanziaria.
  9. Sintetica valutazione dell'impatto ambientale del progetto.
  10. Piano temporale di sviluppo delle attività.

Un business plan si compone di almeno tre parti fondamentali: una prima parte introduttiva in cui si presenta l'idea imprenditoriale e l'imprenditore stesso con le sue principali qualità; una seconda parte tecnico/operativa in cui si deve fornire un quadro chiaro di cosa si vuole fare, come e dove si vuole farlo; una terza parte in cui verranno inserite le previsioni economico/finanziarie.

1. Prima parte: l'imprenditore e l'idea

La descrizione del progetto imprenditoriale consiste innanzitutto in una presentazione dell'attività che si vuole avviare e della motivazione che spinge a farlo. Sarà utile far leva su 3 elementi:

  1. Quali bisogni si vuole soddisfare
  2. Qual è il mercato in cui si vuole operare. L'esperienza mi porta a sottolineare che questo è l'aspetto più importante e sarebbe buona norma realizzare un'accurata ricerca di mercato.
  3. Quali sono le attitudini personali e le capacità professionali che spingono l'aspirante imprenditore ad entrare in quel determinato settore.

2. Parte seconda: cosa, dove, come

COSA In questa sezione del piano d'impresa dovrà essere fornita una dettagliata descrizione di cosa si va ad offrire al mercato, cioè le caratteristiche del prodotto o del servizio che si vuole offrire e a quali clienti potenziali si rivolge.

DOVE In questa fase inizia una vera e propria raccolta di informazioni sull'ambiente dove la nuova attività andrà ad operare. Si dovrà quindi fare particolare attenzione al macro-ambiente ed al micro-ambiente. Il macro-ambiente riguarda tutto quello che l'impresa non può controllare direttamente:

  • la pubblica amministrazione
  • il clima politico
  • il clima sociale
  • il clima economico
  • il clima culturale
  • gli scenari

Si pensi per esempio alle nuove mode, alle nuove leggi ecc. cioè elementi che indirettamente possono influenzare la vita di un'impresa.

Il micro-ambiente rappresenta in sostanza il campo di battaglia sul quale si cimenterà la nuova impresa. Esso è composto da:

  • clienti
  • concorrenti
  • fornitori
  • intermediari commerciali

COME Si dovranno prendere decisioni relative all'identità dell'impresa, cioè alla quantità di merce che si vorrà produrre, alla struttura dell'impianto, al livello di redditività del capitale investito. Una volta definiti questi obbiettivi bisognerà indicare come si vorrà raggiungerli.

3. Parte terza: le previsioni economico finanziarie

L'analisi del progetto dovrà essere ora completata con la valutazione degli aspetti finanziari e della fattibilità del business. Attraverso tale valutazione l'imprenditore deve: definire i capitali necessari per avviare l'impresa (piano degli investimenti), individuare le fonti di finanziamento (fonti di copertura), valutare i profitti dei primi anni di vita (conto economico previsionale), valutare la situazione patrimoniale dell'impresa nei suoi primi anni di vita (stato patrimoniale preventivo). Questa parte del business plan è la più importante per chi deve finaziare l'impresa.
Buy back. Operazione con la quale il Tesoro acquista titoli di Stato, estinguendo anticipatamente il proprio debito.
Buyout. E' una operazione di investimento per cui una impresa è acquisita in gran parte da un gruppo di manager (definito generalemente Management Team) che diventano manager/imprenditori. Il Management Team acquirente viene generalmente affiancato da un financial sponsor, tradizionalmente un fondo di private equity, che fornisce gran parte delle risorse finanziarie per l'operazione. Le operazioni di buyout si classificano in funzione della provenienza del Management Team

  • Management Buyout (o MBO) - operazione in cui il management esistente acquista l'impresa
  • Management Buyin (o MBI) - operazione in cui un Management Team esterno all'impresa pone in essere l'acquisizione

Se nella operazione MBO/MBI si fa utilizzo di una forte leva finanziaria come tecnicalità dell'operazione si parla allora di Leveraged management buyout (o LBO o LMBO), operazione di MBO/MBI con l'utilizzo della leva finanziaria.
Business to business (b2b). L'espressione indica generalmente i rapporti tra aziende nel mercato dei prodotti industriali. Quest'ultimo si caratterizza per il fatto che acquirente e venditore perseguono gli stessi obiettivi e hanno simili configurazioni organizzativo-decisionali.
Business to consumer (b2c). L'espressione indica l'insieme delle transazioni commerciali di beni e servizi tra imprese e consumatori finali. E' l'azienda a determinare il prezzo dell'oggetto o del servizio oggetto della transazione. Processo decisorio inverso è descritto dal c2b.
Buyback. A. Si tratta del riacquisto di un bene che precedentemente era stato venduto allo scoperto, per richiudere così la posizione e monetizzare il risultato dell'operazione. B. Con lo stesso termine si può anche indicare l'acquisto al prezzo corrente, operato da una società, di proprie azioni o obbligazioni presenti sul mercato per controbattere ad una scalata ostile oppure semplicemente per sostenere la domanda degli stessi. C. Oppure si può intendere l'aquisto da parte di un governo di titoli del tesoro proprii, in generale a un prezzo inferiore a quello nominale, a seguito di una ristrutturazione del proprio debito.
Buy out (scalata). Acquisizione di una percentuale di azioni di una società sufficiente a detenerne il controllo, realizzata tramite un’offerta pubblica d’acquisto o la negoziazione diretta con gli azionisti di riferimento.



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A B D-E F-G-H I-J-K L-M-N O-P Q-R S T-U V-W-X-Y-Z

C

Cac. Indice ufficiale francese dei titoli azionari calcolato giornalmente alla Borsa valori di Parigi.
Caduta. Caso in cui i prezzi di un titolo, per un breve intervallo di tempo, non proseguono l'andamento rialzista, ma scendono in misura più o meno evidente.
Caf. Sono Centri di Assistenza Fiscale; soggetti giuridici aventi determinati requisiti e riconosciuti tali dalla legge, che svolgono attività di assistenza fiscale nei confronti dei contribuenti che ne fanno richiesta. Possono essere costituiti da associazioni, organizzazioni, o simili aventi un numero elevato di aderenti e ne esistono di due tipi: CAF imprese, CAF dipendenti.
Calcolo dei prezzi a termine. Norma imposta dall’autorità di Borsa americana che obbliga i fondi d’investimento aperti a calcolare i prezzi di acquisto e di vendita delle quote sulla base della valutazione del patrimonio del fondo attuata con i prezzi dei titoli del giorno successivo.
Calendario di borsa. Calendario predisposto dalla Consob entro il mese di novembre di ogni anno nel quale vengono indicati i giorni di apertura e di chiusura e quelli delle scadenze tecniche.
Calendar spread. E' un'operazione di vendita e di acquisto contemporaneamente di differenti strumenti derivati, di carattere strettamente speculativo.
Call. Viene definita opzione Call il tipo di contratto che dà al compratore il diritto, ma non l'obbligo, di acquistare a condizioni fissate precedentemente alla data di scadenza o entro tale data, una certa quantità di titoli. Viene chiamata Call anche l'opzione implicita, concessa all'emittente di un titolo a reddito fisso, di rimborsare lo stesso prima della scadenza, secondo le condizioni di mercato. Il termine Call viene anche utilizzato per identificare la richiesta di rimborso immediato avanzata dal finanziatore nei confronti del debitore, nel caso in cui quest'ultimo non abbia tenuto fede agli impegni contrattuali. Call si riferisce, infine, anche alla richiesta fatta dall'intermediario al cliente riguardante la necessità di integrare il capitale depositato come margine (Margin) in virtù dei cambiamenti avvenuti nei prezzi di mercato.
Cambiale. Se un cliente sottoscrive una cambiale, cioè un titolo con il quale si impegna ad estinguere il proprio debito, l'importo della cambiale viene contabilizzato sotto la voce specifica "cambiali attive" (notes receivables) piuttosto che come credito commerciale ordinario, non rappresentato da alcun titolo.
Cambiale tratta. Titolo di credito all'ordine con cui un soggetto (traente) ordina incondizionatamente a un altro soggetto (trattario) di pagare una certa somma a un terzo (beneficiario) a vista a una determinata data futura.
Cambi flessibili. Regime di contrattazione delle valute in cui il rapporto di cambio è stabilito unicamente dalle sole forze di mercato, senza alcuna forma di intervento da parte di autorità pubbliche per guidare l'andamento delle quotazioni. Per esempio, dollaro contro lira o contro marco.
Cambi semiflessibili. Regime di fluttuazione dei tassi di cambio delle divise in cui le autorità monetarie dei diversi Paesi intervengono per guidare l'andamento delle quotazioni. Il Sistema monetario europeo è un esempio di regime di cambi controllati.
Cambio a termine. Rapporto di cambio di due divise, per consegna che va oltre la valuta spot, quindi più in là dei primi due giorni lavorativi.
Cambio fisso. Forma di quotazione nel mercato dei cambi che si verifica nel caso in cui l'autorità monetaria di un Paese decide di soddisfare interamente la domanda e l'offerta di valuta estera a un cambio prefissato. Questo sistema di cambi fissi, venne, inaugurato con l'accordo di Bretton Woods nel 1944 ed è rimasto in vigore fino agli anni '70.
Cambio incrociato. La totalità delle quotazioni in divisa che non vengono eseguite contro il dollaro (per esempio il prezzo del marco espresso in lire).
Canale. Rappresentazione grafica delle quotazioni all'interno di due linee parallele.
Canone. Somma da pagare per sfruttare un bene di qualcun altro (un esempio è un affitto).
Cancellazione. 1. Prassi di annullamento di voci contabili non più rappresentative della situazione reale. Esempio classico sono i crediti inesigibili, cancellati grazie all'utilizzo degli appositi fondi di riserva. 2. Operazione finanziaria che annulla un'altra operazione preesistente. Nelle operazioni in contratti future la contemporanea chiusura di posizioni lunghe (long) e corte (short).
Cancellazione consensuale. La cancellazione consensuale di un contratto di carattere finanziario che prevede l'esecuzione di prestazioni periodiche reciproche delle controparti. Avviene nel momento in cui una delle due, per esempio, versa all'altra una somma a titolo di compensazione per gli impegni di pagamento futuri che vengono cancellati (contratto di Interest Rate Swap).
Cancellazione dal listino. Eliminazione di una società dal listino di Borsa, seguita dalla sospensione delle relative contrattazioni. Questo provvedimento viene solitamente assunto nel caso in cui non vi siano le condizioni minime richieste per la quotazione dalle autorità di Borsa, per esempio per l'insufficienza di flottante.
Cancellazioni nette dei crediti. È l'ammontare netto di cui vengono diminuiti i prestiti di un ente creditizio per tenere conto delle insolvenze e dei mancati rimborsi da parte dei debitori. Il valore è calcolato sottraendo da una percentuale del totale dei crediti, che dipende dalla qualità media di questi ultimi, gli interessi non percepiti e gli accantonamenti per perdite su crediti effettuati.
Canestro. Nei contratti future su tassi d’interesse a lungo termine, il gruppo di titoli che possono essere impiegati per la consegna da parte del venditore di contratti al momento della scadenza.
Canone di locazione. Prestazione dovuta dal conduttore come corrispettivo del godimento della cosa locata.
Canone di locazione finanziaria. Il canone è il corrispettivo fissato per accordo tra le parti che l'Utilizzatore deve corrispondere alla Concedente per la prestazione della locazione finanziaria (vedi voce). Viene sempre pattuito in misura determinata alla stipulazione del contratto e può essere soggetto a indicizzazione.
Cap. Clausola di contratto riguardante i mercati finanziari e dei mutui. Sancisce che il tasso d'interesse variabile di cui sarà caricato il beneficiario di un finanziamento non potrà superare un valore massimo fissato (tetto) nel momento dell'accensione dello stesso. Per usufruire di questo beneficio, il debitore paga una commissione aggiuntiva. In un prestito obbligazionario a tasso variabile di tipo Cap e Floor, il Cap è la soglia massima che può raggiungere il tasso d'interesse e il Floor la soglia minima.
Cap di prestito. Clausola, eventualmente presente nei mutui ipotecari a tasso variabile, che impedisce al tasso d’interesse di salire oltre un certo limite lungo tutta la durata del finanziamento. Questa clausola stabilisce e limita il costo massimo di un prestito e quindi va a vantaggio del debitore.
Cap e floor sui tassi di interesse. I contratti cap e floor equivalgono a portafogli di opzioni sui tassi d’interesse. A date prefissate, l’acquirente del FDS ha il diritto di ricevere la differenza tra dati tassi di mercato e i valori dei tassi determinati nel contratto, se tale differenza è positiva. Con il contratto floor l’acquirente ha il diritto di ricevere la differenza, se positiva, tra i tassi del contratto e dati tassi di mercato.
Capacità di rimborso. Per le organizzazioni finanziarie, la capacità di assolvere i propri impegni economici tramite adeguate risorse di reddito.
Capacità di rischio. E' la capacità di un investitore di assumere un determinato rischio di investimento senza trovarsi in difficoltà finanziarie nel caso di eventuali perdite.
Capacità ottimale. È il livello di produzione di una società in grado di minimizzare il costo unitario di produzione. Il numero di prodotti che rende minimo il costo necessario alla produzione di uno solo di questi.
Caparra (earnest money). Somma di denaro che viene versata, in fase preliminare, da chi vuole comprare un immobile; impegna sia il venditore sia l'acquirente. Vale come anticipo sull'importo totale, come garanzia di adempimento e come penale in caso di recesso ingiustificato. Se non è specificato il termine, per "caparra" sul compromesso si intende sempre la caparra penitenziale.
Caparra confirmatoria. Somma versata da chi vuole comprare una casa al momento della firma del compromesso e impegna entrambe le parti. Se l'acquirente si ritira dall'affare perde l'anticipo versato, se invece è il venditore dovrà restituire il doppio della caparra ricevuta.
Caparra penitenziale. Somma di denaro prestabilita versata come anticipo da chi vuol comprare una casa e vale come indennizzo in caso di recesso dal contratto. Se chi ha versato la caparra si ritira dall'affare perde quanto versato; se si ritira il venditore deve restituire il doppio.
Capital adequacy rules. Dette anche Basle rules o Cooke's ratio, sono regole che impongono alle banche di disporre di capitali propri in ragione dell'8% dei crediti concessi a terzi. L'applicazione di queste regole, che nei prossimi anni diverranno più precise e onerose, ha spinto le banche a ridurre i crediti classici (fidi e crediti di firma) a favore di altre forme di finanziamento.
Capital Asset Pricing Model. Il Capital Asset Pricing Model (brevemente, CAPM) è un modello di equilibrio dei mercati finanziari, proposto da William Sharpe in uno storico contributo nel 1964, e indipendentemente sviluppato da Lintner (1965) e Mossin (1966). In breve, il CAPM stabilisce una relazione tra il rendimento di un titolo e la sua rischiosità, misurata tramite un unico fattore di rischio, detto beta. Il beta misura quanto il valore del titolo si muova in sintonia col mercato.
Capitale. Insieme dei beni economici a disposizione di diritto e di fatto del soggetto aziendale. In finanza, è costituito dal denaro e dai crediti di cui dispone una società per fronteggiare il rischio derivante dall'esercizio dell'attività.
Capitale azionario. Il capitale sociale rappresentato dalle azioni.
Capitale circolante (working capital). È il termine con il quale si denominano, normalmente, le attività correnti, ossia gli investimenti generici e quelli specifici non durevoli; sarebbe, peraltro, opportuno usare il termine capitale circolante lordo (CCL) o attività correnti, in contrapposizione al capitale circolante netto. CCL = Rimanenze + liquidità differita + liquidità immediata.
Capitale circolante negativo. Situazione aziendale dove le attività correnti non sono in grado di coprire le passività correnti. I pagamenti a breve termine, quindi, dovrebbero essere soddisfatti attraverso la contrazione di debito a lungo termine, indebolendo in questo modo la struttura finanziaria dell'impresa.
Capitale circolante netto (net working capital). Gli investimenti nella gestione corrente sono finanziati dalla stessa gestione tramite il differimento delle uscite monetarie e l'anticipazione delle entrate; pertanto, il capitale investito nella gestione corrente è dato dalla differenza tra le attività correnti e le passività correnti (vedi stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio della pertinenza gestionale).  Questa differenza è chiamata capitale circolante netto dell'impresa in funzionamento, capitale che rappresenta, quindi, l'ammontare della liquidità necessaria alla gestione corrente. CCN = Rimanenze + liquidità differita + liquidità immediata - passività correnti.
Capitale di rischio. Forma di finanziamento in qualità di capitale di rischio che può essere erogato dalle banche di investimento a imprese giovani o di nuova costituzione. Il finanziamento può venire concesso a imprese che operano in settori con elevati rendimenti sul capitale o dove sono attuabili innovazioni di rilievo nei sistemi produttivi.
Capitale di terzi o di debito. Si tratta dei finanziamenti che l'impresa riceve dai terzi sia direttamente (mutui, obbligazioni, ecc) che, indirettamente, attraverso i crediti di fornitura (debiti verso fornitori).
Capitale economico. E' il valore attribuito all'impresa considerata unitariamente come investimento complessivo destinato a produrre utili in futuro.
Capitale investito lordo (gross employed capital). Patrimonio netto + passività onerose (prestiti obbligazionari, debiti verso banche e altri istituti finanziari, debiti finanziari nei confronti di altre società).
Capitale investito netto (net employed capital). Patrimonio netto + passività onerose (prestiti obbligazionari, debiti verso banche e altri istituti finanziari, debiti finanziari nei confronti di altre società) al netto della liquidità immediata e di altri crediti di natura finanziaria (vedi stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio del capitale investito netto in fig. 2.7).
Capitale lordo di funzionamento. Vedi attivo.
Capitale netto (equity). E' costituito da: capitale versato, più riserve di utili, cioè l'ammontare di utili generati dalla gestione e non distribuiti ai soci, più utili o perdite.
Capitale netto di funzionamento. Vedi patrimonio netto.
Capitale non ancora versato (Uncalled capital). Parte del capitale sociale sottoscritto che gli azionisti non sono ancora stati chiamati a versare. In Italia non può essere superiore a 7/10.
Capitale non sottoscritto. Parte del capitale azionario di una società deliberato ma non sottoscritto da parte degli azionisti, ad es. quando l'assemblea delibera un aumento di capitale e delega agli amministratori la scelta delle tempistiche per la sottoscrizione effettiva delle azioni di nuova emissione.
Capitale nozionale. Valore nominale utilizzato per calcolare i flussi di cassa sugli swap e altri derivati liquidabili attraverso somme di denaro. In tutte queste operazioni non vi è scambio di capitale tra le controparti, ma unicamente la liquidazione degli interessi derivanti dalla differenza dei due tassi d'interesse fissati precedentemente. Questi interessi vengono per l'appunto calcolati valutando, come capitale, il capitale nozionale.
Capitale permanente.Somma del patrimonio netto e delle passività di medio - lungo periodo; è ricavabile dallo stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio della liquidità -   esigibilità (fig. 2.5).
Capitale proprio. Conferimenti iniziali apportati dal titolare o dai soci di un'attività, insieme agli utili non distribuiti decurtati delle eventuali perdite.
Capitale sociale. Il capitale sociale è rappresentato dai conferimenti versati dai soci al momento della nascita dell'impresa e durante la sua vita, al fine di costituire una "dotazione" permanente. I conferimenti dei soci possono essere in denaro o in beni materiali o immateriali (macchinari, impianti, fabbricati, crediti, brevetti, know-how, portafoglio clienti, ecc.); cogente è la condizione che il conferimento realizzi un'attribuzione che incrementi, in modo economicamente quantificabile, il valore dell'impresa. Dai conferimenti restano, rigorosamente, escluse le prestazioni di opere e servizi (anche se esse possono essere suscettibili di valutazione economica), in quanto il legislatore riconosce al capitale sociale anche una funzione di garanzia verso terzi e l'imputazione a capitale di opere e servizi difficilmente potrebbe essere considerata come un valore a garanzia. Parte del capitale di una società a responsabilità limitata può essere costituita dall'obbligo assunto da un socio di effettuare una prestazione d'opera o di servizi, ma il conferimento deve essere accompagnato da una polizza di assicurazione o da una fideiussione bancaria. Il credito verso la società resta iscritto a bilancio e si riduce proporzionalmente con le prestazioni effettuate fino al momento in cui l'obbligo e il relativo credito si estinguono. Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Capitale sociale (in termini di socialità). Vedi articolo specifico.
Capitale sottoscritto. È il capitale, rappresentato da titoli di partecipazione, azioni o quote, che viene offerto ai soci all'inizio dell'attività di impresa in forma societaria.
Capitale totale. Figura contabile utilizzata dalla Banca dei regolamenti internazionali (Bri) per definire il capitale a disposizione di una società ai fine dell'esposizione al rischio. Questo valore viene determinato sommando fra loro il capitale primario (Primary Capital) e il capitale secondario, ovvero il capitale sociale più le riserve.
Capitale versato. Parte del capitale sottoscritto effettivamente versato dagli azionisti.
Capital gain. E' la plusvalenza, o guadagno in conto capitale, realizzata in occasione della vendita di un'attività finanziaria. E' la parte del rendimento totale ascrivibile alla differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita. Secondo la legislazione italiana i capital gains sono soggetti a tassazione. In particolare è data la possibilità di scegliere tra un regime di tassazione alla fonte (aliquota 12,5%) e un regime di tassazione che equipara il capital gain al reddito da lavoro (aliquota Irpef).
Capital gain netto per azione. È il valore dell’utile realmente conseguito da società finanziarie nell’attività di compravendita dei titoli, al netto delle perdite in conto capitale, e diviso per il numero totale delle azioni esistenti.
Capitalizzare. Procedura contabile che consente di iscrivere un bene d'investimento preso in locazione tra i beni in possesso e il mutuo contratto per la locazione nelle passività. In matematica finanziaria, è la procedura che permette di trasferire nel futuro una somma disponibile in un dato momento grazie all'applicazione di un tasso d'interesse (vedi Legge di...).
Capitalizzazione. Riferito ad una società quotata in borsa e al suo valore derivato in un dato istante, è il prodotto della quotazione di borsa di quella società per il numero delle azioni esistenti.
Capitalizzazione complessiva. Viene definita la somma dei mezzi finanziari a disposizione di una società. Questo valore comprende i mezzi propri, capitale sociale più le riserve e i finanziamenti a lungo termine come i prestiti obbligazionari o i mutui.
Capitalizzazione dei titoli quotati in borsa. La capitalizzazione di un titolo è il valore che si ottiene moltiplicando il prezzo di mercato del titolo per il numero totale dei titoli della specie emessi. Sommando la capitalizzazione di tutti i titoli del listino si ottiene la capitalizzazione di borsa (o del mercato).
Capitalizzazione di costi. È il termine usato per indicare il trasferimento di un costo dal conto economico allo stato patrimoniale in quanto si riferisce ad un fattore "consumato" per convenzione contabile, ma ancora in essere alla data della chiusura del bilancio.
Capitalizzazione di mercato. È la valutazione formulata dal mercato sui mezzi propri di un'impresa. La capitalizzazzione è stimata moltiplicando il numero di titoli azionari esistenti per il prezzo di mercato di una determinata giornata di Borsa. Questo valore rappresenta la somma che eventualmente si dovrebbe spendere per acquistare la totalità del capitale azionario di una società
Capitalizzazione. Legge di La capitalizzazione è l'operazione con cui si calcola il valore a un determinato tempo futuro di un capitale disponibile al tempo presente. Vedi CFN. Dal punto di vista matematico, una legge finanziaria di capitalizzazione è una qualsivoglia funzione del tempo che consenta di determinare, dato un capitale iniziale C, il corrispondente valore del montante M(t) ad un generico istante futuro t:

M(t)\ = F(C,t)

Capitalizzazione società. Valore di mercato della società ottenuto dalla somma della capitalizzazione di tutti i titoli quotati (ord, rnc, r e priv) su un determinato mercato borsistico.
Capitalizzazione titolo. Valore di mercato del titolo quotato: si ottiene moltiplicando la quotazione del titolo per il numero delle azioni in circolazione. La somma delle singole capitalizzazioni di tutti i titoli quotati (ord, rnc, r e priv) dà la .capitalizzazione di borsa.
Capofila. Istituto di credito che organizza, eroga e gestisce un prestito ripartendo però i rischi in un pool composto da più banche.
CAPM. Capital Asset Pricing Model. Modello teorico di determinazione e valutazione del rendimento di un investimento, che pone in relazione la rischiosità dell'investimento stesso con il risultato reddituale che se ne può ottenere.
Carta commerciale. Strumento negoziabile di mercato monetario, privo di garanzie reali, che viene emesso da imprese di alta qualità, normalmente utilizzato per la copertura del fabbisogno di capitale circolante in durate, generalmente, incluse tra la settimana e dieci mesi.
Carta. È il nome generico che viene dato agli strumenti di debito a breve termine, solitamente rappresentati da un titolo cartaceo.
Carta a breve. Titoli di credito la cui scadenza non va oltre i 12 mesi. Per esempio la carta commerciale, la cui durata normalmente è inferiore ai nove mesi.
Carta commerciale. Strumento negoziabile di mercato monetario, privo di garanzie reali, che viene emesso da imprese di alta qualità, normalmente utilizzato per la copertura del fabbisogno di capitale circolante in durate generalmente incluse tra la settimana e dieci mesi.
Carta di credito. Strumento che abilita il titolare, in base a un rapporto contrattuale con l’emittente, a effettuare acquisti di beni o servizi presso qualsiasi esercizio aderente al circuito (es. tramite terminale POS) oppure prelievi di contante (es. tramite ATM). Il pagamento da parte del titolare avviene a cadenza predefinita, di norma mensile, in unica soluzione ovvero, se previsto dall’accordo, in forma rateale; esso può essere effettuato con addebito in un conto bancario preautorizzato dal titolare stesso, ovvero con altre modalità. Viene emessa da banche, da intermediari finanziari o direttamente da fornitori di beni e servizi (fidelity card). In quest’ultimo caso, la carta può essere utilizzata esclusivamente per il pagamento di acquisti effettuati presso l’emittente.
Carta di debito. Strumento che, in base a un rapporto contrattuale con l’emittente, abilita il titolare a effettuare acquisti di beni o servizi presso qualsiasi esercizio aderente al circuito (es. tramite terminale POS) oppure prelievi di contante (es. tramite ATM) con addebito pressoché contestuale di ogni transazione sul conto corrente collegato alla carta.
Carta limitata. Carta bancaria che permette al titolare di effettuare un limitato numero di operazioni. Per esempio una carta che consenta solamente operazioni di versamento in periodi predeterminati.
Carta prepagata. Strumento rilasciato a fronte di un versamento anticipato di fondi effettuato all’emittente. Viene emessa da banche – nel caso in cui la carta sia spendibile presso una molteplicità di emittenti (carta a spendibilità generalizzata) – ovvero direttamente da fornitori di beni e servizi. In quest’ultimo caso, la carta può essere utilizzata esclusivamente per il pagamento di acquisti effettuati presso lo stesso emittente (carta “fidelity” o “monouso”). Se la carta prepagata assume le caratteristiche della moneta elettronica, essa può essere emessa, oltre che dalle banche, anche dagli Istituti di moneta elettronica (vedi).
Carta primaria. È una carta commerciale di qualità tale da poter essere compresa nei portafogli di investimento fiduciari, e che viene quindi detta Investment Grade.
Cartello. Accordo tra imprese appartenenti allo stesso settore di attività, finalizzato a stabilire determinate condizioni di prezzo o di condotta, al fine di eliminare situazioni di concorrenza sleale.
Cartolarizzazione. Operazione mediante la quale un certo numero di crediti generalmente di piccolo o medio-piccolo importo (crediti al consumo, leasing auto, bollette di utility) sono consolidati in pacchetti e rappresentano la garanzia reale a fronte della quale vengono emesse delle obbligazioni, quindi rappresenta la cessione di crediti a un altro soggetto che li trasforma in obbligazioni e li colloca sul mercato. Usato dalle banche per lo smobilizzo dei crediti dubbi. Nel 2007 la crisi usa dei mutui sub-prime si estese a tutto il pianeta grazie alla cartolarizzzaione dei mutui effettuata dalle banche Usa.
Cash and carry. Compravendita contemporanea sul mercato a pronti dell'attività finanziaria sottostante e sul mercato a termine del future ad essa collegato (vedi arbitraggio.
Cash cow. Letteralmente: mucche da soldi. Termine utilizzato per la prima volta in uno studio del Boston Consulting Group nel corso degli anni '70. Indica società, normalmente appartenenti a settori maturi, in grado di produrre rilevanti flussi di reddito in maniera relativamente slegata dalla congiuntura economica.
Cash flow. Termine anglosassone con il quale spesso si indica l'autofinanziamento aziendale. È  calcolato sommando l'utile operativo al netto delle imposte, gli ammortamenti operativi e gli accantonamenti a riserva (includendo le riserve ordinarie e straordinarie, vale a dire le deduzioni contabili che non dànno luogo a effettivi esborsi monetari). Da un altro punto di vista è la differenza tra le entrate e le uscite monetarie di un determinato periodo contabile. Quando si ha un incremento si parla di cash inflow, quando si ha il decremento si ha un cash outflow.

Il cash flow può essere scomposto in due componenti:

  • cash flow operazionale (o Unlevered Free Cash Flow), che è originato dalle operazioni caratteristiche di esercizio;
  • cash flow extra-operazionale (o Flow to Equity), che è originato dalle altre operazioni di gestione (acquisto e vendita di immobilizzazioni, prestiti, variazioni del capitale, pagamento degli utili ai soci).

Una generale "struttura" dei cash flow può aiutare a comprendere il concetto (viene omessa la componente fiscale legata alla tassazione):

Utile Operativo (EBIT) -
Tasse su Utile Operativo +
Ammortamenti +
Accantonamenti +
Voci non monetarie di accantonamento =
Flusso primaro (dopo le tasse) ±
Variazione del Capitale Circolante ±
Investimenti/Disinvestimenti =
Cash Flow Operazionale o Unlevered Free Cash Flow (After tax) o Operating Cash Flow -
Interessi -
Debiti =
Levered Cash Flow ±
Incremento passività ±
Incremento Capitale -
Dividendi =
Flusso di Cassa Effettivo o Flow to Equity o Effective Equity Flow


Si ha dunque che:

  • Primary Cash Flow = fondi generati dalla attività dell'azienda
  • Unlevered Free Cash Flow = fondi generati da coprire o per rimborsare i debiti finanziari e remunerare il capitale
  • Levered Cash Flows = Flussi generati da coprire o per remunerare il Capitale
  • Flow to Equity = Effettivo flusso di cassa a disposizione della società e di "proprietà" degli "azionisti".

Il Flusso di cassa operativo è quindi l'elemento cardine con cui si separa la gestione d'azienda ed il finanziamento della stessa. Il Cash Flow Operativo Unlevered Free Cash Flow è un concetto molto eleborato sviluppato dalla Wharton School e dalla scuola di Chicago e per il quale esiste ampia letteratura. Il Flow to Equity o cash-flow totale è definibile come il totale dei flussi di cassa generati dall'impresa mentre il Cash Flow Operativo è l'insieme dei flussi di cassa (cioè della liquidità) generati dalla sola gestione tipica (od operativa) ed è questa seconda definizione la più significativa per lo studio della gestione aziendale. L'insieme dei flussi di cassa generati dalla gestione tipica (che è indice della liquidità aziendale) è importante per stabilire in che misura ed in che maniera possono essere remunerati i centri di costo.

Cash flow attualizzato o Discounted cash flow. E' un metodo di valutazione di un'investimento, basato sull'attualizzazione, secondo un tasso corretto per il rischio, dei flussi futuri attesi dall'attività in questione. Sia CF0 l'uscita al tempo 0 per effettuare l'investimento Sia CFi il generico flusso atteso relativo al periodo i-esimo e sia r il tasso adeguato al rischio relativo all'attività da valutare. Sia n il numero di periodi in cui tale attività fornisce dei flussi monetari (in uscita o in entrata). Come in tutti i casi di parametri attualizzati, il valore di r potrà essere adeguato al tipo di informazione che si vuole ricavare. Il valore del cash flow attualizzato, che chiamiamo VA, è dato dalla formula

V_A=-CF_0 + \sum_{i=1}^n\frac{CF_i}{(1+r)^i}

Cash flow matching. E' un processo di copertura degli squilibri finanziari multiperiodo. Consiste nel far corrispondere (tecnicamente immunizzare) ogni uscita di cassa attesa - la maturity - (usi di risorse) con entrate di cassa (fonti di risorse) tali da fornire copertura finanzaria per ciascuna maturity. Si attua partendo dall'impegno di cassa più distante nel tempo e si ricercano le fonti per la sua copertura, lavorando così a ritroso per ciascuna uscita di cassa. Tramite questo esercizio l'impresa emetterà (o ricercherà) strumenti di finanziamento per fare fronte ad impegni programmati e, viceversa, ricercherà impegni per la cassa generata in ciascun periodo.
Cash flow netto. Rappresenta il flusso monetario generato/assorbito dall'attività caratteristica, dall'attività di investimento, dalla variazione di patrimonio netto e dall'attività di finanziamento.
Cash flow operativo. Attività monetaria relativa ad un determinato periodo d'impresa dato dall'utile netto più gli ammortamenti.
Cash generating unit. La più piccola aggregazione di beni di un'impresa in grado di generare flussi di cassa in entrata.
Cassa o disponibilità liquide. (cash). La cassa è costituita da denaro in contante, depositi bancari e postali (non gravati da vincoli di prelievo), assegni.
Cassa depositi e prestiti. Istituto fondato nel 1863 alle dipendenze del Ministero delle Finanze (poi Tesoro) e dotato, per effetto della L. 13.5.1983, n. 197, di autonomia amministrativa e organizzativa. Esso è stato trasformato in società per azioni nel dicembre 2003. Dal settembre 2006 la Cassa depositi e prestiti spa è inclusa tra le Istituzioni finanziarie monetarie (IFM). Dalla stessa data è soggetta al regime di riserva obbligatoria dell’Eurosistema. Dall’ottobre 2007 i dati di bilancio della Cassa depositi e prestiti spa sono inclusi nelle statistiche, compilate secondo i principi armonizzati del SEBC, sulla situazione dei conti delle banche e dei fondi comuni monetari residenti in Italia.
Cassa di compensazione e garanzia. Regola tutte le operazioni di Borsa e definisce e controlla i margini di garanzia che devono essere versati dagli intermediari per conto dei loro clienti a fronte di operazioni speculative con strumenti derivati.
Cassa di risparmio. Le attuali fondazioni bancarie hanno origine dalle antiche casse di risparmio, associazioni private nate nell'Europa centrale ed affermatesi in Italia agli inizi del XIX secolo, quando si manifestò il bisogno di sostenere lo sviluppo produttivo dei ceti medio-piccoli dopo le disastrose guerre napoleoniche e di raccogliere i flussi di liquidità derivanti dalla nascente Rivoluzione industriale. L'attività delle casse di risparmio (nate su iniziativa prevalentemente privata) era diversa dall'attività bancaria vera e propria: le casse raccoglievano capitali con una sottoscrizione iniziale e poi con successivi depositi, mentre le banche nascono su iniziativa di gruppi ristretti ed hanno fini commerciali e speculativi; le casse svolgevano attività di assistenza e beneficenza, mediante elargizione di beni indirizzati gratuitamente verso i ceti più umili, mentre le banche raccoglievano e remuneravano il piccolo risparmio. Negli anni Novanta le Casse di Risparmio sono state oggetto di una profonda e radicale trasformazione, che ha fortemente modificato il loro assetto sia dal punto di vista giuridico-istituzionale, sia da quello strutturale-operativo. Sotto la spinta esercitata dalla I e dalla II Direttiva europea in materia creditizia riguardanti la libertà di stabilimento e la despecializzazione bancaria, il processo di trasformazione e ammodernamento del sistema bancario italiano ha subìto una rapida accelerazione che ha condotto all'approvazione della legge di delega n. 218 del 30 luglio 1990 (c.d. legge "Amato") e relativi decreti applicativi. Le Casse di Risparmio, quindi, hanno dato attuazione ai principi recati dalla legge "Amato" e hanno provveduto a conferire l'impresa bancaria ad una nuova apposita entità giuridica (Cassa di Risparmio Spa) per assumere la qualificazione di Ente conferente (poi denominato Fondazione) al quale sono state assegnate finalità di interesse pubblico e di utilità sociale, che erano previste negli statuti delle Casse di Risparmio. Le Casse di Risparmio Spa sono società commerciali private, disciplinate dal Codice civile e dalle norme in materia bancaria, analogamente alle altre banche. Ad aver mantenuto il loro nome oggi sono una cinquantina. Le altre, dando origine ad alcuni dei maggiori gruppi bancari italiani, hanno perso la denominazione originaria.
Cassa integrazione guadagni (Cig). Fondo gestito dall’INPS a carico del quale vengono parzialmente reintegrate le retribuzioni dei lavoratori dipendenti nei casi di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa previsti dalla legge. Nella Rilevazione sulle forze di lavoro i lavoratori in CIG dovrebbero autodichiararsi occupati. Ai fini della stima dell’input complessivo di lavoro nell’economia si possono trasformare le ore di CIG in lavoratori occupati (occupati equivalenti in CIG), dividendole per l’orario contrattuale.
Castelletto. Scoperto di conto corrente autorizzato, generalmente in maniera informale, a fronte della presentazione di fatture o effetti.
Catasto. Ufficio, ai fini fiscali, che si occupa di tutte le proprietà immobiliari esistenti in un comune o in una provincia. Tale ufficio registra e conserva le descrizioni, le rendite, la stima, i dati sulle proprietà, le planimetrie dei fabbricati e le mappe dei terreni. E' tenuto dall'UTE del Ministero delle Finanze.Indica anche l'insieme delle operazioni che permettono al fisco di valutare che imposte chiedere per il possesso di ciascun immobile.
Categoria carastale. Classificazione degli immobili per tipologia. Le categorie sono cinque: A abitazioni, B edifici a uso collettivo (scuole, caserme, ...), C immobili commerciali, D industriali, E speciali. A ogni categoria corrispondono poi sottocategorie per le abitazioni, a esempio, A1 indica abitazione di lusso, A5 abitazione ultrapopolare.
Cause di risoluzione. Sono le cause di risoluzione di un loan agreement (come il mancato rimborso di una rata capitali o interessi, cambiamenti nell'assetto societario del prenditore, ecc.), che oltre a risolvere il contratto obbligano il prenditore a rimborsare in anticipo gli importi ricevuti.
CBOT. E' la Borsa a termine di Chicago, letteralmente Chicago Board of Trade.
CCL. Capitale circolante lordo (vedi capitale circolante). Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
CCN. Capitale circolante netto.
Cedola (vari significati). In un'obbligazione rappresenta gli interessi che vengono pagati in percentuale rispetto al valore nominale.(Altro significato) Documento accessorio a titoli o azioni. Nel caso dei titoli si tratta di cedole valide per l'incasso degli interessi; nel caso delle azioni si distinguono in cedole di dividendo (se rappresentano il diritto agli utili) e in cedole di opzione (se rappresentano il diritto di opzione ).(Altro significato) Appendice cartacea annessa a un titolo che consente la riscossione periodica degli interessi sui titoli obbligazionari o dei dividendi della società di capitali.
Cedola alla pari. Titolo obbligazionario avente una cedola percentuale molto prossima ai rendimenti di mercato, il cui prezzo è quindi vicino al valore nominale (at par).
Cedola corta. Titolo obbligazionario il cui pagamento cedolare avviene prima dei sei mesi.
Cedola futura. E' il valore della prossima cedola che sarà pagata dall'emittente.
Cedola lorda. Ammontare della cedola corrisposta da un titolo legato a un mutuo ipotecario, o anche l’ammontare della cedola prima che su questa venga effettuata l’imposizione fiscale.
Cedola lunga. Quando il pagamento cedolare di un’obbligazione avviene oltre il periodo consueto di sei mesi, come nel caso della prima cedola, che frequentemente è pagata oltre i sei mesi dall’emissione.
Cedola media ponderata. La cedola media di un prestito emesso a fronte di mutui ipotecari. Viene determinata facendo la media ponderata fra la durata di ogni certificato ipotecario emesso, usando come parametro i totali delle singole ipoteche.
CcT (Certificati di Credito del Tesoro). Sono titoli di credito a medio e lungo termine, emessi dal Tesoro, con rendimento a tasso variabile. Pagano un interesse variabile semestralmente mediante lo stacco di cedole di ammontare variabile. Le cedole sono infatti indicizzate al tasso dei BOT semestrali, e cioè sono pari al rendimento dei BOT più uno spread predeterminato.
Cdo. Rappresentano una specifica categoria di ABS (Asset Backed Securities). Un CDO è un titolo di debito emesso in seguito a un’operazione di cartolarizzazione di un portafoglio di posizioni incorporanti rischio di credito. Sono emessi, di solto, da una "società veicolo" (Siv) cui vengono conferite una serie di attività finanzioarie: mutui a persone fisiche, prestiti immobiliari per uffici, fabbricati o centri commerciali, obbligazioni societarie a alto rendimento e altro. Sulla base di queste attività vengono emessi titoli con varie combinazioni di rischio e di rendimento. A oggi (2008, quando il mercato dei Cdo ha raggiunto la quota di 2.500 miliardi di dollari) la scarsa liquidità dei mercati ha condotto alla paralisi nelle negoziazioni e a incertezze nella loro valutazione visto che alcuni componenti di credito hanno rivelato alte probabilità di non restituzione.
Cds. Il credit default swap (CDS) è uno swap che ha la funzione di trasferire l'esposizione creditizia di prodotti a reddito fisso tra le parti. È il derivato creditizio più usato. È un accordo tra un acquirente e un venditore per mezzo del quale il compratore paga un premio periodico a fronte di un pagamento da parte del venditore in occasione di un evento relativo a un credito (come ad esempio il fallimento del debitore) cui il contratto è riferito. Il CDS viene spesso utilizzato con la funzione di polizza assicurativa o copertura per il sottoscrittore di un'obbligazione. Tipicamente la durata di un CDS è di cinque anni, sebbene essendo un derivato scambiato sul mercato over-the-counter è possibile stabilire qualsiasi durata. Un contratto di CDS fa tipicamente riferimento ad una reference entity, ossia l'ente che ha emesso degli strumenti di debito nella cui si fa riferimento come reference obligation, questi essendo solitamente consistenti in obbligazioni societarie. Il periodo durante il quale si estende la protezione è definito come effective date e termination date. Il contratto nomina un calculation agent il cui ruolo è di determinare l'occorrenza di un evento relativo al credito e l'ammontare del pagamento che verrà effettuato al verificarsi di tale evento. Un'altra clausola tipica è la restructuring clause, la quale determina quale forma di ristrutturazione del debito della reference entity rappresenti un evento relativo al credito. Ad esempio una società che attraversi un dissesto finanziario potrebbe decidere di posticipare la scadenza delle proprie obbligazioni e quindi del pagamento degli obbligazionisti. A seconda della formula specificata nel CDS tale evenienza può rappresentare o meno un evento significativo. Solitamente un contratto più restrittivo in tali criteri è più rischioso e dunque più costoso. Un diverso fattore che influisce sul costo di un contratto CDS è la maggiore o minore anzianità del debito coperto dal contratto. Infatti nel caso di fallimento della società le obbligazioni emesse in forma di debito senior hanno più probabilità di essere rimborsate rispetto alle obbligazioni che costituiscono il debito subordinato, altrimenti detto junior, per questo motivo il debito junior viene scambiato ad un maggiore credit spread che il debito senior. Il venditore di un contratto CDS darà una quota alla pari per una determinata reference entity, anzianità, scadenza e forma di ristrutturazione debitoria. Ad esempio il venditore di un contratto CDS può valutare il premio da pagare per un CDS di 5 anni di durata sul debito senior della FIAT con modificate condizioni di ristrutturazioni 100 basis point. Il premio alla pari viene calcolato in modo tale che il contratto abbia un valore attuale pari a zero a scadenza. Ciò perché il valore atteso del pagamento del venditore è esattamente uguale e opposto al valore atteso del premio pagato (in un'unica soluzione o ratealmente) dall'acquirente. Il fattore che maggiormente influisce sul costo della copertura è il merito di credito (spesso approssimato dal rating creditizio) del debito cui si fa riferimento. Un merito di credito inferiore comporta un rischio maggiore che la reference entity si riveli insolvente e per questo motivo il costo della copertura sarà più elevato.
Centrale dei bilanci. Società a responsabilità limitata, costituita nel 1983 per iniziativa della Banca d’Italia d’intesa con l’ABI, avente per finalità la raccolta e la classificazione in archivi elettronici dei bilanci delle principali imprese italiane, nonché lo sviluppo di studi di analisi finanziaria. I servizi della società sono offerti alle numerose banche associate, che contribuiscono alla raccolta dei dati. Dal 2002 la Centrale dei bilanci è a capo di un gruppo che comprende anche la Cerved Business Information, la quale raccoglie i bilanci depositati presso le Camere di commercio dalle società di capitale italiane.
Centrale dei rischi. Istituita il 1° aprile 1964 dal CICR, opera presso la Banca d’Italia. Riceve le segnalazioni di tutte le banche e di una parte degli intermediari finanziari sulla posizione dei propri clienti il cui affidamento superi determinate soglie minime; gli intermediari possono richiedere informazioni sull’esposizione di clienti già affidati presso altri operatori. Su base campionaria, la Centrale dei rischi raccoglie informazioni anche sui tassi di interesse attivi e passivi praticati dalle banche.
Centrale di allarme interbancaria (CAI). Archivio informatizzato istituito presso la Banca d’Italia ai sensi della L. 25.6.1999, n. 205, e del D.lgs. 30.12.1999, n. 507. In esso confluiscono: le generalità dei traenti assegni bancari e postali emessi senza autorizzazione o provvista e dei soggetti ai quali sia stata revocata l’autorizzazione all’utilizzo di carte di pagamento; i dati relativi a tali strumenti e a quelli smarriti, rubati o bloccati in relazione alla revoca disposta a carico dei correntisti; le sanzioni irrogate dagli Uffici territoriali del Governo e dall’Autorità giudiziaria. L’iscrizione in archivio dei traenti assegni senza autorizzazione o provvista determina l’applicazione della Revoca di sistema. La CAI si compone dei seguenti segmenti: Centrale di allarme procedura impagati (CAPRI), contenente i dati relativi ai soggetti ai quali è stata revocata l’autorizzazione a emettere assegni; Procedura assegni sottratti e smarriti (PASS), contenente i dati relativi agli assegni sottratti, smarriti, non restituiti o bloccati per altri motivi; Carte revocate (CARTER), contenente i dati nominativi relativi alle revoche dell’utilizzo delle carte di pagamento; Procedura carte (PROCAR), contenente i dati afferenti alle carte di pagamento revocate, smarrite e sottratte; Archivio sanzioni amministrative (ASA), contenente i dati relativi alle sanzioni amministrative pecuniarie e accessorie irrogate dai Prefetti; Archivio sanzioni penali (ASP), contenente i dati afferenti alle sanzioni penali irrogate dall’Autorità giudiziaria per l’inosservanza degli obblighi imposti con la sanzione amministrativa accessoria. L’archivio è entrato in funzione il 4 giugno del 2002 per i segmenti CAPRI e PASS relativi agli assegni; il 7 dicembre del 2002 sono stati avviati gli ulteriori due segmenti CARTER e PROCAR riferiti alle carte di
pagamento; il 26 aprile del 2005 sono divenuti operativi gli ultimi due segmenti ASA e ASP che riguardano le sanzioni irrogate dalle Prefetture e dall’Autorità giudiziaria.
Centro di profitto. È il settore di un’impresa responsabile della produzione di profitto, in grado quindi di rilevare i costi e i ricavi di propria competenza.
CEO (chief executive officer). Soggetto a capo della struttura esecutiva di un'impresa, grazie alla sua appartenenza al consiglio d'amministrazione o della delega ricevuta da quest'ultimo.
Centri finanziari offshore. Centri finanziari in cui, a causa della favorevole regolamentazione dell’attività bancaria e finanziaria e dei vantaggi di natura fiscale, vengono intermediati fondi raccolti e impiegati principalmente in altri paesi; ne sono esempi le isole Bahamas, le isole Cayman, Singapore.
Centro finanziario. Sono centri finanziari, le principali città del mondo dove avvengono scambi di capitali a livello internazionale, come New York, Londra, Tokyo, Parigi, Francoforte.
Certificate. Strumenti finanziari derivati (vedi), cartolarizzati (vedi) e negoziati che replicano con o sensa effetto leva, l'andamento dell'attività di un indice o di un titolo sottostante.
Certificati del tesoro. Titoli obbligazionari emessi dal Tesoro – dal 1° gennaio 1999 denominati in euro – e suddivisi nelle
seguenti tipologie:
CCT (Certificati di credito del Tesoro), a medio e a lungo termine, soggetti a indicizzazione finanziaria delle cedole. Le cedole semestrali successive alla prima sono attualmente indicizzate al rendimento dei BOT a 6 mesi relativo all’asta della fine del mese precedente il periodo di decorrenza della cedola stessa, maggiorato di uno spread.
CTZ (Certificati del Tesoro zero-coupon), con scadenza a 18 e a 24 mesi, privi di cedole.
CTO Sono titoli di stato emessi a tasso di interesse fisso con cedole semestrale. La durata di tali certificati è solitamente fissata in sei anni, ma l'investitore ha la facoltà di richiedere il rimborso anticipato alla metà della durata del titolo. La decisione del risparmiatore di richiedere il rimborso è effettuata in base ai tassi prevalenti al momento dell'esercizio dell'opzione. Infatti, se i tassi sono scesi al momento dell'esercizio di opzione rispetto al momento della sottoscrizione è conveniente mantenere il titolo in portafoglio fino alla scadenza. Viceversa è conveniente chiederne il rimborso.
Sono inoltre emessi Certificati di credito del Tesoro a tasso fisso, utilizzati principalmente per il ripianamento di debiti pregressi del settore pubblico.
Certificato. Documento che avvalora e convalida un fatto o una dichiarazione. Può anche rappresentare un diritto di proprietà (certificato azionario), un diritto di credito (cambiale), o un investimento (certificato di deposito), o una frazione di debito (un titolo obbligazionario).
Certificato a tasso variabile. Certificato di deposito il cui rendimento è legato al livello di un indice stabilito precedentemente. Una tipologia di certificato di deposito indicizzato è, per esempio, quello vincolato al tasso d'inflazione.
Certificato di deposito. Titolo che rappresenta un deposito vincolato, negoziabile, emesso da un ente creditizio, il quale viene venduto generalmente a un valore scontato rispetto al nominale in relazione al tasso di rendimento. Alla scadenza verrà restituita all'acquirente una somma pari al suo valore facciale.
Certificato di indebitamento. Promessa di pagamento emessa da un'impresa per le necessità di finanziamento a breve termine. Il possessore è garantito dai beni dell'impresa che non devono sottostare a diritti di credito privilegiati.
Certificato di investimento. Titoli aventi durata superiore a 12 mesi e taglio minimo unitario pari a 100 milioni di lire; possono essere offerti in serie. Sono regolati dalle disposizioni della delibera CICR 3.3.1994, attuativa dell’art. 11 del TU delle leggi in materia bancaria e creditizia, e dal DM 7.10.1994.
Certificato di mercato monetario. Certificato di deposito non negoziabile, con taglio minimo $ 10.000 e con interesse massimo non superiore a quello sui buoni del tesoro a sei mesi. Vengono emessi negli Stati Uniti da banche e casse di risparmio a fronte di depositi vincolati a sei mesi.
Certificato di partecipazione. Finanziamento effettuato da un gruppo di istituti di credito nei confronti di un unico soggetto. Le banche interessate nominano solitamente un capofila che eroga materialmente il finanziamento, il cui ricavato viene successivamente diviso tra le banche interessate, per quote di partecipazione.
Certificato di risparmio. Rappresenta un deposito vincolato, che viene remunerato a un tasso d'interesse fisso per tutta la sua durata. Generalmente tale certificato non può essere trasferito.
Certificato di titoli a custodia. Titolo di credito negoziabile, rappresentativo di un dato numero di titoli azionari detenuti a custodia, è solitamente emesso da una banca
Certificato ipotecario a cedola nulla. Titolo obbligazionario collegato a un prestito ipotecario per il quale sia il pagamento degli interessi, sia il rimborso del capitale avvengono, al termine del periodo stabilito, in un'unica soluzione.
Certificazione di bilancio. È il parere professionale sulla correttezza del bilancio, espresso da una società di revisione. La certificazione è obbligatoria per le società con titoli quotati in mercati regolamentati o per enti e società per i quali è prevista da norme ad hoc.
Cessione delle attività. Cessione definitiva, parziale o totale, delle attività di una banca, per mezzo della cessione dei crediti commerciali o tramite "securitization" (trasformazione in titoli negoziabili garantiti da crediti presenti in azienda).
Cfo (Chief Financial Officer). Il responsabile finanziario di un'impresa.
Chaebol. Grandi gruppi industriali della Corea del Sud, altamente diversificati, di proprietà e a gestione familiare. La maggior parte di essi sono sorti dopo la guerra di Corea e sono stati la forza trainante dello sviluppo economico.
Change in law. Clausola applicata ai contratti “loan agreements” dagli istituti bancari per evitare che gli effetti di possibili mutamenti dello scenario istituzionale (normative valutarie, fiscali, ecc...), in cui il contratto è stato stipulato, ricadano sulle banche stesse.
Chartista. Soggetto specializzato in analisi tecnica, in particolare nelle figure che ricorrono nei grafici dei prezzi dei titoli, come trend, canali, supporti e resistenze.
Chiamata a margine. Versamento aggiuntivo richiesto a un operatore dall’organo di compensazione della borsa a copertura di impegni per contratti a termine in corso. E’ commisurato all’accresciuta esposizione causata da movimenti sfavorevoli nella quotazione dello strumento oggetto della transazione.
Chicago, Scuola di. Orientamento di pensiero economico formatosi negli anni Trenta e Quaranta del sec. XX nell'Università di Chicago intorno a un gruppo di studiosi. Sebbene le posizioni da essi assunte siano eterogenee i capisaldi del loro pensiero si possono individuare in alcuni punti fondamentali: a) fiducia nel funzionamento del meccanismo dei prezzi (nei mercati concorrenziali); b) desiderabilità di forme di mercato di perfetta concorrenza, che determinano l'allocazione efficiente delle risorse; c) decentramento produttivo e non intervento dello Stato nella sfera economica. Da un punto di vista metodologico, si privilegia lo strumento statistico anziché quello teorico-analitico; compito essenziale dello studioso sarebbe quello di verificare se determinate relazioni economiche trovino rispondenza nel reale funzionamento dei sistemi economici. La visione sintetizzata nei punti a)-c), una volta materializzata in ipotesi di schemi analitici, porta a sostenere affermazioni quali la capacità delle economie di occupare interamente le risorse produttive; il legame proporzionale e diretto tra quantità di moneta e livello dei prezzi (teoria quantitativa della moneta), elemento basilare del monetarismo di M. Friedman; l'importanza del ruolo svolto dal risparmio come fattore di accumulazione. Nel corso degli anni Settanta, la Scuola Economica di Chicago, soprattutto grazie a R. Lucas Jr., ha sviluppato in macroeconomia modelli di equilibrio con aspettative razionali (la cosiddetta rivoluzione delle aspettative razionali). In essi si suppone che gli agenti siano capaci di prefigurarsi correttamente la struttura dell'economia e di prevederne esattamente l'evoluzione, eccezion fatta per disturbi stocastici a cui l'economia può essere sottoposta. Questa modellistica costituiva un elegante supporto teorico ai punti a)-c). I principali esponenti della Scuola negli anni Trenta possono essere individuati in F. Knight e J. Viner; negli anni Cinquanta e Sessanta in M. Friedman,G. Stigler, W. Allen Wallis; negli anni successivi in R. E. Lucas e G. Becker.
Chiedere quotazioni. Il reparto operativo della Federal Reserve che si interessa delle operazioni di mercato aperto sui titoli di Stato esegue un go around nel momento in cui interpella i market makers per avere quotazioni operative di titoli, sulle quali può successivamente applicare e concludere le compravendite desiderate.
Chiudere un lato dell'operazione. Per ciò che riguarda le operazioni su strumenti derivati questo termine indica la chiusura di una delle due parti di cui è costituita un’operazione complessa. Per esempio, a uno straddle (operazione in cui si acquista allo stesso tempo un’opzione call e un’opzione put) si può chiudere un lato rivendendo una delle due opzioni, adeguando in questo modo le caratteristiche di rischiosità e rendimento della posizione a una differente situazione di mercato.
Chiusura (Chiudere). Così come la vecchia Borsa tradizionale, anche nei nuovi mercati telematici sta a indicare l’ultima parte della seduta borsistica (normalmente della durata di 5 minuti), durante la quale i prezzi sono utilizzati per definire, attraverso calcoli del valore medio ponderato, il prezzo ufficiale della seduta di Borsa.
Chiusura dello scoperto. Il riacquisto dei titoli venduti allo scoperto, che consente la loro restituzione al soggetto dal quale sono stati presi a prestito per poi consegnarli all’acquirente iniziale.
Chiusura forzata. Operazione effettuata dall’intermediario, mediante la quale viene liquidata e chiusa una posizione in titoli nel caso il titolare non abbia provveduto ad accogliere le richieste di incremento del margine di garanzia depositato presso il broker.
Chiusura precedente. Ultimo prezzo fatto registrare nella seduta bosistica precedente.
Ciclo economico. Il ciclo economico è l'alternanza di fasi caratterizzate da una diversa intensità dell'attività economica di un Paese o di un gruppo di Paesi economicamente collegati. Nei cicli economici vengono individuate le seguenti fasi:

  • fase di espansione, che a sua volta si distingue in due fasi: fase di ripresa, in cui l'investimento privato inizia a crescere; fase di prosperità, nella quale investimenti e consumi crescono rapidamente;
  • fase di contrazione, anch'essa si differenzia in due fasi: della recessione, in cui la crescita dell'economia rallenta; della depressione, nella quale la crescita economica ristagna.

I principali indicatori che causano il variare del ciclo economico sono il PIL e l'occupazione, i quali crescono nelle fasi di espansione e diminuiscono nelle fasi di contrazione. La fase di espansione trova il suo limite nel raggiungimento del valore del PIL potenziale, che misura la massima capacità produttiva complessiva di un Paese; quando il Pil effettivo coincide con il PIL potenziale si ha la piena occupazione dei fattori produttivi.
La teoria del ciclo economico ideata dalla scuola austriaca è stata per anni l'unica in grado di spiegare i cicli economici e, dopo un periodo di dimenticanza, grazie al Premio Nobel 1974, Friedrich von Hayek e a diversi economisti della nuova generazione, sta riprendendo consenso in ambito accademico ed economico. Questa teoria vede la causa dei cicli nella politica monetaria delle banche centrali, ossia una politica espansiva, che quindi mantiene tassi artificiosamente bassi, causando quello che gli austriaci definiscono malinvestment, ovvero una collocazione inefficace degli investimenti causata dalla eccessiva facilità di credito indotta dalla banca centrale. Automaticamente è necessaria una correzione che, secondo gli austriaci, avviene naturalmente nel mercato, ed è quella che comunemente chiamiamo recessione. Il grafico mostra, qualitativamente, l'andamento di un ciclo economico.

Ciclo economico
Ciclo di trasformazione della moneta. Intervallo di tempo che intercorre in media tra l'esborso dovuto all'acquisto dei fattori produttivi e l'entrata derivata dalla vendita del prodotto finito.
Circolante ( o contante). È rappresentato dalla Circolazione al netto della cassa contante delle banche.
Circolazione. Fino al 2001 comprendeva i biglietti della Banca d’Italia e le monete del Tesoro (compresa la quota detenuta dalle banche). Dal 1 gennaio 2002, con l’introduzione dell’euro, la componente italiana della circolazione include una valutazione convenzionale di quella in euro basata sulla quota individuale di partecipazione al capitale della BCE e banconote e monete residue in lire; dal 1 gennaio 2003 sono escluse le banconote e le monete residue in lire.
Classe. Uno strumento finanziario può essere articolato in un determinato segmento come per esempio una porzione di un prestito obbligazionario, composta da titoli aventi la stessa scadenza, oppure una frazione di un’emissione di strumenti derivati con le stesse caratteristiche.
Classificazione adeguata al livello di volatilità. Classificazione della performance di un fondo adeguata a rispecchiare il livello di volatilità considerato. La classificazione viene calcolata dividendo la performance assoluta per il valore della volatilità e riclassificata su questa base.
Classificazione decile. La classificazione decile di un fondo è spesso in formato inverso. In tal modo, un fondo nel decile superiore (cioè la quota del 10% superiore dei fondi nell'ambito del suo settore) ha una classificazione decile di (11-1) = "10". Un fondo di secondo decile avrebbe una classificazione decile di (11-2) = "9".
Clausola dell'acquisto successivo. Clausola presente nei contratti ipotecari. Estende alle proprietà acquistate in un tempo successivo l'iscrizione dell'ipoteca. In generale, nei casi di prestiti vincolati ad attività presenti nell'azienda, è la clausola che allarga alle merci o ai crediti ricevuti successivamente la garanzia data dal diritto reale.
Clausola di anticipazione di scadenza. Clausola contenuta in un'obbligazione (ma anche in una cambiale o in un'ipoteca) in base alla quale, nell'eventualità di inadempienza del debitore, il titolo andrà in scadenza anticipatamente e diventerà esigibile tutta la somma scoperta.
Clausola di cancellazione. È una clausola eventualmente presente in un contratto di mutuo ipotecario tramite la quale il proprietario dell'immobile ha la possibilità di chiedere la cancellazione dell'ipoteca una volta che è stata rimborsata una frazione consistente del finanziamento.
Clausola di compensazione. Questa clausola permette al creditore di cancellare i propri debiti nei confronti di un soggetto fallito, presso il quale erano vantati crediti di ugual misura. Per esempio le banche possono soddisfare i propri crediti sui clienti che non abbiano eseguito correttamente i pagamenti, addebitando direttamente sul conto corrente della clientela.
Clausola di gradimento. E' un limite alla libera trasferibilità dei titoli azionari, consistente nel subordinare il trasferimento dell'azione al preventivo consenso del consiglio di amministrazione della società emittente. Tale clausola non è ammessa per le società quotate in Borsa.
Clausola di rimborso anticipato. Clausola che definisce le circostanze a verificarsi delle quali una delle due parti ha la facoltà di richiedere l'estinzione anticipata del prestito.
Clausola di step - down. Vedi clausola di step - up.
Clausola di step - up. Si definisce clausola di step up quella che impegna l'emittente ad aumentare il valore della cedola qualora il rating del titolo collocato scenda sotto un livello prefissato. Di norma, accanto a questa clausola ne viene inserita una di segno opposto, definita clausola di step down. in pratica se il grado di affidabilità del prestito dovesse salire, la cedola scenderà.
Clausola pari passu. Clausola tramite la quale un credito non può essere postergato rispetto ad altre passività contratte successivamente dal mutuatario.
Clausole vessatorie. Si tratta di obblighi particolarmente onerosi cui va incontro il firmatario di un contratto. La legge impone che per essere valide, le clausole vessatorie debbano essere per scritte e controfirmate dalle parti. La normativa italiana,emanata in attuazione della Direttiva comunitaria 93/13, protegge il consumatore elencando una serie di ipotesi di clausole abusive, sancendone la inefficacia, purchè non siano state oggetto di trattativa individuale.
Clean. Nel settore dei finanziamenti, viene definita clean una linea di credito quando il beneficiario ha provveduto a rimborsare in via temporanea il totale del prestito ricevuto. Nelle contrattazioni in titoli un’operazione clean, solitamente di grosse dimensioni, è quella che annulla le posizioni opposte di due soggetti. In contabilità è la dichiarazione del revisore sull’assenza di irregolarità nella tenuta delle scritture contabili esaminate, mentre a livello commerciale significa semplicemente: privo di documenti.
Clearing house. (Cassa di Compensazione e Garanzia). Organo, istituito con disposizioni della Consob e della Banca d'Italia, la cui funzione è di garantire il buon fine e la compensazione dei contratti uniformi a termine (future e optinon) nonché il buon fine della liquidazione, attraverso la stanza di compensazione, dei contratti relativi a titoli quotati in Borsa o negoziati al Mercato ristretto e delle operazioni eseguite sul mercato secondario dei titoli di Stato.
Clima del mercato. Congiuntura del mercato in un particolare momento, specie in riferimento alle aspettative degli operatori.
Club di Parigi. Struttura informale di coordinamento delle operazioni di ristrutturazione del debito pubblico dovuto a creditori ufficiali. Le sue riunioni sono normalmente convocate dal paese debitore al fine di condurre le negoziazioni a livello multilaterale. Alle riunioni partecipano, in veste non ufficiale, anche i rappresentanti dell’FMI, della Banca Mondiale, dell’OCSE, dell’UNCTAD, della UE e delle Banche di sviluppo regionali che forniscono assistenza tecnica.
Cmbs (Commercial Mortgage Backed Securities). Queste obbligazioni appartengono all'area delle Asset backed securities (Abs): si tratta di titoli cartolarizzati che hanno dietro prestiti immobiliari concessi per acquisto di costruzioni non residenziali (uffici, fabbriche, centri commerciali). Le emittenti sono società-veicolo create dalle banche, e i titoli sono segmentati secondo il grado di rischiosità. Come per le altre Abs, vi sono rischi di credito (la possibilità che il debitore ultimo fallisca) e rischi di liquidità (la possibilità che il titolo diventi illiquido perché il mercato, come è successo in molti casi nel 2007-2008, venga paralizzato dall'incertezza sull'effettivo valore dei titoli). (vedi anche Abs, Cartolarizzazioni, Cdo, Siv, Subprime, Rmbs).
Coda. Il termine indica, nelle aste dei titoli del Tesoro degli Stati Uniti, la differenza di prezzo esistente tra l’offerta media di acquisto dei titoli, presentata dagli operatori interessati, e il prezzo Stopout, oppure tra il prezzo più basso di acquisto presentato e il prezzo medio di tutte le offerte. Viene definita coda, anche la parte decimale del prezzo di un titolo: per esempio un titolo quotato 90,75 ha una coda di 75. Nelle operazioni in titoli il termine indica anche anche un’operazione di acquisto fatta a scadenza e una di vendita fatta a una diversa scadenza. Una circostanza in cui un’operazione finanzia l’altra per un periodo di tempo però non coincidente.
Coefficiente alfa. Mentre il coefficiente beta misura l'attitudine di un titolo a variare in funzione del mercato (rischio sistematico), il coefficiente alfa esprime l'attitudine di un titolo a variare indipendentemente dal mercato (rischio specifico). A un alfa positivo, quindi, corrisponde la capacità di un titolo a generare autonomamente reddito in linea capitale mentre a un alfa negativo corrisponde la tendenza di un titolo a subire perdite indipendentemente dall'andamento di mercato. In un sistema di assi cartesiani, il coefficiente alfa non è altro che l'intercetta sull'asse delle ordinate della retta di regressione il cui coefficiente angolare è il coefficiente beta.
Sia l'equazione della retta Y = a + bX
Allora:
a = Y - bX
Riprendendo l'esempio precedente poniamo:
Y = media aritmetica dei rendimenti del titolo
X = media aritmetica dei rendimenti del mercato
b = coefficiente beta
a = coefficiente alfa
Coefficiente beta. Il coefficiente beta misura il grado storico di aggressività di un titolo rispetto al mercato. Assume valori che oscillano intorno allo zero e misura l'attitudine storica di un titolo a variare in misura maggiore (valore assoluto di beta >1) o minore (valore assoluto di beta<1) dell'indice di riferimento. Inoltre, misura l'attitudine storica del titolo a variare nella stessa direzione (beta>0) dell'indice di riferimento oppure in direzione contraria (beta<0). Si possono avere, quindi, 4 casi:
1) beta>1: il titolo presenta attitudine ad aumentare o a diminuire, in un determinato arco temporale, in misura maggiore dell'indice; ad esempio, a un beta di 1,20 corrisponderà una variazione tendenziale del titolo dell'1,20%, sia in aumento che in diminuzione, per ogni punto percentuale di variazione dell'indice;
2) 0<beta<1: il titolo presenta attitudine ad aumentare o a diminuire, in un determinato arco temporale, in misura minore dell'indice; ad esempio, a un beta di 0,80 corrisponderà una variazione tendenziale del titolo dello 0,80%, sia in aumento che in diminuzione, per ogni punto percentuale di variazione dell'indice;
3) beta<-1: vale quanto detto al punto 1, con l'avvertenza che, in questo caso, il titolo tenderà a muoversi in direzione contraria a quella dell'indice;
4) -1<beta<0: vale quanto detto al punto 2, con l'avvertenza che, in questo caso, il titolo tenderà a muoversi in direzione contraria a quella dell'indice.
Naturalmente, la capacità dei coefficienti beta a fornire indicazioni attendibili è strettamente legata alla loro stabilità nel tempo; e tale stabilità risulta tanto maggiore quanto più lunga è la serie storica sulla quale il coefficiente viene calcolato: si calcolano, quindi, coefficienti a 3 mesi, a 6 mesi, a un anno e anche più. Coefficienti di durata inferiore forniscono risultati estremamente variabili. La stabilità dei coefficienti beta viene altresì migliorata con la diversificazione del portafoglio.
Il corretto uso dei coefficienti alfa e beta permette di orientare le proprie scelte in funzione delle caratteristiche delle fasi di mercato che si ritiene siano in atto di volta in volta. Così, in caso di trend ascendente ci si orienterà su titoli con beta maggiore di uno e, a parità di beta, su titoli con alfa positivo. Viceversa, nel caso si voglia rimanere sul mercato con atteggiamento difensivo in vista di possibili ripiegamenti, ci si potrà orientare su titoli a basso beta. Se si vuole operare al ribasso (a esempio con l'acquisto di opzioni put) si possono scegliere titoli ad alto beta (in previsione di mercato riflessivo) e alfa negativo. Sono, queste, osservazioni del tutto esemplificative dal momento che è solo da una corretta combinazione dei coefficienti prescelti, unita a una appropriata analisi tecnica grafica e quantitativa (indicatori), che può scaturire una elevata probabilità di successo.
Coefficiente delta. Il delta di un'opzione indica la sensibilità del premio dell'opzione stessa rispetto alle variazioni del sottostante.
In termini più formali, il Delta è la derivata prima del premio dell'opzione rispetto al prezzo del sottostante: \ \Delta_{f} = \frac{\partial f}{\partial S}, dove \ f denota il premio dell'opzione, e \ S il prezzo del sottostante. Per opzioni Vanilla il delta è: positivo per compratori di Call e venditori di Put; negativo per compratori di Put e venditori di Call. Per opzioni Vanilla il delta è:

  • vicino a zero per le opzioni out of the money;
  • vicino all'unità per le opzioni in the money;

Per opzioni non plain vanilla, o esotiche, il valore del delta può, in condizioni particolari, essere maggiore dell'unità (es: opzioni digitali

Coefficiente di ammortamento. Aliquota da applicare a un determinato bene ammortizzabile per la determinazione della quota di ammortamento di competenza dell'esercizio. Nella normativa fiscale sono fissati da un apposito provvedimento e variano in funzione del settore e della tipologia di bene ammortizzabile.
Coefficiente di correlazione. Misura dell'intensità della relazione tra due variabili.
Coefficiente di liquidità. Indice finanziario che fornisce una misura di massima della capacità dell’azienda di far fronte nel breve periodo alle passività di prossima scadenza con i mezzi disponibili nell’immediato o a breve termine. E’ dato dal rapporto fra attività e passività a breve.
Coefficiente di riserva. E' la frazione dei depositi contratti da un ente creditizio che deve essere mantenuta presso la Banca centrale in un conto solitamente infruttifero o remunerato a tassi più bassi di quelli di mercato, allo scopo di soddisfare i requisiti di riserva obbligatoria.
Coefficiente di solvibilità. Parametro di controllo prudenziale applicabile agli enti creditizi proposto in sede comunitaria, è dato dal rapporto fra la consistenza dei fondi propri e l'ammontare degli elementi dell'attivo e delle operazioni fuori bilancio.
Coefficiente gamma. Il Gamma di un'opzione rappresenta la sensibilità del Delta rispetto al movimento del prezzo del sottostante.
In termini più formali, il Gamma è la derivata seconda del premio rispetto al prezzo del sottostante: \ \Gamma_{f}=\frac{\partial^{2} f}{\partial S^{2}}, dove \ f denota il premio dell'opzione e \ S il prezzo del sottostante.
Coefficiente patrimoniale ponderato per il rischio. Coefficiente dato dal rapporto tra il capitale di un'azienda e il totale degli impieghi e dei crediti di firma, ponderati sulla base di alcuni elementi di rischio. Il risultato è un parametro che dà una misura approssimata dell'adeguatezza patrimoniale di un istituto di credito.
Coefficiente vega (Vega ratio). Il Vega rappresenta la sensibilità del premio di un'opzione rispetto a variazioni della volatilità implicita del sottostante.
In termini più formali, il Vega è la derivata prima del premio rispetto alla volatilità: \ \nu_{f}=\frac{\partial f}{\partial \sigma}, dove \ f denota il premio dell'opzione, e \ \sigma la volatilità implicita del prezzo del sottostante. Per opzioni Vanilla, un compratore di opzioni (sia Call, sia Put) ha sempre un Vega positivo; ciò significa che, all'aumentare della volatilità, il compratore di opzioni guadagna sempre. Ovviamente, un venditore di opzioni Vanilla ha sempre un Vega negativo.
Coincidenza delle scadenze. È il far coincidere le scadenze di due flussi finanziari aventi lo stesso ammontare ma di segno contrario. La situazione opposta è definita Mismatching the maturities.
Collar. Operazione che combina un cap con un floor. Si effettua al fine di ridurre il rischio di eccessive variazioni dei tassi d'interesse.
Co-lead manager. Figura assimilabile a quella del Lead Manager, di cui condivide parte delle funzioni. Nell’eventualità di rilascio di garanzie la sua quota è seconda solamente a quella del Lead Manager.
Collegata. Due società si definiscono collegate se fanno parte di una stessa società madre, o se una delle due è in possesso di azioni dell’altra, in quantità tale da non consentirne il controllo. Nel caso in cui il pacchetto azionario consenta il controllo, si definisce "parent" la controllante e "subsidiary" la controllata.
Collegio sindacale. Organo di controllo la cui nomina è obbligatoria nelle S.p.a., e nelle S.r.l. con capitale sociale almeno pari a 100.000 euro. Tra gli obblighi principali del collegio sindacale si ricordano alcuni dei seguenti: il controllo dell'amministrazione della società, vigilando sull'osservanza della legge e dell'atto costitutivo, l'accertamento riguardo alla regolare tenuta della contabilità, la corrispondenza del bilancio alle risultanze delle scritture contabili, etc.
Collocamento. Operazione necessaria per portare sul mercato titoli di nuova emissione.
Collocamento diretto. Vendita diretta di titoli a investitori istituzionali, generalmente compagnie di assicurazioni vita, interessati a effettuare investimenti a lunga scadenza.
Collocamento privato. Titoli di nuova emissione collocati presso un numero limitato di investitori istituzionali. Non sempre questi titoli sono poi quotati in una Borsa.
Co-manager. Figura solitamente equiparata al co-lead manager, talvolta una figura in sott’ordine al manager.
Combinazione. Nella pratica contabile, l’unione di due o più aziende in un unico apparato avente un solo sistema di rilevazione contabile. Nel mercato delle option, l’acquisto o la vendita contemporanea di due opzioni con diversa durata o strike price, effettuata per sfruttare positivamente movimenti di mercato ben precisi.
Combined ratio aggregato. Ramo danni: il rapporto tra costo dei sinistri e sul totale premi. Combined ratio = expense ratio + loss ratio. Al netto della riassicurazione.
COMIT. Indice del mercato azionario italiano. Riassume in un unico valore le quotazioni ufficiali di tutti i titoli trattati. La sua base (uguale a 100) ha come punto di riferimento la quotazione media del 1972 (vedi Mib).
Comitato dei creditori. Il comitato dei creditori è un organo cui la riforma del 2006 ha affidato funzioni di rilievo, tanto che parte della dottrina ha reputato eccessivo il ruolo attualmente ricoperto da un organo portatore esclusivamente di interessi particolari. Il comitato è composto di tre o cinque membri scelti tra i creditori, secondo le modalità indicate dall’art. 40 l.fall. e, comunque, “in modo da rappresentare in misura equilibrata quantità e qualità dei crediti e avuto riguardo alla possibilità di soddisfacimento dei crediti stessi”. Nell’esplicazione delle sue funzioni, che sono prevalentemente inerenti a un controllo nel merito, il comitato dei creditori vigila sull'operato del curatore fallimentare, ne autorizza gli atti ed esprime pareri nei casi previsti dalla legge, ovvero su richiesta del tribunale o del giudice delegato.
Comitato delle autorità europee di vigilanza bancaria (Committee of European Banking Supervisors – CEBS). Istituito con decisione della Commissione Europea 2004/5/CE del 5 novembre 2003, è composto da rappresentanti di alto livello delle autorità di vigilanza e delle banche centrali degli Stati membri dell’Unione europea. Il CEBS svolge funzione consultiva nei confronti della Commissione europea per la predisposizione della normativa comunitaria nel settore bancario; contribuisce ad assicurare l’applicazione uniforme delle direttive comunitarie e la convergenza delle prassi di vigilanza; rafforza la cooperazione in materia di vigilanza, in particolare mediante lo scambio di informazioni.
Comitato delle autorità europee di vigilanza delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali (Committee of European Insurance and Occupational Pensions Supervisors - CEIOPS). Istituito con decisione della Commissione europea 2004/6/CE del 5 novembre 2003, è composto da rappresentanti di alto livello delle autorità di vigilanza delle assicurazioni e delle pensioni aziendali degli Stati membri dell’Unione europea. Il CEIOPS svolge funzione consultiva nei confronti della Commissione europea per quanto riguarda la predisposizione della normativa comunitaria in materia di assicurazione, riassicurazione e pensioni aziendali o professionali; contribuisce ad assicurare l’applicazione uniforme e coerente della normativa comunitaria e la convergenza delle prassi di vigilanza. Il Comitato costituisce un’importante sede di cooperazione e di scambio di informazioni fra le autorità di vigilanza europee sul settore assicurativo e delle pensioni aziendali.
Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (Basel Committee for Banking Supervision). Istituito in seno alla Banca dei regolamenti internazionali nel 1974 su iniziativa dei governatori delle banche centrali del G10, è composto dai rappresentanti delle banche centrali e delle autorità di vigilanza di tredici paesi (Belgio, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Lussemburgo,
Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Svizzera) e ha come principale obiettivo il rafforzamento dell’efficacia della vigilanza a livello internazionale. L’obiettivo è perseguito attraverso lo scambio di informazioni e l’elaborazione di regole prudenziali e di condotta per le banche e le autorità di vigilanza. La BCE partecipa alle riunioni in qualità di osservatore.
Comitato di credito. È l'organo, facente parte di una banca, che deve decidere se e in quale misura concedere credito aggiuntivo a un soggetto che sia già stato affidato da un organo di responsabilità inferiore, fino al massimo delle sue competenze di credito.
Comitato economico e finanziario. Organo consultivo della Unione europea istituito all’inizio della terza fase del processo di realizzazione della UEM. Gli Stati membri, la Commissione europea e la Banca centrale europea nominano ciascuno non più di due membri del Comitato. I due membri nominati da ciascuno Stato sono scelti tra gli alti funzionari, rispettivamente, delle Amministrazioni statali e della Banca centrale. I compiti del Comitato economico e finanziario sono elencati dall’art. 114 (2) del Trattato sull’Unione europea; fra questi è compreso l’esame della situazione economica e finanziaria degli Stati membri dell’Unione.
Comitato federale per il mercato. Comitato facente parte della Federal Reserve che stabilisce le misure e gli interventi di politica monetaria nel breve termine, per esempio decide di tagliare o aumentare i tassi d'interesse ufficiali.
Comitato per la vigilanza bancaria. Istituito presso il Sistema europeo di banche centrali (SEBC), è composto da rappresentanti di alto livello della BCE, delle banche centrali e delle autorità di vigilanza dei paesi dell’Unione europea. Il Comitato assiste il SEBC per favorire la cooperazione tra autorità di vigilanza e banche centrali su temi di comune interesse e per analizzare gli assetti strutturali e l’evoluzione congiunturale del sistema bancario europeo.
Commercial papers. Titoli a breve termine per la raccolta di fondi sui mercati nazionali.
Commercio libero. Condizione in cui il commercio tra due o più nazioni avviene senza restrizioni di qualsiasi tipo.
Commissariamento. Dal latino commissus ("a cui si affida"), indica il provvedimento con cui, in un ente, viene sospesa l'autorità degli organi direttivi, sostituiti da un commissario. Al mutare dell'ente, varia anche l'organo che può disporne il commissariamento. Nel caso di un Comune, quando la Giunta e il Consiglio si dimostrano incapaci di amministrare (spesso per forti contrasti politici), oppure sono influenzati da associazioni criminali, il ministro dell'Interno propone che il presidente della Repubblica, con decreto, rimuova sindaco e giunta e sciolga il consiglio comunale, inviando un commissario con il compito di preparare nuove elezioni. Anche nel caso di gravi stati di emergenza il Presidente della Repubblica può nominare un Commissario per la soluzione di quel particolare evento; nel 1994, a esempio, è stato disposto il commissariamento per la gestione dei rifiuti in Campania. Nel caso di un ente pubblico, il commissariamento viene disposto dal ministro competente (per esempio, nel 1991, il ministro dell'Agricoltura ha disposto il commissariamento della Federconsorzi, Federazione italiana dei consorzi agrari).Nel 2006 è stato disposto il commissariamento della FIGC a seguito dello scandalo nel mondo del calcio, con la nomina da parte del Coni di Guido Rossi come commissario. Nel caso di un ospedale, competente è la giunta regionale. .Anche un partito politico può sostituire temporaneamente con un commissario l'attività degli organi dirigenti locali (provinciali o regionali), attraverso una decisione centrale. Nel caso di un'impresa privata, infine, quando essa si trovi in difficoltà, ma non si dia luogo alla procedura del fallimento, può essere ammessa all'amministrazione controllata con continuazione temporanea dell'attività sotto la direzione di un commissario.
Commissario giudiziale. Organo del concordato preventivo, nominato dal Tribunale, avente funzioni di vigilanza e di controllo, in quanto è tenuto a sorvegliare l'esecuzione e l'adempimento del concordato; assume la qualifica di pubblico ufficiale, ma non ha funzioni di amministrazione della società, che mantiene la propria capacità giuridica
Commissario liquidatore. Organo della liquidazione coatta amministrativa , nominato dall'autorità governativa che ha il potere di disporre e di amministrare il patrimonio; deve procedere alle operazioni di liquidazione sotto il controllo dell'autorità di vigilanza.
Commissione. Importo percentuale applicato dagli intermediari nella compravendita dei prodotti finanziari; è sommato al prezzo d'acquisto o sottratto a quello di vendita.
Commissione di entrata. Commissione che la società che amministra un fondo di investimento comune fa pagare a chi ha sottoscritto nuove quote.
Commissione di gestione. Importo che il sottoscrittore di un fondo comune di investimento deve versare al gestore del fondo stesso come remunerazione del suo operato. In genere la commissione di gestione è calcolata come percentuale del patrimonio gestito e prelevata dal patrimonio del fondo.
Commissione di performance. Somma che deve essere corrisposta dall'investitore al gestore di un fondo di investimento comune nel caso in cui si verifichi un aumento del valore delle quote del fondo stesso superiore a un parametro predefinito, che è solitamente il benchmark del fondo.
Commissione di proroga. Commissione aggiuntiva, dovuta per il differimento della scadenza rispetto al termine convenuto originariamente.
Commissione di riscatto. Commissione addebitata all'investitore dalla società del fondo al momento del riscatto di quote.
Commissione di sottoscrizione. Somma che deve essere corrisposta al gestore al momento della sottoscrizione delle quote di un fondo comune di investimento. La commissione di sottoscrizione è in genere espressa in percentuale al capitale investito.
Commissione di switch. E' la commissione che si paga quando si intende passare (switch) da un tipo di fondo comune d'investimento a un altro, ma che sia sempre emesso dalla stessa società. Stessa considerazione vale se il passaggio avviene, anziché tra fondi, tra Gestioni Patrimoniali che ovviamente hanno il comune denominatore nella società di gestione.
Commissione di uscita. Commissione pagata dal titolare di un fondo comune di investimento aperto nel momento in cui avanza la richiesta di rimborso delle quote del fondo comune possedute.
Commissione divisa. Retrocessione parziale della commissione di intermediazione fatta dal broker in favore di chi ha procurato il cliente per l’operazione.
Commissione europea. La Commissione europea è l'organo esecutivo dell'Unione europea, e rappresenta il "governo", tra le istituzioni comunitarie. La Commissione è composta dai Commissari europei, ognuno dei quali scelto tra le personalità di spicco dello stato membro di appartenenza, al quale però non è legato da alcun titolo di rappresentanza. Tra i membri sono compresi il Presidente e uno o più vicepresidenti. La durata del mandato dei membri è di 5 anni. La composizione della Commissione è stabilita dal paragrafo 1, commi 3, 4 dell'articolo 213 TCE riformato dal successivo Trattato di Nizza. La Commissione è un organo collegiale, strutturato all'interno con un'ampia delega di funzioni a singoli commissari che rispondono a varie Direzioni generali. Le deliberazioni dell'istituzione vengono prese a maggioranza del numero dei suoi membri. Per quel che riguarda i compiti, descritti nell'art 211 TCE (trattato di Roma), sono: 1. "Vigilare sull'applicazione delle disposizioni del presente trattato e delle disposizioni adottate dalle istituzioni in virtù del trattato stesso". Questa disposizione fa l'istituzione custode e garante della legalità comunitaria, compito che la Commissione esercita nei confronti degli Stati membri grazie alla procedura di infrazione. 2  "Formula raccomandazioni o pareri nei settori definiti dal presente trattato, quando questo esplicitamente lo preveda ovvero quando la Commissione lo ritenga necessario". Si tratta di un potere di raccomandazione di portata generale, coincidente per estensione col campo d'azione del trattato. 3. "Dispone di un proprio potere di decisione e partecipa alla formazione degli atti del Consiglio e del Parlamento europeo, alle condizioni previste dal presente trattato". La Commissione europea detiene il diritto d'iniziativa nel processo legislativo, cioè la facoltà di proporre la normativa sulla quale decidono poi il Parlamento europeo ed il Consiglio. 4. "Esercita le competenze che le sono conferite dal Consiglio per l'attuazione delle norme da esso stabilite". Quale organo esecutivo dell'Unione, la Commissione si occupa altresì dell'attuazione pratica delle politiche comuni, della gestione dei programmi dell'Unione e della gestione del bilancio comunitario. Questa competenza è evidenziata anche dall'art. 202 TCE. Le riunioni della Commissione si tengono almeno una volta la settimana, di solito il mercoledì nella sede di Bruxelles o in quella di Strasburgo se a Bruxelles vi è un'assemblea plenaria del Parlamento. Le sedute si tengono a porte chiuse e sono riservate, tuttavia gli ordini del giorno delle sedute e i verbali prodotti sono disponibili per la consultazione sul sito istituzionale. La Commissione europea ha anche il potere di sanzionare gli Stati membri inadempienti nell'attuazione delle decisioni e per i ritardi nell'approvazione di leggi in recepimento di direttive comunitarie. La Costituzione Europea prevede che, una volta aperta una procedura di infrazione formale (early warning) con un primo preavviso, al secondo richiamo formale lo stato membro venga espulso dall'Unione.
Commissione per la borsa. È l’ordine pubblico statunitense che si occupa del controllo e della disciplina dei mercati immobiliari. Le funzioni di tale organo sono molteplici, vanno dall’intervento diretto in caso di operazioni illecite in titoli, all’assunzione e richiesta di informazioni presso le società, al controllo delle attività di contrattazione delle singole Borse valori.
Commissione per le operazioni sui futures. Autorità pubblica che vigila e regola i mercati statunitensi dei futures.
Commissioni attive. Le commissioni attive sono una componente di reddito positiva che origina dall'area dei servizi erogati.
Commissioni nette. Le commissioni nette sono la differenza tra commissioni attive e commissioni passive.
Commissioni passive. Le commissioni passive sono una componente di reddito negativa che origina dall'area dei servizi erogati.
Committee of European Securities Regulators (CESR). Istituito nel giugno 2001, è composto dai rappresentanti delle autorità di regolamentazione dei mercati dei valori mobiliari; oltre a svolgere una funzione consultiva nei confronti della Commissione europea, in particolare per la predisposizione della disciplina di attuazione di direttive e regolamenti, il CESR assicura il coordinamento delle autorità nazionali nell’attuazione della disciplina comunitaria nei singoli Stati.
Committee on the Global Financial System. Istituito dal Comitato dei governatori del Gruppo dei Dieci per l’analisi e la sorveglianza dei mercati finanziari internazionali, per l’esame degli aspetti strutturali che abbiano rilevanza per la stabilità
finanziaria e per l’eventuale raccomandazione di azioni a livello ufficiale. Dal gennaio 1999 questo Comitato sostituisce il preesistente Euro-Currency Standing Committee.
Commodity. Prodotti allo stato grezzo che sono trattati e oggetto di quotazione nei mercati finanziari. Possono essere a esempio petrolio, cereali, oro, rame, argento, etc., in genere tutte le materie prime prima di essere raffinate e/o trasformate. Negli ambienti finanziari alcuni considerano una commodity anche il dollaro.
Common collaborativo. Vedi articolo.
Common equity tier 1 (Cet 1). Il Common Equity Tier 1 è composto dalla somma algebrica dei seguenti elementi:
- azioni ordinarie emesse dalla banca che soddisfano i criteri di classificazione come azioni ordinarie a fini regolamentari (o gli strumenti equivalenti per le banche costituite in forma diversa dalla società per azioni);
- sovrapprezzo azioni derivante dall’emissione di strumenti ricompresi nel Common Equity Tier 1;
- riserve di utili;
- riserve da valutazione e altre riserve palesi10;
- azioni ordinarie emesse da filiazioni consolidate della banca e detenute da soggetti terzi (ossia interessi di minoranza) che soddisfano i criteri di computabilità nel Common Equity Tier 1.
- aggiustamenti regolamentari applicati nel calcolo del Common Equity Tier 1.
Le riserve di utili e le riserve da valutazione comprendono gli utili o le perdite infrannuali. Le autorità nazionali valuteranno le opportune procedure di revisione, verifica o controllo. I dividendi sono dedotti dal Common Equity Tier 1 conformemente ai principi contabili applicabili. Il trattamento degli interessi di minoranza e gli aggiustamenti regolamentari applicati nel calcolo del Common Equity Tier 1 sono esaminati in sezioni separate.
Common equity. Il valore complessivo delle azioni meno le azioni privilegiate.
Commorienza.Per il diritto italiano la commorienza è un istituto giuridico che risolve problemi di incertezza nell'acquisto di diritti derivanti da successione a causa di morte di più persone aventi tra loro legami di parentela. La commorienza viene in essere quando la morte dei soggetti avviene per effetto di un unico incidente o infortunio senza che sia possibile individuare con certezza il preciso momento del decesso di ciascuna di esse. L'esempio tipico è quello di due fratelli che nel medesimo incidente o infortunio perdono la vita. Quando è possibile determinare chi dei due è morto per primo allora l'altro, sia pur per poco tempo o istanti, ne è stato erede. Se la cosa può non toccare i due sfortunati, per l'accertamento delle quote ereditarie è fondamentale sapere se vi è stata contemporaneità nella morte (appunto commorienza) oppure vi è stato un tempo o istante diverso del decesso nel medesimo incidente o infortunio. Qualora non fosse possibile una tale determinazione, la legge italiana assume che tali persone siano decedute nello stesso momento (presunzione di commorienza). Chi intende fondare un proprio diritto sulla maggiore sopravvivenza di una delle persone decedute deve fornirne la prova. Il termine "presunzione" è in questo caso improprio, visto che nel diritto la presunzione è l'argomentazione logico-giuridico che permette di risalire da un fatto noto ad un fatto ignoto. Ora, nell'esempio il fatto noto manca, e cioè si sa che i soggetti sono entrambi deceduti nello stesso incidente ma non si sa chi per primo o se in contemporanea, mentre il fatto ignoto rimane appunto ignoto. È più corretto quindi parlare di finzione giuridica più che di presunzione. La commorienza è disciplinata dall'art. 4 del Codice civile italiano.
Comovimentazione. Conferimento da parte di un soggetto (comovimentato) del potere di movimentare il proprio conto
a un titolare di un conto di gestione presso il sistema di regolamento lordo BI-Rel (comovimentatore). L’esercizio della comovimentazione avviene in nome e nell’interesse del comovimentato, producendo i suoi effetti direttamente nei confronti di quest’ultimo. Dal 19 maggio 2008 con l’avvio di TARGET2 (vedi) la comovimentazione può anche essere conferita ad un titolare di conto presso un altro sistema componente di TARGET2.
Compensazione. Clearing. Chiusura di posizioni opposte di titoli, valute e simili, dove ogni soggetto provvede a regolare la propria posizione, presso la Clearing House, per la scadenza in questione. Netting. Relativa a più posizioni omogenee, consiste nel corrispondere solo i saldi tra i fondi a pagare e a ricevere, al fine di evitare l'effettuazione di un numero elevato di pagamenti nei due sensi.
Compensazione limitata. Sostanzialmente simile al Clearing Agreement, differisce per il fatto che le controparti sono gruppi di aziende anziché due nazioni, e l’arco di tempo è di solito limitato a un anno.
Compensazione multilaterale. Sistema di compensazione dei crediti e dei debiti di più filiali internazionali che permette alla casa madre di regolare solamente il saldo delle posizione di ciascuna di queste, diminuendo in questo modo il numero dei pagamenti da effettuare e gestendo più efficacemente la liquidità del gruppo.
Competenza. La competenza richiede che i costi e i ricavi siano rilevati se si riferiscono a un certo esercizio, indipendentemente dalla data di pagamento o di incasso.
Competenze totali di leasing. Il totale degli oneri derivanti da un contratto di leasing. La somma comprende i canoni di locazione, gli interessi, le spese e i versamenti finali per il riscatto del bene in oggetto.
Completamente distribuita.Viene così definita un'emissione di nuovi titoli che dopo essere stata sottoscritta, è stata completamente venduta agli investitori che ne avevano fatto richiesta.
Completamente investito. Viene così definito un portafoglio in cui il controvalore dei titoli posseduti è quasi uguale alle somme dei fondi disponibili, perciò con contante residuo quasi nullo.
Composizione di stile. La composizione di stile illustra il mix dei benchmark, ad esempio se i fondi debbano essere investiti in titoli di sviluppo o di valore (vedere le relative definizioni) o assegnazioni di consistenza attiva, ad esempio contante, obbligazioni, titoli esteri ecc., che hanno influenzato la performance in un determinato periodo di tempo.
Compra e vendi. Nel mercato delle opzioni, metodologia operativa consistente nella vendita di opzioni call coperte dal possesso di titoli, al fine di aumentare il profitto.
Compra a meno. L'ordine impartito a un intermediario di acquistare titoli a un prezzo inferiore a quello corrente di mercato.
Comprare e tenere. Metodologia operativa di investimento in titoli che si realizza mediante l'acquisto di azioni di una società con il fine di rivenderle solamente dopo un'intervallo di tempo molto lungo, evitando di venderle nei periodi in cui il prezzo è in ribasso.
Comprare e vendere. Operazione con cui due controparti si accordano per realizzare due operazioni di acquisto e vendita di titoli in diverse date, le cui condizioni sono stabilite al momento stesso dell'operazione.
Compromesso (preliminare di vendita). Nel linguaggio comune è la promessa di vendita con cui venditore e acquirente si impegnano a concludere la compravendita che si realizzerà con il rogito futuro.
Comunicazione di notizie. Le società quotate in Borsa hanno l'obbligo di rendere note le notizie e le informazioni che le riguardano, a tutti gli investitori nello stesso istante. Questo istante è definito disclosure.
Concambio. Operazione attraverso la quale un operatore propone di ritirare alcuni titoli in circolazione in cambio di titoli con caratteristiche diverse (quali, ad esempio, scadenze e cedole per le obbligazioni o diritti di voto per le azioni), sulla base di un rapporto predeterminato, definito rapporto di concambio.
Concentrazione di impresa. Nella normativa antitrust, si realizza quando: a) due o più imprese procedono a fusione; b) uno o più soggetti in posizione di controllo di almeno un'impresa ovvero una o più imprese acquisiscono direttamente od indirettamente, sia mediante acquisto di azioni o di elementi del patrimonio, sia mediante contratto o qualsiasi altro mezzo, il controllo dell'insieme o di parti di una o più imprese; c) due o più persone procedono, attraverso la costituzione di una nuova società, alla costituzione di un'impresa comune.
Concessione aperta. Concessione di un credito che viene lasciato aperto dall'istituto di credito. La banca concede un affidamento per un massimo importo e per un tempo determinato a un'impresa la quale può decidere se utilizzare il denaro in una o più soluzioni e in misura modificabile durante tutto il periodo. Il termine indica anche l'accordo esistente fra una società e una banca di investimento in relazione al quale la banca si impegna ad acquistare la rimanenza dei titoli di nuova emissione non assorbiti dal mercato alla scadenza dell'offerta agli investitori.
Concordato fallimentare. Ove vengano rispettate determinate condizioni, esso è una delle forme di chiusura del fallimento di un'impresa. La proposta di concordato può essere presentata da uno o più creditori o da un terzo, anche prima del decreto che rende esecutivo lo stato passivo, purché i dati contabili e le altre notizie disponibili consentano al curatore di predisporre un elenco provvisorio dei creditori del fallito da sottoporre all'approvazione del giudice delegato. In merito al contenuto della proposta, essa può prevedere la suddivisione dei creditori in classi, secondo posizione giuridica e interessi economici omogenei oppure trattamenti differenziati fra creditori appartenenti a classi diverse, indicando le ragioni dei trattamenti differenziati dei medesimi. La proposta può anche indicare trattamenti differenziati fra creditori appartenenti a classi diverse oppure optare per la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei crediti attraverso qualsiasi forma. Nel delineare le modalità di votazione e di formazione della maggioranza, l’art. 128 l.fall. stabilisce, in via generale, che il concordato è approvato se riceve il voto favorevole dei creditori che rappresentino la maggioranza dei crediti ammessi al voto. Decorso il termine stabilito per le votazioni, il curatore presenta al giudice delegato una relazione sul loro esito. Se la proposta è stata approvata, il giudice delegato dispone che ne sia data immediata comunicazione al proponente, al fallito e ai creditori dissenzienti e fissa un termine per la proposizione di eventuali opposizioni. Se entro quel termine non vengono proposte opposizioni, il tribunale, verificata la regolarità della procedura e l'esito della votazione, omologa il concordato con decreto motivato non soggetto a gravame, provvedendo con decreto motivato e pubblicato a norma dell'articolo 17 l.fall.. Tale forma di pubblicità è funzionale anche all’eventuale proposizione del reclamo dinanzi alla corte di appello, che pronuncerà in camera di consiglio.
Concordato preventivo. L’impresa in crisi presenta ai propri creditori un piano contenente una proposta finalizzata al risanamento dell’impresa e al soddisfacimento dei creditori. Il contenuto del piano, e quindi le concrete modalità operative di salvataggio, è lasciato alla libera determinazione dell’impresa, la quale pertanto può discrezionalmente trovare la soluzione migliore. La competenza a ricevere la domanda spetta inderogabilmente al Tribunale del luogo in cui si trova la sede principale dell’impresa. Il trasferimento della sede eventualmente intervenuto nell'anno antecedente al deposito del ricorso non rileva ai fini della individuazione della competenza. La domanda deve essere sottoscritta, nel caso di impresa individuale, dall’imprenditore o dal suo procuratore speciale; se l’imprenditore è deceduto la domanda è sottoscritta dai suoi eredi. Nel caso di società, deve esserci la sottoscrizione dei legali rappresentanti. Il piano può ad esempio prevedere: a) la ristrutturazione dei debiti; b) la gestione da parte di un assuntore; c) la creazione di classi di creditori; d) trattamenti differenziati dei creditori. La domanda, in forma di ricorso, contiene innanzitutto il piano di concordato elaborato dall’impresa. In allegato, la domanda deve contenere: a) una relazione aggiornata sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria dell'impresa; b) uno stato analitico ed estimativo delle attività e l'elenco nominativo dei creditori, con l'indicazione dei rispettivi crediti e delle cause di prelazione; c) l'elenco dei titolari dei diritti reali o personali su beni di proprietà o in possesso del debitore; d) il valore dei beni e i creditori particolari degli eventuali soci illimitatamente responsabili. Tutta la documentazione e il piano di concordato devono essere accompagnati dalla relazione predisposta da un professionista che attesti la veridicità dei dati aziendali e la fattibilità del piano. Ricevuta la domanda, il Tribunale effettua un esame che si svolge in camera di consiglio alla presenza del Pubblico Ministero e dell’impresa in crisi. In tale sede, il Tribunale valuta i presupposti e i documenti presentati con particolare attenzione all’eventuale suddivisione in classi dei creditori. Il Tribunale può, in alternativa: a) rigettare con decreto la domanda quando verifichi la mancanza dei presupposti o la mancanza della documentazione allegata alla domanda; b) ammettere con decreto non soggetto a reclamo la procedura di concordato dichiarandone l’apertura. Se la domanda viene accolta, il Tribunale: - nomina il giudice delegato alla procedura di concordato; - ordina la convocazione dei creditori entro un termine non superiore a 30 giorni per l’approvazione della proposta di concordato; - stabilisce un termine non superiore a 15 giorni entro il quale l’impresa in crisi deve depositare la somma che si presume necessaria per le spese dell’intera procedura; iv) annota il decreto di ammissione sotto l’ultima scrittura dei libri contabili. Il decreto viene pubblicato mediante affissione all’albo del tribunale e comunicato in via telematica per l’iscrizione al registro delle imprese competente. Dato che durante il concordato il debitore non perde la disponibilità dei propri beni, il commissario giudiziale ha poteri meno incisivi rispetto a quelli del curatore fallimentare. Egli ha funzioni di coordinamento e controllo su tutta l’attività svolta dal debitore, collaborando con quest’ultimo nella gestione dell’attività di impresa e nell’esecuzione degli obblighi concordatari. Il commissario inoltre riferisce al giudice delegato le omissioni, le mancanze e le violazioni eventualmente riscontrate. Può essere nominato commissario chi ha i requisiti per essere curatore fallimentare. Nell’esercizio delle sue funzioni il commissario agisce quale pubblico ufficiale (art. 165 L.F.). Di seguito elenchiamo le competenze e le attività del commissario nelle diverse fasi del concordato preventivo: - Sulla base delle scritture contabili e dell’elenco dei creditori depositato dal debitore, inviare lettera a tutti i creditori mediante raccomandata in cui si comunica l’avvenuta ammissione alla procedura della società, si indica la data di adunanza innanzi al Giudice Delegato, si richiede l’espressione di voto e l’entità del credito vantato; - In presenza di immobili e beni mobili iscritti in pubblici registri eseguire la trascrizione del decreto presso gli uffici competenti; - Vigilare sull’amministrazione dei beni verificando che l’imprenditore non effettui alcun pagamento, intraprenda nuove azioni o sottoscriva nuovi contratti senza l’autorizzazione scritta del Giudice Delegato; - Redigere l’inventario del patrimonio del debitore e una relazione particolareggiata sulle cause del dissesto, sulla condotta del debitore, sulla proposta di concordato e sulle garanzie offerte ai creditori. Tale relazione deve essere depositata in cancelleria almeno 3 giorni prima della adunanza dei creditori. - Verificare l’iscrizione della causa a ruolo. - Predisporre parere motivato da depositarsi almeno dieci giorni prima dell’udienza. Gli atti, sia commissivi che omissivi, del commissario sono impugnabili mediante reclamo ai sensi dell’art. 36 legge fallimentare. All'adunanza sollecitata dal Commissario giudiziale possono partecipare tutti i creditori chirografari (anche se non convocati), i coobbligati, i fideiussori dell’impresa in crisi e gli obbligati in via di regresso. Sono invece esclusi i creditori privilegiati. I creditori possono farsi rappresentare da un mandatario speciale. Il Commissario Giudiziale controlla ed eventualmente integra l’elenco dei creditori chirografari, illustra la sua relazione e le proposte definitive dell’impresa in crisi. Ciascun creditore può contestare sia la proposta di concordato sia i crediti concorrenti. Determinati crediti possono essere esclusi. Successivamente si passa alla votazione. Il concordato è approvato se riporta il voto favorevole dei creditori che rappresentino la maggioranza dei crediti ammessi al voto. In caso di classi di creditori il concordato è approvato se riporta il voto favorevole dei creditori che rappresentino la maggioranza dei crediti ammessi al voto nella classe medesima. Ove uno o più classi di creditori abbiano espresso il loro dissenso, per l’approvazione del concordato è necessaria la maggioranza delle classi (per numero). Delle votazioni viene redatto un verbale sottoscritto dal Giudice Delegato, dal Commissario Giudiziale e dal Cancelliere. Il tribunale, accertato l'esito positivo della votazione, omologa il concordato; tale decisione è appellabile. Nel caso in cui il concordato avvenga con cessione dei beni (cessio bonorum) del debitore, in sentenza vi è la nomina di uno o più liquidatori e di un comitato di tre o cinque creditori per assistere all’attività di liquidazione e determinarne le modalità. Il commissario giudiziale vigila sull'esecuzione del concordato. Decorsi 20 giorni dalla chiusura del verbale, il Giudice Delegato verifica il raggiungimento delle maggioranze previste per l’approvazione. Se le maggioranze prescritte sono raggiunte si apre il giudizio di omologazione. Il Tribunale, una volta accertato il raggiungimento delle maggioranze richieste in sede di votazione dei creditori, fissa un’udienza in camera di consiglio. L’impresa, il Commissario Giudiziale, gli eventuali creditori dissenzienti e qualsiasi interessato devono costituirsi almeno 10 giorni prima dell’udienza depositando memoria difensiva contenente le eccezioni processuali e di merito non rilevabili d’ufficio. Almeno 10 giorni prima dell’udienza il Commissario Giudiziale deposita il proprio motivato parere. Nel corso dell’udienza il Tribunale assume tutte le informazioni e le prove necessarie. Al termine, effettuate le opportune verifiche e contestata la sussistenza delle maggioranze, il Tribunale omologa con decreto motivato il concordato preventivo e provvede affinché questo venga comunicato all’impresa in crisi e al Commissario Giudiziale il quale dovrà darne notizia ai creditori. Infine, il decreto di omologazione viene pubblicato.
Concorrenza perfetta. Teoria relativa ad un modello di mercato ideale, prospetta l'ipotesi di soggetti economici perfetti, tutti ugualmente e perfettamente informati sulle condizioni di mercato. Essi compiono tutte le loro scelte in maniera razionale, agiscono in perfetta libertà, ed il loro ingresso sul mercato e le loro scelte non sono condizionati né da poteri politici, né da coalizioni di sorta; il loro assestamento sul mercato è istantaneo e perfetto.
Condizione di equità. Condizione che sancisce l'uguaglianza tra la somma dei valori attuali delle rate e il capitale preso in prestito.
Condizione precedente. Obblighi che il “borrower” deve rispettare per avere la disponibilità dei fondi nel caso di un finanziamento internazionale o di un’emissione di titoli obbligazionari.
Condizione risolutiva.Condizione di invalidità di un contratto nel caso in cui si verifichi un evento ben specificato. Per ciò che riguarda i mutui ipotecari, questo termine viene usato per indicare il diritto del beneficiario di riscattare il bene ipotecato nel momento in cui il debito è stato rimborsato. Per i finanziamenti aziendali, la prassi seguita da alcune società prevede di non redimere un debito a basso tasso già esistente, ma di soddisfare i flussi di cassa relativi tramite l'emissione di nuovi titoli a basso valore nominale ma alto rendimento, così da sgravare il peso dell'indebitamento di bilancio.
Conduit. Il conduit è conosciuto anche come special purpose entity, special purpose vehicle o società veicolo. Si tratta di un ente societario creato per uno scopo specifico. Per esempio, se una banca vuole cartolarizzare una serie di prestiti immobiliari, conferisce questi prestiti a una società veicolo appositamente creata, e su questa base di attività la nuova società emette i titoli cartolarizzati. È essenziale che questi conduit non abbiano legami formali con la casa madre, altrimenti verrebbero riconosciuti come parte integrante del gruppo e i loro bilanci dovrebbero essere consolidati, ciò che negherebbe il trasferimento del rischio che si vuole operare con la cartolarizzazione e gli effetti sui requisiti di capitale.
Conferimento. Operazione attraverso cui lo scorporo di una società avviene appotando in un'altra società (conferitaria) una divisione o un ramo di azienda. In seguito all'apporto il soggetto conferente riceve azioni della conferitaria.
Confidi. Organismi, aventi struttura cooperativa o consortile, che esercitano in forma mutualistica attività di garanzia collettiva dei finanziamenti in favore delle imprese socie o consorziate. In base all’art. 13 della L. 24.11.2003, n. 326, possono assumere la qualifica di «soggetti operanti nel settore finanziario», iscritti in un’apposita sezione dell’elenco regolato dall’art. 106 del Testo unico bancario o nell’elenco speciale previsto dall’art. 107 del medesimo Testo unico, ovvero di «banche cooperative a responsabilità limitata».
Conflitto di interessi. Nelle società, si ha quando un amministratore o un socio, in una determinata operazione o nell'ambito delle proprie funzioni, assumono una posizione che è in conflitto d'interessi con quello della società. In tali casi: - gli amministratori sono tenuti a darne notizia, agli altri amministratori o al collegio sindacale, e devono astenersi dal partecipare alle deliberazioni riguardanti l'operazione; - i soci non possono esercitare il diritto di voto in assemblea.
Congestione. Assenza di tendenza.
Conglomerata. Società attiva in settori industriali diversi o capogruppo che controlla società che agiscono in settori diversi.
Con interesse. L’importo che deve essere pagato in aggiunta, oltre il prezzo pattuito, dall’acquirente di un titolo obbligazionario, equivalente al rateo di cedola maturato dal titolo.
Con piena garanzia. Cessione di un prestito in cui il cedente si impegna a restituire la parte del prestito che dovesse risultare inesigibile al cessionario, comprensiva degli interessi e delle eventuali spese aggiuntive.
Consegna a termine. Contratto il quale contempla che l'esecuzione dello stesso, e perciò la consegna del bene oggetto del contratto, avvenga in una data futura.
Consegnabile. Nel settore degli strumenti derivati, l'attività oggetto del contratto è trasferibile fisicamente a regolamento del contratto stesso.
Consegna contante. Nelle operazioni di compravendita è la data che viene indicata al momento dell’esecuzione materiale del contratto. Sono le abitudini commerciali dei singoli mercati che fissano la data della consegna o i giorni che intercorrono tra la data della sottoscrizione e quella dell’esecuzione. 
Consegna contro pagamento. Modalità di regolamento delle transazioni su strumenti finanziari che assicura la contestualità tra la consegna dei titoli e il pagamento del contante.
Consegna regolare. È la conclusione di un’operazione di compravendita di titoli, con la consegna effettiva dei titoli nel termine stabilito dalle consuetudini di Borsa, oppure da come pattuito durante la negoziazione del contratto.
Consiglio della Riserva Federale. Organo direttivo della Fed, composto da sette membri di nomina presidenziale.
Consiglio della UE. Organismo dell’Unione europea composto dai rappresentanti dei governi degli Stati membri, in genere i ministri responsabili degli argomenti in esame, e dal commissario europeo di volta in volta competente. La riunione del Consiglio della UE nella composizione dei ministri delle finanze e dell’economia viene anche denominata Consiglio Ecofin. Inoltre possono aversi riunioni del Consiglio della UE nella composizione dei capi di Stato o di governo (vedi: Consiglio europeo).
Consiglio europeo. Organismo dell’Unione europea composto dai capi di Stato o di governo degli Stati membri e dal presidente della Commissione europea.
Consiglio ECOFIN. Consiglio dei ministri economici e finanziari della UE.
Consiglio europeo per i pagamenti. Struttura organizzativa formata da istituzioni, fra cui banche commerciali, banche di credito cooperativo e casse di risparmio, il cui obiettivo è realizzare l’area di pagamento unica (Single Euro Payments Area – SEPA) e rappresentare l’industria bancaria europea nelle relazioni con il SEBC e con le autorità europee in tema di sistemi di pagamento.
Consiglio di amministrazione. Organo amministrativo delle imprese la cui amministrazione è affidata a un collegio di amministratori a cui fa capo il presidente del consiglio di amministrazione. In tal caso le decisioni sono prese mediante delibera del consiglio d'amministrazione; per la validità delle delibere è richiesta la maggioranza degli amministratori in carica, e le delibere sono prese a maggioranza assoluta, salvo diversa previsione nell'atto costitutivo.
CONSOB. Commissione Nazionale per le Società e la Borsa. Organo di controllo che vigila sul corretto funzionamento delle operazioni di Borsa e sulla trasparenza delle imprese interessate. La sua azione è intesa (o dovrebbe) a proteggere soprattutto i piccoli investitori. A essa spetta anche ammettere alla quotazione in Borsa le nuove società. La Consob è un organo collegiale composto da un presidente e da quattro membri nominati ogni cinque anni dal Presidente della Repubblica.
Consolidamento. Prassi contabile di consolidamento dell'acquisizione mediante fusione di una società in cui attività e passività della società acquisita sono fuse nel bilancio al loro valore di mercato. La differenza tra questo valore e quello pagato per l'acquisizione è indicata dal valore dell'avviamento.
Consolidamento di bilancio. Metodologia di realizzazione del bilancio originato dalla fusione di due società, che consiste nel sommare le diverse classi di attività e di passività delle due imprese. In questo modo non viene evidenziato nel bilancio finale l'eventuale sovraprezzo pagato per l'avviamento della società acquisita.
Consorzio. Gruppo di società che si uniscono per svolgere insieme un'attività. A esempio ci sono consorzi di istituzioni finanziarie che fanno parte di differenti Stati che si raggruppano per compiere attività finanziarie a livello internazionale.
Consorzio di collocamento. Gruppo di intermediari finanziari, bancari e non bancari, incaricato da una società emittente di distribuire sul mercato titoli di nuova emissione, o detenuti in portafoglio, allo scopo di creare il flottante necessario alla quotazione, ovvero di assicurare la sottoscrizione dei titoli in emissione.
Consorzio di garanzia. Gruppo costituito dalle istituzioni finanziarie che s'impegnano a ad acquisire un determinato quantitativo di titoli (azioni e obbligazioni) in vendita nel caso che il loro collocamento presso il pubblico dei risparmiatori vada (almeno parzialmente) a vuoto.
Consumi market effettivi (Cm*). Consumi privati delle famiglie residenti corretti per la composizione familiare e per il livello dei prezzi. Si riferiscono esclusivamente ai beni e ai servizi acquisiti sul mercato ed escludono, quindi, i consumi pubblici.
Consumi pubblici effettivi (Cp*). Consumi pubblici nominali (Cp) corretti attraverso il tasso di spreco (S1) nell'erogazione di servizi pubblici.
Consumi pubblici nominali (Cp). Spesa totale della Pubblica amministrazione per acquisti e stipendi al netto delle vendite della PA stessa.
Consumo. Per consumo si intende qualsiasi attività di fruizione di beni e servizi da parte di individui, di imprese o della pubblica amministrazione che ne implichi il possesso o la distruzione materiale o la distruzione figurata (nel caso dei servizi). Si suole distinguere tra consumi intermedi e consumi finali. I primi si verificano quando i beni e i servizi prodotti vengono impiegati da una impresa nella produzione di altri beni e servizi. I consumi finali comportano un uguale impiego con relativa distruzione di beni da parte di singoli individui. La teoria keynesiana attribuisce particolare importanza al livello dei consumi, che è una delle componenti della domanda aggregata di beni e servizi. Livelli di consumo elevati non solo consentono un livello di benessere altrettanto elevato (in media), ma garantiscono, attraverso una forte domanda, una elevata produzione di beni e servizi, con ciò riducendo il livello di disoccupazione. La funzione di consumo nel modelli macroeconomici viene solitamente formalizzata attraverso una funzione lineare:

C = C° + cY

dove C° è l'ordinata all'origine, e c è la propensione marginale al consumo, mentre Y è il reddito in termini reali. c, la propensione marginale al consumo, è un valore compreso tra 0 e 1. Keynes osservava in proposito che al crescere del reddito di 1 unità, il consumo aumenta meno.
Contabilità nazionale. La contabilità nazionale può essere definita come la descrizione quantitativa dell'attività economica di un Paese e di ogni altra circoscrizione territoriale sotto forma di una completa e sistematica presentazione dei flussi economici e finanziari e delle consistenze dei beni reali e finanziari. L'ISTAT definisce la contabilità nazionale come l'insieme di tutti i conti economici che descrivono l'attività economica di un Paese o di un circoscrizione territoriale. Per attività economica si intende il risultato di una combinazione di differenti risorse, quali attrezzature, lavoro, tecniche di lavorazione, prodotti, che dà luogo alla produzione di specifici beni o servizi. Poiché i flussi ruotano intorno al concetto di reddito nazionale e le consistenze dei beni intorno a quello di ricchezza nazionale, si parla anche di contabilità nazionale come dell'insieme delle statistiche del reddito e della ricchezza. La contabilità nazionale ha come oggetto l'osservazione e l'analisi quantitativa del sistema economico o dei sub-sistemi che lo compongono a diversi livelli territoriali. Per sistema economico si intende invece il complesso delle relazioni che si realizzano tra persone imprese, enti ed altri operatori economici che agiscono in un determinato territorio svolgendo quattro funzioni fondamentali: produzione, consumo, accumulazione e distribuzione del reddito e della ricchezza. Nella sua formulazione più elementare, la struttura ed il funzionamento di un sistema economico chiuso (cioè in assenza di relazioni con l'estero) possono essere schematizzati facendo riferimento all'insieme delle relazioni che si intrecciano tra due blocchi di operatori: i produttori e gli utilizzatori finali. Dal momento che gli utilizzatori finali sono interessati solo ai beni che assicurano la soddisfazione dei bisogni presenti (beni di consumo) e futuri (beni di investimento), per la schematizzazione del sistema economico è sufficiente prendere in considerazione solo il mercato dei beni finali, ovvero di quei beni che non vengono scambiati all'interno del blocco dei produttori per subire ulteriori trasformazioni (beni intermedi →non sono ancora giunti alla fine del processo di produzione e, come tali, non sono idonei a soddisfare i bisogni umani, ne mai lo sarebbero se non finissero per essere incorporati nei beni finali). D'altra parte, il blocco dei produttori può essere visto come una grossa azienda in cui si creano materie prime e semilavorati per produrre i beni di consumo e quelli di investimento che sono immessi sul mercato degli impieghi finali. I produttori, da una parte producono beni di consumo e di investimento (beni capitali, cioè beni impiegati nella produzione di beni di consumo) traendone delle entrate, dall'altra richiedono fattori produttivi che remunerano attraverso i redditi. I fattori di produzione possono essere ricondotti alle categorie del lavoro e del capitale. Gli utilizzatori finali consumano beni finali e acquistano beni capitali fungendo, al contempo, da fornitori dei fattori produttivi (lavoro e capitale). Per rendere più semplice lo schema, si può altresì ipotizzare che oltre ad offrire semplici finanziamenti, gli utilizzatori finali acquistino addirittura i macchinari e li prestino ai produttori. I produttori che hanno ricevuto dagli utilizzatori finali le forze di lavoro e i capitali necessari per compiere il processo produttivo, cedono loro i beni finali (beni di consumo+beni di investimento). L'acquisto dei beni finali viene compensato mediante un flusso monetario, diretto in senso contrario a quello dei beni di consumo e di investimento, che costituisce un ricavo delle vendite per i produttori. I produttori a questo punto sono in grado di compensare gli utilizzatori finali per le prestazioni lavorative e per i capitali forniti mediante la distribuzione dei redditi (salari, stipendi, dividendi, interessi, rendite, ecc.). Anche in questo caso, lavoro e capitale da un lato, e distribuzione dei redditi dall'altro, procedono in senso contrario. In questo schema si vengono a creare due flussi: uno reale che rappresenta la produzione e lo scambio di beni e di fattori produttivi; uno monetario che rappresenta le contropartite monetarie dei flussi reali sotto forma di ricavi e redditi. Nel sistema economico ipotizzato, i due flussi si equivalgono: gli utilizzatori impiegano tutto il reddito percepito acquistando beni finali. In altri termini, la produzione finale viene completamente assorbita dalla domanda di beni di consumo e di investimento, per cui: Valore della produzione finale = Spesa finale. D'altra parte, il valore della produzione non può essere diverso dalla somma dei costi di produzione che equivalgono alle remunerazioni dei fattori produttivi, per cui: Valore della produzione finale = Reddito. In conclusione, si può quindi affermare che prodotto finale, reddito nazionale e spesa finale, nonostante siano tre fenomeni di natura diversa, sono equivalenti dal punto di vista del valore monetario. Il reddito nazionale, così chiamato perché riferito all'intera collettività di un paese, costituisce un indicatore del grado in cui un sistema economico riesce a soddisfare i bisogni della collettività.
Contabilità nazionale liberale. Per avere un quadro della contabilità nazionale liberale è fondamentale conoscere quattro parameteri: il tasso di evasione (per distinguere fra esazione fiscale potenziale e reale), il tasso di spreco della pubblica amministrazione, il livello dei prezzi, e il tasso di parassitismo. Le variabili che devono essere prese in considerazione per produrre la contabilità nazionale liberale sono le seguenti. Acquisti della PA (ACQ) - Benefici di ritorno (BB) - Consumi market effettivi (Cm*) - Consumi pubblici effettivi (Cp*) - Consumi pubblici nominali (Cp) - Credito/ debito di efficienza (CREDe) - Credito/debito di parsimonia (CREDp) - Credito/debito (di un territorio) (CRED) - Disavanzo/avanzo corrente della PA (D) - Fattore di conversione dei consumi familiari (F) - Interposizione pubblica (in senso stretto) (I1) - Interposizione pubblica allargata (I2) - Livello medio dei prezzi (L) - Parassitismo lordo (Po) - Parassitismo netto (P) - Parassitismo reddituale (P’) - Potere di acquisto del reddito disponibile (YDT*) - Pressione fiscale apparente (sul settore market) (T) - Pressione fiscale effettiva (sul settore market) (T*) - Pressione fiscale totale (To) - Prodotto del settore market (Ym) - Prodotto (output) effettivo della PA (Yp*) - Prodotto (output) totale dell’economia (Y*) - Propensione al consumo aggregata (Pc) - Quota degli stipendi e dei sussidi sulla spesa della PA (O) - Quota dello stato minimo (M) - Quota discrezionale (D) - Reddito comandato (Yc) - Reddito disponibile totale (YDT) - Reddito evaso (Ye) - Residuo fiscale (R) - Resistenza fiscale del settore market (Rf) - Salario di riserva (Sr) - Servizio del debito netto (DK) - Spesa per pensioni di invalidità (GPI) - Spesa pubblica (G) - Spesa pubblica discrezionale (GD) - Spesa pubblica discrezionale netta (GDN) - Spesa pubblica discrezionale netta pro capite (g) - Spesa sociale effettiva (SSE) - Spesa sociale mascherata (SSM) - Spesa sociale nominale (SSN) - Stipendi pubblici (Wp) - Tassazione totale. Qualsiasi entrata corrente della PA eccetto quelle improprie o figurative (pagate dalla PA a se stessa). Il termine tassa è usato cioè come termine generico che include imposte indirette (TT1), imposte dirette (TT2), contributi sociali (TT3) e altri trasferimenti correnti (TT4). Può essere distinta in tassazione totale del settore market (TTm) e tassazione totale del settore pubblico (TTp), dove la prima coincide con le tasse pagate sui redditi di mercato e la seconda con le tasse pagate sui redditi derivati (essenzialmente stipendi pubblici e pensioni). - Tasso di evasione del settore market (E). - Tasso di sottoproduzione e spreco nei servizi pubblici (S1). - Tasso di spreco nell’erogazione delle pensioni di invalidità (S2). - Tempo libero da sottooccupazione (DL) - Tenore di vita (H). - Unità di lavoro (ULA) - Valore del tempo libero (YL) - Vendite della PA. (V).
Contabilità nazionale liberale (master equation). Ym+V+D= (Yc+Ye)+ ((Wp+ACQ)+BB)+Dk-TTp
Contango. Situazione di mercato in cui i prezzi attuali sono più bassi di quelli futuri. Tipicamente è un termine usato nei mercati delle commodities. E' il contrario di Backwardation.
Contante (Cash). L'insieme di banconote, monete, assegni bancari e circolari, e dai saldi dei conti correnti liberi. In contabilità, il contante viene riunito con i "cash equivalents", cioè i titoli aventi scadenza inferiore ai tre mesi che risultano di facile liquidabilità e il cui prezzo può essere definito con sicurezza.
Conti d'ordine. Sono annotazioni per memoria indicate in calce allo stato patrimoniale per evidenziare impegni, rischi, garanzie, beni di terzi, beni in leasing, ecc. Essi non sono previsti dagli IAS.
Conti accentrati di riserva e di anticipazione. Conti a livello nazionale attraverso cui le banche possono gestire, anche per via telematica, i propri depositi presso la Banca centrale, compreso quello per la riserva obbligatoria. Movimentabili da qualsiasi parte del territorio nazionale, essi sono collegati da una regola di imputazione automatica degli addebiti e degli accrediti. Nel sistema BI-Rel, sino al 13 giugno 2003, i conti accentrati erano chiamati anche conti di gestione. Dal 16 giugno 2003, con l’avvio della nuova versione di BI-Rel, il termine “conto di gestione” identifica il conto presso il sistema di regolamento lordo, composto
dal conto di deposito in conto corrente a gestione accentrata e dall’eventuale conto di Anticipazione infragiornaliera in conto corrente (vedi), mentre il termine “conto accentrato” identifica il conto di deposito in conto corrente a gestione accentrata esterno al sistema di regolamento lordo.
Conti correnti di corrispondenza. Conti tenuti dalle banche, tradizionalmente su base bilaterale, per il regolamento dei servizi interbancari (rimesse di effetti, assegni circolari e bancari, ordini di versamento, giri di fondi, rimesse documentate e altre operazioni).
Conti finanziari. Registrano, nelle tavole delle consistenze, le voci finanziarie degli stati patrimoniali dei Settori istituzionali
(vedi), ossia gli ammontari delle attività e delle passività finanziarie dei settori a una certa data; nelle tavole dei flussi, le transazioni finanziarie che intervengono fra unità istituzionali in un dato intervallo di tempo. Una transazione finanziaria è una negoziazione tra due unità istituzionali che implica la creazione di un’attività finanziaria e, simultaneamente, di una passività finanziaria, oppure la liquidazione o il cambiamento di proprietà di un’attività finanziaria. Il conto finanziario di un settore istituzionale mostra le transazioni finanziarie nette, in ciascuna categoria di strumenti finanziari, all’attivo e al passivo del settore. Idealmente, le tavole dei flussi rappresentano il completamento dei conti economici dei settori istituzionali, rilevando le modalità di finanziamento dei settori
che presentano un’eccedenza degli investimenti rispetto ai propri risparmi da parte dei settori per i quali si registra l’opposto. Nella pratica, tra la contabilità nazionale e i conti finanziari si determinano discrepanze derivanti dalle diversità delle fonti statistiche e delle metodologie utilizzate.
Conti fuori bilancio. Elementi che costituiscono obblighi, facoltà o diritti futuri di un'impresa, e che perciò non possono essere iscritti direttamente nel bilancio ma che hanno bisogno di conti specifici, chiamati conti d'ordine (vedi), dove vengono riportati gli estremi complessivi delle operazioni.
Conti valutari. Conti denominati in valuta straniera.
Continuous Linked Settlement (CLS). Sistema di regolamento multivalutario per le operazioni in cambi. Esso prevede il regolamento delle singole transazioni dei partecipanti sui conti degli stessi presso la CLS Bank secondo il principio Pagamento contro pagamento (vedi) e il successivo regolamento delle risultanti posizioni nette dei partecipanti nei confronti della CLS Bank tramite i sistemi RTGS delle 15 valute trattate. Nel corso del 2007, la CLS Bank ha esteso la propria attività al regolamento dei pagamenti derivanti da contratti di cambio a termine senza obbligo di consegna (non deliverable forwards) e da posizioni in derivati di credito over-the-counter.
Conto. Contratto che sussiste tra due soggetti aventi scambi più o meno frequenti di fondi. Viene definita "saldo del conto" la somma algebrica delle entrate e delle uscite. Nella pratica contabile, il conto è un modo di rappresentare quantitativamente una grandezza, mentre a livello bancario, il conto permette di raffigurare tutti i movimenti di fondi, sia quelli avvenuti per ordine del cliente che quelli effettuati direttamente dalla banca in virtù del contratto sottoscritto.
Conto a margine. Conto tenuto presso un intermediario in titoli che permette di avere una posizione il cui controvalore complessivo è formato in parte da contante depositato a garanzia dall'investitore (Margin) e in parte da denaro preso a prestito dall'intermediario. In questo modo si ottiene un effetto moltiplicativo del rendimento sui fondi di proprietà di un soggetto, originando notevoli guadagni oppure, di contro, notevoli perdite.
Conto a remunerazione scalare. Conto di deposito tenuto presso una banca la cui remunerazione in termini di tasso di interesse varia proporzionalmente all'ammontare mantenuto sul conto o alla durata dello stesso.
Conto corrente ordinario. Tipo di conto corrente bancario a fronte del quale si possono emettere, assegni, bonifici, ordini di pagamento, ecc.
Conto capitale (in). Si dice che un contributo è concesso "in conto capitale" quando viene erogato per pagare la somma presa in prestito e non gli interessi su di questa. Un contributo concesso "in conto interessi", invece, viene erogato per pagare gli interessi (a esempio quando lo Stato sovvenziona chi ha stipulato un mutuo pagandogli parte degli interessi).
Conto corrente. Il conto corrente bancario è un prodotto che semplifica la gestione del denaro, grazie ai servizi offerti dalla banca per effettuare pagamenti e riscuotere incassi, e al contempo consente la raccolta dei risparmi destinati a fronteggiare le spese correnti. La combinazione di questi due elementi differenzia il conto corrente dal deposito bancario, destinato invece ad accogliere il risparmio familiare accumulato progressivamente nel tempo e che, solo a fronte di particolari esigenze, viene prelevato. L’utilizzo delle somme presenti sul conto può avvenire attraverso strumenti di pagamento che evitano l’uso del denaro in contante, quali l’assegno bancario, la carta di debito (bancomat) e di credito ovvero attraverso disposizioni impartite volta per volta alla banca (ordini, bonifici, giroconti, ecc.). Inoltre, con istruzioni impartite una sola volta e valide in modo permanente, si ha l’opportunità di ricevere lo stipendio o la pensione come anche di effettuare il pagamento delle utenze (bollette), il tutto in modo automatico direttamente sul conto. La banche offrono diversi tipi di conto corrente, con caratteristiche e prezzi differenti; le differenze dipendono dal tipo di gestione proposta, dalle modalità di utilizzo del conto e dai servizi accessori inclusi (ad esempio: bancomat, domiciliazione bollette, ecc.). La scelta del conto corrente più adatto dovrà basarsi principalmente sulle esigenze da soddisfare (ad esempio: familiari, personali, professionali, ecc.), sulla tipologia di servizi offerti (ad esempio: servizi di pagamento, di finanziamento, altri servizi bancari o extrabancari, ecc.), sui relativi costi (ad esempio: spese di gestione fisse o variabili, costi delle singole operazioni, costi di servizi accessori, ecc.). Minor rilevanza assumono invece gli interessi, compenso che la banca riconosce sulle somme versate e che rimangono inutilizzate. Il tasso di interesse applicato, infatti, è generalmente assai contenuto. Le operazioni di pagamento e incasso eseguite per il tramite del conto e le spese che ne derivano possono essere controllate in virtù delle comunicazioni che le banche sono tenute ad inviare al cliente. Il principale strumento di controllo è l’estratto conto, un documento che riepiloga l’utilizzo del conto corrente con riferimento ad un certo periodo, indicando in modo dettagliato versamenti, pagamenti, incassi, spese, interessi; il saldo dell’estratto conto rappresenta la somma di denaro di cui si dispone. In caso di errori, il cliente ha il diritto di segnalarli alla banca e ottenerne la correzione, ma deve intervenire per iscritto entro 60 giorni dal ricevimento dell’estratto conto. In generale, si dice che il conto corrente assolve ad una funzione monetaria in quanto agevola e rende più conveniente il regolamento degli scambi. Esclude, infatti, l’uso fisico della moneta e lo sostituisce con registrazioni contabili da annotare in un conto aperto con la banca.
Conto corrente di tesoreria. Vedi: Conto “Disponibilità del Tesoro per il servizio di tesoreria”.
Conto corrente ordinario. Tipo di conto corrente bancario a fronte del quale si possono emettere, assegni, bonifici, ordini di pagamento, ecc.
Conto della distribuzione del prodotto interno lordo. Registra le operazioni di distribuzione del reddito direttamente collegate al processo produttivo. In entrata si registrano il PIL ai prezzi di mercato e i contributi alla produzione; in uscita, le imposte sulla produzione e sulle importazioni e i redditi da lavoro dipendente dei lavoratori che operano nel territorio economico del Paese. Il saldo è costituito dal risultato lordo di gestione.
Conto del capitale. Registra le acquisizioni, al netto delle cessioni, di attività non finanziarie e misura la variazione del patrimonio netto dovuta al risparmio e ai trasferimenti in conto capitale. Esso riporta: in entrata, il risparmio lordo e i trasferimenti in conto capitale ricevuti; in uscita, gli investimenti e i trasferimenti in conto capitale effettuati. Il saldo di questo conto evidenzia, per ciascun settore, l’indebitamento o l’accreditamento nei confronti degli altri settori, in particolare rispetto al Resto del mondo qualora il saldo si riferisca all’intera economia.
Conto delle risorse e degli impieghi. È il conto che riflette l’uguaglianza tra le risorse e gli impieghi di beni e servizi finali dell’intera economia. Deriva dalla fusione, dopo il consolidamento degli scambi intermedi, del conto della produzione, che illustra le operazioni relative al processo produttivo, e del conto di equilibrio dei beni e servizi, che descrive l’utilizzo dei prodotti disponibili.
Conto destinato a garanzia. Conto acceso negli Stati Uniti a nome di una parte, il cui utilizzo è soggetto al benestare di una seconda parte. E' anche un conto di evidenza acceso da una banca per accogliervi le scritture relative a un'operazione di "counter trade" o simili.
Conto di deposito. Deposito bancario fruttifero destinato tradizionalmente ad accogliere le disponibilità monetarie delle famiglie sottratte durevolmente al consumo o ad altri impieghi diretti.
Conto di deposito di mercato monetario. Conto corrente bancario che garantisce dei tassi d’interesse in linea con i depositi interbancari, ma che non permette che si possano trarre più di tre assegni al mese. Al contrario, il prelievo con cash dispenser è libero.
Conto di intermediazione. Struttura contabile di una società finanziaria o di un’istituto di credito nella quale vengono registrati i titoli acquistati con l’obiettivo di rivenderli, in un secondo tempo, agli investitori interessati e non i titoli che invece costituiscono le partecipazioni o gli investimenti della società.
Conto di mercato aperto. È il conto della Federal Reserve dove sono annotati tutti i titoli in possesso della Banca centrale, acquistati tramite operazioni di mercato aperto.
Conto di riserva. È il conto corrente che le banche detengono presso la Banca centrale, allo scopo di deposito della riserva obbligatoria relativa all’ammontare dei depositi contratti con la clientela.
Conto disponibilità del tesoro per il servizio di tesoreria. Conto istituito nel bilancio della Banca d.Italia ai sensi della L. 26.11.1993, n.483, dove vengono registrate giornalmente, dal I gennaio 1994, le operazioni di introito e di pagamento connesse con l.espletamento del servizio di tesoreria. Il saldo iniziale su tale conto, pari a poco più di 30.000 miliardi, è stato finanziato dal Tesoro mediante un collocamento di titoli presso la Banca d.Italia a condizioni di mercato per il medesimo importo. Il conto non può presentare saldi a debito del Tesoro: l.ipotetica insufficienza di fondi verrebbe scritturata in un conto regolato al tasso ufficiale di sconto e la Banca sospenderebbe automaticamente i pagamenti per conto del Tesoro fino all .estinzione del debito. Per assicurare che il saldo attivo si mantenga sempre su livelli di sicurezza, la legge ha previsto che nel caso in cui il saldo di fine mese si collochi al disotto di 30.000 miliardi, il Tesoro è tenuto a ricostituire tale importo entro i tre mesi successivi. Se tale saldo risulta inferiore a 15.000 miliardi, il Tesoro, entro il giorno 5 del mese successivo, deve inviare al Parlamento una relazione sul le cause dell.insufficienza di fondi e sulle eventuali misure correttive. Infine, qualora il saldo di fine mese risulti per tre mesi consecutivi inferiore all .importo di 30.000 miliardi, il Ministro del Tesoro, entro il mese successivo, deve esporre al Parlamento le cause dell.insufficienza, indicando gli eventuali provvedimenti correttivi. Sino al dicembre 1993, il Tesoro ha intrattenuto con la Banca d.Italia, per il servizio (li tesoreria, un conto corrente. Il saldo di tale conto, costantemente a debito del Tesoro dal 1969, era regolato al tasso annuo dell.1 per cento e non poteva . ai sensi dell.art. 2 del D.lgs. 7.5. 1948,n. 544, modificato dalla L. 13.12.1964,n. 1333 . superare a fine mese il 14 per cento delle spese finali del bilancio dello Stato e dei successivi stati di variazione. Ai sensi della L. 26.11.1993, n. 483, le passività in essere sul conto corrente di tesoreria al 31 dicembre 1993 sono state trasferite su un conto transitorio presso la Banca d .Italia; in conversione del conto transitorio sono successivamente stati assegnati alla Banca d.Italia titoli a lungo termine per 76.206 miliardi remunerati all.1 percento. Sulle giacenze del conto .disponibilità. la Banca corrisponde semestralmente un interesse pari a quello medio dei BOT emessi nel semestre. Inoltre, qualora tale tasso risulti inferiore a quello medio percepito sui titoli di Stato assegnati alla Banca all.atto della costituzione del deposito, deve essere riconosciuto al Tesoro l.importo differenziale di interessi idoneo ad assicurare la compensazione dell.onere dipendente dallo scarto tra i suddetti tassi, fino al rimborso dei titoli di riferimento. Resta invece a carico della Banca l.eventuale onere derivante da uno scarto di interesse in favore del Tesoro.
Conto di un gruppo. Conto acceso presso la casa madre di un Gruppo, solitamente multinazionale, dove vengono fatti affluire ogni giorno i saldi dei conti delle varie aziende del Gruppo stesso.
Conto di utilizzazione del reddito. Include una posta di rettifica destinata a far confluire nel risparmio delle famiglie la variazione dei loro diritti netti sulle riserve dei fondi pensione. Il saldo del conto di utilizzazione del reddito è il risparmio lordo. Deducendo gli ammortamenti si ottiene il risparmio netto.
Conto economico. È uno dei tre documenti obbligatori del bilancio. È il documento che mostra il risultato economico conseguito dall'azienda nell'esercizio; in esso sono riassunti i ricavi e i costi relativi ad un esercizio. Questo risulta in utile se i ricavi superano i costi, in perdita se i costi superano i ricavi, in pareggio se costi e ricavi si equivalgono.Dal punto di vista della rappresentazione formale il conto economico prevede che dai ricavi siano progressivamente sottratti i costi fino a determinare il risultato dell'esercizio. Il risultato economico è il punto di raccordo tra conto economico e stato patrimoniale, esso trova, infatti, collocazione nel patrimonio netto come variazione contabile dei diritti dei soci nei confronti della società. Il conto economico deve mettere in evidenza tutte le operazioni gestionali che hanno contribuito al risultato economico dell'esercizio; le operazioni vengono classificate in quattro gruppi:

  1. Operazioni di gestione corrente che producono costi e ricavi legati al ciclo acquisti - produzione- vendita.
  2. Operazioni estranee al ciclo acquisti - produzione- vendita, ma rientranti nella gestione operativa in quanto dipendenti dalla cessione di risorse legate alla gestione operativa. Ad esempio plusvalenze o minusvalenze legate ala vendita di beni.
  3. Operazioni finanziarie, che producono oneri o proventi legati alle transazioni finanziarie; ad esempio plusvalenze o minusvalenze legate ai cambi.
  4. Operazioni extra operative che producono ricavi o costi imputabili ad esercizi precedenti, oppure derivanti da modifiche dei princìpi contabili, oppure correlati alla "gestione accessoria", come la vendita ad un prezzo superiore o inferiore al valore netto contabile di immobili civili, partecipazioni, titoli.

Conto generale. Conto tenuto da un intermediario in titoli che utilizza margini per svolgere operazioni per conto del cliente.
Conto gestito. È un conto in titoli detenuto presso un intermediario, a cui sono state affidate responsabilità di gestione con limiti ben precisi da parte del titolare. L'intermediario, per prestare questo servizio, carica una commissione periodica sul capitale gestito.
Conto profitti e perdite. Conto riassuntivo dei risultati economici di gestione, al quale affluiscono i costi, i ricavi e le rimanenze dell'esercizio e che fornisce come saldo l'utile o la perdita d'esercizio.
Conto ristretto. È un conto tenuto presso un intermediario in titoli, il cui ammontare di denaro o contante versato non basta a coprire il margine minimo richiesto obbligatoriamente dalla Federal Reserve. Chi è titolare di un conto ristretto non può procedere ad acquisti ulteriori, ma deve usare il ricavato delle vendite per ridurre il saldo debitore.
Conto sequestrato. Conto corrente tenuto presso una banca i cui fondi non possono essere prelevati dal titolare prima dell'autorizzazione dell'autorità giudiziaria.
Conto sottomarginato. Conto che opera con il sistema del margine e che presenta un saldo in titoli di Stato o in contante inferiore al dovuto. Nel caso in cui questa posizione si protragga oltre un certo periodo, l’intermediario può chiudere la posizione esistente indipendentemente dalla volontà del titolare, fatta salva la richiesta successiva di ulteriori versamenti in caso di perdita superiore al capitale disponibile.
Conto vostro. Conto detenuto da una banca presso un’altra, la quale esegue esclusivamente le operazioni che le vengono trasmesse. Il conto vostro, così come il conto nostro, viene utilizzato per regolare le reciproche operazioni di accredito e addebito esistenti fra istituti di credito che operano nel mercato dei capitali.
Contrattazione alle grida. Prassi di contrattazione dei titoli e di fissazione del prezzo di un bene d'investimento, secondo cui i compratori e i venditori si incontrano in un recinto organizzato presso la Borsa valori dove rendono note le loro intenzioni fino alla conclusione degli affari e alla fissazione del prezzo delle singole operazioni. Questa metodologia di contrattazione si distingue da quella telematica, dove l'applicazione su una quotazione avviene tramite un sistema elettronico di comunicazione degli ordini.
Contrattazione automatica. Sistema di tipo elettronico che lascia all'elaboratore elettronico la decisione di quali operazioni effettuare sul mercato, allo scopo di massimizzare i risultati.
Contrattazione cieca. Nella contrattazione dei titoli, pratica secondo la quale gli intermediari si impegnano bilateralmente a non svelare i nomi delle controparti. Sovente utilizzata nel mercato dei primary dealer dei titoli di Stato americani.
Contrattazione di titoli non quotati. Contrattazioni di titoli non quotati regolarmente presso le Borse valori, ma che con una richiesta alle autorità competenti possono essere effettuate negli stessi locali.
Contratti in essere. Nel mercato dei futures o delle opzioni è il numero o ammontare cumulativo dei contratti acquistati che non hanno trovato contropartita in transazioni di segno opposto, né sono stati estinti con la consegna dell'oggetto contrattuale.
Contratti di riporto a contante. Contratti di borsa aventi per oggetto azioni e warrant negoziati a contante, che gli intermediari possono stipulare per reperire i titoli e/o il contante necessari per regolare le operazioni effettuate.
Contratti in essere. È il numero di option o di contratti future di un dato tipo che non sono stati ancora compensati a fine giornata da operazioni di segno contrario. Per esempio, l’operazione di acquisto di un contratto incrementa l’open interest di una unità, mentre quella successiva di vendita lo diminuisce sempre di un’unità.
Contratti uniformi a termine. Contratti, stipulati in mercati regolamentati, che prevedono lo scambio di strumenti finanziari a termine, quali i future e le opzioni su future, e le cui caratteristiche, relative alla scadenza, agli ammontari e alla specie di titoli oggetto del contratto, sono uniformi.
Contratto. Accordo che lega due o più soggetti e che ha come oggetto lo scambio di prestazioni secondo regole chiare e definite. Per quanto riguarda i futures, è detto contratto l'unità base di contrattazione, le cui caratteristiche sono definite dall'autorità di Borsa.
Contratto a contante (spot contract). Contratto di borsa la cui liquidazione deve avvenire entro il secondo giorno (per i Bot), il terzo giorno (per gli altri titoli di Stato e per le obbligazioni), il quinto giorno (per le azioni, le obbligazioni convertibili e i warrants) e il decimo giorno (per le azioni negoziate al mercato ristretto) di mercato aperto dal giorno della stipulazione.
Contratto a premio. Contratto di borsa in cui il compratore del premio si riserva la facoltà di dichiarare, nel termine ultimo del giorno della risposta premi: se ritirare o consegnare i titoli o abbandonare il contratto pagando il premio (dont, put, stellage .
Contratto aperto. Posizioni di acquisto delle operazioni in contratti future non compensate da opposte operazioni di vendita. Con open interest si indica la totalità dei contratti aperti alla fine di ogni giornata di contrattazione.
Contratto a termine (forward contract). Transazione di mercato in cui si rinvia la consegna di un bene d'investimento a dopo che il contratto sia stipulato. Anche se la consegna è effettuata in avvenire, il prezzo è determinato alla data commerciale iniziale.
Contratto di margine (margin agreement). Contratto che viene stipulato tra intermediario e investitore, in cui vengono indicate le condizioni di tenuta del Margin Account, dalla percentuale di contante che deve essere mantenuta al più alto controvalore concesso nell'investimento, al costo dei servizi dell'intermediario.
Contratto di riporto a contante. Contratti di borsa aventi per oggetto azioni e warrant negoziati a contante, che gli intermediari possono stipulare per reperire i titoli e/o il contante necessari per regolare le operazioni effettuate.
Contratto dont. Il più diffuso contratto a premio semplice della Borsa italiana. Il nome è un francesismo (dont = "di cui" in francese) e indica che una parte del prezzo totale è rappresentata dal premio. Esempio: 100 azioni delta a 21.000 dont 1000 (di cui 1000 è il prezzo del premio).
Contratto future. Contratto uniforme a termine con cui le parti si impegnano, alla scadenza, a scambiarsi un certo quantitativo di valori mobiliari a un prezzo prestabilito. Nel caso di future su indici, invece, le parti si impegnano a liquidarsi una somma determinata come prodotto tra il valore assegnato convenzionalmente a ciascun punto dell'indice e la differenza tra il valore dell'indice stabilito alla stipula del contratto e il valore assunto dall'indice nel giorno di scadenza.
Contratto future sottostante. Contratto future che svolge la funzione di strumento sottostante per i contratti di option. A esempio al Chicago Board of Trade sono a disposizione contratti di opzione su future sui titoli del Tesoro degli Stati Uniti.
Contratto noch. Contratto a premio composto; attribuisce al compratore la facoltà di scegliere se comprare o vendere una quantità di titoli multipla rispetto a quella stabilita dal mercato.
Contratto option. Contratto con il quale una delle parti, dietro pagamento di un corrispettivo (premio), acquista la facoltà di ritirare (call option) o di consegnare (put option), entro la data di scadenza, un certo quantitativo di valori mobiliari a un prezzo stabilito (prezzo di esercizio). Nel caso di option su indici, invece, le parti si impegnano a liquidare una somma determinata come prodotto tra il valore assegnato convenzionalmente a ciascun punto dell'indice, la differenza tra il valore dell'indice stabilito alla stipula del contratto e il valore assunto dall'indice il giorno in cui la facoltà viene esercitata.
Contratto stellage. Contratto a premio composto; attribuisce al compratore la facoltà di scegliere se comprare o vendere i titoli che sono oggetto del contratto. Non è possibile rinunciare alla transazione come nel contratto semplice, tipo il contratto dont.
Contratto strap. Contratto a premio composto; attribuisce al compratore la facoltà di ritirare i titoli oggetto del contratto al prezzo prefissato oppure di cederne la metà allo stesso prezzo.
Contratto strip. Contratto a premio composto; attribuisce al compratore la facoltà di ritirare i titoli oggetto del contratto al prezzo prefissato oppure di cederne il doppio allo stesso prezzo.
Contrazione della liquidità. Operazione di mercato monetario eseguita da una Banca centrale allo scopo di ridurre la liquidità presente nel sistema finanziario.
Controllante. Società in possesso di una quota del capitale di un'altra società, in modo da permetterle il controllo dell'attività. La quota posseduta può essere superiore al 50% del capitale azionario, ma in caso di grande frammentazione dell'azionariato è sufficiente una quota inferiore.
Controllata. Sono considerate società controllate: 1) le imprese in cui un'altra impresa dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell'assemblea ordinaria; 2) le imprese in cui un'altra impresa dispone di voti sufficienti per esercitare un'influenza dominante nell' assemblea ordinaria; 3) le imprese' che sono sotto influenza dominante di un'altra impresa in virtu' di particolari vincoli contrattuali con essa.
Contrazione della liquidità. Operazione di mercato monetario eseguita da una Banca centrale allo scopo di ridurre la liquidità presente nel sistema finanziario, realizzata tramite di incrementi del tasso d'interesse sui prestiti per i fondi destinati alla riserva obbligatoria, o tramite manovre sulla percentuale della riserva obbligatoria, oppure grazie a operazioni di mercato aperto di vendita di titoli a basso prezzo.
Contributi alla produzione. Trasferimenti correnti erogati dalla pubblica amministrazione a imprese che producono bene e servizi destinabili alla vendita, allo scopo di influenzarne i prezzi, o consentire un'adeguata remunerazione dei fattori produttivi.
Contributi sociali figurativi. Rappresentano la contropartita delle prestazioni sociali corrisposte direttamente, ossia non mediante istituti di assicurazione sociale, dai datori di lavoro ai propri dipendenti o ex dipendenti. Essi comprendono, in particolare, le pensioni provvisorie corrisposte dallo Stato e da altre Amministrazioni pubbliche ai propri dipendenti in quiescenza (da contabilizzare al netto delle ritenute pensionistiche).
Contro gli stop. Prassi operativa che prevede d'acquistare un numero di titoli sufficiente a spingere il prezzo fino al punto dove sono presenti ordini di stop di vendita, e che perciò faranno scendere lo stesso fino ad un altro livello inferiore dove vi saranno altri stop, e così via. In questo modo si crea l'opportunità di approfittare di tutte le oscillazioni del titolo.
Controllante (Parent company). Società in possesso di una quota del capitale di un'altra società tale da permetterne il controllo (50% più uno dei diritti di voto, oppure una quota inferiore se il capitale è frammentato).
Controllata (Subsidiary). Sono considerate società controllate: 1) le imprese in cui un'altra impresa dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell'assemblea ordinaria; 2) le imprese in cui un'altra impresa dispone di voti sufficienti per esercitare un'influenza dominante nell' assemblea ordinaria; 3) le imprese' che sono sotto influenza dominante di un'altra impresa in virtu' di particolari vincoli contrattuali con essa.
Controllo dei cambi. Tipo di controllo e indirizzo del mercato dei cambi da parte della Banca centrale. Consiste in una serie di misure che possono andare dall’abolizione delle convertibilità della valuta nazionale in altre divise al mantenimento di un regime di cambi fissi alla limitazione quantitativa del cambio della valuta nazionale con quelle estere o alle limitazioni più o meno marcate al possesso di valuta straniera da parte di soggetti residenti.
Controllo effettivo. Il possesso di almeno il 50% più uno dei titoli azionari di una società, consente di effettuare il controllo delle attività operative. Si chiama controllo anche il possesso di una quota azionaria non maggioritaria ma importante, in società dall’azionariato particolarmente frammentato.
Controparte. Soggetto con il quale si è concluso un affare, una contrattazione di titoli o altro, che ha operato alle medesime condizioni di prezzo ma nel senso inverso.
Controvalore scambiato. Controvalore monetario degli scambi della giornata borsistica.
Convenzione. Clausola presente in un loan agreement, tramite la quale il borrower si impegna, nella durata del prestito, a mantenere certe cifre di bilancio, e certi rapporti specifici tra queste, entro limiti definiti.
Convenzione esponenziale. Convenzione che, nel regime di capitalizzazione ad interesse composto, applicato per durate non intere, comporta l’applicazione del regime ad interesse composto alla frazione del periodo.
Convenzione lineare. Convenzione che, nel regime di capitalizzazione ad interesse composto, applicato per durate non intere, comporta l’applicazione del regime ad interesse composto per il numero intero di periodi e l’applicazione del regime ad interesse semplice per la rimanente frazione di periodo.
Convergenza. Processo di avvicinamento progressivo del prezzo di un bene e di quello di un contratto future sul medesimo bene con l'approssimarsi della scadenza del contratto, momento in cui i due prezzi dovranno corrispondere.
Conversione. Conversion. Con riferimento a un titolo, trasformazione del medesimo in un altro avente caratteristiche diverse, ad esempio un'azione con un'obbligazione, scambio tra un titolo a tasso fisso e uno a tasso variabile, o ancora, la sostituzione fra quote di fondi comuni di investimento aventi caratteristiche differenti. Traslation. Espressione del valore di una posizione finanziaria in termini di unità monetaria diversa da quella in cui la posizione stessa è denominata.
Conversione di crediti in partecipazioni azionarie. Conversione tra il debito di un paese in via di sviluppo e titoli azionari di società locali.
Conversione in titoli. La crescente propensione delle imprese a sostituire i tradizionali prestiti finanziari accesi con le banche con l’emissione e la commercializzazione di certificati rappresentativi di proprie passività finanziarie. È una delle cause della disintermediazione bancaria su scala mondiale.
Convertendo. Il convertendo è l'opzione per chi vanta diritti nei confronti di terzi, che consente di trasformare le quote di debito in un'equivalente di azioni, ovvero in quote di proprietà del soggetto debiitore. Chi esercita il diritto può essere persona fisica o giuridica e detenere diverse forme di diritti, quali obbligazioni e altri titoli di credito. Il debitore nei confronti del quale si esercita il diritto è una persona giuridica.
Convertibili. Titoli emessi da una società, che possono essere convertiti in titoli azionari della stessa società o di un'altra. Generalmente sono azioni privilegiate o di risparmio, titoli a reddito fisso o mutui ipotecari a tasso variabile, i quali possono essere convertiti in titoli a tasso fisso in un intervallo di tempo stabilito.
Convessità. Sono titoli emessi da una società, che possono essere convertiti in titoli azionari della stessa società o di un'altra. Generalmente sono azioni privilegiate o di risparmio, titoli a reddito fisso o mutui ipotecari a tasso variabile, i quali possono essere convertiti in titoli a tasso fisso in un intervallo di tempo stabilito.
Cooptazione. Procedimento di nomina di un nuovo amministratore da parte del consiglio di amministrazione in carica, nell'ipotesi in cui venga a mancare un o più amministratori (a esempio, per dimissioni o morte). Tale procedimento di nomina è utilizzabile esclusivamente nell'ipotesi in cui, a seguito dell'evento che determina la mancanza di uno o più amministratori, resti in carica la maggioranza del consiglio.
Copertura. A livello di cambi, merci, titoli, ecc., le operazioni che consentono di proteggere il portafoglio dal rischio di oscillazioni dei mercati sottostanti.
Copertura con un premio. Operazione eseguita da un intermediario in titoli a favore di un altro broker al fine di coprire operazioni allo scoperto, e che consiste nel rendere disponibili per un certo periodo di tempo dei titoli verso pagamento di un premio, che sarà tanto più elevato quanto sarà più alta la domanda di quei titoli.
Copertura corta. Sistema di copertura che permette di non avere perdite nel caso di un ribasso delle quotazioni, senza per questo dar corso alla vendita e alla chiusura della posizione. Per esempio la vendita di contratti future a fronte di una posizione in titoli azionari, oppure l'acquisto di un'opzione put su una categoria di titoli in portafoglio. In entrambi i casi una discesa dei prezzi porterebbe a una diminuzione del valore dei titoli, la quale sarebbe però compensata dall'incremento di valore della posizione nello strumento di copertura.
Copertura del prezzo. È il rapporto che indica in che misura un'emissione di titoli è rimborsabile in caso di fallimento o di cessazione dell'attività di un'azienda. La copertura si calcola dividendo il totale delle attività, al netto di quelle immateriali, per la somma del valore di mercato del titolo in oggetto e il valore del libro delle passività e dei titoli azionari che sono privilegiati rispetto all'emissione considerata.
Copertura immediata. Procedimento operativo mediante il quale si effettua sul mercato un'operazione opposta a quella che è stata appena compiuta, come l'acquisto di titoli da un cliente e rivenduti back to back sul mercato. In questo caso viene svolto solamente un ruolo di intermediazione, e il risultato finale dell'operazione non è influenzato tanto dal mercato quanto dalla differenza dei prezzi di acquisto e vendita.
Copertura in acquisto. Copertura sul prezzo futuro di un bene d'investimento tramite l'acquisto di un contratto future sullo stesso bene. In questo modo l'investitore fissa il prezzo a scadenza del bene, rendendo irrilevanti le oscillazioni di prezzo durante il periodo intermedio. Questa operazione viene effettuata di solito quando sono previsti aumenti del prezzo del bene. Allo stesso risultato si può anche arrivare fissando il rendimento di un titolo, nel caso si preveda che possa diminuire, acquistando un future o un'opzione call sul titolo stesso.
Copertura incrociata. Copertura dalle oscillazioni di prezzo di un investimento eseguita ricorrendo a strumenti derivati su investimenti differenti da quello in oggetto, ma a esso correlati. Per esempio la copertura su un portafoglio di titoli a reddito fisso eseguita per mezzo di futures su tassi d'interesse denominati in una valuta diversa, ma relativi a titoli dello stesso tipo, come la copertura di una posizione in titoli di Stato in marchi a lunga scadenza effettuata tramite la vendita di futures su titoli di Stato americani a lunga scadenza.
Copertura indiretta. Copertura del rischio di cambio o di interesse eseguita ricorrendo a strumenti derivati su investimenti differenti da quello in oggetto, ma a esso correlati. Ad esempio la copertura su un portafoglio di titoli a reddito fisso eseguita per mezzo di futures su tassi d'interesse denominati in una valuta diversa, ma relativi a titoli dello stesso tipo, come la copertura di una posizione in titoli di Stato in marchi a lunga scadenza effettuata tramite la vendita di futures su titoli di Stato americani a lunga scadenza.
Copertura oneri fissi. Rapporto tra l'utile di esercizio (al lordo delle imposte e tasse e degli interessi) e il totale degli interessi passivi sui prestiti obbligazionari e sui finanziamenti a lungo termine. È un indice in grado di misurare l'idoneità dell'impresa a onorare i pagamenti sull'indebitamento a lungo termine.
Corbeille. È il recinto di Borsa dove si effettuano le contrattazioni dei titoli.
Core business. Con la locuzione core business di intende l'attivita principale, primaria di una impresa, a esempio. il core business della Fiat è la costruzione di automobili, della Ferrero la produzione di cioccolata, etc., anche se poi queste imprese hanno attività economiche secondarie in altri settori. Negli ultimi anni si è assistito a una perdita di forza di questo principio; a esempio Benetton dall'abbigliamento è passato alle autostrade e agli autogrill.
Core-Tier 1 (Basilea II). E' un indicatore del patrimonio delle banche espresso in percentuale; misura la solidità patrimoniale delle banche. E' calcolato rapportando il patrimonio di base al netto delle azioni proprie possedute, dell'avviamento, del totale delle immobilizzazioni materiali e delle perdite registrate negli esercizi precedent, al totale delle attività ponderate per il rischio. In Italia Bankitalia ha indicato quale valore di sicurezza il 6%.
Corporate. Si tratta di un prestito obbligazionario in cui l’emittente è un’azienda privata oppure il governo di una nazione industrialmente arretrata, con un alto tasso di inflazione. E’ presente quindi un rischio di solvibilità dell’emittente più o meno elevato, compensato però da un alto tasso di rendimento.
Corporate banking. Servizi bancari che offrono, mediante collegamenti telematici fra banche e imprese, la possibilità per quest'ultima di effettuare operazioni direttamente dalle proprie sedi.
Corporate banking interbancario. Procedura che consente a una impresa cliente di una pluralità di banche di scambiare, mediante un collegamento telematico con una di esse (banca proponente), i flussi elettronici relativi a disposizioni di incasso e di pagamento e le informazioni sui movimenti, nonché sui saldi dei conti correnti riguardanti tutte o alcune delle banche di cui è cliente (banche passive).
Corporate bond. Termine con il quale vengono indicate le obbligazioni emesse dalle imprese.
Correlazione. In statistica, interdipendenza fra due variabili.
Correspondent Central Banking Model (CCBM). Modello operativo istituito dal Sistema europeo di banche centrali (SEBC) per consentire alle controparti delle singole Banche centrali nazionali l’utilizzo transfrontaliero dei titoli a garanzia di operazioni di politica monetaria e di finanziamento infragiornaliero. Nel CCBM le singole Banche centrali nazionali svolgono il ruolo di agente corrispondente (correspondent) l’una nei confronti dell’altra, attraverso la detenzione, per conto della Banca centrale nazionale (home) che concede il credito alla controparte, dei titoli in garanzia.
Correttamente valutato. Condizione in cui il mercato determina una valutazione di un titolo in linea con quelle eseguite da analisti professionisti. Un prezzo eventualmente superiore a questo livello significherebbe con tutta probabilità una sopravalutazione, e in caso contrario una sottovalutazione.
Correzione. In analisi tecnica è la temporanea inversione di tendenza del prezzo di un titolo che si allontana dalla tendenza dominante per un intervallo di tempo più o meno lungo.
Corrispondente. Istituzione finanziaria che opera per conto di un'altra banca effettuando servizi come i pagamenti presso determinati soggetti non collegati direttamente alla banca.
Corsa agli sportelli. Precipitoso ritiro in massa di depositi innescato dalla paura di un fallimento bancario.
Corso. Prezzo attribuito a un titolo negoziato ufficialmente.
Corso forzoso. Con corso forzoso si intende la non convertibilità tra la moneta e l'equivalente in metallo prezioso (oro e/o argento, di solito) in un sistema monetario bilanciato sul valore dell'oro (sistema aureo - vedi voce). La decisione di imporre il corso forzoso venne presa in Italia nel 1866 e durò fino al 1881. La Banca Nazionale del Regno d'Italia venne obbligata a concedere al Tesoro un mutuo di 250 milioni di lire al tasso agevolato dell'1,5% in cambio del riconoscimento del corso forzoso per biglietti emessi dalla banca stessa. In pratica il deficit statale viene finanziato emettendo moneta in misura superiore alle riserve di metallo prezioso possedute dall'istituto bancario senza con questo procedere alla svalutazione della moneta. Tuttavia, il mercato reagisce con una perdita di valore della moneta ad emissioni con una percentuale minima a riserva, soltanto per controvalori molto maggiori rispetto a quelli che sono sufficienti a indurre la svalutazione legale da parte delle autorità monetarie. Il corso forzoso impone una certa moneta come unico mezzo legale di tutti i pagamenti, transazioni commerciali e finanziarie nell'ambito del territorio nazionale. Il corso forzoso comporta l'illegalità del baratto e dei pagamenti effettuati in valute straniere, punibili con la reclusione. E' pure reato il rifiuto della valuta ufficiale come mezzo di pagamento.
Corso secco. Il solo valore capitale di un titolo obbligazionario, senza il rateo di interesse o il dividendo maturato. Sono quotati in tal modo i Btp e i Cct.
Corso tel quel. Prezzo di negoziazione di un titolo mobiliare compreso di valore capitale più rateo di interesse o dividendo maturato. Sono quotati in tal modo i Bot e le azioni.
Corto. Indica una posizione in titoli al ribasso. La classica posizione corta è quella allo scoperto, dove per esempio, si vendono dei titoli senza possederli, con l'intenzione di riacquistarli successivamente quando le quotazioni saranno inferiori.
Cosmesi di bilancio (window dressing). Alterazione dei rendiconti finanziari per dare una migliore apparenza della situazione della società; ad esempio, vendere a terzi le scorte, con l'accordo di doverle poi riacquistare.
Costanza. E' un principio generale di redazione del bilancio in base al quale i criteri adottati non devono essere modificati da un esercizio all'altro.
Costi della produzione. Macroclasse B del conto economico del bilancio d'impresa. Si noti che la numerazione delle voci (numeri arabi) segue la numerazione del valore della produzione. Raggruppa tutte le risorse consumate nell'esercizio per produrre tutti gli elementi che concorrono alla voce "valore della produzione. 6. Costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e merci. Questa voce rappresenta la somma degli acquisti di materie prime, componenti sussidiari, materiale di consumo e merci effettuati dall'impresa durante l'esercizio. 7. Costi per servizi. È il valore dei sevizi acquistati dall'impresa; possono essere di tipo industriale, commerciale, amministrativi o concernenti i servizi tecnici interni. 8. Costi per il godimento di beni di terzi. Raggruppa le voci relative all'utilizzo, da parte dell'impresa, di beni non di proprietà: ad esempio, affitto di locali o capannoni, autoparco aziendale, macchine fax e hardware informatico in leasing. 9. Costi del personale. Comprende gli stipendi, gli oneri sociali, gli accantonamenti per il TFR, gli accantonamenti ai fondi di quiescenza e accantonamenti simili. 10. Ammortamenti e svalutazioni. L'ammortamento delle immobilizzazioni è la parte dell'investimento che viene attribuita all'esercizio per la quota consumata nella gestione, ossia nella produzione di beni e servizi da collocare sul mercato. Le svalutazioni corrispondono anch'esse al consumo delle immobilizzazioni, ma si tratta di un fenomeno dipendente da fattori esterni (andamento del mercato, abbandono di produzioni, obsolescenza) e, pertanto, non legato al loro impiego all'interno dell'impresa. 11. Variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci. Rappresenta la differenza tra il valore contabile delle succitate rimanenze all'inizio dell'esercizio e il valore contabile delle stesse voci alla fine dell'esercizio. Tale differenza può avere segno positivo o negativo; nel primo caso l'impresa ha consumato più materiali di quelli che ha ricomprato (la differenza è stata prelevata dal magazzino), nel secondo caso l'impresa ha comprato più di quanto abbia consumato per la produzione (la differenza è stata riversata nel magazzino). 12. Accantonamento per rischi. Rappresenta la quota accantonata nell'esercizio per rischi futuri e riversata nella relativa voce del passivo dello stato patrimoniale. 13. Altri accantonamenti. Sono altri accantonamenti finalizzati alla creazione di fondi particolari. 14. Oneri diversi di gestione. Raggruppa i costi di gestione ordinaria che non trovano collocazione nelle voci precedenti (compensi ai sindaci, iscrizioni ad associazioni di categoria). Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Costi di impianto. Fanno parte della categoria dei costi pluriennali e sono di solito costituiti dai costi sostenuti nella fase di costituzione di un'impresa, quali, a esempio, le parcelle dei professionisti (notaio e commercialista), quelle sostenute per la ricerca del personale o per la creazione della rete commerciale, ecc.
Costi fissi. Sono definiti costi fissi, nelle attività produttive, quegli oneri la cui entità non cambia al variare della produzione, e che rimangono costanti per qualsiasi livello di produzione. Per esempio, il costo dell'affitto degli immobili.
Costi marginali. Sono i costi aggiuntivi che deve sostenere un'impresa, dovuti all'aumento o alla diminuzione unitaria del volume di produzione. Per quanto riguarda le banche, il costo marginale rappresenta l'interesse che bisogna pagare per disporre di fondi impiegabili per finanziamenti alla clientela.
Cost/income ratio. E. dato dal rapporto tra i costi di gestione ed il margine d.intermediazione. Consente di valutare l.efficienza della gestione bancaria. Più il rapporto è basso più la banca è capace di generare ricavi con una base di costo contenuta.
Costi operativi. I costi operativi comprendono il costo del fattore lavoro e altre spese amministrative. In questo modello di riclassificazione non vengono comprese all'interno dei costi operativi le rettifiche nette di valore su immobilizzazioni materiali e immateriali che invece andrebbero più correttamente considerate nel calcolo del Cost/Income ratio.
Costi pluriennali. In genere, sono tutti i costi aventi utilità pluriennale da imputare tra più esercizi; i più comuni sono i costi d'impianto o di ampliamento, i costi di ricerca e sviluppo e quelli di pubblicità. Possono essere iscritti nell'attivo dello stato patrimoniale con il consenso del collegio sindacale e devono essere ammortizzati entro un periodo di 5 anni.
Costituzione di un capitale. Sequenza di prestazione finanziarie periodiche (rendita) utilizzata per costituire una disponibilità finanziaria di importo stabilito in un'epoca futura. Mediante un unico versamento: costituzione di un capitale attraverso un unico versamento effettuato all'epoca iniziale. Costituzione graduale di un capitale: i l capitale viene costituito attraverso più versamenti effettuati tra l'epoca iniziale e quella finale. Con versamenti posticipati: il capitale da costituire sarà disponibile all'atto in cui viene effettuato l'ultimo versamento. Con versamenti anticipati: il capitale da costituire sarà disponibile un periodo dopo l'ultimo versamento.
Costi variabili (variable costs). Costi la cui entità varia con il variare della quantità e della qualità della produzione. A esempio i costi delle materie prime.
Costituzione in garanzia. Documento rilasciato dal debitore al creditore, che attribuisce allo stesso un diritto di prelazione su determinati beni. Tale diritto cesserà di esistere quando il debitore estinguerà le obbligazioni monetarie che ha nei confronti del creditore, come stabilito nel contratto di finanziamento.
Costo della produzione venduta. Nelle imprese industriali è dato dal costo industriale sostenuto per produrre i beni venduti o i servizi prestati (al netto della variazione delle scorte).
Costo dei fondi. E' il costo del capitale proveniente da terzi che la banca utilizza per le proprie operazioni. Per esempio gli interessi passivi sui depositi della clientela o l'interesse pagato sui depositi interbancari.
Costo del capitale di debito. (R.O.D. Return On Debits) indica la onerosità del capitale preso a prestito da terzi. Indice che evidenzia il costo medio del denaro che l'azienda sostiene per il ricorso a capitale di terzi.

In maniera semplificata si calcola come: {r_D}=ROD={Oneri\ finanziari \over Capitale\ di\ credito}

In campo finanziario evoluto esso corrisponde all' IRR dei flussi attesi legati a tutte le passività onerose aziendali (ivi incluse fee, costi di riscatto ecc, ecc) secondo la formula di attualizzazione del Valore attuale netto dei flussi di tali debiti. Ovvero rd è il tasso che rende il VAN nullo

 0=-{D_o}+\sum_{k=1}^n \frac{{Interessi_k}+{Rata_k}+{Oneri_k}}{(1+{r_d})^k}

Dove:

  • k: scadenze temporali;
  • Do: Ammontare nominale del debito al tempo 0;
  • Interessik: Interessi per cassa corrisposti al tempo k;
  • Ratak: quota di debito reimborsata al tempo k;
  • Onerik: costi accessori del debito (commissione massimo scoperto, riscatti, costi di pratica etc pagati al tempo k;
  • 1/(1+rd)expk: fattore di attualizzazione al tempo k

In un'ottica di valutaizone aziendale secondo il CAPM, occorre stimare anche la componente di scudo fiscale legata alla deducibilità fiscale degli interessi. Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Costo del denaro. La parola costo del denaro corrisponde al tasso di interesse stabilito da una banca centrale (come può essere la BCE). Se l'interesse è più alto, le banche private saranno maggiormente interessate a prendere in prestito denaro. Il tasso annuo di sconto è l'interesse fissato ufficialmente, mentre il tasso effettivo globale comprende altre spese.
Costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP). Rapporto tra redditi da lavoro dipendente pro capite e valore aggiunto (a prezzi base, quantità a prezzi concatenati con anno di riferimento 2000) per occupato. Il numero degli occupati e dei dipendenti può essere misurato in persone o unità standard.
Costo del venduto. Costo di produzione delle prestazioni fornite per il conseguimento del volume d'affari. E' pari al valore delle rimanenze iniziali di magazzino più i costi di acquisto e di produzione, meno il valore delle rimanenze finali.
Costo di capitale. È il rendimento alternativo che un capitale sarebbe in grado di produrre se fosse impiegato in un altro investimento con condizioni similari di rischiosità. Rappresenta il costo opportunità dell'investimento in atto.
Costo di emissione. È il costo dell'operazione di emissione di nuovi titoli azionari o obbligazionari. Tra le componenti più rilevanti vi sono le spese di consulenza legale e finanziaria, nonché il compenso che va corrisposto alle società finanziarie che provvedono al collocamento , che solitamente richiedono uno spread sul prezzo di emissione dipendente dal fattore rischiosità.
Costo di finanziamento. È il costo sostenuto per finanziare la detenzione di un investimento. Per esempio l'acquisto di un titolo finanziato attraverso un prestito: l'interesse pagato sul prestito è il costo di finanziamento del titolo.
Costo di mantenimento. Costi relativi al possesso di un bene. Per quanto riguarda gli immobili, il costo per interessi e tasse che si deve sostenere prima della vendita, mentre nel campo dei titoli, il costo per interessi derivante all'acquisto dei titoli in margine. Nei finanziamenti bancari, il costo dovuto alle registrazioni dei pagamenti relativi al prestito e quello pro quota per l'assicurazione sulle perdite su crediti. Nel caso di materie prime, è il costo per interessi, per l'immagazzinaggio e per la loro assicurazione.
Costo di mantenimento negativo. Quando il costo del finanziamento di un’operazione di acquisto di titoli è superiore al rendimento offerto dagli stessi titoli. Se i due rendimenti non sono modificati da cause esterne, come un differente regime di tassazione in grado di rovesciare la situazione di svantaggio, la posizione provoca una perdita all’investitore.
Costo di origine. Sono tutti quegli oneri che un'impresa ha dovuto sopportare per acquisire un investimento o per la propria produzione.
Costo di produzione. E' il costo sostenuto all'interno dell'impresa per produrre un bene o un servizio. Esso è, di norma, la somma del costo dei fattori diretti impiegati (materie, manodopera, interventi di terzi) e da una corretta quota dei costi indiretti di natura industriale.
Costo di transazione. Oneri aggiuntivi di spettanza di un'operazione di compravendita di beni d'investimento. La parte maggiore dei costi di transazione è data dalle commissioni di intermediazione, ma sono incluse anche le imposte di registrazione, quelle di bollo, ecc.
Costo fisso. Elementi di costo che restano invariati al variare delle quantità prodotta. Per esempio, i costi di amministrazione.
Costo marginale. E' il costo aggiuntivo che un'impresa deve sostenere per produrre una quantità aggiuntiva di un determinato bene.
Costo medio giornaliero. Criterio utilizzato in contabilità per determinare il valore delle rimanenze dei titoli, ottenuto come media ponderata tra il costo degli acquisti effettuati in una giornata e il costo medio del giorno precedente. Nel caso di cessioni, il risultato della negoziazione è determinato confrontando il prezzo di vendita con il costo medio giornaliero.
Costo medio netto giornaliero. Criterio utilizzato in contabilità per determinare il valore delle rimanenze di valute, ottenuto come
media ponderata tra il costo degli acquisti netti effettuati in una giornata e il costo medio del giorno precedente. Nel caso di cessioni, il risultato della negoziazione è determinato confrontando il prezzo di vendita con il costo medio degli acquisti del giorno, fino a concorrenza dell’ammontare di tali acquisti, e con il costo medio netto del giorno precedente, per le vendite eccedenti.
Costo netto per interessi. È il costo globale di un’emissione in titoli obbligazionari, riferito all’emittente, ed è pari al costo per i pagamenti cedolari sommato della differenza tra il valore nominale dei titoli e il prezzo di emissione.
Costo opportunità. È il rendimento alternativo di un investimento affine a quello in esame per caratteristiche di rischiosità. Il costo opportunità è calcolato per mettere in evidenza la maggiore o minore convenienza a effettuare un investimento, mettendolo a confronto con altri similari.
Costo standard. L’ideale costo di produzione ottenuto supponendo condizioni operative normali, utilizzato per valutare il rendimento di un processo produttivo.
Costo totale. Il costo totale è il controvalore dell’acquisto di un bene di investimento stabilito dal prezzo del bene moltiplicato per il numero di titoli acquistati, a cui vanno sommate le commissioni di intermediazione e per i titoli obbligazionari, il rateo di cedola di competenza di quel determinato periodo di tempo che manca alla remunerazione del prossimo coupon.
Costo variabile. Costo che varia in proporzione alla quantità prodotta.
Coupon. Tagliando o cedola di un annuncio promozionale che il consumatore interessato può compilare per ricevere informazioni, per fare un ordine o per chiedere in prova il prodotto. Lo stesso termine designa anche il buono sconto che dà diritto a un omaggio o a una riduzione di prezzo su un prodotto.
Coupon stripping. L’operazione di coupon stripping consiste nella separazione delle componenti cedolari (stripis) dal valore di rimborso di un titolo (mantello). Con l’emanazione del DM 15.7.1998 sono state disciplinate le operazioni di coupon stripping sui titoli di Stato, premessa indispensabile per la negoziazione in forma separata delle cedole e del mantello dei titoli a tasso fisso. Le operazioni possono essere realizzate in tempo reale attraverso la rete nazionale interbancaria sui titoli depositati nella gestione accentrata (CAT).
Covenants. Per covenant si intende una pattuizione, accessoria a un contratto di finanziamento, colla quale il finanziato assume espliciti impegni, direttamente o indirettamente correlati alla garanzia della restituzione della somma erogata. In particolare, il finanziato si obbliga spesso con tali patti a mantenere una certa composizione del proprio patrimonio, dal punto di vista quantitativo o qualitativo. Il covenant poi è strutturato di solito in modo da attribuire al finanziatore dei poteri informativi, così da consentire di verificare il rispetto degli impegni. Infine, in caso di acclarata violazione delle obbligazioni, il patto in genere attribuisce al creditore poteri di reazione, che vanno dalla semplice esigibilità immediata del debito sino alla nomina di componenti degli organi societari del finanziato.
Covered bond. Obbligazioni garantite da attività destinate, in caso di insolvenza dell’emittente, al prioritario soddisfacimento
dei diritti degli obbligazionisti. Per quanto la loro disciplina vari da paese a paese, questi strumenti si contraddistinguono per il duplice livello di protezione costituito dal portafoglio di attività poste a garanzia e dall’obbligo di rimborso in capo all’emittente. Nell’ordinamento italiano la legge 30 aprile 1999, n. 130, disciplina la fattispecie delle obbligazioni bancarie garantite (art. 7-
bis). Lo schema operativo prevede la cessione da parte di una banca a una società veicolo di attivi di elevata qualità creditizia (crediti ipotecari e verso pubbliche amministrazioni) e l’emissione da parte di una banca, anche diversa dalla cedente, di obbligazioni garantite dalla società veicolo a valere sugli attivi acquistati e costituiti in un patrimonio separato. I profili applicativi della disciplina sono contenuti nel regolamento ministeriale n. 310 del 14 dicembre 2006 e nelle disposizioni di vigilanza della
Banca d’Italia del 15 maggio 2007, attuative del decreto del Ministro dell’economia e delle Finanze del 12 aprile 2007. Una fattispecie diversa è quella dei covered bond emessi da Cassa depositi e prestiti spa (vedi) mediante l’istituzione, in base alla legge a essa applicabile, di un patrimonio separato da quello generale della Cassa e da ogni altro patrimonio della specie.
Covered option. Termine con il quale viene indicata un'opzione call garantita dal sottostante. In questo caso il venditore della opzione ha in portafoglio il sottostante: se la opzione viene esercitata egli è tenuto a consegnare il sottostante a fronte del pagamento di un prezzo pari allo strike price.
Covered warrant. Opzione cartolarizzata, quotata nei mercati borsistici primari, che attribuisce il diritto di comprare o vendere una determinata attività finanziaria ad un determinato prezzo e ad una data stabilita.
Covered warrant (bis). Il covered warrant è uno strumento finanziario che attribuisce al portatore il diritto, ma non l'obbligo, di acquistare (call warrant) o di vendere (put warrant) l'attività finanziaria sottostante, a condizioni prestabilite, entro una certa data (warrant di tipo americano ) o a una certa data (warrant di tipo europeo). L'attività finanziaria sottostante può avere per oggetto tanto azioni, quanto indici, tassi d'interesse o di cambio. I covered warrant, a differenza dei warrant, non prevedono alla scadenza la consegna delle azioni a cui sono legati, ma il pagamento in denaro del differenziale tra il prezzo di mercato effettivamente raggiunto e il prezzo di esercizio del sottostante stabilito al momento dell'emissione del covered.
Covip. La Commissione di vigilanza sui fondi pensione nota ache con l'acronimo Covip, è un ente pubblico cui spetta il compito di regolare il mercato della previdenza complementare. La funzione che è chiamata a svolgere è essenzialmente quella di garantire ed assicurare la trasparenza e la correttezza nella gestione e nell'amministrazione dei fondi pensione e in genere delle forme previdenziali. La Covip, istituita nel 1993 con decreto legislativo n. 124 del 21 aprile, ha iniziato ad operare nella sua attuale configurazione - come persona giuridica di diritto pubblico - agli inizi del 1996. Il Decreto Lgs. n 0252 del 5 dicembre 2005, art. 18, disciplina i compiti della COVIP, contestualmente all'introduzione in Italia della previdenza complementare. La legge attribuisce direttamente alla Covip alcune funzioni specifiche:

  • autorizzazione dei fondi pensione ad esercitare la propria attività;
  • approvazione degli statuti e dei regolamenti delle forme previdenziali complementari;
  • tenuta dell'albo dei fondi pensione autorizzati;
  • vigilanza sulla corretta gestione tecnica, finanziaria, patrimoniale e contabile dei fondi pensione e sull'adeguatezza del loro assetto organizzativo;
  • assicurare il rispetto dei principi di trasparenza nei rapporti tra i fondi pensione ed i propri aderenti;
  • formulare proposte di modifica legislativa in materia di previdenza complementare;
  • predisporre annualmente una relazione sull'attività svolta, e sul mercato della previdenza complementare.

La Covip svolge anche un'attività ispettiva nei confronti degli enti previdenziali sottoposti alla sua vigilanza.
Credit crunch. Con il termine credit crunch (in italiano stretta del credito) si indica un calo significativo (o inasprimento improvviso delle condizioni) dell'offerta di credito al termine di un prolungato periodo espansivo, in grado di accentuare la fase recessiva. Il credit crunch avviene solitamente al termine della fase di espansione, quando le banche centrali alzano i tassi di interesse al fine di raffreddare l'espansione ed evitare il rischio inflazione, spingendo gli istituti di credito ad alzare i propri tassi di interesse e chiudendo l'accesso al credito per chi non può permettersi la spesa. In altri casi, può avvenire che, sull'onda di fallimenti bancari e ritiro della liquidità, le banche applichino una chiusura del credito per evitare esse stesse il fallimento. A seguito della stretta del credito, possono verificarsi fallimenti sia di banche che di imprese e famiglie debitrici. I mancati pagamenti che vengono a crearsi, e gli eventuali fallimenti, si traducono in pignoramenti dei beni ipotecati a garanzia dei crediti, e un aumento delle proprietà in capo alla banche. I crediti in sofferenza espongono gli istituti di credito a un rischio simile di pignoramenti o fallimento. Le proprietà acquisite restano nell'ambito degli istituti di credito, tenendo conto che i principali finanziatori di tali istitui sono eventualmente soggetti che svolgono lo stesso tipo di attività creditizia. Laddove la maggiore iniezione di liquidità proviene da un banca centrale, se questa è controllata dalle stesse banche alle quali presta denaro, il rischio di impresa degli istituti di credito è ridotto anche in caso di forti insolvenze dei loro clienti. In caso di fallimento di un istituto, che nel contempo controlla il suo principale creditore, questo potrebbe non esercitare le garanzie previste dalla legge a sua tutela. Il credit crunch si verificò particolarmente durante la crisi del 1929. Nel 2007 alcuni economisti hanno affermato che la crisi dei mutui subprime potrebbe portare ad un nuovo credit crunch.
Credit default swap. Vedi Cds.
Credit linked notes. Titoli negoziabili che incorporano un contratto derivato su crediti. Il pagamento degli interessi, o degli interessi e del capitale, viene a dipendere dal verificarsi o meno di uno o più eventi definiti credit events riguardanti la solvibilità di un soggetto terzo.
Crediti agevolati. Operazioni eseguite a tasso inferiore a quello di mercato in virtù di provvedimenti legislativi che dispongono un concorso agli interessi.
Crediti chirografari. Nella disciplina del fallimento sono i creditori sprovvisti di cause di prelazione (a esempio, pegno o ipoteca), che partecipano alla distribuzione dell'attivo tutti nella medesima percentuale ed in base all'ammontare del credito esistente al momento della dichiarazione di fallimento.
Crediti correnti. Denaro che deve essere ricevuto a breve scadenza dai clienti. Questo denaro costituisce una parte della liquidità a breve termine dell'impresa utilizzata per effettuare pagamenti più o meno immediati.
Crediti privilegiati. Nella disciplina del fallimento sono i creditori garantiti da privilegi, pegni e ipoteche che hanno diritto di prelazione rispetto agli altri creditori.
Crediti commerciali netti (accounts receivables). Crediti che l'azienda vanta nei confronti dei propri clienti come conseguenza della tradizionale forma di pagamento posticipato. Sono, normalmente, attività correnti.
Crediti in sofferenza (bad debts). Crediti la cui riscossione non è certa, sia per la scadenza che per ammontare. Per ovviare a questi rischi, solitamente le banche si tutelano accantonando a riserva parte del reddito di esercizio, detta per perdite su crediti. Quando un credito diviene inesigibile lo si cancella dalle scritture tramite un'appropriata movimentazione del conto di riserva relativo. Alcune banche sono ricorse alla cartolarizzazione dei crediti in sofferenza con effetti negativi per i mercati borsistici.
Crediti verso clienti. Crediti per cassa concessi ai clienti (imprese non bancarie, Stato, enti pubblici e famiglie) a qualunque titolo, a breve, medio e lungo termine. Sono esclusi i crediti di firma e gli altri impegni, nonché i crediti verso banche. Comprendono i conti correnti (saldi attivi), i mutui, le anticipazioni, i finanziamenti e i pronti contro termine; si riferiscono a crediti verso residenti in Italia e all'estero. Sono compresi sia i crediti in bonis (verso clienti ritenuti solvibili) sia i crediti dubbi costituiti dalle sofferenze (crediti verso soggetti in insolvenza anche se non accertata giudizialmente), dagli incagli (crediti verso soggetti ritenuti in temporanea difficoltà), dai crediti ristrutturati e in corso di ristrutturazione (dove la banca acconsente a modifiche delle condizioni originarie, a esempio mediante riscadenziamento subendo perdite) e dai crediti non garantiti verso Paesi a rischio. I crediti dubbi sono valutati sulla base della quota che gli amministratori ritengono di potere recuperare (quindi corrispondenti ai crediti nominali, depurati dei fondi svalutazione accantonati a titolo specifico). La stima di tale quota varia sia a seconda della maggiore o minore prudenza con la quale viene redatto il bilancio sia dal modello di valutazione eventualmente applicato dalla singola banca. Esiste talvolta un fondo svalutazione crediti generico, stanziato forfetariamente e portato in detrazione dei crediti in bonis a fronte delle partite che inevitabilmente diventeranno problematiche. Tipici i crediti scaduti e non pagati, che la banca non ritiene ancora incagliati.
Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti. Macroclasse A dell'attivo dello stato patrimoniale. Questi crediti riguardano le sottoscrizioni di capitale non ancora versate; per le società di capitale, a fronte di una sottoscrizione, il socio è obbligato a versare solo i tre decimi del capitale, ma si impegna a pagare il saldo a fronte di un "richiamo" della società. La separata indicazione della parte già "richiamata" è un'informazione utile per la chiarezza del bilancio.
Credito al consumo. È un prestito concesso individualmente per il finanziamento di un'impresa commerciale o per spese correnti.
Credito aperto. È un prestito concesso individualmente per il finanziamento di un'impresa commerciale o per spese correnti.
Credito a rischio (o Crediti in sofferenza) . Indica quei crediti la cui riscossione non è certa, sia per scadenza che per ammontare. Per ovviare a questi rischi, solitamente le imprese si tutelano accantonando a riserva parte del reddito di esercizio, detta per perdite su crediti. Quando un credito diviene inesigibile lo si cancella dalle scritture tramite un'appropriata movimentazione del conto di riserva relativo.
Credito commerciale. Tipo di finanziamento a breve termine del capitale circolante di un'impresa. Questo credito viene ottenuto dall'impresa sui fornitori, i quali potranno essere pagati trascorso un periodo di tempo variabile, durante il quale l'impresa utilizzerà il capitale che dovrà essere impiegato per i pagamenti.
Credito/debito da efficienza (CREDe). Differenza tra la spesa pubblica corrente attesa in caso di spreco uniforme e spesa pubblica corrente effettiva. Come tale dipende da due parametri: il tasso di spreco nell'erogazione di servizi (S1) e il tasso di spreco nella concessione di pensioni di invalidità (S2).
Credito/debito da parsimonia (CREDp). Differenza tra la spesa discrezionale attesa in caso di allocazionne solidaristica (proporzionalità alla popolazione) e la spesa discrezionale effettiva.
Credito/debito fiscale (CREDf). Differenza tra gettito effettivo e gettito atteso in caso di evasione uniforme.
Credito/debito totale (di un territorio) (CRED). Scostamento tra le risorse nette (entrate-spese) disponibili in caso di allocazione "giusta" e le risorse nette disponibili effettive. Tale credito (debito) aggregato può essere ricavato come somma di credito fiscale, credfito da efficienza, credito da parsimonia. CRED= CREDf+CREDe+CREDp.
Credito irrevocabile. Concessione di credito priva della possibilità di revoca o di modifica senza il chiaro consenso del beneficiario della stessa.
Credito overnight. Il ‘prezzo’ a cui le banche si fanno credito, a brevissimo termine, e che fa da punto di riferimento dell’intera struttura del costo dei finanziamenti a breve.
Credito stagionale. È la metodologia utilizzata dalla Banca centrale per intervenire in favore di enti soggetti a una forte stagionalità nella necessità di credito. Sono infatti concessioni di credito rese disponibili per una durata di tre mesi a quelle imprese che difficilmente riescono a recuperare fondi sul mercato monetario. Tale metodologia viene utilizzata dalle banche commerciali per finanziare imprese che periodicamente hanno bisogno di fondi o imprese con lunghi cicli di produzione come i cantieri navali.
Credito totale interno. Finanziamenti interni al settore non statale (vedi: Finanziamenti al settore non statale); debito del settore statale sull’interno.
Credito revolving. Viene definito come "Credito rotativo" e identifica il credito concesso da una banca a un suo cliente consistente nella possibilità riconosciuta a quest'ultimo di effettuare nuovi prelievi o nuovi acquisti, proporzionalmente alle somme già restituite.
Creditore chirografaro. Titolare di un credito nei confronti di un soggetto che abbia presentato istanza di fallimento, per il quale non possiede nessuna garanzia. Questo credito potrà essere soddisfatto esclusivamente quando saranno stati rimborsati tutti quei creditori che posseggono, per esempio, delle garanzie reali sui beni dell’insolvente.
Credit Outlook. Vedi Credit Watch.
Credit Watch. Le agenzie di rating solitamente intervengono periodicamente ad aggiornare la valutazione del merito creditizio degli emittenti. In generale gli "stati di allerta" delle agenzie riguardo all'aggiornamento dei rating sono indicati nel modo seguente: Il credit watch. Credit watch: un evento che può implicare una variazione del rating Il rating può apparire in credit watch quando è atteso o si è verificato un evento che richiede informazioni addizionali per giungere ad un rating action. Il credit watch può essere "positove" che indica che il rating può salire, o "negative" che indica che il rating può scendere. Il movimento può essere anche di diversi "notch". Se un credit Watch è "developing" significa che la situazione nuova non è chiara e il movimento potrebbe essere positivo o negativo, in funzione delle nuove informazioni. La revisione del rating verrà effettuata il prima possibile, normalmente entro 90 giorni. (Standard and Poor's). Il credit outlook. Credit outlook: indica il rating al verificarsi dello scenario alternativo In questo caso non è specificato alcun orizzonte temporale entro il quale la revisione di rating verrà effettuata. Gli outlooks hanno un orizzonte temporale più lungo dei credit watch, e incorporano trend o rischi le cui implicazioni per la qualità del credito sono più incerte. Mentre il rating riflette una opinione basata sullo scenario più probabile, l'outlook indica quale direzione il rating potrebbe prendere se non si verificasse. L'outlook può essere "positeve", "negative" o "stable". Esso abbraccia normalmente almeno un biennio. Il rating action. Rating action: comunicazione di variazione del rating. È l'annuncio relativo a una variazione del rating. Può essere un miglioramento (upgrade) o un peggioramento (downgrade); il rating action esprime una esplicita certificazione del rating implicito scontato nel periodo antecedente la migrazione dal mercato.
Crescita dei prezzi. È l’incremento dei prezzi di un mercato azionario nella sua globalità, generalmente misurato riferendosi all’andamento di indici generali come il Dow Jones.
Crescita economica. Procedimento di espansione in termini reali del reddito di un sistema economico.
Crescita trainata dai consumi. Espansione dell'attività economica, determinata dalla componente di domanda costituita dai consumi.
Crescita trainata dai servizi. Espansione dell'attività economica, determinata dal settore dei servizi.
Crescita trainata dalle esportazioni. Espansione dell'attività economica dovuta da un incremento nella esportazioni.
CRIF. Nel caso in cui a seguito di una richiesta di finanziamento presso un istituto bancario o finanziario, doveste aver riscontrare particolari problemi o ritardi o tergiversazioni, il vostro nominativo potrebbe essere stato inserito all'interno degli elenchi cattivi pagatori. L'elenco dei cattivi pagatori è detenuto dalle Centrali Rischi Private che possono essere consultate dagli istituti finanziari per la valutazione creditizia dei propri clienti. La principale di queste è il CRIF di Bologna. La Legge sulla Privacy prevede che ogni cittadino abbia il diritto di sapere se il proprio nome compare o meno negli archivi delle Centrali Rischi, e relativamente a quale operazione. Inoltre, qualora fossero decaduti i presupposti che ne hanno consentito l’inserimento, essi possono legittimamente pretendere la cancellazione dei propri dati.
Crisi alla scadenza. Problema di liquidità che può avere il prenditore alla scadenza di un prestito, cioè nel momento in cui ne deve rimborsare la parte capitale.
Crisi degli anni '30. La grande depressione, detta anche crisi del 1929, grande crisi o crollo di Wall Street, fu una drammatica crisi economica che sconvolse l’economia mondiale alla fine degli anni venti, con gravi ripercussioni durante i primi anni del decennio successivo. La depressione ebbe alla propria origine contraddizioni simili a quelle che avevano portato alla Crisi economica del 1873-1895. L’inizio della grande depressione è associato con la crisi del New York Stock Exchange (borsa di Wall Street) avvenuta il 24 ottobre del 1929 (giovedì nero), a cui fece seguito il definitivo crollo della borsa valori del 29 ottobre (martedì nero). La depressione ebbe effetti devastanti sia nei paesi industrializzati, sia in quelli esportatori di materie prime. Il commercio internazionale diminuì considerevolmente, così come i redditi delle persone fisiche, il gettito fiscale, i prezzi e i profitti. Le maggiori città di tutto il mondo furono duramente colpite, in special modo quelle che basavano la loro economia sull’industria pesante. Il settore edilizio subì un brusco arresto in molti paesi. Le aree agricole e rurali soffrirono considerevolmente in conseguenza di un crollo dei prezzi fra il 40 e il 60%. Le zone minerarie e forestali furono tra le più colpite, a causa della forte diminuzione della domanda e delle ridotte alternative d’impiego.
Crisi del 1873. La crisi ebbe inizio dopo il fallimento della grande banca newyorkese di Jay Cooke la quale diede il via a un'ondata di panico che si diffuse nell'economia americana e poi in tutti gli altri paesi industrializzati. Nel giro di pochi mesi la produzione industriale degli Stati Uniti cadde di un terzo per la mancanza di acquirenti mentre aumentava a dismisura la disoccupazione. Presto la crisi si diffuse anche in Gran Bretagna, Francia e Germania. La crisi si manifestò come una forte eccedenza di offerta sulla domanda; la domanda cioè non era in grado di assorbire l'offerta disponibile sul mercato. Era la prima manifestazione di una crisi economica moderna. Mentre infatti le crisi dell'ancien regime si manifestavano sotto forma di carestie (quindi crisi da sottoproduzione), il nuovo tipo di crisi che il mondo andava sperimentendo era una crisi di sovrapproduzione. L'indice più vistoso della crisi fu la caduta dei prezzi. La crisi può essere spiegata grazie a tre fattori:1. progresso tecnologico 2: aumento del numero di paesi industrializzati 3. imposizione di bassi salari. Ai paesi tradizionalmente industrializzati (Gran Bretagna, Belgio, Francia) si affiancarono nuove potenze con grandi capacità produttive (come Stati Uniti e Germania) e altri paesi a più lenta e tardiva industrializzazione (Italia, Russia, Giappone).La situazione peggiorò ulteriormente allorché si tentò di rispondere alla caduta dei prezzi con ulteriori riduzioni salariali, le quali provocarono nuove cadute dei consumi.
Crisi finanziaria asiatica degli anni '90. La Crisi asiatica fu una crisi finanziaria, a cui seguì una recessione, che interessò alcuni paesi dell'Est asiatico alla fine degli anni Novanta (a partire dal 1997): nata da una serie di speculazioni finanziarie che provocarono una forte svalutazione delle monete, la crisi provocò un ritiro dei capitali da parte degli investitori stranieri e delle banche, il che provocò un forte indebitamento da parte delle imprese e la conseguente recessione. L'inizio della crisi viene datata al 2 luglio 1997, quando la banca centrale della Thailandia, dopo una serie di attacchi speculativi, si rese conto di non poter più sostenere la parità della propria moneta e la lasciò fluttuare. Ciò innescò una crisi finanziaria locale che si trasformò in breve in un problema che investì altri stati: Malesia, Indonesia, Corea del Sud e Taiwan svalutarono le loro monete. Il ritiro dei capitali da parte degli investitori fece crollare i mercati azionari dell'area. La velocità con la quale la crisi si manifestò colse di sorpresa sia investitori che economisti. Le economie di questi paesi mostravano un tasso di crescita del 6-8 % annuo e un avanzo o pareggio di bilancio, non ci si spiegava quindi come ciò fosse accaduto, non essendo dovuto a errori di politica o panico finanziario. Una delle motivazioni cui viene attribuita tale fenomeno risiede nella fragilità del settore bancario e finanziario che, riducendo l'ammontare del credito disponibile per le imprese, accrebbe le probabilità di crisi, mettendo in evidenza come la liberalizzazione finanziaria aumenta la probabilità di una crisi bancaria.
Crisi inglese del 1720. La crisi del 1720 è detta anche bolla della South Sea Company (South Sea Bubble). La South Sea Company viene fondata nel 1711 con il fine di rilevare il debito pubblico inglese, che ammonta a 10 milioni di sterline. La società si accolla il debito pubblico inglese e in cambio riceve un interesse annuo pagato dallo stato e il monopolio dei commerci con le colonie spagnole nel Sud America. Per finanziare l'operazione la società emette, in diverse tranches, proprie azioni. Ogni emissione avviene a prezzi crescenti. L'euforia verso questo e altri collocamenti azionari avvenuti nello stesso periodo spinge verso l'alto il valore delle azioni, arricchendo gli amministratori della società e diversi uomini politici, possessori di azioni e di diritti sulle azioni della società. Ma se, a fronte di un interesse costante pagato dallo stato sul valore nominale del debito e di modestissimi commerci realizzati dalla società, ogni emissione avviene a prezzi sempre più elevati, ogni emissione di azioni si rivela meno conveniente delle precedenti (il rapporto utili/prezzo delle azioni diminuisce all'aumentare del prezzo). Così solo una illimitata e irrazionale fiducia sulle possibilità future di guadagno della società può giustificare la crescita costante dei prezzi delle azioni: si tratta dunque di una bolla speculativa, alimentata dal desiderio irrefrenabile di ottenere guadagni facili, da cospicui interessi degli amministratori e di uomini politici che impediscono qualsiasi regolamentazione delle emissioni. Come ogni bolla speculativa, nel momento in cui la domanda di titoli cessa di essere forte e, in questo caso, cessa di essere stimolata in tutti i modi dai dirigenti dell'impresa interessati a speculare sul prezzo delle azioni, quando scoppia le vittime sono tante. Tra queste anche il celebre scienziato Newton. Lo scoppio della bolla ha effetti dirompenti sull'economia e nel mondo della politica inglese. Dopo i tumulti viene varata una legge, il Bubble Act, che per circa un secolo, fino al 1826 vieta la libera costituzione di società per azioni, subordinandone la nascita all'esplicita concessione della Corona o del Parlamento inglese.
Criteri di convergenza. Requisiti fissati dal trattato di Maastricht per poter accedere all'unione economica e monetaria europea.
Criteri per la redazione del bilancio d'impresa. Nella redazione del bilancio devono essere soddisfatte alcune condizioni, come richiesto dal codice civile, che consentono di ottemperare al principio del quadro fedele (true and fair view). • Il bilancio, nelle sue tre componenti, deve essere redatto con chiarezza, veridicità e correttezza, deve rappresentare la situazione patrimoniale e finanziaria della società e indicare il risultato economico dell'esercizio. • Se le disposizioni di legge non sono sufficienti a dare una rappresentazione veritiera e corretta del bilancio sarà obbligatorio fornire le informazioni necessarie perché il bilancio risulti veritiero e corretto. • Se l'applicazione di una o più disposizioni di legge rende il bilancio non veritiero o non corretto, tali disposizioni non vanno applicate. La nota integrativa dovrà motivare la deroga e dovrà indicare l'influenza che essa ha sul bilancio. Gli eventuali utili derivanti dalla deroga devono essere iscritti in una riserva non distribuibile. • Il bilancio è redatto in unità di euro, senza decimali; la nota integrativa può essere compilata in migliaia di euro. • Nella redazione del bilancio devono essere osservati i princìpi di prudenza, continuità e competenza. La chiarezza della redazione è richiesta espressamente in quanto il bilancio è uno strumento atto a comunicare e ad informare. Essendo destinato a terzi, il bilancio deve essere comprensibile e trasparente, le singole poste devono essere indicate in modo che i potenziali "lettori" possano trarne informazioni fruibili. La veridicità del bilancio è un concetto che non va inteso nel senso dell'oggettività assoluta, spesso di difficile realizzazione, si pensi alle difficoltà nel quantificare esattamente, al 31 dicembre di ciascun esercizio, gli stati di avanzamento lavori, l'entità dei crediti, le scorte. Agli estensori è richiesta un'oggettività basata sulla buona fede e sul rispetto delle norme aziendali. La correttezza è legata alla veridicità e si concretizza nel rispetto delle norme giuridiche e delle regole tecnico - contabili. Per approfondimenti si rimanda al seguente testo. L'articolo 2423 bis del codice civile, stabilisce che nella redazione del bilancio devono essere osservati i seguenti ulteriori  princìpi:

  • La valutazione delle voci deve essere fatta secondo prudenza e nella prospettiva della continuità dell'attività imprenditoriale.
  • Si possono indicare esclusivamente gli utili realizzati alla data di chiusura dell'esercizio.
  • Si deve tener conto dei proventi e degli oneri di competenza dell'esercizio, indipendentemente dalla data dell'incasso o del pagamento.
  • Si deve tener conto dei rischi e delle perdite di competenza dell'esercizio, anche se conosciuti dopo la chiusura di questo.
  • Gli elementi eterogenei ricompresi nelle singole voci devono essere valutati separatamente.
  • I criteri di valutazione non possono essere modificati da un esercizio all'altro.
  • Deroghe al principio enunciato al comma precedente sono consentite in casi eccezionali. La nota integrativa deve motivare la deroga e indicarne l'influenza sulla rappresentazione della situazione patrimoniale e finanziaria e del risultato economico.

Criterio di cassa. Pratica contabile che evidenzia i costi e i ricavi di competenze dell'esercizio unicamente sulla base della reale movimentazione di fondi. In base a questa pratica, l'acquisto di un'immobilizzazione tecnica, che può essere usata per più esercizi, viene totalmente assorbito dall'esercizio in corso, dove è stato effettuato il pagamento.
CRO. Il Coefficiente di Remunerazione Ordinaria è un tasso di rendimento fissato dal Governo italiano sulla cui base viene calcolato la parte di reddito da sottoporre a tassazione agevolata secondo il sistema di Dual Income Tax.
Cross default. Alla lettera insolvenza incrociata è una clausola esistente nei contratti di finanziamento che prevede, nel caso in cui sia dichiarata l'insolvenza per una obbligazione, lo stato di insolvenza di tutti i rapporti posti in essere dall'intero gruppo. In questo modo si attenua il formalismo degli ordinamenti giuridici che prevedono una limitazione di responsabilità. Tale concetto si estende anche alle joint venture. L'espressione cross default divenne comune sui media italiani quando la Cirio nel 2002 non onorò una rata del suo debito. Sulla base della clausola del cross default furono dichiarate in insolvenza tutte le obbligazioni assunte dalle varie società dell'intero Gruppo Cirio. Lo stesso avvenne poi per Parmalat. (Vedi default)
Crowding out. Il crowding out (dall’inglese "sfollare") é l’effetto della domanda pubblica di natura autonoma in un sistema economico operante in regime di piena utilizzazione delle proprie risorse. Il soddisfacimento di tale domanda pubblica, implicherà un riduzione marginale (o totale) del soddisfacimento della domanda privata. In molti libri di testo accademici è definito anche come "effetto spiazzamento".

  • aumento tasse: riduzione delle disponibilità per i privati
  • emissione debito pubblico: riduzione finanza per privati ed innalzamento dei costi di indebitamento
  • acquisto di beni da parte della PA in libero mercato

Il termine crowding out é legato alla discussione tra monetaristi e keynesiani, e si centra sulla diversa rilevanza attribuita alla eventuale situazione di sottoutilizzazione della capacità produttiva del sistema in oggetto.
CSD. Un CSD (Central Securities Depository) è un'istituzione finanziaria che, dietro pagamento di una commissione, effettua tutte le operazioni collegate al deposito di titoli che appartengono a un determinato soggetto partecipante. Monte Titoli svolge, in Italia, le funzioni di depositario centrale di strumenti finanziari nonché di gestore dei servizi di liquidazione e regolamento delle operazioni in titoli. Qualsiasi tipo di strumento finanziario, italiano o estero, rappresentato da titoli può essere accentrato presso il CSD e regolato a mezzo di scritture contabili senza alcuna movimentazione fisica dei titoli (poiché la quasi totalità dei titoli accentrati è gestita in forma dematerializzata). Ai servizi offerti dal CSD possono accedere operatori italiani o esteri, in qualità di partecipanti diretti (ossia che accedono direttamente al sistema per conto proprio o per conto di un terzo committente) o indiretti (ossia che possono accedere al sistema solo per il tramite di una altro aderente diretto). La modalità di accesso remoto è utilizzata da un soggetto estero (sia esso un intermediario o un sistema) per accedere al sistema in qualità di partecipante diretto.
Cto. Ctz. (Vedi: Certificati del Tesoro).
Cuius commoda, eius et incommoda. Alla lettera chi trae vantaggio da una situazione, deve sopportarne anche i pesi è una espressione latina che indica il principio che gli oneri devono essere a carico di chi gode dei benefici di un bene. Applicazioni di questo principio si trovano, ad esempio, nel diritto italiano, nell'articolo 2049 che attribuisce ai padroni e ai committenti la responsabilità per i danni arrecati dal fatto illecito dei commessi nell'esercizio delle incombenze a cui sono adibiti. Secondo questo stesso principio la responsabilità di chi non trae un corrispettivo dalla propria attività è particolarmente attenuata. Proprio perché non ha goduto i commoda, all'ordinamento giuridico non pare equo far pesare gli incommoda quando sono palesemente sproporzionati. Si veda il caso del deposito, dove in base al capoverso dell'articolo 1768 c.c. se il deposito è gratuito, la responsabilità è valutata con minor rigore. Analogamente il mandatario (il cui rapporto si presume oneroso ex art 1709) è tenuto a eseguire il mandato con la diligenza del buon padre di famiglia, ma se il mandato è gratuito, la responsabilità per colpa è valutata con minor rigore. Se coesiste, invece un soggetto che ha goduto i commoda, sicuramente nei suoi esclusivi confronti la responsabilità verrà valutata secondo i criteri ordinari e non secondo quelli attenuati
Cumulative VAMI. VAMI=Value Added Monthly Index Valore cumulato dell'investimento iniziale (pari a $ 1000). E' lo standard per valutare la performance degli investment o fund managers. Indica il valore che un gestore ha aggiunto all'investimento attraverso un indice cumulativo al lordo di dividendi/cedole o di interessi che esclude tasse e commissioni. E' utile per fare comparazioni.
Cuneo. In analisi tecnica è una formazione grafica data dall'intersezione di linee, in prossimità della quale si prevede un'impennata o un crollo delle quotazioni.
Curatore fallimentare. Per quanto concerne il curatore, consapevole dell’accrescimento delle sue responsabilità (si veda, in proposito, il nuovo art. 38 l.fall), il riformatore ha affiancato alle preesistenti incompatibilità connesse a rapporti con il fallito, alcuni specifici requisiti che attestino la professionalità e le capacità del soggetto da nominare, tanto che è riservato al tribunale, nel provvedimento di nomina, il compito di indicare le specifiche caratteristiche e attitudini del curatore scelto. In merito ai poteri del curatore che, per quanto attiene all'esercizio delle sue funzioni, è pubblico ufficiale, a costui è affidata l'amministrazione del patrimonio fallimentare e il compito di porre in essere tutte le operazioni della procedura di propria competenza, ferme restando le funzioni di vigilanza del giudice delegato e del comitato dei creditori. Il curatore non può stare in giudizio senza l'autorizzazione del giudice delegato (salvo i casi indicati nell’art. 31 l.fall.) ed esercita personalmente le funzioni del proprio ufficio, anche se il giudice delegato può autorizzarlo a conferire delega a terzi, in relazione a singole operazioni. Per quanto riguarda gli atti di straordinaria amministrazione, ai sensi dell’art. 35 l.fall., il curatore necessita dell’autorizzazione del comitato dei creditori, che si pronuncerà, prevalentemente, sul merito delle scelte che intende compiere. Compito specifico del curatore, poi, è quello di presentare al giudice delegato, entro sessanta giorni dalla dichiarazione di fallimento, una relazione particolareggiata sulle cause e circostanze del fallimento, sulla diligenza spiegata dal fallito nell'esercizio dell'impresa, sulla responsabilità del fallito o di altri e su quanto può interessare anche ai fini dell'istruttoria penale (per approfondimenti sul contenuto di tale relazione, si veda il nuovo testo dell’art. 33 l.fall.). Oltre alle varie attività indicate dalla legge, altro documento fondamentale che spetta al curatore compilare è il c.d. “programma di liquidazione”, di cui all’art. 104ter l.fall.
Current ratio. Il current ratioo indice di disponibilità è il rapporto tra attività correnti e passività correnti, valori ricavabili dal bilancio riclassificato secondo i princìpi della liquidità - esigibilità (vedi stato patrimoniale riclassificato); l'indice può essere, quindi, espresso come:

Liquidità immediata + Liquidità differita + Rimanenze
Passività correnti

In genere i testi anglosassoni sostengono che valori dell'indice prossimi a 2 denotano una buona situazione di liquidità. La pratica insegna, peraltro, che valori tra 1 e 2 possono essere considerati soddisfacenti e che il grado di soddisfazione dipende, sia dal settore in cui opera l'impresa, che dai valori storici. È necessaria una notevole professionalità nell'interpretare questo, come ogni altro indice, in un'impresa; esiste infatti un'ampia gamma di condizioni, nei diversi settori merceologici, che escludono la possibilità di creare dei modelli rigidi. Alcune imprese operano ottimamente con indici di liquidità che sarebbero sintomo di crisi per altre.
Ad esempio, alcune aziende devono mantenere alti i livelli delle scorte e hanno cicli di produzione molto lunghi, mentre altre non hanno scorte e, per di più, ricevono più credito di quanto ne concedano. Un singolo indice isolato dice poco; è necessario invece adottare una metodologia che consenta utili confronti. La metodologia può prevedere l'utilizzo di più fonti, come, ad esempio, dati e tendenze storiche, bilanci di concorrenti, dati pubblicati su riviste specializzate. Giova notare che il current ratiosi basa anche sulla componente meno liquida delle attività correnti, cioè il magazzino o quanto meno quelle scorte permanenti che potrebbero essere considerate immobilizzazioni cautelative.
Curva BP. La curva BP, in economia e finanza, è il luogo geometrico dei punti nei quali il tasso d'interesse (r) e il livello del reddito (Y) portano in equilibrio la bilancia dei pagamenti.

Curva BP
La curva ha (in caso di mobilità dei capitali imperfetta) un andamento crescente. Per spiegare questo andamento si può fare riferimento al grafico. Quando il reddito aumenta (ceteris paribus), l'equilibrio si sposta del punto E al punto P. In questo caso ci troviamo in un punto in cui la bilancia dei pagamenti è in passivo, in quanto sono aumentate le importazioni e, nel punto P, non sono compensate da un adeguato ingresso di capitali. Per far sì che questi capitali entrino nel paese in questione, bisognerà attirarli con prospettive di rendimento migliori e, cioè, con rialzi del tasso d'interesse. L'ingresso di capitali (con un peggioramento delle passività finanziarie nette sull'estero) ci porta nella posizione E', che è una posizione di equilibrio. Nel caso in cui il reddito diminuisce (sempre ceteris paribus), l'equilibrio si sposta nel punto A, cioè in un punto in cui vi è un attivo della bilancia dei pagamenti. Visto il surplus commerciale è possibile avere un equilibrio della bilancia dei pagamenti con un tasso di interesse minore (che comporta minori oneri finanziari per gli indebitati). Questo porterà la situazione in equilibrio nel punto E''.
Curva dei rendimenti. Visualizzazione grafica del rendimento dei titoli obbligazionari con scadenze variabili nel tempo. La curva viene tracciata collocando la durata residua del titolo nell'asse orizzontale e la percentuale di rendimento in quella verticale. Una curva che presenta i rendimenti a lungo termine maggiori rispetto a quelli a breve viene detta positiva, mentre quella in cui i rendimenti a breve sono superiori a quelli a lungo termine viene definita invertita o negativa.
Curva dei rendimenti invertita. Funzione rappresentativa di una situazione di mercato in cui i rendimenti sono elevati in relazione agli strumenti a breve termine e ridotti relativamente a quelli a lungo termine.
Curva dei rendimenti negativa. (Vedi Curva dei rendimenti invertita).
Curva dei rendimenti positiva. Funzione rappresentativa delle scadenze dei tassi di interesse in cui i rendimenti di mercato appaiono ridotti per gli strumenti a breve termine ed elevati per quelli a lungo termine.
Curva di domanda. La curva di domanda indica la relazione che esiste fra la quantità di un dato bene ed il suo prezzo.Identifica, per ogni livello del prezzo (misurato sull'asse delle ordiante), qual'è la quantità (misurata sull'asse delle ascisse) che i consumatori sono disposti ad acquistare. La quantità domandata è funzione del prezzo, e si scrive, D = f(p). Questa è una funzione in genere decrescente : la quantità domandata aumenta se il prezzo diminuisce. La curva di domanda quindi mette in luce la relazione decrescente tra la quantità domandata D e il suo prezzo p. Ma la quantità domandata dipende anche da:

  • Reddito disponibile: generalmente quando aumenta il reddito a disposizione aumenta anche la domanda del bene considerato, se il suo prezzo si mantiene stabile; l’eccezione riguarda i beni "inferiori"
  • Prezzi degli altri beni: generalmente il la domanda di un bene (burro) cala quando il prezzo di un bene sostituibile (margarina) diminuisce, anche se il prezzo del primo bene resta immutato; inoltre la domanda di un bene (zucchero) aumenterà quando il prezzo di un bene complementare (caffè) diminuisce
  • Variazione dei gusti e delle preferenze: ovviamente un prezzo che diviene "di moda" vedrà aumentare la sua domanda anche se il prezzo resta invariato.

Se una di queste condizioni varia, la curva di domanda si sposta:

  • un aumento di domanda in corrispondenza di ciascun livello di prezzo implica che la curva di domanda si sposta verso destra;
  • una diminuzione della domanda in corrispondenza di ciascun livello di prezzo comporta un o spostamento della curva verso sinistra.

Curva di Laffer. Vedi sotto il grafico. La curva di Laffer è una curva a campana che mette in relazione l'aliquota di imposta (asse delle ascisse) con le entrate fiscali (asse delle ordinate) che l'economista dell'università della South California (USA) impiegò per convincere l'allora candidato repubblicano alle presidenziali del 1980, Ronald Reagan, a diminuire le imposte dirette. Secondo Laffer esisteva un'aliquota, corrispondente all'ascissa del punto più alto della curva a campana, oltre la quale un aumento delle imposte avrebbe disincentivato l'attività economica e quindi ridotto il gettito. Oltrepassata l’aliquota ottimale il gettito fiscale tende a diminuire per tre fenomeni: evasione, elusione, sottrazione.

Curva di laffer

L’evasione consiste nel dichiarare un imponibile minore rispetto a quello reale con lo scopo di pagare meno imposte. L’elusione consiste nel “truccare” la natura dell’operazione con lo scopo di beneficiare di minori imposte. A differenza dell’evasione l’elusione non si presenta come illegale; essa infatti formalmente rispetta le leggi vigenti, ma le aggira nel loro aspetto sostanziale frustrando il motivo per il quale sono state approvate. A esempio, se le imposte sulla vendita di un immobile sono del 35% e quelle sulla vendita di azioni del 20%, il possessore dell'immobile può conferirlo in una società per azioni al solo scopo di vendere poi le azioni della società proprietaria dell'immobile con fortissimo risparmio fiscale. La sottrazione consiste nel sottrarre l’imponibile dalla tassazione eliminandolo o spostandolo. È l'effetto di cui gli economisti della supply side economics (cioè politica dell’offerta) più si preoccupavano. L’offerta è composta dalla produzione delle imprese, il reddito derivante dall’allocazione di tale produzione è soggetto a imposta. Per sottrarre l’imponibile è necessario non produrre più questo reddito, o produrlo altrove. In entrambe i casi l’effetto è un calo della produzione globale e cioè della crescita del paese in questione. Alcuni fiscalisti, in base a questa curva, propongono il ritorno ad un sistema di tassazione ad aliquota unica (flat-tax), pari al valore ottimo che massimizza il gettito fiscale. Il problema, però, è duplice: 1. La flat-tax, tutti pagano lo stesso, appare ingiusta, in quanto obbliga i meno abbienti a pagare quanto i ricchi. 2. Calcolare a priori quale sia l'optimum per un dato sistema fiscale richiede una conoscenza troppo dettagliata delle psicologie individuali, ossia quanto ognuno ritiene "giusto" pagare, e non è detto che un sistema a più aliquote sia più valido di uno ad aliquota unica. Gli USA, nel 1980, si trovavano, secondo Laffer e secondo gli economisti della supply side economics, a destra di tale punto. Ragion per cui una riduzione delle aliquote avrebbe prodotto un aumento dell'attività economica e quindi delle entrate fiscali. Mancava tuttavia una qualsiasi evidenza empirica di tale tesi. Quando il presidente USA Ronald Reagan ridusse le imposte, coerentemente con le previsioni, le entrate fiscali diminuirono in rapporto al Pil, e avendo contemporaneamente aumentato spropositatamente la spesa pubblica, esplose il deficit pubblico degli Stati Uniti. La colpa del deficit, dunque fu sia della Curva di Laffer, che non ha funzionato, ma anche della cattiva amministrazione usa.
Curva di Phillips. L'economista neozelandese Alban William Phillips, nel suo contributo del 1958 The relationship between unemployment and the rate of change of money wages in the UK 1861-1957 (La relazione tra disoccupazione e il tasso di variazione dei salari monetari nel Regno Unito 1861-1957), pubblicato su Economica, osservò una relazione inversa tra le variazioni dei salari monetari e il livello di disoccupazione nell'economia britannica nel periodo preso in esame. Analoghe relazioni vennero presto osservate in altri paesi e, nel 1960, Paul Samuelson e Robert Solow, a partire dal lavoro di Phillips, proposero una esplicita relazione tra inflazione e disoccupazione: allorché l'inflazione era elevata, la disoccupazione era modesta, e viceversa. L'economista statunitense Irving Fisher, già negli anni '20 aveva proposto una relazione simile a quella descritta dalla Curva. Tuttavia, la versione originariamente proposta da Phillips descriveva il comportamento dei salari monetari, comunque strettamente connessi all'inflazione. A motivo di ciò, secondo alcuni, la curva di Phillips dovrebbe essere più propriamente chiamata curva di Fisher. Negli anni immediatamente successivi al contributo del 1958 di Phillips, diversi economisti nei paesi maggiormente industrializzati furono convinti del fatto che i risultati di Phillips indicassero una relazione stabile, permanente, tra inflazione e disoccupazione. Un'implicazione di questa conclusione per la politica economica sarebbe stata che i governi avrebbero potuto controllare inflazione e disoccupazione, tramite una politica Keynesiana, dovendo semplicemente risolvere un problema di trade-off tra i due obiettivi della politica economica, scegliendo un punto sulla curva di Phillips dove posizionare il sistema economico. Vedi figura.

Curva di Phillips

Tuttavia nel 1970, molti Paesi sperimentarono elevati livelli di inflazione e disoccupazione; fenomeni noti con il termine di stagflazione. Le teorie basate sulla curva di Phillips non erano quindi in grado di giustificare tale osservazione, e la curva di Phillips divenne oggetto di attacchi da parte di un gruppo di economisti, capeggiato da Milton Friedman, secondo i quali l'evidente fallimento delle politiche basate sulla curva richiedesse il ritorno a politiche economiche non interventiste, di libero mercato. E per questo l'idea che sussistesse una relazione semplice, prevedibile e persistente tra inflazione e disoccupazione fu abbandonata da gran parte dei macroeconomisti.
Custodia titoli. Nuovo tipo di servizio con il quale la banca si impegna a custodire quote dei fondi comuni mobiliari di proprietà dei propri clienti.



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D - E


Data corta. Esecuzione di operazioni finanziarie di vario genere la cui data di scadenza sia inferiore al mese.
Data dell'operazione. Giorno di esecuzione di una data operazione.
Data di chiusura. Data nella quale il ricavato di un'emissione di notes o bonds viene accreditato all'emittente, e in cui quest'ultimo effettua la consegna dei titoli.
Data di consegna. Il giorno nel quale un contratto future deve essere eseguito. È il giorno in cui il venditore deve consegnare i beni sottostanti al contratto future. Nel mercato dei cambi, il giorno in cui deve avvenire la consegna di un ammontare prefissato in divisa estera a un cambio fissato precedentemente.
Data di emissione. È la data in cui viene emesso un prestito obbligazionario, a partire dalla quale iniziano a decorrere gli interessi sui titoli.
Data di esecuzione. Data in cui un contratto viene eseguito. Per le emissioni di titoli, l'istante a partire dal quale le offerte di titoli sottoscrivibili possono essere effettuate al pubblico, solitamente dopo 20 giorni dal momento in cui è stata presentata la domanda alle autorità di borsa.
Data di inizio. È il giorno dal quale si inizia a calcolare il rateo d'interesse su obbligazioni di nuova emissione.
Data di offerta. Sono i giorni in cui vengono distribuite ai membri di un consorzio le quote di una nuova emissione di obbligazioni.
Data di pagamento. È la data in cui i membri di un consorzio di emissione sono tenuti a versare il corrispettivo della loro quota al lead manager. È anche la data di pagamento degli interessi e la data di rimborso di un prestito. Infine, indica la data in cui deve avvenire un regolamento di una transazione sul mercato secondario.
Data di regolamento. Data nella quale le operazioni di regolamento di un'operazione finanziaria devono essere state soddisfatte da entrambe le parti. Per esempio, negli Stati Uniti la data di esecuzione di una compravendita di titoli è di cinque giorni dopo la data di sottoscrizione del contratto.
Data di scadenza. È il giorno in cui chi ha emesso un prestito obbligazionario è obbligato a riborsare il capitale e l'eventuale ultima cedola d'interessi. Per data di scadenza si intende anche il giorno in cui è dovuta le restituzione del capitale e degli interessi su un finanziamento di mercato monetario.
Data ex dividendo. È il giorno in cui un titolo viene quotato ex dividendo, e quindi non contiene più il diritto alla riscossione del dividendo. L'Ex dividend rate, negli Stati Uniti, è solitamente tre settimane prima dell'effettivo pagamento del dividendo.
Data room. Una data room è organizzata da un'impresa in cerca di un finanziamento. Prima di concedere un finanziamento qualunque investitore vuole vedere tutti i contratti, i documenti, le tasse pagate e altri documenti significativi dell'impresa richiedente. Questi possono essere messi a disposizione fisicamente in una stanza (data room) o virtualmente in modalità informatica (virtual data room). Il periodo di data room è l'intervallo di tempo nel quale l'impresa mette a disposizione dei potenziali finanziatori (o acquirenti) tutti i propri dati sensibili.
Data spezzata. Nel mercato dei cambi, data di scadenza di un'operazione qualsiasi che non corrisponde a una delle scadenze comuni, trattate normalmente. Per esempio un periodo di 40 giorni, intermedio alle scadenze classiche di un mese e due mesi.
Data stacco. E' la data in cui è previsto il pagamento della cedola in corso.
Data stacco cedola futura. E' la data in cui è previsto il pagamento della cedola futura.
Data valuta. Il giorno in cui devono essere resi realmente disponibili i fondi in una transazione finanziaria o commerciale. Il saldo positivo in un conto corrente bancario per una precisa data/valuta permette al titolare di poter disporre di quei fondi lo stesso giorno. Sui mercati finanziari la data valuta viene posticipata, rispetto alla data di stipula del contratto, di uno o più giorni. Per esempio nel mercato dei cambi la valuta viene normalmente fissata due giorni lavorativi dopo la data corrente (spot).
Dax. Indice della Borsa valori di Francoforte; viene calcolato giornalmente.
Day-trader. Neologismo che identifica chi dedica parte della giornata a comprare e vendere titoli; si riferisce in particolare agli operatori che via computer, da casa o dall'ufficio, aprono e chiudono le posizioni nell'ambito di una stessa giornata.
Dealer. Intermediario finanziario che opera sia in proprio sia per conto terzi.
Debiti (bilancio). Macroclasse D del passivo dello stato patrimoniale. Nella categoria debiti sono elencate, con separata indicazione delle quote scadenti entro o oltre l'esercizio successivo, tutte le forme di finanziamento attive al momento della redazione dello stato patrimoniale. 1) Obbligazioni. Debiti obbligazionari emessi dalla società, ad esclusione dei debiti obbligazionari convertibili. 2) Obbligazioni convertibili. Obbligazioni che al momento della scadenza possono essere, a scelta dell'investitore, rimborsate o convertite in azioni. 3) Debiti verso soci per finanziamenti da parte loro. 4) Debiti verso banche. Raccoglie tutti i debiti verso le banche, sia di breve termine (ad esempio, lo scoperto di conto corrente), sia di medio lungo termine (ad esempio, i mutui). 5) Debiti verso altri finanziatori. Debiti verso finanziatori diversi dalle banche come società finanziarie o persone fisiche. 6) Acconti. Anticipi ottenuti da clienti a fronte di future forniture di merci o servizi. 7) Debiti verso fornitori. Fatture passive ancora da pagare a fronte della fornitura di merci o servizi già acquisiti. 8) Debiti rappresentati da titoli di credito. Debiti che hanno come supporto giuridico una cambiale o altro titolo di credito. 9), 10), 11) Debiti verso imprese controllate, collegate, controllanti. 12) Debiti tributari. Debiti verso l'amministrazione dello stato diversi dal fondo imposte (ad esempio, saldo delle tasse di competenza dell'anno, IVA da versare). 13) Debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale. Debiti maturati nei confronti di enti previdenziali e assistenziali per la parte di oneri sociali a carico dell'impresa e per le ritenute effettuate nei confronti dei dipendenti. 14) Altri debiti. Voci che non hanno riscontro tra quelle precedentemente elencate. Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Debiti correnti. Denaro tenuto in un conto a vista dovuto ai creditori per forniture comprensive di beni e servizi. Il rapporto tra questa somma e la totalità dei pagamenti da effettuare, viene utilizzato come indice per valutare la correttezza della gestione finanziaria.
Debito. In diritto è detto debito l'obbligo giuridico di eseguire una determinata prestazione, suscettibile di valutazione economica, a favore di un soggetto determinato (creditore). Inteso in senso soggettivo il debito rientra nella più ampia categoria del dovere giuridico e si distingue dunque dalla facoltà la quale lascia alla volontà libera scelta, non ponendole esigenze di sorta. Il diritto soggettivo correlato al debito è detto credito.

Esistono diverse tipologie di debito:

  • Debito pubblico: è l'ammontare delle passività assunte dallo Stato attraverso gli atti della pubblica amministrazione.
  • Debito estero: debito che un Paese contrae verso soggetti, sia pubblici che privati, appartenenti ad altri Paesi.
  • Debito a breve termine: debito che sarà rimborsato entro l'anno. Tali debiti sono annotati a bilancio tra le passività correnti.
  • Debito ad autorimborso: titolo obbligazionario che assicura il pagamento delle cedole e il rimborso finale del capitale tramite i proventi dall'attività economica che ha finanziato. Un esempio è dato dal pagamento periodico delle cedole di un titolo con proventi dell'esercizio di un'opera pubblica costruita per mezzo dei fondi derivanti dall'emissione del titolo stesso.
  • Debito corrente: si tratta di titoli che rappresentano l'indebitamento, per esigenze di carattere operativo di un'impresa o di un'autorità pubblica, di solito rinnovati man mano che raggiungono la scadenza. Durano solitamente tra i sei mesi e i cinque anni.
  • Debito pro capite: è il debito totale emesso da un'autorità pubblica diviso per la popolazione residente.
  • Debito garantito: è un debito assistito da determinate garanzie del debitore o di terzi.
  • Debito non garantito: si tratta di un debito non assistito da alcuna garanzia particolare.
  • Debito privilegiato: debito che in caso di insolvenza di un'impresa viene rimborsato in via prioritaria.
  • Debito subordinato: è un tipo particolare di debito, che in caso di insolvenza di un'impresa, deve essere rimborsato in via subordinata rispetto ai debiti privilegiati.

Finanziariamente il debito è utilizzato come leva per accrescere la profittabilità delle imprese qualora sia positivo lo spread fra tassi attivi e passivi, ovvero fra redditività dell'attivo netto (misura della redditività dell'investimento produttivo) e oneri finanziari. La riscossione di un debito è subordinata alla soddisfazione di alcuni requisiti quali pignorabilità del bene, sussistenza del credito, regolarità delle notifiche. I debiti sono denominati nella valuta del paese nel quale l'impresa ha collocato la sua sede legale, indipendentemente dalla moneta nella quale il creditore ha erogato il prestito. Pertanto, dai bilanci delle imprese è evidenziato il rischio di cambio al quale l'azienda potrebbe essere esposta.
Debito al consumo. Il debito al consumo è il debito contratto dalle persone fisiche o dalle famiglie per sostenere i consumi anziché gli investimenti. La peculiarità di questo debito, che lo differenzia ad esempio rispetto ai debiti per l'acquisto di immobili, è che a fronte di una passività finanziaria non viene scritta nel bilancio della famiglia nessuna attività, in quanto ciò che viene acquistato con il debito è destinato ad essere consumato in un breve lasso di tempo. Il debito al consumo viene contratto dai cosidetti consumatori attraverso gli strumenti di credito al consumo
Debito pubblico. Con il termine (senza ulteriori specificazioni) si intende generalmente la consistenza delle passività finanziarie del settore delle Amministrazioni pubbliche come definita ai fini della procedura per i disavanzi eccessivi (Trattato sulla UE e regolamento CE 22.11.1993, n. 3605; cfr.: Note metodologiche).
Debt ratio. E' l'indice di indebitamento che serve a valutare la solidità patrimoniale e conseguentemente finanziaria di un'impresa. Il Debt ratio si ricava dal rapporto fra mezzi propri e capitale investito di una società.
Decisione di finanza pubblica. Il ciclo della programmazione prende avvio con la Decisione di finanza pubblica (DFP), che sostituisce il Documento di programmazione economica e finanziaria (articolo 10). Essa, ampliando il precedente quadro informativo, espone, almeno per il triennio successivo: gli obiettivi di politica economica e il quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica; le previsioni tendenziali a legislazione vigente del conto economico della pubblica amministrazione, del saldo di cassa e del debito, sia complessivi che articolati per i sotto settori istituzionali; gli obiettivi programmatici dei saldi e del debito, per il complesso delle amministrazioni pubbliche e per i suoi sottosettori, al netto e al lordo degli interessi e delle misure una tantum, espressi in percentuale del Pil. La DFP illustra la manovra necessaria a conseguire per ciascun anno del triennio gli obiettivi prefissati e indica gli eventuali disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica da presentare alle Camere entro il successivo mese di febbraio. In coerenza con gli obiettivi di finanza pubblica e con il contenuto del Patto di convergenza, di cui all'articolo 18 della legge n. 42 del 2009, essa indica il contenuto del Patto di stabilità interno e delle sanzioni per gli enti territoriali in caso di mancato rispetto di quanto previsto dal Patto di stabilità medesimo. Completa il quadro di riferimento l'indicazione di massima delle risorse finanziarie necessarie a confermare per il periodo di programmazione gli impegni e gli interventi di politica economica e di bilancio per i principali settori di spesa (politiche invariate), nonché, a fini conoscitivi, il valore atteso del prodotto potenziale e degli indicatori strutturali programmatici del conto economico delle amministrazioni pubbliche. Al fine di assicurare il coordinamento con tutti i livelli di governo, la definizione del documento di programmazione inizia il 15 luglio con l'invio alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica e alle Camere delle linee guida per la ripartizione degli obiettivi di bilancio. Acquisito il parere della suddetta Conferenza entro il 10 settembre, lo schema di Decisione di finanza pubblica è dunque inviato al Parlamento (15 settembre) per le conseguenti deliberazioni parlamentari. Lo spostamento a settembre della presentazione del documento consente di definire con maggiore accuratezza e stabilità il quadro previsivo all'interno del quale collocare la manovra di finanza pubblica.
Declassamento (Downgrading). Revisione, in senso negativo, operata da una società di rating del grado di affidabilità creditizia attribuito a un mutuatario, ad una società o ad un titolo.
Decreto milleproroghe. Si intende nel gergo politico-giornalistico italiano un decreto legge del Consiglio dei ministri volto a prorogare o risolvere disposizioni urgenti entro la fine dell'anno in corso.
Deep IN/OUT of the money. Espressione usata nei riguardi di contratti di option con un'evidente differenza fra il prezzo di esercizio dell'opzione e quello corrente dello strumento sottostante. Una call option viene definita "in the money" nel caso il prezzo di esercizio sia inferiore a quello di mercato dello strumento, per una put option abbiamo il caso inverso.
Default. Nell'ambito della finanza viene definita come situazione di default l'incapacità tecnica di un emittente (di obbligazioni a esempio) di rispettare le clausole contrattuali previste dal regolamento del finanziamento.

Il default può essere formale o sostanziale:

  • Formale, laddove un'emittente non rispetti determinati indici di copertura o partimoniali tali per cui il prestito potrebbe subire una significativa modifica del proprio merito di credito;
  • Sostanziale allorché un'emittente non è materialmente in grado di corrispondere le rate di interesse o di rimborso del capitale alla naturale scadenza di ciascuna.

Deficit (o disavanzo). 1. Deficit è il termine che indica la situazione economica di un'impresa nella quale i costi superano i ricavi, o di un ente pubblico nel quale le uscite superano le entrate. 2. L'uso più frequente del termine deficit riguarda il settore pubblico dove si parla di deficit pubblico con riferimento alla differenza (ciascun anno) tra i costi della amministrazione statale e le entrate derivanti dalle imposte dirette e indirette versate da imprese e singoli cittadini. Le dimensioni del deficit pubblico vengono solitamente prese in considerazione in rapporto al PIL, per diverse ragioni. Anzitutto si vuol mettere in relazione il deficit con la capacità di produrre ricchezza e quindi di ripagare il debito che si accumula per effetto della presenza di più deficit. Nel caso di deficit pubblici il rapporto deficit/PIL rappresenta un indicatore più semplice da usare per fare confronti internazionali. L'uso dei valori assoluti sarebbe fuorviante, risultando tanto più elevato quanto più grande è lo stato in deficit e non solo quanto meno virtuoso è lo stato stesso. Infine il rapporto deficit/PIL non risente del processo inflativo, mentre se si confrontano i valori dei deficit bisognerebbe correggerli per tener presente il fenomeno inflativo. Per quanto riguarda l'Unione Europea gli accordi di Maastricht hanno definito un 'patto di stabilità' per cui è stato imposto ai paesi che li hanno sottoscritti di contenere il deficit pubblico entro la soglia del 3% del PIL.
Deficit commerciale. Il saldo della bilancia commerciale di uno Stato. Questo valore è equivalente alla differenza tra esportazioni e importazioni; viene detto surplus quando il saldo è positivo, mentre quando è negativo viene detto deficit.
Deficit delle partite correnti. Quando una nazione realizza un deficit di parte corrente nel proprio bilancio significa che sta importando piu' beni e servizi di quanti ne sta esportando. Quindi si sta indebitando con altri paesi. Tuttavia non è detto che si tratti di una cosa negativa: l'indebitamento, infatti, puo' servire a finanziare degli investimenti. E il rendimento di questi ultimi potrà quindi ripagare il debito contratto.Diverso quando l'indebitamento con stati esteri serve a finanzire consumi o spesa pubblica. In quest'ultimo caso la capacità di ripagare il debito risulta minore (in quanto manca il rendimento dell'investimento, come nel caso di finanziamento precedente). Nel caso in cui uno stato sia costretto a finanziare consumi e spesa pubblica dovrà allora essere disposto a pagare tassi di interesse piu' alevati, trovandosi di fronte a un numerodi prestatori ridotto al caso in cui si debba finanziare investimenti.
Deficit di bilancio. Situazione che si viene a manifestare ogniqualvolta il saldo tra entrate e uscite relative al conto economico di un soggetto (privato o pubblico) o di un sistema economico registra un valore negativo (si definisce anche disavanzo). Al contrario, si ha una condizione di avanzo (o surplus) quando il saldo tra entrate e uscite registra un valore positivo. La disaggregazione delle attività complessivamente svolte da famiglie, imprese e settore pubblico consente di definire le possibili relazioni esistenti tra il d. di alcuni soggetti e l’avanzo di altri. Mentre all’interno di un sistema economico chiuso non è possibile che gli operatori residenti (famiglie, imprese e settore pubblico) siano tutti contemporaneamente in d. o in avanzo, tale condizione viene meno quando il sistema economico si apre alle relazioni commerciali e finanziarie con il resto del mondo. In tal caso, infatti, diventa possibile che tutti i soggetti residenti siano contemporaneamente in d. (o in avanzo), purché si manifesti un saldo con lo stesso segno per quanto concerne le operazioni svolte con il resto del mondo.
Deficit pubblico. Il deficit o disavanzo pubblico è l'ammontare della spesa pubblica non coperta dalle entrate, ovverosia quella situazione economica in cui, in un dato periodo, le uscite dello Stato superano le entrate. Il disavanzo è dunque un risparmio pubblico negativo (al contrario di un avanzo che è risparmio pubblico positivo). La spesa pubblica è composta dagli acquisti pubblici e dai trasferimenti alle amministrazioni locali, alle imprese e ai singoli (sottoforma di pensioni e altri tipi di sussidi, come quelli di disoccupazione). A fronte di tali uscite lo Stato incassa imposte di sua competenza, quali le imposte DIRETTE come quelle sul reddito dei singoli (IRPEF) e sul reddito delle società (IRES), e INDIRETTE, come l'IVA. Il saldo negativo tra entrate ed uscite rappresenta il deficit o disavanzo. La presenza di tale deficit pone la questione della sua copertura. Questa avviene solitamente con l'emissione di titoli di stato come BOT e CCT, che vanno a costituire il debito pubblico, sul quale lo Stato emittente paga degli interessi che contribuiscono a loro volta alle uscite. In passato si è anche fatto ricorso all'emissione di moneta, soluzione abbandonata quasi ovunque nel mondo perché ha effetti fortemente inflattivi (vedi inflazione e iperinflazione). Il deficit pubblico in senso lato viene solitamente distinto dal deficit o disavanzo primario che considera la differenza tra uscite e entrate al netto della spesa per interessi sul debito pubblico. Anche se il deficit pubblico viene misurato in termini assoluti, indicando il suo ammontare in euro o nella moneta in cui è espresso, gli economisti preferiscono valutarne le dimensioni relative, rapportando il deficit al Prodotto interno lordo del paese. Tale rapporto costituisce, peraltro, un parametro essenziale per il rispetto del Patto di stabilità e crescita per gli Stati membri dell'Unione Europea che rientrano nell'eurozona.
Deflatore. Indice statistico che permette di separare la componente di crescita di un aggregato economico dovuta a fattori reali dalla componente dovuta invece a fattori monetari.
Deflatore del Pil. Il deflatore del PIL è uno strumento che consente di "depurare" la crescita del PIL dall'aumento dei prezzi. Poiché il PIL è dato dal prodotto prezzo per quantità, occorre sapere se la crescita da un anno all'altro è dato dalla quantità prodotta o dall'aumento dei prezzi. Il deflatore risulta quindi dal rapporto tra il PIL nominale (quantità per i prezzi correnti) e il PIL reale (quantità per i prezzi costanti).

Per calcolare il deflatore del PIL si può procedere in vari modi:

  • si moltiplicano le quantità prodotte in un anno base (es. anno 1) per i prezzi dell'anno preso in considerazione (es. anno 2).
  • si considera un esempio di produzione dello stesso bene per due anni con quantità e prezzi differenti.

Nell'anno 1 si producono 1000 quintali di grano al prezzo di 50 euro, nell'anno 2 si producono 1010 quintali al prezzo di 55 euro, per una quantità complessiva di 50.000 euro nell'anno 1, e di 55.550 euro nell'anno 2, con una variazione percentuale della quantità prodotta pari all'11,1%:

55.550 - 50.000 = 5.550 / 50.000 = 0,111 cioè 11,1%

si prende come riferimento l'anno 1, anno base in cui l'indice dei prezzi, il deflatore del PIL sia pari a P1 = 1 nell'anno 1, indi si raffrontano i prezzi dell'anno 2, dove l'indice dei prezzi è

P2 = 55 / 50 =1,1

Il PIL reale, Q, è uguale al PIL nominale, PQ, diviso per il deflatore del PIL, P. Quindi il PIL reale nell'anno 1 è stato uguale a

50.000 / 1 = 50.000 nell'anno 1,

e a

55.550 / 1,1 = 50.500 nell'anno 2.

Perciò la crescita del PIL reale, che tiene conto della variazione del livello dei prezzi, è pari all'1% ed è uguale alla crescita della quantità prodotta (che passa da 1000 a 1010), come deve essere. La misurazione è resa possibile dall'uso dei numeri indice che consente di rilevare le variazioni dei prezzi. A esempio, fatto pari a 100 il numero indice dell'anno base 2005, se si registra che nel 2006 c'è stata una variazione del 2% dell'indice dei prezzi, si può dedurre che il prezzo di un bene che nel 2005 era di 100, ora è uguale a 102.
Deflazione. La deflazione è, in macroeconomia, una diminuzione del livello generale dei prezzi, l'opposto dell'aumento generale dei prezzi che si definisce inflazione. La deflazione deriva dalla debolezza della domanda di beni e servizi. Le imprese, non riuscendo a vendere a determinati prezzi parte dei beni e servizi, cercano di collocarli a prezzi inferiori. La riduzione dei prezzi si ripercuote per le imprese sui ricavi, anch'essi generalmente in calo. Ne deriva il tentativo da parte delle imprese di ridurre i costi, attraverso la diminuzione dei costi per l'acquisto di beni e servizi da altre imprese, del costo del lavoro e tramite un minor ricorso al credito. Gli effetti negativi della deflazione tendono quindi a diffondersi nell'economia, provocando una situazione di depressione economica. Lede quelle fasce di lavoratori che si vedono ridotto il reddito a seguito della riduzione dei salari. Tra le principali cause di deflazione vi è la scarsità di moneta. Una situazione di deflazione recente si è verificata in Giappone fra il 2000 e 2006, con la Banca Centrale costretta a fissare un tasso d'interesse allo 0%, per favorire la liquidità circolante. La deflazione è una patologia negativa in economia sia perché associata a un periodo di stagnazione e recessione economica, sia perché la Banca Centrale deve tenere il tasso di interesse allo 0% o poco più, non potendo quindi utilizzare la politica monetaria per dare un impulso positivo all'economia, tramite emissione di nuova moneta.
Delega, sostituto (Proxy). Indica il soggetto che può agire in nome e per conto di un altro. In senso tecnico, il termine è sinonimo di un indicatore statistico che descrive il comportamento di un aggregato economico. Un indice di Borsa è il proxy dell'andamento del mercato azionario, perché coglie le variazioni nel livello dei prezzi di un certo paniere di titoli, che approssima l'andamento del mercato in generale.
Delega unica. Procedura informatica a carattere centralizzato attraverso cui le banche, Poste Italiane e i concessionari per la riscossione riversano in tesoreria, mediante la procedura Bonifici di importo rilevante, gli incassi ricevuti a titolo di imposte e contributi.
Delta. Nei contratti di opzione, il fattore numerico che permette di quantificare la variazione di prezzo dell'opzione provocata da una variazione di prezzo unitaria dello strumento sottostante. Per esempio, se un'opzione ha un delta di 0.4 e il prezzo dello strumento sottostante sale di 10 euro, il prezzo dell'opzione salirà di 4 euro. I titoli delta, nel mercato borsistico londinese, sono le azioni di società a piccola capitalizzazione.
Dematerializzazione. Regolamento delle operazioni di compravendita sul mercato borsistico attraverso la scritturazione contabile su supporti elettronici senza che vi sia bisogno dello scambio materiale dei titoli. Tale organizzazione è stata possibile in Italia dal 1986 grazie alla creazione del Monte titoli.
Denaro. Con riferimento agli antichi mercati dove i compratori di titoli o di merci si presentavano con borse piene di monete, in gergo borsistica significa che in Borsa è predominante la schiera dei compratori con conseguente lievitazione dei prezzi.
Denaro e lettera (Bid and asked). Quotazione completa di un operatore (market maker), composta da un prezzo di acquisto e un prezzo di vendita. la differenza tra i due prezzi è definita "spread".
Denaro seminato. È la somma di denaro messa a diposizione per effettuare un investimento industriale. Si può trattare di fondi messi a disposizione dai possessori di quote di capitale di rischio già esistenti, di denaro prestato a titolo di finanziamento o di capitale di rischio messo a disposizione da istituzioni finanziarie specializzate in operazioni di Venture capital.
Depositario. Si tratta di un'istituzione finanziaria che, dietro pagamento di una commissione, effettua tutte le operazioni collegate al deposito di titoli che appartengono a un diverso soggetto.
Deposit facility. E' l'opposto del Marginal lending facility. Le banche possono depositare liquidità in eccesso presso la Bce ottenendo in cambio gli interessi correlati; in genere inferiori al tasso di riferimento.
Depositi. La voce comprende i conti correnti, i depositi con durata prestabilita e quelli rimborsabili con preavviso, le passività subordinate stipulate con una forma tecnica diversa dalle obbligazioni, le operazioni pronti contro termine passive. I depositi in conto corrente comprendono anche gli assegni circolari, mentre non comprendono i conti correnti vincolati. I depositi con durata prestabilita includono i certificati di deposito, compresi quelli emessi per la raccolta di prestiti subordinati, i conti correnti vincolati e i depositi a risparmio vincolati. I depositi rimborsabili con preavviso comprendono i depositi a risparmio liberi e altri depositi non utilizzabili per pagamenti al dettaglio.
Depositi a vista. Sono operazioni in conto corrente, dove il soggetto ha la possibilità di prelevare senza alcun preavviso o pagamento di penali.
Depositi a vista netti. E' il risultato della differenza tra il totale degli assegni, delle riserve obbligatorie e dei depositi a vista di altri enti creditizi e il totale dei depositi a vista che sono stati contratti.
Depositi in conto corrente. Depositi bancari che permettono l’emissione di assegni.
Depositi overnight, a tempo, broken date. Overnight: scambio di fondi effettuato nella giornata di negoziazione con rientro nella giornata lavorativa successiva. Tom-next o tomorrow-next: scambio di fondi effettuato nel giorno lavorativo successivo alla giornata di negoziazione con rientro nella giornata lavorativa successiva. Spot-next: scambio di fondi effettuato nel secondo giorno lavorativo successivo alla giornata di negoziazione con rientro nella giornata lavorativa successiva. Depositi a tempo: scambio di fondi effettuato nel secondo giorno lavorativo successivo alla giornata di negoziazione con rientro a scadenze fisse (1 settimana, 2 settimane, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11 o 12 mesi). Broken date: scambio di fondi con valuta iniziale e valuta finale liberamente concordate fra i contraenti purché di durata inferiore a un anno.
Depositi transnazionali. Depositi detenuti al di fuori del paese di residenza del detentore.
Deposito. 1. Si tratta del capitale che un ente creditizio mette a disposizione, sul quale viene corrisposto un interesse. Oggetto del deposito possono anche essere beni generici o titoli gestiti da un intermediario di Borsa. 2. Si tratta delle operazioni inerenti alla custodia e al mantenimento dei titoli del cliente in un locale o in un conto apposto in una società finanziaria.
Deposito bancario E' il contratto mediante il quale la banca riceve in deposito somme di denaro dai suoi clienti e assume l'obbligo di restituirle nella stessa specie monetaria, a richiesta (deposito libero) o alla scadenza del termine convenuto (deposito vincolato). Il deposito può essere distinto in: - deposito bancario in conto corrente; - deposito bancario mediante rilascio di libretti di risparmio; - certificato di deposito.
Deposito derivato. Fondi collocati in gestione fiduciaria presso una banca, la quale provvede a investirli a sua discrezione, ma per conto e a rischio del depositante.
Deposito fiduciario. Sono l'insieme dei fondi collocati in una banca in gestione fiduciaria. E' la banca che provvede liberamente a investirli per conto e a rischio del depositante.
Deposito forward forward. Contratto di deposito a termine negoziato per una data futura. E' un sistema per coprire un fabbisogno futuro alle condizioni attuali, permettendo quindi di ridurre dal rischio di tasso di interesse.
Deposito indicizzato. Strumento di mercato monetario (certificato di deposito o deposito vincolato) il cui rendimento è legato all'andamento di un indice economico o finanziario predeterminato.
Deposito interbancario. Conto aperto da una banca a un altro istituto di credito.
Deposito overnight. Deposito interbancario con scadenza a ventiquattro ore e regolamentato nel giorno stesso.
Deposito titoli. E' il contratto in base al quale la banca effettua la custodia dei titoli e ne cura le gestione relativa ad incassi dividendi, verifica di sorteggi, ecc, sempre nell'interesse e per conto del depositante.
Deposito tom next. Deposito interbancario con scadenza a ventiquattro ore, ma regolamentato il giorno successivo.
Deposito vincolato. Deposito bancario in cui il cliente è obbligato a dare un preavviso alla banca per effettuare dei prelievi.
Deprezzamento. Con deprezzamento si intende la perdita di valore di una moneta nei confronti di un'altra alla quale è legata da un rapporto di cambio flessibile.
Deregulation. Si definisce "deregolamentazione", quel processo di liberalizzazione che permette la riduzione di norme legislative e regolamentari che appesantiscono i procedimenti e i rapporti tra i cittadini e la Pubblica Amministrazione e le imprese. Nel quotidiano significa minori interventi da parte dello Stato nel regolamentare l'attività economica. Tale processo snellisce le procedure, riduce molti vincoli agevolando gli operatori economici.
Derivati. In finanza, uno strumento derivato è considerato ogni titolo il cui valore è basato sul valore di mercato di altri beni (azioni, indici, valute, tassi ecc.). I titoli derivati hanno raggiunto solo recentemente una diffusione enorme nel mondo grazie alla globalizzazione dei mercati e alla contestuale introduzione dei computer per la trasmissione degli ordini. Esistono derivati strutturati per ogni esigenza e basati su qualsiasi variabile, perfino la quantità di neve caduta in una determinata zona. Gli utilizzi principali sono: arbitraggio, speculazione e copertura (detta hedging). Le variabili alla base dei titoli derivati sono dette attività sottostanti e possono avere diversa natura; possono essere un'azione, un'obbligazione, un indice, una commodity come il petrolio o anche un altro derivato. I derivati sono oggetto di contrattazione in molti mercati ma soprattutto all'over the counter, mercati alternativi alle borse vere e proprie creati da istituzioni finanziarie e da professionisti tramite reti telefoniche. Tali mercati di solito non sono regolamentati. Gli strumenti derivati possono essere utilizzati per copertura di un rischio (hedging), utilizzando un derivato con effetto opposto all'operazione che si vuole coprire (a esempio, un'opzione put può coprire il rischio di un acquisto long di uno strumento finanziario; se le quotazioni calano, l'opzione put aumenta di valore più che proporzionalmente, riducendo la perdita maturata del sottostante). In questa configurazione risultano molto utili per coprirsi dai rischi di prezzo (oscillazioni del prezzo del sottostante), tasso (modifica dei tassi di interesse) o cambio (oscillazioni del tasso di cambio). Possono anche essere usati per scopi speculativi sfruttando quello che in finanza è chiamato l'effetto leva. Un terzo uso è quello di effettuare arbitraggi. Nascono nuovi derivati ogni giorno, con diversi profili finanziari e diversi gradi di sofisticazione. In gergo, le tipologie standard vengono dette plain vanilla, mentre i tipi più complessi sono detti "esotici". Le tipologie più note e diffuse sono:

  • Contratto a termine o Forward
  • Future
  • Opzione
  • Swap
  • Esotici
  • Strutturati

Derivati lineari. Si tratta di strumenti derivati i cui valori variano in proporzione ai cambiamenti dell'attività sottostante. A esempio. i future, i forward e gli swap. All'interno di quelli non lineari si trovano le option, i cui prezzi cambiano in maniera non lineare con quelli dell'attività sottostante.
Derivati su crediti. I contratti derivati su crediti consentono di trasferire il rischio di credito relativo a una determinata attività finanziaria sottostante (reference obligation) da un soggetto che intende acquisire copertura dal suddetto rischio (protection buyer) a un soggetto che intende prestarla (protection seller). Tra le più diffuse tipologie di contratti derivati su crediti si ricordano: i credit default swap, nei quali il protection seller, a fronte di un premio periodico, si impegna a effettuare un pagamento finale al protection buyer in caso di inadempienza da parte del soggetto cui fa capo la reference obligation; i credit spread swap, nei quali il protection buyer acquisisce il diritto di riscuotere dal protection seller una somma pari alla differenza tra lo spread di mercato e quello fissato dal contratto; i total rate of return swap, nei quali il protection buyer e il protection seller si scambiano rispettivamente l’ammontare complessivo dei flussi di cassa generati dalla reference obligation e i flussi di cassa legati a un tasso di interesse di mercato maggiorato o diminuito di un determinato spread.
Destagionalizzazione. Procedimento statistico con cui si depura una serie storica dall'influsso di fattori periodici, al fine di evidenziare l'andamento tendenziale del fenomeno osservato.
Detrazioni. La legge prevede che dal totale delle imposte da pagare si possano detrarre, cioè sottrarre, delle somme. Per esempio, dall'IRPEF si possono detrarre le somme spese per il sostentamento dei familiari a carico, per le cure mediche ecc...La detrazione si distingue dalla deduzione poiché quest'ultima consente di sottrarre somme non direttamente dalle imposte, ma dal reddito su cui queste si calcolano.
Dettaglio. Sottosistema del sistema di compensazione BI-Comp (vedi) che riceve – attraverso operatori incaricati o altri sistemi di compensazione – informazioni relative ai pagamenti, anche sotto forma di saldo. Le operazioni indicate sono numerose e in genere di modesto importo, spesso caratterizzate da ripetitività e/o prevedibilità. Le principali procedure elettroniche che immettono i pagamenti in tale sottosistema sono: Bancomat, bonifici di importo non rilevante, incassi commerciali e troncamento, assegni.
Development Assistance Committee (DAC). Nato nel 1961, riunisce i maggiori donatori bilaterali, con l’obiettivo di rendere più efficaci gli aiuti allo sviluppo. Raggruppa 22 paesi: Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera.
Deviazione standard. La deviazione standard misura la volatilità della redditività di un fondo. I fondi con deviazione standard elevata hanno relativamente più volatilità rispetto ai fondi con deviazioni standard base. Si può verosimilmente prevedere che la redditività annuale del fondo rientri in una deviazione standard della sua redditività annua media per due terzi del periodo di tempo. Per esempio, un fondo con redditività annua media del 12% e deviazione standard di 8 punti percentuali può verosimilmente produrre una redditività annua rientrante nei limiti di un range dal 4% al 20% per due terzi del periodo di tempo. Nel restante terzo del periodo di tempo, è prevedibile che cada al di fuori di questi limiti.
Dichiarazione di cessazione. Dichiarazione rilasciata da un istituto di credito nella quale si attesta che un prestito è stato totalmente rimborsato, e perciò le garanzie prestate dal debitore possono essere liberate.
Dif. Il termine viene utilizzato nel settore delle operazioni di investimento per definire la differenza di prezzo tra la quotazione di acquisto (Bid) e quella di vendita (Ask). Si indica anche la differenza di prezzo aggiunta da una banca di investimento che aderisce alla sottoscrizione di un titolo di nuova emissione per il collocamento presso gli investitori. Nelle operazioni in titoli a reddito fisso è la differenza di rendimento esistente tra due titoli di simili caratteristiche, per esempio tra titoli di Stato italiani (Btp) e titoli di Stato tedeschi (Bund). Negli strumenti derivati è una posizione costituita dall'acquisto di un contratto future o option e dalla vendita contestuale di un altro contratto simile, ma con almeno una differenza, come per esempio una diversa scadenza (Calendar spread).
Differenze salariali. Disparità nei livelli retributivi medi fra differenti categorie di lavoratori.
Differenziale a termine. Scarto positivo (premio) o negativo (sconto) tra quotazione a termine e quella a pronti, di uno strumento finanziario.
Differenziale di emissione. Margine di guadagno delle banche di investimento sull'operazione di collocamento di titoli di nuova emissione, rappresentato dalla differenza tra il prezzo garantito agli investitori e quello che la società emittente offre alle banche stesse.
Differenziale di rendimento (Yield spread). Scarto di regola espresso in termini percentuali o in punti base, fra i rendimenti di due strumenti finanziari comparabili.
Differenziale di rendimento non coperto (Uncovered yield rate differential). Scarto fra il rendimento di differenti strumenti che non tiene dello sconto o premio della quotazione a pronti rispetto a quella a termine.
Differenziale lettera-denaro (Bid-ask spread). Margine esistente tra il prezzo al quale un intermediario si impegna a vendere i titoli (lettera) e il prezzo al quale egli si impegna ad acquistarli (denaro). Sul mercato interbancario questo differenziale è dato dal margine tra il tasso di interesse al quale sono offerti i fondi su una determinata scadenza (lettera) e il tasso al quale i fondi sono domandati sulla medesima scadenza (denaro).
Diluizione. Conseguenza che si determina sul valore degli utili per effetto del teorico esercizio di tutte le opzioni di conversione di titoli, warrant, ecc. in azioni della società.
Dimensione. Il numero di beni di investimento disponibili per la realizzazione di un'operazione di compravendita.
Diminuire il differenziale. È la riduzione dell'intervallo tra i prezzi di vendita e di acquisto di un bene d'investimento. Per esempio, un market maker può quotare un titolo 25/26, cioè essere disposto ad acquistarlo a 25 per rivenderlo a 26, ma se le condizioni del mercato risultano particolarmente favorevoli in termini di liquidità, lo stesso soggetto potrebbe stringere il differenziale di quotazione a 25.25/25.75.
Diritti di concessione (Royalty). Compensi corrisposti per l'utilizzo a fini produttivi di una proprietà, di risorse naturali, o di un brevetto.
Diritti speciali di prelievi (DSP). Unità di conto dell’FMI composta da un paniere di quattro valute (dollaro, euro, yen e sterlina inglese). Il paniere è soggetto a revisione ogni cinque anni per tener conto del peso di ciascuna valuta nelle esportazioni mondiali di beni e servizi e nelle riserve internazionali. L’ultima revisione è entrata in vigore il 1° gennaio 2006.
Diritto cartolare. Diritto incontestabile di un creditore di ricevere l'oggetto del credito descritto da un documento in suo possesso.
Diritto di opzione. Diritto ad acquistare in prelazione nuove azioni o obbligazioni convertibili che viene assegnato ai vecchi azionisti in occasione di aumenti di capitale. E' trattato in borsa per almeno due settimane dall'inizio dell'operazione e può essere venduto.
Diritto di prelazione. Diritto secondo il quale al possessore di titoli azionari devono essere offerti titoli di nuova emissione dello stesso genere, proporzionalmente al numero di titoli posseduti. Questa regola viene applicata in particolare negli aumenti di capitale, e garantisce agli azionisti la possibilità di mantenere inalterati i rapporti di possesso delle quote di capitale avente diritto di voto. Preferred dividend coverage. Copertura dei dividendi privilegiati. È un rapporto di bilancio in grado di indicare in che misura l'ammontare dovuto ai possessori di azioni privilegiate è coperto dal risultato reddituale. Si calcola dividendo l'utile di esercizio, al netto delle imposte e degli oneri per interessi, per l'ammontare totale dei dividendi dovuti agli azionisti.
Diritto di recesso. Diritto, riconosciuto al consumatore di recedere da qualunque contratto stipulato a distanza, senza alcuna penalità e senza specificarne il motivo, entro il termine stabilito dalla legge.
Diritto di redenzione. Il diritto che ha il proprietario fallito di un bene immobile di sottrarsi alla vendita giudiziale del bene stesso e rientrarne in possesso per mezzo del pagamento del capitale, degli interessi e degli oneri aggiuntivi ai creditori.
Diritto di reinvestimento (Reinvestment privilege). E' il diritto spettante all'azionista o al possessore di quote di un fondo comune, di reinvestire in azioni o in quote i dividendi ricevuti, senza nessun costo aggiuntivo.
Diritto di terzi. Qualsiasi diritto di terzi su beni di proprietà di un'azienda che garantisce la soddisfazione di un'obbligazione a carattere finanziario. Si tratta solitamente di garanzie offerte per la concessione di finanziamenti, come ipoteche, pegni su beni mobili o prestiti obbligazionari. Nel caso di insolvenza, il creditore può richiedere la vendita giudiziale dei beni in garanzia e soddisfare i propri diritti su quanto ricavato.
Diritto di utilizzo. È il pagamento al titolare di un brevetto (per esempio), di una somma di denaro a fronte della possibilità di utilizzo dello stesso in un processo di produzione industriale, pagamento che può essere effettuato su base forfettaria oppure in base al volume di produzione.
Diritto speciale di prelievo. Moneta del Fondo monetario internazionale, distribuita ai paesi membri in proporzione alle rispettive quote. Il suo valore è dato da una media ponderata di diverse monete.
Disaggio. E' la differenza tra il valore nominale del titolo obbligazionario (solitamente coincide con il valore di rimborso) e il prezzo (più basso) al quale il titolo viene emesso. Tale differenza rappresenta un interesse aggiuntivo rispetto a quello costituito dalla cedola e ne segue gli stessi principi (maturazione giornaliera e tassazione).
Disaggio (dis aggio) di emissione. Differenza fra il valore di rimborso del titolo a scadenza e il prezzo di emissione al pubblico.
Disavanzo/avanzo corrente della Pubblica amministrazione (D). Differenza tra le entrate e le uscite correnti totali della PA (col segno - c'è disavanzo, col segno + c'è avanzo). Vedi anche deficit pubblico.
Disavanzo commerciale. Saldo negativo della bilancia commerciale di uno Stato.
Disavanzo strutturale. Disavanzo no riconducibile a fattori congiunturali o comunque transitori, bensì all'assetto di fondo della finanza pubblica.
Disciplina di mercato. Pressione esercitata dal mercato sul comportamento e modalità di gestione di un operatore, in contrapposizione alla disciplina esercitata mediante vincoli normativi.
Disclosure. Predisposizione delle informazioni nei bilanci, con riferimento ad operazioni o a fatti rilevanti.
Discount. Forma di distribuzione al dettaglio che si distingue per le particolari politiche di vendita adottate, basate su un più limitato assortimento di prodotti, prevalentemente senza indicazione di marca o con marchio proprio, e su un risparmio dei costi del personale e della logistica interna.
Discount broker. Società di brokeraggio che applica sconti sulle commissioni.
Disinflazione. Diminuizione del livello generale dei prezzi dovuta a un incremento del potere di acquisto della moneta.
Disintermediazione. Processo attraverso il quale un quota crescente di risparmio viene collocata direttamente presso i prenditori finali. Ha come conseguenza il movimento di fondi in uscita dai depositi bancari verso strumenti di mercato finanziario o monetario.
Disinvestimento. Contrazione del capitale utilizzato come investimento oppure impiegato nei processi produttivi.
Disoccupazione. La disoccupazione è la condizione di mancanza di un lavoro per una persona in età da lavoro (da 15 a 74 anni) che lo cerchi attivamente, sia perché ha perso il lavoro che svolgeva (disoccupato in senso stretto), sia perché è in cerca della prima occupazione. È la condizione opposta all'occupazione. In macroeconomia il concetto di disoccupazione si può estendere all'intero stato e sulla base dei dati raccolti si possono calcolare stime statistiche come il tasso di disoccupazione.
Disponibilità. Intervallo di tempo che intercorre tra il momento in cui i fondi vengono depositati in un conto corrente e il momento nel quale questi fondi diventano produttori di interesse (valuta).
Disponibilità a vista. Posta aggregata di un bilancio bancario, ammontare dei saldi esigibili immediatamente o con brevissimo preavviso.
Disposizione di incasso. Ordine dato da un cliente (di norma un’impresa) alla propria banca di incassare – direttamente o per il tramite di altra istituzione creditizia – un credito vantato nei confronti di un terzo. L’ordine può essere impartito mediante la presentazione di documenti cartacei rappresentativi del credito (effetti, fatture, Riba cartacee) ovvero con modalità elettroniche (Mav, Riba elettroniche, RID) e può essere eseguito mediante addebito preautorizzato del conto del debitore, ovvero mediante modalità di volta in volta prescelte dal debitore stesso (addebito in conto corrente, assegno, contante, ecc.) (vedi: Mav; Riba; RID).
Disoccupazione (in economia). Nel linguaggio economico si intende per tasso di disoccupazione il rapporto tra il numero di lavoratori non occupati e il totale della forza lavoro. Nell'ambito degli studi sulle cause della disoccupazione, gli economisti hanno distinto quella volontaria da quella involontaria. Rientra nel primo tipo quella di un lavoratore che volontariamente rimane senza lavoro per qualche tempo, per dedicare tutte le sue risorse alla ricerca di un nuovo posto di lavoro; nel secondo tipo, rientra il caso di lavoratori che pur essendo disposti a lavorare al salario corrente, non trovano lavoro disponibile. Mentre i monetaristi privilegiano l'interpretazione della disoccupazione volontaria, sostenendo implicitamente che il mercato come istituzione sia in grado di eliminare gli squilibri, i keynesiani mettono l'accento sul carattere involontario della disoccupazione, sottolineando dunque le imperfezioni nel funzionamento dei mercati. Considerando il fattore lavoro in un'ottica di lungo periodo, è possibile distinguere la disoccupazione strutturale da quella congiunturale (o ciclica). Nella disoccupazione strutturale, gli andamenti tendenziali dei diversi fattori, se squilibrati, provocano una difficoltà persistente a impiegare tutta la manodopera, come per esempio nel caso di scarso numero di macchinari disponibili. Nella disoccupazione congiunturale la disoccupazione è dovuta a una momentanea scarsità di domanda, dovuta alla particolare fase ciclica attraversata dall'economia. Un particolare tipo di disoccupazione strutturale è dato dalla disoccupazione tecnologica, vale a dire quella dovuta alla sostituzione del lavoro umano con quello svolto dalle macchine. La disoccupazione può essere, secondo il settore, agricola, industriale, ecc.; secondo la sua origine: frizionale o di attrito, dovuta al mancato adeguamento dell'offerta alla domanda di lavoro per il fatto che le unità di lavoro non sono adatte al tipo di lavoro disponibile o non si trovano nel luogo adatto per soddisfare la richiesta; stagionale, tipica di certi settori la cui attività varia secondo le stagioni (agricoltura, edilizia).
Disoccupazione frizionale. La disoccupazione frizionale è un tipo particolare di disoccupazione costantemente presente all'interno del mercato del lavoro. Essa è dovuta al fatto che ci sono sempre persone alla ricerca di un lavoro. Ciò avviene anche in situazioni di piena occupazione. Si ritiene così che il tasso di disoccupazione non riesca a raggiungere mai lo zero in quanto anche in condizioni economiche particolarmente favorevoli vi sarà sempre qualcuno che per un periodo per quanto breve cerca lavoro. Pur ritenendo che il "tasso di disoccupazione frizionale" si attesti attorno al 3-4% esistono aree in cui vengono misurati tassi anche inferiori al 2%.
Distribuzione normale. Distribuzione di frequenza che ha una forma simmetrica (intorno alla media) e che può essere definita esclusivamente in termini del valore medio e della standard deviation. Una volta noti questi due indicatori, è possibile calcolare la probabilità corrispondente a qualsiasi dato valore numerico.
Distribuzione univariata. Distribuzione di frequenza costruita con una sola variabile.
Divario. In analisi tecnica il gap si realizza nel grafico di un titolo nel momento in cui l'intervallo tra prezzo massimo e minimo di quotazione in una giornata è minore o superiore allo stesso intervallo di prezzo del giorno seguente, lasciando quindi un intervallo di prezzi dove non vi sono state quotazioni effettive.
Diversificazione. Ripartizione del capitale a disposizione in categorie di investimenti diversi, come azioni, obbligazioni, metalli preziosi, o in valute diverse, fatta allo scopo di minimizzare la rischiosità del portafoglio. Per le istituzioni creditizie, la ripartizione degli impieghi in un gruppo abbastanza ampio di beneficiari diversi, tale da minimizzare l'esposizione complessiva alle insolvenze.
Dividend yield. Rapporto tra il dividendo e il prezzo corrente e indica il rendimento percentuale dell'azione in termini di dividendo (passato o atteso).
Dividendi. I dividendi sono le somme che vengono distribuite agli azionisti e rappresentano parte degli utili conseguiti dall'impresa e risultanti dal Bilancio regolarmente approvato.
Dividendi totali. Utile della Capogruppo distribuito tra gli azionisti. Corrisponde alla differenza tra l.ammontare degli utili conseguiti e la quota destinata a riserva. In concreto i fattori che possono influenzare l'ammontare dei dividendi sono molteplici. Obiettivi di sviluppo e di redditività con conseguente attesa di maggiori utili futuri, prelievi fiscali sui dividendi, aumento dell'autofinanziamento allo scopo di mantenere il controllo dell'azienda sono tra i fattori che tendono a mantenere bassi i dividendi. Al contrario, il maggiore accesso al mercato dei capitali derivante dalle maggiori dimensioni o dall'anzianità dell'azienda, un alto grado di liquidità aziendale, la stabilità degli utili favoriscono una politica di alti dividendi.
Dividendo di compenso. Dividendo corrisposto eccezionalmente agli azionisti per compensarli della perdita provocata da un cambiamento imprevisto nei pagamenti dei dividendi trimestrali.
Dividendo di liquidazione. Dividendo che viene pagato agli azionisti, il quale non corrisponde a utili conseguiti ma rappresenta una distribuzione di capitale. Può essere deliberato, per esempio, per cessazione dell'attività della società o per cessione degli investimenti.
Dividendo erogato. L'utile di esercizio erogato agli azionisti come remunerazione del capitale di rischio, a differenza dello "stock dividend" dove il dividendo è distribuito sotto forma di nuove azioni.
Dividendo in azioni. Pagamento di un dividendo per mezzo della consegna dei titoli. Si può trattare, per esempio, di titoli di nuova emissione in occasione di un aumento di capitale gratuito.
Dividendo non corrisposto. Dividendo spettante al possessore di un titolo azionario sulla base della delibera dell'assemblea, ma non ancora corrisposto poiché non è stata raggiunta la data del versamento effettivo.
Dividendo medio per azione. Il dividendo medio per azione è dato dal rapporto tra la somma dei dividendi distribuiti nell'anno e il numero totale delle azioni (ordinarie, risparmio e privilegiate).
Dividendo opzionale. È un dividendo pagabile all'azionista sottoforma di contante oppure di titoli. Solitamente è l'azionista che sceglie la possibilità, tra le due, che ritiene più idonea.
Divisa convertibile. Divisa che, in qualsiasi momento, può essere scambiata con un'altra, in assenza di qualsiasi impedimento di carattere legale.
Divisa esotica. Divisa che non fa parte del gruppo di quelle più comunemente trattate sui mercati internazionali e che per questo può essere negoziata con qualche difficoltà. Fanno parte di questo gruppo le divise di piccoli Paesi in via di sviluppo.
Document management (dematerializzazione) Vedi articolo.
Domanda aggregata. La domanda aggregata rappresenta la domanda di beni e servizi formulata dal sistema economico nel suo complesso, in un certo periodo temporale; come tale essa rappresenta la potenzialità di sfruttamento della capacità produttiva globale di un certo sistema economico. Essa è anche nota come domanda effettiva, ed è spesso designata con la sigla AD (acronimo dell'inglese aggregate demand). Sebbene il concetto di domanda effettiva fosse parte dell'analisi di alcuni economisti precedenti, è con John Maynard Keynes che vengono chiaramente definite le componenti fondamentali della domanda aggregata (e le relazioni tra le componenti stesse); sviluppi successivi hanno poi contribuito a determinare in forma più analitica le componenti della domanda aggregata (a esempio con l'inserimento delle aspettative degli operatori economici come variabili determinanti). La domanda aggregata viene oggi rappresentata attraverso una funzione, che deriva dall'equilibrio congiunto tra il settore reale e il settore monetario (equilibrio IS-LM):

Y=Y\left (\frac{M}{P},G,T \right)\,

La domanda aggregata è funzione diretta dell'offerta reale di moneta M / P, funzione diretta della spesa pubblica G, funzione inversa del livello di imposizione fiscale T; andrebbero anche considerati altri fattori quali il consumo autonomo (indipendente dal reddito), la propensione marginale al consumo, la sensibilità dell'investimento rispetto alle variazioni del livello produttivo dell'economia (in tutti questi casi si ha un effetto diretto sulla domanda aggregata). Graficamente la domanda aggregata è rappresentata in un sistema di assi cartesiani (dove sull'asse delle ascisse c'è il reddito o prodotto Y e sull'asse delle ordinate c'è il livello generale dei prezzi P) attraverso una curva decrescente detta curva di Marshall (che evidenzia come, all'aumentare del livello dei prezzi, la domanda di beni e servizi si riduce). La domanda aggregata e l'offerta aggregata del sistema economico determinano l'equilibrio economico del sistema stesso.
Domanda e offerta. In microeconomia per domanda s'intende la quantità richiesta dal mercato e dai consumatori di un certo bene o servizio, dato un determinato prezzo e quanto spenderebbero se tale prezzo variasse.In ottica macroeconomica, per la scuola Neoclassica l'insieme delle domande dei singoli consumatori costituisce la domanda collettiva.

Ci sono diversi fattori che influenzano la domanda:

  1. Il prezzo del bene acquistato;
  2. Il prezzo dei beni complementari e succedanei;
  3. Il reddito del consumatore;
  4. Le aspettative soggettive dei consumatori;
  5. Il costo del denaro;
  6. L'elasticità o la rigidità della domanda;
  7. Bisogni del consumatore.

La domanda si caratterizza principalmente per tre fattori:

  • Concentrazione della domanda: la domanda può costituirsi di un unico acquirente (in genere in una ben definita area geografica, ad esempio un'impresa produttrice di binari ferroviari in Italia ha come unico acquirente le Ferrovie dello Stato) e in tal caso si parla di monopolio; di pochi grandi acquirenti e si parla di oligopolio; oppure di tanti piccoli acquirenti per cui si parla di domanda polverizzata.
  • Elasticità della domanda: indica la variabilità della domanda in relazione ad un determinata variabile (prezzo, reddito, ecc.). Una domanda molto elastica varia notevolmente in seguito ad un sensibile aumento/riduzione del prezzo, ad esempio.
  • Differenziazione della domanda, che definisce tante più domande (e offerte) quanto più sono i segmenti di mercato.

In economia, per offerta si intende la quantità di un certo bene o servizio che viene messa in vendita in un dato momento a un dato prezzo. Si suppone che per ogni bene si possa tratteggiare una curva di offerta, rappresentante le diverse quantità messe in vendita di un bene o servizio in corrispondenza di ciascun prezzo. Le caratteristiche dell'offerta influenzano il prezzo e il tipo di mercato per un dato bene. Se esiste un solo venditore si parla di monopolio, di duopolio nel caso vi siano due soli venditori, di oligopolio se i venditori sono pochi. In presenza di moltitudini di venditori, ognuno dei quali non è in grado di determinare il prezzo di vendita si parla di concorrenza perfetta. L'offerta individuale di un bene è la quantita di quel bene che i venditori sono disposti a offrire sul mercato in un determinato momento e a un certo prezzo. L'offerta collettiva è l'insieme delle offerte individuali.
Domanda effettiva. Il principio della domanda effettiva, in macroeconomia, consiste nell'assunzione che il livello della produzione, e quindi del reddito, è influenzato dal livello della domanda aggregata. Il principio può anche essere enunciato dicendo che le variazioni del reddito portano in equilibrio risparmio e investimento. La domanda effettiva è il punto nel quale il ricavo previsto da un dato livello di occupazione eguaglia il prezzo complessivo di offerta, ed è il livello al quale si attesterà la produzione. Questo principio è alla base delle formulazioni teoriche di alcuni economisti. Il più conosciuto tra questi è John Maynard Keynes, che l'ha utilizzato nella sua Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta. In realtà, anche altri economisti prima di Keynes avevano teorizzato questo principio: tra essi vi sono Michał Kalecki, Thomas Robert Malthus e Karl Marx. La teoria in questione afferma il contrario di quanto sostenuto da Jean-Baptiste Say e dalla sua celebre "legge", in base alla quale l'offerta genera una domanda di importo equivalente.
Domestic currency swap. Contratto tra residenti in Italia, regolato in euro, con il quale i contraenti si impegnano a trasferire dall'uno all'altro, con riferimento a una somma prefissata, il differenziale tra il tasso di cambio dell'euro rispetto a una data valuta estera concordato al momento del contratto e il cambio effettivamente vigente alla data di stipula del contratto stesso.
Domicilio fiscale. E' la nozione di domicilio che rileva al fine di stabilire la competenza territoriale degli uffici finanziari nonché agli effetti dell'applicazione delle imposte sui redditi. Le persone fisiche residenti nel territorio dello Stato hanno il domicilio fiscale nel comune nella cui anagrafe sono iscritte; i soggetti diversi dalle persone fisiche (a esempio, imprese) hanno il domicilio fiscale nel comune in cui si trova la loro sede legale.
Dopo borsa. Contrattazione che avviene successivamente alla chiusura ufficiale della Borsa.
Doppio Minimo/Massimo. In analisi tecnica, è la rappresentazione in cui il prezzo si avvicina per due volte a un minimo o a un massimo continuando a procedere successivamente in direzione inversa a quella di provenienza.
Dow Jones. E' il più antico indice della Borsa di New York ed è calcolato come media aritmetica del prezzo di 30 titoli a larga capitalizzazione. Originalmente rappresentativo dei titoli dell'economia tradizionale, oggi include titoli del Nasdaq come Microsoft.
Drawdown. Riduzione del net asset value di un hedge fund, misurato come differenza tra un punto di massimo relativo della NAV e il successivo punto di minimo.
Drenaggio fiscale. Fenomeno legato alla progressività delle imposte. Consiste nel maggior gettito tributario connesso con l’aumento dell’aliquota media del prelievo dovuto all’espansione del reddito imponibile. Si è soliti distinguere tra la componente del drenaggio fiscale reale (ovvero determinata dalla crescita dell’imponibile a prezzi costanti) e quella del drenaggio fiscale nominale (dovuta alla crescita provocata dall’inflazione). Generalmente l’espressione è riferita a questa seconda componente.
Drop lock. Clausola secondo la quale il tasso di interesse variabile di un'obbligazione diviene fisso se raggiunge determinati valori minimi.
Due diligence. Identifica il processo investigativo che viene messo in atto per analizzare valore e condizioni di un'impresa, o di un ramo di essa, per la quale vi siano intenzioni di acquisizione o investimento. In finanza la due diligence indica quell'insieme di attività svolte dall'investitore, necessarie per giungere a una valutazione finale, analizzando lo stato dell'impresa, compresi i rischi di eventuale fallimento dell'operazione e delle sue potenzialità future. Consiste nell’analisi di tutte le informazioni relative all’impresa oggetto dell'acquisizione, con particolare riferimento alla struttura societaria e organizzativa, al business e al mercato, ai fattori critici di successo, alle strategie commerciali, alle procedure gestionali e amministrative, ai dati economico-finanziari, agli aspetti fiscali e legali, ai rischi potenziali, ecc.
Dumping. Vendita sottocosto di beni nazionali nei mercati esteri, allo scopo di ottenere posizioni competitive vantaggiose. Questa pratica viene ritenuta illegale. Sui mercati finanziari, le operazioni di acquisto e vendita di notevoli quantità di titoli eseguite senza considerare gli eventuali effetti sulle quotazioni.
Durata. Periodo che intercorre fra il momento di emissione e quello di scadenza di un titolo. Va dai 90 giorni dei Bot trimestrali ai 30 anni dei Btp trentennali.
Durata finanziaria. Costituisce un indicatore del rischio di tasso di interesse a cui è sottoposto un titolo o un portafoglio obbligazionario. La durata finanziaria di Macaulay – quella a cui si fa più comunemente riferimento – è calcolata come media ponderata delle scadenze dei pagamenti per interessi e capitale associati a un titolo obbligazionario. La durata finanziaria modificata misura la semielasticità del prezzo di un titolo rispetto al rendimento (rapporto tra variazione percentuale del prezzo e variazione assoluta del rendimento).
Duration. La duration di un portafoglio titoli, o di un singolo titolo, indica la durata finanziaria residua media dei titoli contenuti in un determinato portafoglio, o del titolo considerato. È applicabile esclusivamente a una obbligazione di cui sia noto il refixing. Euristicamente, per duration si intende un valore espresso in anni entro cui il possessore di un titolo obbligazionario rientra in possesso del capitale inizialmente investito, tenendo conto anche delle cedole. Misura in sostanza quanti anni ci vogliono perchè il prezzo di un'obbligazione sia ripagato dal suo cash flow interno. Normalmente una duration maggiore si accompagna ad una rischio finanziario maggiore del titolo; ciò significa che ad un movimento dei tassi si accompagna un movimento del prezzo del titolo tanto più brusco quanto più alta è la duration del titolo stesso.
Duration modificata. Indicatore di sensitività del prezzo. E' uguale alla duration di Macaulay divisa per la somma tra uno e lo yield.

E

EASD (European Association of Securities Dealers). Ha il compito di creare un mercato azionario efficiente all’interno dell’Unione Europea.
EASDAQ (European Association of Securities Dealers Automated Quotations). Mercato azionario creato nel 1999 ispirato al modello statunitense del Nasdaq. Rappresenta una borsa paneuropea indipendente che offre agli investitori la possibilità di fare trading sui titoli tecnologici internazionali. L'associazione gestisce direttamente tutti i meccanismi di trasmissione degli ordini e di compensazione.
EBIT (Earnings before interests and taxes). Vedi reddito operativo o margine operativo netto. E? un margine reddituale che misura l'utile di un'impresa prima degli interessi, delle imposte, delle tasse e delle componenti straordinarie. L'indice rappresenta la misura assoluta contabile del risultato operativo lordo prodotto dalla gestione societaria. È utile per confrontare la redditività di una società nei diversi esercizi. In Italia corrisponde al margine operativo netto.
EBITDA ( Earnings before interests, taxes, depreciation and amortization). Vedi margine operativo lordo. E' un margine reddituale che misura l'utile di un'impresa prima degli interessi, delle imposte, delle tasse, delle componenti straordinarie, delle svalutazioni e degli ammortamenti. L'EBITDA esprime il reale risultato del business dell'impresa, mentre l'EBIT e l'utile netto sono indicatori che risentono delle politiche di bilancio, soprattutto per quanto riguarda gli ammortamenti. L'impresa, infatti, può decidere di optare tra diverse politiche d'ammortamento che gravano sul bilancio in misura diversa. In Italia corrisponde al margine operativo lordo (MOL) prodotto dalla gestione aziendale.
EBT Earning Before Taxes o Utile Ante Imposte. Il carico fiscale per l'impresa deriva dall'applicazione delle seguenti imposte: 1) Ires (imposta sul reddito delle società) pari al 33% (nel 2003) del reddito imponibile; 2) Irap (imposta regionale sulle attività produttive) pari al 4,25% del valore aggiunto dell'impresa; 3) Ici (imposta comunale sugli immobili), è calcolata sulla rendita. br /> E-business Il termine inglese e-business (contrazione di electronic business, "affari elettronici") si riferisce genericamente a tutte le attività di interesse economico che possono svolgersi attraverso Internet e altre reti telematiche. Alcuni settori specifici sono.

  • editoria elettronica(e-book)
  • e-commerce (commercio elettronico)
  • telelavoro
  • telemedicina
  • e-learning
  • e-procurement.

Eccedenza. (Overwheithing) Termine usato per descrivere la situazione in cui un singolo attivo, paese, settore industriale o investimento in titoli in un fondo sia maggiore del suo contenuto proporzionale nel relativo indice di benchmark.
Eccesso di rialzo. Nel gergo borsistico indica un incremento di prezzo eccessivo, determinato dal superamento di un livello soglia di una quotazione, dato dalla differenza tra il prezzo di due proposte di negoziazione successive. Il livello soglia non è uniforme nei vari mercati internazionali e nelle diverse fasi di negoziazione. In Italia, a esempio, la soglia è del 5% durante la contrattazione continua e del 10% in fase di apertura. La conseguenza di un eccesso di rialzo è la temporanea sospensione del titolo dalle contrattazioni.
Ecofin. Con il termine Consiglio Ecofin o Ecofin si indica il Consiglio Economia e finanza, che è una delle formazioni in cui si riunisce il Consiglio dell'Unione europea. Nella formazione Economia e finanza il Consiglio è composto dai ministri dell'economia e delle finanze degli stati membri, ed eventualmente dai ministri del bilancio. Il Consiglio Ecofin si riunisce una volta al mese a Bruxelles o a Lussemburgo; inoltre si riunisce in via informale una volta ogni sei mesi nel paese che in quel momento detiene la presidenza di turno del Consiglio dell'UE. L'Ecofin si occupa di:
- coordinare le politiche economiche,
- sorvegliare la situazione economica,
- monitorare le politiche di bilancio e le finanze pubbliche dei Paesi membri (applicazione del Patto di Stabilità e Crescita),
- euro (aspetti giuridici, pratici e internazionali),
- mercati finanziari e movimenti di capitale,
- relazioni economiche con i paesi terzi.
Insieme al Parlamento europeo, il Consiglio si occupa inoltre della preparazione e dell'adozione del bilancio annuale dell'Unione europea.
Quando l'Ecofin discute di questioni riguardanti l'euro i rappresentanti degli stati membri che non fanno parte dell'area euro non prendono parte alle votazioni.
Econometria. Ramo della scienza economica che si interessa della formulazione, identificazione e stima di modelli matematici che possano rappresentare un fenomeno economico e permettere di effettuare previsioni sul futuro andamento dello stesso.
Economia. Per economia - dal greco oikos, "casa" inteso anche come "beni di famiglia", e nomos, "norma" o "legge" - si intende, sia l'utilizzo di risorse scarse per soddisfare al meglio bisogni individuali e collettivi contenendo la spesa, sia un sistema di organizzazione delle attività di tale natura poste in essere da un insieme di persone, organizzazioni e istituzioni (sistema economico). Normalmente si considerano i soggetti (detti anche "agenti" o "operatori" economici) attivi nell'ambito di un dato territorio. Si tiene conto, peraltro, anche delle interazioni con altri soggetti attivi fuori del territorio, ovvero con il "resto del mondo". Gli operatori di un'economia svolgono una o più delle seguenti funzioni:

  • produzione di beni e servizi;
  • intermediazione finanziaria;
  • assicurazione;
  • consumo di beni e servizi;
  • accumulazione di ricchezza;
  • redistribuzione del reddito e della ricchezza.

Gli operatori economici vengono classificati secondo le funzioni svolte. Si hanno:

  • le famiglie, che consumano beni e servizi prodotti (prodotti nel territorio considerati o importati, a cura di altri operatori, dal "resto del mondo"), ma possono anche produrre e accumulare (imprese individuali, aziende familiari);
  • le società che svolgono attività finalizzate al conseguimento di utili ed all'accumulazione:
    • le società di intermediazione finanziaria (in primo luogo le banche; in Italia vi sono poi le SIM, le SGR, le SICAV ecc.);
    • le società di assicurazione;
    • le società (dalle grandi società per azioni alle piccole società di persone) che producono altri beni e servizi;
  • la pubblica amministrazione, in tutte le sue articolazioni, che contribuisce al consumo (cosiddetti consumi collettivi), produce prevalentemente servizi non destinati alla vendita (istruzione, ordine pubblico, difesa ecc.) e redistribuisce il reddito e la ricchezza tra gli operatori del sistema;
  • altre organizzazioni senza finalità di lucro, che erogano servizi a beneficio delle famiglie (partiti, sindacati dei lavoratori, organizzazioni religiose, associazioni culturali ricreative e sportive, enti di beneficenza ed assistenza).

Economia del benessere. Branca dell'economia politica che si occupa di individuare l'ottimo sociale, sulla base di criteri di efficienza allocativa e di equita.
Economia dell'offerta. Approccio di politica economica basato su provvedimenti diretti a stimolare l'attivita economica attraverso incentivi fiscali sul versante della produzione.
Economia matura. Sistema in cui gli aggregati economici di riferimento variano a un tasso di crescita stabile e non elevato. Solitamente questo accade in economie che hanno raggiunto un equilibrio di crescita costante, dopo essersi precedentemente sviluppate a ritmi elevati.
Economia politica. L'economia politica è la disciplina sociale che studia l'economia in senso positivo (come essa è), con lo scopo di rappresentare compiutamente, con l'ausilio di modelli matematici ove necessario, le costanti presenti nel comportamento economico di individui e istituzioni private. L'Economia politica analizza i comportamenti dei singoli operatori e le loro reazioni al variare di alcune variabili ritenute fondamentali (livello del reddito, tasso di interesse, offerta di moneta, livello dei prezzi, spesa pubblica, tassazione, ecc.). Anche se nei modelli entrano variabili come la spesa pubblica o le tasse, non viene comunque indagato il come e il perché l'operatore pubblico abbia agito in tal modo piuttosto che in un altro, ma solo le reazioni degli operatori privati (banche, imprese, famiglie, lavoratori, ecc.) a tali cambiamenti. Essa quindi studia il modo di comportarsi dei soggetti economici e si distingue pertanto dalla politica economica (la disciplina complementare), la quale studia il comportamento degli operatori pubblici. I risultati ottenuti, e le interrelazioni fra operatori che vengono evidenziati dalle varie teorie economiche, vengono poi utilizzate nell'ambito della Politica economica per le indicazioni che esse danno circa gli effetti delle variazioni delle variabili fondamentali. In poche parole, dall'Economia Politica vengono tratti i suggerimenti circa gli strumenti di politica economica (politica fiscale, politica monetaria, politica di bilancio ecc.) più idonei per raggiungere determinati obiettivi (tasso di occupazione, inflazione, esportazioni, reddito, ecc.) Le definizioni precedenti non riescono comunque a dar conto dei vari aspetti dell'economia politica, per cui essa è anche definita dal suo sviluppo storico. L'economia politica classica. Il termine economia politica venne usato ampiamente per la prima volta nel '700 dai primi economisti, come i fisiocratici ed Adam Smith. Dopo le migliorie di David Ricardo (in seguito riviste da Piero Sraffa) e John Stuart Mill, fu usato universalmente per descrivere ciò che ora conosciamo come economia fino al 1870 circa - quindi descrive propriamente l'economia classica Le assunzioni di Adam Smith nell'opera del 1776 "Sulla ricchezza delle nazioni" posero una chiara riga di divisione tra l'economia in senso stretto e l'economia politica: lo stato (seguendo la sua economia classica) doveva fornire "difesa, infrastruttura, giustizia, istruzione e una moneta stabile". Anche se le definizioni di difesa, infrastruttura, giustizia e istruzione sono cambiate, questa è ancora considerata la migliore definizione dell'economia politica del capitalismo. Ognuna di queste funzioni può essere considerata un demanio gestito collettivamente e legalmente
Economia sommersa (Black economy). Insieme delle attivita economiche che sfuggono alle rilevazioni ufficiali.
Economia (storia dell'). Antichità Vi è stata una grande varietà di sistemi economici nell'antichità. In generale si può dire che, per millenni, hanno dominato l'agricoltura, finalizzata prevalentemente all'autoconsumo, ed il commercio lungo vie d'acqua anche con terre lontane. Si faceva inoltre ampio ricorso alla schiavitù. I Sumeri erano divisi in varie città-stato indipendenti, spesso in conflitto tra loro per il controllo di canali che delimitavano i territori e consentivano di irrigare i terreni drenando le acque in eccesso e trasportandole alle zone più lontane. Nelle città avevano grande importanza i templi, sia come luoghi di culto che come sedi di raccolta e di redistribuzione delle eccedenze agricole. Presso i Babilonesi il re era anche il maggiore proprietario terriero e le sue terre erano coltivate dagli schiavi. Il codice di Hammurabi ci rivela che vi erano tre classi sociali: uomini liberi, che potevano essere proprietari terrieri ma anche medici, commercianti o artigiani; uomini semiliberi, senza possedimenti, e schiavi. Erano anche stati definiti contratti per molte operazioni economiche: baratto, compravendita, prestito, donazione, deposito, pegno, assunzione di lavoratori al momento del raccolto. In Grecia coesistevano diversi sistemi economici. A Sparta la popolazione era divisa in tre gruppi: gli spartiati erano i soli cittadini a pieno titolo ed erano tenuti a curare l'addestramento militare ed a dotarsi di armi pesanti; i perieci erano liberi, curavano il commercio e l'artigianato, ma erano obbligati a pagare tributi senza godere di alcun diritto politico; gli iloti erano schiavi di proprietà dello Stato, come la terra. Lo Stato affidava agli spartiati sia appezzamenti di terra, sia iloti per lavorarla. L'economia spartana aveva quindi come fulcro la coltivazione di terre conquistate grazie alla guerra. Atene, invece, cercò la propria espansione economica nel commercio marittimo, soprattutto con Pisistrato, che favorì la crescita di una classe di commercianti, e con Pericle, che usò i tributi per collegare la città al porto del Pireo e per incrementare la flotta mercantile. Roma privilegiò l'espansione territoriale, quindi l'agricoltura, fin dall'origine. Si possono distinguere due fasi: all'inizio prevalevano i piccoli e medi proprietari terrieri, che costituivano anche il nerbo dell'esercito; successivamente prevalse il latifondo e si dovette creare un esercito di mercenari. Il cambiamento fu indotto dalla crisi economica successiva alla seconda guerra punica, che rovinò molti proprietari terrieri; ne seguirono anche la crisi della repubblica e, dopo lotte interne durate due secoli, la nascita dell'impero. Il latifondo dette gradualmente vita all'"economia delle ville romane", centri di produzione agricola sempre più ampi e sontuosi.Giova ricordare che con l'impero romano si realizza la prima grande globalizzazione commerciale del pianeta; essa poggiava si cinque elementi essenziali: una fitta rete di strade percorribili da carri, stazioni di posta, una moneta unica, il sesterzio, una lingua unica, illatino e il greco nelle famiglie più colte, e un unico diritto, la legge romana. Medioevo Si distinguono due fasi principali: Alto e Basso Medioevo. Nell'Alto Medioevo si diffuse in un primo tempo l'economia curtense. Derivate dalle ville romane, le corti costituivano unità produttive autosufficienti, in cui il commercio aveva un ruolo limitato e gli scambi avvenivano spesso in natura. Si distinguevano in esse una pars dominica, gestita direttamente dal "signore", ed una pars massaricia, gestita da contadini, liberi o asserviti, che avevano comunque l'obbligo di versare al signore un terzo del prodotto ed a svolgere alcune giornate lavorative gratuite sulla pars dominica (corvée). Con l'affermazione dell'Impero Carolingio, l'economia curtense si trasformò in economia feudale. In un primo tempo le terre appartenevano all'imperatore, che ne assegnava in comodato parti, dette feudi, a persone di sua fiducia dette vassalli. Questi ne curavano l'amministrazione e potevano a loro volta assegnarne parti ai valvassori; i vassalli riuscirono presto ad ottenere anche il diritto di trasmettere il feudo ai loro eredi. Vi erano poi i servi della gleba, che erano obbligati a coltivare le terre padronali, dalle quali non potevano allontanarsi per trasferirsi altrove; potevano coltivare nel tempo libero le terre dette "servili", riconoscendo peraltro un'imposta detta decima al clero. Nel Basso Medioevo si ebbero graduali ma significativi progressi sia nell'agricoltura che nei commerci. Nell'Europa settentrionale iniziarono a diffondersi la rotazione triennale e l'uso dell'aratro pesante, che consentirono aumenti delle rese agricole e, con ciò, la disponibilità di maggiori eccedenze da dedicare al commercio. Lo sviluppo del commercio favorì, a sua volta, la nascita e la crescente importanza delle città. In Italia le città acquisirono importanza tale da costituirsi in comuni (trasformatisi poi in signorie) e, in qualche caso, in repubbliche marinare. Tra le città italiane più importanti si possono ricordare: Venezia, che aveva acquistato, con la diplomazia e con la guerra, il dominio di quei pochi territori dell’entroterra necessari ai traffici e utili per l’incremento delle entrate governative, ma curava soprattutto l'espansione commerciale via mare; Milano, che curava soprattutto l'agricoltura e l'allevamento del bestiame, le lavorazioni artigianali dei metalli e dei tessuti (sotto gli Sforza si svilupparono la coltivazione del gelso e la lavorazione della seta) ed il commercio interno, grazie anche ad una rete di canali che penetravano dentro la città; perseguì quindi l'espansione territoriale, ottenendo sotto i Visconti il controllo di buona parte dell'Italia centrosettentrionale; Firenze, che sviluppò notevolmente, fin dal XII secolo, sia l'artigianato che il commercio internazionale, tanto da essere definita la Wall street del medioevo. I traffici internazionali si giovavano della valle dell'Arno e della Via Francigena che, collegando Roma e Canterbury, costituiva una delle più importanti vie di comunicazione europee in epoca medioevale. I mercanti fiorentini si inserirono presto nel circuito degli scambi europei: importavano l'allume dal Levante e panni semilavorati dalle Fiandre e dalla Francia; raffinavano quindi i tessuti ottenendone preziose stoffe che esportavano con notevoli guadagni. L'esigenza di mezzi di pagamento idonei al commercio internazionale favorì, a sua volta, una forte crescita del sistema bancario (i Medici erano banchieri). Nel corso del XV secolo Firenze da sola aveva un reddito superiore a quello dell'intera Inghilterra, grazie alle industrie e alle grandi banche fiorentine, circa ottanta tra sedi e filiali, queste ultime sparse in buona parte d'Europa. Nel resto d'Europa si formarono invece fin dal XIII secolo i primi Stati nazionali, che furono poi i protagonisti dell'età moderna. Età moderna L'età moderna è caratterizzata, in estrema sintesi, dall'espansione territoriale nelle regioni rese accessibili dalle scoperte geografiche, dallo sviluppo del commercio marittimo internazionale, dalla progressiva affermazione degli Stati nazionali come Stati assoluti, dall'affermazione di una aristocrazia fondiaria e di un ceto borghese dedito al commercio ed alla finanza. L'Impero portoghese privilegiò la ricerca di rotte per raggiungere l'India, da cui provenivano le spezie importate in Europa, con l'obiettivo commerciale di scavalcare l'intermediazione araba ed il monopolio commerciale di Venezia. L'Impero spagnolo preferì invece la conquista territoriale e lo sfruttamento agricolo e minerario dell'America meridionale. L'Inghilterra e l'Olanda riuscirono poi a conquistare gradualmente le basi portoghesi dal Capo di Buona Speranza all'Oceano pacifico, affermandosi a loro volta come potenze commerciali. Nel XVII secolo, Amsterdam divenne il porto più importante del mondo e un centro di finanza internazionale. Successivamente, le guerre contro l'Inghilterra e la Francia indebolirono l'Olanda a favore dell'Inghilterra. Qui la Gloriosa rivoluzione portò ad una forma di monarchia costituzionale basata sull'equilibrio tra il sovrano, i proprietari terrieri e la borghesia, nella quale venivano disciplinati i modi di finanziamento dello Stato sia attraverso i tributi (che dovevano essere approvati dal Parlamento), sia attraverso il debito pubblico (la Banca d'Inghilterra, una delle prime banche centrali, venne fondata nel 1694). L'Olanda, poi imitata dall'Inghilterra, fu anche la culla della prima rivoluzione agricola. In Olanda l'agricoltura veniva finalizzata prevalentemente alle esigenze del commercio (lino per le tele, coloranti per il panno, ecc.), mentre l'Inghilterra dette grande impulso alla coltivazione dei cereali, all'allevamento del bestiame ed alla produzione della lana e della seta. Età contemporanea L'età contemporanea inizia, da un punto di vista economico, con la rivoluzione industriale: un processo di evoluzione che da un'economia agricola-artigianale-commerciale portò ad un'economia industriale moderna, caratterizzata dall'uso generalizzato di macchine azionate da energia meccanica e dall'utilizzo di nuove fonti energetiche inanimate (in primo luogo i combustibili fossili). Ne sono seguiti il progressivo declino dell'agricoltura (il numero degli occupati nel settore agricolo iniziò a diminuire costantemente dopo la Grande depressione del 1873-1895, detta Long Depression) e, con esso, quello dell'aristocrazia, la crescente importanza della borghesia produttiva, lo sviluppo sostenuto delle città, l'estensione della produzione per il mercato e la tendenziale scomparsa di quella per l'autoconsumo, la nascita di un mercato del lavoro. Attraverso grandi momenti di crisi economica (la Long Depression e il crollo di Wall Street del 1929) e politica (la Prima guerra mondiale, la Rivoluzione russa, la Repubblica di Weimar), si sono affermati nel XX secolo tre diversi sistemi economici: l'economia di mercato: è basata sull'interazione degli operatori economici privati, con un ruolo limitato dello Stato (ordine pubblico, difesa, giustizia, istruzione, costruzione di infrastrutture); l'economia pianificata: in essa la gestione delle dinamiche del sistema economico compete allo Stato, che elabora piani di breve-media durata che stabiliscono gli obiettivi e regolano conseguentemente l'impiego delle risorse; l'economia mista: accanto all'interazione degli operatori privati, lo Stato interviene direttamente nel funzionamento del sistema economico, a sostegno della produzione e dell'occupazione, utilizzando la spesa pubblica ed avvalendosi di politiche fiscali e monetarie.
Economie di recente industrializzazione asiatiche. Corea del Sud, Hong Kong, Singapore, Taiwan.
ECU. Creato nel 1979, l'ECU era la media ponderata delle monete degli Stati membri della Comunità Europea. Dal 1 gennaio 1999 l'Ecu non esiste più ed è sostituito dall'Euro che ha invece un rapporto di cambi alla pari. (1 Ecu = 1 Euro).
Edp (Elaborazione automatica dei dati). Insieme delle operazioni di trattamento logico-aritmetico di dati alfanumerici effettuata da elaboratori elettronici.
Effetti del fallimento nei confronti dei creditori. Per quanto concerne gli effetti del fallimento nei confronti dei creditori, la conseguenza forse più importante della dichiarazione di fallimento consiste nell’inibizione delle azioni individuali dei singoli creditori, all’evidente fine di realizzare al meglio la c.d. par condicio creditorum. L’art. 51 l.fall., infatti, prevede che “salvo diversa disposizione della legge, dal giorno della dichiarazione di fallimento nessuna azione individuale esecutiva o cautelare, anche per crediti maturati durante il fallimento, può essere iniziata o proseguita sui beni compresi nel fallimento”. Il fallimento, parallelamente, apre il concorso dei creditori sul patrimonio del fallito. A tal fine, la legge precisa le modalità di presentazione della domanda di ammissione al passivo e i suoi effetti (cfr. artt. 93 e ss. l.fall.), anche in caso di domanda tardiva (cfr. art. 101 l.fall.). La legge indica, altresì, i compiti degli organi della procedura in relazione all’accertamento dei diritti vantati dai creditori stessi e della loro natura (specie in presenza di pegno, ipoteca o privilegi) e gli adempimenti da espletare in seno all’udienza di discussione, che segue la predisposizione, da parte del curatore, del c.d. “progetto di stato passivo” e le eventuali impugnazioni, ex artt. 95 e ss. l.fall.. Il Regio Decreto 16 marzo 1942, n. 267 si occupa anche di precisare i vantaggi connessi al procedimento di ripartizione dell’attivo (ossia al momento della distribuzione del ricavato dalle vendite fallimentari) e i diritti di vario tipo che spettano ai creditori c.d. privilegiati (cfr. artt. 54 e ss. l.fall.).
Effetti del fallimento nei confronti del fallito. Il fallimento produce una serie di effetti, tanto di tipo personale sul fallito, quanto di tipo economico, in particolare, in relazione ai creditori, agli atti pregiudizievoli in danno ai creditori, nonché in riferimento ai rapporti giuridici preesistenti. A ognuno di questi aspetti, è dedicata una sezione del capo che tratta, appunto, degli effetti del fallimento (cfr. art. 42 e ss. l.fall.). In merito agli effetti nei confronti del fallito, innanzitutto, la sentenza che dichiara il fallimento priva il fallito dell'amministrazione e della disponibilità dei suoi beni esistenti alla data di dichiarazione di fallimento, fatta eccezione per i beni elencati dall’art. 46 l.fall.. Nelle controversie relative a rapporti di diritto patrimoniale del fallito compresi nel fallimento, di regola, diviene il curatore il soggetto legittimato dal punto di vista processuale. Oltre al sorgere in capo al fallito dei diritti e degli obblighi, prevalentemente di collaborazione con gli organi della procedura, di cui agli artt. 47, 48 e 49 l.fall., è da evidenziare la sanzione di inefficacia relativa prevista dall’art. 44 l.fall.: tutti gli atti compiuti dal fallito e i pagamenti da lui eseguiti dopo la dichiarazione di fallimento sono inefficaci rispetto ai creditori, così come sono parimenti inefficaci i pagamenti ricevuti dal fallito dopo la sentenza dichiarativa di fallimento. L’articolo immediatamente successivo precisa, in proposito, che le formalità necessarie per rendere opponibili gli atti ai terzi, se compiute dopo la data della dichiarazione di fallimento, sono senza effetto rispetto ai creditori.
Effetto annuncio. Indica l'effetto prodotto sui mercati finanziari o su singoli titoli dalla comunicazione di notizie riguardanti la situazione economica di un paese, le strategie e gli obiettivi della politica economica, ma anche esiti e previsioni su singole societa quotate in borsa.
Effetto Balassa - Samuelson. L'effetto Balassa-Samuelson (dal nome degli autori che per primi hanno studiato questo effetto) è l'osservazione che nelle economie in forte crescita si sperimenta un aumento dei prezzi di beni non commerciabili che spinge verso un apprezzamento reale del cambio (espresso come rapporto tra beni commerciabili e beni non commerciabili). Nei paesi più avanzati, con un più alto livello di produttività nel settore dei beni commerciabili, i prezzi dei beni non commerciabili sono relativamente più alti rispetto a Paesi più poveri. In un'area monetaria integrata, in cui i livelli di vita e di prezzo tendono a convergere, è normale osservare un tasso d'inflazione più elevato rispetto a paesi ove il livello dei prezzi è più basso, e viceversa. Questa differenza è per certi versi "inevitabile" e deve essere considerata fisiologica.Secondo un recente studio della Banca Centrale Europea, l'effetto Balassa-Samuelson spiega gran parte della dispersione tra i tassi di inflazione all'interno dell'area dell'euro.
Effetto di contagio. Fenomeno per cui una situazione di difficolta a livello di singola società si propaga ad altre unita del gruppo.
Effetto di prezzo. Variazione nella domanda di un bene indotta da una variazione di prezzo del bene medesimo.
Effetto di sostituzione. Effetto prodotto sulla quantità acquistata di un bene dalla variazione di prezzo del bene stesso, assumendo come costante il reddito.
Effetto gennaio. Effetto che si produce regolarmente nel mese di gennaio nel mercato dei titoli azionari, per il quale i titoli tendono a un aumento consistente dei prezzi, dovuto agli effetti finali dalle operazioni di compravendita a fini fiscali legate alle scadenze di fine anno.
Effetto leva. Leverage o più semplicemente leva è la facoltà di controllare un elevato ammontare di risorse finanziarie attraverso il possesso di una piccola parte di tali risorse. Per le banche avere spinto sull'effetto leva ha significato emettere strumenti finanziari derivati con strutture sempre più complicate. In tal modo si cerca di compensare la presenza di mezzi propri relativamente esigui con investimenti ad alta resa (in teoria) che, sempre in teoria, dovrebbero compensare il rischio.
Efficienza del mercato. Lo studio dell’efficienza dei mercati si focalizza sui meccanismi di formazione dei prezzi delle attività finanziarie, cioè sullo studio della velocità e della precisione con cui le informazioni hanno effetti positivi o negativi nei prezzi degli strumenti finanziari.Ci sono diversi tipi di efficienza dei mercati finanziari:

  • Efficienza allocativa. Si parla di efficienza allocativa, in relazione al trasferimento delle risorse finanziarie dai soggetti in surplus ai soggetti in deficit, quando la produttività marginale del capitale è la stessa per tutte le forme di investimento. In particolare, l’efficienza allocativa si realizzerebbe se tutti gli operatori (finanziatori ed investitori) agissero in maniera razionale, ricercando le opportunità di investimento/finanziamento che consentono di massimizzare la loro utilità attesa. Si ha ottimo paretiano (detto anche efficienza allocativa) quando non è possibile alcuna riorganizzazione della produzione che migliori le condizioni di tutti. In tale situazione, l'utilità di una persona può essere aumentata soltanto da una diminuzione dell'utilità di qualcun altro; vale a dire che nessuna persona può migliorare la propria condizione senza che qualcun altro peggiori la sua.
  • Efficienza valutativa. Si parla di efficienza valutativa quando le informazioni disponibili sono impiegate correttamente per determinare il valore di impresa.
  • Efficienza tecnico – operativa. Per efficienza tecnico – operativa si intende l’insieme delle organizzazioni e delle procedure grazie alle quali il mercato svolge le sue funzioni.
  • Efficienza informativa. L’efficienza informativa riguarda la relazione tra prezzi ed informazioni. Un mercato è efficiente in senso informativo quando i prezzi riflettono tutta l’informazione disponibile. In base alla teoria dei mercati efficienti in senso informativo, nessun investitore è in grado di "battere" il mercato. In relazione all’efficienza informativa, esistono tre tipi di efficienze:
    • efficienza informativa in forma debole;
    • efficienza informativa in forma semi – forte;
    • efficienza informativa in forma forte.

Elenco blu. Elenco redatto dalla Standard and Poor's in cui sono riportate le principali caratteristiche (durata, coupon, rendimento) dei titoli a reddito fisso emessi dalle autorità municipali del Nord America.
Elliot (Onde di). Studiando i grafici storici dei titoli, Ralpf Nelson Elliott sviluppò un metodo basato su tredici conformazioni grafiche (onde) simili per forma ma non obbligatoriamente per dimensione. A differenza di altre applicazioni grafiche come medie mobili, trednline, macd, rsi ecc. che si limitano ad indicare il livello di resistenza e di supporto e le angolature del trend "Il principio delle Onde" E' l'unico metodo in grado di individuare un movimento del mercato dall'inizio alla fine e quindi di presumere i futuri andamenti dei prezzi. Secondo Elliott tutte le manifestazioni, situazioni registrabili dall'a andamento dei prezzi di un titolo o indice sono riconducibili ad un ciclo regolato al suo interno da leggi naturali ben strutturate, la stessa armonia di base che è riscontrabile in natura.Il metodo si basa sulla consuetudine di intervallare momenti di sviluppo a momenti di rafforzamento o discesa, facendo cambiare tutti questi movimenti in strutture simili che si ripetono ciclicamente, solo ampliando la durata temporale e l'escursione dei prezzi.
Embedded value (EV). Nelle società assicurative per il solo ramo vita: l'Embedded Value è il valore intrinseco della società calcolato come somma del patrimonio netto rettificato più il valore attuale delle polizze pluriennali in essere. E' un dato estremamente price sensitive. Per questo il dato del valore dell'EV viene spesso comunicato a parte dalle società, che talvolta affidano lo studio del valore a consulenti esterni. Di fatto il valore è molto sensibile alle ipotesi sottostanti, che per trasparenza vengono spesso allegate al comunicato. Riassumendo: EV=Patrimonio netto rettificato + in-force value (IFV, valore del portafoglio Vita in essere). Aggiungendo all'EV così calcolato il valore della nuova attività (New Business Value, NBV) si ottiene il cosiddetto Appraisal Value, Ipotesi fondamentali: Tasso di attualizzazione, Tasso rendimento, Attivi, Tax rate.
Emesse e in circolazione. Numero di titoli azionari che una società ha emesso, che è stato sottoscritto e quindi liberato. Rappresenta il capitale sociale versato, che può essere differente rispetto a quello autorizzato dall’assemblea. Vengono chiamati treasury stocks quei titoli che la società riacquista, unissued stocks quelli autorizzati non ancora emessi.
E-MID. Vedi: Mercato interbancario dei depositi.
E-MID SIM spa. Società, costituita nel 1999, che gestisce il Mercato interbancario dei depositi (vedi) e l’e-Mider(vedi).
E-Mider. Circuito telematico, gestito da e-MID SIM spa, per la negoziazione di overnight indexed swap (OIS) sul tasso Eonia.
Emissione (issue). Rappresenta la messa in circolazione di nuovi strumenti di pagamento o titoli di credito, come le monete. Per estensione, il termine ha assunto un'accezione che indica un'operazione finanziaria mediante la quale si effettua l'offerta di titoli azionari od obbligazionari di una società o un ente, che prende il nome di emittente, destinata al pubblico dei risparmiatori. Il termine si applica anche all'offerta di sottoscrizione di nuovi titoli.
Emissione calda. Condizione in cui, in concomitanza all'emissione di nuovi titoli vi è un'elevata domanda di questi ultimi, con un sollecito assorbimento da parte del mercato.
Emissione di azioni gratuite. Soggetto, societa, governo o ente sovranazionale, il quale offre i propri titoli azionari o obbligazionari ai sottoscrittori, e che si rende garante degli obblighi relativi alla particolare categoria di titoli.
Emissione di note rinnovabili. Prassi di finanziamento in vigore nell'euromercato, dove una società emette note a breve termine sottoscitte da enti creditizi che si impegnano in seguito a rinnovare il finanziamento nel momento in cui scadono le note emesse.
Emissione subordinata. Si tratta di un’emissione di titoli azionari o obbligazionari il cui rimborso viene garantito in misura inferiore rispetto a titoli già esistenti che invece godono di garanzie privilegiate.
Emittente. Soggetto, società, governo o ente sovranazionale, il quale offre i propri titoli azionari o obbligazionari ai sottoscrittori, e che si rende garante degli obblighi relativi alla particolare categoria di titoli.
Ente pubblico economico. Organizzazione dotata di personalità giuridica pubblica, avente per oggetto esclusivo o prevalente lo svolgimento di un’attività d’impresa in regime privatistico, in particolare per quanto concerne la disciplina del rapporto di lavoro dipendente, l’obbligo d’iscrizione nel registro delle imprese e i profili patrimoniali. All’ente non si applicano, invece, le norme riguardanti le procedure fallimentari.
Enterprise value. E' un indice che individua il valore complessivo di un'azienda. Corrisponde alla sua capitalizzazione (numero delle azioni moltiplicato per il valore di ogni azione in Borsa) meno la posizione finanziaria netta. Spesso viene rapportato all'EBIT o all'EBITDA, per capire quanto vale un'azienda rispetto a uno di questi due margini di redditività.
Enti locali. Rappresentano l’insieme di Comuni, Province e Comunità montane. Per ciascuna categoria di enti viene predisposto il conto di cassa (dal Ministero del Tesoro) e il conto economico consolidato (dall’Istat).
Entrata di capitale (Equity income). È la differenza tra il reddito operativo netto e gli interessi passivi.
Entrata netta. È l'ammontare di moneta ottenuto dalla cessione di un bene di investimento oppure dall'emissione di un titolo, una volta sottratti tutti i costi dell'operazione. Questa somma rappresenta i fondi entrati nell'impresa grazie a una certa operazione.
Eonia. Euro overnight index average. Media ponderata dei tassi overnight comunicati alla BCE da un campione di banche operanti nell’area dell’euro.
EPC. Vedi: Consiglio europeo per i pagamenti.
EPS (Earning per share). Talvolta usato al posto del ROE, l'EPS o utile per azione, misura non in termini percentuali, ma in valori assoluti, la redditività del capitale investito con riguardo alla singola azione. L'indice dunque consente di calcolare l'utile spettante a ciascuna azione ordinaria.
Equalizzatore. Meccanismo matematico che si applica alla tassazione di certe rendite finanziarie.Il governo ha introdotto l'equalizzatore perché non tutti gli investimenti erano tassati nello stesso modo. In particolare erano trattati diversamente l'investitore in regime di dichiarazione o di risparmio amministrato e quello in regime di risparmio gestito.L'equalizzatore si usa quando si investe per più di un anno in uno dei seguenti settori:- Partecipazioni azionarie- Titoli di credito e obbligazioni- Valute e metalli preziosi- Cessioni di rapporti che producono redditi di capitale- Fondi comuni esteri. L'effetto sostanziale è di correggere l'aliquota fissa del 12,5% introdotta nel 1998 sulle rendite finanziarie.
Equazione di Fisher. L'equazione di Fisher in matematica finanziaria stima la relazione tra tassi di interesse nominali e reali. L'equazione è principalmente usata per calcolare lo Yield to Maturity ovvero il rendimento alla scadenza di un titolo, in presenza di inflazione positiva. In campo finanziario questa equazione è usata principalmente per il calcolo dei rendimenti delle obbligazioni o il tasso di rendimento di investimenti. In campo economico questa equazione è usata per predire il comportamenti dei nominali e reali. Assumendo r pedice r come il tasso d'interesse reale, r pedice n come il tasso d'interesse nominale e π come il tasso di inflazione attesa.

L'Equazione di Fisher è la seguente

\ r_n = r_r + \pi

La equazione é usata sia per analisi ex-ante (prima) o ex-post (dopo).
Equilibrio economico. Nell'ambito del bilancio d'impresa, è la capacità dell'impresa di remunerare i fattori produttivi e di far rendere adeguatamente il capitale dei soci. Questo equilibrio è raggiunto se i ricavi provenienti dalla vendita di prodotti e servizi superano i costi dei fattori impiegati nella realizzazione di tali prodotti e servizi, ossia se le fonti consumate superano gli impieghi consumati.
Equilibrio finanziario. Nell'ambito del bilancio d'impresa, è la capacità dell'impresa di far fronte, tempestivamente, ai propri impegni. Esso deve essere mantenuto nel breve periodo(si parla allora di equilibrio monetario) assicurando, con i mezzi provenienti prevalentemente dalla gestione, l'equilibrio delle entrate e delle uscite senza che si verifichino buchi di cassa o eccessiva liwquidità, L'equilibrio finanziario è mantenuto , invece, nel medio - lungo periodo utilizzando, prevalentemente, i mezzi propri o di terzi, dopo un'oculata analisi della fonte finanziariamente più vantaggiosa.
Equilibrio patrimoniale. Si ottiene grazie ai due equilibri precedenti, ma, nella sua essenza, esso rappresenta la capacità dell'impresa di darsi una struttura delle fonti e degli impieghi che le consenta di durare nel tempo.
Equity. Locuzione di derivazione anglosassone che indica il capitale netto di una società (capitale versato, più riserve di utili, più utili o perdite) . Nell'ambito delle gestioni patrimoniali, il termine indica il comparto azionario.
Equity Kicker. Nel settore delle operazioni di finanziamento immobiliare, offerta di una partecipazione ai mezzi propri di un’operazione che prevede l’assunzione di debito, con il beneficio di un flusso di cassa positivo alla fine dell’investimento.
Equivalente in azioni ordinarie. Quantitativo di azioni ordinarie corrispondente alle obbligazioni convertibili, ai warrant e alle azioni convertibili che una società ha emesso nel momento in cui saranno ultimate le rispettive conversioni. È utilizzato per definire quanto potrà aumentare il numero delle azioni esistenti a causa delle trasformazioni di questo tipo di strumenti emessi.
Equivalente sovvenzione lorda (ESL). Per gli aiuti concessi a partire dal 1° gennaio 2007, l'agevolazione viene sempre calcolata in ESL (equivalente sovvenzione lorda). Si riportano di seguito le definizioni relative sia all'ESL che all'ESN (equivalente sovvenzione netta) poiché tale ultimo metodo è ancora applicato per gli aiuti concessi precedentemente ma erogati successivamente al 01/01/2007. L’Equivalente Sovvenzione, è l’unità di misura utilizzata per calcolare l’entità dell’aiuto erogato caso per caso. L’esigenza di salvaguardare il regime della concorrenza nel mercato europeo ha portato la Commissione di Bruxelles a stabilire dei limiti alle agevozioni pubbliche, che tengono conto della localizzazione degli interventi, della dimensione delle imprese, del settore di appartenenza, della finalità dell’aiuto, ecc. Questi limiti sono calcolati appunto in Equivalente Sovvenzione, in percentuale sull’importo dell’investimento. Per determinare l’entità dell’agevolazione occorre innanzi tutto tradurre l’aiuto, qualunque sia la sua natura (sovvenzione in conto capitale o in conto interessi, agevolazione fiscale, garanzia sul rischio di cambio, ecc.) in sovvenzione in conto capitale; si deve cioè calcolare l’elemento dono dell’aiuto, tenendo conto, a esempio nel caso di un prestito agevolato, della percentuale di finanziamento sull’investimento, della durata del finanziamento, dell’ammontare del bonifico e del tasso convenzionale di attualizzazione. Questo valore, calcolato in percentuale sull’investimento (sulle spese ammissibili), rappresenta l’Equivalente Sovvenzione Lorda (ESL). Se, una volta effettuata questa operazione, si sottrae la quota prelevata dallo Stato a titolo di imposizione fiscale, si ottiene l’Equivalente Sovvenzione Netta (ESN). Questo calcolo è piuttosto complesso e varia a seconda del settore di appartenenza del beneficiario, della forma societaria, della tipologia degli investimenti, della localizzazione, ecc. Il risultato di questa operazione dà il vantaggio finale di cui gode l’iniziativa agevolata dopo avere pagato le imposte sugli utili di esercizio che l’aiuto presumibilmente ha prodotto.
EONIA. European overnight index average; parametro creato dall'associazione bancaria delle banche europee e dalla Federazione bancaria europea. Rappresenta la media dei tassi di finanziamento overnight comunicati dalla Bce da un pool di 57 banche (vedi operazioni overnight).
Eps (Earning per share). Indice molto diffuso per valutare la redditività delle imprese. È il rapporto fra gli utili netti e il numero delle azioni ordinarie.
Equalizzatore. Fattore di rettifica che consente di fare equità fra chi compra e vende titoli nell'arco di un anno (e paga la relativa imposta sull'eventuale capital gain) e chi vende titoli comperati negli anni precedenti.
Erogazioni liberali. Sono offerte volontarie a favore dello Stato o di enti senza fini di lucro che svolgano attività socialmente utili. Sono spese detraibili.
Erosione fiscale. Riduzione della base imponibile che sarebbe in linea di principio soggetta a tributo a causa di varie forme di agevolazione ed esenzione, di inadeguatezze nel metodo di accertamento o di regimi fiscali sostitutivi.
ERP (Enterprise Resource Planning). Letteralmente "pianificazione delle risorse aziendali". L'espressione indica i software applicativi che gestiscono un insieme di attività di un'impresa. Queste applicazioni sono in grado di supportare importanti processi di business, quali a esempio la pianificazione dei prodotti, la relazione con i fornitori, la gestione degli ordini e il servizio clienti.
Errore sistematico di ponderazione. Errore sistematico dovuto all'impiego di coefficienti di ponderazione viziati da una qualsiasi distorsione.
Esclusione. Riguarda quei redditi che vanno indicati nella dichiarazione fiscale ma che partecipano solamente in parte al computo della stessa. Per esempio le societa americane possono escludere l'80% dei dividendi ricevuti da altre societa.
Esclusione socio. Procedura mediante la quale i soci di una società, al verificarsi di determinate condizioni, possono escludere un socio dalla società. Nelle società di capitali può avvenire, a esempio, per il mancato versamento dei conferimenti in denaro, mentre nelle società di persone può avvenire nell'ipotesi di fallimento del socio o a seguito di decisione degli altri soci, a esempio, per gravi inadempienze del socio che si vuole escludere
Esegui o cancella. Ordine di compravendita che viene dato all'intermediario in titoli, che se non viene immediatamente eseguito deve essere cancellato.
Eseguire. Nelle contrattazioni in titoli indica il momento nel quale l'ordine ricevuto dall'intermediario è stato in effetti interamente eseguito. Nel caso in cui l'ordine sia stato solo parzialmente eseguito si parla di "partial fill".
Esercizio. E' il periodo di tempo di riferimento per il bilancio.
Esercizio in vendita. È la prassi di esercizio di un’opzione put, tramite la quale l’acquirente impone al venditore dell’opzione di versare il controvalore dei titoli, che gli verranno consegnati al prezzo stabilito nel contratto, indipendentemente dalle condizioni attuali del mercato.
Esosità fiscale. Livello che la pressione fiscale sul settore market raggiumgerebbe in assenza di evasione. Coindcide con la pressione fiscale effettiva del settore market.
Esperto. Nella disciplina dei conferimenti di beni è il soggetto designato dal presidente del tribunale, che deve effettuare la valutazione dei beni apportati e attestare che il valore attribuito non sia inferiore al valore nominale, delle azioni o quote emesse a fronte del conferimento. Tale valutazione si sostanzia in una perizia contenente la descrizione dei beni o dei crediti conferiti, il valore a ciascuno di essi attribuito, i criteri di valutazione seguiti.
Esportatore abituale. Soggetti che, soddisfando determinate caratteristiche, possono effettuare acquisti in sospensione d'imposta. In genere possono essere considerati esportatori abituali i soggetti che nell'anno precedente hanno effettuato un ammontare di operazioni non imponibili quali, esportazioni, servizi internazionali, cessioni intracomunitarie, ecc., superiore al 10% del volume d'affari complessivo (a esempio, un soggetto con volume d'affari di 1.000.000 euro, di cui 200.000 euro costituiscono esportazioni, può essere considerato esportatore abituale).
dei crediti conferiti, il valore a ciascuno di essi attribuito, i criteri di valutazione seguiti.
Esposizione. Quantificazione della rischiosità dell'affidamento globale che viene rilasciato a un unico soggetto. Il totale del credito concesso a un unico beneficiario, sia nel caso di un soggetto privato o di un'autorità pubblica straniera. Per quanto riguarda le operazioni di accredito, è il rischio sostenuto da una banca per avere accreditato un conto prima che i fondi corrispettivi siano effettivamente pervenuti.
Esposizione giornaliera. Esposizione massima giornaliera al rischio di cambio di un'istituzione finanziaria.
Esposizione in divisa. Esecuzione di operazioni di finanziamento o di prestito denominate in una certa divisa, controbilanciate da operazioni di senso inverso ma in un'altra valuta.
Esposizione infragiornaliera. Esposizione creditoria con durata inferiore a un giorno. Misura il rischio cui si viene a trovare un operatore nel corso della giornata.
Estensione (Dating). 1. Per quanto riguarda le operazioni commerciali, il prolungamento della durata di un credito commerciale a breve termine, per esempio da un mese a due mesi. 2. Per quanto riguarda le operazioni bancarie, l'intervallo di tempo che passa tra l'emissione di un finanziamento a tempo determinato e l'istante in cui si estingue l'operazione.
Esternalizzare. Delegare a terzi attività o funzioni prima svolte direttamente all'interno dell'impresa. La capacità di decidere quando sia più conveniente affidare una fase del ciclo ideazione-realizzazione-vendita di un prodotto/servizio a terzi è di importanza fondamentale: in generale, soprattutto per le piccole imprese, è consigliabile dedicarsi a ciò che si sa fare meglio e/o a costi minori, rinunciando ad occuparsi di tutto e allacciando buoni contatti con dei subfornitori per gli aspetti in cui si è meno competitivi. Tale decisione permette di mantenere una struttura aziendale più flessibile, senza risentire troppo delle variazioni della domanda.
Esterovestizione. Con esterovestizione si intende la fittizia localizzazione all'estero della residenza fiscale di una società che, al contrario, ha di fatto la sua attività e persegue il suo oggetto sociale in Italia. Lo scopo principale della localizzazione, tipicamente in un paese con un regime fiscale più vantaggioso di quello nazionale, è quella di fare in modo che gli utili siano sottoposti ad una minore tassazione. Di solito i redditi esterovestiti sono le plusvalenze di cessioni di partecipazioni. L'articolo 73 del TUIR indica i criteri per stabilire la residenza fiscale delle persone giuridiche al pari di quanto stabilito per le persone fisiche. La residenza fiscale di una società è da ritenersi in Italia se sussiste almeno una di queste condizioni: La sede legale della società indicata nell'atto costitutivo o nello statuto è in Italia; La sede amministrativa, ovvero da dove si realizza l'effettiva direzione della società, è in Italia; L'oggetto principale è localizzato in Italia. A partire dal primo gennaio 2008 vige il comma 5 bis dell'articolo 73: salvo prova contraria, è residente nello Stato l'Ente controllato da soggetti residenti, o amministrati da un Consiglio di Amministrazione o equivalente i cui membri in prevalenza siano residenti nel territorio dello Stato. Per l'Amministrazione Finanziaria è sempre stato piuttosto difficile provare la reale localizzazione di una società, in particolare per quanto riguarda la sua sede amministrativa. L'onere della prova non è più a carico dell'Amministrazione Finanziaria, ma della società sottoposta a verifica.
Estinzione di un mutuo. Vedi articolo.
Estratto conto. Documento riepilogativo dei movimenti avvenuti su un conto in un certo periodo di tempo.
Esuberanza capitale sociale. Si ha quando il capitale sociale supera la misura ritenuta necessaria per il conseguimento dell'oggetto sociale. In tali casi, l'assemblea straordinaria può deliberare la riduzione del capitale da effettuarsi mediante rimborso ai soci o liberazione dei soci dall'effettuazione dei versamenti residui ancora dovuti.
ETC. Vedi: Exchange-traded commodities.
ETF (Exchange traded funds). Sono fondi comuni d'investimento oppure Sicav, negoziati in Borsa come un'azione e caratterizzati da una gestione "passiva". Essi replicano, cioè, un benchmark in maniera non attiva (replicano fedelmente qualsiasi indice azionario): quando uno dei componenti del benchmark viene sostituito, anche la corrispondente attività finanziaria all'interno del fondo viene sostituita, senza porsi problemi di maggior o minor convenienza. A differenza dei fondi comuni, che valorizzano solitamente a fine giornata, gli ETF vengono scambiati nel continuo, proprio come un titolo azionario. Questo particolare tipo di gestione fa sì che questa categoria di fondi abbia commissioni di gestione molto ridotte e nessuna commissione di ingresso o performance. Le commissioni totali annue (chiamate TER) vanno da un minimo dello 0,09% ad un massimo di 1,5% e sono pagate in proporzione al periodo di detenzione dell'ETF. Gli ETF possono pagare dividendi, infatti proprio come i fondi comuni si dividono in ETF a distribuzione (con pagamento di dividendi periodici) o ETF ad accumulazione con il reinvestimento dei dividendi. Gli ETF sono liquidi per importi fino a 500.000/1.000.000 euro. Per importi superiori sono necessari accordi col trader. Alcuni intermediari offrono la possibilità di vendere gli ETF allo scoperto per poter assumere una posizione ribassista. Nonostante gli ETF abbiano commissioni bassissime e rendimenti maggiori non vengono presi molto in considerazione dalle banche, poiché esse possono adoperare bassissime commissioni sugli ETF, comprendenti solo la compravendita del titolo, quindi decidono di puntare su loro prodotti molto più dispendiosi per il cliente e quindi più remunerativi per l'azienda. Comunque negli ultimi anni gli ETF stanno diventando un grande punto di forza dei mercati internazionali. Nonostante lo stile di gestione passivo, negli anni passati gli ETF hanno conseguito mediamente risultati migliori dei fondi attivi.
ETF Plus. Gli ETF quotati sul mercato italiano si negoziano sull'ETF Plus. ETF plus è articolato in tre segmenti che riflettono le diverse tipologie di strumenti che saranno negoziate sul mercato:

  • il segmento a) dedicato alla negoziazione di quote o azioni di ETF;
  • il segmento b) dedicato alla negoziazione di quote o azioni di ETF strutturati;
  • il segmento c) dedicato alla negoziazione di ETC (Exchange-traded Commodities)

Esattamente come gli ETF, gli ETC e gli ETF strutturati sono negoziati in Borsa come un comune titolo azionario; gli investitori, tramite il proprio intermediario, potranno quindi in qualunque momento della giornata borsistica (dalle 9.05 alle 17.25 in Italia) comprare e vendere questi strumenti al loro prezzo di mercato. Il lotto minimo negoziabile è una quota.
ETC (Exchange traded commodities). Sono titoli senza scadenza emessi da una società veicolo a fronte dell'investimento diretto dell'emittente o in materie prime o in contratti derivati su materie prime. Il prezzo degli ETC è quindi legato direttamente o indirettamente all'andamento del sottostante, esattamente come il prezzo degli ETF è legato al valore dell’indice a cui fanno riferimento. In sintesi un ETC consente di:

  • Accedere direttamente al mercato delle commodities: Gli ETC replicano la performance di una singola commodity o di indici di commodities, grazie all’investimento diretto da parte della società emittente nella materia prima o in contratti derivati sulla materia prima. In questo secondo caso gli ETC consentono agli investitori di avere un’esposizione simile a quella che si otterrebbe gestendo una posizione a lungo in contratti future senza leva finanziaria
  • Rimanere costantemente allineato alle performance delle materie prime: a differenza di una posizione in future, gli ETC non comportano la necessità di riposizionarsi da un contratto future ad un altro (roll-over), non richiedono nessun margine, e non comportano altre spese di intermediazione/sostituzione dei contratti in scadenza. Infine gli ETC che investono direttamente nelle materie prime consentono di evitare gli oneri e i rischi legati al loro stoccaggio
  • Ottenere un’esposizione ad un rendimento assoluto (total return). In caso di ETC legati al prezzo di contratti future sulla materia prima, il risparmiatore ha accesso ad un rendimento assoluto che comprende tre diverse componenti:
    a) rendimento spot: è quello derivante dall’oscillazione del prezzo del future della materia prima sottostante.
    b) rendimento legato al rolling (che può essere positivo o negativo): è il rendimento associato all’attività di sostituzione dei contratti future in scadenza che consente di mantenere la posizione sul sottostante; è negativo (riporto) quando il contratto in scadenza ha un prezzo maggiore di quello successivo, è positivo (deporto) nel caso opposto.
    c) rendimento del collaterale: è l’interesse che si ottiene dall’investimento del collaterale (l’acquisto di un future non richiede infatti alcun investimento se non il mantenimento di un margine che però è anch’esso remunerato)
  • Accedere al mercato delle commodities ad un costo molto contenuto: come per gli ETF nessuna commissione di “entrata”, di “uscita” e di “performance” è a carico dell’investitore, le commissioni di gestione sono contenute e sono applicate in proporzione al tempo di possesso del titolo attraverso la riduzione della quantità di materia prima di cui si ha diritto. Infine come per l’acquisto di un qualsiasi altro titolo sul mercato vanno considerate le commissioni applicate dalla propria banca/sim

Eurepo. Tasso di interesse, applicato ai prestiti in euro garantiti da titoli di Stato, calcolato giornalmente come media semplice delle quotazioni rilevate presso un campione di banche con elevato merito di credito selezionato periodicamente dalla European Banking Federation.
Eurex. Mercato tedesco dei prodotti derivati; vi sono quotati futures e opzioni su prodotti finanziari e tassi d'interesse. Si contende con Londra il primato di maggior mercato specializzato europeo (vedi Liffe).
Euribor.(Europe Interbank Offered Rate). E' il tasso di mercato interbancario, rilevato dalla Banca Centrale Europea, calcolato come media dei migliori tassi offer (cioè lettera) quotati da alcune delle principali banche operanti sull'Euromercato. Insieme al Libor, costituisce il punto di riferimento per il calcolo degli interessi per le operazioni di finanziamento, a esempio i mutui. Il Ribor, invece, dal gennaio 1999 è stato sostituito dall'euribor da tutti i paesi che hanno aderito all'euro.
Eurirs. European Interest Rate Swap. Tasso interbancario di riferimento utilizzato come parametro di indicizzazione dei mutui ipotecari a tasso fisso. È espresso sotto forma di media ponderata delle quotazioni alle quali le principali banche operanti nella Unione europea realizzano l'Interest Rate swap.
Euro. L'euro (EUR o ) è la valuta comune dei quindici stati dell'Unione europea che attualmente aderiscono all'UEM (Unione Economica e Monetaria), ovvero Austria, Belgio, Cipro, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia e Spagna. Il complesso di questi paesi, detto informalmente Eurozona, conta oltre 318 milioni di abitanti; prendendo in considerazione anche quei paesi terzi che utilizzano divise legate all'euro, la moneta unica interessa direttamente oltre 480 milioni di persone in tutto il mondo. Dodici dei 27 stati membri dell'Unione europea non adottano tuttavia l'euro come valuta ufficiale. Nella fattispecie, la Danimarca ed il Regno Unito godono di una clausola che permette loro di mantenere indefinitamente le proprie valute nazionali; la Svezia, che fa parte dell'UE dal 1995 prevede di adottare l'euro non prima del 1° gennaio 2010 e al momento la Svezia sta continuando ad usare la Corona svedese. Nei rimanenti nove paesi l'introduzione della divisa comune sarà possibile non appena le condizioni macroeconomiche permetteranno di garantire il rispetto dei parametri di Maastricht. In aggiunta ai membri dell'Unione, alcuni microstati (Città del Vaticano, il Principato di Monaco e San Marino) hanno adottato l'euro in virtù delle preesistenti condizioni di unione monetaria con paesi membri della UE. Infine, Andorra, il Montenegro e la regione serba del Kosovo hanno adottato unilateralmente l'euro. Il debutto dell'euro sui mercati finanziari risale al 1999, mentre la circolazione monetaria ha effettivamente avuto inizio il 1° gennaio 2002 nei dodici paesi dell'Unione che per primi hanno adottato la nuova valuta. L'euro è amministrato dalla Banca centrale europea, con sede a Francoforte sul Meno, e dal Sistema delle banche centrali europee; il primo organismo è responsabile unico delle politiche monetarie comuni, mentre coopera con il secondo per quanto riguarda il conio e la distribuzione di banconote e monete negli stati membri. L'euro è suddiviso in 100 centesimi. Il nome euro deriva dalle lettere iniziali della parola Europa, ed è stato adottato dal Consiglio europeo di Madrid del 1995 per rimpiazzare la sigla ECU (dall'acronimo inglese European Currency Unit, o "Unità di conto europea"), sino a quel momento utilizzata nei trattati. Il nome doveva essere semplice, unico e invariiable. Molti paesi hanno deciso di usare normalmente il plurale o il partitivo del nome, anche se sulla cartamoneta il sostantivo "euro", chiaramente mostri che il sostantivo non dovrebbe conoscere plurale. La denominazione ecu, indicata nell'articolo 3a del trattato di Maastricht, fu scartata per diverse ragioni linguistiche. Aveva un senso in inglese, la lingua nella quale era espresso, e in francese, perché la parola écu vuol dire scudo, che era un'antica moneta della Francia. La denominazione, quindi, non aveva alcun richiamo per gli altri paesi. Il codice internazionale a tre lettere (in base allo standard ISO 4217) dell'euro è EUR. È stato disegnato anche un simbolo (glifo) speciale per l'euro (€). Dopo che un sondaggio pubblico aveva ristretto la scelta a due, fu la Commissione europea a fare la scelta finale. Il vincitore era ispirato dalla lettera greca epsilon (ε), così come a una versione stilizzata della lettera "E". Il "nome unico" ha in realtà due varianti: la prima riguarda la lingua greca, la seconda la lingua bulgara. La Grecia ottenne fin da subito di poter chiamare la moneta unica in caratteri ellenici. La Bulgaria ottenne durante le negoziazioni per il Trattato di Lisbona di chiamare la moneta unica, in caratteri cirillici. In figura monete e banconote in euro.

Banconote e monete in euro.
Eurobbligazione. Eurobbligazione a tasso fisso, rimborsabile interamente alla scadenza, avente una durata iniziale non inferiore a otto anni, o un'eurobbligazione convertibile di qualunque durata. Per estensione, un titolo obbligazionario in una qualsiasi eurodivisa e per qualunque scadenza, emesso su uno dei mercati finanziari europei.
Euroclear. Sistema elettronico utilizzato per la custodia dei titoli, e il regolamento delle operazioni effettuate su di essi.
Euro commercial paper (Ecp). Titoli a breve termine, emessi da operatori privati, non sostenuti dall’apertura di linee di credito bancario o dall’impegno dell’intermediario finanziario a sottoscrivere i titoli non collocati (vedi: Note issuance facilities).
Eurodivisa. Divisa di riserva che circola al di fuori del proprio mercato, chiamata in questo modo improprio perché nata in Europa.
Eurodollaro. Sono dei depositi denominati in dollari emessi al di fuori degli Stati Uniti. Originariamente limitato alla sola Europa, il mercato dell'eurodollaro si è esteso anche ai paesi esportatori di petrolio e al Giappone.
Euroemissione. Emissione di eurobbligazioni per opera di un consorzio bancario.
Eurofinanziamento. Finanziamento effettuato da un sindacato internazionale di banche e società finanziarie. Le divise più utilizzate sono il dollaro americano, il dollaro canadese e il marco tedesco.
Eurogruppo. L'Eurogruppo è un centro di coordinamento che riunisce i ministri dell'Economia e delle finanze degli Stati membri che hanno adottato l'Euro, ovvero dell'Eurozona. Si tratta di una riunione informale che si svolge alla vigilia di un Consiglio dei ministri dell'Economia e delle finanze di tutta l'UE, detto "Ecofin" e permettono di discutere di questioni legate all'Unione Economica e Monetaria. L'organismo si è reso necessario in quanto con l'allargamento a 27 stati i 17 paesi che adottano l'Euro possono trovarsi in disaccordo all'interno dell'Ecofin: gli incontri informali dell'Eurogruppo permettono di intensificare il dialogo sulle questioni connesse alle competenze specifiche che sono comuni agli stati dell'Eurozona.
Eurolire. Lire depositate fuori dall’Italia. I depositi in eurolire comprendono anche i depositi in lire di non residenti detenuti presso banche italiane. Per obbligazioni in eurolire si intendono le obbligazioni denominate in lire e collocate prevalentemente fuori dall‘Italia.
Euromercato. Insieme delle transazioni su valute depositate fuori del Paese di emissione e su titoli emessi da non residenti in valuta diversa da quella del Paese in cui sono negoziati (es. a Londra si scambiano eurobbligazioni in varie valute straniere esclusa la sterlina). Nell'uso comune il termine "europeo" si è esteso fino a comprendere l'intero mercato internazionale.
Euronota. Titolo a breve scadenza non garantito, emesso da istituti finanziari, società o stati sul mercato delle eurovalute. In genere è denominata in euro o dollari.
Eurosistema. L'Eurosistema è composto dalla BCE e dalle banche centrali nazionali degli Stati membri che hanno adottato l'Euro nella terza fase dell'unione economica e monetaria. Attualmente le banche centrali nazionali partecipanti sono dodici. L'Eurosistema è governato dal consiglio direttivo e dal comitato esecutivo della BCE e ha assunto il compito di condurre la politica monetaria unica per l'area dell'Euro il 1° gennaio 1999 con l' obiettivo primario di mantenere la stabilità dei prezzi.
Eurostat. E' l'ufficio statistico dell'Unione europea. Produce e pubblica regolarmente analisi e previsioni statistiche e coordina le diverse statistiche nazionali in un sistema uniforme e comparabile.
Euro 1. Sistema di netting multilaterale per pagamenti cross-border in euro gestito dall’Euro Banking Association (EBA) Clearing Company. Al sistema partecipano le banche insediate nei paesi della UE. Euro1 garantisce il regolamento di ordini di pagamento tra i partecipanti mediante l’utilizzo di un meccanismo di accodamento dei pagamenti con limiti all’esposizione stabiliti bilateralmente e multilateralmente. La copertura del rischio di insolvenza è ottenuta mediante la costituzione, da parte dei partecipanti, di depositi remunerati (liquidity pool) per un ammontare tale da coprire la massima esposizione debitoria consentita dal sistema (vedi anche: STEP 2).
Euromercato. Insieme delle transazioni su valute depositate fuori dai confini del paese di emissione (eurovalute) e su titoli emessi da non residenti in valuta diversa da quella dei paesi in cui avviene il collocamento (eurotitoli o eurobbligazioni).
Euro-note. Titolo a breve termine negoziabile emesso nell’ambito di una Note issuance facility (vedi).
Eurobbligazioni. Obbligazioni a tasso fisso emesse dagli Stati o da imprese e organizzazioni importanti denominate in valuta diversa da quella del mercato di emissione e collocate sul mercato europeo e internazionale (es. obbligazioni in lire scambiate sul mercato di Londra).
European Financial Stability Facility. Lo European Financial Stability Facility (EFSF), chiamato in italiano anche Fondo europeo di stabilità finanziaria (semplificato, nel gergo giornalistico, con la formula Fondo salva-stati) è uno Special Purpose Vehicle creato dai ventisette stati membri dell'Unione Europea, il 9 maggio 2010 in seguito alla crisi economica del 2008-2010, per il solo fine di aiutare finanziariamente gli stati membri, preservando la stabilità finanziaria dell'Eurozona in caso di difficoltà economica. Da punto di vista giuridico, si tratta di una società di diritto lussemburghese con sede in Avenue John F. Kennedy 43 in Lussemburgo, il cui attuale presidente è il tedesco Klaus Regling. Dal luglio 2012 sarà sostituito dallo European Stability Mechanism, con la previsione che l’assistenza finanziaria ai Paesi insolventi sia condizionata alla partecipazione del settore privato (il cosiddetto bail-in), in genere tramite un taglio (haircut) del credito fino al 50%. L'EFSF può emettere obbligazioni o altri strumenti di debito sul mercato con il supporto dell'Ufficio tedesco di gestione del debito per raccogliere i fondi necessari alla fornitura di prestiti ai paesi della zona euro in difficoltà finanziarie, ricapitalizzare le banche o comprare debito sovrano. Le emissioni di obbligazioni sono coperte da garanzie fornite dagli Stati membri della zona euro in proporzione alla loro quota di partecipazione al totale del capitale versato alla Banca centrale europea (BCE). Nel caso in cui non ci fosse stata alcuna operazione finanziaria l'EFSF avrebbe cessato la sua attività dopo tre anni, il 30 giugno 2013. Come conseguenza dell’erogazione di prestiti all’Irlanda e e al Portogallo nel 2011, L’EFSF terminerà il suo mandato quando avrà ripagato tutte le obbligazioni in essere.
European Mechanism Stability. Il Consiglio UE, riunitosi a Bruxelles il 16-17 dicembre 2011, ha dato il via al Meccanismo europeo di stabilità (ESM - European Stability Mechanism), ovvero un meccanismo permanente di salvataggio degli Stati membri in difficoltà destinato a salvaguardare la stabilità finanziaria dell'intera area euro. A partire dal 2013 l'ESM prenderà il posto del Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF - European Financial Stability Facility) e del meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria, che resteranno in vigore fino al giugno 2013.
Eurosistema. Vedi anche: Sistema europeo di banche centrali. Comprende la BCE e le Banche centrali nazionali degli Stati membri che hanno introdotto l’euro nella terza fase della UEM (vedi anche: Paesi dell’area dell’euro). Vi partecipano attualmente quindici banche centrali nazionali. È governato dal Consiglio direttivo e dal Comitato esecutivo della BCE.
Eurovalute. Valute che usufruiscono di una particolare liberta di contrattazione al di fuori del paese di origine. La maggior parte delle contrattazioni in eurovalute è svolta in eurodollari.
EV (Enterprise Value). Valore dell'impresa. È una misura del valore che il mercato attribuisce ad un'impresa. Viene calcolato come somma della capitalizzazione e dell'indebitamento finanziario netto.
EVA (Economic Value Added). E' un modello elaborato dalla società di consulenza statunitense Stern & Stewart, che consente di percepire quale sia la capacità di un'impresa di generare reddito in futuro. L'Eva misura la creazione (o la distribuzione) di valore periodale, ottenuta per differenza tra il reddito operativo contabile normalizzato, espresso al netto d'imposta, e la remunerazione normale del capitale investito.
EV/Sales. E' uno dei principali parametri che viene utilizzato per la valutazione di un'impresa non ancora in grado di generare utili. Fornisce una valutazione sintetica delle potenzialità di crescita futura dell'impresa e viene calcolato come rapporto tra il valore dell'impresa (EV) e i ricavi ( sales ) della medesima società.
EV/ EBIT. Parametro utilizzato per valutare la convenienza relativa di un investimento. Viene calcolato come rapporto tra il valore dell'impresa (EV) e il reddito operativo (EBIT) da essa prodotto.
EV/EBITDA. Parametro utilizzato per valutare la convenienza relativa di un investimento. Viene calcolato come rapporto tra il valore dell'impresa (EV) e il margine operativo lordo (EBITDA) dell'impresa stessa. È preferibile al parametro EV/EBIT quando si vogliano confrontare imprese che devono supportare carichi di ammortamento non confrontabili.
EV/F. Rappresenta il rapporto tra l'Entreprise Value e il Fatturato. Tendenzialmente più il rapporto è elevato e più l'azione è sopravvalutata. Per fare delle valutazioni più attendibili è opportuno eseguire confronti con le aziende concorrenti o con le medie storiche. Occorre poi considerare che non esiste un valore ottimale di riferimento per tutti i titoli in quanto il rapporto varia a seconda dei settori e a seconda delle Borse.
Ex-cedola. Titolo obbligazionario che grazie a un coupon stripping non possiede più cedola, per questo motivo viene quotato unicamente come titolo a sconto, senza cedola.
Exchange-traded commodities (ETC). Fondi assimilabili agli Exchange-traded funds (vedi) che si prefiggono di replicare l’andamento di indici di prezzi di materie prime. Il mercato degli Etc sta letteralmente esplodendo (2009). Gli Etc, a differenza degli Etf, sono strumenti finanziari emessi a fronte di un investimento diretto dell'emittente in materie prime fisiche o in contratti derivati su materie prime, ma, come gli Etf, sono prodotti passivi perchè replicano l'andamento di un indice.
Exchange-traded funds (ETF). Fondi comuni di investimento (vedi) che hanno la stessa composizione di un determinato indice di borsa; i certificati rappresentativi delle quote sono ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato (vedi anche: Exchange-traded commodities – ETC).
Ex-diritti. È un titolo contrattato senza il diritto di sottoscrivere azioni di nuova emissione, diritto che, passato il giorno ex rights viene contrattato a parte rispetto all'azione.
Ex-dividendo. Intervallo di tempo che trascorre tra l'annuncio del pagamento di un dividendo e il suo effettivo pagamento. L'investitore che acquista il titolo nel suddetto periodo non ha diritto alla corresponsione del dividendo, che contrariamente spetta al possessore precedente.
Expense ratio danni. Per il ramo danni: Il rapporto tra tutte le spese, escluse le imposte e gli indennizzi, e tutti i premi netti. Dati relativi all'esercizio.
Export factoring. Factoring che si riferisce a crediti cedenti residenti nei confronti dei debitori ceduti non residenti.
Express II. Sistema di liquidazione lorda e netta delle operazioni su strumenti finanziari non derivati gestito da Monte Titoli spa. Dal 26 gennaio 2004 ha sostituito definitivamente la liquidazione dei titoli della Banca d’Italia.
Ex-tutto. Contrattazione di un titolo senza alcun diritto aggiuntivo, perciò privo del diritto ai dividendi, alle cedole, ai warrant, e alle eventuali conversioni.
Ex-warrant. Titolo azionario a cui è stato privato il warrant, e che perciò viene quotato a un prezzo che considera l'assenza di tale diritto.



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A B C D-E I-J-K L-M-N O-P Q-R S T-U V-W-X-Y-Z

F - G - H


Fabbisogno. Saldo riferito ai conti pubblici, valutato in termini di cassa, delle partite correnti, di quelle in conto capitale e di quelle di natura finanziaria. Può essere inoltre espresso come saldo fra le accensioni e i rimborsi di prestiti (che rappresenta il ricorso all’indebitamento nei confronti di altri soggetti, in forma di titoli, crediti bancari e altri strumenti finanziari). Nel primo caso il fabbisogno viene calcolato dal lato della «formazione», nel secondo da quello della «copertura».
Fabbisogno di capitale per la gestione d'impresa. Il totale di mezzi finanziari necessari per sostenere i costi di produzione per lo svolgimento regolare delle operazioni di gestione di un'impresa. È costituito dal valore delle operazioni correnti di gestione, definito anche working capital, e dal piano di finanziamento di lungo periodo per il rinnovo degli impianti di produzione.
Fabbisogno primario. Fabbisogno calcolato al netto delle uscite per interessi passivi.
Facilitazione di aggiustamento strutturale. Finanziamento concesso a condizioni favorevoli dalla Banca mondiale a favore di Paesi in via di sviluppo.
Factoring. Attività finanziaria che prevede la cessione di crediti commerciali ad una società finanziaria che si occuperà del recupero degli stessi. Alcune tipologie di contratto prevedono l'immediato pagamento del valore del credito calcolato su un tasso di finanziamento prestabilito, lasciando alla società finanziaria il rischio di insolvenza del debitore. Cedente. E' il cliente del servizio di factoring, l'azienda che cede i suoi crediti a un terzo. Ceduto. E' il debitore del cedente, l'azienda che dovrà pagare al factor il credito ceduto
Fail (Mancanza, insolvenza). È l’impossibilità, da parte di un ente creditizio di fronteggiare gli impegni di pagamento o di consegna di titoli attraverso il sistema elettronico di esecuzione delle operazioni.
Fair presentation. Rappresentazione adeguata e corretta, attraverso il bilancio, della situazione finanziaria, patrimoniale ed economica dell'impresa.
Fair value. La definizione del concetto di fair value trova una delle sue fonti più autorevoli nei principi contabili internazionali IAS/IFRS, che lo qualificano come «il corrispettivo al quale un’attività può essere scambiata, o una passività estinta, tra parti consapevoli e disponibili, in una transazione tra terzi indipendenti». S’individuano, quindi, nel concetto gli elementi fondamentali del consenso e della consapevolezza delle parti, nonché quello della piena libertà della contrattazione, cioè la mancanza di vincoli che obblighino o forzino i soggetti a concludere l’operazione. Tale nozione, di rilievo internazionale, funge da punto di partenza per una più approfondita analisi del concetto, la quale deve necessariamente passare dalla traduzione ed interpretazione del termine. In merito possono riscontrarsi molteplici soluzioni, tutte degne di menzione. Il fair value è stato reso in termini di:

  • valore corretto”. Questa traduzione, implicando l’univocità del valore, contrasta con la determinazione stessa del fair value, che fa ricorso spesso ad una pluralità di criteri alternativi. Quindi appaiono inadeguate definizioni che si riferiscono a condizioni di certezza e correttezza, essendo il fair value concetto relativo;
  • valore coerente o congruo” (con i principi contabili e giuridici). Al contrario della precedente tale definizione è eccessivamente relativa, perché non indica concretamente l’indirizzo valutativo da adottare e quindi non è aderente alla natura convenzionale e normalizzatrice del criterio;
  • valore non fuorviante”. In questo caso si pone l’accento sulla funzione informativa del fair value, come principio in grado di offrire una migliore rappresentazione della situazione patrimoniale e della redditività aziendale, ma si coglie solo uno dei molteplici aspetti del problema, il quale peraltro è più un effetto dell’applicazione del principio, che un suo fattore di definizione;
  • valore neutrale o privo di distorsioni”. Qui ci si riconduce a condizioni di oggettività e neutralità, postulando una perfetta equidistanza dai diversi portatori d’interessi che ruotano attorno all’azienda (stakeholders), nonché l’estraneità da politiche di bilancio, per la manipolazione del risultato d’esercizio. Il concetto configura un valore medio, asettico, e di conseguenza incompatibile con l’orientamento prevalente della dottrina aziendalistica che sostiene comunque la soggettività e la relatività di qualsiasi configurazione e metrica del valore;
  • valore corrente o di mercato”. Valore di realizzazione desumibile da prezzi e quotazioni espressi su mercati attivi, stabili ed efficienti. In tale ipotesi possono sorgere difficoltà nel caso in cui non sia disponibile un mercato con le caratteristiche suddette e comunque si ottiene un’eccessiva volatilità ed instabilità del valore. E’ una visione parziale del concetto, il quale presenta innumerevoli sfaccettature che non si possono appiattire sul solo market value.

Volendo giungere ad una sintesi delle componenti su espresse, al fine di considerarne le diverse caratteristiche, potremmo definire il fair value come un criterio capace di esprimere il potenziale valore di un elemento patrimoniale, in maniera indipendente ed oggettiva, tenendo in considerazione sia le condizioni di mercato sia le specifiche peculiarità dell'elemento oggetto di valutazione. Di conseguenza esso non si configura come un vero e proprio prezzo, ma come una grandezza monetaria che esprime un valore attorno al quale possono incontrarsi i consensi di due parti intenzionate allo scambio, e che, in quanto tale non risente di condizionamenti soggettivi, derivanti da caratterisctiche dei contraenti. Inoltre il fair value non s'identifica con il valore di mercato attuale ma incorpora tutti quei fattori che intervengono per rendere la transazione da potenziale ad effettiva: ulteriori costi da sostenere, probabili modifiche del prezzo al momento dello scambio, future dinamiche aziendali ecc. Nonostante questo allontanamento dal prezzo di mercato, c’è da notare come il criterio trascuri ancora un aspetto fondamentale del valore di beni inseriti in complessi economici in funzionamento. I cespiti e le attività facenti parte di un’impresa cioè parte di quel complesso di beni organizzati per l’esercizio dell’attività d’impresa, avranno un valore diverso rispetto a quello di realizzo esterno, in quanto non destinati alla vendita, bensì ad essere utilizzati in processi produttivi ed in cicli economici di cui sono parte integrante. Da qui la necessità di quantificarli non al valore di scambio, seppur adattato, ma in base al contributo economico futuro, che questi potranno dare alla gestione aziendale, il quale dipende dalle sinergie con gli altri beni e dalle aspettative interne all’impresa che possono divergere da quelle del mercato. Ed infatti il fair value viene adottato non indiscriminatamente per tutti gli elementi patrimoniali ma solo per quelli (vedi, ad esempio, gli strumenti finanziari di trading) per i quali tale valore è più significativo del costo storico ammortizzato, in quanto si tratta di attività d'immediato realizzo e la cui utilità non viene modificata sostanzialmente, dall’utilizzo in una combinazione produttiva. Per una istituzione finanziaria l'applicazione del fair value può essere la causa di elevata volatilità dei risultati di trading.
Fallimento. E' una procedura concorsuale disposta dall'autorità giudiziaria e diretta a liquidare il patrimonio dell'imprenditore insolvente al fine di distribuire il ricavato tra i creditori secondo il criterio della par condicio, fatte salve le cause legittime di prelazione. Secondo il Regio Decreto 16 marzo 1942 n. 267, come modificato dal Decreto Legge 14 marzo 2005 n. 35, l'imprenditore che si trova in stato d'insolvenza è dichiarato fallito. Lo stato d'insolvenza si manifesta con inadempimenti o altri fatti che dimostrino l'incapacità del debitore a far fronte alle proprie obbligazioni, e talora si verifica in presenza di bilanci in attivo, con utili e fatturato in crescita. È pertanto, quella del fallimento, una disciplina commerciale.
Fallimento volontario. La richiesta effettuata da un imprenditore all'autorità competente per essere ammesso alla procedura di fallimento, in quanto non più in condizione di adempiere alle obbligazioni contratte nell'esercizio dell'attività d'impresa. In questa situazione l'imprenditore consegna i libri contabili presso l'autorità competente, la quale si impegna a dar corso alle operazioni previste dalla procedura di legge.
Famiglie. Il settore comprende le famiglie consumatrici (individui o gruppi di individui nella loro qualità di consumatori) nonché le società semplici, le società di fatto e le imprese individuali, che impiegano fino a 5 addetti, produttrici di beni e servizi non finanziari destinabili alla vendita; a ciò si aggiungono, inoltre, le unità produttrici di servizi ausiliari dell’intermediazione finanziaria senza addetti dipendenti. Pertanto, le risorse del settore sono costituite da redditi da lavoro dipendente e autonomo, da trasferimenti e da redditi da capitale e d’impresa (vedi anche: Settori istituzionali).
Far denaro. Aumento del prezzo di un titolo come risultato dell’afflusso di un grande quantitativo di ordini di acquisto dello stesso.
Fare mercato. Operare offrendo quotazioni operative di acquisto e vendita di alcuni d'investimento, contribuendo in questo modo ad accrescere le loro liquidità nonché le possibilità operative del mercato. Il soggetto che mette in atto queste procedure viene definito dealer.
Fase di apertura. La terza fase dell'asta di apertura. Tutti gli ordini di acquisto e vendita presenti al termine della fase di pre-apertura, che risultano tra loro abbinabili e che hanno superato la fase di validazione sono eseguiti al prezzo di apertura. Le proposte in acquisto con prezzi uguali o superiori al prezzo di apertura sono abbinate con le proposte in vendita con prezzi uguali o inferiori al prezzo di apertura, secondo le priorità di prezzo e di tempo delle proposte e fino ad esaurimento delle quantità disponibili. Tutte le altre proposte, le cui condizioni non consentono la conclusione dei contratti, passano automaticamente alla fase di negoziazione continua. Le spezzature che si originano nel MTA sono cancellate o trasferite alla fase di pre-apertura della seduta successiva, a seconda della modalità di esecuzione indicata. In questa fase non è possibile immettere/revocare ordini.
Fase di chiusura. La terza fase dell'asta di chiusura. Tutti gli ordini di acquisto e vendita presenti al termine della fase di pre-asta, che risultano tra loro abbinabili e che hanno superato la fase di validazione sono eseguiti al prezzo di chiusura. Le proposte in acquisto con prezzi uguali o superiori al prezzo di chiusura sono abbinate con le proposte in vendita con prezzi uguali o inferiori al prezzo di chiusura, secondo le priorità di prezzo e di tempo delle proposte e fino ad esaurimento delle quantità disponibili. Tutte le altre proposte, le cui condizioni non consentono la conclusione dei contratti, passano automaticamente alla fase di apertura del giorno successivo (nel caso di ordini immessi con modalità di esecuzione "valida sino a data") o vengono eliminate dal mercato (nel caso di ordini immessi con modalità di esecuzione "valida sino a chiusura di mercato").
Fase di mercato. Asta di apertura, fase di pre-asta: fase in cui vengono immesse, modificate o cancellate nel sistema Telematico le proposte di negoziazione. Asta di apertura, fase di validazione: in questa fase le proposte di negoziazione immesse nel sistema Telematico (non modificabili) concorrono a determinare il prezzo di apertura. Asta di apertura, fase di apertura:generazione del prezzo di apertura e scambio di tutti gli ordini compatibili con tale livello di prezzo. Negoziazione continua: tutte le proposte di negoziazione possono essere immediatamente eseguite a prezzi che cambiano continuamente. Asta di chiusura, fase di pre-asta: fase in cui vengono immesse, modificate o cancellate nel sistema Telematico le proposte di negoziazione. Asta di chiusura, fasi di validazione e di chiusura: in questa fase le proposte di negoziazione rimaste nel sistema Telematico concorrono a determinare il prezzo di chiusura. In questa fase tutti gli scambi vengono eseguiti allo stesso prezzo.
Fase di pre-asta - asta di apertura (preapertura). La prima fase dell'asta di apertura. In questa fase viene determinato e aggiornato in tempo reale il prezzo teorico di apertura di ogni titolo; i clienti possono immettere proposte di negoziazione e modificare o cancellare proposte immesse precedentemente; le proposte possono essere immesse con limite di prezzo, o "a mercato" (queste ultime assumono dinamicamente il prezzo al quale avrebbero maggiori probabilità di essere eseguite). Le proposte possono essere immesse nel book di negoziazione con diverse modalità di esecuzione: "valida fino alla data specificata"; "valido fino alla chiusura di mercato". La durata della fase di pre-apertura può essere prolungata dall'organo di controllo, per l'intero mercato o per singoli strumenti, in corrispondenza di particolari condizioni del mercato.
Fase di pre-asta - asta di chiusura (prechiusura). La prima fase dell'asta di chiusura. In negoziazione e modificare o canquesta i clienti possono immettere proposte di cellare proposte immesse precedentemente; le proposte possono essere immesse con limite di prezzo, o "a mercato". Le proposte possono essere immesse nel book di negoziazione con diverse modalità di esecuzione: "valida fino alla data specificata"; "valido fino alla chiusura di mercato".
Fase di validazione (asta di apertura). La seconda fase dell'asta di apertura. Il sistema telematico verifica la validità del prezzo teorico di apertura determinato al termine della fase precedente; se il prezzo è valido, viene assunto come prezzo di apertura per la conclusione dei contratti; se un prezzo di apertura di un titolo non supera la fase di validazione, si prolunga la fase di pre-apertura per un intervallo di tempo stabilito dalla Borsa Italiana S.p.A.. In questa fase non è possibile immettere/revocare ordini.
Fase di validazione (asta di chiusura). La seconda fase dell'asta di chiusura. Il sistema telematico calcola il prezzo di chiusura per la conclusione dei contratti. In questa fase non è possibile immettere, modificare, o cancellare le proposte immesse.
Fattore di conversione dei consumi familiari (F). E' un coefficiente, basato sulla scala di equivalenza di Carbonaro, che trasforma i consumi in consumi-equivalenti, in modo da tenere conto delle economie di scala connessse alla composizione della famiglia.
Fattori produttivi. I fattori produttivi (o fattori della produzione) sono tutti quegli elementi che rendono possibile la produzione: materie prime, personale... Partendo dal presupposto che ad ogni singolo fattore corrisponde un costo, un'opportuna ricerca per utilizzare la migliore combinazione di fattori produttivi è necessaria per poter determinare la soluzione più economica e allo stesso tempo più redditizia possibile per l'impresa.I tre fattori produttivi dell'economia marginalista sono :

  • La Terra o Natura: è il complesso delle risorse naturali (terra, acqua, ecc) che contribuiscono al processo produttivo.
  • Il Lavoro: è l'attività umana e intellettuale che concorre con gli altri fattori della produzione di beni e servizi.
  • Il Capitale: è il complesso delle risorse materiali prodotte dal lavoro nel corso dell'investimento; risorse necessarie per avviare l'attività produttiva.

Ad ognuno dei tre fattori corrisponde un tipo distinto di prezzo o remunerazione: rispettivamente, la rendita, il salario e l'interesse. Alcuni economisti distinguono il Lavoro salariato dall'Imprenditoria, caratterizzata da rischio elevato e compensata dal profitto, sebbene l'economia neoclassica tratti il premio di rischio come concetto analitico assolutamente generale (Si veda tuttavia Enigma del premio azionario). Lo Stato può essere considerato un ulteriore fattore produttivo: assicura i servizi e le strutture di base indispensabili per esercitare l'attività produttiva. Alcune analisi libertarie lo definiscono piuttosto un "fattore protettivo" o "mezzo di protezione". Per ottenere il profitto massimo: l’imprenditore deve agire sui fattori della produzione.
I fattori fissi non si possono pertanto aumentare gradualmente in piccole dosi ma in modo discontinuo a “a scatti”
I fattori variabili si possono aumentare in piccole dosi e quindi gradualmente. Nel periodo breve si può aumentare l’impiego dei fattori variabili per esempio aumentando la forza lavoro. Nel periodo medio lungo si può agire sui fattori fissi investendo nuovi capitali.
I fattori limitazionali non possono essere sostituiti perché sono indispensabili per il ciclo produttivo. Per esempio la pasta di cellulosa per la produzione della carta.
I fattori sostituzionali, invece possono essere sostitutivi parzialmente e non interamente e tra di loro. Devono essere usati assieme, come esempio la sostituzione degli uomini con i macchinari, che comunque devono sempre essere utilizzati assieme.
I fattori alternativi si possono sostituire tra di loro ma non totalmente un motore a scoppio con benzina o GPL.
I fattori illimitati si possono acquistare e utilizzare senza particolari limitazioni.
Fattura commerciale. Documento commerciale emesso dal venditore a carico del compratore per indicare il prezzo che dovrà pagare quest'ultimo per la fornitura, la quantità, la qualità e le spese accessorie. Nella disciplina dell'Imposta sul Valore Aggiunto (IVA), tale documento deve avere dei requisiti minimi di contenuto (a esempio, totale imponibile, totale IVA, spese non imponibili, dati cliente, P.IVA, ecc.)
Fattura differita. Fattura emessa successivamente alla consegna o alla spedizione dei beni, accompagnati da apposito Documento di Trasporto. In tal caso, la fattura deve essere emessa entro il giorno 15 del mese successivo a quello di consegna o spedizione, e deve recare i riferimenti (numero e data) del DDT.
Fattura petrolifera. Termine giornalistico, indicante il valore complessivo dei prodotti petroliferi importati da un paese (detta anche bolletta petrolifera).
Fattura pro-forma. Documento rilasciato dal venditore per accompagnare un'offerta di merce che sarà confermata o modificata nella fattura definitiva.
Fatturato. Somma, facente riferimento ad un determinato periodo, dei ricavi provenienti dalla vendita di beni e servizi di una impresa. Si distingue in netto o lordo tenendo conto nel calcolo degli stessi dovranno essere valutati anche elementi come gli sconti ed i resi.
FED. (Federal reserve). Rappresenta la Banca centrale degli Stati Uniti autorizzata dal Congresso a stampare moneta e governare la politica monetaria del paese, attraverso la disponibilità di moneta in circolazione e fissando il livello dei tassi di interesse. Ha sede a Washington e ha funzioni di controllo e coordinamento dell'attività delle 12 riserve federali che operano nel distretto di competenza.
FIB 30. Primo future sull'indice di Borsa italiano; il numero 30 indica che l'attività sottostante è il Mib30.
FIBOR. È il tasso d'interesse al quale le grandi banche tedesche sono disposte a concedere depositi in marchi sul mercato interbancario. È la sigla di Frankfurt Interbank Offered Rate.
Fidejussione (Guarantee). Garanzia personale prestata da un soggetto, chiamato fidejussore, ad un creditore in favore di un debitore. Nel contratto di fidejussione, il fidejussore è obbligato ad assolvere l'impegno del debitore principale in caso di inadempienza di quest'ultimo.
Fido bancario. Quando il conto è"in rosso", significa che la banca ci ha prestato dei soldi. Il fido bancario è questo prestito, e dipende dalle garanzie che siamo in grado di fornire. Il valore massimo del prestito ("limite di fido") e gli interessi da pagare dipendono da quanto la banca si fida di noi, e soprattutto da quanto siamo bravi a contrattare.
Fiduciante. Colui che vende l'option.
Fiduciaria. Tipo di impresa finanziaria, o rapporto tra due soggetti nel quale uno di loro si impegna a gestire il patrimonio dell'altro per suo conto, ma in nome proprio. Il termine indica anche gli accordi tra imprese, oggi considerati illeciti, con lo scopo di ottenere un dominio del mercato e una posizione di sfruttamento del consumatore.
Fiduciario. Soggetto che amministra il patrimonio in favore di un'altra persona che è il reale proprietario.
FIFO (first in, first out). Si tratta di un criterio di movimentazione del magazzino in base al quale ai beni in rimanenza si attribuiscono i costi degli acquisti più recenti, poiché i beni si considerano consumati nell'ordine con il quale sono entrati in magazzino.
Figura. Si definiscono in questo modo i prezzi in cui non vi sono decimali: un titolo quotato "novanta figura" varrà 90,00.
Figura di inversione. Curva che si forma al culmine di una tendenza (cfr. Tecniche di analisi - Analisi tecnica di base).
Figura giuridica. Soggetto, non persona fisica, che grazie a un riconoscimento legale può assumere obbligazioni in nome proprio. Per esempio le società di capitale.
Filiali bancarie offshore. Sono le filiali di una banca situate in un paradiso fiscale dove i limiti alle attività e l’imposizione fiscale sono minimi.
Filiali straniere. Filiali di banche estere che operano nel territorio nazionale. Secondo particolari accordi tra le autorità governative, tutte le banche operanti sul territorio di un altro Stato sono soggette alle normative e alle leggi di quest'ultimo.
Fnancial settlement. Termine che indica l'operazione atta a verificare la solvibilità e la copertura di linee di credito a fronte di transazioni nel e-commerce B2B, note per comportare movimentazioni ingenti di denaro. Il Financial Settlement si avvale dell'operato dei circuiti interbancari.
Fnancial stability forum. Istituito nell’aprile del 1999 su iniziativa dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali dei paesi del Gruppo dei Sette (G7), riunisce in un’unica sede di concertazione governi, banche centrali e autorità di supervisione competenti in materia di stabilità finanziaria. Prendono parte ai lavori del gruppo anche esponenti delle istituzioni finanziarie internazionali (FMI, BIRS, BRI, OCSE) e degli organismi di regolamentazione (CPSS, BCBS, Iosco, IAIS). Il Forum si propone di valutare gli elementi di potenziale vulnerabilità di natura sia congiunturale sia strutturale insiti nel sistema finanziario e di individuare le misure più efficaci per fronteggiare l’insorgere di problemi di instabilità finanziaria di tipo sistemico.
Finanza. E' la disciplina che studia processi con cui individui, imprese, enti, organizzazioni, e stati gestiscono i flussi monetari (raccolta, allocazione e usi) nel tempo. Essendo definita l'economia come la scienza che studia le modalità di allocazione di risorse limitate tra usi alternativi, al fine di massimizzare la propria soddisfazione la finanza, analogamente, è quella scienza che studia le modalità di allocazione del denaro tra usi alternativi, al fine di massimizzare la propria soddisfazione. Si distingue tra:

  • finanza personale, che concerne i debiti e crediti che fanno capo agli individui,
  • finanza aziendale che si occupa della ricerca e dell'impiego delle risorse finanziarie da parte delle imprese,
  • finanza pubblica, riguardante le tematiche della ricerca e dell'impiego di risorse finanziarie da parte della pubblica amministrazione,
  • finanza internazionale che tocca il tema dei flussi di denaro scambiati tra paesi (da origine di operazioni finanziarie che operative tra individui, imprese e pubblica amministrazioni internazionali)

La Finanza si occupa poi degli strumenti finanziari, attraverso i quali avvengono gli scambi di flussi di denaro tra individui, imprese e Stati, oltre che dei mercati sui quali tali strumenti finanziari vengono negoziati.
Finanza aziendale. Insieme dei principi, dei metodi e delle procedure concernenti la gestione dei mezzi finanziari di un'impresa.
Finanza neutrale. Si definisce finanza neutrale quel tipo di finanza a cui sono attribuiti esclusivamente fini di mantenimento dell'apparato statale. Questa neutralità finanziaria, formulata dagli economisti del XIX secolo e sostenuta dalla scuola classica anlosassone negli anni '40, suggeriva che i pubblici poteri non interferissero nell'economia in quanto si supponeva che i problemi di carattere economico-sociali trovassero soluzioni in modo neutrale (naturale) dato il perfetto equilibrio garantito dalla legge della domanda e dell'offerta.
Finanziamenti al settore privato. Interni: prestiti delle IFM agli Altri residenti (vedi) e obbligazioni collocate sull’interno dagli Altri residenti. Totali: finanziamenti interni al settore privato e obbligazioni emesse dagli Altri residenti in possesso di residenti in altri paesi dell’area dell’euro e del Resto del mondo.
Finanziamento a breve. Prestito a breve scadenza (da uno a tre mesi) concesso per coprire esigenze di capitale circolante, cioè di quei fondi che vengono utilizzati per la copertura finanziaria delle usuali operazioni di gestione. Il costo è solitamente indicizzato al Prime Rate.
Finanziamento a garanzia limitata. È un'operazione di prestito dove il pagamento degli interessi e il rimborso finale sono garantiti dai flussi di cassa generati dall'investimento finanziato. In caso di mancato pagamento, la garanzia è offerta unicamente dal bene conferito inizialmente.
Finanziamento a medio-lungo periodo. Tipologia di finanziamento commerciale garantito, della durata inclusa tra i due e i dieci anni, concesso per le esigenze di capitale durevole o circolante.
Finanziamento a tasso variabile. Forma di prestito personale o commerciale in cui l'interesse da corrispondere all'ente concedente viene determinato da un indice di riferimento, come il prime rate o il rendimento dei Bot.
Finanziamento a tempo. Tipologia di prestito commerciale a breve termine, generalmente a uno, due o tre mesi, e a scadenza fissa. Solitamente l'importo che viene concesso inizialmente è pari all'attuale valore dell'ammontare che dovrà essere reso alla scadenza.
Finanziamento ad autorimborso. Forma di finanziamento a breve termine richiesta per disporre di capitale circolante, il cui rimborso avviene attraverso la trasformazione in contante delle scorte aziendali durante la gestione operativa.
Finanziamento a vista. Prestito privo di scadenza e rimborsabile in un qualsiasi momento.
Finanziamento con facoltà di rimborso. Sono prestiti dove, grazie a un accordo preciso, il creditore può richiedere il rimborso del montante solo in determinati casi, mentre generalmente deve soddisfarsi sui beni dati in garanzia. È una forma di finanziamento che presenta di norma costi superiori alle altre.
Finanziamento con mezzi propri. Incremento del capitale di rischio di una società ottenuto tramite l'emissione di nuovi titoli azionari sia di tipo ordinario che privilegiato.
Finanziamento diretto. E' la raccolta dei fondi da parte delle unità in disavanzo, direttamente presso le unità eccedentarie, senza l'intermediazione di istituzioni finanziarie.
Finanziamento immobiliare a breve. Genere di finanziamento a breve termine in grado di garantire la copertura delle spese di gestione ordinaria, in cui la restituzione solitamente si effettua tramite l'emissione di un mutuo ipotecario.
Finanziamento non produttivo. È un'operazione di prestito che non incrementa la produzione in maniera diretta, ma si limita ad aumentare il potere di spesa del soggetto finanziato, come per esempio i leverage buyout, che sono finanziamenti per l'effettuazione di acquisizioni societarie.
Finanziamento parallelo. Tipo di operazione finanziaria che lega alla casa madre più società controllate. Tramite la casa madre viene effettuato un finanziamento in valuta garantito da altri finanziamenti con società facenti parte dello stesso gruppo.
Finanziamento per attività. Finanziamento ottenuto tramite la conversione di particolari categorie d'investimento in denaro contante, grazie all'intervento di titoli rappresentativi dell'attivo in oggetto.
Finanziamento per cassa. Prestito concesso solitamente in assenza di specifiche garanzie, il cui rimborso avviene tramite i ricavi dati dall'investimento.
Finanziamento positivo. È la situazione in cui il costo che bisogna sostenere per effettuare un investimento, è minore del ricavato ottenuto dallo stesso investimento.
Finanziamento senza scopo. È un prestito che viene garantito da titoli, utilizzabile per ogni genere di operazione tranne l'acquisto di titoli azionari o obbligazionari.
Finanziamento strip. Finanziamento a breve termine, solitamente rinnovabile, concesso a fronte di una linea di credito a lungo termine, in cui, al momento del rinnovo, è possibile pattuire un tasso d'interesse differente.
Finanziamento su merci (Warehouse financing). Finanziamento garantito da un titolo rappresentativo di merci custodite presso un magazzino generale.
Finanziamento su scorte. Finanziamento bancario che utilizza come garanzia la presenza di scorte nell'impresa, che una volta vendute permetteranno il rimborso del debito contratto.
Finanziamento temporaneo. Tipologia di prestito commerciale a breve termine utilizzato dalle imprese per consentire loro di esaudire le esigenze di capitale circolante, soprattutto in relazione alle scorte di magazzino o ai crediti commerciali a breve termine.
Finanziaria. La legge di approvazione del bilancio - a norma dell'articolo 81 della Costituzione - non può stabilire nuovi tributi e nuove spese. Peraltro, insieme alla legge di bilancio, viene discusso un altro documento, chiamato "legge finanziaria" o finanziaria, che introduce innovazioni normative in materia di entrate e di spese e fissa il tetto massimo dell'indebitamento dello Stato. La legge finanziaria, che deve essere approvata da ciascuna delle due Camere prima della legge di bilancio, ha grande importanza politica poiché in essa - e nei disegni di legge a essa collegati - si concentra ogni anno la manovra economica destinata a governare il Paese.
Fine per fine. Nel mercato dei cambi, indica le operazioni eseguite fra due giorni finali di due mesi differenti.
Finestra (Window). Periodo temporale durante il quale è possibile sfruttare un’opportunità di mercato che in un futuro potrebbe non ripetersi. Viene anche definita window, la disponibilità di credito concessa alle banche dalla Federal Reserve, l’autorità monetaria centrale degli Stati Uniti.
Firma congiunta - Firma disgiunta. Un conto corrente può essere intestato a più persone (a esempio moglie e marito). Se un conto di questo tipo è a "firma congiunta", vuol dire che quando uno dei titolari vuole prelevare dei soldi, devono firmare anche gli altri. Nel conto a "firma disgiunta", invece, ognuno può prelevare per conto proprio.
Firma digitale. Metodo di autenticazione di un documento elettronico, che attesta l'integrità del suo contenuto e la certezza della provenienza da una determinata fonte. La sua validità può essere garantita da un organismo certificatore. In base al dpr n.513 del 10 novembre 1997, "Per firma digitale s'intende il risultato della procedura informatica (validazione) basata su un sistema di chiavi asimmetriche a coppia, una pubblica e una privata, che consente al sottoscrittore tramite la chiave privata e al destinatario tramite la chiave pubblica, rispettivamente, di rendere manifesta e di verificare la provenienza e l'integrità di un documento informatico o di un insieme di documenti informatici."
Fiscal compact. Il principio di fondo è il divieto, per i paesi dell'eurozona, di deficit di bilancio, rafforzato dai meccanismi automatici di correzione implementati all’interno della norma. Più in dettaglio, l’articolo 3 del Trattato prevede che la posizione di bilancio debba essere «in pareggio o in avanzo». Dunque ciascun Paese dovrà rispettare gli impegni, convergendo rapidamente verso il proprio obiettivo di medio termine: per qualcuno questo significherà un saldo positivo per qualcun altro il pareggio o quasi.Per tutti però vale il limite minimo da rispettare, un deficit non superiore allo 0,5 per cento in termini strutturali, ossia al netto delle misure una tantum e degli effetti del ciclo economico. Il deficit non è vietato, ma riservato ai virtuosi: potrà arrivare all’1% in quei paesi con un rapporto Debito/Pil al di sotto o pari al 60%. Questi impegni devono essere tradotti in legge all’interno dei vari ordinamenti nazionali entro un anno, preferibilmente a livello costituzionale. In caso di scostamento dagli obiettivi di bilancio, i Paesi sono obbligati ad attivare misure di correzioni automatiche entro un tempo definito. Vengono fortemente rafforzati i meccanismi di controllo, che comprendono accanto al monitoraggio della commissione europea anche l’intervento della Corte di Giustizia, cui toccherà di verificare se le norme del Trattato sono state effettivamente inserite nelle legislazioni nazionali: in caso contrario sono previste anche sanzioni pecuniarie fino allo 0,1 per cento del Pil del Paese interessato.
Fiscalità. I redditi derivanti dai titoli obbligazionari sono di due tipi: - Interessi: sono costituiti dal rateo di cedola e dal rateo di disaggio di emissione maturati alla data di regolamento dell'operazione. - Plusvalenze (minusvalenze) in conto capitale: costituiscono la differenza positiva (negativa) tra il prezzo di acquisto e quello di vendita o rimborso nel caso di titoli mantenuti sino alla scadenza. La definizione di prezzo utilizzata a tal fine è quella di prezzo "super-secco", pari alla differenza tra il prezzo secco e il rateo di disaggio di emissione maturato. Gli interessi maturati sono soggetti ad imposta sostitutiva del 12,5% (D.lgs. 239/96) Le plusvalenze (minusvalenze) ricadono nel regime impositivo del capital gain (D.Lgs. 461/97) e come tali sono tassate in maniera analoga alle differenze relative ai titoli azionari in base alla scelta del regime effettuata dal cliente (amministrato, gestito, dichiarato).
Fisiocrazia. Carattere fondamentale della fisiocrazia era la fede nell'ordine naturale, cioè nell'esistenza di leggi create dalla natura (l'importanza attribuita alla natura fu all'origine della denominazione “fisiocrazia”, dovuta a Du Pont de Nemours) per il governo della società umana. Il compito di convertire l'ordine naturale, come categoria astratta, in ordine positivo, cioè in un insieme d'istituzioni atte a garantire la prosperità delle società, spettava al principe, illuminato e consigliato dagli economisti. Per i fisiocratici la realizzazione dell'ordine naturale implicava necessariamente la proprietà privata e la libertà. L'individuo doveva essere libero di perseguire i propri interessi, cioè le proprie tendenze naturali pur nel rispetto degli interessi altrui: solo così si sarebbe conseguito l'interesse della collettività. Da qui l'adozione del motto, divenuto il simbolo del liberismo economico: laissez-faire, laissez-passer. Fra i primi pensatori a tentare di sistemare scientificamente e organicamente i fenomeni economici, i seguaci della fisiocrazia trasferirono il potere di creare ricchezza dal commercio (come avevano teorizzato i mercantilisti) alla produzione, intendendo però per produzione solo quella agricola. Solo la terra, infatti, per i fisiocratici era in grado di creare nuova ricchezza superiore a quella consumata. Questa eccedenza del prodotto sul consumato fu chiamata “prodotto netto”: l'analisi della sua circolazione fra le diverse classi sociali è stata descritta da Quesnay nel Tableau économique (1758). Industria e commercio furono pertanto considerati dai fisiocratici settori sterili, benché ciò non abbia loro impedito di difendere strenuamente la libertà di commercio all'interno e all'estero in reazione all'allora dominante sistema protezionista voluto dai mercantilisti. Essendo poi l'agricoltura il solo settore produttivo, solo su essa dovevano gravare le imposte.
Fissato bollato. Foglietto bollato o modulo sostitutivo soggetto a bollo, mediante il quale viene pagata la tassa sul trasferimento dei valori mobiliari e che rappresenta la documentazione dell'avvenuta esecuzione dei contratti di Borsa.
Fissazione (Fixation). Stabilire il prezzo attuale o futuro di un certo bene d'investimento. Nel fixing delle valute, per esempio, viene stabilito in modo univoco un prezzo di equilibrio momentaneo tra domanda e offerta di valuta estera.
Fixing dell'oro (Gold fixing). Nei mercati di Londra, Parigi e Zurigo, è la fissazione del prezzo dell'oro, che avviene due volte al giorno, alle 10.30 e alle 15.30 ora di Greenwich.
Flip-flop bond. Obbligazione che permette all'investitore di spostarsi tre due tipi diversi di prestito (ad es. da un prestito a tasso fisso a un prestito a tasso variabile).
Floating rate note (Floater). Titoli di credito a tasso variabile espressi in valuta straniera rispetto all'emittente. Vengono scambiati sul mercato di Londra e sono agganciati al Libor. Costituiscono una valida alternativa agli eurobond e ai titoli irredimibili.
Floor. Forma di contratto che consente di coprirsi dai rischi della fluttuazione del tasso variabile e nel contempo garantisce - in caso di discesa improvvisa dei tassi attivi - un rendimento minimo sui propri investimenti a tasso variabile.
Floor di tasso di interesse (Interest rate floor). Contratto assimilabile a un'assicurazione, in virtù del quale, contro la corresponsione di un premio commisurato all'ammontare nominale sottostante, il datore del premio ha il diritto di ricevere la differenza (se positiva) fra il tasso fisso predeterminato e il tasso variabile di riferimento.
Flottante (Float). Indica la quota di capitale azionario non detenuta dall'azionista di riferimento o dal gruppo di controllo di una società, ovvero la quota di capitale effettivamente circolante sul mercato. In Italia, la Consob fissa un limite minimo al flottante dei titoli quotati (oggi il 20%), per garantire un livello di liquidità sufficiente al regolare svolgimento delle contrattazioni.
Flussi in discesa. Flussi finanziari, o altro genere di beni, erogati da una casa madre in favore di una controllata.
Flusso di cassa (Cash flow). 1. Il flusso di cassa o cash flow è la ricostruzione dei flussi monetari (differenza tra tutte le entrate e le uscite monetarie) di una azienda/progetto nell'arco del periodo di analisi. Quando il flusso è positivo (incremento) si definisce cash inflow, quando è negativo (decremento) si definisce cash outflow.Il cash flow rappresenta una misura dell'autofinanziamento aziendale e può essere calcolato a partire dal conto economico dell'impresa. Il cash flow può essere scomposto in due componenti:

  • cash flow operativo (o Unlevered Free Cash Flow), che è originato dalla gestione caratteristica di un'impresa;
  • cash flow non operativo (che sommato a Unlevered Free Cash Flow dà il Flow to Equity), che tiene in considerazione tutte le altre operazioni di cassa (prestiti, dividendi, interessi, tasse non operative, tax shield, variazioni del capitale).

L'obiettivo è definire la generazione di cassa di un'impresa e di conseguenza l'attribuizione di tali flussi. Una generale "struttura" dei cash flows può aiutare a comprendere il concetto:

Utile Operativo (EBIT) -
Tasse su Utile Operativo +
Ammortamenti +
Accantonamenti +
Voci non monetarie di accantonamento =
Flusso primaro (dopo le tasse) ±
Variazione del Capitale Circolante ±
Investimenti/Disinvestimenti =
Cash Flow Operazionale o Unlevered Free Cash Flow (After tax) o Operating Cash Flow -
Interessi (al netto del tax shiled sugli interessi-
Debiti =
Levered Cash Flow ±
Incremento passività ±
Incremento Capitale -
Dividendi al netto del tax shield sui dividenti pagati dalla società =
Flusso di Cassa Effettivo o Flow to Equity o Effective Equity Flow

Si ha dunque che:

  • Primary Cash Flow = fondi generati dalla attività ordinaria dell'impresa
  • Unlevered Free Cash Flow = fondi generati per coprire o per rimborsare i debiti finanziari e remunerare il capitale
  • Levered Cash Flows = Flussi generati per coprire o per remunerare il Capitale
  • Flow to Equity = Effettivo flusso di cassa a disposizione della società e di "proprietà" degli "azionisti".

Il Flusso di cassa operativo è quindi l'elemento cardine con cui si separa la gestione d'impresa e il finanziamento della stessa. Il Cash Flow Operativo Unlevered Free Cash Flow è un concetto molto eleborato sviluppato dalla Wharton School e dalla scuola di Chicago e per il quale esiste ampia letteratura. Il Flow to Equity o cash-flow totale è definibile come il totale dei flussi di cassa generati dall'impresa mentre il Cash Flow Operativo è l'insieme dei flussi di cassa (cioè della liquidità) generati dalla sola gestione tipica (od operativa) ed è questa seconda definizione la più significativa per lo studio della gestione aziendale. L'insieme dei flussi di cassa generati dalla gestione tipica (che è indice della liquidità aziendale) è importante per stabilire in che misura ed in che maniera possono essere remunerati i centri di costo.
2. Per le banche sono rappresentati soprattutto dai prestiti erogati e dai depositi ricevuti, mentre nelle operazioni di finanziamento i flussi di cassa sono quelli mediante i quali si procede in un primo momento all'erogazione della somma, e man mano che ci si approssima all'estinzione del rimborso delle quote di interessi e di capitale.
Flusso di cassa attualizzato. Il criterio del Valore Attuale Netto (VAN) si basa sul principio secondo il quale un’iniziativa merita di essere presa in considerazione solo se i benefici che ne possono derivare sono superiori alle risorse utilizzate. Nella costruzione della formula di calcolo del VANsi parte dalla legge di capitalizzazione adattandola ad operazioni che producono flussi di cassa distribuiti lungo diversi periodi; pertanto il VAN risulta dato dall'espressione seguente:

VAN=-C_0+\frac{C_1}{1+i}+\frac{C_2}{(1+i)^2}+\cdots+\frac{C_n}{(1+i)^n}

ovvero da:

[1]\quad\quad \sum_{t=1}^n \frac{R_t}{(1+i)^t}

Dove si considerino:

  • t: scadenze temporali;
  • Ct: flusso finanziario (positivo o negativo) al tempo t;
  • i: tasso di interesse al quale viene effettuata l'operazione (usualmente è utilizzato il tasso che rappresenta il costo medio ponderato del capitale o Weighted Average Cost of Capital - WACC);

Secondo tale criterio il progetto di investimento preferito è quello che presenta il VAN maggiore.

Flusso di cassa operativo disponibile (free cash flow). Questo valore è calcolato sottraendo dal flusso di cassa operativo lordo gli esborsi per:

  1. garantire il normale rinnovo delle immobilizzazioni tecniche,
  2. pagare le quote in scadenza dei debiti,
  3. assicurare una normale distribuzione dei dividendi.

Flusso di cassa operativo lordo. È calcolato sommando:

  1. utile operativo al netto delle imposte
  2. ammortamenti operativi.

Flusso di cassa negativo. È la situazione in cui, in un certo periodo, le uscite risultano superiori alle entrate.
Flusso di cassa scontato (Discounted cash flow). Valore attuale di un flusso di cassa futuro, misurato mediante l'utilizzo di un tasso d'interesse fissato precedentemente..
Flusso di fondi. Trasmissione di denaro da un soggetto a un altro, solitamente da un soggetto in possesso di fondi in eccedenza a uno che al contrario necessita degli stessi. Questo passaggio può essere effettuato grazie a un intermediario finanziario, il quale si occupa di trovare la composizione ottimale tra le esigenze dei due soggetti.
Flusso verso l'alto. Flussi finanziari, o altro genere di beni, da una controllata alla casa madre.
FMI (Fondo monetario internazionale). Organizzazione internazionale che si occupa della promozione e della cooperazione monetaria internazionale. Fondato nel 1945 con la finalità di assicurare il rispetto degli accordi di Bretton Woods per lo sviluppo economico e l'incremento degli scambi in un sistema di stabilità monetaria.
FOB. Free on board. Clausola tradizionale dei contratti di trasporto marittimo che indica, nella quotazione dei prezzi delle merci, che le spese di spedizione e i rischi sono a carico del venditore fino al caricamento della merce sulla nave. Tale clausola viene impiegata per indicare il valore delle merci inclusi i costi di trasporto e di assicurazione dal luogo di produzione o di commercializzazione fino alla frontiera nazionale.
Fogli gialli. Fogli sui quali vengono annotate le quotazioni di obbligazioni societarie trattate sul mercato over the counter, comprensive di note del market maker, del prezzo di acquisto e di quello di vendita.
Fondazioni bancarie. Le fondazioni bancarie sono persone giuridiche private senza fini di lucro, introdotte per la prima volta nell'ordinamento italiano con la legge n. 218 del 1990, la cosiddetta legge-delega Amato-Carli, con lo scopo di perseguire valori collettivi e finalità di utilità generale. Origine storica. Le fondazioni bancarie hanno origine dalle antiche casse di risparmio, associazioni private nate nell'Europa centrale ed affermatesi in Italia agli inizi del XIX secolo, quando si manifestò il bisogno di sostenere lo sviluppo produttivo dei ceti medio-piccoli dopo le disastrose guerre napoleoniche e di raccogliere i flussi di liquidità derivanti dalla nascente Rivoluzione industriale. L'attività delle casse di risparmio (nate su iniziativa prevalentemente privata) era diversa dall'attività bancaria vera e propria:

  • le casse raccoglievano capitali con una sottoscrizione iniziale e poi con successivi depositi, mentre le banche nascono su iniziativa di gruppi ristretti ed hanno fini commerciali e speculativi;
  • le casse svolgevano attività di assistenza e beneficenza, mediante elargizione di beni indirizzati gratuitamente verso i ceti più umili, mentre le banche raccoglievano e remuneravano il piccolo risparmio

La privatizzazione delle casse di risparmio. A partire dagli anni Ottanta, la Comunità europea ha innescato un processo di forte liberalizzazione e privatizzazione dell'economia, contraria ad ogni forma di «aiuti di Stato» e volta a privilegiare il regime di piena Concorrenza tra le imprese, anche quelle bancarie. L'impianto legislativo che ne è derivato è composto da:

  • legge-delega Amato-Carli n. 218 del 1990;
  • Decreto legislativo di attuazione n. 356 del 1990;
  • legge-delega Ciampi n. 461 del 1998;
  • Decreto legislativo di attuazione n. 153 del 1999;
  • legge n. 448 del 2001 (c.d. legge Tremonti)
  • legge n. 112 del 2002 (norma di interpretazione autentica)

L'impianto legislativo va letto alla luce del novellato art. 118 della Costituzione, che ha introdotto il principio di sussidiarietà orizzontale come criterio informatore dei rapporti tra pubblico e privato anche nella realizzazione delle finalità di carattere collettivo. Nascita delle fondazioni. All'inizio degli anni Novanta è emersa dunque la necessità di trasformare l'intero sistema bancario italiano per aggiornarlo rispetto alla cosiddetta «unità economica europea» che si va delineando. L'Italia doveva affrontare l'apertura dei propri mercati ai partner europei. All'epoca, più della metà degli enti creditizi era di diritto pubblico.
Il Governatore della Banca d'Italia (Carlo Azeglio Ciampi) trovò la soluzione per rendere le banche più appetibili per gli investitori stranieri: separare in due diverse entità le funzioni di diritto pubblico dalle funzioni imprenditoriali, cioè scorporare le fondazioni dalle banche ex pubbliche (s.p.a.): la legge-delega Amato-Carli n. 218 del 1990 dispose che gli enti bancari diventassero società per azioni, sotto il controllo di fondazioni, le quali successivamente avrebbero dovuto collocare le proprie azioni sul mercato. La legge-delega del 1990 configura le fondazioni bancarie come holding pubbliche che gestiscono il pacchetto di controllo della banca partecipata ma non possono esercitare attività bancaria; i dividendi sono intesi come reddito strumentale ad un'attività istituzionale (quella indicata nello Statuto, che deve perseguire «fini di interesse pubblico e di utilità sociale». Nella prima fase (1990-1997), prevale un'ambiguità di fondo: attività bancaria e finalità istituzionali sono ancora piuttosto confuse, anche perché le fondazioni bancarie da un lato devono controllare la banca e dall'altro devono perseguire scopi non di lucro.
L'unico elemento chiaro di attività "sociale" delle fondazioni bancarie si ritrova nel dettato della legge 266/1991 istitutiva delle organizzazioni di volontariato: l'art. 15 che dispone che un quindicesimo dei proventi di questi enti venga devoluto ai fondi regionali per il volontariato. L'evoluzione normativa degli anni seguenti mira proprio ad eliminare questa confusione: un sistema misto di incentivi e vincoli mette in moto il mercato, nonostante la regolamentazione delle attività istituzionali sia ancora carente. La riforma Ciampi - Amato. La legge delega n. 461 del 1998 e il successivo Decreto legislativo n. 153 del 1999 afferma l'idea per cui le fondazioni devono operare nel mondo non-profit, pur potendo conservare una certa vocazione economica (ma sempre nell'ambito degli scopi non lucrativi). Il decreto individua sei settori rilevanti, nei quali le fondazioni bancarie possono scegliere di impiegare il proprio patrimonio: assistenza e sanità; ricerca scientifica; attività culturali; arte; ambiente; istruzione. Le fondazioni bancarie possono così assumere la struttura di "fondazioni grant-making" (erogare denaro ad organizzazioni non profit che operano nei sei settori individuati) oppure possono scegliere quella di "fondazioni operative", svolgendo direttamente attività d'impresa nei suddetti settori, attività strumentale al raggiungimento dello scopo di utilità sociale. Tale assetto legislativo necessitava di alcuni aggiustamenti, poiché vi era una dispersione di impiego dei proventi patrimoniali da parte delle fondazioni (che erogavano "a pioggia" importi modesti e solo in alcune aree del Paese). La legge del 1998 introduce perciò la «programmazione triennale» dell'attività delle fondazioni e indebolisce il legame fondazioni-banche, affidando la partecipazione a delle «società di gestione del risparmio» (scelte con gare pubbliche) ma soprattutto ribadisce l'appartenenza della materia al diritto privato e non al diritto pubblico. Il Decreto legislativo n. 153 del 1999 attribuisce alle Fondazioni la natura giuridica di associazione privata senza fini di lucro e la piena autonomia statutaria e di gestione: di conseguenza, le Fondazioni (a partire dal 1999) hanno dovuto adottare nuovi statuti sottoposti all'approvazione dall'Autorità di Vigilanza (Ministero italiano dell'Economia e delle Finanze) e hanno assunto la piena autonomia statutaria e di gestione.
Fondi. Indica genericamente il denaro immediatamente a disposizione per l'utilizzo.
Fondi a copertura. Sono quei fondi che permettono all'investitore di partecipare all'evoluzione positiva dei mercati finanziari, beneficiando allo stesso tempo di una vasta copertura contro le fluttuazioni sfavorevoli che superano una data percentuale.
Fondi ad accumulazione. Tipo di fondo o azione che consente il reinvestimento automatico del reddito conseguito dal sotteso portafoglio. Il numero di quota-parte d'accumulazione non cambia con il reinvestimento del reddito. Nel caso di fondi domiciliati nel Regno Unito il reddito viene reinvestito su base netta (ad avvenuta detrazione delle tasse). Per quanto riguarda i fondi domiciliati offshore, il reinvestimento viene normalmente rinegoziato su base lorda. La responsabilità fiscale dei singoli investitori è determinata dal paese di residenza.
Fondi aggiunti. Sono fondi originati dalla differenza tra l'ammontare nominale di un prestito obbligazionario in estinzione e quello del prestito che viene emesso in occasione del rimborso del primo. Questo termine si riferisce sia alle emissioni di privati che a quelle di autorità pubbliche e in questo caso si ha creazione e distruzione di base monetaria.
Fondi attivi. Il gestore di un fondo può scegliere due comportamenti nell'amministrazione di un portafoglio collettivo. Deve infatti decidere se indirizzarsi su titoli che seguano l'andamento medio del mercato senza troppi scossoni, o rischiare investimenti che si discostino da questo. Immaginiamo che un gestore investa in titoli azionari che compongono il Mib30. Il comportamento del fondo sarà sempre assai simile a quello di tale indice, e il rendimento sarà passivamente legato dall'evoluzione del mercato italiano. In questo caso il fondo si dice passivo o indicizzato, proprio perché legato strettamente a un indice di Borsa. Supponiamo invece (fondo attivo) che il gestore, a prezzo di analisi ovviamente più laboriose, decida di rischiare su titoli fuori dall'indice che promettono di crescere assai più della media: se gli andrà bene, porterà ai sottoscrittori del suo fondo utili maggiori del suo collega "passivo", ma se gli andrà male li esporrà a perdite maggiori.E' utile sapere che i fondi attivi, anche a causa dei costi maggiori, superano il rendimento di quelli passivi in meno del 30% dei casi. E' della massima importanza, quando si sottoscrive un fondo, sapere quale sia la sua natura a questo riguardo.
Fondi chiusi. Fondi di investimento caratterizzati da un numero di quote prestabilite, che vengono assegnate ai sottoscrittori in funzione della quota di capitale posseduta.
Fondi comuni armonizzati. Fondi comuni rientranti nell’ambito di applicazione della direttiva CEE 20.12.1985, n. 611, e successive modificazioni, caratterizzati dalla forma aperta, dalla possibilità dell’offerta al pubblico delle quote e da taluni limiti agli investimenti. Con riferimento a questi ultimi si ricorda, tra l’altro, l’obbligo di investire prevalentemente in strumenti finanziari quotati.
Fondi comuni a scadenza. E' un tipo di fondo comune di investimento che prevede l'investimento del patrimonio in titoli obbligazionari, titoli di Stato e certificati ipotecari. La particolarità di questo fondo è legata alla possibilità di acquisire un portafoglio di titoli che non subisce movimentazioni fino alla scadenza di tutti i titoli. In questa data ai possessori delle quote verrà restituito il capitale.
Fondi comuni azionari. Fondi comuni di investimento che concentrano la maggior parte del patrimonio (almeno il 70%) in azioni.
Fondi comuni bilanciati. Fondi di investimento che perseguono una strategia di diversificazione degli investimenti tra azioni e obbligazioni. Affinché i fondi possano esser definiti bilanciati devono avere una quota di investimenti azionari non superiori al 70% e non inferiori al 20% rispetto al totale.
Fondi comuni di investimento. Sono strumenti finanziari (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio, OICR) che raccolgono il denaro di risparmiatori che demandano la gestione dei propri risparmi a una società di gestione con personalità giuridica e capitale distinti da quelli del fondo. In Italia i fondi comuni sono stati istituiti con la Legge n° 77 del 1983 (il primo ad operare è stato Gestiras Obbligazionario) anche se, a quella data, esistevano già una decina di fondi di diritto lussemburghese. I fondi comuni investono il denaro raccolto dai sottoscrittori in valori mobiliari che costituiscono il patrimonio indiviso del fondo, di cui ogni risparmiatore detiene un certo numero di quote (la quota è la frazione di patrimonio unitaria del fondo di investimento e ha un valore che cambia nel tempo in relazione all'andamento dei titoli nei quali il fondo investe). Il Decreto Legislativo n. 58/98 definisce il fondo comune di investimento come "il patrimonio autonomo, suddiviso in quote, di pertinenza di una pluralità di partecipanti gestito in monte". Indipendentemente dalla tipologia di fondo, tutti i partecipanti hanno gli stessi diritti: i guadagni o le perdite, dal momento che il fondo non garantisce un rendimento certo (a meno di alcune tipologie particolari di prodotti), sono in proporzione a quanto investito, o meglio, in proporzione al numero di quote in possesso. I fondi comuni, essendo gestiti da professionisti del settore, permettono ai piccoli investitori, se ben consigliati, di sottoscrivere investimenti aderenti al proprio profilo finanziario, in termini di rischio/rendimento. Inoltre, attraverso i piani di accumulo, hanno avvicinato al mercato anche coloro che momentaneamente non disponevano di sostanziosi risparmi. In relazione agli obiettivi finanziari, al rischio e al rendimento atteso il risparmiatore può scegliere tra diversi tipi di fondi: bilanciati, obbligazionari, azionari, di liquidità e flessibili. I fondi comuni di investimento possono essere classificati sulla base di molti parametri. Una prima distinzione riguarda la modalità di distribuzione dei profitti:

  • fondi a distribuzione dei proventi, in cui le eventuali plusvalenze realizzate in un arco temporale predefinito possono essere accreditate - in parte o interamente - sul conto corrente del risparmiatore sotto forma di "cedola" semestrale o annuale;
  • fondi ad accumulazione dei proventi, in cui i guadagni rimangono all'interno del fondo e il sottoscrittore li realizza (cioè li trasforma in denaro contante) al momento della vendita delle quote.

Un’ulteriore distinzione, individua dal Reg. del Ministero del Tesoro n. 228/99, deve essere fatta tra fondi chiusi e fondi aperti:

  • fondi chiusi: prevedono il rimborso (da parte della SGR che lo ha istituito) delle quote sottoscritte solo in periodi determinati. Sono caratterizzati da un numero di quote predeterminato ed invariabile nel tempo. L’ammontare minimo di ogni singola quota è in genere elevato, in quanto si tratta di investimenti con un livello di rischio spesso elevato;
  • fondi aperti: sono caratterizzati dalla variabilità del patrimonio (che può quindi di giorno in giorno aumentare o diminuire in funzione delle nuove sottoscrizioni o delle domande di rimborso delle quote in circolazione) e rappresentano la forma più diffusa di fondo.

I fondi aperti vengono suddivisi, da un punto di vista giuridico, in fondi di diritto italiano armonizzati UE e fondi di diritto italiano non armonizzati UE.

I fondi di diritto italiano armonizzati UE sono i fondi gestiti da società italiane con sede legale in Italia e sottoposti alle direttive comunitarie n. 611/85 e 220/88 recepite nel nostro ordinamento con il Decreto Legislativo n. 83/92. La legge comunitaria prescrive una serie di vincoli sugli investimenti con l’obiettivo di contenere i rischi e salvaguardare i sottoscrittori, a esempio:

  • non possono investire più del 10% del patrimonio in strumenti finanziari di un singolo emittente, in altri fondi, prodotti derivati o titoli non quotati nei mercati regolamentati;
  • non possono investire in strumenti derivati per la copertura dei rischi, per un ammontare totale che ecceda il valore netto del fondo.

I fondi di diritto italiano non armonizzati UE sono invece i fondi istituiti col provvedimento della Banca d’Italia del 20/9/1999 e caratterizzati da una maggiore libertà di investimento del patrimonio raccolto. A essi, infatti, non vengono applicati i vincoli e le limitazioni previste dalla legge comunitaria per i fondi armonizzati. Fanno parte di questa tipologia i fondi speculativi (o hedge funds) e i fondi di fondi.
Fondi comuni di investimento a capitale proprio. Genere d'investimento nel quale si acquistano quote di fondi comuni d'investimento, le si offrono in garanzia per ottenere un finanziamento con il quale si sottoscrive successivamente una polizza assicurativa sulla vita. In questo modo si riesce a beneficiare anche dell'apprezzamento delle quote del fondo.
Fondi comuni di investimento chiusi. Sono fondi, disciplinati dal Testo unico in materia d’intermediazione finanziaria, in cui a
differenza dei fondi aperti il rimborso delle quote ai partecipanti avviene solo a scadenze predeterminate. Devono necessariamente assumere la forma chiusa i fondi che investono in attività immobiliari, in strumenti finanziari non quotati in misura superiore al 10 per cento del patrimonio, in crediti e in altri beni diversi dagli strumenti finanziari. Assumono generalmente questa forma i fondi che esercitano le attività di investimento nel capitale di rischio delle imprese, nel periodo di avvio dell’attività (vedi: Venture capital) o in fasi successive del ciclo di vita aziendale, al fine di favorirne lo sviluppo (private equity).
Fondi comuni di investimento immobiliare. Sono fondi chiusi che investono esclusivamente o prevalentemente in beni immobili, diritti reali immobiliari e partecipazioni in società immobiliari (vedi: Fondi comuni di investimento chiusi).
Fondi comuni di investimento mobiliare aperti. Sono fondi, disciplinati dal Testo unico in materia d’intermediazione finanziaria, in cui i partecipanti hanno diritto di chiedere in qualsiasi momento il rimborso delle quote al valore di mercato secondo le modalità previste dalle regole di funzionamento del fondo. Investono prevalentemente in strumenti finanziari negoziati nei mercati regolamentati.
Fondi comuni flessibili. Fondi comuni di investimento che lasciano ampia discrezionalità al gestore, che non ha vincoli specifici nella composizione dell'asset allocation.
Fondi comuni obbligazionari. Fondi comuni di investimento specializzato nell'investimento in titoli obbligazionari. Si definisce obbligazionario un fondo che riserva l'investimento in azioni in una percentuale inferiore al 20%.
Fondi comuni riservati a investitori qualificati. Sono fondi, disciplinati dal Testo unico in materia d’intermediazione finanziaria, a cui possono partecipare soltanto i cosiddetti investitori qualificati. Si considerano investitori qualificati: le SIM, le banche, gli agenti di cambio, le SGR, i fondi pensione, le imprese di assicurazione e le altre categorie di soggetti individuate dal decreto del Ministro del Tesoro del 24.5.1999, n. 228. I fondi riservati possono investire il patrimonio anche in deroga ai limiti prudenziali previsti in via generaleper gli altri fondi.
Fondi comuni speculativi. Sono fondi, disciplinati dal Testo unico in materia d’intermediazione finanziaria e dal decreto del
Ministro del Tesoro del 24.5.1999, n. 228, non sottoposti a vincoli riguardo all’oggetto degli investimenti, che possono derogare ai divieti di carattere generale e alle norme prudenziali fissate per gli altri fondi. Sono previsti limiti al numero massimo di partecipanti, la sottoscrizione minima iniziale non può essere inferiore a 500.000 euro e l’offerta di quote non può essere oggetto di sollecitazione all’investimento (vedi anche: Hedge funds).
Fondi di fondi. Sono quei fondi che investono il loro intero patrimonio in quote di altri fondi.
Fondi di mercato monetario. Sono fondi comuni aperti (vedi: Fondi comuni di investimento mobiliare aperti) le cui quote sono, in termini di liquidità, altamente sostituibili ai depositi e che, secondo i criteri stabiliti dalla Banca centrale europea, rientrano tra le Istituzioni finanziarie monetarie (vedi).
Fondi di settore. Fondi comuni di investimento specializzati negli investimenti in titoli di società che operano nel medesimo settore.
Fondi esterni. Immissione di fondi provenienti dall'esterno a completamento del capitale esistente, per le operazioni di gestione di una società. Possono trattarsi di prestiti bancari, di fondi provenienti da emissioni di prestiti obbligazionari oppure di afflussi di capitale di rischio provenienti da operazioni di venture capital.
Fondi etici. Fondi comuni di investimento che, in base al proprio statuto, investono il proprio patrimonio in società che soddisfano determinati requisiti ambientali o umanitari. I fondi etici possono prevedere lo stacco periodico di una cedola in favore di organizzazioni senza scopo di lucro.
Fondi federali. Fondi generati da disponibilità bancarie eccedenti le riserve obbligatorie fiate dalla Fed. Sono oggetto di transazione sul mercato monetario.
Fondi garantiti. I cosiddetti fondi "garantiti" comprendono due tipi base: quelli che garantiscono una remunerazione di capitale o una proporzione prescritta di capitale (di solito dal 90 al 95%) su un periodo fisso, normalmente cinque anni, approssimativamente equivalenti alle remunerazioni a tasso d'interesse fisso sul lungo termine o alle remunerazioni del mercato azionario meno i costi delle opzioni o dei "future" dell'"assicurazione" e quelli che offrono protezione al ribasso "graduale" o a regolazione variabile, di norma limitata al 5-15% a corrispettivo delle remunerazioni del mercato azionario meno, come sopra, il costo dell'"assicurazione".
Fondi Hedge. I fondi hedge hanno l'obiettivo di produrre rendimenti costanti nel tempo, con una bassa correlazione rispetto ai mercati di riferimento, attraverso però investimenti singolarmente ad alto rischio, ma con possibilità di ritorni molto fruttuosi Sono contraddistinti dal numero ristretto di soci partecipanti e dall'elevato investimento minimo richiesto. Sono soggetti a normative che, per quanto riguarda la prudenza, sono più limitate rispetto a quelle che vincolano gli altri operatori finanziari. Una tipica operazione effettuata dagli hedge funds è la vendita allo scoperto, a scopo ribassista; tale operazione infatti non è permessa, di norma, ai fondi comuni canonici di diritto italiano (costituiscono eccezione i fondi che hanno recepito le nuove normative Ucits III). Sono fondi ad alto rischio per l'investitore. In Italia sono rappresentati da fondi comuni di investimento speculativi (decr. Min. Tesoro 228/1999) recante norme per la determinazione dei criteri uniformi per i fondi comuni di investimento. Quest'ultimo costituisce uno schema strutturale atipico disciplinato attraverso negozi privatistici, disancorato dalle modalità di partecipazione e dall'oggetto tipico dell'investimento rispetto ai fondi comuni classici. Le Società di gestione del risparmio (SGR) possono istituire fondi speculativi il cui patrimonio è diverso da quello previsto in via prudenziale dalla Banca d'Italia con reg. 20/09/1999.

Le caratteristiche indicate dal detto Decreto sono:

  • numero partecipanti inferiore alle 200 unità;
  • ammontare minimo non inferiore a 500 mila Euro;
  • le quote non possono essere oggetto di sollecitazione.

Il regolamento del fondo deve menzionare la rischiosità e la circostanza che esso viene gestito in deroga ai divieti stabiliti dalla Banca d'Italia e dalla CONSOB. Nel regolamento del fondo sono indicati i beni oggetto dell'investimento e le modalità di partecipazione (conferimenti e ritiro delle quote). In considerazione degli effetti potenziali sulla stabilità delle SGR, i fondi speculativi possono essere istituiti o gestiti solo dalle SGR che hanno ad oggetto esclusivo l'istituzione o la gestione di tali fondi.
Fondi indicizzati. Fondi il cui mandato di gestione consiste esclusivamente nell'ottenere una performance almeno pari a quella di un indice denominato benchmark. Tale risultato può essere ottenuto replicando la composizione dell'indice o adottando strategie di minimizzazione dell'errore.
Fondi inflation linked. Fondi indicizzati sull'inflazione.I fondi Inflation linked sono stati ideati per i risparmiatori che intendono proteggere il proprio capitale dall’erosione del potere di acquisto del denaro, garantendo un rendimento pari, o se possibile superiore, al tasso di inflazione.
Fondi immobiliari. Fondi comuni che investono in proprietà immobiliari, i quali, oltre a beneficiare dell'incremento di valore, traggono profitto anche dal reddito corrente prodotto dal bene stesso (per esempio gli affitti).
Fondi monetari. Si indicano quei fondi comuni di investimento che effettuano investimenti in strumenti finanziari a breve termine, come pronti contro termine, buoni del tesoro, certificati di credito del tesoro, etc.
Fondi non accreditati. Fondi di denaro per i quali esiste, nel sistema contabile di una banca, una registrazione ma che ancora non sono stati effettivamente raccolti. Per esempio il versamento di assegni prima che sia trascorso il periodo di giorni necessari per l'incasso.
Fondi pensione. Fondi che erogano prestazioni previdenziali in favore dei lavoratori di un’impresa, settore o categoria professionale, volti a integrare il trattamento pensionistico pubblico. La relativa disciplina è contenuta nel D.lgs. 5.12.2005, n. 252, che ha riformato le norme sulla previdenza complementare. I fondi pensione si distinguono in due tipologie principali: negoziali e aperti. Quelli negoziali vengono istituiti per singola impresa o gruppi di imprese o enti, per categorie di lavoratori o comparto di riferimento o per raggruppamenti territoriali, in seguito a contratti collettivi nazionali, accordi o regolamenti aziendali, accordi fra lavoratori autonomi o liberi professionisti promossi dai sindacati o dalle associazioni di categoria. I fondi aperti sono istituiti da banche, assicurazioni, SGR e SIM e consentono l’adesione su base collettiva o individuale, senza vincoli di appartenenza del lavoratore a specifiche aziende o categorie. Le forme pensionistiche complementari che risultavano istituite alla data di entrata in vigore della L. 23.10.1992, n. 421, vengono definite “preesistenti”. Tra queste ultime, si annoverano anche i fondi bancari interni, senza personalità giuridica, già istituiti all’interno delle banche e delle società appartenenti a gruppi bancari. Il D.lgs. 5.12.2005, n. 252, prevede il trasferimento alla Covip della vigilanza su questi fondi, sinora sottoposti alla supervisione della Banca d’Italia ai sensi dell’art. 18 del D.lgs. 21.4.1993, n. 124. Vedi articolo.
Fondi per rischi e oneri. Macroclasse B del passivo dello stato patrimoniale. In questa macroclasse vengono inseriti accantonamenti destinati a coprire costi, o certi dell'ammontare ma incerti del quando, oppure incerti, sia dell'ammontare, sia del quando. 1) Fondo per trattamento di quiescenza e obblighi simili. Sono fondi di previdenza del personale diversi dal trattamento di fine rapporto (TFR), come i fondi pensione sostitutivi o integrativi del trattamento previdenziale dell'Inps o di altri Istituti di previdenza. 2) Fondo per imposte. Accantonamenti effettuati a fronte di debiti tributari probabili o di ammontare indeterminato. Non comprende quelli certi che vanno inseriti sotto la voce debiti tributari. 3) Altri fondi. Rappresenta altri fondi non previsti tra i primi due come, a esempio, i rischi dei cambi, i rischi nel collaudo impianti, i rischi per rettifiche dei prezzi di vendita, i rischi per manutenzioni straordinarie di impianti di produzione.
Fondi rettificativi (Valuation reserve). Conti inclusi nel bilancio di una società per rettificare il valore attribuito ad alcune attività in fase di stesura del documento contabile. Un esempio di riserve rettificative sono le riserve per perdite sui crediti oppure i fondi di ammortamento. In questi conti vengono accantonate le quote dei costi di competenza dell'esercizio, come per esempio il minor valore di alcuni crediti derivante dall'insolvenza, ecc.
Fondi sovrani. Sono denominati fondi sovrani i fondi di investimento, controllati direttamente dai governi di alcuni paesi, che vengono utilizzati per investire in strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, immobili) i surplus fiscali o le riserve di valuta estera. I fondi sovrani sono nati soprattutto nei paesi forti esportatori di petrolio: Emirati Arabi Uniti, Qatar, Norvegia, ma anche Singapore, dove, grazie al rilevante surplus fiscale, il governo ha costituito il fondo Temasek, uno dei primi nati e uno dei più attivi, soprattutto nelle imprese del Sud-Est asiatico. Molto attivi sono anche i fondi sovrani di Abu Dhabi e quello di Dubai. La Cina dispone di ingenti riserve di valuta estera, grazie al suo notevole surplus commerciale; tali riserve sono in gran parte investite in titoli di Stato statunitensi. Nel 2007 è stato costituito il China Investment Corporation, un fondo d'investimento con una dotazione di 200 miliardi di dollari attivo sul mercato azionario; il primo investimento del neonato fondo è stato l'acquisto di una quota pari a circa il 10% del gestore di private equity Blackstone, cui ha fatto seguito l'investimento da 5 miliardi di dollari nella banca Morgan Stanley. La crisi dei mutui subprime che ha messo in difficoltà molte banche statunitensi ha fatto emergere il peso crescente dei fondi sovrani, intervenuti con i loro capitali in istituti come Citigroup, UBS, Merrill Lynch e Barclays. La nascita di un fondo sovrano cinese, l'accresciuta importanza di quelli arabi ed i possibili investimenti da parte di fondi russi ha destato preoccupazioni in Europa e negli USA per le possibili interferenze da parte di governi stranieri sulla gestione delle industrie. La Commissione Europea ha chiesto ai governi nazionali di fissare i settori "strategici" per la sicurezza nazionale nei quali introdurre restrizioni agli investimenti da parte dei fondi sovrani.
Fondi strutturali. Sono quei fondi istituiti nell'ambito della UE al fine di sostenere a livello finanziario gli interventi di natura strutturale.
Fondo. Termine generico per indicare voci del passivo dello stato patrimoniale. Vedi voci seguenti.
Fondo ammortamento. È la somma delle quote di ammortamento distribuite nei vari esercizi.
Fondo a go go. Fondo comune d'investimento che investe in titoli ad alta rischiosità, che teoricamente è in grado di offrire rendimenti altrettanto elevati.
Fondo comune a capital gain. Fondo comune di investimento la cui metodologia di gestione mira al raggiungimento di incrementi del valore capitale dei titoli in cui ha investito il patrimonio. Questi fondi possono raggiungere rendimenti molto più alti della media in periodi di mercato azionario crescente, ma al contrario possono mostrare perdite altrettanto alte in periodi di declino del livello medio dei prezzi delle azioni.
Fondo comune aperto. È un fondo comune d'investimento il cui patrimonio varia, non solo per le variazioni dei prezzi di mercato, ma anche in funzione delle sottoscrizioni o dei rimborsi effettuati dagli investitori. La società di gestione deve essere sempre disponibile ad accettare nuove sottoscrizioni o a rimborsare i sottoscrittori che ne facciano richiesta.
Fondo comune di investimento. Istituzione finanziaria specializzata nell'investire in valori mobiliari. Opera una raccolta di fondi presso un grande numero di risparmiatori, che remunera attraverso una partecipazione ai risultati in ragione percentuale alle quote possedute.
Fondo comune di investimento bilanciato. Fondo comune di investimento mobiliare il cui patrimonio viene solitamente distribuito in titoli a reddito fisso e azioni ordinarie e privilegiate.
Fondo comune in opzioni. Si tratta di un fondo comune d'investimento in grado di acquistare o vendere contratti di opzione per potersi coprire dai rischi o per speculare sulle previsioni di mercato.
Fondo con commissione di entrata (Load fund). È un tipo di fondo comune avente una commissione d’entrata sugli acquisti di quote. I fondi che al contrario sono privi di questa commissione sono chiamati "no load fund".
Fondo di acquisto. È una clausola eventualmente presente tra le modalità di gestione di un prestito obbligazionario o di azioni convertibili, la quale sancisce che l'emittente debba fare il massimo sforzo per riacquistare periodicamente una quota di titoli in essere, solitamente a un prezzo non superiore al valore nominale.
Fondo di ammortamento. Fondo che accoglie gli accantonamenti disposti periodicamente da un'azienda al fine di precostituire i mezzi finanziari per l'estinzione di un prestito secondo un determinato piano predefinito.
Fondo di garanzia dei depositi federali (Federal deposit insurance corporation). Autorità pubblica statunitense predisposto all'assicurazione dei depositi bancari. Ha anche il compito di vigilanza del sistema bancario.
Fondo di investimento bilanciato. Fondo comune di investimento mobiliare che segue una politica di ripartizione degli investimenti fra obbligazioni e capitale di rischio.
Fondo di investimento chiuso. Fondo di investimento che regola l'emissione di un numero fisso di azioni, vendute ai partecipanti in maniera proporzionale alla quota di capitale posseduta.
Fondo di investimento immobiliare. Fondo d'investimento, generalmente chiuso, il cui patrimonio è investito in proprietà immobiliari produttrici di reddito.
Fondo di settore. È un fondo comune di investimento che per statuto investe in titoli di società operanti nel medesimo settore economico.
Fondo imposte. Si tratta di una passività per accertamenti di imposte da parte degli uffici competenti (debito non certo) e per le imposte differite su componenti di reddito (ad esempio plusvalenze) per i quali l'azienda chiede vengano tassati nei successivi esercizi e comunque entro il quarto.
Fondo interbancario di tutela dei depositi. Costituito nel 1987 e inizialmente ad adesione volontaria, è oggi un consorzio obbligatorio riconosciuto dalla Banca d'Italia e la cui attività è disciplinata dallo Statuto e dal Regolamento. A tale fondo devono aderire tutte le banche italiane aventi come forma societaria la Società per azioni. Per le succursali di banche comunitarie operanti in Italia l'adesione al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi è volontaria, ed è finalizzata ad integrare la tutela offerta dal sistema di garanzia dello Stato di appartenenza. Sono escluse le banche di Credito cooperativo che aderiscono al Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo. Il fondo garantisce una copertura massima fino a 103.291,38 euro (200 milioni di lire) per depositante e per istituto di credito (quindi, in caso si disponga di due conti da 100.000 € ciascuno in due banche diverse la garanzia è totale). Sempre per legge i cittadini hanno diritto a effettuare prelievi di denaro contante dal proprio conto, in modo del tutto gratuito. Se la banca ha problemi di liquidità, il fondo interviene per garantire questo diritto, a esempio in caso di temporanea insolvenza o di fallimento. Il fondo consiste in un accantonamento contabile e in un patto di solidarietà fra istituti di credito, che si impegnano a intervenire uno in soccorso dell'altro, nelle misure stabilite, mentre non vi sono reali accantonamenti di denaro o titoli messi a disposizione di un soggetto gestore del fondo.
Fondo monetario. Genere di fondo comune di investimento, dove per statuto, il patrimonio deve essere investito in strumenti di debito a breve termine, come Buoni del Tesoro, pronti contro termine, accettazioni bancarie, ecc.
Fondo per l'ammortamento dei Titoli di Stato. Fondo previsto dalla L. 27.10.1993, n. 432, e successive modificazioni, avente l’obiettivo di ridurre la consistenza dei titoli di Stato in circolazione mediante acquisti sul mercato ovvero rimborso dei titoli in scadenza dal 1º gennaio 1995. La L. 23.12.1996, n. 662, ha modificato l’art. 4 della L. 432 del 1993 istitutiva del Fondo, allo scopo di prevederne un’ulteriore modalità di utilizzo per l’acquisto di partecipazioni azionarie possedute da società delle quali il Tesoro sia unico azionista, ai fini della loro dismissione. Il Fondo è alimentato dai proventi delle dismissioni di beni e attività dello Stato, dal gettito derivante da entrate straordinarie dello Stato, da eventuali assegnazioni da parte del Ministero del Tesoro, dai proventi di donazioni e disposizioni testamentarie e dai proventi della vendita di attività mobiliari e immobiliari confiscate dall’Autorità giudiziaria in relazione a somme sottratte illecitamente all’Amministrazione pubblica. Sulle giacenze del Fondo la Banca d’Italia corrisponde semestralmente un interesse pari a quello medio dei BOT emessi nel semestre precedente. Il decreto del Ministro del Tesoro del 13.10.1995 dispone che le operazioni di acquisto possono essere effettuate mediante incarico conferito dal Ministro del Tesoro alla Banca d’Italia o ad altri intermediari individuati tra gli operatori «specialisti» in titoli di Stato, con l’indicazione del prezzo massimo accoglibile, oppure mediante asta competitiva riservata agli operatori «specialisti», gestita dalla Banca d’Italia.
Fondo rischi. Si tratta di passività potenziali che si riferiscono a costi di competenza dell'esercizio, non esattamente quantificabili, ma che si manifesteranno in un esercizio successivo (ad esempio costi per cause in corso, costi per interventi di garanzia).
Fondo senza commissioni (No load fund). Fondo comune d'investimento aperto che non prevede il pagamento di commissioni d'ingresso o di uscita da parte del sottoscrittore.
Fondo spese future. Sono passività per oneri a carico dell'esercizio che si verificheranno in futuro, ma le cui esatte entità o data dell'esborso non sono note. Si tratta di costi con un'elevata probabilità di sussistere; se la probabilità è bassa ricadono nel fondo rischi.
Fondo sul prime rate. È un fondo d'investimento che acquista quote di finanziamenti commerciali dalle banche, retribuendo i possessori delle quote del fondo attraverso dei pagamenti d'interesse effettuati sui finanziamenti.
Fondo svalutazione crediti. È l'ammontare dei crediti che l'azienda ritiene di non riuscire a riscuotere. Dopo il decreto legislativo 127/1991 il fondo deve essere portato in diminuzione diretta dell'importo dei crediti. La sua quantificazione incontra limiti fiscali.
Fonti e impieghi. Prospetto contabile nel quale sono riportate distintamente tutte le voci dei flussi di cassa di una società.
Fonti e impieghi di fondi. Prospetto contabile nel quale sono riportate distintamente tutte le voci dei flussi di cassa di un'impresa, derivanti dalle principali grandezze evidenziate nella struttura aziendale. Per esempio sono riportate le vendite, come origine di fondi e la remunerazione dei dividendi agli azionisti come impieghi di fondi.
Fonti o fonti di finanziamento o fonti di capitale (stato patrimoniale) . Sono le sorgenti finanziarie dell'azienda e possono essere:

  1. interne o esterne,
  2. proprie o di terzi,
  3. durevoli o correnti.

Costituiscono il passivo dello stato patrimoniale.
Forchetta (Price bracket). Differenza esistente in un certo momento tra la migliore proposta in acquisto e la migliore proposta in vendita sul book di un mercato telematico continuo. Si usa anche per definire l'intervallo di prezzo proposto per una nuova società che si quota in Borsa.
Forme pensionistiche individuali. Forme di risparmio individuale, assoggettate alla disciplina fiscale della previdenza complementare, volte a integrare il trattamento pensionistico pubblico e quello derivante dall’adesione ai Fondi pensione (vedi). Possono essere costituite sia attraverso l’adesione individuale a fondi pensione aperti, sia sottoscrivendo contratti assicurativi con finalità previdenziale, vale a dire polizze che prevedono l’erogazione della prestazione solo al compimento dell’età pensionabile e dopo aver soddisfatto requisiti di partecipazione minima.
Formula di investimento. Metodologia di investimento dove le decisioni di acquisto o di vendita di uno o più titoli sono prese sulla base di un modello di valutazione e allocazione del capitale. Questo metodo permette che il fattore emozionale non entri nel processo decisionale falsandone le prospettive.
Forward. Contratto che consiste nell'effettuare un'operazione la cui decorrenza ha una datazione che va oltre la valuta spot, e la cui scadenza è ulteriormente più lontana nel tempo. Per esempio, un deposito dove il finanziatore fornirà i fondi al tasso prefissato per la valuta di decorrenza e per il periodo scelto. È un sistema per coprire un fabbisogno futuro alle condizioni attuali, permettendo quindi di ridurre la rischiosità dell'operazione.
Forward rate agreements (FRA). Contratti, generalmente scambiati su mercati Over-the-counter (vedi), con cui le parti si accordano per ricevere (pagare) alla scadenza la differenza fra il valore calcolato applicando all’ammontare dell’operazione un tasso di interesse predeterminato e il valore ottenuto sulla base del livello assunto da un tasso di riferimento prescelto dalle parti.
Forza relativa. In analisi tecnica, indica in quale percentuale si muove il prezzo di un titolo rispetto alle variazioni del prezzo di altri titoli o dell'indice di Borsa. Per esempio, un titolo che si deprezza in misura inferiore rispetto al mercato, in caso di ribasso generalizzato delle quotazioni ha una forza relativa superiore rispetto ad altri titoli che invece calano di prezzo in misura maggiore.
FRA (Forward rate Agreement). Contratto di deposito attraverso il quale due controparti fissano un tasso d'interesse su un deposito in una determinata valuta e per un determinato arco temporale, con l'impegno di liquidare alla data convenuta la differenza fra il tasso concordato e il tasso corrente di riferimento. Ha lo scopo di fornire una copertura contro il rischio di oscillazioni dei tassi di interesse.
Franco a bordo (Free on board - FOB). Clausola di consegna della merce in base alla quale il venditore provvede a proprie spese e a proprio rischio al trasporto della merce fino al suo caricamento a bordo.
Franco di pagamento (Free of payment). La consegna di titoli o documenti senza che venga richiesto il pagamento contestuale.
Frazionamento azionario. Ampliamento del numero dei titoli azionari di una società che lascia però invariato il valore della stessa.
Frazioni di azioni ordinarie. È la percentuale rappresentata dalle azioni ordinarie del capitale di una società per azioni.
Frequenza cedole. Indica il numero di cedole pagate dall'emittente del titolo durante l'anno. Per esempio 1 prevede un pagamento annuale, 2 un pagamento semestrale, 3 un pagamento quadrimestrale e così via.
Friedman, Milton. Economista statunitense (Brooklyn, New York, 1912-San Francisco 2006). È il più noto economista di questo secolo della Scuola di Chicago. Nato in una famiglia povera di immigrati, studiò a Chicago e alla Columbia University di New York. Nei primi anni della sua carriera accademica si interessò prevalentemente alle applicazioni statistiche nell'economia, particolarmente in materia di reddito e spesa per consumi delle famiglie. Nel dopoguerra Friedman mise a punto il suo metodo di lavoro in cui un ruolo cruciale viene attribuito al momento della verifica empirica della teoria. In linea con una metodologia di tipo positivista, il compito centrale dello studioso risulta quello di accertare la corrispondenza tra le ipotesi iniziali che conducono a un certo risultato teorico e i fatti empiricamente rilevati. Secondo questo programma di lavoro, elaborrò, in collaborazione con Anna J. Schwartz, i suoi noti studi applicati in tema di moneta, prendendo spunto dalla realtà degli USA e del Regno Unito: A Monetary History of the United States, 1867-1960 (1963) e Monetary Trends in the United States and the United Kingdom (1982). I suoi studi iniziali sul consumo, trovarono successivo ampliamento nella ben nota teoria del reddito permanente, che risulta tra le principali alternative alla funzione keynesiana del consumo. Invece che basarsi sul reddito corrente come supponeva Keynes, Friedman sostenne che le famiglie considerano un orizzonte temporale più lungo nel determinare quanto spendere per i consumi, venendo a considerare sia i redditi percepiti nel passato che quelli attesi nel futuro. Nel 1977 gli venne assegnato il premio Nobel per l'economia.
Fringe benefits. Beni e servizi concessi a favore di determinati dipendenti, costituenti una forma di retribuzione aggiuntiva; in genere perseguono il fine di agevolare o incentivare i soggetti beneficiari nello svolgimanto delle proprie mansioni. Costituiscono fringe benefit, a esempio, la concessione dell'auto in uso promiscuo, la concessione di prestiti a condizioni particolarmente vantaggiose, la concessione di uso di abitazioni aziendali, ecc.
Frontiera dei portafogli. La frontiera dei portafogli è definita come il luogo dei portafogli aventi la minima varianza a parità di rendimento atteso; sulla base di tale definizione, agenti che preferiscono un rendimento atteso maggiore e una varianza minore (aventi, cioè preferenze di tipo media-varianza) sceglieranno portafogli appartenenti alla frontiera. È chiaro che, anche qualora le preferenze degli agenti economici non soddisfino tali proprietà, una frontiera media-varianza esiste sempre, e può essere utile a fini semplicemente descrittivi.
FTSE 100. Indice di Borsa inglese relativo ai 100 titoli più capitalizzati e scambiati nel listino.
FTSE MIB. Il FTSE MIB (pronunciato futsi mib) è attualmente il più significativo indice azionario della Borsa italiana. È il paniere che racchiude le azioni delle 40 maggiori società italiane ed estere quotate sui mercati gestiti da Borsa Italiana. L'indice è nato in seguito alla fusione tra Borsa Italiana (S and P Mib) e il London Stock Exchange. È operativo a partire da 1º giugno 2009 e rappresenta all'incirca l'80% della capitalizzazione del mercato azionario italiano.
FTSE Italia All-Share. L’indice denominato FTSE Italia All-Share comprende i titoli di tutte le aziende precedentemente incluse negli indici di settore FTSE MIB, FTSE Italia Mid Cap, FTSE Italia Small Cap e FTSE Italia All-Share (circa il 95% del mercato azionario italiano). Questo indice fornisce agli investitori un set di indici molto completo ed esaustivo con il quale è possibile misurare l’andamento dei maggiori settori dell’industria e del mercato di capitali italiani. L’FTSE Italia All-Share è stato configurato utilizzando le procedure di composizione più stringenti per attirare tutti quegli investitori ed intermediari interessati a sviluppare prodotti d’investimento. Pertanto, questo indice rappresenta uno standard di base e trasparente tramite il quale gli investitori potranno valutare, misurare ed accedere al mercato azionario italiano.
Fuori borsa. È un'operazione in titoli eseguita fuori dal mercato oganizzato, ma direttamente tra le due contropartite, come un'operazione over the counter o una transazione fuori Borsa di titoli quotati.
Fuori mercato. Viene definito in questo modo un ordine caratterizzato da una indicazione di prezzo per un titolo che travalica i limiti dei prezzi bid ed offer presenti sul mercato. Un prezzo di acquisto richiesto inferiore a quello di mercato, o un prezzo di vendita richiesto superiore a quello esistente fanno sì che l'ordine "fuori mercato" venga mantenuto per poter essere eseguito.
Fusione controllata. Avviene quando un’istituzione finanziaria acquisisce un’altro ente creditizio con cattive condizioni gestionali, intervenendo nella gestione delle attività meno solide della società acquisita.
Fusione d'azienda (Merger). E' un'operazione (disciplinata dagli articoli 2501 e seguenti del codice civile), mediante la quale imprese distinte vengono unite in un unico ente sociale, preesistente alla fusione o creato ex novo. Scopo della fusione è di migliorare competitività sul mercato delle imprese coinvolte, grazie alle maggiori dimensioni raggiunte. Non mancano, d'altronde, casi in cui una fusione viene attuata per altri motivi (a esempio, aumentare il capitale sociale per meglio difendersi da una scalata ostile). L'ordinamento stesso consente di partecipare a una fusione alle imprese in liquidazione che non abbiano iniziato la distribuzione dell'attivo (art. 2501 c.c., secondo comma) e ciò anche al solo scopo di ottimizzare i risultati della liquidazione stessa. L'articolo 2501 c.c. prevede due diverse modalità operative:

  • Fusione mediante costituzione di un'impresa nuova, in cui due o più imprese distinte si estinguono per far luogo ad una nuova impresa (cd. fusione in senso stretto);
  • Fusione mediante incorporazione, in cui un'impresa (incorporante) rimane in vita e assorbe le altre (incorporate), che si estinguono (cd. fusione per incorporazione).

Future. Sono contratti a termine standardizzati per poter essere negoziati facilmente in Borsa. Il contratto future è un contratto uniforme a termine su strumenti finanziari con il quale le parti si obbligano a scambiarsi alla scadenza un certo quantitativo di determinate attività finanziarie a un prezzo stabilito; ovvero, nel caso di future su indici, a liquidarsi una somma di danaro pari alla differenza fra il valore dell'indice di riferimento alla stipula del contatto ed il valore dello stesso indice nel giorno di scadenza. La Borsa dovrà specificare:1. le caratteristiche dell'attività sottostante 2. l'ammontare che il venditore dovrà consegnare per ogni contratto stipulato 3. il luogo di consegna 4. il periodo preciso del mese in cui si può effettuare la consegna 5. il metodo di quotazione dei prezzi 6. gli eventuali limiti alle oscillazioni giornaliere dei prezzi e alle posizioni degli operatori. Il future finanziario è un contratto future che ha come strumento sottostante una grandezza finanziara, come i tassi d'interesse, i titoli di Stato, gli indici di Borsa e i rapporti di cambio.
Future finanziario. Contratto a termine di acquisto/vendita con data di scadenza di attività finanziarie standardizzate. In particolare esistono future sui tassi di interesse, sugli indici e su valuta.
Future sul tasso di interesse. Contratto future avente come oggetto importi fissi di determinati strumenti finanziari, regolati per lo più in via differenziale sulla base della variazione del tasso del corrispondente tasso di interesse. Sono usati principalmente per mettersi a riparo dalle oscillazioni dei tassi.

G

Gap. Spazio esistente tra due barre successive di un grafico; si produce quando il minimo é superiore al massimo del periodo precedente o il massimo é inferiore al minimo del periodo precedente.
Gap azzerato. Avviene quando le attività finanziarie con una data scadenza vengono perfettamente bilanciate da altrettante passività finanziarie. Per esempio una banca che a fronte di finanziamenti a breve termine si finanzia con l'emissone di certificati di depositi aventi le stesse scadenze.
Gap dinamico. Nella gestione di un portafoglio, metodo che fa riferimento all'influenza dell'andamento futuro dei tassi di interesse.
Gapping. Il non conferire alle attività e alle passività, il cui valore è sensibile ai tassi d'interesse, la stessa scadenza (o duration). La conseguenza istantanea è che ogni movimento dei rendimenti di mercato provoca una variazione nella valutazione complessiva del totale delle attività e delle passività. In questo modo si cerca di ottimizzare la gestione delle stesse sulla base del comportamento dei tassi d'interesse.
Gap positivo. È la situazione in cui un portafoglio di attività e passività sensibili ai tassi d’interesse, è strutturato in maniera tale da avere un più alto numero di attività che scadono in un determinato periodo rispetto alle passività passività.
Gara. Procedura che la pubblica amministrazione può usare per scegliere l'impresa o la persona più adatta a realizzare un'opera o svolgere un servizio. L'Amministrazione invita le ditte interessate a partecipare a una gara per l'assegnazione di un appalto attraverso un bando che contiene l'oggetto, le condizioni e l'indicazione delle modalità di partecipazione alla gara stessa. Spesso è accompagnato dal capitolato.
Garante. Autorità istituita per la protezione dei dati personali.
Garante di obbligazioni. Soggetto incaricato di controllare il corretto svolgimento delle operazioni relative a un'emissione di titoli, per esempio il pagamento delle cedole.
Garanzia (Collateral). Diritto di un creditore di rivalersi su un determinato bene a garanzia dell'adempimento dell'obbligazione da parte del debitore.
Garanzia di buona esecuzione (Performance bond). Fideiussione rilasciata a un'impresa aggiudicataria di una gara d'appalto, con la quale viene garantito l'assolvimento degli impegni assunti con la firma del contratto.
Garanzia immediata. Tipo di garanzia in cui un soggetto si impegna immediatamente a rispondere di un titolo di credito senza dover agire per vie legali. Per esempio la girata di un assegno effettuata da una banca, la quale, in caso di inadempienza da parte di chi aveva emesso l’assegno, disporrà immediatamente il pagamento.
Garanzia in oro (Gold backing). Garanzia aurea, costituita di norma sotto forma di pegno, tipicamente a fronte di un prestito internazionale.
Garanzia perfezionata. È la registrazione definitiva ed efficace del nome del soggetto che ha il diritto di prelazione sul bene offerto. Nelle ipoteche, per esempio, deve passare un termine dopo l'iscrizione nei registri immobiliari, prima che la stessa sia pienamente efficace.
Garanzia primaria. Garanzia prestata in anticipo rispetto ad altre garanzie aventi per oggetto il medesimo bene, il cui diritto di credito avrà la precedenza su quelli successivi in caso di liquidazione del patrimonio del soggetto debitore insolvente.
Garanzia sottostante. Il privilegio di pagamento vantato dal creditore per un determinato diritto. Per esempio i titoli azionari privilegiati sono "privilegiati" rispetto ai titoli azionari ordinari nel rimborso del capitale.
Garanzie. Quando la banca ci concede un mutuo, soprattutto se non ci conosce, vuole essere sicura che siamo in grado di restituirle i soldi, e pretende determinate garanzie. Le principali riguardano il nostro stipendio e la certezza che non abbiamo avuto tracolli finanziari in passato. Oltre a ciò, la banca si cautela con un'ipoteca e , in certi casi, con una fidejussione. Meccanismi simili regolano anche la concessione dei prestiti.
Garanzie finanziarie (Financial guarantees). Titoli obbligazionari che sono emessi a garanzia dei pagamenti cedolari e di capitale provenienti da un titolo esistente. Nell'eventualità di insolvenza dell'emittente del titolo primitivo, il possessore risulterà beneficiario dei pagamenti del titolo di indennizzo.
GATT. Accordo Generale sulle Tariffe e sul Commercio. Nell'immediato dopoguerra, fallita l'ipotesi di realizzare una "Organizzazione Internazionale per il commercio" con l'intento di salvaguardare lo sviluppo e il carattere multilaterale degli scambi, divenne operante, a partire dal 1947 il Gatt. Obiettivi fondamentali dell'attività di tale organismo furono la progressiva eliminazione degli ostacoli agli scambi, di natura tariffaria o non tariffaria, la negoziazione accentrata delle riduzioni tariffarie, garantire l'apertura degli scambi internazionali ad ogni paese o comunità di stati, senza vincoli o discriminazioni di varia natura.
Geenmail. Pacchetto significativo di azioni rivendute all'emittente con un forte premio per permettergli di evitare unacquisizione. L'acquirente delle azioni obbliga di fatto l'impresa bersaglio a riacquistarle minacciando una potenziale acqisizione ostile.
General arrangement to borrow (Gab). Accordi istituiti nel 1962 ed emendati nel 1983, che prevedono, in particolari condizioni di crisi del sistema monetario internazionale, la messa a disposizione dell’FMI di crediti da parte dei paesi del G10 e dell’Arabia Saudita per un totale di 18,5 miliardi di DSP. La partecipazione dell’Italia è di 1.105 milioni di DSP. A supplemento delle risorse dei GAB, nel 1996 sono stati concordati i New Arrangements to Borrow (vedi), entrati in vigore nel novembre 1998.
General collateral. Vedi: Mercato regolamentato dei pronti contro termine.
Gestione convenzionata. E' la gestione di un servizio attraverso un accordo o contratto tra la pubblica amministrazione e un privato, o tra più amministrazioni pubbliche.
Gestione dei fondi. Sono tutte quelle operazioni compiute usando fondi disponibili per l'investimento. A livello di gestione bancaria, indica le operazioni che hanno l'obiettivo di mediare, nel miglior modo possibile, necessità di rimborso dei depositi contratti e scadenze dei prestiti che gli stessi depositi hanno finanziato.
Gestione del gap. Per ciò che riguarda la gestione delle istituzioni finanziarie, quelle operazioni che portano a scegliere e a modificare il gap esistente tra attività e passività sensibili ai tassi d'interesse. Secondo le condizioni di mercato e le previsioni effettuate vi è una politica di asset lialbility management, con lo scopo di massimizzare i risultati gestionali del periodo.
Gestione delle attività-passività. Sistema gestionale attuato da istituzioni finanziare con l'obiettivo di individuare le durate finanziarie per classi di attività e passività, gestendone la lunghezza relativa, secondo le condizioni del mercato dei capitali. Così facendo è possibile essere influenzati in misura determinabile a priori dall'evoluzione delle grandezze finanziarie di mercato e proprie dell'impresa.
Gestione delle passività (Liability management). È la gestione dei finanziamenti di un'impresa, specificatamente la gestione dei depositi in enti creditizi, il cui obiettivo principale è quello di finanziare gli impieghi ed evitare che la banca si trovi in una condizione di carenza di liquidità.
Gestione del rischio. Individuazione delle componenti di rischiosità in un investimento al fine di ridurle o annullarle.
Gestione di cassa. Parte della gestione finanziaria che ha l'obiettivo di ottimizzare le entrate e le uscite di un'impresa, effettuata al fine di non mantenere mai somme inutilizzate.
Gestione di tesoreria. Parte della gestione finanziaria che ha l'obiettivo di ottimizzare il flusso di disponibilità liquide di un'azienda. Ha lo scopo di non mantenere mai somme inutilizzate.
Gestione passiva. Fa riferimento a un tipo di gestione di un portafoglio di attività finanziarie impostata sul mantenimento del portafoglio stesso in vista di conseguire determinati obiettivi di remuneratività in un arco temporale di medio-lungo periodo.
Gestioni di patrimoni mobiliari. Servizi svolti dagli intermediari autorizzati ai sensi del Testo unico in materia d’intermediazione finanziaria (banche, SIM, SGR e altri soggetti abilitati), volti a gestire patrimoni mobiliari sia di singoli individui o istituzioni (gestione su base individuale di portafogli di investimento per conto terzi) sia di OICR (gestione collettiva del risparmio).
Gestioni individuali. È l’offerta di servizi bancari a soggetti particolarmente facoltosi, come la consulenza fiscale, la concessione di particolari finanziamenti, ecc.
Gestore di denaro. Soggetto che per proprio conto o per altri organizza la composizione di un portafoglio di attività, massimizzando il rapporto tra rischiosità e rendimento.
Gestore di portafoglio. È il soggetto che decide come allocare il capitale a disposizione tra i vari beni di investimento presenti sul mercato, allo scopo di soddisfare le esigenze di rischiosità e di rendimento del portafoglio.
Giacenza media. È utilizzata dagli operatori di Borsa per definire i parametri di copertura (Margin) dei singoli conti, e viene stabilita per mezzo del calcolo giornaliero della giacenza e della valutazione dei portafogli di titoli trattati dai clienti (Mark to Market).
Giardinetto. Insieme di titoli, opportunamente diversificati, posseduti dall'investitore.
Giorni di valuta. Quando depositiamo dei soldi sul nostro conto corrente, essi non cominciano subito a fruttare degli interessi (stesso discorso, a rovescio, quando li preleviamo). Perché ciò avvenga, deve passare un certo numero di giorni (i "giorni di valuta"), che dipende dagli accordi che abbiamo preso con la banca.
Giorno di liquidazione borsistica. Giorno in cui sono previsti consegna e pagamento di quanto è stato trattato in Borsa.
Giorno di rinnovo. È il giorno in cui vengono rivedute le condizioni di un finanziamento. Per esempio, per ciò che riguarda i prestiti a tasso variabile, il giorno in cui viene fissato il tasso d'interesse che sarà in vigore per il periodo di tempo seguente.
Girata. Assignment. asferimento, ad altro soggetto, del diritto di proprietà di titoli, diritti o interessi di vario genere.Viene definito Assignor colui che trasferisce il diritto, mentre viene definito Assignee chi riceve tale diritto. Per definizione, Assignment è sia il processo di trasferimento del diritto che la firma posta sul titolo in questione. Endorsement. Trasferimento del possesso di un titolo da un soggetto a un altro eseguito tramite l'apposizione di una firma sul retro del titolo medesimo.
Girata in bianco (Blank endorsement). E' il trasferimento di un titolo da un soggetto ad un altro non identificato, che si attua firmando il titolo senza indicare il nome del beneficiario.
Girata qualificata. Firma apposta sul retro di un assegno sufficiente a trasferire il diritto di credito a un altro soggetto.
Giroconto. Trasferimento di denaro tra conti di proprietà della stessa persona fisica o giuridica, tra una banca e un'altra (o nella stessa banca).
Girofondo. Operazione con la quale una banca (originante) trasferisce fondi a un’altra banca (destinataria). Il regolamento può aver luogo mediante scritturazione contabile delle posizioni di debito e creditosui conti accentrati presso la Banca d’Italia o sui conti correnti di corrispondenza (vedi: Conti accentrati di riserva e di anticipazione).
Giudice delegato. E' l'organo del fallimento tenuto alla direzione delle operazioni relative al fallimento anche con riferimento all'operato del curatore fallimentare.
Giudizio. È la decisione presa da un organismo giudiziario di comminare una pena monetaria a un soggetto, dovuta a infrazioni derivanti da attività economiche illecite, come speculazioni effettuate su informazioni riservate o insider trading.
Giusto rendimento. Ammontare del profitto che i piani tariffari governativi delle società che erogano servizi pubblici hanno la tendenza a far perseguire alle stesse società, considerando il loro carattere peculiare, le esigenze degli azionisti e i progetti riguardanti l'espansione degli impianti.
Global bond. Titolo obbligazionario emesso simultaneamente sull’euromercato e sul mercato interno del paese nella cui valuta il titolo è denominato.
Global coordinator. Intermediario finanziario che svolge il ruolo di coordinamento di tutte le istituzioni finanziarie che partecipano a un'offerta globale.
Globalizzazione. A livello generale, il fenomeno per cui una banca copre attraverso la propria attività e quella della rete di filiali tutti i mercati e tutte le esigenze della propria clientela. In senso stretto, riunione in una banca di tutte le attività di carattere creditizio e parabancario, che diventa in tal modo successivamente banca universale, banca supermarket, banca bazar.
Golden share. Con il termine golden share si indica l'istituto giuridico, di origine britannica, in forza del quale uno Stato, durante e a seguito di un processo di privatizzazione (o vendita di parte del capitale) di un'impresa pubblica, si riserva poteri speciali che possono essere esercitati dal governo durante il processo medesimo. Fra questi poteri si segnalano quello di riservare allo Stato stesso un certo quantitativo azionario, nonché quello di nominare un proprio membro nel consiglio di amministrazione della società oggetto di privatizzazione che, a differenza degli altri componenti dell'organo di governo dell'impresa, goda di poteri più ampi. Tale istituto mira a tutelare l'interesse della collettività in quelle società che si occupano di settori di rilevante importanza detti anche public utilities. È prevista negli ordinamenti giuridici di diversi Paesi europei, introdotta tipicamente negli anni '90 con l'avvio dei primi processi di privatizzazione delle aziende pubbliche. La Golden Share non prevede una percentuale minima del capitale sociale che lo Stato deve detenere in una società per poterla esercitare. La quota in mano pubblica può essere al limite ridotta ad una sola azione, simbolica, e conferisce allo Stato un potere sulle scelte strategiche anche quando la privatizzazione è completata. Non è viceversa applicabile alle controllate e collegate che l'impresa pubblica deteneva prima e dopo la privatizzazione. La posizione della Corte di Giustizia. La Corte di Giustizia delle Comunità europee ha affermato che l'utilizzo della golden share nelle legislazioni statali può in certe circostanze violare i precetti contenuti nel Trattato CE. In particolare, con la sentenza della prima sezione in data 6/12/2007, n. C-464/04, ha affermato che l’art. 56 CE dev’essere interpretato nel senso che esso osta ad una disposizione nazionale, quale l’art. 2449 del codice civile italiano, secondo cui lo statuto di una società per azioni può conferire allo Stato o ad un ente pubblico che hanno partecipazioni nel capitale di tale società la facoltà di nominare direttamente uno o più amministratori, la quale, di per sé o, come nelle cause principali, in combinato con una disposizione, quale l’art. 4 del decreto-legge 31 maggio 1994, n. 332, convertito, in seguito a modifiche, nella legge 30 luglio 1994, n. 474, come modificata dalla legge 24 dicembre 2003, n. 350, che conferisce allo Stato o all’ente pubblico in parola il diritto di partecipare all’elezione mediante voto di lista degli amministratori non direttamente nominati da esso stesso, è tale da consentire a detto Stato o a detto ente di godere di un potere di controllo sproporzionato rispetto alla sua partecipazione nel capitale di detta società. La golden share opererebbe in violazione dei principi di libera circolazione dei capitali, fondanti il trattato di Schengen (insieme a quelli di circolazione di merci, persone e idee). Un soggetto privato dovrebbe inoltre sostenere un onere finanziario molto più elevato per comprare le azioni e detenere diritti di voto analoghi in Consiglio di Amministrazione. Tale privilegio statale deriva però dal primato della pubblica utilità, dal quale sono esclusi i soggetti privati. Il quadro normativo in Italia. Per quel che riguarda l'ordinamento italiano si riporta di seguito l'art. 2 del d.l. n. 332/94, tuttora in vigore, in materia di poteri speciali. Si veda, anche, il D.P.C.M. 10 giugno 2004 con il quale sono stati definiti i criteri di esercizio dei poteri speciali di cui al citato articolo.


"2. Poteri speciali.

1. Tra le società controllate direttamente o indirettamente dallo Stato operanti nel settore della difesa, dei trasporti, delle telecomunicazioni, delle fonti di energia, e degli altri pubblici servizi, sono individuate con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, adottato su proposta del Ministro dell'economia e finanze, di intesa con il Ministro delle attività produttive, nonché con i Ministri competenti per settore, previa comunicazione alle competenti Commissioni parlamentari, quelle nei cui statuti, prima di ogni atto che determini la perdita del controllo, deve essere introdotta con deliberazione dell'assemblea straordinaria una clausola che attribuisca al Ministro dell'economia e delle finanze la titolarità di uno o più dei seguenti poteri speciali da esercitare di intesa con il Ministro delle attività produttive:

a) opposizione all'assunzione, da parte dei soggetti nei confronti dei quali opera il limite al possesso azionario di cui all'articolo 3, di partecipazioni rilevanti, per tali intendendosi quelle che rappresentano almeno la ventesima parte del capitale sociale rappresentato da azioni con diritto di voto nelle assemblee ordinarie o la percentuale minore fissata dal Ministro dell'economia e delle finanze con proprio decreto. L'opposizione deve essere espressa entro dieci giorni dalla data della comunicazione che deve essere effettuata dagli amministratori al momento della richiesta di iscrizione nel libro soci, qualora il Ministro ritenga che l'operazione rechi pregiudizio agli interessi vitali dello Stato. Nelle more di decorrenza del termine per l'esercizio del potere di opposizione, il diritto di voto e comunque quelli aventi contenuto diverso da quello patrimoniale, connessi alle azioni che rappresentano la partecipazione rilevante, sono sospesi. In caso di esercizio del potere di opposizione, attraverso provvedimento debitamente motivato in relazione al concreto pregiudizio arrecato dall'operazione agli interessi vitali dello Stato, il cessionario non può esercitare i diritti di voto e comunque quelli aventi contenuto diverso da quello patrimoniale, connessi alle azioni che rappresentano la partecipazione rilevante e dovrà cedere le stesse azioni entro un anno. In caso di mancata ottemperanza il tribunale, su richiesta del Ministro dell'economia e delle finanze, ordina la vendita delle azioni che rappresentano la partecipazione rilevante secondo le procedure di cui all'articolo 2359-ter del codice civile. Il provvedimento di esercizio del potere di opposizione è impugnabile entro sessanta giorni dal cessionario innanzi al tribunale amministrativo regionale del Lazio;


b) opposizione alla conclusione di patti o accordi di cui all'articolo 122 del testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, nel caso in cui vi sia rappresentata almeno la ventesima parte del capitale sociale costituito da azioni con diritto di voto nell'assemblea ordinaria o la percentuale minore fissata dal Ministro dell'economia e delle finanze con proprio decreto. Ai fini dell'esercizio del potere di opposizione la CONSOB informa il Ministro dell'economia e delle finanze dei patti e degli accordi rilevanti ai sensi del presente articolo di cui abbia avuto comunicazione in base al citato articolo 122 del testo unico di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998. Il potere di opposizione deve essere esercitato entro dieci giorni dalla data della comunicazione effettuata dalla CONSOB. Nelle more di decorrenza del termine per l'esercizio del potere di opposizione, il diritto di voto e comunque quelli aventi contenuto diverso da quello patrimoniale dei soci aderenti al patto sono sospesi. In caso di emanazione del provvedimento di opposizione, debitamente motivato in relazione al concreto pregiudizio arrecato dai suddetti accordi o patti agli interessi vitali dello Stato, gli accordi sono inefficaci. Qualora dal comportamento in assemblea dei soci sindacali si desuma il mantenimento degli impegni assunti con l'adesione ai patti di cui al citato articolo 122 del testo unico di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998, le delibere assunte con il voto determinante dei soci stessi sono impugnabili. Il provvedimento di esercizio del potere di opposizione è impugnabile entro sessanta giorni dai soci aderenti ai patti o agli accordi innanzi al tribunale amministrativo regionale del Lazio;


c) veto, debitamente motivato in relazione al concreto pregiudizio arrecato agli interessi vitali dello Stato, all'adozione delle delibere di scioglimento della società, di trasferimento dell'azienda, di fusione, di scissione, di trasferimento della sede sociale all'estero, di cambiamento dell'oggetto sociale, di modifica dello statuto che sopprimono o modificano i poteri di cui al presente articolo. Il provvedimento di esercizio del potere di veto è impugnabile entro sessanta giorni dai soci dissenzienti innanzi al tribunale amministrativo regionale del Lazio;


d) nomina di un amministratore senza diritto di voto.

1-bis. Il contenuto della clausola che attribuisce i poteri speciali è individuato con decreto del Ministro del tesoro, di concerto con i Ministri del bilancio e della programmazione economica, e dell'industria, del commercio e dell'artigianato.

2. Ai soci dissenzienti dalle deliberazioni che introducono i poteri speciali di cui al comma 1, lettera c), spetta il diritto di recesso ai sensi dell'articolo 2437 del codice civile.

3. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche alle società controllate, direttamente o indirettamente da enti pubblici, anche territoriali ed economici, operanti nel settore dei trasporti e degli altri servizi pubblici e individuate con provvedimento dell'ente pubblico partecipante, al quale verranno riservati altresì i poteri previsti al comma 1".
Gold standard. Nel sistema aureo puro (gold standard) non esistono limiti all'importazione e all'esportazione dell'oro, la sua coniazione è libera e può essere effettuata anche su richiesta di privati. I cambi sono stabili e le oscillazioni intorno alla parità monetaria possono raggiungere come massimo il valore delle spese di spedizione dell'oro (punti dell'oro). Le principali modificazioni del sistema aureo puro sono il sistema a cambio in verghe auree e il sistema a cambio aureo. Nel primo, detto anche gold bullion standard, l'oro non è più utilizzato per la circolazione interna: la moneta è convertibile in verghe auree solo per i pagamenti internazionali (le transazioni tra banche centrali avvengono con oro in verghe o divise estere pagabili in oro). Nel sistema a cambio aureo (gold exchange standard) la moneta nazionale anziché in oro è convertibile solo in divise estere a loro volta convertibili in oro (la convertibilità è limitata ai pagamenti internazionali e garantita a un cambio fisso).
Government national mortage association. Ente pubblico statunitense che si interessa della gestione dei titoli con alla base gruppi di mutui ipotecari. I titoli, chiamati Ginnie mae, vengono garantiti dalla società che effettua i pagamenti anche nell’eventualità di inadempimento da parte dei debitori.
Graveyard market (Mercato da cimitero). Condizione che si determina nel mercato dei titoli quando i prezzi scendono precipitosamente, provocando gravi perdite ai venditori e allontanando i potenziali investitori.
Greche. Le greche rappresentano numericamente, in forma sintetica e semplice, le diverse dimensioni del rischio connesso al possesso di opzioni. In base al diverso fattore di rischio analizzato, si hanno greche diverse.

  • Prezzo del sottostante: Delta e Gamma
  • Volatilità implicita: Vega
  • Tempo: Theta
  • Tasso Risk Free: Rho

Le greche possono essere espresse in:

  • numero di contratti: in questo caso, la greca indica il numero di contratti da comprare (greca con segno negativo) o da vendere (greca con segno positivo), per coprirsi dai rischi connessi al movimento di un fattore di rischio. Le greche sono quindi fondamentali per l'hedging delle posizioni opzionali
  • unità monetarie: in questo caso, la greca indica quanto si guadagnerebbe o perderebbe se il fattore di rischio considerato subisse un piccolo movimento.

È sempre possibile passare da una greca espressa in numero di contratti ad una espressa in unità monetarie, conoscendo il prezzo del sottostante e la lot size del contratto.
Green shoe. Nell’ambito del collocamento di azioni, è l’opzione che l’emittente offre ai consorzi di garanzia e di collocamento di acquistare al prezzo di offerta, entro un breve periodo dopo la data del collocamento, un ulteriore ammontare di azioni da classare presso gli investitori. Il termine deriva dal primo caso di impiego di questo strumento, sperimentato dalla Greco Shoe Manufacturing Company.
Grida. Nelle Borse tradizionali era il recinto dove lavoravano esclusivamente gli intermediari, che gridavano le obbligazionari, nonché i relativi prezzi. All’interno del recinto vi erano le corbeille, dove venivano quotati titoli dello stesso settore merceologico.
Grossista. Soggetto economico che si interpone tra il produttore e il dettagliante. Nelle operazioni in titoli vengono indicate in questo modo sia le banche di investimento che sottoscrivono nuove emissioni di titoli, sia gli operatori che effettuano compravendite di titoli prevalentemente con altri intermediari.
Growth Stock. Azioni di imprese che hanno la possibilità di investire in progetti che guadagnano più del costo opportunità del capitale.
Gruppi d'acquisto solidali (GAS). Sono gruppi di persone che decidono di acquistare prodotti (alimentari ma non solo), direttamente dai chi li produce. Questo permette un risparmio sia per le imprese (che normalmente riescono ad ottenere guadagni maggiori), che per i consumatori. I prezzi sono più convenienti perché i prodotti sono acquistati all'ingrosso, da imprese locali (e quindi con minori costi di trasporto) e perché senza alcun'intermediazione. I GAS sono una forma di "filiera corta" (in cui i passaggi dal campo alla tavola sono ridotti al minimo). Ciò che rende solidale un gruppo d'acquisto è la finalità di solidarietà sociale che gli aderenti pongono alla base del loro accordo. Criteri guida che possono variare dal rispetto dell'ambiente, all'aiuto rivolto ai popoli del sud del mondo, a qualsiasi altra finalità meritoria dal punto di vista sociale. Molti GAS si formano per acquistare prodotti di agricoltura biologica. Oltre ai gruppi d'acquisto solidale esistono altre forme di gruppi d'acquisto che hanno come unico scopo quello di ottenere prezzi migliori. Per fare acquistare grossi quantitativi di merce, i GAS si mettono insieme «facendo rete». Il coordinamento nazionale dei GAS avviene grazie al sito della rete nazionale (retegas.org). È uno strumento che consente una collaborazione reciproca tra i vari gruppi e che costituisce anche un mezzo per una maggiore e più rapida diffusione di questa esperienza attraverso lo scambio di informazioni. In Italia sono attualmente censiti 518 Gruppi d'acquisto solidale.
Gruppo (pool). È un gruppo omogeneo di titoli di credito che offerto in garanzia può essere usato per ottenere finanziamenti. Pool indica pure il complesso delle fonti di fondi che possono essere impiegate per finanziare un investimento aziendale, come emissione di azioni privilegiate e al tempo stesso di obbligazioni.
Gruppo degli otto. G8. Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti.
Gruppo dei dieci. G10. Belgio, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Stati Uniti, Svezia,
Svizzera.
Gruppo dei sette. G7. Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti.
Gruppo dei venti. G20. Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania,
Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sudafrica, Turchia.
Gruppo di direzione. È il gruppo che comprende solitamente i lead managers, nel caso di un consorzio per il collocamento di un prestito.
Gruppo di mutui ipotecari. È un complesso di mutui ipotecari omogenei tra loro, con caratteristiche simili per qualità dei beni in garanzia, durata del prestito, tasso d'interesse offerto. Su ogni gruppo viene realizzato un titolo successivamente collocato presso investitori con preferenze similari per rendimento e scadenza.
Gruppo di sottoscrizione. Il gruppo di banche di investimento e società finanziarie che partecipano alla sottoscrizione e al collocamento dei titoli di nuova emissione. Generalmente il gruppo viene rappresentato da una delle banche di investimento coinvolte, chiamata managing underwriter.
Gruppo di sottoscrizione a fermo. Il gruppo di banche di investimento e società finanziarie che partecipano alla sottoscrizione e al collocamento dei titoli di nuova emissione, che assume l'impegno di sottoscrivere a fermo la totalità dei titoli emessi o la parte non collocata preso investitori terzi entro un certo termine.
Gruppo di venditori. Collaborano con il "lead manager" nel collocamento di un prestito ma non fanno parte del sindacato di emissione, non hanno obblighi nei confronti del debitore, si limitano a percepire una commissione di intermediazione sulla quota collocata sul mercato.
Guadagno in conto capitale. Guadagno proveniente dalla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita di un determinato bene o investimento.

H

Hang Seng. Indice della borsa di HONG KONG.
Hedge funds. Alla lettera "fondi di copertura". Il nome però non deve trarre in inganno: gli hedge fund sono i fondi comuni più rischiosi. Essi non si limitano come i normali fondi comuni a investire il denaro dei risparmiatori su azioni, obbligazioni e liquidità, ma investono a tutto campo, sfruttando qualunque strumento per massimizzare il guadagno (e quindi anche l'eventuale perdita).Poiché l'alto livello di speculazione degli hedge fund li rende così rischiosi, la legge italiana ha permesso il loro ingresso sul mercato italiano solo recentemente, e ha fissato in 2 miliardi di lire la quota d'ingresso per proteggere i piccoli risparmiatori.
Hedging. Attività volta a mettere il patrimonio dell'investitore al riparo dal rischio di fluttuazione dei prezzi. Si fa opera di hedging quando si compera una casa per coprirsi dal rischio di inflazione.
High tech. Sono i titoli relativi a società ad alta tecnologia (la cosiddetta new economy) che arricchiscono i listini delle nuove Borse telematiche, come il NASDAQ di New York e il Nuovo Mercato Italiano.
High yield. E’ l’alto rendimento dei titoli corporate con rating non elevato e quindi con un certo rischio-emittente, che viene assicurato da nuove società operanti in settori merceologici d’avanguardia e con elevato fabbisogno finanziario.
HKIBOR. Hong Kong Interbank Offered Rate. Tasso di riferimento per le operazioni di prestito internazionali.
Hold. Mantenere; lo si dice normalmente con riferimento a una posizione assunta in precedenza.
Holding. Una holding, o holding company, è una società privata che detiene partecipazioni in altre società. Il termine "holding" deriva dall'inglese e letteralmente significa "podere", "proprietà". La società di Berkshire Hathaway (Omaha, Nebrasca) è una delle più grandi holding al mondo con partecipazioni in The Coca-Cola Company (8.3%), Moody’s Corporation (17.2%), American Express (12.1%), Burlington Northern Santa Fe Corporation (17.2%) e The Washington Post Company (18.1%), tra le altre. Una holding che detenga una quantità di azioni o quote societarie di una società tali da controllarne l'amministrazione è detta capogruppo (Parent Company in inglese). Esistono diverse classificazioni di holding individuate da vari autori, le tipologie di holding più ricorrenti sono: - holding finanziaria o pura, quando detiene partecipazioni in società che hanno autorità strategica, autonomia giuridica e appartengono a settori diversi. es. IFI e IFIL, le due holding della famiglia Agnelli che controllano la Fiat - holding gestoria: quando gestisce società che hanno business con interdipendenze strategiche, quindi si tende sempre a ricercare sinergie tra i business. es. Fiat Spa controlla il 100% di società del settore automotive quali Fiat Group Automobiles, Maserati, Iveco, New Holland. - holding mista o operativa: quando oltre a controllare l'amministrazione delle società controllate si dedica direttamente alla produzione. es. Mediobanca oltre a erogare servizi finanziari alle imprese, possiede quote di Assicurazioni Generali (14.09%) e RCS (13.94%).
Holding bancaria. Una società che detenendo partecipazioni di controllo (o comunque rilevanti) in una pluralità di istituzioni creditizie, si trova al vertice di un gruppo bancario.
Home banking. Con la locuzione inglese home banking o online banking (traducibile come banca da casa), anche detto banca online o banca via internet vengono indicate le operazioni bancarie effettuate dai clienti degli istituti di credito tramite una connessione remota con la propria banca, funzionalità resasi possibile con la nascita e lo sviluppo di Internet e delle reti di telefonia cellulare. Sotto il generico titolo di home banking sono infatti ricompresi sia servizi bancari di internet banking - che implicano una connessione con l'istituto bancario per mezzo di una rete informatica e tramite appositi portali web - che quelli di mobile banking - per i quali l'accesso avviene tramite reti GSM, GPRS e UMTS - come anche il phone banking che permette l'accesso ai servizi bancari per mezzo della rete di telefonia fissa e, solitamente, tramite l'utilizzo di sistemi di Interactive Voice Response o di operatori di call center. L'home banking ha avuto una grandissima diffusione negli ultimi anni anche in Italia. L'introduzione di questo sistema, oltre ad interessare le banche già esistenti, ha recentemente permesso la nascita di banche totalmente on-line (conti on-line "puri") per le quali le operazioni bancarie possono essere effettuate esclusivamente on-line (tali istituti di credito non possiedono, cioè, sportelli aperti al pubblico): queste ultime praticano condizioni d'interesse spesso migliori rispetto a quelle praticate sui conti correnti delle banche "tradizionali" e con costi di tenuta conto pari, o prossimi, allo zero. Ciò è reso possibile dall'abbattimento dei costi lavorativi e delle infrastrutture necessarie all'attività bancaria. Alcuni dei servizi di home banking attualmente più diffusi sono: Visione dell'estratto conto Bonifici bancari on-line Operazioni di ricarica del cellulare Pagamenti on-line L'adozione di sistemi di home banking ha portato vantaggi sia alle banche che ai clienti degli istituti di credito: per la banca l'adozione di tali servizi comporta l'allargamento del target di clientela, potendo estendere i propri servizi anche all'estero, nonché una riduzione dei costi lavorativi; i clienti beneficiano invece della maggior comodità (accesso non geograficamente né temporalmente limitato) dei servizi di home banking e del loro minor costo rispetto ai servizi off-line.
Horizontal spread. Strategia speculativa del mercato dei contratti a premio. Consiste nell'assunzione di due posizioni contrapposte con scadenze diverse.
Host bond. È un'eurobbligazione a cui è unito un warrant.



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I - J - K


IBAN. International bank account number. Codice utilizzato per identificare in maniera univoca, a livello nazionale e internazionale, il conto di un cliente presso un’istituzione finanziaria. Esso rappresenta un’estensione del Basic bank account number (BBAN) utilizzato solo a livello nazionale al quale è aggiunto un prefisso nazionale e un codice di controllo (vedi anche: Bank identifier code).
IBF's. Sigla di International Banking Facilities
ICB. Sigla di International Competitive Bidding, rappresenta una gara di appalto aperta ai fornitori dei Paesi membri della Banca Mondiale, di Svizzera e Taiwan.
ICON. Sigla di Indexed Currency Option Note, è un titolo di credito con opzione di valuta.
IDA. Vedi International Development Association.
IDEM. Mercato italiano dei prodotti derivati su titoli azionari e indici di borsa, istituito dalla Consob con delibera del 2.11.1994, n. 8625. Vi vengono scambiati contratti futures e opzioni sull’indice di borsa S&P/Mib e opzioni e futures su singoli titoli azionari.
IET. Sigla di Interest Equalized Tax.
IGNC. E' un indicatore di bilancio e rappresenta l’incidenza della gestione non caratteristica: cioè quanto pesano i costi non tipici della gestione (interessi, operazioni straordinarie ed imposte) sul reddito operativo. Maggiore è il peso degli oneri non legati alla produzione, minore sarà il reddito netto.
Immissione in libera pratica. E' il regime doganale che comporta il pagamento dei dazi doganali e l'assolvimento delle misure di politica commerciale e di fiscalità locale, e determina la libera circolazione della merce estera nel territorio comunitario, sottoposta ai soli vincoli fiscali.
Immobilizzazioni (Capital asset). Macroclasse B dell'attivo dello stato patrimoniale, che accoglie gli elementi destinati a perdurare nel tempo. Sono suddivise nelle seguenti tre categorie principali: I - Immobilizzazioni immateriali (Intangible assets) , II - Immobilizzazioni materiali (Tangible fixed assets) , III - Immobilizzazioni finanziarie (Financial assets). Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Immobilizzazioni finanziarie. Rappresentano gli investimenti che l'azienda effettua acquistando titoli o altri diritti di credito destinati a permanere durevolmente nel patrimonio della società; qualora non sussiste tale requisito titoli e crediti vanno inseriti nella sezione relativa all'attivo circolante. 1) Partecipazioni. Rappresentano quote di capitale di società che l'impresa controlla (controllate) o influenza (collegate) o quote di capitale della società o delle società da cui l'impresa è controllata (controllanti) o quote di capitale di società che l'impresa ritiene di tenere in portafoglio per ragioni strategiche. 2) Crediti. Crediti a scadenza medio-lunga spesso legati ad un rapporto privilegiato con il debitore (società controllate o collegate, a esempio). 3) Altri titoli. Titoli diversi dalle azioni ma con le caratteristiche di un investimento durevole. 4) Azioni proprie. Acquisizione di azioni della stessa azienda con la finalità, a esempio, di ridurre il capitale sociale attraverso il loro annullamento
Immobilizzazioni immateriali. Si tratta di beni di proprietà dell'impresa o di diritti d'uso privi di consistenza fisica.

  1. Costi di impianto e di ampliamento. Si tratta, sia dei costi sostenuti in occasione della costituzione dell'azienda (studi di fattibilità, ricerche di mercato precedenti la costituzione, spese di costituzione, costi dello start-up, ecc), sia dei costi sostenuti dall'azienda per avviare nuovi impianti, macchinari, linee di produzione che richiedono tempo e risorse prima di poter diventare produttivi.
  2. Costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità. Vanno inseriti queste immobilizzazioni quando hanno un'utilità economica che si prolunga oltre l'esercizio nel quale sono stati sostenuti i relativi costi.
  3. Diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere dell'ingegno. Sono gli investimenti, aventi utilità pluriennale, effettuati per acquistare, da terzi, brevetti in campo industriale, know-how, formule, opere dell'ingegno, programmi applicativi per calcolatori. .
  4. Concessioni, licenze, marchi e diritti simili. Le concessioni sono, normalmente, provvedimenti della pubblica amministrazione che consentono, attraverso un esborso da parte dell'impresa, lo sfruttamento in esclusiva di un determinato bene.  Le licenze consistono nella facoltà, ottenuta attraverso un esborso, di utilizzare processi che sono di proprietà della società licenziataria.  I marchi sono elementi identificativi atti a distinguere i prodotti di un'azienda in modo esclusivo e legalmente protetto. Vanno riportati quei costi che consentono di utilizzare, in via esclusiva, concessioni, licenze d'uso, marchi di fabbrica e di commercio.
  5. Avviamento. Si riferisce alla differenza tra il prezzo di acquisto di un complesso di attività (un'impresa o una parte di essa) e il suo valore netto contabile.
  6. Immobilizzazioni in corso e acconti. Nel primo caso si tratta di beni immateriali che alla data di chiusura dell'esercizio sono ancora in fase di realizzazione. La seconda voce riguarda anticipi ai fornitori per la realizzazione di beni immateriali.
  7. Altre. Essa comprende tutte le altre ipotesi di immobilizzazioni immateriali e di costi pluriennali non rientranti nei precedenti casi. Ad esempio: indennità per la perdita di avviamento commerciale, ristrutturazioni di locali di terzi, spese su beni in leasing finanziario.

Per quanto riguarda la determinazione del valore di ammortamento, valgono, in linea di massima, le considerazioni che faremo sulle immobilizzazioni materiali (che sono, normalmente, più rilevanti).. Il criterio da utilizzare è quello del costo storico, con adattamenti per le autoproduzioni delle immobilizzazioni immateriali, nel qual caso si procede alla determinazione del costo di produzione, come avviene per le costruzioni in economia. La rappresentazione nel conto economico non si discosta dal caso delle immobilizzazioni materiali; il costo viene riportato alla voce B 10 a). La determinazione delle quote di ammortamento sono regolate dall'articolo 2426 del codice civile e dal decreto legislativo 6/2003. La normativa fiscale è contenuta negli articoli 103 e 108 del D.P.R 917/1986
Immobilizzazioni materiali. Le immobilizzazioni materiali, dal punto di vista funzionale, si suddividono in: - Tecniche, se vengono impiegate nella normale attività di impresa. Le immobilizzazioni tecniche trovano evidenza in bilancio nello stato patrimoniale, per la quota ancora in essere al termine del periodo amministrativo, nei costi del conto economico per la parte consumata nel corso dell'esercizio, nella nota integrativa per l'illustrazione dei criteri di valutazione del bene e dei criteri di ammortamento. - Non tecniche, se si tratta di investimenti patrimoniali destinati a produrre redditi autonomi (terreni e fabbricati a esempio). 1) Terreni e fabbricati. Terreni tenuti a disposizione, fabbricati adibiti all'attività dell'impresa, fabbricati civili e industriali destinati all'affitto, fabbricati costruiti su terreno altrui, costruzioni leggere, infrastrutture. Tutto deve essere di proprietà dell'azienda. 2) Impianti e macchinario. Impianti e macchinario impiegati nella produzione industriale di proprietà dell'impresa; impianti tecnici specifici, impianti tecnici di carattere generale (ad esclusione di quelli stabilmente incorporati nei fabbricati), macchinari operativi. 3) Attrezzature industriali e commerciali. Attrezzature utilizzate in azienda che hanno una vita superiore all'anno (mobili, automezzi, arredi d'ufficio, stampi, piccole apparecchiature da laboratorio, banchi da laboratorio e da officina). 4) Altri beni. Quanto non previsto nelle altre voci, ad esempio mezzi di trasporto interno, macchine d'ufficio elettriche ed elettroniche, imballaggi recuperabili. Sui cespiti da collocare sotto questa voce non c'è accordo tra i vari specialisti. 5) Immobilizzazioni in corso e acconti. Nel primo caso si tratta di beni materiali che non sono ancora in esercizio. La seconda voce riguarda anticipi ai fornitori per la realizzazione di beni materiali.
Immobilizzazioni produttive (Earning assets). Ogni investimento aziendale che produce un flusso di reddito, di interessi o di commissioni.
Impegno collaterale, di secondo grado. Garanzia fornita da un soggetto sul titolo di credito di un altro soggetto che è l'obbligato principale e che avrà effetto unicamente in caso di inadempienza da parte di quest'ultimo. È anche l'obbligo che una banca si assume di effettuare una determinata operazione finanziaria, per esempio un finanziamento, nel caso si realizzi la condizione prevista dall'accordo.
Impegno di debito. Ammontare di capitale e interesse che viene pagato, solitamente su base annuale, in cambio di un finanziamento, sia che sia un mutuo ipotecario che un titolo obbligazionario.
Impegno di sottoscrizione a fermo. Impegno assunto da un'istituzione o da un consorzio di sottoscrivere la totalità di una nuova emissione obbligazionaria, ovvero la parte di essa che non trova collocamento sul mercato a conclusione dell'operazione di lancio.
Impegno fermo. Nel campo delle emissioni di titoli, l'impegno delle banche d'investimento a sottoscrivere e ad acquistare tutti i titoli di nuova emissione per collocarli successivamente sul mercato. Nel settore dei finanziamenti, l'impegno assunto da un ente creditizio, per un certo periodo di tempo, di erogare un prestito a condizioni prefissate. Questo periodo di tempo viene definito "lock-in period".
Impianto (Costi di). Fanno parte della categoria dei costi pluriennali e sono di solito costituiti dai costi sostenuti nella fase di costituzione di una società, quali, a esempio, le parcelle dei professionisti (notaio e commercialista), quelle sostenute per la ricerca del personale o per la creazione della rete commerciale, ecc.
Impieghi (stato patrimoniale). Nello stato patrimoniale il passivo (vedi voce) indica le fonti (dove ho preso i soldi necessari all'impresa per svolgere la propria attività), mentre l'attivo indica gli impieghi (dove ho messo i soldi); si genera, appunto, un circolo virtuoso finanziamenti, investimenti o fonti - impieghi che alimenta il motore della gestione operativa. Questa chiave di lettura dello stato patrimoniale semplifica la spiegazione della relazione Attività = Passività + Patrimonio netto infatti Risorse impegnate = Risorse disponibili. Ciò che determina l'uguaglianza tra attivo e passivo è rappresentato dal risultato dell'esercizio che accresce (se ci sono utili) o diminuisce (se ci sono perdite) il patrimonio netto e quindi i diritti che i soci hanno sulla società. Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Impieghi delle banche. Includono i finanziamenti a clientela ordinaria nelle seguenti forme tecniche: sconto di portafoglio, scoperti di conto corrente, operazioni autoliquidanti (finanziamenti per anticipi su ffetti, altri titoli di credito e documenti accreditati salvo buon fine), finanziamenti per anticipi su operazioni di import-export, mutui, anticipazioni attive non regolate in conto corrente, riporti attivi, sovvenzioni diverse non in conto corrente, prestiti su pegno, prestiti contro cessione di stipendio, cessioni di credito, crediti impliciti nei contratti di leasing finanziario, impieghi con fondi di terzi in amministrazione, «altri investimenti finanziari» (ad es. negoziazioni di accettazioni bancarie). Gli impieghi a breve termine hanno una scadenza fino a 18 mesi, quelli a medio e a lungo termine oltre i 18 mesi.
Imposizione posticipata. Investimento in cui l'aumento di valore e i proventi generati dallo stesso saranno sottoposti a tassazione solamente nell'attimo in cui verranno effettivamente ottenuti.
Import factoring. Si tratta di factoring concernente crediti di cedenti non residenti nei confronti di debitori ceduti residenti.
Imposizione progressiva. È un sistema fiscale, secondo il quale ai soggetti con redditi più elevati vengono imposte aliquote fiscali proporzionalmente più elevate.
Impossibilitato a consegnare. Viene così definito un intermediario in titoli che non riesce a consegnare i titoli che ha venduto a un altro intermediario, e che pertanto si trova nella condizione di non poter pretendere il pagamento degli stessi.
Impossibilitato a ricevere. Viene così definito un intermediario in titoli che non ha ricevuto i titoli da parte del venditore, e che pertanto si trova nella condizione di poter rifiutare il pagamento degli stessi fino al momento dell'esecuzione.
Imposta catastale. Imposta dovuta per le volture catastali. In genere è determinata nella misura del 10 per mille (1%), del valore dei beni oggetto di voltura. In alcuni casi (a esempio, per gli atti soggetti ad IVA o per gli atti a seguito di fusione o di conferimento d'azienda, ecc.) è dovuta nella misura fissa di euro 129,11.
Imposta di registro. Imposta a cui sono soggetti determinati atti al momento della loro registrazione; può essere applicata sia in misura fissa (a esempio euro 129,11) che in misura proporzionale mediante applicazione di una determinata aliquota (a esempio, 3% o 7%). Mentre per alcuni atti vige l'obbligo di registrazione e di pagamento dell'imposta di registro (a esempio, cessione di beni immobli, gli atti delle società, ecc.), per altri la registrazione non è obbligatoria, e il pagamento dell'imposta avviene solo se tali atti vengono volontariamente registrati.
Imposta in conto capitale. Prelievo tributario percepito dalle amministrazioni pubbliche in maniera non periodica.
Imposta ipotecaria. Imposta a cui sono soggette le formalità di trascrizione, iscrizione, rinnovazione e di annotazione eseguite nei pubblici registri immobiliari. Può essere dovuta sia in misura fissa (a esempio euro 129,11) od in misura proporzionale (a esempio, 2%).
Imposta progressiva. Sistema fiscale in base al quale l'imposta è applicata con aliquote crescenti al crescere della base imponibile.
Imposta sostitutiva. In genere, imposta di minore entità, la cui applicazione sostituisce l'applicazione dell'imposta normalmente applicabile alla medesima fattispecie. Sono tali, ad esempio, le imposte sostitutive dell'IRPEF da applicare, a seconda dei casi, nella misura del 12,5% (per le partecipazioni non qualificate) o del 27% (per le partecipazioni qualificate), alle plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni (vedi capital gain).
Imposta su beni voluttuari. Tassa applicata su quei beni che hanno caratteristiche di beni voluttuari, per esempio tabacco, alcool o gioielli.
Imposta sulla pubblicità. Imposta dovuta dai soggetti che effettuano la diffusione di messaggi pubblicitari mediante forme di comunicazione visive o acustiche, in luoghi pubblici o aperti al pubblico o percepibile da tali luoghi. L'imposta è dovuta da colui che dispone a qualsiasi titolo del mezzo attraverso il quale il messaggio pubblicitario viene diffuso (in genere l'agenzia pubblicitaria); il soggetto che produce o vende la merce o fornisce i servizi oggetto della pubblicità è solidalmente obbligato al pagamento dell'imposta.
Imposta sul monte salari. Prelievo fiscale commisurato alla somma dei salari e stipendi, equivale alla somma versata dal datore di lavoro a titolo di contributi sociali.
Imposta su titoli esteri. Imposta statunitense applicata agli interessi provenienti da investimenti americani all’estero in titoli azionari e obbligazioni.
Imposte in conto capitale. Imposte prelevate a intervalli irregolari e poco frequenti sul valore delle attività o del patrimonio netto. Esse includono le imposte di successione e quelle sui trasferimenti inter vivos. La loro registrazione avviene al momento in cui sorge la passività.
Imposte ipotecaria e catastale. Imposte a carico dell'acquirente. Si pagano al momento della compravendita sulla base del valore catastale dell'immobile. Se il venditore è un privato o un'impresa l'imposta ipotecaria è del 2 per cento e quella catastale dell'1 per cento del valore catastale dell'immobile. Se invece è un'impresa di costruzioni o di compravendita immobiliare entrambe le imposte sono di euro 129,11 ciascuna.
Impresa a capitale pubblico. Impresa di cui lo Stato ha il controllo diretto o indiretto in virtù della detenzione di una quota maggioritaria di capitale.
Impresa di pubblica utilità (Public utility) . Impresa che produce in regime di monopolio beni e servizi essenziali per la collettività.
Impresa sottocapitalizzata. Impresa che rispetto ai parametri normali per il proprio settore di attività dispone di una scarsa base di capitale, con corrispondente eccessivo ricorso a capitale di terzi.
Impugnazione delibere. Facoltà di impugnazione delle deliberazioni dell'assemblea di una società che non sono prese conformemente alla legge o all' atto costitutivo E' concessa agli amministratori, ai sindaci e ai soci assenti o dissenzienti, e - per quelle dell' assemblea ordinaria - anche ai soci con diritto di voto limitato. L'impugnazione deve essere effettuata entro tre mesi e l'eventuale annullamento della deliberazione ha effetto rispetto a tutti i soci.
IMR. Indice del Mercato Ristretto; viene calcolato quotidianamente.
Inadempienza contrattuale. Impossibilità da parte di una delle due parti che hanno stipulato un contratto di portare a termine il contratto stesso. Il responsabile dell'inadempienza può essere sia il venditore (mancata consegna della merce) che il compratore (mancato pagamento della merce).
In apertura. Espressione usata per indicare l'ordine dato all'intermediario di effettuare un acquisto o una vendita di titoli durante i primi secondi di contrattazione degli stessi. Si tratta di un ordine che se non viene eseguito istantaneamente viene automaticamente cancellato.
Incapienza (Nei sistemi di pagamento). Carenza di disponibilità liquide sui conti degli intermediari presso la Banca d’Italia, necessarie per il regolamento in BI-Rel ovvero in TARGET2 (vedi) dei saldi rivenienti dal sistema di compensazione BI-Comp (vedi). Alle incapienze è associata una tariffa penalizzante diretta a ridurre i tempi di ripianamento.
Incassare il premio. Nel mercato dei cambi, la circostanza in cui il cambio a termine di una divisa è inferiore al cambio a pronti, in questo caso l'operatore che vende spot e riacquista forward (a termine) incassa i punti di differenza tra i due cambi.
Incasso. Atto con cui viene presentato un titolo di credito al debitore per l'esecuzione del pagamento.
In chiusura. Espressione usata nel linguaggio borsistico per indicare l'ordine dato all'intermediario di eseguire un acquisto o una vendita di titoli durante gli ultimi trenta secondi di contrattazione. Si tratta di un ordine, date le sue peculiarità, per il quale l'intermediario non può garantire l'esecuzione.
Incoerenza delle politiche. Situazione di discordanza fra gli orientamenti della politica monetaria e della politica fiscale all'interno di un singolo paese.
Income bonds. Sono dei titoli obbligazionari non garantiti sui quali, cioè, l'interesse viene pagato dall'emittente solo se gli utili lo permettono. Inoltre, essi non obbligano l'impresa a pagare gli interessi eventualmente arretrati.
Income stock. Azioni che offrono un alto tasso di dividendo.
Incremento di prezzo per passaggio del tempo. Incremento di prezzo di un titolo a reddito fisso, che quota a Discount, dovuto all’approssimarsi della data di scadenza e non alle variazioni dei rendimenti di mercato.
Indagine multiscopo sulle famiglie. L’Indagine fa parte di un sistema integrato di indagini sociali (Indagini multiscopo sulle famiglie) condotte dall’Istat per approfondire lo studio delle condizioni e della qualità della vita quotidiana delle famiglie italiane. L’indagine sull’uso del tempo si è svolta nell’arco di un anno solare, dal 1° aprile 2002 al 31 marzo 2003 e ha coinvolto un campione di circa 21 mila famiglie distribuite in 520 Comuni italiani di diversa ampiezza demografica. L’indagine fornisce un quadro informativo su come ciascun rispondente ripartisce le 24 ore tra le varie attività giornaliere, gli spostamenti, i luoghi frequentati e sulle persone con cui ha trascorso tali momenti.
Indagine PISA. L’indagine PISA (Program for International Student Assessment - Programma per la valutazione internazionale degli studenti), viene svolta con cadenza triennale ed è condotta dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) per accertare le conoscenze matematiche e scientifiche e le capacità di lettura e comprensione di testi non specialistici dei quindicenni che partecipano al sistema scolastico nei paesi coinvolti dalla rilevazione. Il sistema di valutazione adottato consente di confrontare i risultati ottenuti da soggetti istruiti in sistemi educativi diversi e provenienti da differenti culture.
Indagine su occupazione, retribuzioni e oneri sociali (OROS). La rilevazione OROS è condotta dall’Istat con cadenza trimestrale e ha per oggetto l’andamento delle retribuzioni, degli oneri sociali e dell’occupazione dipendente nelle imprese del settore privato non agricolo. Gli indicatori OROS si basano sulle dichiarazioni rese all’INPS in adempimento degli obblighi contributivi in materia previdenziale e coprono l’universo dei lavoratori dipendenti occupati nell’industria e nei servizi orientati al mercato (sezioni di attività economica da C a K della classificazione Ateco 2002) a prescindere dal tipo di contratto (tempo indeterminato, tempo determinato, stagionale, ecc.) e dal tipo di prestazione lavorativa (tempo pieno o parziale). Sono esclusi dalla rilevazione i dirigenti.
Indagine sui bilanci delle famiglie italiane. Dal 1962 la Banca d’Italia svolge un’indagine tra le famiglie italiane allo scopo di acquisire una più approfondita conoscenza dei loro comportamenti economici. La disponibilità di informazioni dettagliate consente di svolgere studi su particolari aspetti inerenti al comportamento economico delle famiglie e di effettuare simulazioni per verificare gli ffetti di eventuali manovre di politica economica. I principali risultati e dettagli sulla metodologia impiegata sono pubblicati nei Supplementi al Bollettino statistico, Indagini campionarie. I microdati e la documentazione necessaria per il loro sfruttamento sono disponibili sul sito internet della Banca d’Italia (www.bancaditalia.it/statistiche/indcamp/bilfait).
Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita. Dal 1999 la Banca d’Italia conduce – in collaborazione con il quotidiano Il Sole 24 Ore – un’indagine trimestrale sulle aspettative di inflazione. Scopo dell’indagine è acquisire informazioni sulle aspettative
degli operatori economici circa l’andamento del livello dei prezzi in Italia e nei paesi aderenti all’Unione economica e monetaria. Sono inoltre rilevate le attese sull’andamento del fatturato e dei prezzi praticati dalle imprese intervistate nonché le aspettative sulla congiuntura economica. Per consentire agli intervistati di formulare previsioni ancorate a dati reali, nel questionario sono segnalati esplicitamente i dati ufficiali sull’inflazione più aggiornati al momento dell’intervista. La documentazione dettagliata su risultati e metodi utilizzati nell’indagine è resa disponibile nei Supplementi al Bollettino statistico, Indagini campionarie (www.bancaditalia.it/statistiche/indcamp/indaspe).
Indagine sulle costruzioni e le opere pubbliche. Dal 2007, due volte l’anno, nel periodo febbraio-marzo e nel mese di settembre, la Banca d’Italia conduce un’indagine sulle imprese del settore delle costruzioni. Essa consente di seguire l’andamento della produzione in tale settore, anche in relazione alla realizzazione di opere pubbliche. Le interviste sono effettuate dalle Filiali della Banca d’Italia. Per assicurare una buona significatività dei risultati anche per i principali sottoaggregati dimensionali, si è avuto cura di effettuare un sovracampionamento degli strati a più elevata varianza formati dalle imprese di maggiori dimensioni. Il riporto all’universo dei dati campionari è ottenuto attribuendo a ciascuna impresa un coefficiente di ponderazione che tiene conto del rapporto tra numero di unità rilevate e numero di unità presenti nell’universo di riferimento a livello di classe dimensionale e di area geografica. Nella presentazione dei dati per area geografica, le imprese sono classificate in base alla sede amministrativa. I risultati delle due edizioni sono commentati nei Supplementi al Bollettino statistico, Indagini campionarie, dedicati rispettivamente alle indagini sulle imprese industriali e dei servizi, per l’edizione primaverile, e al Sondaggio congiunturale per l’edizione di settembre.
Indagine sulle imprese dei servizi. Dal 2003 (rilevazione sul 2002) la Banca d’Italia ha avviato un’indagine annuale sulle imprese dei servizi con 20 addetti e oltre. Sono escluse le imprese del settore del credito e assicurazioni per le quali sono disponibili informazioni dettagliate da altre fonti, nonché i servizi pubblici e gli altri servizi sociali e personali. L’indagine consente di acquisire informazioni sulle variabili di base del comportamento economico delle imprese (investimenti, fatturato, occupazione, orari e retribuzioni, indebitamento) e – mediante sezioni monografiche del questionario – su comportamenti specifici delle imprese dei servizi. L’indagine è modellata secondo le modalità metodologiche e organizzative di quella sulle imprese industriali (cfr. la sezione: Note metodologiche). I principali risultati vengono pubblicati nella Relazione annuale. La documentazione dettagliata su risultati e metodi utilizzati nell’indagine è resa disponibile nei Supplementi al Bollettino statistico, Indagini campionarie (www.bancaditalia.it).
Indagine sulle imprese industriali. Dal 1972 la Banca d’Italia conduce annualmente un’indagine sulle imprese industriali, con lo
scopo di disporre tempestivamente delle informazioni relative all’andamento dell’economia e di effettuare analisi econometriche sul comportamento delle imprese. La rilevazione consente di acquisire informazioni sulle decisioni di investimento, sulla struttura dell’occupazione, sugli orari di lavoro e sulle retribuzioni, sulle esportazioni, sull’indebitamento. Altri specifici comportamenti delle imprese vengono studiati attraverso la proposizione di sezioni monografiche del questionario che possono cambiare di anno in anno. I principali risultati vengono pubblicati nella Relazione annuale. La documentazione dettagliata su risultati e metodi utilizzati nell’indagine è resa disponibile nei Supplementi al Bollettino statistico, Indagini campionarie (www.bancaditalia.it).
Indagine trimestrale sul credito bancario. L’indagine, che ha preso il via nel gennaio del 2003, è condotta dalle banche centrali nazionali dei paesi che hanno adottato la moneta unica in collaborazione con la Banca centrale europea ed è rivolta alle principali banche dell’area (oltre 110). Per l’Italia partecipano le capogruppo di nove gruppi creditizi. L’indagine consente di evidenziare in maniera distinta per le famiglie e le imprese i fattori che influenzano sia l’offerta sia la domanda di credito. Gli intermediari partecipanti sono chiamati a esprimere valutazioni sugli andamenti del trimestre trascorso e sulle prospettive per quello successivo.
Indebitamento a lungo termine. Sono finanziamenti ottenuti da un'impresa che, come durata, possono oltrepassare i cinque anni, ma i cui pagamenti per interessi avvengono normalmente in modo periodico, lungo tutta la durata del prestito.
Indebitamento limite (Debt limit). Il massimo ammontare di indebitamento contraibile da un governo, fissato da specifiche leggi di spesa
Indebitamento netto (Net borrowed). Saldo dei conti economici relativi al settore delle Amministrazioni pubbliche (sono cioè escluse le operazioni finanziarie), calcolato con il criterio della competenza.
Indennità di disoccupazione (Unemployment benefits). Trasferimenti correnti a favore di disoccupati erogati dallo Stato o da enti di previdenza sociale.
Indexed currency option note. Vedi ICON
Indicatori di Borsa. Sono strumenti di lavoro per gli operatori di Borsa, frutto di studi di analisi finanziaria e aggiornati al fine di calcoli previsionali. Si distinguono in indicatori tecnici (analisi dei mercati) e fondamentali (analisi dei bilanci societari).
Indicatore anticipativo o anticipatore(Leading indicator). È l'indice statistico di un fenomeno economico che mostra un andamento che anticipa quello dell'attività economica aggregata. Per esempio il livello dei prezzi del mercato azionario, il quale grazie alle aspettative degli investitori ha la tendenza a crescere prima del Prodotto nazionale lordo. Il Commerce Department degli Stati Uniti fornisce mensilmente l'Index of leading indicators, un indice che riassume il livello di dodici grandezze economiche.
Indice. Per numero indice s’intende uno strumento statistico idoneo a studiare nel tempo l’andamento di un’entità variabile, come, per esempio, il prezzo di Borsa. L’indice può riferirsi a un solo titolo o a un paniere di titoli, dove essi sono rappresentati da una media ponderata in funzione della loro importanza. Gli indici iniziano la loro serie storica con un dato di base fatto uguale a 100, 1000 o 10000 e i dati successivi sono ricalcolati in modo proporzionale per indicarne le variazioni rispetto al dato di partenza.
Indice armonizzato dei prezzi al consumo. Indici dei prezzi al dettaglio calcolati per ciascun paese dell'area dell'euro dagli Istituti nazionali di statistica sulla base delle metodologie comuni indicate dall'Eurostat. I dati sono pubblicati per 63 classi di prodotto, 29 categorie e 12 capitoli di spesa.
Indice azionario. Rappresentazione numerica dei cambiamenti di valore di un predefinito portafoglio di titoli azionari. Per esempio, gli indici azionari delineano il comportamento dei titoli quotati in una determinata Borsa (per esempio il Mib per la Borsa italiana), oppure di titoli appartenenti a una definita categoria (per esempio l'indice Dow Jones imposto dai 30 maggiori titoli industriali quotati alla Borsa di New York). Gli indici possono anche essere realizzati considerando le diverse dimensioni delle società: in questo caso vengono definiti weighted, ponderati.
Indice benchmark. E' un indice che, per le sue caratteristiche di rappresentatività, viene considerato dagli intermediari come riferimento per capire se un titolo dalle caratteristiche analoghe ha registrato, in un dato periodo, migliori o peggiori performance rispetto al benchmark stesso (e quindi rispetto al mercato di riferimento).
Indice bond buyer. Indice, pubblicato regolarmente negli Stati Uniti, dei rendimenti offerti dai titoli emessi dalle autorità municipali, comprensivo di emissioni con differenti caratteristiche di valutazione (Rating).
Indice Dax 30. L'indice DAX30 è composto da 30 blue chip tedesche quotate alla Borsa di Francoforte, appartenenti al segmento Prime Standard, selezionate secondo criteri di liquidità e di capitalizzazione di mercato. L'indice si basa sui prezzi generati sul sistema elettronico di trading della Borsa di Francoforte XETRA e viene calcolato dalle 9.00 alle 17.30. L'indice DAX30 è un marchio registrato della Deutsche Börse.
Indice dei prezzi al consumo. In economia, l'indice dei prezzi al consumo (talvolta indicato anche come indice dei prezzi al dettaglio o CPI - Consumer Price Index) è, come tutti gli indici dei prezzi, una misura statistica formata dalla media dei prezzi ponderati per mezzo di uno specifico paniere di beni e servizi. Tale paniere ha come riferimento le abitudini di acquisto di un consumatore medio. L'indice dei prezzi al consumo maggiormente utilizzato è il numero indice che misura la variazione temporale della media ponderata dei prezzi che si formano nelle transazioni relative a beni e servizi di consumo scambiati tra gli operatori economici e i consumatori privati finali (sono dunque da escludere nella formazione dell'indice le transazioni a titolo gratuito, quelle intermedie e quelle che coinvolgono enti pubblici); tale tipo di indice misura, dunque, l'aumento del livello generale dei prezzi, cioè l'inflazione al consumo per il periodo considerato (la misura del costo della vita dello specifico periodo).
Indice dei prezzi al consumo armonizzato per i Paesi membri dell'Unione Europea (IPCA). Questo indice è stato sviluppato per assicurare una misura dell'inflazione che fosse comparabile a livello europeo; l'indice, riferito alla stessa popolazione e allo stesso territorio dell'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività, è però calcolato in relazione a un paniere di beni e servizi costruito tenendo conto sia delle particolarità di ogni paese sia di regole comuni per la ponderazione dei beni che compongono tale paniere (a esempio il paniere considerato esclude, sulla base di un accordo comunitario, le lotterie, il lotto, i concorsi pronostici e i servizi relativi alle assicurazioni sulla vita); l'IPCA è stato assunto come indicatore di verifica della convergenza delle economie dei paesi membri dell'UE al fine dell'accesso all'Unione monetaria e della permanenza nella stessa dei paesi aderenti . Un'importante differenza fra NIC, FOI e IPCA riguarda il tipo prezzo considerato nell'effettuazione del calcolo dell'indice: mentre gli indici nazionali (NIC e FOI) considerano sempre il prezzo pieno di vendita, l'indice europeo (IPCA) fa invece riferimento al prezzo effettivamente pagato dal consumatore; così nel caso, a esempio, dei medicinali i primi considereranno il prezzo pieno delle confezioni mentre quest'ultimo utilizzerà, nel calcolo, la quota effettivamente a carico del consumatore (il ticket) così come, per gli altri beni e servizi, terrà conto di saldi e promozioni.
Indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI). E' un indice dei prezzi al consumo, calcolato dall'Istat a partire dal 1961, basato su un paniere di beni e servizi che rappresenta i consumi di una famiglia la cui persona di riferimento è un lavoratore dipendente (ad esclusione di quelli facenti parte del settore agricolo). È quindi più specifico dell'Indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), il cui paniere rappresenta i consumi di una famiglia italiana media (comprendendo, quindi, anche quelle la cui persona di riferimento sia ad esempio un libero professionista od un pensionato). È l'indice che viene utilizzato come base per l'adeguamento degli affitti o degli assegni di mantenimento (dovuti al coniuge separato).
Indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC). E' un indice dei prezzi al consumo, calcolato dall'Istat basandosi su un paniere di beni e servizi, che misura l'inflazione dell'intero sistema economico. Considera l'Italia come un'unica famiglia di consumatori con abitudini di spesa molto differenziate. Si differenzia dall'Indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati che invece si basa su un paniere di beni e servizi che rappresenta i consumi di una famiglia la cui persona di riferimento è un lavoratore dipendente. E' l'indice di riferimento utilizzato dagli organi di governo per la realizzazione delle politiche economiche.
Indice dei prezzi all'ingrosso (Wholesale price index). Indice statistico che rileva l'andamento dei prezzi all'ingrosso di un determinato paniere di beni.
Indice dei prezzi alla produzione. Detto anche wholesale price index, è l'indice dei prezzi all'ingrosso, in grado di misurare le variazioni di prezzo nel corso del tempo, in un paniere di beni che vengono utilizzati solitamente nei processi produttivi.
Indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali. Indice dei prezzi, rilevati dall.Istat, che si formano nelle transazioni relative a merci vendute dai produttori industriali sul mercato interno. I dati sono pubblicati per 159 gruppi, 28 divisioni e 16 settori. I prodotti sono classificati anche in relazione alla destinazione finale, per la quale i dati pubblicati si distinguono tra beni di consumo, beni di investimento e intermedi.
Indice dei prezzi di Paasche. Numero indice utilizzato per misurare la variazione media dei prezzi di un paniere di beni in un determinato arco di tempo.
Indice di liquidità (Liquidity ratio). Rapporto fra attività disponibili e passività a breve. Esprime la capacità di un'azienda a far fronte tempestivamente ed economicamente ai propri impegni monetari.
Indice di mercato. Indice statistico in grado di rappresentare l'andamento di un mercato rispetto a un periodo scelto come riferimento. tra i più utilizzati nel mercato borsistico americano: il Dow Jones e lo Standard and Poor's100 o 500.
Indice di mercato a capitalizzazione. Indice statistico rappresentativo dell'andamento di un mercato azionario, dove le varazioni di prezzo di ogni titolo concorrono alla definizione e al calcolo dell'indice finale, proporzionalmente alla capitalizzazione di mercato del titolo in oggetto. È evidente che i titoli delle imprese dimensionalmente più importanti, influiscono in misura maggiore sull'andamento dell'indice.
Indice di remunerazione dei depositi bancari. Tasso d'interesse medio che un gruppo sufficientemente esteso di istituti di credito applica nei confronti dei depositi dei propri clienti. Il Bank Rate Monitor Index viene periodicamente pubblicato sui maggiori quotidiani finanziari americani.
Indice di Sharpe. Misura l'affidabilità di un investimento finanziario in termini del maggiore rendimento coniugato con il minore rischio. Il metodo confronta l'investimento analizzato con quello tradizionale a rischio minimo (Bot). Più l'indice di Sharpe è elevato, maggiore è il "valore aggiunto" del gestore finanziario.
Indice di solidità di una banca. Dalla lettura dei bilanci in primo luogo va monitorato il rapporto Mezzi propri/ Totale attivo, rapporto che misura il livello di copertura (determinato dai mezzi propri) del proprio attivo patrimoniale che comprende gli impieghi alla clientela e le altre attività finanziarie e quelle immobilizzate.
Indice di Sortino. Indice che misura il rapporto esistente tra il rendimento ottenuto in eccesso a quello atteso rispetto alla probabilità statistica di perdita.
Indice Down Jones. È il più noto indice di Borsa, relativo al New York stock exchange, ed è costituito dai titoli delle 30 maggiori società industriali quotate a Wall Street.
Indice EUROSTOXX 50. E' un indice azionario costituito da 50 blue chip dei Paesi dell'area Euro, ponderate per la capitalizzazione di mercato delle società ed è considerato rappresentativo del mercato azionario dell'area Euro nel suo complesso. Nell'indice entrano le società a più larga capitalizzazione di ognuno dei 18 settori STOXX. La composizione dell'indice è rivista annualmente ed i pesi delle singole azioni trimestralmente, ma possono essere rettificati anche in occasione di operazioni straordinarie sul capitale o altri eventi eccezionali che coinvolgono le società emittenti. L'indice EUROSTOXX50 è un marchio registrato di Stoxx Ltd.
Indice Nasdaq 100. E' composto dalle 100 maggiori società americane e internazionali non-financial quotate sul Nasdaq Stock Market (l'indice quindi esclude le azioni del settore finanziario). Le azioni del NASDAQ100 devono avere una capitalizzazione di mercato minima di USD 500 milioni e un volume di scambio medio giornaliero di almeno 100.000 azioni. L'indice riflette l'andamento delle maggiori società del Nasdaq dei principali settori produttivi, inclusi computer hardware e software, telecommunications, biotechnology. NASDAQ-100 Index® è un marchio registrato The Nasdaq Stock Market, Inc.
Indice Nikkei. È l'indice statistico dei 225 titoli più importanti quotati alla Borsa di Tokyo e descrive l'andamento della Borsa nipponica.
Indice ponderato. È un indice statistico utilizzato generalmente per descrivere gli andamenti dei mercati azionari, dove i titoli che rientrano nella composizione dell'indice danno origine a variazioni nello stesso in proporzione al loro prezzo. In questo caso i titoli con i prezzi più alti saranno proporzionalmente più influenti nella determinazione dei movimenti dell'indice.
Indice SandP. Indice statistico che delinea l'andamento di un paniere di titoli quotati presso le Borse degli Stati Uniti. Tra i più conosciuti ci sono lo S and P 100, lo S and P 500 e lo S and P mid-cap che è composto dai titoli delle imprese di media capitalizzazione.
Indice SandP / Mib. E' l'indice azionario rappresentativo del mercato italiano. La composizione dell'indice è determinata sulla base di tre criteri: flottante, liquidità e rappresentazione dei principali settori del mercato, secondo la classificazione GICS (Global Industry Classification Standard). SandP/MIB copre l'80% dell'universo azionario del mercato italiano e non ha un numero fisso di componenti. I singoli titoli possono essere rimossi dall'indice in seguito a revoca, fusione, acquisizione o ristrutturazione della società emittente, oppure quando non sono rispettati i criteri di inclusione nell'indice. L'indice SandP/MIB è sviluppato, calcolato, gestito e distribuito da Standard and Poor's Inc., New York, USA.
Indice sottostante. Indice utilizzato in qualità di strumento sottostante per un contratto derivato, per esempio un indice di mercato azionario sottostante a contratti future e option. Si assegna un valore convenzionale per ogni unità di indice in base al quale viene calcolato il pagamento finale poichè non è possibile consegnare materialmente i titoli.
Indice total return. Indice di Borsa specializzato; oltre al prezzo dei titoli azionari tiene conto anche dei dividendi pagati.
Indici armonizzati dei prezzi al consumo. Indici dei prezzi al dettaglio calcolati per ciascun paese dell’area dell’euro dagli Istituti nazionali di statistica sulla base delle metodologie comuni indicate dall’Eurostat. I dati sono pubblicati per 63 classi di prodotto, 29 categorie e 12 capitoli di spesa.
Indici della redditività operativa e netta. Gli indici della redditività aziendale sono quelli più usati per valutare la capacità dell'impresa a remunerare in modo soddisfacente il capitale investito. Il totale delle attività impiegate in un'impresa crea la necessità di raccogliere sul mercato finanziario un'equivalente quantità di fondi, pagati ad un costo pari al tasso di interesse di mercato. Il pagamento può essere effettuato solo con il surplus derivante dall'efficiente utilizzo delle attività stesse. È proprio rapportando questo surplus al valore delle attività che si ottiene la misura della redditività degli investimenti. Se la redditività degli investimenti è maggiore o uguale al costo dei fondi, l'impresa è vitale, viceversa non è destinata a sopravvivere. Non sembra ovvio osservare che la redditività può essere vista dai punti di vista della remunerazione del patrimonio netto o di quella del patrimonio netto più i debiti a titolo oneroso. Per i soci investitori l'indice della redditività del capitale investito è rappresentato dal Roe (Return on equity), espresso dalla formula

Roe % =        Utile netto
                  Patrimonio netto medio

ove il patrimonio netto  è calcolato come media dei valori di inizio e di fine esercizio. Peraltro, al fine di individuare, sia le cause che hanno determinato il risultato dell'esercizio, che le eventuali politiche di gestione che potrebbero migliorare la redditività, si deve fare riferimento alla redditività complessiva del patrimonio netto e del capitale di terzi (debiti a titolo oneroso), al fine di valutare la capacità dell'impresa di remunerare in modo soddisfacente tutto il capitale investito. Questa informazione è ottenuta grazie al Roi (Return on investment), espresso dalla formula

Roi %  =      Reddito operativo
             Capitale investito netto medio

Il reddito operativo o utile operativo o margine operativo netto o EBIT (Earnings before interests and taxes), come risulta dal conto economico riclassificato a "ricavi e costi del venduto" (vedi) rappresenta il risultato della gestione operativa ottenuto attraverso l'impiego delle risorse aziendali. Il denominatore è rappresentato dalla media del capitale investito netto (Cin) tra inizio e fine esercizio, come risulta dallo stato patrimoniale riclassificato a "capitale investito netto" . Al fine di ricavare un indice che esprima la redditività netta del capitale investito, è necessario che il numeratore rappresenti il reddito operativo al netto dell'imposizione fiscale. Per un approfondimento dell'analisi del Roi è possibile riformulare l'indice con la seguente formula

Roi %  =             Mol - Quota ammortamento
              Capitale investito medio lordo - Fondi ammortamenti

in tal caso il Roi dipende dalla dinamica del margine operativo lordo, dalle politiche di investimento e dalle correlate politiche di ammortamento. Si può notare, a esempio, che un ristagno degli investimenti può determinare valori del Roi artificiosamente elevati, a maggior ragione se abbinati ad una politica di ammortamenti accelerati. Se le immobilizzazioni sono contabilizzate a costi storici e non si tiene conto dell'inflazione il reddito operativo viene sovrastimato e il valore del capitale investito sottostimato con duplice effetto di gonfiamento del Roi. Il Roi va, pertanto, valutato con cautela nei periodi di inflazione e di scarsi investimenti. Le distorsioni si assottigliano se il capitale investito è costituito prevalentemente da attività correnti che seguono la dinamica dell'inflazione o se l'impresa fa ricorso ad adeguate rivalutazioni delle immobilizzazioni. Dopo queste necessarie osservazioni si può pervenire ad un indicatore più significativo

       Roi %  =         Margine operativo lordo                   
                          Capitale investito medio lordo

tale rapporto non risente della politica degli ammortamenti e offre valori stabili in presenza di tassi elevati di sviluppo degli investimenti. Il Roi può essere anche espresso mediante la formula di Du Pont, come prodotto tra l'indice di redditività delle vendite e l'indice di rotazione del capitale investito

Roi = RO  x  F    RO
           F        Cin     Cin

RO = Reddito operativo
F = Fatturato
Cin = Capitale investito netto medio.

Un altro indice della redditività è il valore del costo medio del denaro a prestito o ROD (Return on debts), espresso dal rapporto:

Oneri finanziari
Passività correnti medie + Passività fisse medie

Il margine operativo lordo, cioè il valore che si ottiene sottraendo dal fatturato i costi operativi (esclusi ammortamenti e accantonamenti), consente di collegare l'aspetto economico con quello finanziario della gestione. Di norma il MOL è rapportato alle vendite e si ottiene il margine operativo sulle vendite, che consente confronti con aziende omogenee.

MOL
Vendite

Un altro indice di redditività delle vendite è il ROS (Return on sales), espresso da:

Reddito operativo
Vendite

Un altro indice di redditività molto importante è l'incidenza degli oneri finanziari sul fatturato:

Oneri finanziari
Fatturato

la sua importanza deriva dal consentire di evidenziare quanta parte dei ricavi delle vendite è assorbita dagli oneri finanziari; si ritiene che non debbano essere superati valori tra il 6% e l'8%.

Indici della solidità patrimoniale finanziaria. Questi indici forniscono informazioni sull'equilibrio della struttura patrimoniale e finanziaria dell'impresa. Una condizione necessaria perché si realizzi questo equilibrio è quella secondo la quale le immobilizzazioni siano uguali o minori del capitale permanente; il capitale permanente è desumibile dallo stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio della liquidità - esigibilità (vedi) e rappresenta la somma del patrimonio netto e delle passività di medio - lungo termine (passività consolidate). Il rapporto di copertura delle immobilizzazioni è dato quindi dalla seguente formula

Immobilizzazioni
Patrimonio netto + Passività fisse

La dottrina stabilisce che la struttura patrimoniale finanziaria dell'impresa è soddisfatta quando il rapporto di copertura è uguale a 1. Questa condizione impone che le risorse finanziarie portate dagli azionisti e dai debiti di medio - lungo periodo finanzino esattamente tutte le immobilizzazioni. La condizione ottimale sarebbe, peraltro, assicurata da un rapporto inferiore a 1; in tal caso, infatti, una parte del capitale circolante, a esempio una quota di magazzino, costituito da scorte che assicurano la continuità operativa, troverebbe la copertura finanziaria attraverso parte delle fonti consolidate. Soddisfatto questo requisito si otterrebbe la condizione ottimale secondo la quale le passività a breve finanziano esclusivamente la parte del capitale circolante con effettiva liquidità. Il rapporto di copertura delle immobilizzazioni va quindi analizzato con estrema cautela tenendo conto, in particolare, di quelle voci del capitale circolante che non hanno concluso il ciclo economico (materie prime, semilavorati, prodotti non ancora venduti). È anche interessante valutare il grado di copertura delle immobilizzazioni con capitale proprio, espresso dal rapporto

Immobilizzazioni
Capitale proprio

Un altro importante indice della solidità patrimoniale finanziaria è il rapporto di indebitamento (gearing), che mette in evidenza la proporzione tra mezzi propri e capitale di terzi a titolo oneroso e, quindi, il grado di indipendenza da terzi; l'indice è espresso dalla formula

Passività correnti + Passività fisse
Patrimonio netto

Il numeratore è dato dai debiti a titolo oneroso di breve, medio e lungo periodo ed è calcolato come sommatoria media dei valori di inizio e di fine esercizio. Il denominatore è dato dalla media dei valori di inizio e di fine esercizio del patrimonio netto.
Il rapporto di indebitamento esprime la capacità dell'impresa ad operare in condizioni di indipendenza finanziaria; quanto più basso è questo indice tanto maggiore è la libertà dell'impresa nelle proprie scelte rispetto ai vincoli che deriverebbero da un forte utilizzo di mezzi finanziari conferiti a credito e altrettanto maggiore è la capacità di remunerare il capitale investito. Ulteriori informazioni sulla struttura finanziaria dell'impresa possono essere fornite dal grado di rigidità dei finanziamenti di terzi e cioè dal seguente rapporto

Debiti a breve
Debiti a medio lungo

Quest'indice va letto in stretta relazione con la composizione dell'attivo patrimoniale al fine di individuare eventuali squilibri finanziari e apportare azioni di ristrutturazione del debito che consentano di ridurre gli oneri finanziari. Per valutare, infine, i rischi legati alle passività finanziarie un ulteriore approfondimento può essere condotto dall'analisi del rapporto di copertura finanziaria, calcolato tramite la seguente formula

Margine operativo lordo
Oneri finanziari + Rate dei debiti in scadenza

che esprime la capacità dell'impresa a remunerare il capitale di terzi nel medio periodo sotto forma di oneri finanziari e rate di ebiti in scadenza.
Indici di bilancio. Gli indici di bilancio o ratios, che si ricavano dal rapporto tra poste dello stato patrimoniale e/o del conto economico, sono indicatori che consentono di ricavare alcune informazioni specifiche e il loro utilizzo può avere finalità diverse.
• Un'analisi della situazione economica, finanziaria e patrimoniale dell'impresa.
• Un controllo dettagliato tra previsioni di bilancio e consuntivi e individuazione delle cause degli scarti.
• Una verifica sintetica del bilancio da parte di osservatori esterni all'impresa.
• L'opportunità per l'imprenditore di poter osservare l'andamento della propria impresa al di là dei semplici valori contabili.
La media e grande impresa monitora con frequenza almeno semestrale l'andamento di alcuni indici finanziari per un early warning di potenziali situazioni di crisi. La piccola impresa dovrebbe analizzare, alla chiusura di ciascun bilancio, i propri ratios al fine di ricavare informazioni utili su come e cosa migliorare della propria gestione. Gli indici più comuni sono: Di liquidità. Di durata. Della solidità patrimoniale finanziaria. Della redditività operativa netta. Di rinnovamento. Di efficienza.
Indici di durata. Questi indici forniscono indicazioni sul grado di liquidità - esigibilità delle attività e delle passività correnti più significative, e, quindi, sulla gestione dei flussi di capitale circolante netto. Opportunamente integrati con gli indici di liquidità consentono di approfondire la valutazione sulla liquidità dell'impresa. Si distinguono in:

Giorni creditori o turnover dei crediti, sono il numero di giorni medio necessario per incassare i crediti commerciali. L'indice si può ricavare dal rapporto tra la semisomma dei crediti commerciali di inizio e fine esercizio, al netto dell'Iva, e il fatturato giornaliero.

Giorni creditori  = Media dei crediti commerciali : 1,2
                          Fatturato annuo : 365

Giorni debitori o turnover dei debiti, sono il numero di giorni medio del credito ottenuto dai fornitori. L'indice si può ricavare dal rapporto tra la semisomma dei debiti nei riguardi dei fornitori di inizio e fine esercizio, al netto dell'Iva, e il valore giornaliero degli acquisti.

Giorni debitori =    Media dei debiti verso fornitori : 1,2
                         Acquisti : 365

Giova segnalare che dal punto di vista teorico l'impresa dovrebbe operare per minimizzare la durata media dei crediti commerciali ed allungare la durata media dei debiti commerciali; questa politica non deve però cozzare contro una corretta gestione dell'impresa che deve tenere conto della soddisfazione dei clienti e della tendenza a fare del fornitore un partner nell'ambito del sistema degli stakeholder.

Giorni magazzino o turnover del magazzino esprime la giacenza media delle scorte di materie prime, semilavorati e prodotti finiti. L'indice si può ricavare dal rapporto tra la semisomma delle rimanenze di magazzino di inizio e fine esercizio e il costo giornaliero dei prodotti venduti nell'esercizio.

Valore medio del magazzino tra inizio e fine esercizio
Costo industriale del venduto : 365

Il costo industriale del venduto è desumibile dal conto economico riclassificato a "ricavi netti e costo del venduto". Come è già stato detto,  un'adeguata gestione del magazzino ha come obiettivo quello di mantenere le scorte ad un livello minimo ottimale in modo da garantire la continuità operativa e, contestualmente, da minimizzare i costi finanziari.

I quozienti di durata trovano una perfetta sintesi nella durata media del ciclo di capitale circolante netto o giorni di capitale circolante nettocalcolati nel seguente modo:


Giorni di capitale circolante netto = Giorni creditori + Giorni magazzino - Giorni debitori

A parità di condizioni, più breve è la durata media del ciclo di capitale circolante netto,migliore risulta la liquidità dell'impresa, o meglio, a parità di fatturato, più breve è la durata media del ciclo di capitale circolante netto,minore risulta l'immobilizzo finanziario.

Alcuni analisti prendono in considerazione anche il turnover del capitale circolante lordo, espresso dal rapporto:

Vendite
Capitale circolante lordo medio

e i giorni attività totali o turnover delle attività totali, espresso dal rapporto:

Vendite
Totale attività medie

Indice di copertura degli interessi. E' il solo indice di liquidità che utilizza valori prelevati esclusivamente dal conto economico. L'ammontare degli interessi passivi, diviso per il reddito operativo o EBIT fornisce la misura della copertura espressa in numero di volte.

Copertura interessi  = Ammontare degli interessi passivi
                                Reddito operativo

È interessante considerare la differenza tra questo indice e i precedenti: Gli interessi passivi, nel conto economico, sono dovuti a:

  1. totale dei debiti,
  2. tasso di intesse reale.

 Mentre gli indici derivanti dallo stato patrimoniale considerano solo l'indebitamento totale, questo ratio tiene conto di due fattori che gli altri non prendono in esame:

  1. la capacità di produrre reddito dell'azienda,
  2. il tasso medio di interesse.

Un'impresa ad alta redditività può avere una capacità di copertura degli interessi molto adeguata, anche se lo stato patrimoniale mostra un elevato grado di indebitamento. È ovvio che variazioni dei tassi di interesse hanno un forte impatto su questo indice.
Anche per esso vale la considerazione della variabilità dei valori ottimali tra azienda e azienda; gli analisti considerano 6 un valor medio prudenziale di copertura degli oneri finanziari con il reddito operativo.
Indici di efficienza (bilancio). L'efficienza consiste nell'impiego razionale delle risorse; normalmente gli indici di efficienza sono rappresentati dal rapporto tra un output e un input. Essi sono, ad esempio:

Il fatturato pro capite

Vendite
Numero medio di dipendenti

Il rendimento dei dipendenti

Vendite
Costo del personale

Il rendimento delle materie

Vendite
Costo delle materie


Indici di liquidità (bilancio). Gli indici della liquidità esprimono la maggiore o minore attitudine dell'impresa a operare in condizioni di adeguata capacità nel far fronte alle passività correnti attraverso i mezzi liquidi provenienti dal realizzo di attività correnti. Infatti, come primo approccio all'analisi della liquidità di un'impresa, ci si deve concentrare sul breve termine. Si dovrà "misurare", pertanto, la capacità dell'impresa di procurarsi il denaro necessario per fronteggiare le passività a breve termine, secondo la loro scadenza. Le passività a breve termine costituiscono una parte importante dei debiti complessivi dell'impresa, esse, infatti, devono essere pagate entro un periodo di tempo relativamente breve e, generalmente, sono superiori alla liquidità immediata dell'impresa: la domanda é «Dove si trova il denaro per pagarle?». Il denaro è in continuo movimento all'interno dell'azienda; esso affluisce prevalentemente dai crediti verso i clienti, crediti che, a loro volta, provengono dalle scorte di prodotti finiti, che sono stati venduti. Questi derivano dai prodotti in corso di lavorazione e così via. Queste operazioni generano le attività correnti. Allo stesso tempo, le merci sono state acquistate a credito e sono stati contratti debiti a breve termine. Le passività e le attività a breve termine sono in costante evoluzione e i principali indicatori della liquidità a breve termine si concentrano proprio sulle relazioni tra i valori delle attività e delle passività correnti; tali indicatori possono essere considerati il lubrificante che mantiene in perfetta efficienza il motore dell'impresa. Gli indicatori più significativi sono:

  1. il current ratio,
  2. il quick ratio,
  3. il rapporto tra capitale circolante e vendite,
  4. l'indice di copertura degli interessi

Indici di rinnovamwento. Il rinnovamento è inteso come la capacità dell'impresa di produrre mezzi finanziari con la gestione per poter sviluppare gli investimenti senza dover dipendere da fonti esterne. Il rinnovamento corrisponde quindi alla capacità di autofinanziamento dell'impresa. Per descrivere questa attitudine dell'impresa possono essere analizzati diversi indici.
Il rapporto fra ammortamento e la media delle attività fisse

Ammortamento
Media delle attività fisse

segnala la velocità di trasformazione indiretta degli investimenti in denaro.

Il tasso di rinnovamento espresso dal rapporto

Nuove immobilizzazioni
Media delle attività fisse

indica la velocità con la quale l'impresa procede al rinnovamento delle immobilizzazioni tecniche.

L'autofinanziamento non è un rapporto ma un valore numerico rappresentato da: utile + ammortamenti.

Si ha quindi l'indice del concorso dell'autofinanziamento ai nuovi investimenti

Autofinanziamento
Nuove immobilizzazioni

Maggiore è il concorso dell'autofinanziamento ai nuovi investimenti, minori sono i problemi finanziari dell'impresa; infatti, un'impresa che è in grado di procurarsi al proprio interno le risorse finanziarie per i nuovi investimenti non avrà problemi di liquidità.
Indici Fideuram. Gli Indici Fideuram dei Fondi Comuni sono stati istituiti nel dicembre 1983 in concomitanza con l'esordio sul mercato finanziario italiano dei fondi comuni di investimento mobiliare. Il calcolo viene effettuato giornalmente prendendo a riferimento il sistema di classificazione dei fondi adottato dall'Associazione di categoria Assogestioni (le categorie dei fondi sono pubblicate su .Il Sole 24 Ore.). Esistono infatti indici Fideuram per ciascuna delle categorie di fondi riconosciute, a cui si aggiunge l'indice generale che comprende tutte le categorie dei fondi di diritto italiano. Il calcolo degli Indici Banca Fideuram dei Fondi Comuni di Investimento comprende tutti i fondi italiani in attività alla fine di ogni trimestre solare (31 marzo, 30 giugno ecc.). Gli indici sono calcolati come media ponderata delle quotazioni giornaliere dei fondi rientranti in una data categoria o sottocategoria rapportate alla quotazione base. La ponderazione resta quindi invariata per un trimestre, prendendo a riferimento i patrimoni dei fondi valorizzati alla fine del trimestre solare precedente. I fondi di nuova emissione entrano a far parte del calcolo dal trimestre solare successivo a quello della data di emissione sul mercato. Indice Generale Banca Fideuram Viene calcolato come media ponderata degli indici di categoria (azionario, bilanciato, obbligazionario, flessibile, liquidità).
Indici finanziari (Financial ratios). Rapporti aritmetici fra varie pote o aggregati di bilancio, con lo scopo di porre in evidenza le relazioni esistenti tra le stesse.
Indicizzato. Strumento finanziario il cui tasso d'interesse è direttamente legato a un altro parametro, come per esempio i titoli di Stato a breve termine, e che risulta evidentemente più apprezzabile nei periodi di rialzo dei rendimenti di mercato. In Italia l'esempio più classico è costituito dai Cct, indicizzati ai Bot.
Indicizzazione del salario. Metodo di calcolo della retribuzione in relazione all'andamento di un parametro di riferimento. In Italia è la "scala mobile", e indicizza i salari al fenomeno dell'inflazione.
Industria 4.0. Vedi articolo.
Inelegibilità degli amministratori. Limitazione imposta dalla legge nella scelta dell'organo amministrativo. Non possono infatti essere nominati amministratori di società, e qualora nominati decadono dal loro ufficio, i seguenti soggetti: l'interdetto, l'inabilitato, il fallito, o chi è stato condannato a una pena che importa l'interdizione, anche se temporanea, dai pubblici uffici, o l'incapacità ad esercitare uffici direttivi.
In essere (outstanding). Riferendosi al bilancio di un'impresa, l'outstanding è il capitale azionario diviso in titoli, o l'ammontare dei crediti residui che vanno ancora incassati, o i debiti che devono essere ancora rimborsati.
Inerenza (Principio di). In genere, principio che subordina la dedubilità dei costi e delle spese al fatto che gli stessi siano riferiti ad attività o beni da cui derivano ricavi o proventi imponibili. In tal modo la normativa fiscale evita la possibilità di dedurre costi estranei all'esercizio dell'attività.
Inflazione. Il termine inflazione, dal latino inflatio-onis, gonfiore, indica una crescita nell'utilizzo di un determinato oggetto o comportamento, precedentemente di uso sporadico. L'uso più comune è quello utilizzato in economia, dove indica un incremento generalizzato e continuativo del livello dei prezzi nel tempo.Vi sono diverse possibili cause dell'inflazione. L'aumento dell'offerta di moneta superiore alla domanda, stimolando la domanda di beni e servizi e gli investimenti, è unanimemente considerata dagli economisti una causa dell'aumento dei prezzi nel lungo periodo. Altre cause sono l'aumento dei prezzi dei beni importati, l'aumento del costo dei fattori produttivi e dei beni intermedi, in seguito all'aumento della domanda o per altre ragioni. Nell'ambito dell'aumento del costo dei fattori produttivi, è significativo il ruolo svolto dall'aumento del costo del lavoro. Il costo del lavoro aumenta sotto la spinta della domanda, ma anche in seguito alle rivendicazioni salariali, a meccanismi automatici o semiautomatici di adeguamento di salari e stipendi a precedenti aumenti dei prezzi e al rinnovo dei contratti di lavoro. L'aumento del livello generale dei prezzi determina una perdita di potere d'acquisto della moneta: con la stessa quantità di denaro si può cioè acquistare una minore quantità di beni e servizi. A titolo esemplificativo, 1 Lira italiana del 1861 (la lira coniata al momento della proclamazione del Regno d'Italia) equivale ad oltre 6.000 lire del 1999 e ad oltre 3 euro del 2006. Tuttavia bisogna riconoscere che il fenomeno dell'inflazione permette al sistema di raggiungere alcuni obiettivi importanti ai fini dell'equilibrio economico.
Generalmente infatti, questo processo risulta vantaggioso per i soggetti in posizione debitoria, ed in particolare per le imprese (che frequentemente attingono capitali per finanziamenti) e anche per lo Stato, che trae beneficio poiché lo stesso denaro avuto in prestito in precedenza, al momento di effettuare la restituzione ha un valore reale minore. Indicando con p(t) il livello generale dei prezzi, l'inflazione è la sua derivata prima rispetto al tempo, ovvero la velocità con cui il livello medio dei prezzi cresce:

\ \pi = \frac{d \ p(t)}{d \ t}

La derivata può essere positiva, negativa, raramente nulla. L'opposto dell'inflazione, cioè la diminuzione continuativa del livello generale dei prezzi, prende il nome di deflazione. L'incremento del livello generale dei prezzi espresso in termini percentuali è il tasso d'inflazione.
Inflazione core. Inflazione al netto dei cambiamenti nei prezzi di cibo ed energia; in Europa l'inflazione core esclude anche i movimenti delle bevande alcoliche e del tabacco. La Federal Reserve Statunitense (FED) ritiene l'inflazione core utile nel determinare le politiche da seguire poiché elimina i movimenti spesso violenti di breve termine nell'indice dei prezzi al consumo rendendo più semplice individuare i trend di più lungo periodo. Al contrario, la Banca Centrale Europea (BCE) preferisce l'inflazione complessiva principalmente poiché gli agenti dell’economia creano aspettative inflazionistiche basate su cosa succede nei prezzi nel loro complesso e non ad alcuni settori definiti arbitrariamente.
Influenza rilevante. Influenza esercitata da un'impresa che possiede il 20% delle azioni di un'altra.
Information ratio. L´information ratio consente di valutare la capacità del gestore di sovraperformare il benchmark, in relazione al rischio assunto. E´ calcolato rapportando il differenziale di rendimento tra fondo e indice di riferimento, alla Tracking Error Volatility, che indica la volatilità dei rendimenti differenziali di un fondo rispetto ad un indice di riferimento.
Infrastrutture Spa. Istituita con DL 15.4.2002, n. 63, convertito nella L. 15.6.2002, n. 112, mira ad accrescere il coinvolgimento dei privati nella realizzazione delle opere pubbliche. La società raccoglie sul mercato i fondi necessari: per tali finanziamenti può essere disposta, con decreto del Ministro dell’Economia e delle finanze, la garanzia dello Stato. Il 1° gennaio 2006 è stata incorporata nella Cassa depositi e prestiti spa.
Insider. Colui che grazie al proprio ruolo professionale o in qualità di azionista ottiene importanti informazioni relative a un titolo obbligazionario o azionario e le sfrutta per il proprio tornaconto (vedi insider trading).
Insider trading. Definisce una legge del 1991 che punisce coloro che, lavorando all’interno delle società quotate, utilizzano in Borsa per il proprio personale profitto informazioni riservate che riguardano operazioni finanziarie o di politica societaria.
Insinuazione al passivo. Nel fallimento, la domanda presentata dai creditori del fallito al fine di essere ammessi al passivo; in tal modo infatti avviene il riconoscimento del loro credito. In tale domanda, che va presentata sotto forma di ricorso, occorre indicare il nome ed il cognome del creditore, l'ammontare delle somme da ricevere e le eventuali garanzie; alla domanda stessa occorre altresì allegare i documenti giustificativi del credito (a esempio, fatture, scritture contabili, ecc.).
Insolvenza. Nel fallimento, lo stato d'insolvenza si manifesta quando, a seguito di inadempimenti o altri fatti esteriori (a esempio, chiusura dei locali, o fuga dell'impreditore), si dimostra che il debitore non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni.
Integrazione. Situazione in cui si accentra in alcune delle più importanti piazze finanziarie la maggior parte del lavoro internazionale fino a far coincidere il mercato internazionale con l'attività di quelle piazze, creando un unico mercato internazionale.
Integrazione verticale. Concentrazione, all'interno di un'impresa o di un gruppo societario, di una pluralità di fasi di lavorazione dello stesso prodotto, volta a realizzare una più razionale e conveniente organizzazione del ciclo produttivo.
Intelligent investor. The Intelligent Investor ("l'investitore intelligente") è un saggio di tecnica degli investimenti finanziari di Benjamin Graham. Nell'ambito delle teorie sull'investimento azionario e obbligazionario, uno dei libri classici della scuola di pensiero conosciuta come Value Investing, scuola nata agli inizi degli anni '30 attorno alla figura di Benjamin Graham, professore di finanza alla Columbia University di New York. Dello stesso autore il testo altrettanto famoso Security Analysis pubblicato nel 1934. Tra le idee centrali del libro, c'è la metafora di "Mr. Market" per spiegare l'atteggiamento dell'Investitore Value rispetto alle oscillazioni dei mercati. Metafora che era già stata anticipata da John Pierpont Morgan, il banchiere angloamericano che tra fine Ottocento e primi del Novecento giunse a controllare un terzo del sistema ferroviario americano: “I mercati finanziari oscillano, è nella loro natura. Apprendere il giusto atteggiamento verso le oscillazioni dei mercati è un passaggio fondamentale nella formazione di qualunque investitore di successo, professionale o meno che sia” Questo atteggiamento è ben descritto dal padre della security analysis, Benjamin Graham, nella sua metafora di Mr. Market (The Intelligent Investor, 1949). Immaginate, dice Graham, di possedere una piccola quota di 10 mila dollari in una qualsiasi impresa di vostra conoscenza. Uno degli altri soci della società, che chiameremo Mr. Market, è una persona veramente molto, molto gentile. Ogni giorno alle cinque vi telefona per dirvi quanto pensa che valga la vostra quota e chiude la telefonata offrendosi di rilevarla o di vendervi delle altre quote sulla base del valore che vi ha indicato. Talvolta la sua idea del valore della vostra quota vi sembra plausibile e giustificata dall'andamento dell'attività della società e dalle sue prospettive future. Altre volte invece Mr. Market si lascia prendere dal proprio entusiasmo, o dal proprio pessimismo, e il prezzo che vi propone vi sembra insensato. Da prudenti investitori e sensibili uomini d'affari che siete, lascereste che la telefonata quotidiana di Mr. Market influenzi l'idea che avete sul valore della vostra quota della società? Probabilmente solo nel caso in cui vi trovaste d'accordo con la sua valutazione, o in quello in cui foste intenzionati a incrementare o liquidare la vostra quota. Sareste felici di vendere qualora vi proponesse un prezzo ridicolmente alto, e ugualmente felici di acquistare da lui quando vi proponesse un prezzo consistentemente basso. Per il resto del tempo sareste così saggi da formarvi da voi la vostra idea del valore della vostra quota sulla base dell'andamento della società e della sua posizione finanziaria. Il vero investitore si trova nella stessa posizione quando possiede i titoli di una società quotata. Può trarre vantaggio dalla quotazione del giorno del suo titolo o non prestarci affatto attenzione in base a quanto gli suggerisce il suo giudizio e i suoi obiettivi. Non ha molto senso che egli consideri l'eventuale discesa del prezzo del suo titolo come segnale per venderne le azioni, quanto piuttosto come un'opportunità per comprare ancora o vendere nel caso il prezzo invece salga spropositatamente. L'investitore intelligente, piuttosto che prestare attenzione all'umore del mercato, si concentra sul raggiungere una propria valutazione del valore della società di cui possiede i titoli e, pro quota, del valore di una singola azione. Solo a quel punto, presta attenzione alla telefonata di Mr. Market ed è capace di decidere se il prezzo che gli viene proposto è un affare o una assurdità. Invece di interrogarsi sulla direzione che prenderanno i mercati nei prossimi mesi, se sia da aspettarsi un rally toro o uno scivolone orso, l'investitore impegnato a conoscere il valore intrinseco di tutto quello che compera si chiederà se ci siano veri affari in questo momento e se ci siano occasioni per sfruttare l'instabilità emotiva di Mr. Market e la sua sovente frettolosità di giudizio. E, nei momenti in cui grossi affari non sembrano essercene, si concentrerà su quei pochi che ci sono senza preoccuparsi di tenere anche una parte consistente del suo patrimonio in liquidità. Con la consapevolezza che anche dalla miglior impresa del mondo è impossibile trarre un profitto se la si acquista a un prezzo troppo alto. L'approccio di Graham, assolutamente razionale e logico, sicuramente, risulta estraneo rispetto all’approccio della maggioranza degli investitori, però le performance registrate dalla sua gestione (e soprattutto da quella del suo discepolo Buffett) sono state straordinariamente superiori a quelle dell’indice Standard & Poor 500, non solo nell’entità, ma anche per la costanza nel tempo. Nel libro “The Intelligent Investor”, Graham enuncia le 7 regole base dalle quali non discostarsi mai nella scelta dei titoli azionari.

1. Adeguata dimensione dell’azienda

Fatturato non inferiore ai 100 milioni di dollari per le aziende industriali e non meno di 50 milioni per le utility (il contesto è la borsa Americana dei primi anni ’70). L’idea di base è quella di escludere le piccole aziende, perché potrebbero essere soggette a vicissitudini in maniera superiore alla media. Per cui non c’è motivo di inserire nel portafoglio dell’investitore difensivo tale tipologia di aziende.

2. Situazione finanziaria sufficientemente solida.

Il totale degli assets deve essere almeno il doppio dell’indebitamento (rapporto debiti/mezzi propri inferiore a 0,5).

3. Stabilità dei guadagni.

Almeno “qualche guadagno” mostrato dall’azienda con continuità negli ultimi 10 anni.

4. Dividendi.

Pagamenti ininterrotti per almeno gli ultimi 20 anni.

5. Crescita degli utili.

Un aumento minimo di un terzo degli utili per azione negli ultimi 10 anni, usando medie a tre anni.

6. Moderato rapporto prezzo/utili

Il prezzo corrente non deve essere superiore a 15 volte gli utili, considerando gli ultimi tre anni. Il consiglio di base per l’intero portafoglio è di avere un rapporto complessivo di utili/prezzo, l’inverso del p/e, migliore del tasso corrente dei bond a lungo periodo ad alto rating (Graham include l’esempio p/e 13,3 = bond al 7,5%).

7. Moderato rapporto del prezzo sugli assets

Il prezzo corrente non deve essere superiore a 1,5 volte il valore di libro (rapporto prezzo/mezzi propri). Un rapporto prezzo/utili superiore a 15 può essere giustificato da un rapporto prezzo/mezzi propri inferiore al massimo consigliato. La regola consiste nel non superamento del valore di 22,5 come risultato della moltiplicazione del p/e con il p/mp. Il valore 22,5 è appunto dato da 15 (p/e) moltiplicato per 1,5 (p/mp). Quindi risulta ammesso, ad esempio, un p/mp di 2,5 con un rapporto p/e di 9.

Queste regole sono naturalmente dettate per il temperamento dell’investitore difensivo, o “value investor”, e sicuramente eliminano dal range della possibile scelta la grande maggioranza delle azioni quotate (specialmente per la regola dei dividendi). Da un lato escludono quelle aziende che sono (1) troppo piccole (2) in relativamente debole situazione finanziaria (3) con qualche deficit negli ultimi 10 anni di attività e (4) senza una lunga storia di pagamento di dividendi. Gli ultimi due criteri richiedono invece più guadagni e più assets per ogni dollaro pagato rispetto alla media. Tutte queste regole servono per creare un buon “fattore di sicurezza”, concetto introdotto da Graham che serve ad escludere gli acquisti quando una troppo grande porzione del prezzo pagato dipende dagli utili previsti sempre crescenti in futuro, fattore che aumenta di molto i rischi dell’investimento. Graham afferma che l'investitore dovrà decidere su questa importante questione da solo, dopo aver pesato attentamente gli argomenti a favore dell’investimento sui fondamentali o della speculazione. Il consiglio finale di Graham per l’investitore difensivo è di acquistare un portafoglio molto diversificato composto dai migliori titoli azionari e da bond con un alto livello di rating. Consigli preziosi e senza tempo, ma forse preziosi come non mai per chi li avesse seguiti alla lettera qualche anno fa. Avrebbe evitato acquisti di titoli tecnologici o in qualunque modo sopravvalutati, e di bond di scarso livello come ad esempio Cirio o i bond Argentini.
Intensità del fattore lavoro. Processo produttivo nel quale la maggior parte dei fattori della produzione è costituita da manodopera.
Interconnected. Interconnessa (con il sistema finanziario). Termine usato dalla FED per la banca d'affari Usa Bear Stearns, parafrasando il detto too big to fail con too interconnected to fail.
Interesse (Tasso di). Vedi Tasso di ... (Varie forme di interesse)
Interesse balloon. Tasso d'interesse di cedole obbligazionarie a lunga scadenza emesse in serie con altre a scadenza più breve. Il tasso della cedola prende questo nome causa la consistenza solitamente maggiore rispetto a quella dei titoli a breve scadenza.
Interesse base New York. Modalità (detta "di Boston") secondo la quale l’interesse è determinato considerando tutti i mesi composti da 30 giorni.
Interesse di controllo. Il possedere almeno il 50% più uno dei diritti di voto di un'impresa, tale da permettere di esercitare il controllo sull'attività della società in questione. Identico nome viene dato a una minoranza di controllo che, nonostante possegga una percentuale di azioni inferiore al 50%, mantiene ugualmente il controllo sulle attività dell'impresa grazie alla frammentazione dell'azionariato.
Interesse di mora (Default interest). Interessi dovuti dal debitore inadempiente dal momento della scadenza dell'obbligazione.
Interesse esatto. È l'interesse calcolato da una banca sulla base di un anno composto da 365 giorni, a differenza della pratica comune del mercato monetario che considera l'anno di 360 giorni.
Interesse legale. È il più alto tasso d'interesse permesso dalle leggi nazionali. Estensivamente, il tasso applicato in contratti dove non c'è stata una pattuizione differente.
Interesse ordinario. È l'interesse calcolato sulla base di un anno di 360 giorni, a differenza del metodo esatto che considera l'anno composto da 365 giorni.
Interesse semestrale. L’interesse che può essere pagato in due momenti nel corso dell’anno. Per esempio la cedola di numerosi titoli obbligazionari esteri e anche italiani, viene pagata in due rate semestrali di importo equivalente alla metà del tasso d’interesse facciale del titolo.
Interesse semplice. Sistema di calcolo dell'interesse di un titolo in cui non viene tenuta in considerazione la composizione degli interessi, ovvero si presume che gli interessi corrisposti periodicamente non vengano reinvestiti nel titolo.
Interesse usurario. Tasso di interesse per il prestito di denaro troppo elevato rispetto a quanto pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale per il settore di riferimento.
Interessi attivi. Gli interessi attivi rappresentano un aggregato di bilancio dato dalla somma degli interessi su titoli a reddito fisso, degli interessi su crediti verso enti creditizi, degli interessi su crediti verso clientela e altri interessi attivi.
Interessi di minoranza. In un'impresa, sono gli interessi patrimoniali appartenenti alla parte di azionisti che detiene una frazione di capitale inferiore al 50% del capitale. Nel bilancio consolidato di una società controllante sono rappresentati da un conto che incrementa le passività, mentre nel conto economico il profitto finale è decrementato della parte competente agli azionisti di minoranza della società controllata.
Interessi differiti. Titolo obbligazionario che non prevede pagamenti cedolari intermedi prima della scadenza. Il pagamento degli interessi, quindi, avviene interamente alla scadenza del titolo. A livello bancario, questo termine indica l'intervallo di tempo che passa tra il momento nel quale vengono versati dei fondi in un conto e quello in cui questi fondi diventano fruttiferi di interesse.
Interessi netti. Rappresenta il saldo della gestione finanziaria che scaturisce dalla contrapposizione tra i proventi rivenienti dagli investimenti finanziari e gli oneri corrisposti a fronte dei prestiti ricevuti.
Interessi passivi. Gli interessi passivi rappresentano un aggregato di bilancio dato dalla somma di interessi su debito verso enti creditizi e altri interessi passivi.
Interest rate guarantee. Vedi Interest Rate Cap.
Interest rate swap. Contratto mediante il quale due parti si impegnano a corrispondersi reciprocamente le differenze fra due tassi di interesse (generalmente fra un tasso fisso e uno variabile) calcolati su un determinato ammontare.
Interinale (Floor ticket). Documento compilato immediatamente allo scopo di registrare gli estremi di un'operazione in titoli, e che verrà completato in seguito tenendo conto di tutte le caratteristiche dell'operazione.
Interlinking. Insieme di infrastrutture e procedure operative che, nell’ambito del sistema TARGET (vedi), ha consentito il collegamento dei sistemi di regolamento lordo nazionali per il trattamento dei pagamenti in moneta unica tra i paesi della UE. Il sistema è stato dismesso con la fine della migrazione a TARGET2 il 19 maggio 2008.
Intermediario (Broker). Il broker è abilitato ad eseguire ordini di acquisto o vendita di titoli esclusivamente per conto terzi.
Intermediario alle grida (Floor broker). Intermediario in titoli, fisicamente presente alle grida nel corso delle contrattazioni, e che esegue gli ordini che gli arrivano dalla sala operativa della società da cui dipende.
Intermediario full service. È un intermediario in titoli capace di offrire alla propria clientela l’intera gamma di servizi che solitamente si richiedono a un broker, dalla effettuazione delle operazioni alla custodia dei titoli, dalla gestione degli investimenti allo studio delle singole società.
Intermediazione finanziaria. Per intermediazione finanziaria si intende l'intermediazione tra domanda e offerta di moneta e di strumenti finanziari. Le banche si occupano principalmente della raccolta del risparmio e della concessione di prestiti. Le SIM, le SGR, le SICAV, le imprese di investimento comunitarie con succursale in Italia, le imprese di investimento extracomunitarie, le società di gestione armonizzate, nonché gli intermediari finanziari iscritti in un apposito elenco previsto dall'articolo 107 del Testo unico bancario offrono prodotti finanziari, ovvero strumenti finanziari e ogni altra forma di investimento di natura finanziaria.La materia è disciplinata dal Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria.
International competitive bidding. Vedi ICB.
International Development Association (IDA). Istituzione del gruppo Banca Mondiale che concede prestiti a fondo perduto e a tasso agevolato ai paesi più poveri del mondo, non in grado di accedere ai mercati internazionali dei capitali. L’operatività è finanziata dai paesi donatori attraverso cicli periodici di ricapitalizzazione.
International Monetary and Financial Committee (IMFC). Importante organo dell’FMI composto da ministri finanziari, ovvero altri rappresentanti di analogo rango, in rappresentanza dei paesi, o gruppi di paesi, che nominano i direttori esecutivi (attualmente 24), ha il compito di fornire pareri al Consiglio dei governatori in materia di problemi del sistema finanziario internazionale e di modifiche statutarie; si riunisce due volte all’anno in occasione delle assemblee dell’FMI e della Banca Mondiale.
Interposizione pubblica (in senso stretto) (I1). Peso di tutte le entrate e le uscite della PA (eccetto i redditi da capitale) rispetto al prodotto del settore market. Misura il grado di interferenza della PA nell'economia al netto delle operazioni sul mercato dei capitali.
Interposizione pubblica allargata (I2). Peso di tutte le entrate e le uscite della PA rispetto al prodotto del settore market. Misura il grado di interferenza della PA nell'economia.
Interruttori di circuito. Adottati in seguito al crollo del 1987, sono depositi elettronici utilizzati nelle principali Borse valori con la funzione di arrestare le contrattazioni di titoli e strumenti derivati nel caso in cui il mercato si muova con velocità eccessiva.
Intersezione di due medie mobili. Un media mobile rappresenta il prezzo medio di un titolo ad una certa data. Tale media, che può essere semplice od esponenziale, è definita mobile perché al trascorrere del tempo si elimina l'ultimo valore della serie per inserire il nuovo dato, mentre il numero di dati elaborati rimane costante. L'intersezione di più medie mobili con diversi periodi di media può essere in grado di individuare alcuni segnali operativi. In pratica si sovrappongono i grafici di una media mobile di breve e di lungo periodo ricercando le intersezioni fra le curve come segnali operativi. Quando la corta taglia la lunga dal basso verso l'altro si genera un segnale di buy, simbolo che il titolo si è portato in una fase di forza rispetto al passato. Considerazioni rovesciate nel caso di taglio dall'alto verso il basso.
Intervallo (Range). Intervallo di variazione del prezzo di un certo periodo di tempo.
Intervallo di contrattazione. Intervallo di prezzo esistente tra il valore massimo e quello minimo di un titolo in un certo periodo. Negli strumenti derivati è la massima oscillazione di prezzo permessa a un contratto future durante una giornata di contrattazione, oltre il quale interviene l'autorità di Borsa per la sospensione delle contrattazioni.
Intervallo di esecuzione. In Borsa l'intervallo di prezzo entroil quale può essere effettuata una contrattazione, nel corso di una giornata di quotazione.
Intervallo di prezzo. E' la differenza tra prezzo massimo e minimo di un titolo in un certo periodo di tempo.
Intervenire prima. Nelle operazioni in titoli, si dice che un operatore si viene a trovare in front running nel momento in cui, conoscendo che in futuro avverrà una compravendita di notevoli dimensioni, agisce prima della stessa eseguendo un'operazione per conto proprio, così da beneficiare dell'oscillazione di prezzo dovuta al volume della contrattazione che si verificherà in un secondo momento.
Intervento a compimento. Piano d'intervento industriale che prende avvio, in un'impresa di estrazione petrolifera o di gas naturale, nel momento in cui viene accertata una consistenza del giacimento tale da assicurare il suo sfruttamento commerciale.
In the money. Locuzione inglese che si riferisce ai contratti di opzione. Specifica, con una semplice preposizione quando è conveniente per il possessore esercitare il diritto connesso. "In" ha un significato positivo: vuol dire che l'investitore è "in attivo" e quindi ha convenienza a esercitare il suo diritto.
Intrastat. Sistema statistico con il quale dal 1º gennaio 1993, con il completamento del mercato unico europeo e la conseguente soppressione delle dogane e delle frontiere interne, sono rilevati gli scambi di merci fra i paesi della UE. Il sistema si basa su dichiarazioni fornite direttamente dalle imprese, a fini sia statistici sia fiscali. Dal 1° gennaio 2007 sono state modificate le soglie di fatturato che determinano la periodicità della dichiarazione Intrastat. Le imprese italiane che hanno effettuato nell’anno precedente, o prevedono di effettuare in quello in corso, acquisti per un valore di oltre 180.000 euro o cessioni per oltre 250.000 euro hanno l’obbligo di segnalazione mensile; le dichiarazioni trimestrali interessano le imprese con cessioni per un importo annuo compreso
tra 40.000 e 250.000 euro; le dichiarazioni annuali riguardano le imprese con acquisti inferiori a 180.000 euro o cessioni inferiori a 40.000 euro. A partire dal gennaio 2005, i dati mensili incorporano una stima del valore dei flussi rilevati a livello trimestrale e annuale. La tradizionale documentazione doganale continua invece a essere utilizzata per la rilevazione degli scambi con i paesi extracomunitari.
In uguali proporzioni. È una clausola tramite la quale il debitore attesta che le obbligazioni contratte verso il mutuante, in rapporto al rimborso del prestito e alle garanzie concesse, pongono quest’ultimo in una posizione di parità nei confronti degli altri creditori dello stesso borrower.
Inversione. Si definisce reversal, in analisi tecnica, l'inversione di tendenza del prezzo di un titolo. Per esempio, quando a un periodo di prezzi discendenti segue un periodo di rialzo delle quotazioni.
Investable Weight Factor (IWF) L'Investable Weight Factor (IWF) è una variabile utilizzata per la definizione dell.indice SandP/Mib ed esprime la capitalizzazione di borsa di un titolo pesata in base al criterio del flottante. IWF è pari a 100 meno la somma delle partecipazioni percentuali detenute dagli azionisti di una società che detengono almeno il 5% delle azioni in circolazione, ad eccezione degli OICR. Per una maggiore precisione i valori dell'IWF vengono arrotondati a quattro cifre decimali. L'IWF è rivisto quattro volte l'anno, a marzo, giugno, settembre e dicembre, ed i cambiamenti sono effettuati nel giorno successivo alla scadenza dei contratti derivati (primo lunedì dopo il terzo venerdì di marzo, giugno, settembre e dicembre). A seguito di operazioni sul capitale (fusioni, incremento del capitale) che comportino un cambiamento del numero di azioni superiore al 10% delle azioni già emesse, il nuovo numero di azioni sarà rettificato nell'indice alla conclusione del periodo dell'operazione sul capitale. Nel caso in cui il cambio del numero di azioni sia il risultato di un evento di mercato come un collocamento istituzionale o un buyback azionario attraverso bookbuilding, SandP potrebbe decidere di introdurre ugualmente le modifiche del numero di azioni che superino il 5%, anche se non raggiungessero la soglia del 10%. I cambiamenti all'IWF saranno aggiornati solo se maggiori del 10%. Nei casi in cui la modifica del flottante sia il risultato di un evento di mercato come un collocamento istituzionale o vendita attraverso bookbuilding o un'OPA parziale, SandP potrebbe decidere di implementare ugualmente le modifiche del flottante che superino il 5%, anche se non raggiungessero la soglia del 10%. Gli annunci infratrimestrali riguardanti il numero di azioni o gli IWF saranno sempre fatti alla chiusura del mercato di Borsa del martedì, ed effettivi dopo la chiusura delle contrattazioni del venerdì o all'apertura delle contrattazioni del lunedì.
Investimenti a beneficio assicurati. Investimenti a beneficio assicurati dei rami vita i quali ne sopportano il rischio e derivanti dalla gestione dei fondi pensione.
Investimenti diretti. La V edizione del Manuale di bilancia dei pagamenti dell’FMI definisce «diretto» l’investimento fatto per acquisire un «interesse durevole» in un’impresa (direct investment enterprise) che opera in un paese diverso da quello in cui risiede l’investitore. Gli investimenti diretti assumono tre forme principali: a) acquisizione di partecipazioni azionarie o di altro tipo al capitale sociale dell’impresa estera (equity); b) reinvestimento degli utili non distribuiti da parte dell’impresa estera; c) conferimento di altri capitali non-equity (prestiti intersocietari, ecc.). L’FMI include nel novero delle direct investment enterprises solo quelle società nelle quali l’investitore acquisisce almeno il 10 per cento delle azioni ordinarie o del potere di voto, ammettendo però la possibilità di utilizzare criteri complementari atti a individuare la presenza o meno di un interesse durevole tra l’investitore e la controparte estera. Le direct investment enterprises sono ulteriormente suddivise in associates (società consociate, di cui l’investitore possiede fino al 49 per cento), subsidiaries (società controllate, 50 per cento o più), e branches (filiali, 100 per cento).
Investimenti facilmente liquidabili. Beni di semplice conversione in contante, come assegni, titoli di Stato, depositi bancari, ecc.
Investimenti materiali per azione. È un indice di valutazione riferito al contenuto patrimoniale di un titolo azionario, ricavato dividendo il totale delle attività (al netto di quelle immateriali delle passività e dell'ammontare dei titoli privilegiati) per il numero dei titoli azionari esistenti.
Investimento. È l'utilizzo di capitale per ottenere un beneficio monetario. Questo termine è frequentemente usato in contrapposizione a "speculatione", che indica l'impiego di fondi di solito a più breve termine per ottenere guadagni immediati su operazioni aventi rischiosità più elevata.
Investimento a capitale costante. Metodologia d'investimento in titoli, dilazionata nel tempo, secondo la quale si investe una somma fissa di denaro in un titolo, acquistandone in quantità maggiore quando il prezzo è basso e, viceversa, acquistandone in quantità minore quando il prezzo è alto.
Investimento a reddito fisso. Titolo in grado di offrire un interesse fisso lungo tutta la durata dell'investimento. Sono considerati investimenti a reddito fisso anche le obbligazioni a cedola variabile, anche se in questi casi non è possibile predeterminare in anticipo i flussi di pagamento. Le azioni non sono da considerare un investimento a reddito fisso, poiché l'ammontare dei dividendi è dipendente dall'andamento della gestione perciò non è prevedibile con precisione.
Investimento di capitale. Investimento a lungo termine attuato da un'impresa che ha intenzione di usufruirne durante più processi produttivi, con l'obiettivo di diminuire i costi o aumentare i ricavi.
Investimento indicizzato all'oro. Titolo o fondo comune d'investimento, il cui rendimento è legato al prezzo dell'oro.
Investimento in sofferenza. Sono investimenti, solitamente dei prestiti, che a causa delle difficoltà del debitore non producono gli interessi che sono stati pattuiti in sede di emissione del finanziamento.
Investimento straniero diretto. Imprese fondate con la collaborazione di capitale di rischio giunto da nazioni differenti, dette joint ventures. Lo stesso termine definisce pure gli investimenti fatti da stranieri in imprese che operano nel territorio nazionale.
Investitore individuale. Colui che effettua operazioni di investimento finanziario per conto proprio.
Investitore istituzionale. Comprendono: le compagnie di assicurazione, i Fondi pensione (vedi), gli OICVM (vedi) e le Gestioni di patrimoni mobiliari (vedi).
Investitore per copertura. Imprese che operano sul mercato degli strumenti derivati su materie prime non a fini speculativi, ma per cautelarsi dalle oscillazioni di prezzo che potrebbero danneggiare il risultato reddituale.
Investment bank. Banca specializzata nel collocamento di titoli emessi dalla propria clientela. Al contrario della merchant bank, non svolge un ruolo di supporto coinvolgendo le proprie risorse nell'impresa del cliente.
Investment grade. Sono le obbligazioni che vengono giudicate idonee a preservare il capitale investito, cioè poco rischiose. Di solito, corrispondono a quelle che Standard and Poor's valuta con un Rating pari o superiore a BBB. Si tratta dunque di titoli molto affidabili e con un profilo rischio/rendimento contenuto.
Ipercomprato. In analisi tecnica indica una situazione in cui la crescita nel prezzo di un bene di investimento è stata eccezionalmente rapida, e quindi ci si può attendere delle prese di beneficio con una conseguente riduzione nel livello del prezzo del bene in oggetto.
Iperinflazione. Con il termine iperinflazione si intende una situazione di inflazione particolarmente elevata. L'iperinflazione è un fenomeno monetario, per il quale l'inflazione di un paese eccede significativamente i livelli medi mondiali. Generalmente si parla di iperinflazione quando l'inflazione mensile eccede il 50%, ossia più dell'1% al giorno. Il termine viene abusato dai giornalisti per indicare situazioni di inflazione elevata. Nella foto una signora alimenta una stufa con pacchi di banconote durante l'iperinflazione tedesca degli anni '20
Ipervenduto. In analisi tecnica un titolo è considerato ipervenduto nel momento in cui la discesa dei prezzi risulta particolarmente rapida, e quindi è possibile attendersi un movimento correttivo di direzione inversa rispetto a quello precedentemente avvenuto.
Ipo (Initial public offering). Un’Offerta Pubblica Iniziale (Initial Public Offering - IPO) è un'offerta al pubblico dei titoli di una società che intende quotarsi per la prima volta su un mercato regolamentato. Le offerte pubbliche iniziali sono promosse generalmente da un’impresa il cui capitale è posseduto da uno o più imprenditori, o da un ristretto gruppo di azionisti (a esempio investitori istituzionali o venture capitalists), che decide di aprirsi a un pubblico di investitori più diffuso contestualmente alla quotazione in Borsa. L’impresa che promuove un’IPO offre sul mercato una quota del proprio capitale azionario, o attraverso l’alienazione di azioni possedute dagli attuali azionisti (OPV, Offerta Pubblica di Vendita), o dando la possibilità agli investitori di sottoscrivere azioni di nuova emissione (OPS, Offerta Pubblica di Sottoscrizione), o sfruttando congiuntamente le due modalità (OPVS, Offerta Pubblica di Vendita e di Sottoscrizione). Va messo in evidenza che attraverso un’OPS vengono collocate sul mercato azioni di nuova emissione: in questo caso, pertanto, l’offerta comporta un aumento di capitale e una raccolta di capitale positiva per l’impresa. Per contro, nell’OPV gli azionisti controllanti dell’impresa e/o gli investitori istituzionali presenti nel capitale cedono in parte o integralmente i loro titoli: in questo caso non vi è raccolta di capitale per l’impresa, ma vi è una raccolta di liquidità da parte degli offerenti.
Ipoteca. Contratto che consente a un creditore di espropriare un bene di proprietà del debitore. Per la costituzione dell'ipoteca è richiesta l'iscrizione nei pubblici registri.
Ipoteca a tasso variabile. Tipo di contratto ipotecario, stipulato tra istituto finanziario e acquirente di proprietà immobiliare, che prevede una revisione periodica (in genere semestrale) e predeterminata del tasso di interesse, il quale viene solitamente legato a indici economici come il rendimento dei titoli di Stato o quello medio dei titoli ipotecari. Allo scopo di ridurne la rischiosità nei confronti dell'acquirente, all'incremento del tasso d'interesse viene normalmente fissato un tetto massimo.
Ipoteca di prima iscrizione. È la prima ipoteca iscritta su un determinato bene immobile, che ovviamente offre una garanzia superiore a quelle iscritte in seguito.
Ipoteca per l'acquisto. Prassi di acquisto di un bene immobile, solitamente terreni da ristrutturare, dove l'acquirente non effettua pagamenti in contante ma iscrive un'ipoteca sul bene per il valore totale, a favore del venditore.
Ipoteca trasferibile. Definizione data a un mutuo ipotecario nel caso in cui il contratto contempli la possibilità per il beneficiario del mutuo di trasferire all'acquirente dell'immobile oggetto del diritto reale il contenuto residuo della prestazione. Per esempio, se il mutuo è stato rimborsato per il 50% del valore, il nuovo acquirente subentrerà nel pagamento della quota restante senza che il venditore incorra in sanzioni.
Ipotesi del ciclo vitale. L'ipotesi del ciclo vitale o Life-cycle hypothesis elaborata da Franco Modigliani afferma che l'individuo nel corso della sua vita punta a massimizzare la somma delle utilità del consumo sotto il vincolo delle risorse di cui il consumatore dispone durante la sua vita. (Un esempio: un consumatore tenderà a risparmiare da giovane per poter poi aumentare i propri consumi da vecchio) Si ipotizza inoltre che il consumatore cercherà di consumare le proprie sostanze a un tasso stabile nel tempo, con la conseguenza che la dimensione del risparmio in un anno dipenderà dalla variazione del reddito di quell'anno intorno al valore medio delle risorse disponibili. La novità di questa ipotesi è che il consumo e il risparmio di un periodo non dipendono dal reddito di quel periodo, ma dal reddito vitale, vale a dire dall'insieme del reddito disponibile nel corso della vita.
IRAP. Imposta Regionale sulle Attività Produttive. Istituita a decorrere dal 1 gennaio 1998 a seguito dell'abolizione delle seguenti principali imposte: ILOR, CSSN, imposta sul patrimonio netto delle imprese, ICIAP, tassa concessione governativa per l'attribuzione della P.IVA. E' dovuta dai contribuenti esercenti attività produttive di beni e servizi (imprese e professionisti) e per la gran parte dei soggetti l'aliquota da applicare è pari al 4,25%. La base imponibile è costituita dal valore della produzione netta, dato dalla seguente differenza: totale ricavi e proventi - costi della produzione (ossia, materie prime e merci e variazione rimanenze, servizi, ammortamenti e svaluzioni, oneri diversi, ad esclusione dei costi per i personale e delle perdite su crediti).
IRES. L'IRES, acronimo di Imposta sul reddito delle società è una imposta proporzionale e personale con aliquota del 27,50%. Ai sensi dell'articolo 73 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi sono soggetti passivi dell'imposta sul reddito delle società:
Società di capitali, società cooperative e società di mutua assicurazione residenti nel territorio dello Stato;
enti pubblici ed enti privati, diversi dalle società, nonché i trust, residenti nel territorio dello Stato che hanno, come oggetto esclusivo o principale, l'esercizio di attività commerciale;
enti pubblici ed enti privati, diversi dalle società, nonché i trust, residenti nel territorio dello Stato che non hanno come oggetto l'esercizio di attività commerciale;
società ed enti di qualsiasi tipo, compresi i trust, con o senza personalità giuridica, non residenti nel territorio dello Stato.
L'IRES, istituita col decreto legislativo n. 344/2003, ha sostituito l'IRPEG ed è entrata effettivamente in vigore il primo gennaio 2004. Il legislatore ha voluto modernizzare il regime fiscale dei capitali e delle imprese facendo riferimento al modello prevalente nei Paesi dell'Unione Europea.
IRPEF. Imposta sui redditi delle persone fisiche. Colpisce tutti i redditi prodotti dalle persone fisiche con l'esclusione dei redditi esenti e di quelli con ritenuta alla fonte a titolo d'imposta. Questa imposta è progressiva, prevede cioè aliquote crescenti per scaglioni di reddito.
IRPEG. Imposta sui redditi delle persone giuridiche. L'aliquota normale è il 36% e si calcola sugli utili lordi di una società, qualunque sia la base imponibile. Non sono soggetti a questa imposta gli organi e le amministrazioni dello Stato, né le regioni, le province e i comuni. Dal 1 gennaio 2004 l'IRPEG è stata sostituita dall'IRES, al fine di disciplinare il regime fiscale dei capitali e delle imprese seguendo il modello prevalente nei Paesi membri dell'Unione Europea.
Irs. Vedi Interest rate swap.
ISAE. Istituto di studi e analisi economica, istituito il 4 gennaio 1999 in seguito alla fusione di Isco e Ispe; effettua le indagini congiunturali precedentemente eseguite dall’Isco, utilizzando la stessa metodologia.
Iscrizione a ruolo. Iscrizione negli elenchi dei debitori, a titolo definitivo (a esempio le imposte dovute in base alle dichiarazioni, o liquidate in base ad accertamenti definitivi) o provvisorio (a esempio, imposte risultanti da accertamenti non definitivi per i quali è stato presentato ricorso), delle somme dovute dai contribuenti ai fini della riscossione delle stesse mediante concessionario della riscossione.
Isin. International Securities Identification Numbering System. Si tratta di un codice che viene attribuito unicamente ai titoli, come definiti dalle norme ISO 6166. Tale codice consente di identificare in modo univoco presso tutti i paesi membri dell'International Organizational for Standardization (ISO) i titoli in circolazione alla data di partenza del progetto e quelli emessi successivamente. Il codice ISIN è un codice alfanumerico di 12 elementi, di cui i primi due identificano il paese di riferimento e i seguenti costituiscono il codice locale attribuito al titolo. La gestione dei codici ISIN è responsabilità delle NNAs (National Numbers Authorities). La funzione di codificazione per l'Italia è svolta dall'UIC (Ufficio Italiano Cambi).
ISO (Individual Stock Option). Contratto di opzione su singoli titoli azionari quotati nella borsa italiana.
Isoalfa. Opzioni su titoli negoziate al mercato italiano.
Isola. Raggruppamento di barre, al culmine di una tendenza, isolato dal resto del grafico per la presenza di gap.
Ispezione. Facoltà rientrante nei poteri degli uffici finanziari consistente nell'effettuazione di verifiche e ricerche e ogni altra rilevazione, direttamente nei locali destinati all'esercizio dell'attività del contribuente, avente il fine di reprimere l' evasione fiscale e le altre violazioni. L' ispezione documentale si estende a tutti i libri, registri, documenti e scritture che si trovano nei locali, compresi quelli la cui tenuta e conservazione non sono obbligatorie.
Istituti di moneta elettronica (Imel). Imprese, diverse dalle banche, che svolgono in via esclusiva l’attività di emissione di Moneta elettronica (vedi). Possono anche svolgere attività connesse e strumentali a quella esercitata in esclusiva e offrire servizi di pagamento. È preclusa loro l’attività di concessione di crediti in qualunque forma.
Istituto di credito ipotecario. Istituzione creditizia specializzata nell'erogazione di mutui a lungo termine, raccogliendo fondi attraverso il collocamento di titoli a lungo termine sul mercato finanziario.
Istituto monetario europeo (IME) È stato costituito il l° gennaio 1994, con l’avvio della seconda delle tre fasi della UEM, ed è stato posto in liquidazione il 1° giugno 1998 secondo quanto previsto dal Trattato di Maastricht. I compiti principali dell’istituto erano: la predisposizione del quadro regolamentare, organizzativo e logistico necessario per l’attuazione della fase finale, caratterizzata da una moneta e una politica monetaria uniche; la promozione del coordinamento delle politiche monetarie degli Stati membri; il controllo del funzionamento dello SME. Nel giugno 1998 è stata istituita la Banca centrale europea, che è subentrata all’IME.
Istituzione finanziaria. Soggetto che raccoglie fondi per investirli successivamente, dove le fonti di tale raccolta possono essere i mezzi propri, i depositi della clientela o i fondi provenienti dall'emissione di prestiti obbligazionari. Le finalità degli impieghi possono essere finanziamenti alla clientela, investimenti in titoli, investimenti in altri beni, ecc.
Istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. Organismi senza scopo di lucro, dotati di personalità giuridica, che sono produttori privati di beni e servizi, non destinabili alla vendita, ma in favore delle famiglie.
IUC. La nuova imposta introdotta nella Legge di Stabilità 2014 ingloba tasse e tributi dovuti in relazione alla casa (IMU) e alla produzione di rifiuti (ex Tia e Tarsu e TARES): in primis battezzata TRISE, nel maxi-emendamento del Governo approvato in Senato ha assunto la denominazione definitiva di IUC (Imposta Unica Comunale). L'imposta è composta da più parti: l'imposta IMU sul possesso di immobili (escluse le prime abitazioni), la tariffa TARI sulla produzione di rifiuti e quella TASI, che copre i servizi comunali indivisibili (illuminazione..) con una quota anche a carico dei locatari. La IUC è dunque una Service Tax composita, che si paga sia rispetto al possesso di un immobile sia alla sua locazione, applicabile tanto ai proprietari quanto agli inquilini.
IVA. Si applica con aliquote differenziate su merci e servizi e consente al produttore di detrarre l'imposta pagata per l'acquisto dei mezzi di produzione. Grava sul consumatore finale.

J

Joint venture. E' un accordo di collaborazione con cui due o più imprese che pur mantenendo la propria indipendenza giuridica necessitano di collaborare per la realizzazione di un progetto di natura industriale o commerciale e che vede l'utilizzo sinergico delle risorse portate dalle singole imprese partecipanti.
Junk Bond. Titolo spazzatura o junk bond, in inglese, è un titolo obbligazionario dal redimento elevato, ma caratterizzato da un alto rischio per l'investitore. Tale tipologia di titoli, assai diffusa nei primi anni Ottanta negli USA, viene emessa da società disposte, pur di ottenere denaro, a pagare tassi di interesse elevati. L'elevato indebitamento della società emittente comporta una elevata probabilità di fallimento della stessa. Il risparmiatore rischia quindi di perdere, in tutto o in parte, il capitale versato. I titoli spazzatura, cosiddetti "junk bonds", sono normalmente obbligazioni emesse da società che possiedono rating di livello speculativo, ossia inferiore alla tripla B.

K

Keynes, John Maynard. Economista inglese (Cambridge 1883-Firle Beacon, Sussex, 1946). Studiò a Eton e a Cambridge eccellendo prima negli studi matematici e in seguito in quelli economici. Dopo aver lavorato due anni all'India Office, accettò un incarico per insegnare Economia a Cambridge, nel 1908. Tre anni più tardi fu nominato direttore della Royal Economic Society e dell'Economic Journal. Continuò nel frattempo a interessarsi ai problemi economici dell'India, tanto da essere nominato segretario e poi membro (1913) della Royal Commission on Indian Currency and Finance, mentre veniva data alle stampe la sua prima opera di rilievo: Indian Currency and Finance in cui difendeva il gold-exchange standard contro l'allora imperante gold standard. Nel 1915 entrò al Tesoro come esperto di finanza estera e in particolare di quella interalleata e la sua abilità lo fece nominare rappresentante finanziario del Tesoro alla conferenza di Versailles. Abbandonata la conferenza per sostanziali divergenze sulle clausole del trattato, scrisse sull'argomento il polemico The Economic Consequences of the Peace (1919). Nel 1922 riprese la questione della ricostruzione postbellica e in particolare delle riparazioni. Nel 1923 pubblicò il volume Tract on Monetary Reform, ancora di critica al gold standard, in cui proponeva di difendere la stabilità dei prezzi interni controllando il prezzo dell'oro e i cambi esteri. Sferrò un nuovo attacco al ritorno all'oro nel profetico opuscolo The Economic Consequences of Mr. Churchill (1925), in cui pose in luce come la politica governativa avrebbe causato una serie di scioperi catastrofici per l'economia inglese, come poi in effetti avvenne. Nello stesso 1925 Keynes sposò Lydia Lopokova, che gli fu sempre accanto con dedizione e intelligenza. In quegli anni attese alla stesura di A Treatise on Money (1930) dove per la prima volta si trova analizzata la relazione fra risparmio e investimento. Nel 1936 usciva la sua opera principale, The General Theory of Employment, Interest and Money, dove l'aggettivo “generale” indica come egli intendesse estendere la validità dell'analisi oltre gli schemi classici della piena occupazione con riguardo quindi anche alle condizioni di disoccupazione e di sottoccupazione. L'opera vuole esaminare i fattori che determinano il volume della disoccupazione, dimostrando errata la teoria fino ad allora dominante secondo cui se esiste disoccupazione essa è dovuta al rifiuto dei lavoratori di accettare salari più bassi. Per Keynes, viceversa, il fenomeno è dovuto a una carenza di domanda effettiva, ossia a un consumo o a un investimento insufficiente. Il meccanismo è schematicamente il seguente: a ogni livello di occupazione corrisponde un certo livello di reddito e a ogni livello di reddito corrisponde una certa spesa in beni di consumo. Data quindi una certa propensione al consumo (che Keynes suppone costante nel breve periodo), il livello dell'occupazione dipende dall'ammontare d'investimenti effettuati, i quali a loro volta dipendono dalla relazione tra efficienza marginale del capitale e tasso di interesse. L'esistenza della disoccupazione è pertanto dovuta a una prevista insufficiente redditività degli investimenti o a un eccessivo tasso d'interesse. Le implicazioni di politica economica che Keynes trae da questa analisi sono di tre ordini: controllo sui tassi d'interesse bancari, controllo sugli investimenti privati e attuazione d'investimenti pubblici, forte tassazione progressiva al fine di raggiungere una più uniforme distribuzione dei redditi e quindi aumentare la propensione al consumo della collettività. Il pensiero keynesiano ha avuto una tale influenza, sia sull'evoluzione della teoria economica, sia sui concreti indirizzi di politica economica governativa da far parlare di “rivoluzione keynesiana”. I suoi contributi principali sono: dimostrazione della possibilità di un equilibrio di sottoccupazione; delineazione di una teoria macroeconomica; impulso sostanziale alle statistiche della contabilità nazionale; rilievo dato all'intervento pubblico nell'attività economica soprattutto ai fini di attenuare una depressione o frenare una fase di espansione. Nominato consigliere del cancelliere dello Scacchiere e membro del consiglio della Banca d'Inghilterra (1940) nel 1942 ebbe il titolo di lord. Frattanto elaborava un piano di ricostruzione economica e finanziaria e, in particolare, un piano monetario internazionale che prevedeva l'instaurazione di una International Clearing Union, una specie di banca centrale internazionale autorizzata a emettere una speciale moneta (Bancor). Il piano fu presentato e discusso nei negoziati che si conclusero con gli Accordi di Bretton Woods, ma gli fu preferito quello dell'americano White. Come teorico Keynes ebbe modo di esporre le sue idee nell'insegnamento a Cambridge, ma non disgiunse mai la teoria dalla pratica e, oltre alla notevole attività pubblica, in privato fu uomo d'affari, speculatore sui cambi, presidente di un'importante compagnia di assicurazioni. Altre opere: A Treatise on Probability (1921), The End of Laissez-Faire (1926), Essays in Biography (1933), The Means to Prosperity (1933), How to Pay for the War (1940).
Kick-off-meeting. Riunione che avviene durante le prime fasi dell'iter di quotazione, in cui viene presentato il progetto e vengono definite le responsabilità dei singoli soggetti coinvolti nel processo di quotazione. La ''preliminary timetable'' definisce i tempi e le scadenze previste per ciascuna fase del processo. Più genericamente è un qualunque incontro preliminare grazie al quale si dà il "calcio d'avvio" a un progetto.
Know-how. Letteralmente significa ''sapere come '' e viene tradotto in Italiano con ''conoscenza, capacità ed abilità'' accumulate da una persona , da un'impresa, da un Paese. In campo economico cedere know-how significa ''vendere'' conoscenze, competenze tecnico - scientifiche nonché esperienza, in modo tale da far funzionare al meglio un nuovo impianto o un processo produttivo o un'impresa. L'addestramento e l'aggiornamento del personale comprende il trasferimento di know how per migliorare le performance dell'impresai. Sono know-how quindi i pareri e le consulenze tecniche e/o scientifiche fornite da liberi professionisti. Nelle imprese, tra le attività di bilancio, può figurare la voce know-how dove si identifica quella parte di capitale investito in attività di ricerca e sviluppo (a valore stimato se tale attività è svolta all'interno dell'azienda con proprio personale e propri mezzi), oppure costo per l'acquisizione di conoscenze esterne (misurato dalla somma spesa per ottenerle).



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L - M - N


Laissez faire. espressione francese (propr. lasciate fare, lasciate passare), che divenne il motto del liberismo dopo che i fisiocratici la adottarono; fu coniata da J. C. M. de Gournay per invocare il non intervento dello Stato nella sfera dell'attività economica.
Lampo. Nel caso le contrattazioni in Borsa vengano effettuate a una velocità elevata, e l'indice continuo dei prezzi rimanga ritardato oltre cinque minuti rispetto al momento della conclusione delle operazioni, le quotazioni di titoli aventi volumi eccezionalmente alti sono rese note con precedenza rispetto alle altre tramite un lampo sul diffusore luminoso dei prezzi.
Lancio di un prestito (Floatation). Insieme delle operazioni connesse all'emissione e al collocamento di un prestito obbligazionario.
Largo flottante. È una società il cui azionariato è così frazionato da non permettere a nessun soggetto di avere un controllo dominante sulla gestione della società.
Lavoratori dipendenti (Wage and salary earners). Lavoratori che prestano la loro opera alle dipendenze di un datore di lavoro privato o pubblico, ricevendo una retribuzione sotto forma di salario, stipendio, provvigione, cottimo o pagamento in natura.
Lavoro autonomo. In ambito fiscale, categoria di reddito prevista dal TUI. In genere sono considerati redditi di lavoro autonomo quelli che derivano dall' esercizio, abituale e non esclusivo, di arti e professioni (sono quindi escluse tutte le attività solte sottoforma d'impresa).
Lay off. Prassi che può essere seguita dalle banche di investimento che assistono un'emissione di titoli azionari per aumento di capitale per circoscriverne la rischiosità, le quali si offrono di acquistare i titoli che gli azionisti non sottoscriveranno, allo scopo di rivenderli in un secondo istante agli investitori eventualmente interessati.
LBO (Leverage Buy Out). E' l'acquisizione di un'impresa finanziata in gran parte tramite ricorso al debito e quindi alla cosiddetta leva finanziaria. Il debito contratto viene generalmente poi ripagato con i flussi di cassa generati dall'impresa acquisita.
Lead bank. Banca con funzioni di coordinamento di un gruppo di istituzioni finanziarie, dove quest.ultime partecipano a un prestito sindacato o a un consorzio di collocamento di un.emissione di titoli.
Leading indicator. È l'indice statistico di un fenomeno economico che mostra un andamento che anticipa quello dell'attività economica aggregata. Il Commerce Department degli Stati Uniti fornisce mensilmente l'Index of leading indicator, un indice che riassume il livello di dodici grandezze economiche.
Lead manager. È la banca capofila del sindacato di emissione di un prestito, e si occupa di trattare con il debitore, di scegliere i co-lead-manager e gli ulteriori membri del sindacato di garanzia in accordo con il borrower. Deve inoltre formare il gruppo di vendita e definire le modalità dell’operazione gestendone l’esecuzione, frequentemente anche impegnandosi a collocare sul mercato la quota più rilevante; tiene inoltre la contabilità. Per queste sue funzioni, oltre al rimborso delle spese e le normali commissioni, percepisce una commissione particolare.
Lead manager book-runner. È la banca incaricata di guidare i sindacati di collocamento per le emissioni sull’euromercato. I criteri applicati per il riconoscimento e il mantenimento della qualifica di lead manager book-runner sul mercato dell’eurolira sono contenuti nel Codice di autoregolamentazione per l'ammissione e il mantenimento della qualifica di lead manager book-runner per emissioni obbligazionarie in eurolire diffuso nel novembre 1995 dal gruppo delle banche lead manager sul mercato dell’eurolira.
Lease back. E'una formula attraverso la quale una azienda si finanzia vendendo alla società di leasing una serie di beni (generalmente strumentali) e li riottiene in locazione.
Leasing. Con il contratto di leasing un soggetto (locatore o concedente) concede ad un altro (utilizzatore) il diritto di utilizzare un determinato bene a fronte del pagamento di un canone periodico. Alla scadenza del contratto è prevista per l'utilizzatore la facoltà di acquistare il bene stesso, previo l'esercizio dell'opzione di acquisto (comunemente chiamato riscatto: termine proprio di altra forma contrattuale tipica) con il pagamento di un prezzo (nel linguaggio comune prezzo di riscatto). Il primo canone corrisposto dall'utilizzatore è sempre più frequentemente di entità maggiore rispetto ai successivi e per questo viene chiamato maxicanone iniziale. Il suo scopo è quello di ridurre i rischi di perdita del concedente in caso di insolvenza dell'utilizzatore: infatti, nel caso in cui in un determinato momento l'utilizzatore dovesse smettere di pagare i canoni, il locatore si riapproprierebbe del bene il cui valore di mercato sommato al maxicanone e ai canoni già corrisposti si presume superiore ai costi sostenuti dal locatore. Per l'utilizzatore il contratto di leasing rientra nell'amministrazione straordinaria ed è una forma di locazione che può manifestarsi in tre modalità: leasing finanziario, leasing operativo e lease-back (Vedi voci). Per il locatore è della massima importanza valutare il rischio bene dell'operazione, considerando la congruità di prezzo del bene, le sue caratteristiche di utilizzo e di profitto produttivo, la sua recuperabilità, la sua ricollocabilità sul mercato, il suo valore in caso di rientro anticipato dovuto ad insolvenza dell'utilizzatore e la sua rispondenza alle normative antinfortunistiche. La valutazione del rischio bene è un'operazione complessa e specializzata, in quanto si articola sulla base di moltissimi parametri, che fornisce indicazioni indispensabili per una valutazione realistica del rischio complessivo dell'operazione, anche a tutela dello stesso utilizzatore. La valutazione di un'impresa nella scelta del leasing deve tenere conto di due ulteriori aspetti: 1 - il costo del bene è soggetto ad Iva (anche nel caso di immobili) 2 - il bene rimane di proprietà della società di leasing fino al riscatto quindi non compare in bilancio tra le immobilizzazioni con eccezione delle società che compilano il bilancio IAS secondo i cui criteri il bene va inserito fra le immobilizzazioni e il debito residuo nel passivo.
Leasing finanziario.Il leasing finanziario, più frequente, è contraddistinto dall’esistenza di un rapporto trilaterale in quanto vi intervengono tre soggetti: il locatore, che svolge l’attività di intermediario finanziario; l'utilizzatore o locatario (volgarmente definito conduttore: termine proprio di altra forma contrattuale tipica), che utilizza il bene; il fornitore, cioè colui che fornisce al locatore il bene strumentale (o l'immobile) che sarà utilizzato dall'utilizzatore. Il bene è scelto direttamente dall'utilizzatore presso il fornitore, con il quale determina le modalità della vendita al locatore; al termine del contratto, l'utilizzatore potrà acquisire la piena proprietà del bene esercitando l'opzione d'acquisto. L'utilizzatore assume tutti i rischi e le responsabilità per l’uso del bene (ma ci sono delle limitazioni, specie in campo antinfortunistico in applicazione dell'articolo 6.2 del D.Lgs. 626/94 come modificato dal D.Lgs. 242/96. I principali elementi base per calcolo del leasing sono: il costo del bene, la durata, il tasso di interesse (fisso o variabile), l'anticipo (maxicanone) ed infine il riscatto. Altri aspetti che bisogna considerare ai fini del costo del leasing sono i costi accessori come: assicurazione, assistenza, manutenzione, consulenza e spese di istruttoria.La deducibilità fiscale dei canoni di leasing finanziario è disciplinata dall'art. 102 co. 7 DPR 917/1986 (Testo Unico Imposte Dirette), introdotto con lo scopo di fissare un periodo minimo di durata del contratto. I periodi minimi fissati variano in relazione alla natura del bene, e in particolare vale la distinzione tra beni mobili (soprattutto gli automezzi a deducibilità limitata) e immobili. - Trattamento fiscale fino al 31/12/2007 La durata minima dei contratti di leasing finanziario era così distinta per i beni aventi la seguente natura: Automezzi - La durata del contratto deve corrispondere almeno a quella prevista per l'ammortamento dell'automezzo. Beni mobili (esclusi gli automezzi) - La durata deve corrispondere almeno al 50% di quella prevista per l'ammortamento del bene. Beni immobili - La durata deve corrispondere almeno al 50% del periodo di ammortamento previsto per il bene, con un minimo di 8 anni e un massimo di 15 anni. - Trattamento fiscale dal 01/01/2008 La durata minima di questo tipo di contratti è così distinta per i beni aventi la seguente natura: Automezzi non strumentali - La durata del contratto deve corrispondere almeno a quella prevista per l'ammortamento dell'automezzo (non sono state previste modifiche rispetto alla normativa previgente). Beni mobili (esclusi gli automezzi non strumentali) - La durata deve corrispondere ad almeno i 2/3 di quella prevista per l'ammortamento del bene. Beni immobili - La durata minima varia in relazione al coefficiente di ammortamento previsto per il bene immobile, con le seguenti regole: Se il coefficiente di ammortamento del bene immobile è minore del 3,7%, la durata minima è fissata a 18 anni. Se il coefficiente di ammortamento del bene immobile è compreso tra il 3,7% e il 6%, la durata minima è fissata ai 2/3 del periodo di ammortamento. Se il coefficiente di ammortamento del bene immobile è maggiore del 6%, la durata minima è fissata a 11 anni.
Leasing immobiliare.E' un contratto di leasing che ha per oggetto un immobile che deve essere costruito o comunque occupato dall'impresa. Al locatario spettano tutte le spese di manutenzione, ordinaria e straordinaria, e delle imposte.
Leasing industriale. E' un leasing che riguarda non un singolo strumento ma un intero complesso di beni, per esempio un intero stabilimento.
Leasing operativo. Nel leasing operativo un'impresa - generalmente un produttore di beni industriali - concede in uso dei beni a un terzo per un periodo prefissato in cambio di un canone.
Leasing locazione finanziaria. Si tratta di un contratto di finanziamento che, a fronte del pagamento di un canone periodico, consente di avere la disponibilità di un bene strumentale all'esercizio della propia professione o attività imprenditoriale e di esercitare, al termine del contratto, l'opzione di acquisto del bene stesso.
Leasing senza riscatto. Genere di locazione finanziaria in cui, alla fine dei periodici pagamenti dei canoni, non è contemplata l'eventualità di riscatto del diritto di proprietà del bene da parte del beneficiario.
Legge di Okun. E' una legge empirica che associa ad ogni punto aggiuntivo di disoccupazione ciclica (differenza tra tasso di disoccupazione naturale e disoccupazione totale), 2 punti percentuali di gap di produzione.

Y=π * N/FL * FL/P * P

dove P=popolazione, FL=forze lavoro, N occupati, π=produttività marginale del lavoro, il rapporto N/FL è il tasso di occupazione, e il rapporto FL/P=tasso di attività. Se teniamo costanti il tasso di attività e il reddito, e sapendo che la popolazione e il tasso di unità di prodotto per occupato (rispettivamente P e π) crescono nel tempo, ne scaturisce che il tasso di disuccupazione aumenti. Quindi le autorità di politica economica dovrebbero far aumentare il reddito e il tasso di attività nella stessa misura della popolazione e del prodotto unitario per occupato, favorendo così una diminuzione della disoccupazione nel lungo periodo.
Legge di Say. La legge di Say, detta anche legge degli sbocchi riguarda il fenomeno delle crisi economiche. Tale legge sostiene che in regime di libero scambio non sono possibili le crisi prolungate, poiché i prodotti si pagano con i prodotti e non con il denaro, che è solamente merce rappresentativa. L'offerta è sempre in grado di creare la propria domanda: ogni venditore è anche compratore. Il rimedio delle crisi non doveva perciò, secondo Say, ricercarsi tanto in misure restrittive dell'importazione, quanto nell'incremento di quelle produzioni che servissero all'esportazione. In ogni caso, poi, il libero scambio fungerebbe di per sé da rimedio, portando di necessità alla formazione di un nuovo equilibrio economico. Questa legge è detta pure legge degli sbocchi, poiché ogni produzione troverebbe sempre un naturale sbocco sul mercato. Say quindi era convinto che il mercato lasciato a se stesso tende a raggiungere l'equilibrio di piena occupazione. Ci sono due corollari della legge:

  • ogni produzione genera un reddito di importo equivalente
  • tutto il reddito viene sempre interamente speso (direttamente o indirettamente).

Leptocurtosi. Proprietà di una distribuzione di avere un numero di osservazioni che si posizionano lontano dalla media in quantità superiore a quello predetto dalla distribuzione normale standardizzata.
Lettera. Il miglior prezzo di vendita di un titolo, ovvero il prezzo al quale si è disposti a vendere una determinata attività finanziaria o una commodity. Di regola la lettera è più alta del denaro.
Lettera di credito. La lettera di credito è un documento, emesso da un istituto di credito, che funge da garanzia affinché un soggetto possa ottenere un finanziamento da parte di altri soggetti, che possono essere a loro volta delle banche oppure dei fornitori. Viene usata spesso nelle operazioni di esportazione e importazione (credito documentario) quando l'acquirente mette a disposizione del venditore una determinata somma per la fornitura di beni e servizi; somma che il venditore riceverà solo a determinate condizioni pattuite in partenza e che la banca si fa garante di controllare. Per la regolamentazione di queste operazioni si fa riferimento alle Norme ed Usi Uniformi. Tra questi documenti sono usualmente richieste le fatture commerciali, un documento di trasporto (lettera di vettura terrestre, lettera di vettura aerea, lettera di vettura ferroviaria, polizza navale ecc.) normalmente fornito dallo spedizioniere incaricato del trasporto, un certificato di assicurazione, un certificato di origine, un certificato di qualità, un elenco delle merci spedite ecc.ecc. La banca ha l'impegno di controllare la correttezza della documentazione fornita e, in caso positivo, di accreditare l'importo della lettera di credito al beneficiario. La validità della lettera di credito è anch'essa concordata in partenza, sia nelle tempistiche di consegna dei materiali che nella durata della sua validità. La lettera di credito può essere.

  1. Revocabile oppure irrevocabile. Con revocabilità si intende la possibilità data all’ordinante oppure alla banca di quest’ultimo, di annullare o modificare la L/C, quindi di ritirare o variare l’impegno senza l’autorizzazione del beneficiario.Una L/C revocabile, perde la sua funzione di garanzia nei pagamenti. Non a caso non è quasi mai utilizzata. Ogni credito deve indicare in modo esplicito se è revocabile oppure irrevocabile. In caso di mancata indicazione esso è considerato irrevocabile.
  2. Confermata oppure non confermata. La conferma indica un impegno solidale assunto dalla banca intermediaria (del venditore) nel pagamento. In questo caso la banca intermediaria non svolge solamente il ruolo della banca avvisante, ma è un soggetto attivo nell’operazione; si parlerà quindi di banca confermante. Il ricorso a una lettera di credito confermata viene in genere fatto da quei soggetti che operano con paesi a rischio politico, temendo il mancato pagamento da parte della banca emittente. Naturalmente, nel momento in cui si chiede l’apertura di una L/C confermata, si dubita della banca emittente, nonché del paese dell’acquirente; quindi alcune nazioni tra cui, in primis, la Cina e l’Iran, hanno vietato la possibilità di aperture di L/C confermate, in quanto ritenute offensive.
  3. Domiciliata presso le casse della banca emittente oppure della banca intermediaria. Con la domiciliazione si fa riferimento alla piazza. Quest’ultima è il luogo dove il beneficiario deve presentare la documentazione richiesta per ottenere il pagamento. Quindi se la piazza è quella dell’Acquirente, i documenti viaggiano a rischio del venditore.
  4. Trasferibile oppure non trasferibile. Trattandosi di un credito, la L/C può essere ceduta, quindi trasferita totalmente o parzialmente a terzi beneficiari (es. fornitori del venditore) . Affinché ciò possa accadere, essa deve contenere la clausola della trasferibilità. Il credito può essere trasferito una sola volta.
  5. Pagamento a vista (at sight) oppure differito. Con il pagamento a vista, il beneficiario riceve la prestazione al momento della consegna dei documenti. Con quello differito, il pagamento avviene in un tempo successivo al momento della presentazione dei documenti e ben determinato (es. 90 gg. – 120 gg)
  6. Per un’unica operazione oppure per una pluralità di operazioni.  In caso che la L/C sia stata aperta per una pluralità di operazioni, si fa riferimento al credito “revolving”, dove viene indicato l’importo massimo utilizzabile e il numero dei ripristini possibili.  

Lettera di credito aperta. Atto emesso da una banca per offrire una garanzia di secondo grado per le obbligazioni finanziarie che sono contratte dal beneficiario della lettera di credito, quando non viene rimborsato il prestito.
Lettera di investimento. Accordo attraverso il quale l'acquirente in titoli di nuova emissione si impegna a detenerli in portafoglio senza collocarli sul mercato, come garanzia del proprio impegno all'investimento nella società a medio lungo termine.
Lettera sul mercato. Pubblicazione solitamente riservata, o disponibile su abbonamento, che riporta previsioni e valutazioni analitiche sulle tendenze attuali, in uno o più mercati. Questo genere di pubblicazione è spesso distribuita dalle case di brokeraggio, che riportano una serie di titoli dei quali consigliano l'acquisto.
Leva finanziaria (o leverage). La scelta che un'impresa fa di indebitarsi e di quanto indebitarsi va presa sulla base di un'attenta analisi della struttura patrimoniale e dell'effetto che esso ha sulla remunerazione del patrimonio netto. In particolari circostanze e a parità di Reddito operativo, il ricorso all'indebitamento produce un effetto di moltiplicatore finanziario sul Roe. Ciò fa sì che le valutazioni sull'indebitamento devono prendere in considerazione l'effetto che esso ha sul reddito. Il rendimento del patrimonio netto al lordo delle imposte è espresso dalla seguente formula 1):

                               Re =    (RO - i D)                                         1)
                                               E
Re = Rendimento del patrimonio netto al lordo delle imposte
RO = Reddito operativo
D = Totale dei debiti a titolo oneroso
i = costo medio dei debiti
E = Patrimonio netto (equity).

La redditività del capitale complessivamente investito, al lordo delle imposte, è espressa dalla formula 2):

                                  Rci =   RO                                         2)
                                            (E + D)
Rci = Redditività del capitale complessivamente investito.

Inserendo il valore di RO ricavato dalla formula 1) nella formula 2) si ottiene la 3):

                              Rci (E + D) -iD = Re * E                              3)
e quindi:
                              Re = Rci + D * (Rci -i)                                  4)
                                                E
da cui
                Re (1 - Af) = Rci (1 - Af) + D * (Rci -i) (1 - Af)        5)
                                                          E
Af = Aliquota fiscale.

Esprimendo, pertanto,  tutto al netto dell'imposizione fiscale si ottiene la formula che lega il Roe al Roi:

                                    Roe = Roi + D (Roi -i')                           6)
                                                        E
i' = i (1 - Af)

In assenza di debiti, D = 0,  e a parità di reddito operativo la redditività del patrimonio netto coincide con quella del capitale complessivamente investito netto, Roe = Roi. Lo stesso vale se il Roi è pari all'onerosità dell'indebitamento. Fin tanto Roi › i', l'impresa ha convenienza ad indebitarsi perché il Roe tende a crescere; di converso, se l'onerosità dell'indebitamento assorbe la redditività operativa i' › Roi, allora è necessario ridurre l'indebitamento per evitare un effetto leva negativo sulla redditività del patrimonio netto. L'effetto di leva finanziaria (leverage), cioè l'effetto generato sulla redditività del patrimonio netto dall'andamento del Roi e dall'onerosità dell'indebitamento, andrebbe approfondito, e, comunque, trattato con estrema cautela.
Leva operativa. La leva operativa (o Operating leverage) è un indicatore di struttura della gestione operativa di un'impresa, dato dal rapporto fra il reddito e il valore della produzione, con riferimento a uno specifico investimento o a un insieme di attività. In particolare il grado di leva operativa indica la sensibiltà del reddito alla variazione dei ricavi

Leva Operativa={Fatturato - Costi Variabili \over Reddito Operativo}\cdot

che si può esprimere anche come il rapporto tra il margine di contribuzione ed il reddito

Leva Operativa={Mdc\over Reddito Operativo}\cdot


Leva speculativa. Termine finanziario che indica il moltiplicatore di un'opzione o di un warrant. Un caso eclatante di sfruttamento della leva speculativa è dato dagli hedge fund. Questi soggetti economici spesso utilizzano valori della leva assai elevati, anche superiori a mille; ossia, l'indebitamento finanziario netto di un hedge fund è spesso mille volte superiore al suo patrimonio netto.
Leverage buyout (LBO). Acquisto di un'azienda finanziato in gran parte ricorrendo all'indebitamento. Il debito viene solitamente rimborsato con i futuri utili e/o con la vendita di parte dell'attivo patrimoniale.
Liberalizzazione. E' un processo legislativo che consiste, generalmente, nella riduzione di restrizioni precedentemente esistenti. Tipicamente, ci si riferisce alla liberalizzazione economica, specialmente alla liberalizzazione del commercio e del mercato del capitale. Sebbene la liberalizzazione economica sia spesso associatata con la privatizzazione, i due fenomeni possono restare quantomai distinti. A esempio l'Unione Europea ha liberalizzato i mercati del gas naturale e dell'energia elettrica, istituendo un sistema di concorrenza. Nonostante questo alcune delle principali compagnie elettriche europee, come la EDF o la Vattenfall, sono rimaste parzialmente o totalmente di proprietà dei governi. I servizi pubblici liberalizzati e privatizzati possono essere dominati da poche grandi compagnie, particolarmente in settori che richiedono grossi investimenti e grossi costi irrecuperabili, come a esempio nel settore del gas, dell'elettricità e della distribuzione dell'acqua (i cosiddetti monopoli naturali). In alcuni casi questi possono rimanere.
Liberati. Vengono così definiti i sottoscrittori di titoli di nuova emissione non più legati da norme contrattuali a rispettare il prezzo di contrattazione stabilito nell'accordo di sottoscrizione, e che perciò possono effettuare compravendite dei titoli stessi ai prezzi correnti di mercato.
Liberismo. E' una teoria economica, filosofica e politica che prevede la libera iniziativa e il libero commercio (abolizione dei dazi) mentre l'intervento dello Stato nell'economia si limita al massimo alla costruzione di adeguate infrastrutture (strade, ferrovie ecc.) che possano favorire il commercio. Il liberismo è considerato da molti come l'applicazione in ambito economico delle idee liberali, sulla base del concetto "democrazia vuol dire libertà economica" coniato da Friedrich von Hayek. Liberismo e liberalismo. Sebbene per entrambi si usi spesso l'aggettivo liberale, c'è differenza tra liberismo e liberalismo: mentre il primo è una dottrina economica che teorizza il disimpegno dello stato dall'economia (perciò un'economia liberista è un'economia di mercato solo temperata da interventi esterni), il secondo è un'ideologia politica che sostiene l'esistenza di diritti fondamentali e inviolabili facenti capo all'individuo e l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (eguaglianza formale). Nella lingua inglese i due concetti tendono a sovrapporsi nell'unico termine liberalism. Alcuni dànno come analogo inglese di liberismo il termine free trade (libero commercio). Un termine francese spesso usato in modo equivalente è laissez faire (lasciar fare). Storicamente una prima forma limitata di liberismo e capitalismo si verificarono negli antichi Stati italiani e nei liberi comuni con l'organizzazione delle prime importanti banche quindi l'avvento dei primi banchieri o capitalisti nel XIV secolo tra i quali noti furono alcuni membri delle famiglie Frescobaldi, Bardi e Peruzzi; nel secolo successivo noti furono Datini, Pazzi e Medici che con i loro notevoli prestiti finanziari a sovrani francesi e inglesi diedero impulso agli scambi commerciali europei. Facoltosi mercanti italiani contribuirono molto allo sviluppo del commercio nordeuropeo: difatti, nel 1487 Anversa si dotò di un edificio costruito per stabilirvi la prima borsa valori del mondo frequentata prevalentemente da operatori italiani. Poi il liberismo non ebbe modo di svilupparsi ulteriormente in Italia ed Europa a causa delle numerose guerre e politiche economiche protezionistiche adottate dalle più ricche nazioni europee comunque nel XVIII secolo economisti e filosofi di vario tipo pubblicarono libri che teorizzavano sistemi liberisti, non usando il termine liberismo ma l'espressione liberi scambi commerciali internazionali, che poi furono approvati dall'economista Vilfredo Pareto, il quale però successivamente analizzò i punti deboli del libero scambio e quelli dell'economia pianificata di tipo socialista elaborando una sua originale teoria.
Libero scambio. Condizione in cui il commercio tra due o più nazioni avviene senza restrizioni di qualsiasi tipo.
LIBID (London Interbank Bid Rate). E' il tasso di interesse al quale le banche inglesi assumono depositi in divisa sul mercato interbancario internazionale. Sigla di London Interbank Bid Rate.
LIBOR. È il tasso d'interesse (lettera) sui depositi di una determinata divisa, generalmente eurodollari, che viene applicato dalle principali cinque banche internazionali per i reciproci finanziamenti. È un tasso variabile, utilizzato spesso come tasso di riferimento per la concessione di finanziamenti alla clientela. Si tratta di uno dei "key rates", e viene rilevato ogni mattina alle ore 11 di Londra.
Libri contabili. L'insieme dei libri e registri richiesti dalla normativa fiscale per la rilevazione dei fatti aziendali e delle componenti reddituali. A seconda del volume dei ricavi (maggiori o minori di euro 309.874,1) esiste l'obbligo o la facoltà di tenere determinati libri o registri. Infatti, nel regime semplificato, adottabile dai soggetti con ricavi inferiori a euro 309.874,1) è possile utilizzare esclusivamente i registri IVA, e il registro beni ammortizzabili; per i soggetti con ricavi superiori al predetto limite, è altresì obbligatoria la tenuta del libro giornale, del libro invetari, delle scritture ausiliarie ed in alcuni casi le scritture ausiliarie di magazzino.
Libri sociali. Sono i libri prescritti dal codice civile per la registrazione dei fatti relativi alla vita dell'impresa e dei relativi organi. I principali sono i seguenti: libro soci, libro assemblee dei soci, libro consiglio d'amministrazione (qualora esista), libro comitato esecutivo (qualora esista), libro collegio sindacale (qualora esista).
Libro. Nel campo degli investimenti, il totale degli acquisti e delle vendite di uno o più beni, gestito solitamente in modo unitario. In contabilità, i libri di un'impresa ovvero l'insieme dei documenti in cui vengono registrate tutte le operazioni gestionali.
Libro corto. Portafoglio di investimenti e passività sensibili ai tassi d'interesse in cui vi è un'esposizione al rischio di rialzo dei rendimenti. Se ciò accadesse si avrebbe una perdita nel risultato reddituale complessivo. In questo tipo di portafoglio, la duration media delle attività e superiore alla duration media delle passività.
Libro del termine. Insieme dei contratti a termine sul mercato dei cambi di un'istituzione finanziaria.
Libro dello specialista. Il documento dello Specialist sul quale vengono registrati i titoli posseduti, gli ordini ricevuti, quelli eseguiti e quelli ancora in essere.
Libro non coperto. Insieme di strumenti finanziari attivi e passivi, in una o più valute, tra i quali non esiste una perfetta compensazione nei confronti dell'influenza da parte di variabili che ne condizionano il valore.
Licenza. Autorizzazione pubblica che permette l'esercizio di una specifica attività economica, come le autorizzazioni di esercizio dell'attività bancaria concesse a una casa madre o alle relative agenzie.
Liffe (London International Financial Futures Exchange). Uno dei principali mercati mondiali di derivati. Ha sede a Londra; vi si trattano futures e opzioni su strumenti finanziari, materie prime e tassi di interesse.
L.I.F.O (Last in, first out). Si tratta di un criterio di movimentazione del magazzino in base al quale ai beni in rimanenza si attribuiscono i prezzi degli acquisti più lontani nel tempo. Il metodo consente di comprimere il valore del magazzino e, in parte, risultato economico e imposte; il Lifo non è consentito alle imprese che applicano gli IAS/IFRS.
LIMEAN (London Interbank Median Average Rate). Tasso d'interesse su eurodivise ottenuto dalla media aritmetica tra il LIBOR e il LIBID.
Limite. Qualsiasi livello grandezza aziendale o finanziaria in genere, che non può essere oltrepassato per disposizioni di carattere legale o statutario, come per esempio i limiti di oscillazione giornaliera dei prezzi di un titolo, fissati dalle autorità di Borsa, o limiti legati alle concessioni di fido a un unico soggetto da parte delle banche.
Limite di contrattazione. Il numero massimo di contratti che possono essere negoziati durante una sessione presso quelle Borse valori che sono specializzate in strumenti derivati. Con questo termine si indica anche la massima oscillazione di prezzo che un contratto future può avere durante la stessa giornata di quotazione, oltre il quale interviene l'autorità di Borsa che ordina la sospensione delle contrattazioni.
Linite di esercizio. Il massimo numero possibile di opzioni facenti parte di una determinata classe, che può essere esercitato entro 5 giorni lavorativi.
Linite di fido. È un finanziamento massimo che può essere ottenuto da un unico soggetto, definito da norme legali o presenti nello statuto.
Limite di oscillazione. Oscillazione massima del valore della quotazione di un titolo nel corso di una giornata di contrattazione stabilita dalle autorità di Borsa.
Limite di posizione. Per quanto riguarda il campo degli investimenti in strumenti derivati, il position limit è il numero massimo di contratti di una stessa categoria, option o future su un determinato bene sottostante, che possono essere in possesso di un unico soggetto. Il limite può variare da Borsa a Borsa e da prodotto a prodotto.
Limite legale di fido. È il limite che per legge non può essere oltrepassato nella concessione di credito a un solo soggetto, che viene solitamente espresso come una percentuale sul totale degli impieghi.
Limite superiore/inferiore. I due prezzi raffiguranti la massima oscillazione che un titolo, o un contratto future, può avere lungo un'intera giornata di contrattazione. Nel caso di notizie estremamente negative, un certo titolo può quotare limit down anche per diversi giorni consecutivi.
Limited company. Società a Responsabilità Limitata (UK), società nella quale i soci sono responsabili delle obbligazioni sociali solo nei limiti della quota versata.
Linea di credito. Accordo formale o informale che consente al correntista (anche impresa) di mantenere sul conto saldi passivi fino a un certo ammontare.
Linea di tendenza. La linea che identifica in un grafico la tendenza del prezzo di un titolo. Questa linea può essere ascendente o discendente a seconda dell'andamento del titolo.
Links. Collegamenti tra depositari centralizzati nazionali, basati su rapporti contrattuali e operativi, per consentire il trasferimento transfrontaliero dei titoli da un sistema all’altro. Effettuato il trasferimento, i titoli possono essere utilizzati secondo le procedure locali allo stesso modo di qualunque altra garanzia. I collegamenti sono considerati idonei per le operazioni di credito dell’Eurosistema (cosidetti eligible links) se soddisfano gli standard definiti dall’Eurosistema stesso, che sottopone a valutazione i nuovi collegamenti e gli aggiornamenti dei collegamenti ritenuti già idonei.
Liquidabilità. Velocità a cui un titolo può essere venduto sul mercato. è quindi una valutazione della capacità del mercato di assorbire ordini di compravendita sul titolo.
Liquidatore. E' il soggetto da cui vengono effettuate le operazioni di liquidazione di un'impresa. In genere, se non indicati nell'atto costitutivo, vengono nominati dall'assemblea straordinaria. Devono compiere tutti gli atti necessari per la realizzazione dell'attivo, ma hanno il divieto di intraprendere nuove operazioni.
Liquidazione (Unwinding). Riferito a una posizione, estinzione mediante un'operazione di segno contrario.
Liquidazione coatta amministrativa. La liquidazione coatta amministrativa è un provvedimento preso nei confronti di imprese il cui fallimento viene giudicato troppo gravoso per l'impresa o per lo Stato. In questi casi si tende a trovare soluzioni indirizzate appunto verso la liquidazione.
Liquidazione di un'impresa. E' la procedura, obbligatoria per le società di capitali, che consegue allo scioglimento di un'impresa. Secondo il codice civile, lo scioglimento di un'impresa avviene nei seguenti casi: 1) per il decorso del termine; 2) per il conseguimento dell'oggetto sociale o per la sopravvenuta iimpossibilità di conseguirlo; 3) per l'impossibiità di funzionamento o per la continuata inattività dell'assemblea; 4) per la riduzione del capitale al di sotto del minimo legale; 5) per deliberazione dell'assemblea; 6) per le altre cause previste dal codice civile.
Liquidazione IVA. Determinazione dell'IVA dovuta per il periodo di riferimento (mese o trimestre) mediante l'effettuazione della seguente differenza: IVA sulle vendite imponibili - IVA sugli acquisti per i quali è ammessa la detrazione. Se dal calcolo risulta una differenza a favore del contribuente, il relativo importo è computato in detrazione nel periodo successivo.
Liquidità (liquidity). È il grado di facilità con il quale un'attività può essere convertita in denaro liquido. Riferito all'impresa, la liquidità indica la capacità di fornire denaro contante per affrontare il fabbisogno finanziario giornaliero connesso alla gestione. Può essere accertata mediante:

  1. l'analisi per margini, impiegando il capitale circolante netto e il margine di tesoreria,
  2. l'analisi per indici,
  3. il rendiconto finanziario di cassa.

LD. Liquidità differita.
LI. Liquidità immediata.
Liquidity pooling. Servizio opzionale offerto dalla piattaforma unica condivisa di TARGET2 che consente ai partecipanti al sistema appartenenti a gruppi bancari di gestire in modo accentrato la liquidità disponibile nel corso della giornata operativa.
Lira. La lira origina da un peso, che i romani chiamavano libbra e che equivaleva circa a 325 grammi. Ma non era una moneta vera e propria. La trasformazione della libbra in unità del sistema monetario risale alle riforme di Carlo Magno, tra il 781 e il 794. Venne stabilito il monometallismo argenteo e istituito il denaro d’argento, come unica moneta legale. In teoria la libbra manteneva il carattere di peso, in pratica la gente, non avendo a disposizione un multiplo effettivo del denaro, trovò comodo usare la libbra come multiplo ideale di conto. In pratica, siccome da una libbra d'argento si ottenevano 240 denari, anziché dire 240 denari si cominciò a dire: una lira (proprio da libbra). Così cominciò la storia monetaria della lira, inesistente come unità materiale ma che rappresentò l'unità di misura riconosciuta da quasi tutto l'Occidente cristiano del tempo. Le conquiste territoriali dei Carolingi fecero dell'Occidente cristiano un'unica area monetaria, distinta da quella bizantina e musulmana. I confini dell'area della lira non abbracciarono però mai tutta l'Italia: il Meridione rimase sottoposto all'influenza monetaria bizantina o araba.
Il Duecento A metà del Duecento, nel Centro-Nord, erano sei le monete fondamentali a Nord di Roma: quelle di Venezia, di Milano, di Asti, della Savoia, di Genova e di Firenze. Alla fine del Quattrocento la lira di maggior valore era quella genovese che aveva una parità argentea di poco meno di 13 grammi di fino; la lira imperiale valeva 8,6 grammi, quella veneziana 6,2, quella fiorentina 5,7.
Il Settecento Il Settecento fu tempo di riforme e riorganizzazione, anche in campo monetario. In quel periodo esisteva una grande varietà di monete: in ogni stato si trovavano pezzi coniati in epoche diverse, di disparati valori intrinseci e a questi si aggiungevano le monete straniere.
Nello Stato di Milano, all'epoca del Beccaria, sembra che circolassero 22 monete d'oro e 29 d'argento. Si trattava, ovunque, di stabilizzare la parità metallica della moneta. Nel pieno dell'ondata rivoluzionaria francese, il 7 aprile 1795, una legge stabilì che l'unità monetaria avrebbe preso il nome di franco al posto di quello di lira usato fino ad allora. La nuova Francia aveva dunque un nuovo sistema monetario.
La lira napoleonica Il predominio economico e culturale francese in Italia durante il periodo napoleonico ebbe ricadute anche in campo monetario. Napoleone ordinò il 21 marzo 1806 che la moneta del regno d'Italia, pur conservando il nome di lira, fosse la replica del franco: una moneta che sul diritto recava l'anno di emissione e la legenda "Napoleone imperatore e re” e sul rovescio lo stemma del regno e l'indicazione del valore nominale. Questa fu la prima moneta coniata che portò l'indicazione di lira italiana. Le prime emissioni dalle zecche di Milano, Bologna e Venezia si ebbero nel 1807, con monete da 40, 5 e 2 lire; l'anno successivo vennero coniate anche monete da 20 lire e da 1 lira, caratterizzata da un peso di 5 g ed un titolo d'argento di 900/1000. Dopo la fine del Regno d'Italia nel 1814, la lira riappare nel 1815 nel Ducato di Parma e Piacenza con l'introduzione della monetazione decimale da parte della duchessa Maria Luigia di Asburgo. Il taglio delle monete era da 1, 2, 5, 20 e 40 lire.
La lira italiana Nel 1861, con la riunificazione dell'Italia sotto i Savoia, la lira torna ad essere la valuta italiana ed il 24 agosto 1862 ebbe corso legale e sostituì tutte le altre monete circolanti nei vari stati pre-unitari: 1 lira da 5 g di argento al titolo 835/1000 corrispondeva a 0,29 g d'oro fino oppure a 4,495 g d'argento fino. A causa della crescita del debito pubblico susseguente all'unificazione, nel 1866 per la lira viene stabilito il corso forzoso (vedi voce), con una limitata convertibilità ristabilita nel 1892. Nel 1893 viene messa in liquidazione la Banca Romana e creata la Banca d'Italia, con una copertura aurea di almeno il 40% delle lire in circolazione. L'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale, con la conseguente penuria di metallo, fece ripristinare il corso forzoso, abolito nel 1909 e che durò fino al 1927, quando 1 lira corrispondeva a 0,07919 g di oro fino. L'obbligo della copertura in oro venne abolito nel 1935 e nel 1936 la valutazione venne portata a 0,04677 g. La convertibilità venne ripristinata nel 1960 grazie all'ammissione al Fondo Monetario Internazionale, con una lira corrispondente a 0,00142 grammi d'oro o a 625 lire per dollaro. Il 1º gennaio 1999 entrò in vigore l'Euro, il cui tasso di cambio irrevocabile con la lira era stato fissato il giorno precedente. Da quel momento la lira rimase in vigore solo come espressione non decimale dell'euro, anche se monete e banconote continuavano ad essere denominate in lire. Per tutte le forme di pagamento "non-fisiche" (trasferimenti elettronici, titoli, ecc.), invece, da quella data si adottò solo l'euro. Il 1º gennaio 2002, con l'entrata in circolazione delle monete e banconote in euro, si aprì una fase di doppia circolazione: le monete e banconote in lire vennero ritirate definitivamente dalla mezzanotte del 28 febbraio 2002, anche se quelle con corso legale fino a quella data, possono essere ancora scambiate presso le filiali della Banca d'Italia fino al 29 febbraio 2012. Quindi il 2002, fu l'ultimo anno nel quale vennero emesse le serie divisionali in lire di monete proof e fior di conio. Inoltre vennero emesse altre serie speciali per ricordare gli anni d'oro della valuta appena abbandonata. Il tasso di conversione irrevocabile è di 1.936,27 lire italiane per 1 euro.
Lista dei prezzi. Sistema elettronico che permette di rilevare e divulgare le oscillazioni di prezzo fatte registrare dai titoli presso le Borse valori degli Stati Uniti. Il termine definisce anche la sigla attribuita a un titolo per renderlo riconoscibile.
Liste di attesa. Meccanismo attraverso il quale gli ordini di trasferimento di fondi sono tenuti in sospeso finché sul conto di regolamento dell’ordinante non sia disponibile una copertura sufficiente. Possono essere di tipo accentrato, se gestite a livello di sistema dalla procedura che riceve l’ordine, e di tipo decentrato, se gestite dai singoli operatori prima di inviare l’ordine di pagamento. Le liste di attesa hanno fatto parte della procedura di regolamento lordo BI-Rel e, dal 16 giugno 2003, della nuova versione del sistema. Dal 19 maggio 2008 il servizio è disponibile nel sistema TARGET2.
Lista di controllo (Watch list). Elenco di banche, società finanziarie o titoli sotto osservazione. Possono essere titoli che un operatore consiglia di acquistare o vendere, oppure di organismi finanziari che le autorità stanno esaminando per controllare che l’attività risponda alle norme di legge.
Listino di borsa. Pubblicazione giornaliera sulla quale sono riportate le quotazioni di tutti i titoli di Borsa e le relative quantità trattate.
Listino ufficiale. Documento in cui sono riportate le quotazioni dei valori mobiliari trattati nel mercato ufficiale.
Livello (borsa) In gergo borsistico indica una buona quotazione non strettamente operativa, che prima di essere conclusa richiede un'ulteriore conferma. Viene utilizzato dall'intermediario per trovare una serie di prezzi al fine di soddisfare un ordine della clientela in più operazioni concluse separatamente.
Livello medio dei prezzi (L). E' la media tra cinque indicatoridel livello dei prezzi elaborati dalla Banca d'Italia.
LMBO (Leveraged Management Buy-Out). Meccanismo con cui i dirigenti di un'impresa acquistano la stessa basandosi sulle proprie risorse personali, ma soprattutto su finanziamenti ottenuti grazie al valore dell'impresa da acquisire.
Locazione (lease). Tipo di contratto attraverso il quale il proprietario di un bene lo concede in utilizzo a un altro soggetto dietro il pagamento di un canone. Si indica anche il collocamento sul mercato primario, e la vendita ai sottoscrittori.
Locazione a leva. E' un tipo di locazione finanziaria in cui interviene, oltre al locatore e al conduttore, anche un terzo soggetto, una banca o un'istituzione finanziaria, che fornisce al locatore una percentuale significativa, di solito la metà del totale, del capitale utile all'acquisto del bene offerto in locazione. Il locatore, potrà rimborsare il prestito e ottenere il margine di profitto attraverso i canoni che riceve dal conduttore.
Locazione aperta. Si intende quella locazione finanziaria, in cui le rate periodiche sono inferiori a quelle solite, ma devono venire compensate da un pagamento di dimensioni maggiori alla fine del contratto.
Locazione di capitale. Locazione di beni d'investimento a lungo termine, ottenuta attraverso una società finanziaria che inizialmente acquista il bene diventandone proprietaria e che lo cede successivamente in locazione all'impresa, dietro pagamento di quote periodiche.
Locazione finanziaria (leasing). Contratto tramite il quale il proprietario di un determinato bene lo concede in utilizzo a un altro soggetto dietro il pagamento di un canone, con la possibilità di acquistarne la proprietà al termine del periodo contrattuale dietro pagamento di un prezzo prestabilito.
Locazione finanziaria (financial lease). Tipo di leasing, o locazione finanziaria, dove la società finanziaria si impegna solamente a fornire la costruzione finanziaria dell'operazione, mentre rimangono a carico del cliente gli oneri assicurativi, i cosi di manutenzione e di gestione del bene in oggetto.
Locked in (Bloccato). Nel caso di investimenti in titoli, ci si riferisce a quegli investitori che non hanno intenzione di vendere i titoli in possesso perché non ancora scaduti i termini di legge minimi che permettono un trattamento fiscale più favorevole dei capital gain. Questo termine viene riferito anche al rendimento di un titolo (per esempio un certificato di deposito o un buono del Tesoro), che grazie alla sua struttura permette un risultato in termini d’interesse che non è influenzato dalla dinamica dei rendimenti di mercato.
Lock up. Accordo tramite il quale colui che offre parte della propria partecipazione al pubblico, si impegna nei confronti dei coordinatori dell'offerta a non effettuare operazioni di vendita per un determinato periodo di tempo, senza il preventivo consenso dei coordinatori.
Lodo atbitrale. Nell'arbitrato, la decisione emessa dagli arbitri riguardo alla controversia per la quale sono stati chiamati a pronunciarsi.
Londra-Milano. Il 23 giugno 2007 è stato siglato l'accordo di fusione tra la Borsa italiana e il listino inglese del London Stock Exchange (LSE). Lo hanno annunciato le due società in una nota, nella quale indicano in 4,9 azioni del LSE lo scambio per ciascuna azione di Piazza Affari, valutata così a 1,634 miliardi di euro. Il valore combinato dei due gruppi è stimato ora a 5,777 miliardi di euro. Le due borse rafforzano così la loro posizione nei confronti del gigante NYSE Euronext.
Long. Termine riferito a una posizione risultante dall'acquisto di un titolo o di uno strumento derivato.
L'ora delle streghe. Il giorno in cui alla Borsa di New York avviene la contemporanea scadenza dei contratti di opzione sui titoli, opzione su indici di Borsa e future su indici. In conseguenza dell'attività degli arbitraggi in quei giorni possono verificarsi intense oscillazioni dei prezzi. Queste situazioni si presentano quattro volte all'anno, il terzo venerdì dei mesi di marzo, giugno, settembre e dicembre.
Loss ratio. Ramo danni: il rapporto tra costo dei sinistri e sul premi netti di competenza (e non dell'esercizio). Combined ratio = expense ratio + loss ratio. Al netto della riassicurazione.
Lotto. Insieme di titoli trattati unitamente sul mercato.
Lotto minimo. Quantità minima negoziabile del titolo.
Lotto rotondo. È l’unità base di contrattazione dei beni di investimento, per esempio un numero minimo di titoli o di un controvalore minimo di contrattazione. Vengono chiamati invece Odd Lot gli ammontari inferiori e le spezzature.
LTRO. Le operazioni di LTRO (longer-term refinancing operation) sono operazioni finanziarie effettuate dalla Bce guidata da Mario Draghi a seguito dell'inizio della crisi del debito sovrano dei paesi europei. Tale operazione può essere riconducibile alle operazioni di quantitative easing (vedi voce) effettuate dalla Fed. LTRO consiste in un'asta di liquidità in cui la BCE concede un prestito alle banche richiedenti, della durata di 3 anni e con un tasso di interesse agevolato dell'1% annuo. In cambio la BCE riceve dalle banche una garanzia sul prestito, detta "collaterale". La garanzia è composta solitamente da obbligazioni governative (titoli degli stati membri dell'UE), la BCE accetta come collaterale anche titoli privi di valore (ad esempio quelli emessi dalla Grecia, dichiaratasi insolvente). La lista degli asset eligibili per essere usati come collaterale viene pubblicata sul sito della BCE ed è aggiornata più volte al mese. Le due tranches di operazioni sono avvenute:
- Il 22 dicembre 2011, 523 banche hanno partecipato all'asta LTRO, richiedendo 489,191 miliardi di euro.
- Il 29 febbraio 2012, 800 banche hanno partecipato all'asta LTRO, richiedendo 529,53 miliardi di euro.
La scelta di governance della Bce effettuata da Mario Draghi è stata positivamente vista dal mondo politico ed economico del vecchio continente (eccetto resistenze da parte della Germania), riuescendo a rimuovere lo spettro di una crisi bancaria di dimensioni enormi. Dall'altro lato però le operazioni non sono riuscite a far ripartire l'economia dell'eurozona.
Lucro cessante. Un sinistro (a esempio un incendio) comporta oltre ai danni reali il danno costituito dal mancato accrescimento patrimoniale, temporaneo o permanente, totale o parziale, che si sarebbe verificato qualora il sinistro non fosse avvenuto.
Lungo periodo. Si intende in macroeconomia una prospettiva temporale (generalmente dell'ordine di decenni) nell'ambito della quale si porta a compimento il processo di aggiustamento dell'equilibrio economico nel corso del medio periodo. Si parla di lungo periodo anche con riferimento alla prospettiva temporale nell'ambito della quale si determina il processo di crescita del sistema economico verso più elevati livelli di produttività, per effetto del progresso tecnologico.

M

M 1. Aggregato monetario più liquido, rientrano in questa categoria banconote, depositi a vista e traveler's cheque.
M 2. E' il secondo aggregato monetario, dato dalla somma di M1 più depositi vincolati e a tempo determinato, investimenti in fondi monetari di soggetti fisici, depositi e pronti contro termine in overnight.
M 3. Terzo aggregato monetario, dato da M2 più i pronti contro termine di grande controvalore, le quote di fondi monetari in possesso di investitori istituzionali, e i depositi vincolati di grande dimensione.
Macroeconomia. Ramo della scienza economica che ha lo scopo di individuare le relazioni esistenti tra le grandezze economiche che caratterizzano un sistema nella sua globalità. La macroeconomia studia, per esempio, la relazione tra i tassi d'interesse e le attività economiche, oppure la relazione tra reddito nazionale e disoccupazione. Lo studio della macroeconomia consente anche l'individuazione delle azioni più utili nel campo della politica monetaria e fiscale.
MACD. Il Moving Average Convergence Divergence (MACD) è un indicatore di momento che indica la relazione tra due medie mobili di prezzi. Più esattamente, il MACD è dato dalla differenza tra una media mobile esponenziale a 26 giorni ed una a 12 giorni. La media mobile esponenziale a 9 giorni (signal line) della prima linea viene poi tracciata per individuare le opportunità di acquisto o di vendita. In particolare si ha un segnale di acquisto quando il MACD buca dal basso la signal line, mentre si ha un segnale di vendita nel caso opposto. Questi incroci vengono definiti crossovers. In genere gli incroci importanti del MACD si verificano lontano dalla linea mediana dello zero. Gli incroci vicini alla linea dello zero, infatti, molto spesso non producono movimenti di rilievo, suggerendo poca reattività del mercato. Il MACD indica tra l'altro quando un titolo è ipercomprato o ipervenduto, mostrando probabili inversioni nella tendenza del prezzo. Se è maggiore di zero indica una situazione di ipercomprato, se è inferiore allo zero indica una situazione di ipervenduto.
Management buyin. È l'acquisizione di una società effettuata dai dirigenti di un'altra società o di una società dello stesso gruppo o, ancora, di una società fornitrice o acquirente, mediante un finanziamento esterno.
Management buyout. È l'acquisizione di una società effettuata dai suoi stessi dirigenti, mediante un finanziamento esterno.
Management fee. Compenso pagato dal fondo comune alla propria società di gestione per le scelte di investimento operate. Identifica anche il compenso che il contraente di un prestito paga alla banca capofila che lo ha organizzato.
M and A (Merger and acquisition). Fusioni e acquisizioni. Mentre le fusioni sono in genere frutto di un accordo tra le parti, le acquisizioni possono aver luogo con due modalità diverse: consensualmente o tramite scalata ostile, quest'ultima possibile solo se la società target è quotata e nessun azionista controlla la maggioranza assoluta delle azioni.
Mandato informatico. Titolo di spesa smaterializzato emesso da Amministrazioni dello Stato aderenti al sistema informativo integrato Corte dei conti-Ragioneria generale dello Stato, i cui dati dispositivi pervengono per via telematica alla Banca d’Italia, in qualità di istituto incaricato del servizio di tesoreria, per il pagamento della somma al creditore.
Magazzino. È rappresentato dagli investimenti non durevoli accumulabili in scorta esistenti in un determinato istante; prende anche il nome di rimanenze o di scorte.
Si tratta di:

  1. beni destinati ad essere impiegati nella produzione o nell'attività di impresa (materie prime, materie sussidiarie, scorte di consumo, componenti, cancelleria),
  2. prodotti in corso di lavorazione, compresi i semilavorati e i lavori in corso, su ordinazione,
  3. beni destinati alla vendita (prodotti finiti, sottoprodotti, merci),

Il magazzino costituisce la classe C I dell'attivo dello stato patrimoniale, in essa sono compresi, anche, gli acconti versati ai fornitori per l'acquisizione di materie o merci. Nel conto economico vanno indicate le variazioni delle rimanenze, ossia l'incremento o il decremento delle rimanenze finali rispetto a quelle iniziali. Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Management buyin. Assunzione di un pacchetto di maggioranza di una società effettuata dai dirigenti di un'altra società, mediante un finanziamento esterno.
Management buyout. Assunzione di un pacchetto di maggioranza di una società effettuata dai suoi stessi dirigenti, mediante un finanziamento esterno.
Mandante. Mandante o persona che agisce in nome e per conto proprio in una transazione, anche in qualità di dealer o di market maker. È anche il valore capitale, cioè l’importo di un credito o di un debito esclusi gli interessi.
Marginal lending facility. Operazione che permette alle banche di ottenere liquidità overnight (da restituire cioè entro 24 ore) in qualsiasi momento, semplicemente consegnando collaterali adeguati (come titoli di stato). E' uno strumento di emergenza è ha un ciosto più elevato del tasso di riferimento per evitare che le banche vi facciano ricorso conn troppa disinvoltura.
Margine. 1. Nel linguaggio contabile significa differenza. 2. Il take down, nelle operazioni sindacate di sottoscrizione di titoli, generalmente obbligazioni municipali americane, è il guadagno della banca d’investimento che ha sottoscritto i titoli. È generato dalla differenza fra il prezzo di collocamento e il prezzo a cui i titoli verranno offerti agli investitori. Nelle emissioni, il take down è la quota dei titoli che viene attribuita a ognuna delle banche di investimento interessate al collocamento. 3. Quota utilizzo. Nelle operazioni bancarie commerciali, il termine sta a indicare la parte della linea di credito realmente utilizzata dal soggetto finanziato.
Margine di contribuzione. Differenza tra ricavi e costi variabili relativi ad un prodotto, a una linea di prodotti, ad un segmento di mercato. Ogni prodotto venduto fornisce un margine di contribuzione per la copertura dei costi fissi aziendali; la sommatoria di tutti i margini di contribuzione può essere superiore, uguale o inferiore al totale dei costi fissi determinando, pertanto, la condizione secondo cui l'azienda ha utili, esce in pareggio o in perdita. Il volume di vendita per il quale il margine di contribuzione uguaglia il totale dei costi fissi si chiama punto di pareggio (break-even point).
Margine di interesse/Margine di intermediazione. Indica la percentuale di ricavi derivante dall.attività creditizia tradizionale e permette di capire in che misura la banca è esposta all'andamento dello spread d'interesse e dei volumi d'intermediazione. Più l'indice è alto e più i ricavi dipendono dall'attività tradizionale.
Margine di interesse netto. Il margine di interesse netto è la differenza fra il margine di interesse lordo e le rettifiche nette di valore su crediti e su accantonamenti ai fondi rischi su crediti.
Margine di interesse lordo. Il margine di interesse è la fondamentale componente di reddito di una banca derivante dalla sua tradizionale attività di intermediazione (raccolta prestiti e titoli). Esso comprende i ricavi da raccolta (intesi come mark down x volumi) e i ricavi da impieghi (intesi come mark up x volumi); dove per mark down si intende il differenziale fra il tasso medio sui depositi e il rendimento medio lordo dei Bot in circolazione; per mark up il differenziale fra il tasso medio sugli impieghi e il rendimento medio lordo dei Bot in circolazione.
Margine di intermediazione. Il margine di intermediazione rappresenta i ricavi netti di un intermediario finanziario, come somma del margine di interesse lordo e del margine finanziario e di servizi.
Margine di profitto. Indice utilizzato in analisi finanziaria che descrive la relazione esistente tra profitto lordo e fatturato netto. Relazione espressa mediante il rapporto tra gli stessi, che indica quanta parte del fatturato si trasforma in profitto.
Margine di sicurezza. Nell'analisi dei rapporti di bilancio, è il margine prudenziale che viene considerato idoneo, per esempio un determinato livello massimo del rapporto tra indebitamento e mezzi propri. Per i titoli convertibili o redimibili anticipatamente, l'intervallo di tempo che va dall'emissione al momento in cui si può esercitare tali diritti.
Margine di solvibilità del gruppo da costituire. L'ammontare del margine di solvibilità del Gruppo da costituire ai sensi del D.Lgs 17/04/2001 n. 239
Margine di struttura. È la differenza tra il patrimonio netto e le attività fisse. Se il capitale proprio supera l'ammontare delle immobilizzazioni nette si può esprimere un giudizio positivo perché gli investimenti durevoli sono finanziati con mezzi propri, sostanzialmente disponibili a tempo indeterminato, quali sono, appunto, i mezzi propri.
Margine di tesoreria. È dato dalla relazione: Liquidità differita + liquidità immediata - passività correnti. Alcuni analisti ritengono questo parametro più significativo dal valore del capitale circolante netto per esprimere la capacità dell'azienda di fare fronte, con mezzi correnti liquidi o prontamente trasformabili in liquidi, alle passività correnti.
Margine di variazione. Deposito cauzionale aggiuntivo richiesto agli operatori che hanno subito durante la seduta di borsa una variazione sfavorevole di prezzo.
Margine finanziario. Il margine finanziario è la differenza tra profitti da operazioni finanziarie e perdite da operazioni finanziarie.
Margine finanziario e di servizi. Il margine finanziario e di servizi è la somma del margine finanziario e del margine di servizi. Il margine finanziario è la componente di reddito derivante dalla gestione del portafoglio titoli non immobilizzato e dalle operazioni su valute e metalli preziosi. Il margine di servizi è la componente di reddito che origina dall'area dei servizi erogati (banca come broker, dealer e asset manager).
Margine lordo. Per le banche rappresenta la differenza tra il ricavo dagli impieghi e dalle commissioni e il costo dovuto ai depositi e alle spese operative.
Margine lordo di contribuzione. È la differenza fra i ricavi e i costi variabili; si ottiene con il conto economico riclassificato a costi fissi e variabili. È importante conoscere il valore del margine lordo di contribuzione, perché questo parametro deve coprire i costi fissi e consentire di ottenere l'utile di esercizio.
Margine minimo. È il livello minimo di contante o titoli di Stato che deve essere mantenuto in un conto titoli aperto presso un intermediario, che permette di operare al margine, anche quando condizioni di mercato particolarmente vantaggiose permetterebbero di ridurre il margine in effetti necessario.
Margine netto. È il differenziale di tasso di interesse tra due strumenti finanziari denominati in due divise differenti, valutato al netto del costo della copertura della posizione in data futura.
Margine netto di interesse. È la differenza tra i ricavi espressi come la percentuale del totale degli impieghi e i costi espressi come la percentuale del capitale e dei depositi contratti dalla banca. Il margine netto di interesse è una delle misure fondamentali per calcolare la redditività di una impresa.
Margine operativo lordo (MOL) o Ebitda. È l'utile prima degli interessi, delle tasse, delle svalutazioni, degli ammortamenti. Si ottiene togliendo dal valore aggiunto il costo del personale e gli altri costi interni, come le spese generali; si rimanda al conto economico riclassificato a valore aggiunto.
Margine operativo lordo sulle vendite. È il rapporto tra il MOL e le vendite ed indica il risultato della sola gestione monetaria, confrontabile con quello di altre imprese.
Margine operativo netto. Vedi reddito operativo.
Margini di garanzia. La cassa di compensazione e garanzia stabilisce e controlla i margini per operazioni di borsa con strumenti derivati. Essi sono di due tipi: iniziali (versamento in denaro o titoli di Stato) e a mantenere (solo in denaro). Il margine di garanzia deve essere percentualmente costante (6 o 10% del capitale di rischio).
Market (dal latino mercatus). Termine generico che indica il luogo dove si incontrano domanda e offerta di uno o più beni o servizi, determinandone il prezzo.
Market maker. Ha vari significati, anche se letteralmente significa "colui che crea il mercato". 1. Un primo significato è quello di un dealer di titoli venduti al mercato ristretto pronto ad acquistare o vendere particolari azioni o gruppi di azioni, creando così un mercato per azionisti e potenziali azionisti. I prezzi sono negoziabili. 2. Nei mercati dei derivati finanziari, è colui che, emettendo prodotti derivati, ha l'obbligo di garantirne anche la liquidità.3. Soggetto (individuo o team) che opera sui mercati finanziari proponendosi come controparte di operazioni di compravendita. Il market maker fissa un prezzo al quale è disposto ad acquistare (bid) e uno al quale è disposto a vendere (ask) determinate attività finanziarie.
Market making. Ogni market maker ha l'obbligo di esporre in via continuativa, prezzi in acquisto e vendita durante tutto l'arco della negoziazione continua, quindi, Market Making è il soggetto che assicura continuità agli scambi e alla formazione dei prezzi.
Market timing. Identificazione dei più convenienti momenti di ingresso e di uscita dal mercato.
Marketing. Insieme delle attività di un'impresa atte ad attivare un circolo virtuoso tra l'impresa e il mercato.
Marking to market. Metodo di valutazione, utilizzato nell’ambito dei mercati dei futures e delle opzioni, in base al quale il valore della posizione netta di ciascun operatore viene determinato quotidianamente sulla base degli ultimi prezzi di mercato.
Mark to market. Con l'espressione "Mark to market" si intende un metodo di valutazione in base al quale il valore di uno strumento o contratto finanziario è sistematicamente aggiustato in funzione dei prezzi correnti di mercato.Vuol dire anche ‘valutare secondo il mercato'. Le attività finanziarie (ma anche quelle reali) possono essere valutate secondo il costo storico (o costo di acquisizione), secondo una procedura detta di ‘costo corrente', che sarebbe il costo storico riportato a oggi mediante un indice dei prezzi, o secondo il prezzo di mercato. Nell'ottica di stabilire la ‘verità dei bilanci' i principi contabili solitamente impongono di usare il mark to market per valutare attività e passività finanziarie. Questo principio diventa scomodo quando, come è successo nel 2007-2008 con la crisi dei mutui, il mercato per molti tipi di titoli diventa illiquido e la paura conduce a prezzi così bassi da creare massicce minusvalenze, erodendo profitti e capitale. Le procedure di valutazione, tuttavia, lasciano qualche margine per adottare prezzi diversi. La tecnica di "marking to market" viene prevalentemente utilizzata nei mercati dei futures e delle opzioni.
Mark-up. Termine che traduce l'italiano "ricarico", ed indica l'aggiunta al prezzo di costo di un prodotto di una certa parte percentuale di esso, a determinare il prezzo di vendita del prodotto stesso.
Massimale di tasso di interesse. Limite superiore imposto dalle autorità alla remunerazione di determinati strumenti finanziari.
Massimi ascendenti. Formazione di picchi di prezzo successivi, ciascuno dei quali è posto a un livello superiore rispetto a quello precedente.
Massimi discendenti. Termine utilizzato in analisi tecnica che definisce la formazione grafica nella quale i massimi di prezzo, progressivamente segnati da un titolo, sono sempre più bassi.
Massimo impegno. Nelle operazioni di emissione, clausola che obbliga i partecipanti al sindacato di collocamento a esercitare il massimo impegno per collocare sul mercato i titoli emessi, senza però costringerli a comprare quelli che eventualmente non dovessero essere assorbiti dal mercato.
Materia prima fisica (Cash commodity). Materia prima di cui si è effettivamente in possesso tramite un contratto d’acquisto correttamente eseguito. Al contrario i future relativi a materie prime si riferiscono a un obbligo d’acquisto o vendita fissato in data futura.
Materia prima spot (Spot commodity). Materia prima che viene trattata con l’intenzione di eseguire materialmente la consegna al momento dell’esecuzione del contratto di compravendita. Nel mercato dei future, invece, le posizioni vengono generalmente chiuse prima della scadenza con operazioni di segno opposto.
Materie prime (Commodity). Prodotti allo stato grezzo che sono trattati sui mercati finanziari. Possono essere oro, petrolio, cereali, succhi d'arancia e quant'altro.
Matriciale. A matrice, cioé per righe e colonne. In questo sito é usato nella pagina "Analisi e Commento" con riferimento all'indicatore matriciale.
Matif. Marché à terme des instruments financiers; è il mercato francese che dal 1986 opera con i derivati e dove si trovano futures e opzioni di tipo finanziario e sulle merci.
Maturità all'emissione. È la durata di un'emissione di titoli, calcolata al momento stesso dell'emissione. Rappresenta il periodo di tempo compreso tra il primo collocamento dei titoli e l'ultimo pagamento di cedola generato dal prestito. Viene invece definita maturità corrente l'intervallo di tempo tra il momento corrente e quello dell'estinzione.
MAV (Pagamento mediante avviso). Ordine di incasso di crediti in base al quale la banca del creditore (banca assuntrice) provvede all’invio di un avviso al debitore, che può effettuare il pagamento presso qualunque sportello bancario (banca esattrice) e, in alcuni casi, presso gli uffici postali. La banca esattrice comunica alla banca assuntrice l’avvenuto pagamento attraverso una apposita procedura interbancaria su RNI.
Max giornata. Prezzo massimo registrato dal titolo dall.inizio della seduta borsistica.
MCW. E’ il mercato telematico ufficiale dei covered warrants, operativo dalle ore 9.15 sino alle ore 17.30. Vi sono scadenze per la cosiddetta risposta premio il terzo venerdì di ogni mese e sono presenti market maker che garantiscono la liquidità (incontro domanda-offerta) e il giusto prezzo in questo mercato.
Media mobile (Moving average). Strumento di carattere statistico utilizzato in analisi tecnica che permette di smussare le oscillazioni irregolari nell'andamento di una serie temporale di dati, ed evidenziare in questo modo una dinamica più regolare del fenomeno. Le medie mobili più comunemente utilizzate sono quelle costruite sui prezzi di beni di investimento per potere inviduare il "trend", ovvero la tendenza di breve o lungo periodo del prezzo. Una media mobile semplice si costruisce facendo la somma dei prezzi di un numero fisso di giorni, e spostando in avanti lo stesso numero di giorni calcolando la media di intervalli successivi.
Media mobile esponenziale. Media mobile il cui metodo di calcolo conserva l'intera storia della serie attraverso l'attribuzione automatica dei pesi alle diverse rilevazioni, in funzione dell'ampiezza del dominio e della distanza temporale dall'epoca d'elaborazione.
Media ponderata (Weighted average). Media calcolata attribuendo ai differenti coefficienti pesi diversi in relazione all'importanza loro attribuita.
Mediare al rialzo. Tecnica operativa che prevede l'acquisto di quantità variabili di titoli man mano che il prezzo dello stesso sale, con l'obiettivo finale di avere un prezzo medio inferiore a quello di mercato.
Mediare al ribasso. L'acquisto di pacchetti del medesimo titolo in momenti successivi, quando il prezzo dello stesso diminuisce gradatamente, con lo scopo finale di avere un prezzo medio dei titoli inferiore a quello del primo acquisto.
Medio periodo. Per medio periodo si intende in macroeconomia una prospettiva temporale (generalmente di diversi anni, all'incirca 5) all'interno della quale è realistico assumere che vi possano essere variazioni nel mercato del lavoro per effetto di variazioni nella produzione aggregata; di conseguenza anche il livello generale dei prezzi entra a far parte delle variabili determinanti l'equilibrio economico. La considerazione dei prezzi permette inoltre di analizzare il meccanismo di aggiustamento che si determina nel corso del medio periodo a seguito di variazioni nell'equilibrio di breve periodo. L'analisi del passaggio dall'equilibrio di breve periodo all'equilibrio di lungo periodo, attraverso il processo di aggiustamento di medio periodo, è rappresentata dal modello AD-AS, che per l'appunto è un'evoluzione del modello IS-LM, ottenuta eliminando l'ipotesi (non più realistica nel medio periodo) di stabilità del mercato del lavoro e quindi dei prezzi. È opportuno sottolineare che il riferimento temporale (in termini di anni) del medio periodo non è uguale per tutti i sistemi economici, ma dipende dalla sensibilità con cui il mercato del lavoro di un certo paese reagisce alle variazioni di breve periodo e ai fattori che determinano l'aggiustamento di medio periodo.
Mendacio bancario. Dichiarazione fasulla fatta a una banca riguardo la situazione patrimoniale di una o più imprese interessate a ricevere prestiti.
Mercato. In economia, si intende per mercato il luogo (anche in senso non fisico) deputato all'effettuazione degli scambi economici del sistema economico di riferimento; secondo un'altra definizione più finalistica, il mercato è l'insieme della domanda e dell'offerta, cioè degli acquirenti e dei venditori. In termini equivalenti, il mercato è definito come il punto di incontro della domanda e dell'offerta. Con l'articolazione degli studi della disciplina, si sono nel tempo attribuite crescenti attenzioni allo sviluppo di specifiche branche del mercato, costituenti i mercati specifici per i quali valgano peculiarità funzionali, di andamento e di organizzazione tali da renderli analizzabili individualmente (ed anche in comparazione con gli altri). Si parla dunque al plurale di "mercati" poiché, non solo se ne avrà pluralità sinché persisterà una pluralità di sistemi economici indipendenti (a esempio i sistemi nazionali), ma anche all'interno stesso di un sistema economico possono individuarsi prevedibili ed analizzabili movimenti dei soggetti economici raggruppabili per categorie di localizzazione, tipologia, modalità ed innumerevoli altre caratteristiche. Si hanno così i mercati regionali (intendendosi per "regione" una porzione significativa, per qualità o quantità dei soggetti o degli scambi, del sistema generale), oppure i mercati internazionali. Un'antica partizione scolastica individuava intanto una prima distinzione tipologica merceologica generale, per il tipo di oggetto degli scambi, fra il mercato mobiliare (oggi più noto come mercato finanziario) ed il mercato immobiliare; le classificazioni merceologiche, infinite quanto le merceologie, hanno consentito di enucleare una quantità non inquadrabile di atomistici mercati, ad esempio "della piastrella in cotto di seconda scelta" o "delle punte intercambiabili per avvitatore a batteria", che nonostante l'apparente capziosità sono oggetto di utili studi da parte degli interessati. Altre differenziazioni possono riguardare il modo (anche pratico) di effettuazione degli scambi (a esempio il recente mercato telematico, distinto dal mercato tradizionale).
Mercato a pronti. Mercato dove tutte le operazioni di compravendita di attività finanziarie si concludono con l'effettiva consegna del bene oggetto della transazione e con pagamento in denaro a brevissimo termine.
Mercato afterhour. Mercato in cui vengono trattati valorimobiliari dopo la chiusura ufficiale della borsa.
Mercato azionario (Equity market). Mercato dove avvengono contrattazioni di titoli azionari.
Mercato bloccato. Mercato di market maker dove i prezzi di acquisto e di vendita di un bene d'investimento sono uguali. È una situazione di tipo transitorio che si verifica nel caso vi sia una grande attività con un gran numero di venditori e compratori, o nel caso in cui, come nel mercato dei cambi, le due controparti non posseggano linee di credito sufficienti a permettere la conclusione dell'affare. È anche chiamato "choice market" perché un terzo operatore può decidere di acquistare oppure di vendere allo stesso prezzo.
Mercato borsistico. Modalità organizzativa del sistema di negoziazione telematico della Borsa italiana. Il sistema è articolato in quattro architetture informatiche alle quali fanno capo: 1) Mercato azionario, Nuovo Mercato, Mercato Ristretto; 2) Mercato degli strumenti derivati azionari (Idem); 3) Mercato degli strumenti derivati sui tassi di interesse (Mif); 4) Mercato delle obbligazioni e dei titoli di Stato (Mot), Mercato dei premi (Mpr).
Mercato concorrenziale. Mercato nel quale il prezzo viene determinato dall'incontro tra la domanda e l'offerta, senza che vi partecipino soggetti aventi obiettivi differenti da quello della massimizzazione del profitto.
Mercato contante. Il mercato in cui vengono trattati titoli per immediata consegna. L'attuazione dell'operazione avviene con il pagamento e la consegna fisica del bene, generalmente da uno a più giorni dopo la stipula del contratto, per consentire sia il trasporto del bene sia l'esecuzione dei mandati di pagamento e consegna.
Mercato controllato. Mercato dei cambi in cui l'oscillazione delle valute è mantenuta entro margini prefissati da parte delle autorità monetarie dei Paesi coinvolti, e dove l'influenza del mercato è meno decisiva rispetto ai cambi totalmente liberi.
Mercato debole. Mercato in cui i prezzi hanno la tendenza al ribasso e le operazioni effettuate sono molto limitate.
Mercato dei blocchi. Mercato complementare a quello ordinario di borsa, limitato alle transazioni di titoli di importo particolarmente elevato rispetto a quello usuale. Il Consiglio di borsa determina per ogni titolo semestralmente il quantitativo minimo a partire dal quale la transazione può transitare sul mercato dei blocchi.
Mercato dei cambi. È il mercato dove sono quotate e trattate le valute differenti da quella nazionale. Estensivamente, lo stesso termine definisce ogni mezzo di pagamento che ha corso legale nei Paesi stranieri, o che si può impiegare per i pagamenti di tipo internazionale.
Mercato dei capitali. Così definito il mercato finanziario in senso stretto, nel quale vengono trattati capitali e titoli rappresentativi di capitale, a cui partecipano società, autorità pubbliche ed enti sovranazionali, in grado di offrire agli investitori un'ampia possibilità di scelta.
Mercato del dopo borsa (After-hours market). Contrattazioni in valori mobiliari compiute successivamente alla chiusura ufficiale di borsa.
Mercato del lavoro. Il concetto di mercato del lavoro è utilizzato di norma per indicare l'insieme dei meccanismi che regolano l'incontro tra i posti di lavoro vacanti e le persone in cerca di occupazione e che sottostanno alla formazione dei salari pagati dalle imprese ai lavoratori. Oggetto di studio multidisciplinare, il mercato del lavoro può essere considerato sia da un punto di vista economico che da un punto di vista sociologico. Il primo approccio si basa prevalentemente sull'analisi del meccanismo di mercato di domanda/offerta che regola lo scambio di lavoro in maniera sostanzialmente analago a qualsiasi altra merce; l'approccio sociologico, invece, si focalizza sui meccanismi istituzionali che regolano lo scambio di lavoro in contesti storico-geografici specifici.
Mercato del termine. Mercato nel quale sono quotati i prezzi per beni d'investimento la cui consegna va al di là della valuta spot. Le due controparti stabiliscono le condizioni del contratto al momento della stipula, condizioni che diverranno valide al momento dell'esecuzione.
Mercato di venditori. È il mercato dove, data l'elevata domanda, il prezzo di vendita di un bene è determinato solo dai pochi venditori esistenti che dominano la contrattazione.
Mercato efficiente. Si definisce efficiente un mercato nel quale le valutazioni espresse nei prezzi dei titoli rispecchiano tutte le informazioni pubblicamente accessibili.
Mercato europeo (Euromarket). Mercato internazionale, di carattere prevalentemente bancario, in cui sono trattati i depositi in eurodivise, le eurobbligazioni, i cambi e i crediti consorziati.
Mercato Expandi. Mercato della Borsa Italiana finalizzato alla quotazione di imprese a piccola e media capitalizzazione. Il mercato è stato istituito l’11 novembre 2003. Tra i principali requisiti posti per la quotazione su questo mercato figurano una capitalizzazione prevedibile non inferiore a un milione di euro e un flottante pari ad almeno il 10 per cento del capitale e comunque non inferiore a un milione di euro.
Mercato finanziario. È il mercato in cui sono scambiati capitale e credito, dove le principali componenti sono: il mercato monetario (riguardante gli scambi a breve termine), il capital market (riguardante gli scambi a medio e lungo termine), il mercato azionario e quello dei cambi.
Mercato grigio. Mercato non regolamentato, non ufficiale dove avvengono comunque degli scambi, a esempio delle azioni di una matricola ancora in fase di collocamento o appena collocata ma ancora non trattata nel mercato telematico e, quindi, di prossima emissione.
Mercato illiquido (Narrow market). Mercato finanziario caratterizzato da un basso volume di contrattazione e di strumenti negoziati.
Mercato interbancario dei depositi (e-MID). Mercato per la negoziazione di depositi interbancari attraverso il circuito telematico, al quale possono partecipare le banche. Sono negoziabili l'overnight, il tomorrow-next, lo spot-next, il call money (deposito a vista rimborsabile con preavviso di 48 ore), i depositi a tempo con valuta a pronti o differita (di due giorni) e i depositi vincolati a giorni (depositi fino a un massimo di 14 giorni di calendario). Dal 26 gennaio 1998 tali transazioni sono regolate in BIREL.
Mercato interno. Insieme delle contrattazioni aventi luogo nell'ambito del territorio economico di un paese.
Mercato italiano dei future(MIF). È il mercato italiano dei future, istituito con decreto del Ministro del Tesoro del 18.2.1992; si avvale dello stesso circuito usato per le negoziazioni dell’MTS.
Mercato liquido. È un mercato caratterizzato da un basso volume di contrattazione e da elevati differenziali di quotazione. In queste condizioni, operazioni di dimensioni limitate sono comunque in grado di provocare ampie oscillazioni di prezzo.
Mercato monetario. Componente del mercato finanziario dove vengono scambiati capitali e strumenti debito a breve termine, con scadenze che in maggioranza sono inferiori a un anno.
Mercato non regolamentato (Over the counter market - OTC). Rappresenta tutti i mercati dove vengono trattati beni di investimento in maniera non standardizzata, cioè senza l'intervento di una Borsa valori dove avvengono le contrattazioni.
Mercato per aste. Metodo di contrattazione di titoli che si basa sul trasferimento degli stessi e sulla formazione del prezzo in maniera da riflettere sempre le caratteristiche di un mercato il più possibile concorrenziale. I mercati borsistici sono solitamente "two sides" (a doppio lato) poiché le offerte di prezzo vengono fatte sia da chi vende che da chi acquista. I mercati per aste dei titoli di Stato sono, al contrario, di tipo unidirezionale, poiché le offerte di prezzo vengono fatte da vari soggetti in relazione a un unico offerente. Lo Stato, secondo il tipo di asta, può assegnare i titoli a chi ha offerto i prezzi più alti esaurendo l'ammontare totale dell'emissione scendendo gradatamente di prezzo.
Mercato piatto. Mercato privo di specifici interessi da parte degli operatori, e che quindi non presenta oscillazioni rilevanti dei prezzi.
Mercato primario. È il mercato dove si incontrano emittenti a titoli e soggetti interessati alla sottoscrizione e all'acquisto. Si differenzia dal mercato secondario, dove le operazioni di compravendita avvengono su titoli che sono già in circolazione.
Mercato primario dei valori mobiliari. Mercato nel quale vengono offerti i titoli di nuova emissione.
Mercato regolamentato (Regulated market). Mercato caratterizzato dalla presenza di autorità che definiscono le modalità di funzionamento, le condizioni di acceso, i criteri di quotazione e gli adempimenti informativi verso il pubblico e l'organo di controllo.
Mercato regolamentato dei pronti contro termine. È il mercato italiano telematico, gestito dalla società MTS, in cui vengono negoziati contratti pronti contro termine in titoli di Stato; è stato istituito con DM 24.10.1997 e le negoziazioni hanno avuto inizio il 12.12.1997. I contratti pronti contro termine consistono in una vendita di titoli a pronti e contestuale impegno di riacquisto a termine (per la controparte, in un simmetrico impegno di acquisto a pronti e vendita a termine); il prezzo è espresso in termini di tasso di interesse annuo. Esistono due tipi di contratti: general collateral e special repo. Il primo, per il quale non viene indicato il titolo sottostante, ha come finalità la concessione di un finanziamento garantito da titoli, che permette di ridurre i rischi di controparte; il secondo tipo, che presenta di norma tassi di interesse più bassi del primo, ha come obiettivo principale il prestito di un titolo specifico.
Mercato rialzista. Mercato in cui i prezzi tendono per la maggior parte al rialzo.
Mercato ribassista. Mercato in cui i prezzi tendono per la maggior parte al ribasso.
Mercato ristretto. Mercato complementare a quello ufficiale di Borsa specializzato in titoli che hanno un regime di circolazione anomalo e/o sono emessi da società con un'attività prevalentemente regionale. È destinato a essere pienamente sostituito dal Nuovo Mercato.
Mercato secondario. È il mercato in cui vengono trattati titoli emessi e sottoscritti nel mercato primario già posseduti dagli investitori, che una volta contrattati entrano a far parte del mercato secondario.
Mercato secondario dei valori mobiliari. Mercato nel quale vengono scambiati titoli già in circolazione.
Mercato sottile. Mercato dominato dall'inattività, con limitate operazioni realizzate e nel quale le quotazioni sono volatili con rilevanti differenze tra prezzo di acquisto e quello di vendita.
Mercato spot. È il mercato in cui tutte le operazioni di acquisto e vendita si concludono con l'effettiva consegna del bene oggetto della transazione. Per i future, al contrario, esiste unicamente l'obbligo per il venditore e per il compratore di concludere un contratto di compravendita a una data futura e alle condizioni fissate inizialmente.
Mercato stretto. Situazione di mercato caratterizzata da un elevato volume di contrattazioni, in cui gli spread fra prezzo di acquisto e di vendita di quel determinato bene d'investimento, sono molto bassi.
Mercato telematico azionario (MTA). Mercato finanziario italiano nel quale sono negoziati azioni ordinarie, privilegiate, di risparmio, obbligazioni convertibili, diritti di opzione, warrant, covered warrant, certificati rappresentativi di quote di fondi chiusi mobiliari e immobiliari. L'attività dell'Mta è iniziata nel 1991 con una rosa ristretta di azioni; nell'aprile 1994 è stato abbandonato il sistema "alle grida" e l'intero listino è entrato a regime (vedi corbeille).
Mercato telematico dei titoli di Stato (MTS). Mercato regolamentato per la contrattazione all’ingrosso di titoli di Stato, istituito nel 1988 e privatizzato nel 1997. È disciplinato dal decreto del Ministro del Tesoro del 13.5.1999, n. 219; si articola nei comparti cash (compravendite a pronti), repo (pronti contro termine) e coupon stripping (negoziazione separata di cedole e mantello).
Mercato telematico delle opzioni (MTO). Mercato istituito nel 1994 sul quale vengono negoziate opzioni sui Btp futures; si avvale dello stesso circuito telematico del Mif.
Mercato unico. È definito dall’art. 3 della versione consolidata del Trattato che istituisce la Comunità europea come un mercato caratterizzato dall’eliminazione, fra gli Stati membri, degli ostacoli alla libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali. È entrato in vigore il 1º gennaio 1993.
Merchant bamk. Le società di merchant banking sono istituti specializzati nell'offrire servizi finanziari alle imprese di medie e grandi dimensioni. Intervengono nel capitale dell'impresa, per ragioni di assistenza finanziaria, quando questa si trova in una fase avanzata di sviluppo, attraverso ingenti apporti di capitale e con l'obiettivo principale di quotare l'impresa nel breve termine o vendere le quote ad altre società.
Mesa. Indicatore che anticipa i punti di svolta negli andamenti ciclici.
Mese del contratto. Il mese in cui si deve consegnare o ricevere il bene oggetto del contratto future. Front months sono i mesi vicini alla data attuale, Back months quelli più lontani.
Metodo della competenza. Pratica contabile nella quale i costi e i ricavi vengono assegnati all'esercizio in cui sorgono, senza considerare se ci sono state eventuali movimentazioni di contante. Al contrario il "Cash Basis" (Metodo di cassa) evidenzia i costi e ricavi di competenza dell'esercizio unicamente sulla base della reale movimentazione di fondi.
Metodo del patrimonio netto. Metodo per la redazione di bilanci consolidati, basato sull'adeguamento del valore delle partecipazioni in funzione della variazione del patrimonio netto delle società collegate.
Metodo di ammortamento a quote dimezzate. Procedimento di ammortamento di immobilizzazioni tramite il quale si attribuiscono come costi di esercizio quote di ammortamento che si dimezzano di anno in anno fino a raggiungere la concorrenza del valore di iscrizione in bilancio del bene in oggetto.
Metodo per conclusione dei contratti. In contabilità, pratica che prevede di imputare la totalità dei ricavi originati dalla conclusione di un contratto pluriennale nell'anno in cui questo è stato concluso, ma di imputare le possibili perdite nell'anno in cui sono state accertate o sono in previsione e quindi non sostenute effettivamente.
Metodo rateo. Indica il metodo utilizzato per il calcolo degli interessi. Per quanto riguarda i titoli del mercato monetario (BOT e PCT) il calcolo viene effettuato dividendo il numero dei giorni effettivi maturati per 360. Per quanto riguarda il mercato finanziario il calcolo del rateo di interesse prevede il rapporto tra i giorni effettivi maturati e i giorni effettivi (di anni, semestri, ecc.) previsti dal presito (ACT/ACT).
Mezzi propri. Patrimonio netto di un'impresa, dato dalla differenza fra il totale delle attività e il totale delle passività. Il finanziamento di un'impresa con mezzi propri si articola in due voci: 1. il capitale sociale, 2. l'autofinanziamento. Nelle società per azioni rappresentano il bene su cui gli azionisti possono far valere i loro diritti, ovvero il capitale di rischio degli azionisti. Il patrimonio netto costituisce la dotazione permanente in senso stretto; esso non ha una scadenza e, anche se variabile nel tempo, dura per l'intera vita dell'impresa. Allo scioglimento dell'impresa il patrimonio netto viene rimborsato in funzione del valore di liquidazione finale della società. Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Mezzi propri effettivi. Totale fra i mezzi propri di un'impresa e il debito subordinato, cioè un debito che non è privilegiato.
Mezzi propri materiali. La differenza esistente tra le attività totali e le passività riportate in bilancio, al netto delle attività immateriali. Viene impiegata nell'analisi finanziaria per qualificare la struttura del capitale di un'impresa.
Mib.Indice generale che riassume in un unico valore le quotazioni ufficiali di tutti i titoli azionari quotati alla Borsa italiana. È calcolato quotidianamente; ha come base (pari a 1.000) la capitalizzazione di Borsa del 2 gennaio 1975.
Mib30. L’indice MIB30 di Borsa Italiana rappresenta le 30 società con maggiore capitalizzazione, questo indice come lo SP-MIB, il MIDEX e l’indice ALL STARS è calcolato ogni minuto in base ai prezzi degli ultimi contratti scambiati.
Mib30R. Indice sintetico della Borsa italiana calcolato sui 30 titoli più capitalizzati e scambiati sul listino. A differenza del Mib30 tiene conto dei prezzi di riferimento invece che di quelli ufficiali.
Mibo30. Contratto di opzione sull'indice Mib3O.
Mibtel. E' l'indice principale della Borsa italiana in quanto “riassume” tutte le azioni quotate su Mta (Mercato telematico azionario) e MTAX (Mercato telematico azionario per il settore tecnologico). L'indice Mibtel viene ricalcolato ogni minuto durante la fase di negoziazione continua sulla base dei prezzi degli ultimi contratti conclusi su ciascuna azione componente il paniere. La base dell'indice è stabilita in 10.000 punti e relativa al 3 gennaio 1994. Il Mibtel è un indice di prezzo, quoindi, non tiene conto dello stacco di dividendi o di eventuali frutti periodici pagati dalle società che lo compongono. Al termine della seduta viene anche calcolato in versione total return, tenendo conto dell'effetto del reinvestimento dei dividendi delle società in esso rappresentate; in questo caso è contrassegnato dal suffisso "TR”
Microeconomia. È il ramo dell'analisi economica che si occupa dell'interpretazione dei comportamenti e delle relazioni tra i singoli soggetti economici, e che quindi studia il comportamento dei consumatori, delle imprese, delle famiglie, ecc.
Midex. Indice dei corsi composto da 25 titoli selezionati tra quelli più scambiati e a maggior capitalizzazione sul mercato di borsa italiano, dopo quelli inclusi nello SandP/Mib (vedi). La composizione dell’indice viene rivista semestralmente, in concomitanza con quella dello SandP/Mib.
MIF. Il primo mercato creato in Italia degli strumenti derivati sui tassi di interesse; vi si negoziano futures sul Btp trentennale, e decennale e il future sul tasso Euribor a 1 mese. Da circa un anno l'operatività del Mif è in netto calo a favore dell'Eurex.
Min giornata. Prezzo minimo registrato dal titolo dall.inizio della seduta borsistica.
Mini max FRN. Obbligazione a tasso d'interesse variabile che è compreso tra un minimo e un massimo.
Minimo. 1. Bottom. Il punto minimo in una sequenza consecutiva di dati, come il prezzo minimo di un titolo in un preciso intervallo di tempo, o il valore minimo toccato da un indicatore di attività economica (in questo caso si parla di minimo del ciclo economico). 2. Low. Il prezzo più basso segnato da un determinato titolo in un certo arco temporale. 3. Trough. Con riferimento al ciclo congiunturale, punto in cui ha termine la fase discendente dell'attività economica
Minimo incremento. Incremento di prezzo, nelle operazioni in titoli, equivalente a quello minimo registrabile sul mercato. Per esempio una quotazione che passa da 10 a 11 euro.
Minusvalenza. Vedi plusvalenza.
Missing the market. Quando un intermediario non esegue, per negligenza, una contrattazione di Borsa, arrecando un danno di dimensioni variabili al cliente.
Modelli VAR. I modelli VAR sono stati introdotti da Christopher Sims in uno storico articolo pubblicato su Econometrica nel 1980, che proponeva una critica dei modelli strutturali di equazioni simultanee, allora il principale strumento di analisi econometrica nell'ambito della macroeconomia. In particolare, i modelli VAR risultano nel complesso più semplici rispetto ai modelli strutturali, e la loro performance in termini di capacità previsiva di variabili macroeconomiche appare migliore. Si rimanda comunque a testi specialistici, come,

  • Sims, C.A. (1980), Macroeconomics and Reality, Econometrica, 48(1), pp.1-48 - il contributo storico di Sims che ha introdotto l'uso dei modelli VAR.
  • Hamilton, J.D. (1994), Time Series Analysis, Princeton University Press ISBN 0-691-04289-6 - il testo di riferimento per l'analisi delle serie storiche; i modelli VAR sono trattati nei capitoli 11 e 12.

Modello. È una rappresentazione semplificata di una realtà economica (solitamente in termini quantitativi) utilizzata per interpretare il funzionamento di una struttura o effettuare previsioni sull'andamento di grandezze prese come riferimento, oppure per prevedere le reazioni di un aggregato al variare di altri aggregati economici. I modelli più comuni sono senz'altro quelli di estrazione statistico-matematica, chiamati modelli econometrici.
Modello AD-AS. Il modello AS-AD (Aggregate Supply – Aggregate Demand) è utilizzato per rappresentare l'equilibrio economico nei mercati finanziari, dei beni e del lavoro. Nel modello AS-AD l'equilibrio è rappresentato da un certo livello di produzione Y e da un certo livello dei prezzi indicato con P. Sono utilizzate due curve per la rappresentazione grafica di questo modello, la AS e la AD. Bibliografia: Elmer G. Wiens: Classical & Keynesian AD-AS Model - An on-line, interactive model of the Canadian Economy.

CURVA AS. La curva AS è data dall'equilibrio sul mercato del lavoro, che si verifica quando domanda e offerta di lavoro sono uguali. Le imprese domandano lavoro finché la produttività marginale (PML ossia il rendimento di un lavoratore aggiuntivo) è maggiore o uguale al salario reale (W/P ossia il salario rapportato al livello dei prezzi) che rappresenta il costo di un lavoratore aggiuntivo.

PML=W/P\,

I lavoratori offrono lavoro in base al salario reale W/P che viene loro offerto. Si determina così un equilibrio di mercato dove a un certo livello di occupazione L corrisponde un certo salario reale W/P. I salari W sono fissati tenendo conto del livello dei prezzi attesi Pe e in funzione del tasso di disoccupazione u e della presenza di eventuali protezioni sociali quali sussidi di disoccupazione z.

W=P^{e}*F(u,z)\,

I prezzi P sono determinati aggiungendo ai salari pagati ai lavoratori un certo ricarico (markup) μ.

P=(1+\mu)*W\,

Sostituendo i salari nell'equazione dei prezzi abbiamo l'equazione della AS:

P=(1+\mu)*P^{e}*F(u,z)\,

Possiamo sostituire al tasso di disoccupazione naturale u la formula 1-\frac{Y}{L}\,. Quindi l'equazione diventa:

P=(1+\mu)*P^{e}*F\left( 1-\frac{Y}{L},z \right)\,

La AS è inclinata positivamente poiché a livelli di produzione Y più alti corrispondono prezzi P più alti.

CURVA AD. La AD deriva dall'equilibrio sul mercato dei beni e su quello della moneta. Nel modello IS-LM tali equilibri sono rappresentati da due curve la IS per i beni e la LM per la moneta. L'equilibrio sul mercato dei beni è influenzato dal livello del reddito Y che a sua volta è determinato dalla spesa pubblica G meno le imposte T oltre che da consumi e investimenti privati. L'equilibrio sul mercato della moneta, supponendo che i prezzi siano costanti, dipende dall'offerta di moneta in termini reali da parte delle autorità monetarie M/P. Il modello IS-LM consente di determinare livelli di produzione Y e di tasso di interesse i che garantiscono l'equilibrio sui mercati dei beni e della moneta. I prezzi influenzano direttamente l'equilibrio sul mercato della moneta. Infatti a parità di offerta di moneta nominale M se i prezzi aumentano l'offerta reale M/P diminuisce. Ciò fa aumentare il tasso d'interesse di equilibrio e diminuire il reddito Y. Dunque è possibile individuare una relazione tra prezzi e livello di produzione: la curva AD è inclinata negativamente perché sui mercati dei beni e della moneta aumenti dei prezzi determinano riduzioni della produzione. L'equazione della curva Ad si può formalizzare così:

Y=Y\left (\frac{M}{P},G,T \right)\,

dove M/P e G influenzano positivamente la produzione e le tasse T influiscono in modo negativo. Equilibrio nel modello As-AD. Consideriamo ora congiuntamente le due curve di offerta e di domanda AS e AD: per un dato valore del livello atteso dei prezzi Pe e del markup μ (che entra nell'equazione di offerta aggregata), e per dati valori delle variabili di politica fiscale e monetaria, M, G e T (che entrano nell'equazione di domanda aggregata), queste due relazioni determinano i valori di equilibrio della produzione Y e del livello dei prezzi P.

Curve AD e AS
Modello dell'acceleratore. E' un modello (o meglio di una parte di un più generale modello) macroeconomico che tenta di spiegare l'evoluzione degli investimenti intrapresi dall'insieme delle imprese in un sistema economico. In breve, secondo questo modello, il livello degli investimenti netti sarebbe funzione (lineare nelle versioni più elementari del modello, di altro tipo in quelle più avanzate) della crescita delle vendite. Più in dettaglio il modello si basa (principalmente) sulle seguenti ipotesi:

  • gli operatori del sistema economico (in questo caso le imprese) agiscono secondo razionalità assoluta
  • non esistono ostacoli ad un rapido smobilizzo delle immobilizzazioni
  • le imprese perseguono la massimizzazione del profitto economico
  • le imprese hanno aspettative razionali sul futuro basate su informazioni comuni


Secondo il modello, le varie imprese stabilirebbero il livello della capacità produttiva più adeguato attraverso le decisioni di investimento in conformità delle prospettive future di vendita. Per semplicità di esposizione si possono distinguere i seguenti casi:

  • Si prevede un aumento delle vendite. In tal caso le imprese effettueranno investimenti tali da consentire di produrre secondo le aspettative e quindi si avrà un investimento netto positivo in quanto si dovrà instalare una maggiore capacità produttiva. L'investimento lordo sarà quindi tale da coprire per intero gli ammortamenti ed aggiungere quindi capacità produttiva al sistema economico.
  • Si prevedono vendite stabili. In questa situazione, non prevedendo aumenti nei consumi, si ha che la capacità produttiva del sistema economico sarà all'altezza delle richieste attese e quindi si necessita di mantenerla invariata. Ciò significa avere investimenti netti nulli e quindi investimenti lordi di ammontare pari a quello degli ammortamenti.
  • Si prevede una diminuzione delle vendite inferiore o uguale al tasso di deprezzamento del capitale (ammortamento). In queste circostanze le imprese si troveranno nella condizione di avere capacità produttiva in eccesso e quindi di volerla ridurre. Lo potranno fare coprendo solo parzialmente il deprezzamento del capitale con un flusso di investimenti lordi inferiore a quello degli ammortamenti. Da ciò conseguirà che gli investimenti netti saranno negativi.
  • Si prevede una diminuzione delle vendite superiore al tasso di deprezzamento del capitale (ammortamento). In tal caso si prevede una tale riduzione del livello delle vendite che si troverà necessario ridurre la capacità produttiva più di quanto non si verifichi "naturalmente" attraverso gli ammortamenti. Le imprese procederanno quindi ad uno smobilizzo di capacità produttiva e si avranno così investimenti netti e lordi negativi.

Questo modello è in grado di spiegare non solo la dinamica (almeno parzialmente) degli investimenti, ma soprattutto la ragione per la quale la loro variabilità è relativamente maggiore di quella dei consumi del sistema economico.
Modello di Baumol- Tobin. Il modello Baumol-Tobin crea le fondamenta per la discussione di politica economica sulla detenzione di moneta liquida con movente transattivo. Il modello, basato sulla teoria delle scorte, permette di determinare la domanda ottima di moneta liquida per motivo transattivo. Il contributo dato si concretizza in una comparazione dei benefici e i costi del detenere moneta liquida per le transazioni quotidiane invece che farla fruttare in un deposito, guadagnando un tasso di interesse i. Il modello Baumol- Tobin, identificato in una formula algebrica, indica la quantità di moneta da detenere per effettuare le transazioni, cosicché il beneficio sia pari o maggiore della perdita.
Modello di Black - Scholes - Merton. Il modello di Black-Scholes-Merton, spesso semplicemente detto di Black-Scholes, è un modello dell'andamento nel tempo del prezzo di strumenti finanziari, in particolare delle azioni. La formula di Black e Scholes è una formula matematica per il prezzo di non arbitraggio di un'opzione call o put di tipo europeo, che può essere derivata a partire dalle ipotesi del modello; lo stesso può dirsi per la formula di Black, per la valutazione di opzioni su futures. L'equazione alla base della formula è stata originariamente derivata da Fischer Black e Myron Scholes, in un lavoro del 1973, sulla base di precedenti ricerche di Robert Merton e Paul Samuelson. L'intuizione fondamentale del modello di Black e Scholes è che un titolo derivato è implicitamente prezzato se il sottostante è scambiato sul mercato. La formula di Black e Scholes è largamente applicata nei mercati finanziari. Merton e Scholes hanno ricevuto nel 1997 il Premio della Banca Centrale di Svezia per le scienze economiche. Il modello si basa sulle seguenti ipotesi.

  • Il prezzo del sottostante segue un moto browniano geometrico;
  • È consentita la vendita allo scoperto del sottostante, come dello strumento derivato;
  • Non sono ammesse opportunità d'arbitraggio non rischioso;
  • Il sottostante e lo strumento derivato sono scambiati sul mercato in tempo continuo;
  • Non sussistono costi di transazione, tassazione, né frizioni di altri tipo nel mercato;
  • Vige la perfettà divisibilità di tutte le attività finanziarie (è possibile scambiare frazioni arbitrariamente piccole di ogni titolo sul mercato);
  • Il tasso d'interesse privo di rischio \ r è costante, e uguale per tutte le scadenze.

Bibliografia: Hull, J.C. (2000), Options, Futures and Other Derivatives, Prentice-Hall, ISBN 0-13-02444-8; il testo introduttivo alla teoria degli strumenti derivati di riferimento, di livello universitario pre-dottorato (in inglese);
Hull, J.C. (2003), Opzioni, Futures e Altri Derivati, Il Sole 24Ore Libri, (edizione italiana del volume).
Modello di prezzo. Configurazione grafica prodotta dall'andamento del prezzo di un qualsiasi strumento finanziario o indice di mercato. I modelli di prezzo vengono classificati secondo caratteristiche comuni, che ne definiscono il significato. Le due categorie principali sono quelle dei modelli di continuazione e di inversione. I primi si verificano all'interno di una tendenza, i secondi ne caratterizzano il cambiamento di direzione. La loro interpretazione può fornire delle indicazioni di carattere previsivo.
Modello di sconto dei dividendi. Modello utilizzato per la valutazione del prezzo dei titoli azionari, dove il valore attuale dei dividendi futuri è uguale al prezzo massimo pagato da un investitore che vuole ottenere un certo rendimento dal titolo
Modello IS-LM. E' una rappresentazione sintetica del pensiero economico keynesiano. Bibliografia:

  • Blanchard, O. (2000), Macroeconomics, Prentice-Hall, ISBN 0-13-013306-x, il testo di riferimento per l'insegnamento della macroeconomia, di livello universitario;
  • Casarosa, C. (1998), Manuale di Macroeconomia, Carocci, ISBN 88-430-1080-8, un testo universitario italiano; propone una trattazione formale del modello IS-LM, con particolare attenzione ai problemi di microfondazione;
  • Mankiw, G. (2004), Macroeconomics, Worthpublishers, ISBN 0-7167-5237-4, un testo di carattere introduttivo sulla macroeconomia, adatto ad un corso del primo anno di livello universitario.

Modulo di trasferimento. Modulo, materialmente separato dal titolo, utilizzato per il passaggio di una obbligazione da un soggetto a un altro.
Moltiplicatore. È il concetto utilizzato per spiegare la dinamica di accrescimento di quei fenomeni economici sottoposti a shock. I moltiplicatori più usati sono quello del credito e quello del reddito. Il moltiplicatore del reddito spiega come un certo incremento degli investimenti provoca una crescita del reddito degli individui, che ne destineranno una parte ai consumi e una parte al risparmio, finanziando in questo modo ulteriori investimenti in un circolo virtuoso. Il moltiplicatore della moneta permette di determinare gli effetti di accrescimento sulla base monetaria di un aumento dell'offerta di moneta: una parte di moneta che una banca riceve viene accantonata a riserva, mentre l'altra resta in circolazione e potrà essere depositata in un'altra banca, la quale dopo avere accantonato la riserva rimetterà in circolo nuova moneta, e così via.
Moltiplicatore della moneta. Situazione creata dall'immissione di moneta nel sistema creditizio, che espandendosi tra le banche ed essendo trattenuta parzialmente come riserva obbligatoria, provoca un incremento dell'offerta di moneta superiore alla quantità immessa inizialmente.
Moltiplicatore keynesiano. E' uno strumento di analisi fondamentale della macroeconomia. Elaborato dall'economista inglese John Maynard Keynes, tale strumento permette di individuare l'effetto di un certo livello di consumo all'interno di un'economia sul reddito finale dell'economia stessa. Si identifichi come "c" il parametro detto "propensione marginale al consumo", che può variare da 0 a 1 ed indichi la percentuale del reddito che viene re-investita dai consumatori in consumo stesso. Nella sua forma standard il moltiplicatore prende questa forma:

1 / (1 − c)


Notiamo che all'aumentare di c, 1 - c diviene più piccolo, e di conseguenza tutto il moltiplicatore diviene più grande; il moltiplicatore moltiplica per l'appunto la somma dei parametri di domanda:

A: indica il consumo di sussistenza, ovvero quella parte di consumo di base che permette agli esseri umani che danno vita all'economia di sopravvivere. G: indica la spesa pubblica, ovvero il livello aggregato di investimenti statali. I: indica il livello di investimenti privati in attività produttive. X: indica il livello delle esportazioni. Nella sua forma base quindi il moltiplicatore si troverà generalmente in questa forma:

[1 / (1 − c)] * (A + G + I * X)

Di conseguenza, tanto più grande è la propensione marginale al consumo c, tanto più grande diviene il moltiplicatore [1/(1-c)], e tanto maggiore sarà l'espansione totale dell'economia. Questa analisi è tuttavia assolutamente basilare e non tiene conto di variabili importanti come il finanziamento della spesa pubblica G e e le attività finanziarie. Per una visione più completa, si guardi la voce modello IS-LM che tiene conto di entrambe le variabili escluse.
Moltiplicazione. Metodologia d'incremento della posizione di un soggetto, in titoli, ecc. tramite l'uso di finanziamenti a circolo chiuso, come l'ottenimento di finanziamenti presentando in garanzia crediti ottenuti presso altre istituzioni
Momento impositivo. E' il momento in cui giuridicamente sorge il debito d'imposta. In genere, ai fini dell'Imposta sul Valore Aggiunto (IVA), coincide con tali momenti: - per le cessioni di beni, nel momento della stipulazione se riguardano beni immobili e nel momento della consegna o spedizione se riguardano beni mobili; - per le prestazioni di servizi al momento del pagamento del corrispettivo. Esistono quindi delle deroghe a tali principi: a esempio, qualora sia emessa fattura, o sia pagato in tutto o in parte il corrispettivo, l'operazione si considera effettuata, limitatamente all'importo fatturato o pagato, alla data della fattura o a quella del pagamento
Momentum. È l'indicatore che in analisi tecnica rappresenta l'accelerazione del prezzo di un titolo. Un'azione con momentum elevato significa che ha prodotto grandi variazioni di prezzo in brevi periodi di tempo.
MON. Margine operativo netto.
Moneta 1. Per moneta si intende dunque ogni oggetto materiale o entità astratta che svolga le funzioni di:

  • misura del valore (moneta come unità di conto - vedi voce);
  • mezzo di scambio nella compravendita di beni e servizi (moneta come strumento di pagamento);
  • fondo di valore (moneta come riserva di valore - vedi voce);
  • riferimento per pagamenti dilazionati (funzione implicita nelle tre precedenti).

La funzione "centrale" della moneta è comunque quella di strumento di pagamento, visto che tutte le altre funzioni sono o conseguenza di tale funzione o condizione favorevole per lo svolgimento di questa funzione stessa. Mentre nell'antichità esistevano soltanto le monete metalliche, consistenti solitamente in dischi di varie dimensioni e composizione, usati come strumenti di pagamento o tesaurizzati, nelle economie moderne alla moneta metallica si è affiancata o sostituita la moneta cartacea, più facile da produrre e utilizzare, nonché diverse altre tipologie di "monete" immateriali, a cominciare dal deposito bancario (in quest'ultimo casi si parla di "moneta" intesa in senso lato, come strumento di pagamento complementare rispetto alla moneta in senso stretto.
Moneta 2. Gli aggregati monetari dell’area dell’euro comprendono: M1: circolante e depositi in conto corrente; M2: M1, depositi con durata prestabilita fino a 2 anni, depositi rimborsabili con preavviso fino a 3 mesi; M3: M2, pronti contro termine, quote di fondi comuni monetari, titoli di mercato monetario e obbligazioni con scadenza originaria fino a 2 anni. I contributi nazionali agli aggregati monetari M1, M2 e M3 sono calcolati escludendo il circolante, poiché, con l’introduzione dell’euro, non è più direttamente misurabile la quantità di banconote e di monete effettivamente detenuta in ciascun paese.
Moneta calda (Hot money). Capitali liquidi che si spostano molto velocemente da un paese ad un altro.
Moneta debole (Soft currency). Moneta tendenzialmente soggetta a deprezzamento a causa di permanenti squilibri economici interni o di bilancia dei pagamenti.
Moneta elettronica. Strumento di pagamento prepagato costituito da un valore monetario che rappresenta un credito nei confronti dell’emittente, memorizzato su un dispositivo elettronico, emesso dietro ricezione di fondi il cui valore non sia inferiore al valore monetario emesso, accettato come mezzo di pagamento da imprese diverse dall’emittente. Viene emessa da banche e Istituti di moneta elettronica (vedi).
Moneta forte (Hard currency) . Moneta caratterizzata da un tendenziale apprezzamento sul mercato dei cambi.
Moneta legale (Flat money) . Moneta che trae il proprio valore da una norma che le attribuisce potere d'acquisto.
Monetarismo. Il monetarismo è una teoria macroeconomica che si occupa principalmente degli effetti dell'offerta di denaro governata dalle banche centrali. Le teorie monetarie, in particolare, hanno come obiettivo il controllo dell'offerta di denaro e considerano l'inflazione come conseguenza di un'offerta di denaro superiore alla domanda. Oggi il monetarismo è associato principalmente all'opera di Milton Friedman, il quale è stato in gioventù keynesiano, per poi approdare a conclusioni molto lontane, se non opposte, dal pensiero keynesiano. Negli anni '60 Friedman e Anna Schwartz pubblicarono un importante lavoro, Monetary History of the United States 1867-1960, dove sostenevano che "l'inflazione è sempre e dovunque un fenomeno monetario". Il libro ebbe molte ripercussoni, influenzando il pensiero politico ed economico prima negli Stati Uniti e poi nel mondo. Il lavoro di David Laidler tra gli anni sessanta e gli anni settanta corroborò l'ipotesi di fondo del monetarismo, cioè che la domanda di moneta sia una funzione stabile di parametri economici conosciuti, aiutandolo così ad ottenere il successo che poi avrà. Sebbene molti monetaristi sostengano che sia l'azione governativa ad essere all'origine dell'inflazione, pochi di loro incoraggiano comunque un ritorno alla parità aurea. Friedman, per esempio, considerava la parità aurea come irrealistica. L'ex governatore della FED (Federal Reserve), Alan Greenspan, è generalmente considerato di orientamento monetarista. La Banca Centrale Europea basa ufficialmente la sua politica su precetti rigidamente monetaristi, dichiarando come esclusivo obbiettivo la stabilità dei prezzi (lotta all'inflazione) attraverso la regolazione dell'offerta di danaro. Tra i critici del monetarismo si possono annoverare i neo-Keynesiani, i quali sostenengono che la domanda di denaro è intrinsecamente collegata all'offerta, e diversi economisti conservatori, che sostengono invece l'impossibilità di predire la domanda di denaro. Joseph Stiglitz ha teorizzato che la relazione tra l'inflazione e l'offerta di moneta sia debole per l'inflazione ordinaria, in contrapposizione all'iperinflazione (ossia un tasso di inflazione superiore al 10% annuo), che è generalmente considerata un effetto della spesa pubblica in una situazione in cui la crescita del prodotto interno lordo non riesca ad assorbirla. In un'intervista al Financial Times del 6 giugno del 2003 Milton Friedman sembra ripudiare la politica monetarista, affermando che "l'uso della quantità di moneta come obbiettivo non è stato un successo ... non sono sicuro che oggi la incoraggerei con la stessa forza con cui l'ho fatto in passato." Sebbene il monetarismo sia comunemente associato all'economia di stampo Neoliberale (in italiano neoliberista), che in USA è soprattutto rappresentata nel Partito conservatore, non tutti gli economisti neoliberali sono monetaristi, e non tutti i monetaristi sono neoliberali. Si tratta, per così dire, di posizioni "ortogonali" tra loro.
Monetarista. Economista appartenente alla scuola di pensiero (Monetarismo) che ha come punto centrale della propria teoria economica l'offerta di moneta.
Money broker. Negli Usa intermediario che per conto dei suoi clienti, banche o altri enti finanziari, svolge attività di intermediazione in valute; in Gran Bretagna intermediario che al fine di ottenere un credito fa da tramite fra i suoi clienti e le banche o altre istituzioni finanziarie.
Monopolio. E' una forma di mercato dove un unico venditore offre un prodotto o un servizio per il quale non esistono sostituti stretti (monopolio naturale) oppure opera in ambito protetto (monopolio legale, protetto da barriere giuridiche). Deriva dal greco monos ( solo) e pòlein (vendere). Gestione esclusiva dei traffici commerciali. Una situazione di monopolio può crearsi come conseguenza di:

  1. esclusività sul controllo di input essenziali (es. diamanti grezzi De Beers);
  2. economie di scala, laddove la curva del costo medio di lungo periodo è decrescente, ossia che un aumento della produzione, diluendo i costi su più unità di prodotto, ne riduce l'incidenza media (questa condizione può dare luogo a un monopolio naturale); un esempio è il (discusso) caso delle ferrovie;
  3. brevetti.

I monopoli sono spesso caratterizzati in base alle circostanze da cui hanno origine. Tra le categorie principali si hanno monopoli che sono il risultato di leggi o regolamentazione (monopoli legali), monopoli che hanno origine dalla struttura dei costi di un dato sistema produttivo (monopolio naturale). I fautori del liberismo in economia sostengono che una classificazione più fondamentale dovrebbe distinguere tra monopoli che nascono e prosperano grazie a una violazione dei principî del libero mercato (monopolio coercitivo) e quelli che si mantengono tali grazie alla superiorità del prodotto o servizio offerto rispetto a quello dei potenziali concorrenti.
Monopolio legale (o de jure). Condizione dove un'impresa è l'unica offerente di un prodotto sul mercato grazie a una specifica disposizione legislativa, la quale oltre a rilasciare l'autorizzazione unica alla produzione, solitamente stabilisce norme obbligatorie di fissazione delle tariffe.
Monopolio naturale. Si chiamano monopoli naturali quei settori di attività economica che si caratterizzano per rendimenti marginali strettamente crescenti (il costo di produzione dell'ultima unità è inferiore a quello di tutte le precedenti) e di conseguenza per dei costi medi strettamente decrescenti (il costo medio diminuisce all'aumentare del volume di produzione poiché la curva del costo marginale è sempre al di sotto di esso). In tali settori un operatore unico è più efficiente di una pluralità di operatori. In generale si tratta di attività in cui i costi d'investimento (costi fissi) sono talmente alti che è possibile sostenerli solo se è presente un solo soggetto sul mercato. I costi medi decrescenti, dovuti alle cosiddette "economie di scala" impediscono l'applicazione delle regole della concorrenza pura e perfetta nonché della determinazione dei prezzi sulla base dei costi marginali. Gli esempi di monopoli naturali sono generalmente quelli legati alla realizzazione di infrastrutture: rete ferroviaria, rete stradale ed autostradale, rete per la distribuzione dell'acqua, del gas, dell'elettricità, porti, aeroporti, ecc. Attualmente sono veramente pochi gli esempi di monopolio naturale applicato "puramente": difatti la liberalizzazione (e non privatizzazione) di servizi, quali telefonia fissa e autotrasporto, ha minimizzato la diffusione di tale struttura economica a favore della icastica ricerca della concorrenza perfetta.
Montante. Vedi tasso di interesse.
Monte Titoli SpA. Società di gestione accentrata di strumenti finanziari che gestisce il sistema di liquidazione dei titoli Express II (vedi).
MOODY'S. Una delle maggiori agenzie di rating internazionali. I giudizi espressi da Moody sono valutazioni circa la solidità o meno della situazione patrimoniale e finanziaria di una società o di un ente sovrano.L'impresa realizza un omonimo rating per le attività che analizza. Un indice che misura la capacità di restituire i crediti ricevuti in base a una scala standardizzata e suddivisa tra debiti contratti a medio termine e a lungo termine.
MOT. Sigla di Mercato Obbligazionario Telematico. E' il mercato obbligazionario italiano organizzato e gestito dalla Borsa Italiana S.p.A.
MS. Margine di struttura.
MT. Margine di tesoreria.
MTA. Il Mercato telematico azionario è il più importante mercato finanziario italiano sul quale si giocano le sorti delle più importanti imprese italiane. Quando si pensa alla Borsa viene spontanea l’equivalenza con il mercato azionario, mentre in realtà la Borsa comprende altri comparti in cui non si negoziano solamente titoli azionari. Tale equivalenza non è però priva di fondamento e si basa sia su ragioni storiche, in quanto in Borsa sono state trattate per molti decenni solamente le azioni, sia su ragioni dimensionali, in quanto per numero di scambi e controvalore degli stessi il mercato azionario è notevolmente superiore agli altri comparti. In Italia, il maggior mercato azionario è rappresentato dal Mercato telematico azionario MTA, ovvero il mercato in cui si negoziano i titoli delle più importanti imprese italiane. Nel Mercato telematico azionario non si negoziano unicamente azioni, ma anche obbligazioni convertibili, diritti di opzione, warrant e quote o azioni di OICR. A parte le quote o le azioni di OICR e le azioni di Investment companies a cui è dedicato il segmento MTF, i rimanenti strumenti finanziari sono ripartiti da Borsa Italiana, in segmenti di mercato omogenei in funzione della loro capitalizzazione; inoltre, all’interno di ciascun segmento, gli strumenti finanziari possono essere ripartiti in classi omogenee per modalità e orari di negoziazione, tenendo conto della frequenza degli scambi e del controvalore medio giornaliero negoziato. Tale ripartizione è effettuata all’atto dell’ammissione delle azioni e monitorata con una certa periodicità. Le obbligazioni convertibili e i warrant sono negoziati nel segmento in cui sono negoziate le azioni ordinarie di compendio. In base a queste disposizioni, le azioni sono suddivise in base alla capitalizzazione di mercato in due gruppi: il primo, segmento blue-chip, è formato dalle azioni di società con capitalizzazione di mercato superiore a 1.000 milioni di euro (Large Cap), mentre il secondo, diviso a sua volta nei segmenti Standard e Star, è formato dalle azioni di società con capitalizzazione inferiore a 1.000 milioni di euro e superiore a 40 milioni di euro (Medium Cap). A sua volta, il segmento Standard è diviso in classe 1 e classe 2. La differenza tra Standard e Star deriva dal fatto che nello Star (Segmento Titoli con Alti Requisiti) sono negoziate le azioni di piccole e medie imprese con buone prospettive, che devono soddisfare requisiti aggiuntivi rispetto a quelli richiesti per l’ammissione allo Standard e rispettare impegni particolari in termini di liquidità, trasparenza e corporate governance. La riclassificazione delle azioni avviene in occasione della revisione ordinaria dell’indice SandPMib (marzo e settembre): la Borsa Italiana individua le società non comprese nel segmento blue-chip la cui capitalizzazione sia divenuta superiore ai 1.000 milioni di euro e le trasferisce al segmento blue-chip; contrariamente, se la capitalizzazione delle azioni di società del segmento blue-chip è scesa al di sotto di tale soglia, esse saranno declassate se entro sei mesi la capitalizzazione non tornerà a sopra il livello precedente. La revisione riguarda anche la ripartizione delle Medium Cap; infatti, nel caso in cui vengano meno le condizioni che hanno permesso l’inserimento nel segmento Star, le azioni sono trasferite nel segmento Standard.
MTAX. Nel settembre del 2005 Borsa Italiana, alla luce dei nuovi sviluppi legati al settore tecnologico, ha istituito il mercato azionario MTAX, il quale ha sostituito e rinnovato il Nuovo Mercato, determinandone di fatto la chiusura, con il conseguente passaggio dei titoli negoziati in quest’ultimo all’MTAX Il Nuovo Mercato era stato istituito nel gennaio del 1999 dalla Borsa Italiana, sull’onda del successo dei titoli della new economy e delle eccezionali prestazioni registrate dai listini del settore high-tech di tutto il mondo, tra i quali citiamo, per la sua notevole importanza, il Nasdaq (National Association of Securities Dealers Automated Quotation), l’indice dei principali titoli tecnologici della borsa americana. Il passaggio all’MTAX non è stato solo un evento formale: il Nuovo Mercato, nato per favorire la quotazione di società di piccole dimensioni operanti in settori tecnologici, prevedeva delle condizioni per l’ammissione al listino meno gravose rispetto a quelle richieste per l’ingresso nell’MTA, mentre ora le condizioni generali di ammissione e la struttura del mercato MTAX sono del tutto simili a quelle dell’MTA. L’elemento caratterizzante, che continua a differenziare i due mercati, è il settore di attività delle imprese quotate nell’MTAX, ossia il settore tecnologico. Gli strumenti finanziari negoziati, che possono essere emessi da emittenti italiani ed esteri, sono le azioni, le obbligazioni convertibili, i warrant e i diritti di opzione relativi alle stesse azioni. Per essere ammessi, gli strumenti finanziari devono rispettare le leggi, i regolamenti e ogni altra disposizione applicabile, essere conformi alle leggi e ai regolamenti ai quali sono sottoposti, poter essere oggetto del servizio di liquidazione e compensazione e, infine, essere liberamente trasferibili. Inoltre, possono essere negoziati per qualunque quantitativo, anche se Borsa Italiana può stabilire, per ogni singolo strumento finanziario, un quantitativo minimo negoziabile qualora lo richiedano esigenze di funzionalità del mercato, di agevole accesso da parte degli investitori e di economicità nell’esecuzione degli ordini. I contratti di compravendita, relativi ad azioni, obbligazioni convertibili, warrant e diritti di opzione, conclusi sono sottoposti ai servizi di riscontro e rettifica giornalieri e sono liquidati il terzo giorno di mercato aperto successivo alla stipulazione. Gli strumenti finanziari sono ripartiti in segmenti di negoziazione in maniera analoga a quella stabilita per l’MTA; la soglia di capitalizzazione rilevante è fissata in 1.000 milioni di euro: al di sopra di tale soglia il titolo è inserito infatti nel segmento blue-chip. Se inferiore, ma in ogni caso la capitalizzazione deve essere superiore a 40 milioni di euro, l’azione è inserita nel segmento Standard, ovvero nel segmento Star se soddisfa determinati requisiti qualitativi ulteriori. Una piccola precisazione, seppur la denominazione dei segmenti e la modalità di attribuzione dei titoli in ognuno di questi siano identiche per MTA e MTAX, tali segmenti non sono la stessa cosa, ossia, a esempio, il segmento Star dell’MTA è diverso dal segmento Star dell’MTAX nel senso che i titoli che ne fanno parte sono diversi.
MTO. Mercato telematico delle opzioni; mercato sul quale vengono negoziate opzioni su future sui titoli di Stato; si avvale dello stesso circuito telematico dell. MTF. Attualmente i contratti quotati all'MTO sono le opzioni call e put su Btp futures a 10 anni.
MTS SpA. Società che organizza e gestisce i mercati telematici all’ingrosso dei titoli di Stato e garantiti dallo Stato, dei titoli emessi da organismi internazionali partecipati da Stati e delle obbligazioni italiane ed estere.
Muda. Muda è un termine giapponese, sinonimo di sprechi nelle imprese. Mikel J. Harry ha elaborato una "catena del non valore nei processi aziendali" per eliminare gli sprechi. La catena si articola nei seguenti punti:
• La sopravvivenza di un'impresa è legata alla sua crescita nel business.
• La crescita nel business è determinata dalla soddisfazione del cliente.
• La soddisfazione del cliente è governata dalla qualità, prezzo e tempi di consegna.
• Qualità, prezzo e tempi di consegna sono controllati dalla capacità di processo.
• La capacità di processo, è fortemente condizionata dalle variabili di processo che devono essere costantemente controllate.
• Le variabili di processo portano a creare delle attività senza valore per il cliente denominate "Muda".
• Per eliminare le "Muda" bisogna applicare corrette metodologie e tecniche nel lavoro (knowledge).
• Per applicare corrette metodologie e tecniche nel lavoro bisogna conoscerle.
• Ne deriva che la conoscenza e l'applicazione di tutto il sapere disponibile (knowledge) da parte di tutto il personale dell'azienda sono l'unico modo per eliminare le "Muda" sopravvivere e crescere nei mercati.
La Toyota ha individuato sette tipi di Muda:
Difetti
I difetti presenti nel bene prodotto spingono il cliente a rifiutarlo. Lo sforzo impiegato per creare questi difetti è uno spreco. Nuovi processi per la gestione dello spreco devono essere aggiunti per provare a recuperare una parte del valore dal prodotto, che rischia di essere scartato al 100%.
Sovrapproduzione
La sovrapproduzione è la produzione o l'acquisizione di un oggetto prima che esso sia veramente richiesto. E' lo spreco più pericoloso per l'azienda perché nasconde i problemi della produzione. La sovraproduzione deve essere immagazzinata, gestita e protetta.
Trasporto
Ogni volta che un prodotto viene sottoposto ad un movimento rischia di essere danneggiato, perso, ecc, oltre ad essere un'attività di non-valore aggiunto. Il trasporto non comporta alcuna trasformazione al prodotto che il cliente sia disposto a pagare.
Attesa
Si riferisce sia al tempo trascorso dagli operatori aspettando che arrivino le risorse, sia il tempo che passa mentre aspettano che il prodotto venga portato via, sia il capitale investito in beni e servizi che non sono stati ancora consegnati al cliente. Spesso esistono dei processi ad hoc per gestire queste attese.
Scorte
Le scorte, che siano sotto forma di materie prime, di materiale in lavorazione (WIP), o di prodotti finiti, rappresentano comunque un capitale che deve ancora produrre un guadagno sia per il produttore che per il cliente. Ciascuna di queste tre voci che non sia ancora elaborata per poter produrre valore è uno spreco.
Movimento
A differenza del trasporto, il movimento si riferisce ai macchinari o agli operai, perché questi possono subire usure, danneggiamenti o avere problemi relativi alla sicurezza. Include anche gli investimenti e i costi del processo produttivo.
Sovraprocessare
Usare risorse più costose del necessario per le attività produttive o inserire funzioni aggiuntive oltre a quelle che aveva inizialmente richiesto il cliente produce solo sprechi. Qui nasce un problema particolare riguardo alle persone. Gli operatori che possiedono una qualifica superiore a quella richiesta per realizzare determinate attività, generano dei costi per mantenere le proprie competenze che vanno persi nell'esecuzione di attività che richiedono una qualifica minore.
Multinazionale. Un'impresa multinazionale, in ambito economico, è un'impresa che organizza la sua produzione in almeno due paesi diversi. È detta controllata l'impresa operante in un paese estero di cui la multinazionale controlla tra il 10 e il 50% delle azioni, filiale quella di cui controlla più del 50% delle azioni. Le maggiori imprese multinazionali possono avere budget maggiori di quelli delle economie dei paesi in via di sviluppo in cui operano; tali imprese giocano un ruolo importante nei processi di globalizzazione e hanno una forte influenza sulle relazioni internazionali degli stati coinvolti. Tuttavia vanno considerate "multinazionali" anche le piccole e medie imprese dotate di un impianto di produzione o di distribuzione all'estero (a esempio un calzaturificio del Nord Est con un impianto di produzione in Romania). Essere multinazionali è spesso la strategia ottimale per operare in un'economia globale integrata. L'ascesa delle multinazionali negli anni '90 va di pari passo con il processo di liberalizzazione regionale e globale del commercio. A causa della concorrenza internazionale, le imprese tendono a ridurre i costi di produzione e ricercare fattori di produzione a basso costo. Tuttavia le attività multinazionali possono svolgersi solo se esistono bassi costi commerciali per la commercializzazione internazionale dei semilavorati o la reimportazione in patria dei prodotti finiti.
Multioption facilities. Vedi: Note issuance facilities.
Multiplo del benchmark. E' il rapporto tra il valore dello strumento e l'indice benchmark.
Multirinnovo. È un certificato di deposito pluriennale composto da una serie di singoli certificati di deposito a scadenza inferiore all'anno, solitamente sei mesi, rinnovati man mano che scadono, lungo il corso dell'operazione.
Mutui a pagamento graduale. Si tratta di mutui a tasso fisso aventi la caratteristica di richiedere pagamenti minori nel periodo iniziale che crescono con il passare del tempo, allo scopo di favorire quei soggetti, generalmente giovani, che dispongono di un reddito che crescerà con il passare del tempo.
Mutui a partecipazione. Tipo di mutuo ipotecario nel quale il finanziatore dell'acquisto dell'immobile concede un prestito a tassi fissi, inferiori a quelli di mercato, ma si assicura la possibilità di partecipare all'aumento di valore dell'immobile con il trascorrere del tempo.
Mutui a termine. Tipo di mutuo ipotecario durante la vita del quale, vengono effettuati pagamenti a solo titolo di interesse, mentre il rimborso del capitale sottostante viene effettuato in un'unica soluzione alla scadenza.
Mutui per investimenti immobiliari. Sono mutui ipotecari che vengono emessi per finanziare gli investimenti nel campo dell'edilizia residenziale. Chi acquista i titoli, enti creditizi o investitori istituzionali, mette a disposizione il capitale necessario a costruttori di immobili residenziali che offrono in garanzia il bene di cui verrà realizzata la costruzione.
Mutui ipotecari. Sono titoli di debito a lungo termine, anche fino a 30 anni, garantiti da un diritto reale su un bene immobile, sul quale viene costituita un'ipoteca. Il soggetto finanziato si impegna a corrispondere regolarmente i pagamenti delle quote capitale e gli interessi del prestito ottenuto, fino a quando l'ipoteca verra estinta, e cioè nel momento in cui il piano di ammortamento del debito sarà ultimato.
Mutui ipotecari ad agggiustamento del montante. Genere di mutuo ipotecario il cui tasso d'interesse è fisso per tutto il periodo, mentre il montante residuo dell'operazione è aumentato sulla base dell'andamento di un indice dei prezzi, come per esempio l'inflazione.
Mutui ipotecari aperti. Permettono al soggetto finanziato di trarre ulteriori fondi dal bene ipotecato, che saranno equiparati in tutto a quelli ricevuti nel momento del finanziamento iniziale. Per esempio, la clausola permette al debitore di aumentare il debito tramite l'emissione di titoli garantiti dallo stesso bene, con una scadenza uguale a quelli iniziali, solamente dopo che sono state pagate con regolarità un certo numero di rate di rimborso.
Mutui ipotecari a rinnovo. Mutui ipotecari in cui le condizioni del prestito sono rinegoziate periodicamente, secondo le caratteristiche del contratto sottostante.
Mutui ipotecari chiusi. Prestiti garantiti da ipoteca su beni immobili, in cui i beni non possono essere utilizzati come garanzia per ulteriori finanziamenti e dove il rimborso anticipato è sottoposto al benestare dei possessori dei titoli di credito vincolati al prestito.
Mutui ipotecari commerciali. Finanziamenti a lunga scadenza, anche fino a 40 anni, che utilizzano come garanzia ipoteche su immobilizzazioni commerciali.
Mutui ipotecari convenzionali. Titoli obbligazionari, a tasso fisso o variabile, privi di garanzie da parte di qualsiasi autorità pubblica.
Mutui ipotecari trasferibili. È un genere di mutuo ipotecario che permette al beneficiario di trasferire l'ammontare rimanente del finanziamento, alle medesime condizioni di scadenze e tasso d'interesse, su un immobile differente, in caso di vendita della prima abitazione e riacquisto contemporaneo di una seconda casa.
Mutui junior. Operazione finanziaria in titoli connessa a un mutuo legato a un'ipoteca di secondo o terzo grado. Causa la minore garanzia di rimborso, dovuta alla presenza di una garanzia privilegiata derivante dall'ipoteca primaria, questi titoli offrono normalmente rendimenti superiori alla media di mercato per strumenti similari.
Mutui su pegno. Garanzia prestata su beni mobili, come gioielli, preziosi o autovetture, a fronte di un finanziamento personale.
Mutuo. Il mutuo è un contratto mediante il quale una parte, detta mutuante, consegna all'altra, detta mutuataria, una somma di denaro o una quantità di beni fungibili, che l'altra si obbliga a restituire successivamente con altrettante cose della stessa specie e qualità. Si tratta di un contratto reale e gratuito, che si perfeziona con la consegna al mutuatario. È inoltre un contratto tipico la cui nozione è accolta nel nostro ordinamento giuridico dall'art. 1813 del Codice Civile. La fattispecie regolata dall'art. 1813 è esclusivamente quella del mutuo gratuito, da non confondersi con i mutui finanziari, che possono validamente concludersi con il mero consenso. Una tra le figure più diffuse nella prassi è il mutuo immobiliare, concesso per soddisfare esigenze di denaro in qualche modo collegate all'acquisto di un bene immobile per compravendita (o, nel caso di fabbricati, anche per costruzione). Una particolare forma di mutuo immobiliare è il mutuo fondiario: si tratta di un mutuo immobiliare con particolari caratteristiche di durata (superiore a 18 mesi) e rapporto tra somma mutuata e valore della garanzia (non superiore all'80% secondo la legislazione vigente). In applicazione della precedente normativa sul credito fondiario, mutuo fondiario poteva venir concesso soltanto da alcuni (pochi) istituti di credito espressamente autorizzati, che svolgevano tale attività in via principale o disponevano al loro interno di una apposita Sezione Autonoma di Credito Fondiario (SACF); in seguito, anche in considerazione della crescente presenza di operatori stranieri sul mercato specifico, tale forma tecnica è stata consentita a tutti gli intermediari finanziari. In ogni caso, il mercato dei mutui, tuttora, resta pesantemente sbilanciato in favore dei mutuanti (in genere le banche), che propongono i loro prodotti in forma di offerta unilaterale, con scarsissimo margine di negoziabilità da parte del mutuatario in ordine alle condizioni economiche ed alle altre condizioni contrattuali. È vero per contro che lo snellimento delle procedure ha consentito la presentazione di una gamma di prodotti di buona articolazione.

N

NAFTA. North America Free Trade Agreement. Accordo stipulato nel 1989 fra Stati Uniti e Canada e in un secondo tempo (nel 1994) esteso al Messico. Il patto ha lo scopo di ridurre le barriere commerciali tra i tre stati aderenti e quelli a essi limitrofi.
NAIRU (Non accelerating inflation rate of unemployment). Livello di disoccupazione al di sotto del quale si determinerebbe un'accelerazione della dinamica dei prezzi.
NASD. Sigla di National Association of Securities Dealers. Associazione professionale dei dealers autoregolamentata e responsabile della gestione del Nasdaq. L'associazione ha anche lo spirito di garantire il pubblico degli investitori da atti fraudolenti.
NASDAQ. Sigla di National Association of Securities Dealers Automated Quotations system. Trattasi dell'indice di un mercato over the counter, che raggruppa titoli di società non quotate in Borse valori organizzate. Rappresenta altresì il sistema elettronico di negoziazione scelto dal NASD per facilitare il trading offrendo ai brokers e dealers prezzi in denaro e lettera. Nato nel 1968, è oggi fortemente specializzato nella contrattazione di titoli relativi a società operanti nel settore dell'information e communication technology. L'indice composito include oggi circa 4.000 società, delle quali le 100 con maggiore capitalizzazione compongono l'indice Nasdaq 100.
Nastro dei prezzi. Nastro sul quale venivano riportati i prezzi dei titoli fatti segnare in Borsa. Oggi il ticker tape è stato sostituito da sistemi elettronici. Infatti i simboli scorrono su un tabellone luminoso insieme ai relativi prezzi man mano che vengono comunicati dalle autorità di Borsa.
NAV. E' il Net Asset Value ovvero una stima del valore del patrimonio netto a prezzi di mercato. Se il valore di capitalizzazione della società quotata è inferiore al Nav la società è sottovalutata rispetto ai valori contabili.
NAV rettificato. La rettifica del Net Asset Value si rende necessaria in presenza di operazioni straordinarie quali il rimborso parziale delle quote del fondo.
Neckline. Linea il cui superamento, in un grafico, conferma il completamento di una figura di inversione (cfr. Tecniche di analisi - Analisi tecnica di base).
Negoziabile. Indica un titolo di debito che può essere trasferito da un soggetto a un altro sotto forma di denaro, o come pagamento di una obbligazione. Tipico è il caso dei certificati di deposito emessi in ammontari elevati e acquistati da investitori istituzionali, i quali possono decidere, in un secondo momento, di venderli sul mercato secondario. Assegni, tratte e cambiali sono tipicamente strumenti negoziabili.
Negoziazione continua. In questa fase le proposte di acquisto e vendita tra loro compatibili per prezzo e quantità sono automaticamente abbinate dal sistema telematico e concluse (matching automatico). In particolare, una proposta con limite di prezzo in acquisto è abbinata con una o più proposte di vendita aventi prezzo inferiore o uguale a quello della proposta immessa; una proposta con limite di prezzo in vendita è abbinata con una o più proposte di acquisto con prezzo pari o superiore a quello della proposta immessa. Una proposta senza limite di prezzo in acquisto (vendita) è abbinata con una o più proposte di vendita (acquisto) aventi prezzo uguale al miglior prezzo di vendita (acquisto) esistente al momento della sua immissione. Non è consentita l'immissione di proposte con limite di prezzo aventi prezzi superiori o inferiori ai limiti percentuali di variazione massima dei prezzi stabiliti dalla Borsa Italiana S.p.A.. Il prezzo di conclusione del contratto è pari a quello della proposta avente priorità temporale superiore.
Neoliberismo. Il neoliberismo è una dottrina economica che ha avuto grande impulso a partire dagli anni '80, soprattutto ad opera di Margaret Thatcher e Ronald Reagan. Essa sostiene la liberazione dell'economia dallo Stato, la privatizzazione dei servizi pubblici, la liberalizzazione di ogni settore non strategico e la fine di ogni chiusura doganale. I sostenitori del neoliberismo, portando come prova la notevole crescita economica registrata negli Stati che hanno adottato questa linea di sviluppo, spiegano che favorendo la libertà di mercato si ingenera nel lungo periodo una generale crescita dell'economia in termini di PIL e di livello di scambio tra paesi lontani: questo ciclo virtuoso accresce nel tempo il livello di benessere non solo delle classi agiate ma anche delle grandi masse. Tale miglioramento economico deve essere considerato anche sotto il profilo della difesa del diritto di ogni uomo a disporre autonomamente di sé e della propria vita. Queste tesi sono sostenute soprattutto dalle forze politiche, non strettamente conservatrici, che si ispirano al Liberismo ed al capitalismo. Critiche al Neoliberismo. Secondo i critici, il neoliberismo non ha portato benessere a tutta l'umanità, ma ha accentuato le disuguaglianze fra le differenti classi sociali all'interno dello stesso Paese e le sperequazioni esistenti tra i paesi ricchi ed il "sud" del mondo. Ovvero è aumentata la ricchezza di alcuni paesi e delle multinazionali a scapito della maggioranza dei poveri. Altri detrattori hanno sottolineato che questo processo di arricchimento generalizzato è avvenuto soprattutto a scapito del pianeta Terra distruggendo per sempre risorse non rinnovabili e creando di conseguenza esternalità negative.
Net asset value. Patrimonio totale di una società di un fondo meno tutte le passività e gli oneri precedenti. Il valore del patrimonio netto per azione è calcolato dividendo questa cifra per il numero d'azioni ordinarie di fondi in emissione.
Net present value (NPV.) Valore che si ottiene scontando il flusso monetario netto derivante da un progetto di investimento di capitale al tasso di interesse desiderato. Al posto del tasso di interesse desiderato si può inserire il tasso di interesse che frutterebbe se si investisse il capitale in un'altra opportunità. In entrambi i casi, se si ha un valore positivo l'investimento, teoricamente, è finanziariamente conveniente e viceversa. Il tasso di interesse da inserire è quello più appropriato in realazione all'obiettivo che si vuole conseguire; esso potrebbe anche essere il tasso di inflazione. Dalla mia pratica personale ho scoperto che l'uso frequente di questo parametro, consente, di maneggiarlo in modo sempre più appropriato. Vedi VAN.
Netto. Indica ciò che resta di una grandezza economica (micro o macro) dopo che sono state effettuate tutte le deduzioni necessarie. Per quanto riguarda le operazioni in titoli, il termine rappresenta la differenza tra il prezzo che viene pagato per acquistare un bene di investimento e il ricavato della vendita al netto delle commissioni di intermediazione.
New arrangements to borrow (Nab). Accordi tra I’FMJ e 25 paesi (quelli del G7, gli altri industriali e gli “emergenti” asiatici), concordati nel 1996 e in vigore dal 17 novembre 1998. Prevedono che, in particolari condizioni di crisi, o di pericolo per la stabilità, del sistema monetario internazionale, i partecipanti all’accordo forniscano all’FMI risorse di credito addizionali a quelle dei General Arrangements to Borrow (vedi), sino a un totale di 34 miliardi di DSP. L’Italia partecipa sino a un totale di 1.772 milioni di DSP. Gli accordi resteranno in vigore per 5 anni e potranno essere rinnovati.
New business value. Per il ramo vita: Stima del valore per l'assicurazione della nuova raccolta di portafoglio Vita nel periodo in esame.
New economy. Con questo termine vengono raggruppate l'economia delle telecomunicazioni, dei media, di internet, dell'informatica e delle biotecnologie. Questa è l'economia del futuro e anche del presente nata negli Stati Uniti e sbarcata in Europa. Una delle caratteristiche delle imprese della new economy è il tasso di crescita estremamente alto, ma spesso non sono ancora in grado di produrre utili. Sono imprese ad alto tasso di rischio e operano su mercati estremamente dinamici.
New York Stock of Exchange (Nyse). E' il maggiore mercato azionario del mondo con una capitalizzazione totale di circa 12.000 miliardi di dollari e la presenza di 500 società straniere per le quali l'ammissione alle quotazioni ufficiali di New York rappresenta un ambito riconoscimento. Nonostante l'importanza del mercato, il sistema di contrattazione usato dal Nyse è pur sempre quello tradizionale "alle grida". (vedi Nasdaq).
NIC. E' l'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività nazionale: questo indice viene calcolato con riferimento all’intera popolazione presente sul territorio nazionale ed all’insieme di tutti i beni e servizi acquistati dalle famiglie ed aventi un effettivo prezzo di mercato; tale indice, che considera i consumatori italiani come un unico insieme omogeneo, misura quindi l'inflazione a livello dell'intero sistema economico e rappresenta pertanto, per il governo, uno dei parametri di riferimento per la progettazione delle politiche economiche: può, ad esempio, essere utilizzato per indicare nel DPEF il tasso d'inflazione programmata.
Nicchia. Si tratta di un segmento di mercato dalle dimensioni limitate in cui un'impresa è riuscita a raggiungere una quota di mercato dominante. Una banca di nicchia, invece, può essere un ente creditizio in grado di offrire servizi particolari per i residenti di una certa zona geografica, ma che per operazioni più complesse si appoggia a corrispondenti di più grandi dimensioni.
Nikkei 225. Indice storico della Borsa valori giapponese nato nel 1949; è formato dalla media delle quotazioni dei 225 titoli più importanti quotati nella prima sezione della borsa di Tokyo; viene calcolato giornalmente (vedi Topix).
Nome. Espressione gergale usata nelle operazioni finanziarie per indicare la controparte. Non poter fare un nome, ha il significato di non avere l’autorizzazione ad effettuare operazioni con una certa istituzione finanziaria.
Nominale di rimborso. È il valore facciale di un titolo obbligazionario che dovrà essere rimborsato alla scadenza del prestito, non considerando la cedola che può essere pagata nello stesso momento.
Non adjusting events. Eventi indicatori di condizioni sorte dopo la fine dell'esercizio e quindi non implicanti modifiche nei valori di bilancio.
Non rinnovabile. È un titpo di prestito obbligazionario in cui è presente una clausola che impedisce all'emittente di rimborsare i titoli tramite l'emissione di un altro prestito a differenti condizioni. In questa maniera i possessori dei titoli sono tutelati dalla possibilità di rimborso anticipato delle obbligazioni.
Non-underwritten facilities. Operazioni di finanziamento che non comportano né l’impegno a sottoscrivere i titoli non collocati,
né l’apertura di linee di credito (es. Euro-commercial paper e Medium-term note).
Norme antitrust. Leggi atte a evitare eventuali situazioni di monopolio o oligopolio industriale che possano nuocere al funzionamento del libero mercato.
Nota. Titolo di debito che rappresenta una promessa di pagamento di una certa somma a una certa data, o alternativamente in un momento qualsiasi della vita del titolo.
Nota a tasso variabile. Tipo di finanziamento a tasso variabile in cui l'interesse da riconoscere all'istituto di credito viene determinato di volta in volta, sulla base di un tasso di riferimento. Il più utilizzato è il prime rate.
Nota di accredito. Il documento, avente la forma della fattura, emesso dal cedente per l'effettuazione di una variazione in diminuzione in seguito al riscontro di inesattezze, o di operazioni inesistenti nella fattura originariamente emessa. Tale documento, che va numerato e deve contenere l'ammontare del minor imponibile, la relativa IVA, nonchè i dati della fattura originaria, in genere va registrato come segue: dal cedente (soggetto che la emette), nel registro IVA acquisti, per aumentare l'IVA detraibile, dal cessionario (soggetto che la riceve), nel registro IVA vendite, per aumentare l'IVA a debito.
Nota di pagamento. Documento che impone il pagamento di una nota di debito emessa precedentemente. La nota di pagamento viene comunicata al debitore con alcuni giorni di anticipo, riportando tutte le caratteristIche del debito/prestito contratto.
Nota integrativa. E' una parte integrante del bilancio d'esercizio che ha i seguenti scopi:

  • completare i dati dei prospetti contabili (Stato patrimoniale e Conto economico), fornendo ulteriori informazioni quantitative e descrittive;
  • motivare determinati comportamenti, soprattutto in merito alle valutazioni effettuate, alle deroghe a determinate disposizioni di legge, ecc.

In Italia, il contenuto informativo minimo della nota integrativa è prescritto dall'Art. 2427 del Codice Civile, nonché - in via indiretta - da una serie di altre disposizioni "sparse" (si vedano, ad esempio, il 3° e il 4° comma dell'art.2423, l'art. 2423-bis e l'art. 2423-ter). Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.

Le disposizioni contenute nell'art.2427 richiedono una serie di indicazioni che si possono così raggruppare:

  1. indicazioni riguardanti i Criteri di valutazione. Le informazioni richieste consistono in una sintetica ma chiara e non equivoca illustrazione dei criteri applicati nella valutazione delle voci di bilancio, nelle rettifiche di valore (ammortamenti e svalutazioni) e nella conversione dei valori sorti in moneta estera.
  2. indicazione dei movimenti nelle voci del patrimonio. Devono essere esposti i movimenti intervenuti nelle immobilizzazioni (materiali, immateriali e finanziarie) partendo dalla consistenza iniziale per giungere alla consistenza di fine esercizio. È fatto obbligo, altresì, di evidenziare le variazioni intervenute nella consistenza delle altre voci dell'attivo e del passivo, esplicitando in particolare la formazione e gli utilizzi che riguardano il Patrimonio netto, i Fondi per rischi e oneri e il TFR di lavoro subordinato. Devono altresì essere indicate la misura e le ragioni delle riduzioni di valore che sono state applicate alle immobilizzazioni immateriali di durata indeterminata, facendo riferimento alla loro futura utilità e, se determinabile, al loro valore di mercato.
  3. composizione e dettaglio di talune voci del bilancio. Va indicata la composizione di alcune voci dell'attivo e del passivo patrimoniale, quali: i "costi di impianto e di ampliamento" e i "costi di ricerca, sviluppo e di pubblicità"; le partecipazioni in imprese collegate e controllate; i crediti e i debiti di durata superiore a 5 anni e i debiti assistiti da garanzie reali sui beni sociali; i ratei e i risconti (attivi e passivi); gli altri fondi e le altre riserve. Relativamente alle voci del Conto economico, devono essere esposti: se significativa, la ripartizione dei ricavi delle vendite per categorie di attività e per aree geografiche; la suddivisione degli interessi e altri oneri finanziari, indicati alla voce C17, relativi ai prestiti obbligazionari, verso le banche e altri; la composizione della voce proventi e oneri straordinari, quando il loro ammontare sia apprezzabile; l'ammontare degli oneri finanziari patrimonializzati; l'ammontare dei proventi da partecipazioni diversi dai dividendi; gli eventuali effetti significativi delle variazioni nei cambi delle valute estere verificatesi dopo la chiusura dell'esercizio. La Nota integrativa deve anche includere:
    • l'indicazione analitica delle voci di patrimonio netto, specificandone in appositi prospetti l'origine, le possibilità di utilizzazione o di distribuzione, nonché le utilizzazioni avvenute nei precedenti esercizi;
    • un prospetto delle differenze fiscali che determinano la rilevazione di imposte differite e anticipate, il quale fornisca una serie di informazioni su questo particolare aspetto.
  4. informazioni diverse. Riguardano gli impegni assunti non evidenziati nei conti d'ordine dello Stato patrimoniale, il numero medio dei dipendenti, i compensi agli amministratori e ai sindaci, le varie categorie di azioni, di obbligazioni e di altri titoli emessi dalla società.

Note al bilancio d'esercizio secondo gli IAS. Secondo lo IAS 1 nella sezione del bilancio relativa alle note esplicative e ai criteri contabili devono essere indicati, sia i princìpi di redazione del bilancio e gli specifici criteri contabili applicati per fatti e operazioni significative, sia le informazioni necessarie per una corretta rappresentazione di quanto non sia esposto nei prospetti del bilancio. Secondo gli IAS, le note al bilancio devono essere esposte in modo organico e devono includere descrizioni narrative o numeriche più dettagliate dei valori esposti nei prospetti di stato patrimoniale, di conto economico e di rendiconto finanziario. Inoltre, lo IAS 1 indica un ordine nella presentazione delle note al bilancio: - dichiarazione di conformità con i princìpi contabili internazionali, - sommario dei princìpi alla base della determinazione dei valori e dei criteri contabili adottati, - informazioni di supporto alle voci esposte nei prospetti di bilancio nell'ordine in cui ciascuna voce del bilancio e ciascun prospetto è presentato, - passività potenziali, impegni e altre informazioni finanziarie e non finanziarie, come gli obiettivi e le politiche di governo dei rischi. Lo IAS 1 precisa, inoltre, che devono essere distintamente illustrati i criteri per la determinazione dei valori scritti nella redazione del bilancio e ogni specifico criterio contabile adottato, in modo da rendere comprensibile al lettore del bilancio le valutazioni effettuate per ogni singola voce. La domanda se un criterio contabile vada illustrato o no merita sempre una risposta positiva se l'informativa aggiunta facilita i lettori nella comprensione del modo in cui le operazioni e i fatti sono stati esposti nel bilancio, indipendentemente dall'ammontare delle voci.
Note di contratto a capitale proprio (Equity contract notes). Sono titoli obbligazionari che vengono emessi da una società finanziaria o bancaria resi convertibili in titoli azionari specificati a un prezzo prefissato e a una data futura.
Note di obbligazioni a capitale proprio (Equity commitment notes). Sono titoli obbligazionari che vengono emessi da una società finanziaria o bancaria che vanno rimborsati dalla società stessa in un periodo di tempo anteriore alla scadenza, tramite proventi derivanti dall'emissione di nuove azioni.
Note indicizzate. Titolo di debito il cui tasso d'interesse viene solitamente fissato ogni sei mesi sulla base della rilevazione di un rendimento di mercato, normalmente quello dei titoli di Stato oppure il tasso Libor, la cui durata può arrivare anche a cinque anni.
Note issuance facility. È una facilitazione di credito pluriennale, a disposizione di un nome primario da parte di un pool di banche, consistente nella possibilità di emettere pagherò a breve scadenza. Queste banche garantiscono frequentemente la disponibilità dei fondi, impegnandosi ad acquistare gli effetti che non trovassero collocamento sul mercato o mettendo a disposizione del cliente un credito "stand by".
Notes. Strumenti finanziari a breve- medio termine emessi da una società commerciale o da un ente pubblico e con interesse scontato anticipatamente.
NOW (Negotiable order of withdrawal). Sono ordini di prelievo di fondi cedibili. I fondi su cui va a valere l’ordine sono depositati presso una banca, dove fruttano interessi attivi per il titolare del conto.
Nuda proprietà. In diritto, la nuda proprietà è un caso di proprietà privata alla quale non si accompagna un diritto reale di godimento del bene cui è relativa. Tipicamente si riferisce a beni immobili e altrettanto tipicamente è la condizione della proprietà menomata dalla vigenza di un diritto di usufrutto sul bene; è da taluni contestato il riconoscimento di nuda proprietà alle unità immobiliari la cui proprietà sia ridotta dalla correnza di un diritto di abitazione. Sebbene il caso più noto si riferisca a immobili adibiti ad uso di abitazione, può aversi nuda proprietà in tutti i tipi di beni sui quali siano possibili accensioni di gravame d'uso. Al cessare del gravame che menoma la piena proprietà, a esempio all'estinzione dell'usufrutto, la nuda proprietà si riunisce ipso facto ai diritti complementari, ricostituendo la pienezza potestativa. La disciplina giuridica della nuda proprietà si ricava avuta considerazione alla disciplina della proprietà, per differenza da quella emanata per la regolazione dell'usufrutto.
Nuova emissione. Titoli per la prima volta offerti al pubblico, azioni o obbligazioni, solitamente sottoscitti da banche di investimento che si occupano successivamente del collocamento presso gli investitori al dettaglio.
Nuova macroeconomia classica. La nuova macroeconomia classica emerge come scuola di macroeconomia durante gli anni '70. Opposta all'economia Keynesiana, costruì la propria analisi interamente su modelli di economia neoclassica. Specificatamente la nuova macroeconomia classica (NMC) sottolinea l'importanza delle azioni dei singoli individui quali agenti razionali, che basano le proprie scelte su modelli microeconometrici. La Nuova economia keynesiana si sviluppa in risposta alle assunzioni delle nuova macroeconomia classica. Alcune assunzioni sono comuni alla gran parte dei modelli della NMC. Innanzitutto si assume che tutti i soggetti sono razionali (tentano quindi di massimizzare la propria utilità) e possiedono delle aspettative razionali. Inoltre si assume che la macroeconomia ha un unico equilibrio di piena occupazione, che è stato raggiunto attraverso un aggiustamento dei prezzi e dei salari. La nuova macroeconomia classica è stata anche pioniera nell'uso di modelli con l'agente rappresentativo (vedi). Il più famoso modello neoclassico è quello della Real Business Cycles, sviluppato da Robert Lucas, Finn Kydland, e Edward C. Prescott, costruito sull'idea di John Muth. Bibliografia. Alan P. Kirman, "Whom or What does the Representative Individual Represent?" Journal of Economic Perspectives 6(2), Spring 1992: 117-136.
Nuova macroeconomia keynesiana. La nuova macroeconomia keynesiana (NMK) o nuova economia keynesiana (NEK) è una scuola di pensiero economico che, in risposta alle conclusioni della nuova macroeconomia classica riabilita l'economia keynesiana, riprendendone l'impostazione ma arricchendola di nuovi concetti. Tra le teorie principali possono annoverarsi la teoria insider-outsider di Assar Lindbeck e Dennis Snower, la teoria dei contratti periodici di Stanley Fischer e John Taylor, la teoria dei contratti impliciti (precedente alla nuova macroeconomia classica, ma riutilizzata nell'ambito della NMK), la teoria dell'isteresi di Olivier Blanchard e Lawrence Summers, la teoria dei salari efficienti, principalmente attribuita a Joseph Stiglitz e Carl Shapiro. Bibliografia. Bruno Jossa, Macroeconomia, Padova, Cedam, 2000. 515-546 ISBN 88-13-22280-7
Nuovo mercato. Il più giovane dei mercati regolamentati italiani (gennaio 1999); è destinato alle piccole e medie imprese con elevato potenziale di sviluppo. Vi si negoziano solo azioni ordinarie e diritti di opzione; è collegato con gli altri nuovi mercati europei.
NYBOR (New York Interbank Offered Rate). Tasso di interesse al quale le maggiori banche operanti sulla piazza finanziaria di New York sono disposte a mutuare fondi.
NYMEX. Acronimo di New York Mercantile Exchange, uno dei più grandi mercati mondiali per le commodities. Fondata nel 1872 per il trading su uova, burro e formaggio, ora è la borsa di riferimento per il petrolio. Altri importanti mercati mondiali di commodities sono: A Londra: - LME (London Metal Exchange) il mercato di riferimento per i metalli non ferrosi e l'acciaio. In futuro verrà inserito un contratto future anche per la plastica. - IPE (International Petroleum Exchange) , dove viene negoziato il petrolio del Mare del Nord. Negli USA: - COMEX (Commodity Exchange), è una divisione del NYMEX ed è conosciuta perchè vengono trattati i metalli preziosi. - CBOT (Chicago Board of Trade), il mercato mondiale più importante per i cereali. Fondata nel 1848 è la borsa più grande degli USA. - MIDAM (Midamerica Commodity Exchange), a Chicago, nota perchè vengono trattati i mini-contratti. Va bene per chi vuole iniziare a operare sui Futures rischiando poco capitale. Fa parte del CBOT. - CME (Chicago Mercantile Exchange), fondata nel 1874 col nome di Chicago Produce Exchange,ha questo nome dal 1919. - IMM (International Monetary Market), a Chicago, è una divisione del CME ed è famosa perchè vengono contrattati i Futures finanziari quali SandPe Nasdaq. Quindi tutt'altro che commodities. - NYCE (New York Cotton Exchange), è la piu' vecchia borsa merci di New York. Dal Giugno del 1998 si e' fusa col CSCE per formare il New York Board of Trade (NYBOT) - CSCE (Coffee, Sugar, Cocoa Exchange), dal Giugno del 1998 si è fusa col NYCE per formare il New York Board of Trade (NYBOT). - NYBOT (New York Board of Trade), nata dalla fusione, nel 1998, di CSCE e NYCE



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O - P


Obbedienza fiscale (del settore market). Rapporto fra il gettito effettivo e il gettito dovuto del settore market. E' il complemento a 1 della resistenza fiscale. Sinonimo di fedeltà, adempimento, compliance.
Obbligazione Spesso chiamata con il termine inglese bond) è un titolo di credito emesso da società o enti pubblici che attribuisce al possessore il diritto al rimborso del capitale più un interesse. Lo scopo di un'emissione obbligazionaria (o prestito obbligazionario) è il reperimento di liquidità. Di solito, il rimborso del capitale avviene alla scadenza al valore nominale e in un'unica soluzione, mentre gli interessi sono liquidati periodicamente (trimestralmente, semestralmente o annualmente). L'interesse corrisposto periodicamente è detto cedola perché in passato per riscuoterlo si doveva staccare il tagliando numerato unito al certificato che rappresentava l'obbligazione. Se l'emittente non paga una cedola (così come se è insolvente nei confronti delle banche o di creditori commerciali), un singolo obbligazionista può presentare istanza di fallimento.

Categorie.

  • Obbligazioni callable: sono delle obbligazioni a tasso fisso per le quali l'emittente si riserva la facoltà di rimborsarle prima della reale scadenza delle stesse.
  • Obbligazioni convertibili: sono obbligazioni che incorporano la facoltà di convertire, ad una scadenza prefissata, il prestito obbligazionario in azioni secondo un rapporto di cambio predeterminato.
  • Obbligazioni a tasso fisso: sono obbligazioni che remunerano l'investimento ad un tasso di interesse fisso stabilito prima dell'emissione. All'interno della categoria delle obbligazioni a tasso fisso è tuttavia possibile distinguere almeno due diverse tipologie di obbligazioni, che prevedono che il tasso fisso prestabilito cresca o diminuisca durante la vita del titolo (si tratta, rispettivamente, delle obbligazioni "step up" e "step down").
  • Obbligazioni a tasso variabile: sono obbligazioni che remunerano l'investimento ad un tasso di interesse variabile. Il tasso varia a determinate scadenze temporali seguendo i tassi di mercato.
  • Obbligazioni Zero-Coupon (o Zero-Coupon Bonds, abbreviato ZCB): sono obbligazioni senza cedola (coupon) che quindi non liquidano periodicamente gli interessi ma li corrispondono unitamente al capitale alla scadenza del titolo. La duration di uno ZCB è uguale alla sua vita residua.
  • Obbligazioni strutturate: sono obbligazioni il cui rendimento dipende dall'andamento di un'attività sottostante.
  • Rendite perpetue: sono obbligazioni che corrispondono perpetuamente una cedola predefinita. Tali obbligazioni non presuppongono nessun rimborso a termine.

Qualità dell'emittente.

La qualità (solvibilità) dell'emittente viene espressa mediante una misura globalmente riconosciuta: il rating. Il rating esprime la classificazione della qualità degli emittenti di un titolo obbligazionario secondo determinati criteri che spaziano dalla solidità finanziaria alla potenzialità dell'emittente. Esistono istituti che propongono differenti notazioni concernenti la qualità dei debitori, tra i più noti vi sono Standard & Poor's, Moody's e Fitch. Tali aziende di rating eseguono un costante monitoraggio delle società emittenti. Concretamente il rating è una sorta di punteggio ponderato che gli istituti attribuiscono ai differenti emittenti. Le obbligazioni con rating AAA esprimono il più alto grado di qualità dell'emittente. Bond con rating inferiori ingloberanno, nella loro quotazione, una riduzione del corso derivante dall'inferiore qualità dell'emittente. Ovviamente, maggiore è il rischio che le obbligazioni di una data società rappresentano, minore sarà il voto e più alta la remunerazione spettante all'investitore. Talune società non sono classificate dalle aziende di rating. Esse sono dette unrated, ma non sono necessariemente meno sicure di altre.

Duration.

La duration è un indicatore della durata finanziaria del titolo, ovvero la vita residua del titolo ponderata con il flusso di cedole che il titolo pagherà in futuro. È dunque un numero che è funzione di 3 variabili: tassi di mercato, vita residua, valore delle cedole. Il suo valore, espresso in anni, è compreso tra 0 e la vita residua del titolo. È esattamente pari alla vita residua per gli Zero Coupon Bond. La duration è bassa per quei titoli con refixing a breve (tipo le obbligazioni a tasso variabile che, indicizzate a prefissati tassi, adeguano l'importo della cedola alle variazioni del parametro). La duration viene anche usata per determinare la sensibilità del titolo ad una variazione dei tassi al quale è strettamente correlata: all'aumentare (diminuire) della duration la sensibilità di prezzo del titolo aumenta (si riduce). Esistono diversi tipi di duration, le più comuni sono la modified duration e la Macaulay duration.

Fattori che determinano il prezzo.

Il prezzo di un'obbligazione è determinato da 4 parametri fondamentali:

  • Tasso d'interesse di mercato
  • Cedola (tasso d'interesse pagato dall'emittente)
  • Scadenza dell'obbligazione (maturità)
  • Rating.

Obbligazione AAA. Titolo al quale è stata conferita la valutazione(rating) di massima solvibilità.
Obbligazione a cedola corrente. Cedola di un titolo a reddito fisso che è compresa in un range di più o meno mezzo punto percentuale rispetto ai rendimenti di mercato.
Obbligazione ad aggiustamento. Titolo a reddito fisso con remunerazione vincolata alla capacità della società di assolvere i propri impegni di carattere finanziario. Questi titoli, che conferiscono maggior elasticità nella gestione finanziaria, vengono emessi da società che si trovano in condizioni di insolvenza, in sostituzione di titoli obbligazionari che potrebbero non venire rimborsati.
Obbligazione ad azzeramento. Titolo obbligazionario per il quale è prevista la facoltà periodica per l'emittente di modificare la cedola distribuita in modo che il prezzo del titolo diventi uguale al valore nominale.
Obbligazione a doppia valuta. Titolo a reddito fisso per il quale i pagamenti cedolari sono in una determinata divisa, mentre il rimborso finale viene effettuato in una divisa differente.
Obbligazione a garanzia fiscale illimitata. Titolo emesso dalle autorità locali degli Stati Uniti il cui rimborso è garantito dalle tasse locali. Nel caso in cui i fondi destinati al rimborso non fossero sufficienti, l'autorità ha il dovere di elevare l'imposizione fiscale affinché gli introiti siano sufficienti ad assolvere gli obblighi derivanti dal prestito.
Obbligazione a garanzia generica. Titolo obbligazionario che viene emesso da un'autorità pubblica garantito dalla totalità del patrimonio e dalla solvibilità dell'emittente, e non unicamente dai ricavi prodotti in futuro dal finanziamento sottostante.
Obbligazione alla pari. È un titolo a reddito fisso con un prezzo di mercato uguale a quello nominale
Obbligazione a premio. È un titolo obbligazionario avente prezzo di mercato superiore al valore di rimborso.
Obbligazione a redditività. Titolo obbligazionario emesso da autorità pubbliche statunitensi in cui il pagamento delle cedole e il rimborso finale del capitale sono originati dai proventi di un'attività industriale finanziata dal prestito in oggetto. In questi titoli, solitamente è assente l'assoluta garanzia dell'emittente pubblico.
Obbligazione a scadenza fissa. Titolo obbligazionario che non prevede un rimborso anticipato, la cui durata effettiva corrisponde a quella indicata inizialmente.
Obbligazione a scadenza unica. Titolo obbligazionario che, rispetto ai serial bond è formato da un'emissione con un'unica scadenza, in coincidenza della quale sarà estinto l'intero ammontare del finanziamento.
Obbligazione a sconto. È un titolo legato a un mutuo ipotecario, dove il valore nominale del prestito è più alto del valore corrente del bene immobile offerto a garanzia. L'eccedenza rappresenta una tutela ulteriore per il finanziatore a copertura dei costi generali di finanziamento.
Obbligazione a tasso di interesse variabile. Obbligazione a tasso d'interesse variabile, generalmente rideterminato ogni tre o sei mesi, emessa a medio e lungo termine.
Obbligazione baby. Classe di titoli statunitensi a reddito fisso con un valore facciale tra i 20 e i 500 dollari, quindi inferiore al valore consueto di 1000 dollari, che favoriscono l’accostamento al mercato da parte dei piccoli investitori.
Obbligazione bancaria. Titolo di debito che impegna la banca emittente al rimborso del capitale oltre che alla corrresponsione degli interessi, di ammontare fisso o variabile nell'arco della durata prestabilita (non inferiore a 24 mesi). L'eventuale rimborso anticipato non può avvenire prima di 18 mesi e deve essere previsto dal regolamento di emissione.
Obbligazione bancaria garantita. Vedi: Covered bond.
Obbligazione bull and bear. Titolo obbligazionario il cui valore di rimborso è collegato all'andamento di un parametro di riferimento. Il regolamento di emissione di questa categoria di obbligazioni prevede che l'ammmontare del prestito venga suddiviso in due tranche denominate "tranche bull" e "tranche bear", di pari valore, ma caratterizzate da diverse modalità di calcolo del prezzo di rimborso. Per la tranche bull il prezzo di rimborso varia in maniera direttamente proporzionale alla variazione del parametro di riferimento, per la tranche bear il prezzo di rimborso varia in maniera inversamente proporzionale alle variazioni del medesimo parametro. L'emittente non sostiene alcun rischio poichè la perdita subita dall'aumento del prezzo di rimborso della tranche bull è esattamente identica al guadagno proveniente dalla riduzione del prezzo di rimborso della tranche bear. Al contrario, il possessore della tranche bull sarà esposto al rischio di ribasso del parametro di indicizzazione, mentre il possessore della tranche bear sarà esposto al rischio di rialzo.
Obbligazione congiunta. È un titolo obbligazionario garantito sia dall'emittente che da un altro soggetto. Il tipo più comune è quello di una casa madre che garantisce le emissioni di una controllata.
Obbligazione convertibile. E' un'obbligazione il cui rimborso può avvenire, a discrezione del sottoscrittore, attraverso la consegna di titoli di altra specie e di uguale valore. Un'obbligazione convertibile in azioni, per esempio, implica che il sottoscrittore dell'obbligazione possa decidere di ricevere, alla scadenza del prestito obbligazionario, azioni della società emittente o di altra società anziché denaro.
Obbligazione convertibile a cedola nulla. Titolo obbligazionario non provvisto di cedola, con possibilità di richiedere la conversione con titoli azionari determinati, nel caso in cui si verifichino le condizioni previste all'atto di emissione.
Obbligazione con warrant. Vedi warrant.
Obbligazione corta. Titolo obbligazionario di durata residua molto breve, generalmente non oltre 12 o 24 mesi. Ugualmente viene definito in questo modo un titolo obbligazionario con durata inferiore all'anno, e che quindi potrà essere inserito in bilancio come passività corrente.
Obbligazione della Repubblica. Vedi: Prestiti della Repubblica.
Obbligazione del Tesoro. Titolo del debito pubblico a lungo termine, emesso dal Tesoro degli Stati Uniti.
Obbligazione di autorità pubblica. Nel mercato statunitense, titolo a reddito fisso emesso da un’autorità di governo o da una società che esplica un’attività d’interesse pubblico. Chi emette questi titoli ne assicura il pagamento per mezzo del reddito che ottiene dall’attività finanziata.
Obbligazione di risparmio (Saving bond). È un titolo obbligazionario emesso dal governo degli Stati Uniti, la cui remunerazione varia a seconda delle condizioni del mercato di capitali. Esistono due tipi di Saving bond, la serie EE e la serie HH, con condizioni di determinazione delle cedole differenti. Entrambe hanno una durata di dieci anni che può essere estesa e rinnovata.
Obbligazione di sicurezza. È un titolo obbligazionario emesso dalle autorità locali statunitensi, il cui rimborso avviene tramite proventi derivanti dall’opera pubblica finanziata. Nel caso in cui il debitore non fosse in grado di sostenere il rimborso, una compagnia di assicurazione provvederà ad estinguere il debito e se necessario portare a termine il progetto finanziario.
Obbligazione droplock. Titolo obbligazionario a tasso variabile che viene trasformato in tasso fisso nel momento in cui il tasso di riferimento scende al di sotto di un livello fissato precedentemente.
Obbligazione equity linked. Obbligazione strutturata il cui rendimento è indicizzato all'andamento di una azione o di un paniere di azioni. Le obbligazioni equity linked appartengono alla categoria delle obbligazioni strutturate; sono infatti costituite dall'unione di un'obbligazione ordinaria e di una opzione call (scritta su un titolo azionario) implicitamente venduta dall'emittente al sottoscrittore. La componente obbligazionaria garantisce il rimborso del valore nominale a scadenza più eventualmente alcune cedole nel corso della vita del titolo. La componente opzionale determina invece l'ammontare del premio che l'obbligazionista incassa a scadenza contestualmente al capitale investito. Tale premio è calcolato in funzione di un tasso di interesse pari al massimo tra un tasso fisso stabilito nel prospetto informativo (rendimento minimo garantito), ed il rendimento del titolo azionario sottostante realizzato nel periodo di vita dell'obbligazione. Spesso il rendimento minimo garantito è pari a zero, pertanto qualora l'azione sottostante subisca un ribasso nel periodo di osservazione, l'obbligazionista non percepirà alcun interesse.
In funzione del tipo di opzione associata all'obbligazione ordinaria le equity linked si distinguono in:
• equity linked plain vanilla (il premio dipende dalla differenza, se positiva, tra il finale iniziale e il valore valore del titolo sottostante);
• average equity linked bond (il premio dipende dalla differenza, se positiva, tra il prezzo medio del titolo sottostante e il suo valore iniziale).
Obbligazione estera. Obbligazione emessa da società non residenti sul mercato nazionale e denominata in moneta del paese di emissione.
Obbligazione garantita. È un titolo obbligazionario che la società emittente dota di specifiche garanzie per il pagamento delle cedole e il rimborso di capitale; per esempio può essere garantito da immobili sui quali viene iscritta un'ipoteca.
Obbligazione garantita da ipoteca. Titolo generalmente emesso da enti pubblici per il quale la garanzia di pagamento è offerta da un portafoglio di mutui ipotecari. Generalmente l'ammontare complessivo dell'emissione viene frazionato in tranche di varia durata e di differenti pagamenti cedolari, per poter soddisfare le esigenze di una tipologia diversificata di investitori.
Obbligazione garantita da Junk Bond. Titolo a reddito fisso, tutelato da un portafoglio di Junk Bond (ulteriori titoli di bassa qualità) il cui rimborso a scadenza non può essere garantito data la situazione finanziaria poco sicura dell'emittente. Tipo di investimento che permette di frazionare la qualità dei titoli in portafoglio.
Obbligazione garantita da oro. Titolo obbligazionario che viene emesso solitamente da imprese che estraggono oro, che offrono le loro riserve a garanzia dell'adempimento dei pagamenti previsti dal prestito. Il livello dei pagamenti periodici è comunemente indicizzato al livello del prezzo dell'oro.
Obbligazione index linked. Titolo obbligazionario il cui rendimento dipende dalla performance di uno o più indici. Le obbligazioni index linked appartengono alla categoria delle obbligazioni strutturate. Esse sono infatti costituite dall'unione di un'obbligazione ordinaria e di una opzione call scritta su un indice implicitamente venduta dall'emittente al sottoscrittore.
La componente obbligazionaria garantisce il rimborso del valore nominale a scadenza più eventualmente alcune cedole nel corso della vita del titolo. La componente opzionale determina invece l'ammontare del premio che l'obbligazionista incassa a scadenza contestualmente al capitale investito. Tale premio è calcolato in funzione di un tasso di interesse pari al massimo tra un tasso fisso stabilito nel prospetto informativo (rendimento minimo garantito), e il rendimento dell'indice sottostante realizzato nel periodo di vita dell'obbligazione. Spesso il rendimento minimo garantito è pari a zero, pertanto qualora l'indice subisca un ribasso nel periodo di osservazione, l'obbligazionista non percepirà alcun interesse. In funzione del tipo di opzione associata all'obbligazione ordinaria le index linked si distinguono in:
• index linked plain vanilla (il premio dipende dalla differenza, se positiva, tra il finale iniziale e il valore valore dell'indice);
• average index linked bond (il premio dipende dalla differenza, se positiva, tra il prezzo medio dell'indice sottostante ed il suo valore iniziale).
Obbligazione in eurodollari. Titolo obbligazionario denominato in eurodollari, in cui i pagamenti delle cedole e il rimborso del capitale vengono effettuati in eurodollari.
Obbligazione internazionale. Obbligazione emessa sia da prenditori residenti che non residenti, e collocata presso investitori non residenti.
Obbligazione ipotecaria (Mortage bond). Titolo obbligazionario assistito da ipoteca su uno o più immobili della società emittente.
Obbligazione irredimibile. Titolo obbligazionario con la caratteristica di pagare una cedola periodica ma che non rimborserà mai il capitale. Analogamente, i titoli che non contemplano la possibilità per l'emittente o il proprietario di rimborsare o richiedere il rimborso anticipato, sono chiamati anch'essi irredeemable bonds.
Obbligazione legata a materie prime. Titolo che viene legato a una o più materie prime, in modo tale che il rendimento del primo sia direttamente vincolato al prezzo delle seconde.
Obbligazione lunga. È un titolo obbligazionario la cui scadenza residua supera i dieci anni, e che, proprio per la sua durata elevata, corrisponde un rendimento generalmente molto alto. Questo termine viene usato in gergo per definire i titoli di Stato americani a trent'anni.
Obbligazione Lyon (Lyon). Tipo particolare di obbligazione a capitalizzazione integrale degli interessi, convertibile in qualsiasi momento in azioni ordinarie della società emittente, esercitabile sia dal detentore che dall'emittente.
Obbligazione multicedolare. Obbligazione che paga l'interesse più spesso di quelle ordinarie, per esempio trimestralmente.
Obbligazione multivaluta. Titolo a reddito fisso, per il quale i pagamenti di capitale e interesse possono effettuarsi in una valuta qualsiasi, secondo le preferenze del possessore.
Obbligazione non riscattabile. E' un'obbligazione privo della clausola che attribuisce all'emittente la facoltà di rimborso anticipato.
Obbligazione pickup. È un titolo obbligazionario avente una cedola elevata nei confronti dei rendimenti di mercato, e che viene a trovarsi vicino alla data in cui l'emittente ha la possibilità di richiedere il rimborso anticipato.
Obbligazione Samurai. Obbligazione denominata in yen emessa sul mercato interno giapponese da mutuatari esteri.
Obbligazione seriale. Titolo obbligazionario che appartiene a una serie di titoli dalle scadenze simili, emesso insieme a gruppi di altri titoli aventi scadenze frazionate periodicamente nel tempo.
Obbligazione strutturata. Titolo obbligazionario che incorpora all'interno di uno strumento di debito di tipo tradizionale un contratto derivato, solitamente di tipo opzionale.Le obbligazioni strutturate sono strumenti finanziari a rendimento variabile che nascono dalla combinazione di un'obbligazione ordinaria con uno o più contratti derivati. La componente obbligazionaria garantisce il rimobrso del capitale a scadenza (per l'intero valore nominale) più eventuali cedole periodiche, mentre la componente derivata determina la variabilità del rendimento. La componente derivata può consistere in una opzione, in tal caso il possessore percepirà una cedola premio di importo variabile contestualmente al rimborso del capitale, oppure in uno swap, in tal caso il possessore percepirà cedole periodiche di importo variabile. Le obbligazioni strutturate possono essere classificate in funzione:
• del tipo di attività sottostante la componente derivata: equity linked, index linked, basket linked, floater, reverse floater;
• della struttura di indicizzazione (o del tipo di strumento derivato incorporato nel titolo): plain vanilla, average, cliquet, reverse cliquet, rainbow, digital, ecc.
Obbligazione su tasse specifiche. Titolo obbligazionario emesso dalle autorità municipali americane garantito unicamente dai flussi monetari fiscali originati dalle attività che essi hanno finanziato. Al contrario, diversi altri titoli sono garantiti dall’intero ammontare delle entrate fiscali di una data autorità locale.
Obbligazione yankee. Obbligazioni denominate in dollari, emesse sul mercato americano da non residenti. Sono titoli a cedola fissa, o variabile solitamente pagabile semestralmente.
Obbligazione yen. Sono titoli obbligazionari emessi da soggetti residenti in Giappone.
Obbligazione zero-coupon. Nota anche come Zero-Coupon Bond, abbreviato ZCB, è un'obbligazione il cui rendimento è calcolato come differenza tra la somma che il sottoscrittore riceve alla scadenza e la somma che versa al momento della sottoscrizione. L'esempio tipico di un titolo zero-coupon è il BOT (Buono Ordinario del Tesoro). Quando le obbligazioni avevano forma cartacea, il pagamento degli interessi avveniva dietro consegna di un tagliando, staccato dall'obbligazione. Nel caso delle obbligazioni zero-coupon tale tagliando non esisteva. Di qui il termine zero-coupon. Anche se non esiste un limite alla durata di tale tipo di obbligazioni, di solito esse vengono usate quando la durata è pari o inferiore all'anno. Questo perché in caso di obbligazioni di durata superiore all'anno il sottoscrittore rinuncia al periodico incasso degli interessi maturati nel periodo precedente, potendo incassare il capitale versato e gli interessi maturati (sottoforma di guadagno in conto capitale) solo alla scadenza dell'obbligazione. Gli zero coupon a 12, 18 o 24 mesi sono tipicamente emessi da emittenti statali; quelli a durata superiore, decennale o anche trentennale, sono invece prerogativa di organismi sovranazionali (per es. BEI) o banche d'affari di levatura mondiale. Il meccanismo di emissione prevede quindi che a fronte di un valore nominale pari a 100, il sottoscrittore dell'obbligazione versi all'emittente una somma inferiore a 100 (supponiamo 97) incassando, alla scadenza, 100. Il rendimento è quindi pari a 3/97 (3,09% in questo caso) poiché il sottoscrittore ha effettivamente versato solo 97, pur trovandosi in mano un titolo dal valore di 100.
Obbligo di azzeramento. In certi tipi di credito, clausola presente nel contratto che obbliga il beneficiario ad annullare per un certo periodo di tempo l'utilizzo dei fondi a propria disposizione, per poterli successivamente utilizzare una volta completata la revisione della linea di credito.
Obbligo di pagamento. È l'obbligo che ha un soggetto di effettuare un pagamento, ratificato da un contratto specifico, e il diritto legale che ha il creditore di pretendere il pagamento in caso di insolvenza. Viene usato lo stesso termine per indicare qualsiasi titolo che rappresenta la promessa di uno o più pagamenti da effettuarsi in futuro.
Obiettivo 1. Riferito ai primi due cicli di programmazione comunitaria, l’Obiettivo 1 è oggi sostituito dall’Obiettivo convergenza, che ne mantiene la finalità (vedi: Obiettivo convergenza.
Obiettivo convergenza. L’obiettivo convergenza mira ad accelerare il processo di convergenza degli Stati membri e delle regioni meno sviluppate della UE attraverso il miglioramento delle condizioni di crescita e di occupazione. Tale obiettivo viene finanziato tramite il FESR, il FSE e il Fondo di coesione. Esso rappresenta l’81,5 per cento del totale delle risorse disponibili.
Obiettivo competitività regionale e occupazione. L’obiettivo competitività regionale e occupazione mira ad anticipare i cambiamenti economici e sociali, a promuovere l’innovazione, l’imprenditorialità, la tutela dell’ambiente e lo sviluppo di mercati del lavoro anche nelle regioni non oggetto dell’obiettivo “convergenza”. Esso è finanziato tramite il FESR e il FSE e rappresenta il 16 per cento del totale delle risorse disponibili.
Obiettivo cooperazione territoriale europea. L’obiettivo cooperazione territoriale europea mira a migliorare la cooperazione a livello transfrontaliero, transnazionale e interregionale nei settori riguardanti lo sviluppo urbano, rurale e costiero, lo sviluppo delle relazioni economiche e la messa in rete delle piccole e delle medie imprese (PMI).
O.B.V. On balance volume. E' un indicatore utilizzato in analisi tecnica per individuare se un titolo sta attraversando una fase rialzista o ribassista.
Occupati. Vedi: Rilevazione sulle forze di lavoro.
Occupati equivalenti a tempo pieno. Vedi: Unità standard di lavoro.
Occupazione totale. Aggregato comprendente tutte le persone che esercitano un'attività produttiva.
OCSE. Sigla italiana dell'Organization for Economic Co-operation and Development, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. E' un organismo internazionale con sede a Parigi fondato nel 1961. Ha lo scopo di favorire lo sviluppo economico dei paesi membri, accrescere il livello di occupazione, promuovere lo sviluppo degli scambi internazionali. Ne fanno parte Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Lussemburgo, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera e Turchia.
Offering circular. Prospetto informativo redatto secondo i principi internazionali per la distribuzione di titoli all'estero.
Offerta (tender). Il tender è l'offerta da parte degli operatori, nelle aste di titoli del Tesoro, di acquistare titoli a un prezzo definito. Nelle negoziazioni in contratti future invece, è così indicata l'offerta dei beni fisici in relazione agli obblighi di consegna del venditore del contratto. Nelle operazioni in titoli azionari è l'offerta di vendita di titoli di una società a fronte di una offerta di acquisto da parte di un altro soggetto. In generale viene segnalata in questo modo qualsiasi offerta di fondi che debba essere utilizzata per annullare obbligazioni di pagamento.
Offerta aggregata. L'offerta aggregata rappresenta la capacità produttiva di un sistema economico nel suo complesso. Essa viene spesso designata con la sigla AS (acronimo dell'inglese aggregate supply). L'offerta aggregata può essere rappresentata come una funzione diretta del livello generale dei prezzi, evidenziando come livelli crescenti di output reale siano legati ad un aumento del livello dei prezzi:

P=(1+\mu)*P^{e}*F\left( 1-\frac{Y}{L},z \right)\,

La determinazione di questa relazione si ottiene considerando il mercato del fattore produttivo lavoro (dove il salario reale è la determinante fondamentale delle scelte dei lavoratori), e il meccanismo di determinazione dei prezzi da parte delle imprese (dove il salario nominale rappresenta un costo di produzione per l'impresa). Nella funzione figurano il livello atteso dei prezzi Pe, la disponibilità di forza lavoro L, il markup sui costi μ, il fattore istituzionale z (rappresentativo di eventuali protezioni sociali sottoforma di sussidi di disoccupazione). La domanda aggregata e l'offerta aggregata del sistema economico determinano l'equilibrio economico del sistema stesso. Vedi modello AD - AS.
Offerta al pubblico. È l'offerta effettuata da una società indirizzata verso il grande pubblico. Questo tipo di operazione permette di diffondere maggiormente l'azionariato e di introitare fondi.
Offerta competitiva. Presentazione delle offerte per la conclusione di un affare mediante l'invio di un plico sigillato, solitamente utilizzata per la sottoscrizione di titoli. L'emittente comparerà le proposte pervenute, assegnando i titoli alle offerte giudicate più interessanti.
Offerta competitiva con opzione. È un prestito sindacato dove le banche che presentano l'offerta per la partecipazione al finanziamento si riservano il diritto di cedere la loro quota, o parte di essa, ad altri soggetti.
Offerta di acquisto. L'offerta di acquisto di titoli azionari di una società a un prezzo generalmente maggiore di quello di mercato, a favore sia degli azionisti di riferimento sia di quelli di minoranza. Queste operazioni vengono in genere promosse pubblicamente da quei soggetti che intendono acquisire il controllo o la globalità dei titoli di una SpA, non potendo o non volendo utilizzare il mercato per gli acquisti degli stessi titoli.
Offerta di garanzia. È l'offerta di beni titoli, immobili, ecc. fatta allo scopo di ottenere un finanziamento da parte di un ente creditizio. La banca ottiene un diritto di prelazione sui beni, e nell'eventualità di insolvenza, procede alla vendita giudiziale dei beni e a soddisfare il proprio credito sul ricavo.
Offerta di moneta. È l’ammontare globale di moneta presente in un sistema economico, moneta che può essere usata per consumi e investimenti. Gli aggregati di riferimento, M1, M2 e M3, rappresentano segmenti più o meno ampi del totale della moneta presente nel sistema economico. L’obiettivo intermedio dell’autorità monetaria centrale può essere quello di una crescita programmata di uno dei suddetti aggregati.
Offerta di sottoscrizione al pubblico. Offerta al pubblico di titoli di nuova emissione, titoli che saranno quotati successivamente in Borsa.
Offerta fuori sede. E’ una modalità di offerta dei servizi di investimento per esercitare la quale i soggetti abilitati si avvalgono di promotori finanziari.
Offerta pubblica. Offerta al pubblico di titoli di nuova emissione, titoli che saranno quotati successivamente in Borsa. È il contrario di Private placement.
Offerta pubblica di acquisto. Per Offerta Pubblica di Acquisto o OPA, in inglese tender offer, s'intende ogni offerta, invito a offrire o messaggio promozionale finalizzato all'acquisto di prodotti finanziari: è quindi una sollecitazione al disinvestimento. Secondo il Regolamento CONSOB 11971/99, si considera pubblica un'OPA o OPS se rivolta ad un numero di soggetti superiore alle 100 unità e se riguarda un valore complessivo dei titoli oggetto di offerta pari a 2.500.000,00 euro. Esse sono divisibili in due tipologie:

  • volontaria: l'iniziativa proviene esclusivamente dall'offerente e può avere ad oggetto qualsiasi tipo di strumento finanziario
  • obbligatoria: è l'ordinamento a costringere l'offerente se sussistono determinate condizioni e può avere ad oggetto solo azioni ordinarie (con diritto di voto sugli argomenti dell'articolo 105 del Testo Unico della Finanza) di società italiane quotate in mercati regolamentati italiani.

A loro volta, queste possono configurarsi come OPA:

  • consensuale: quando il consiglio di amministrazione della società oggetto di scalata si pronuncia favorevole all'offerta stessa;
  • ostile: quando il consiglio di amministrazione della società oggetto della scalata si pronuncia contrario all'offerta stessa.

L'OPA non è dunque un'operazione d'acquisto sul mercato, bensì un'offerta, in quanto quest'ultimo potrà aderire o meno. L'offerta pubblica d'acquisto non è nemmeno definibile come contratto ma, invece, come procedimento attraverso il quale un soggetto si rivolge al mercato. Del controllo circa il corretto svolgimento delle OPA si occupano gli organismi di vigilanza della Borsa, la Consob in Italia.
Offerta pubblica di scambio. Avviene quando un'impresa propone agli azionisti di un'altra impresa di dare le azioni che possiede per avere in cambio le proprie. Oppure: con questa operazione viene offerto ai possessori di azioni di una società lo scambio dei titoli in loro possesso con quelli di un'altra impresa sulla base di valori predeterminati.
Offerta pubblica di vendita. Operazione tramite la quale un'impresa si rivolge agli investitori per vendere, irrevocabilmente e a condizioni non variabili, una certa quantità di titoli (azioni ordinarie, obbligazioni convertibili o altri titoli o diritti) che sono in suo possesso. La legge consente di vendere attraverso una OPV solo i titoli che attribuiscono il diritto di voto nelle assemblee dei soci, escludendo perciò azioni privilegiate e azioni di risparmio.
Offer to offer (prezzo d'emissione a prezzo d'emissione). Si riferisce alla misura della performance storica usando i prezzi d'"offerta" o acquisto all'inizio e alla fine del periodo d'investimento considerato.
Offerta visibile. L’elenco dei titoli emessi dalle autorità municipali degli Stati Uniti, che saranno offerti sul mercato nei trenta giorni successivi alla loro pubblicazione. Consiste in un volume che fornisce un’indicazione della quantità di titoli che potranno essere assorbiti dal mercato, nonché delle necessità di finanziamento delle autorità pubbliche.
Offshore. È un centro finanziario esterno al Paese a cui ci si riferisce. Solitamente si usa per indicare quei luoghi, detti "paradisi fiscali", dove è possibile ottenere vantaggi fiscali o amministrativi, negati dalla legislazione del proprio Paese.
Oggetto sociale. Nelle imprese, consiste nell'attività che i soci, stipulando il contratto sociale (vedi contratto di società), intendono effettuare. Deve essere determinato, lecito e possibile; l'assenza di tali caratteristiche determina la nullità del contratto. Per gli amministratori l'oggetto sociale costituisce il limite entro cui poter esercitare i poteri di rappresentanza e di gestione.
OICR (Organismi di investimento collettivo del risparmio. La voce comprende gli OICVM (vedi) e gli altri Fondi comuni di investimento (vedi).
OICVM (Organismi di investimento collettivo in valori mobiliari). La voce comprende i fondi comuni di investimento mobiliare aperti, italiani ed esteri, e le Società di investimento a capitale variabile (vedi).
OIS. Il tasso Ois è l’acronimo di “overnight indexed swap”. In termini estremamente sintetici e pratici può essere definito come l’accordo tra due parti che si impegnano a scambiarsi per un certo periodo predefinito, una serie di pagamenti giornalieri al tasso variabile Eonia, in contropartita di un tasso fisso (OIS). Tale tasso riflette il “livello medio atteso” del tasso interbancario overnight (Eonia) nel periodo di durata dello swap. Lo spread tra Euribor e Ois rappresenta il premio sul rischio di un credito interbancario su un deposito a termine rispetto ad un deposito “a vista” cioè privo di rischio. Tale spread è un valido indicatore del grado di fiducia esistente sul mercato interbancario. Proprio questo utilizzo dell’Ois come parametro da confrontare con l’Euribor lo ha reso “celebre” in questi ultimi anni di crisi di fiducia interbancaria. Era l’agosto del 2007 quando lo spread tra Euribor ed Ois iniziò ad allargarsi in maniera anomala: fu il segnale dell’inizio della crisi interbancaria che portò lo spread tra Euribor 3 mesi ed Ois 3 mesi ad una punta dell’1,85% mentre in condizioni di normalità tale spread si aggira su pochi centesimi. Da quelle punte raggiunte a fine 2008 in concomitanza con la crisi di Lehman Brothers si è passati ai 20 centesimi di oggi; siamo quindi poco distanti dalla quasi completa normalizzazione sul fronte interbancario. Sapere il livello dell’Ois e soprattutto avere sotto controllo lo spread Euribor – Ois, permette di conoscere qual è il grado di fiducia tra le banche; siccome le difficoltà tra banche prima o poi hanno una ricaduta anche sull’economia reale, possiamo affermare che lo spread Euribor – Ois, opportunamente interpretato può essere di aiuto per interpretare lo scenario macro. Infatti, seppur con le dovute cautele, l’andamento dello spread Euribor – Ois può essere visto in alcune fasi, come la predisposizione del sistema bancario a concedere credito alle imprese.
Oligopolio. Mercato in cui l’offerta di un determinato bene o servizio è concentrata nelle mani di poche imprese, quindi non esiste competizione e il prezzo è determinato dalle decisioni unilaterali dei produttori. La domanda, invece, è suddivisa tra numerosi compratori.
Oligopsonio. Mercato speculare all’oligo-polio, in cui esistono solo pochi grandi compratori, in grado quindi di imporre prezzi e quantità trattate.
Omissione incrociata (Cross default). Clausola presente in un “loan agreement”, secondo cui, qualora il prenditore o un suo garante o una società facente parte del suo gruppo, non onorino alla scadenza un impegno nei confronti di terzi, il contratto contenente detta clausola è da considerarsi rescisso, con l’imposizione per il prenditore di rimborsare subito le somme eventualmente percepite.
Onere di acquisto. È il costo che inizialmente il sottoscrittore di quote di fondi comuni di investimento deve sostenere.
Onere di finanziamento. È il costo globale di un finanziamento, comprensivo dell'interesse passivo, delle commissioni e del possibile interesse corrisposto anticipatamente.
Onere di mantenimento. Commissione che un finanziatore applica al beneficiario per il mantenimento delle condizioni concordate all'apertura di credito concessa
Oneri accessori. Sono le somme che si aggiungono a una spesa (a esempio, la commissione bancaria quando stipuliamo un mutuo).
Oneri deducibili. Sono le spese sostenute dal contribuente e che possono essere dedotte dal reddito complessivo lordo. Sono tali, a esempio, gli assegni versati al coniuge legalmente separato, le donazioni a favore di istituzioni religiose, i contributi previdenziali, spese di assistenza per i portatori di handicap..
Oneri detraibili. Sono le spese sostenute dal contribuente che possono essere detratte dall'imposta lorda (non dal reddito come quelle deducibili). Sono tali, a esempio, le spese mediche, gli interessi passivi sui mutui ipotecari per immobili, spese funebri, spese di istruzione.
Oneri di gestione (Operating charges). Componenti negativi di reddito costituiti dai costi derivanti dalle attività ordinarie dell’impresa.
Oneri di mantenimento (Commitment fee). Commissione che un finanziatore applica al beneficiario per il mantenimento delle condizioni concordate all’apertura di credito concessa.
Oneri finanziari su fatturato. Indica la quota di ricavi assorbita dagli oneri finanziari. È un parametro importante nel caso di agevolazioni statali in conto capitale; se la percentuale è alta si viene esclusi dall'eventuale agevolazione.
Oneri pluriennali. Sono i costi sostenuti dall'impresa aventi utilità pluriennale, ma non aventi consistenza fisica o non corrispondenti a diritti protetti.
Oneri relativi. Oneri relativi ai sinistri e alle prestazioni e variazioni Riserve Tecniche Danni.
On-line broker. Chi offre la compravendita di titoli, obbligazioni e altri prodotti finanziari via Web. Il servizio offerto viene chiamato online trading. È anche usato come sinonimo di discount broker.
OPA. Offerta rivolta al pubblico e finalizzata all.acquisto di strumenti finanziari. è disciplinata dal D.lgs. 24.2.1998, n. 58, che ha sostituito la L. 18.2.1992, n. 149; la legge, allo scopo di garantire trasparenza dell'informazione e correttezza dei comportamenti, indica la procedura che deve essere seguita dall'offerente. Nel caso di società italiane con azioni ordinarie quotate in mercati regolamentati italiani, è previsto l'obbligo da parte di chi, in seguito ad acquisti a titolo oneroso, pervenga a detenere una quota superiore al 30 per cento, di offrire ai restanti azionisti l'acquisto della totalità delle azioni ordinarie della società eccedenti la quota che egli precedentemente deteneva (opa obbligatoria); la legge indica i parametri sulla base dei quali deve essere determinato il prezzo di offerta. Sono previste ipotesi di esenzione dall'obbligo. In particolare, l'obbligo è escluso in caso di offerta ai restanti azionisti - prima dell'acquisto che porterebbe a detenere una quota superiore al 30 per cento - di acquisire almeno il 60 per cento delle azioni della società soddisfacendo ulteriori condizioni indicate dalla legge (opa preventiva). La fattispecie della cosiddetta opa residuale configura l'obbligo da parte di chi venga a detenere una partecipazione superiore al 90 per cento di promuovere un'opa sul restante capitale della società, se entro quattro mesi non ha ripristinato un flottante sufficiente ad assicurare il regolare andamento delle negoziazioni; il prezzo di offerta per l'opa residuale è fissato dalla Consob.
OPA ostile. Acquisizione di una partecipazione di controllo in una società, effettuata contro la volontà di quest’ultima. In genere comporta il pagamento di un premio cospicuo sul corso delle azioni.
OPAS. Sta per Offerta Pubblica di Acquisto e Scambio, ed è un'offerta pubblica in cui si cerca di acquistare dei titoli proponendo in parte lo scambio con altri titoli, ovvero è la proposta di scambio di azioni che una società inoltra agli azionisti di un'altra società, al fine di ricevere le azioni suddette in scambio delle proprie.
OPEC. Sigla di Organization of Petroleum Exporting Countries. Organizzazione fondata nel 1960 dai maggiori paesi esportatori di petrolio allo scopo di sostenere le quotazioni del greggio.
Operare in anticipo. È un'operazione di acquisto o vendita di titoli eseguita da parte di un intermediario per conto proprio, prima di aver consigliato l'operazione ai propri clienti. È un'operazione illecita, solitamente sanzionata.
Operatore. Soggetto che effettua operazioni di compravendita di titoli sia per proprio conto sia per conto terzi.
Operatore alle grida. Individuo che è presente alle grida di contrattazione per eseguire operazioni per conto proprio.
Operatore di posizione. È un operatore in beni d'investimento, azioni, derivati, valute, ecc. che mantiene la posizione aperta per un periodo di tempo alquanto lungo, allo scopo di beneficiare dei movimenti di prezzo che avvengono in un intervallo di tempo di sei e dodici mesi.
Operatore primario. Indica quel numero ristretto di operatori in grado di effettuare operazioni di compravendita di titoli di Stato con l'autorità monetaria centrale, e che si impegnano a fornire quotazioni per gli stessi titoli sul mercato.
Operatore pubblico. Le definizioni di operatore pubblico adottate nei principali documenti ufficiali fanno riferimento a due principali ambiti: quello della Contabilità nazionale (CN) e quello della Contabilità pubblica (CP). Nella CN l’operatore pubblico è identificato con il settore istituzionale delle Amministrazioni pubbliche. La CN classifica in modo univoco ogni unità istituzionale. Nello stabilire il settore di appartenenza di ciascuna unità guarda alla natura economica dell’attività, alla funzione che l’unità svolge e al tipo di relazione economico-finanziaria con le altre istituzioni. In particolare, nell’ambito delle unità istituzionali che operano nella sfera della produzione, il Sec95 distingue quelle produttrici di beni e servizi destinabili alla vendita, quelle produttrici di beni e servizi per proprio uso finale e quelle produttrici di altri beni e servizi non destinabili alla vendita . Quest’ultima categoria include i settori delle Amministrazioni pubbliche (PA) e delle Istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie; le unità istituzionali del primo settore hanno natura pubblica, quelle del secondo hanno natura privata. Le definizioni di operatore pubblico rilevanti nell’ambito della CP riflettono le diverse esigenze di analisi che emergono nella conduzione della politica di bilancio. Un modo semplice di illustrarle è quello di procedere per estensioni successive del perimetro dell’aggregato di enti considerati. In tal modo, peraltro, si ripercorre anche la sequenza temporale con cui i vari aggregati sono stati elaborati e presentati nei documenti pubblici. Il Settore Statale (SS) – Nella definizione attuale (Si veda anche Settore Statale e Settore Pubblico: evoluzione del perimetro istituzionale) il SS comprende i ministeri e gli altri organi statali aventi autonomia contabile e finanziaria (organi costituzionali, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Corte dei Conti, TAR, Consiglio di Stato, Agenzie fiscali). Le risultanze contabili del SS derivano dal consolidamento delle transazioni registrate nel Bilancio dello Stato (BS) e nella Tesoreria statale (TES). Il BS raccoglie gli stati di previsione delle entrate e delle spese relativi a tutti i Ministeri; tra le spese figurano i trasferimenti agli altri organi dello Stato aventi autonomia contabile e finanziaria. Ai fini della costruzione dei conti del SS si procede al consolidamento tra il BS e i bilanci dei suddetti enti, ad esclusione degli organi costituzionali. Tale consolidamento non incide sul livello complessivo delle entrate e delle spese (che rimane quello indicato nel BS) ma ne modifica la composizione. La Tesoreria statale (TES) è un organo amministrativo del Tesoro che, attraverso una serie di conti intestati a enti pubblici e soggetti privati, svolge una serie di operazioni finanziarie distinte da quelle che fanno capo alle gestione del bilancio statale.
Operazione sospetta. Operazione di natura finanziaria che, per connotazioni oggettive (caratteristiche, entità, natura) e in relazione alla posizione soggettiva del cliente (capacità economica e attività svolta), induce a ritenere che le somme utilizzate possano essere di provenienza illecita ovvero destinate al finanziamento del terrorismo. Tali operazioni, individuate anche sulla base delle Istruzioni operative per l’individuazione di operazioni sospette emanate dalla Banca d’Italia, devono essere segnalate
ai sensi dell’art. 41 del D.Lgs. 21.11.2007, n. 231 all’Unità di informazione finanziaria istituita presso la Banca d’Italia.
Operazioni della Banca d'Italia. Le operazioni della Banca d’Italia sono effettuate in applicazione delle decisioni di politica monetaria adottate dal Consiglio direttivo della BCE. L’Eurosistema dispone di diverse tipologie di strumenti per la conduzione delle operazioni di mercato aperto: lo strumento più importante è rappresentato dalle operazioni temporanee (da attuarsi sulla base di contratti di vendita/acquisto a pronti con patto di riacquisto/vendita a termine o di prestiti garantiti). L’Eurosistema può anche far ricorso a operazioni definitive, all’emissione di certificati di debito della BCE, agli swap in valuta e alla raccolta di depositi a tempo determinato. Le operazioni di mercato aperto sono svolte dalle singole BCN su iniziativa della BCE, che ne stabilisce le modalità e le condizioni. Esse possono essere condotte sulla base di aste standard, aste veloci o procedure bilaterali. Con riferimento alle finalità perseguite, le operazioni temporanee di mercato aperto si possono distinguere in: operazioni di rifinanziamento principali, a partire dal 9 marzo 2004, effettuate con frequenza settimanale e scadenza a 1 settimana, mediante aste standard: forniscono la maggior parte del rifinanziamento necessario al settore finanziario; operazioni di rifinanziamento a più lungo termine, effettuate con frequenza mensile e scadenza a 3 mesi, mediante aste standard; operazioni di fine-tuning, senza cadenza prestabilita: mirano a regolare gli effetti sui tassi d’interesse causati da fluttuazioni impreviste della liquidità nel mercato; sono di norma effettuate mediante aste veloci o procedure bilaterali e possono consistere in operazioni temporanee, definitive, di swap in valuta o di raccolta di depositi a tempo determinato; operazioni di tipo strutturale: mirano a modificare la posizione strutturale di liquidità del settore bancario nei confronti dell’Eurosistema, possono avere la forma di operazioni temporanee o di emissione di certificati di debito della BCE e sono effettuate dalle BCN attraverso aste standard; se le operazioni strutturali sono di tipo definivo sono effettuate attraverso procedure bilaterali.
Operazioni di mercato aperto. Le operazioni sul mercato aperto (open market operations) sono transazioni che la banca centrale effettua in Borsa. Il termine è usato con riferimento alle sole banche centrali, che per statuto non hanno profitti e, diversamente dagli altri operatori, agiscono non con finalità di lucro, ma per sostenere la moneta nazionale. Mediante operazioni sul mercato aperto la banca centrale acquista/vende titoli di Stato, iniettando moneta nel sistema. I titoli di Stato vengono collocati in un'asta (esterna alla Borsa), riservata a grandi investitori istuzionali che rivendono i titoli ai risparmiatori e ad altri soggetti economici. In Borsa esiste un mercato secondario dei titoli, in cui i titoli scambiati non sono degli emittenti, ma di acquirenti (piccoli risparmiatori e imprese, ma anche banche che li rivendono alla clientela), che decidono di vendere. La compravendita dei titoli di Stato è il principale canale con il quale la Banca centrale assolve il suo compito statutario di regolare la quantità di moneta. Comprando titoli, inietta moneta nel sistema; vendendoli, riduce l'offerta di moneta. Le operazioni sul mercato aperto assicurano la liquidità necessaria al sistema bancario. Da notare che non è affatto equivalente ad assicurare la liquidità al sistema economico (di cui quello bancario è solo un sottosistema), ovvero a monetizzare il mercato. Le operazioni sul mercato aperto sono quindi il modo con cui tecnicamente le banche centrali danno attuazione alla politica monetaria, a seguito di una decisione di alzare/abbassare i tassi.
Operazione immediata (Wanted for cash). Il termine compare nel tape, visualizzazione luminosa nella quale appaiono tutte le operazioni concluse nella Borsa degli Stati Uniti. Indica che un operatore è disponibile a effettuare un’operazione di compravendita con esecuzione immediata ovvero, che lo scambio fra i titoli e il relativo controvalore avviene contestualmente senza dover attendere che trascorrano i giorni convenzionalmente stabiliti.
Operazioni di rifinanziamento marginali. Operazioni dell’Eurosistema che le controparti, su propria iniziativa, possono utilizzare per ottenere, dietro prestazione di garanzie, credito overnight a un tasso di interesse prestabilito.
Operazioni di rifinanziamento principali. Vedi: Operazioni della Banca d’Italia.
Operazioni overnight (+ economia). 1. Dati principali di una società, rilevabili dai bilanci annuali e dalle relazioni trimestrali e semestrali. 2. In macroeconomia, parametri di buona condotta del sistema economico (inflazione, conti con l'estero, tasso di crescita reale).
Operazioni temporanee delle banche. Vendite (acquisti) di titoli “a pronti” alla (dalla) clientela, alla (dalla) Banca d’Italia, a (da) altri enti creditizi da parte delle banche e contestuale acquisto (vendita) a termine” degli stessi titoli da parte del cedente (cessionario) a un prezzo concordato al momento della stipula del contratto (nel caso delle operazioni con la Banca d’Italia, il prezzo è determinato mediante asta). Vengono ricondotte nelle segnalazioni statistiche di Vigilanza quelle operazioni che prevedono l’obbligo di successivo riacquisto (rivendita) a termine. Le vendite temporanee alla clientela ordinaria effettuate dalle banche con raccolta a breve termine sono state assoggettate, dal gennaio del 1983 all’aprile del 1991, alla riserva obbligatoria, al pari dei depositi.
OPS. Si definisce “offerta di scambio” ogni offerta, ogni invito a offrire o ogni messaggio promozionale (indipendentemente dalla forma) che ha per oggetto i prodotti finanziari e come fine lo scambio. L’offerta di scambio si considera pubblica se rivolta a un numero di soggetti superiore alle 200 unità e se riguarda un ammontare di titoli di valore complessivo superiore a 40.000 euro.
OPV (Offer for sale). Offerta pubblica di vendita. E’ una procedura di collocamento sul mercato di determinati valori mobiliari a un prezzo e in quantità prestabilite.
OPVS Offerta Pubblica di Vendita e Sottoscrizione; è una combinazione di un'OPV e un'OPS assieme.
Opzione. In finanza con il termine opzione si intende quel particolare tipo di titolo derivato che conferisce al possessore il diritto, ma non l'obbligo, di acquistare o vendere il titolo sul quale l'opzione stessa è scritta, chiamato strumento sottostante, a un determinato prezzo (strike price) e ad o entro una determinata data. Le opzioni possono avere i più diversi sottostanti: azioni, commodities, tassi di interesse, etc. La differenza fondamentale delle opzioni rispetto agli altri strumenti derivati consiste nella definizione dei diritti del possessore: egli non è obbligato ad acquistare/vendere il sottostante, ma può farlo se esercitando l'opzione ne trae una convenienza economica. Per tale ragione sono detti titoli derivati asimmetrici. Le opzioni sono largamente impiegate a fini speculativi e di copertura: a esempio un importatore può coprirsi (almeno parzialmente) dal rischio di cambio sottoscrivendo un'opzione sul prezzo della merce oggetto della sua importazione, qualora l'acquisto sia lontano nel tempo; questo consente all'importatore stesso di non acquistare anticipatamente né il bene né la valuta, pagando esclusivamente il prezzo dell'opzione stessa. In caso di acquisto, infatti, la massima perdita possibile è il premio pagato più le commissioni di negoziazione dovute all'intermediario, mentre il guadagno è teoricamente illimitato; viceversa, nel caso di vendita di opzioni, il massimo guadagno è il premio pagato dall'acquirente mentre la possibile perdita è illimitata. Le opzioni, in prima istanza, possono essere di tipo call o di tipo put, se conferiscono, rispettivamente, il diritto di acquistare o di vendere il titolo. Un'opzione è a tutti gli effetti un contratto che viene stipulato tra due attori del mercato: tale contratto è caratterizzato dallo strumento sottostante, dalla durata del contratto e dal prezzo di esercizio dell'opzione (chiamato strike). Se l'opzione può essere esercitata solamente alla scadenza, questa viene detta "europea", se invece il possessore ha il diritto di esercitare l'opzione per tutto il tempo che intercorre tra la sottoscrizione dell'opzione stessa e la sua scadenza, l'opzione è detta "americana". Acquistando opzioni di tipo call o vendendo put options si possono assumere posizioni rialziste; viceversa, si possono assumere posizioni ribassiste vendendo call o comprando put. La trattazione del prezzo di un'opzione è oggetto di una vasta letteratura matematica, all'interno della quale sono particolarmente affermati, nonostante alcuni limiti intrinseci, i modelli di Cox - Ross - Rubistein e la Formula di Black e Scholes. Esistono numerose varianti rispetto alla definizione base di opzione, chiamata anche opzione plain vanilla, e sono rappresentate dalle opzioni esotiche.
Opzione americana. Opzione esercitabile in un qualsiasi periodo prima della scadenza.
Opzione at the money. Opzione in cui il prezzo dell'attività sottostante risulta uguale al prezzo di esercizio.
Opzione call. Diritto di acquisto di una determinata attività ad un prezzo prefissato (prezzo di esercizio) entro una prederminata scadenza. Permette di realizzare un guadagno nel caso ci si attenda che il prezzo dell'attività subisca un rialzo nel periodo della durata dell'opzione.
Opzione coperta (covered option). È la vendita di un contratto di option eseguita unitamente alla creazione di una posizione nel titolo di senso opposto. Può realizzarsi nella vendita di una call option con contestuale acquisto del titolo, oppure nella vendita di una put option associata alla vendita del titolo. Tale strategia viene eseguita per circoscrivere il rischio, teoricamente illimitato, del venditore di opzioni.
Opzione di acquisto di azioni. Opzione concessa ai dipendenti della società che permette loro di acquistare a condizioni favorevoli un determinato numero di titoli della società stessa.
Opzione di anticipo. Operazione finanziaria a breve termine che permette a chi sottoscrive un titolo obbligazionario di concedere un anticipo all'emittente, quando l'emissione non dovesse essere sottoscritta completamente.
Opzione di regolamento. Nelle operazioni in titoli l'opzione consiste nel diritto del venditore di consegnare i titoli in qualsiasi momento a partire dai cinque giorni successivi alla sottoscrizione del contratto, fino a due mesi dopo quella data. Nel mercato delle divise, l'opzione in possesso del venditore di una divisa gli permette di regolare il contratto di vendita a termine in ogni momento purché entro la data di scadenza.
Opzione di swap. È un contratto option che ha come strumento sottostante uno swap di tasso di interesse. Una volta acquistata una swaption si ha il diritto di stipulare uno swap di interesse a condizioni fissate entro la data di scadenza.
Opzione di trasferimento. Titolo emesso a fronte di un finanziamento sotto forma di euronota, che prevede la possibilità per il sottoscrittore, di trasferire a un altro soggetto gli obblighi a esso riferiti, insieme alle responsabilità per la gestione dell'operazione.
Opzione di vendita. Contratto di opzione che conferisce all'acquirente il diritto di vendere una determinata quantità di beni di investimento, al prezzo stabilito nel momento dell'acquisto del contratto, e non oltre una certa data.
Opzione doppia. È così definito l'acquisto di contratti derivati aventi il medesimo prezzo e scadenza, al fine di ricavare profitto dal movimento di prezzo in rialzo o in ribasso. In genere si tratta dell'acquisto di due contratti option, un call e un put.
Opzione europea. Opzione esercitabile esclusivamente il giorno di scadenza.
Opzione in the money. Opzione che garantisce un guadagno immediato qualora fosse immediatamente esercitata. E' il caso in cui il prezzo dell'attività sottostante è maggiore del prezzo di esercizio per le opzioni Call e il caso opposto per le opzioni Put. Sono opzioni con un livello di rischio inferiore.
Opzione out of the money. Opzione in cui non esiste una convenienza all'esercizio. Caso in cui prezzo di esercizio è maggiore del prezzo dell'attività sottostante (per le opzioni Call) o viceversa per le opzioni Put. Opzioni caratterizzate dal più alto livello di rischio.
Opzione put. Diritto di vendita di una determinata attività ad un prezzo prefissato (prezzo di esercizio) entro una predeterminata scadenza. Permette di realizzare un guadagno nel caso ci si attenda che il prezzo dell'attività subisca un ribasso nel periodo della durata dell'opzione.
Opzione quotata. È un'opzione quotata in una Borsa valori, che perciò ha ricevuto l'approvazione necessaria dell'autorità di Borsa e presenta caratteristiche standardizzate.
Opzione scaduta. Contratto di option del quale è trascorso il termine ultimo di esercizio, senza che sia stato esercitato il diritto.
Opzione scoperta. Contratto di opzione venduto in assenza di titoli a copertura della vendita. È una posizione decisamente rischiosa, essendo la vendita di un'opzione un'operazione in grado di provocare perdite di importo assai maggiore al capitale introitato. Se il mercato si muove nella direzione desiderata il massimo profitto è dato dall'ammontare del premio incassato dalla vendita, in caso contrario il venditore del diritto registrerà una perdita proporzionale al movimento avverso del mercato.
Opzione su azioni (stock option). Strumento derivato che permette al compratore di acquistare o vendere a un prezzo determinato al momento della stipula, un certo quantitativo di azioni. Una società può avvalersi di tale strumento per incentivare il proprio personale.
Opzione su future (Future option). Contratto a premio standardizzato in base al quale il detentore dell’opzione ottiene la facoltà di acquisto/vendita di una certa quantità di un contratto future a un prezzo base convenuto.
Ora della FED (FEDtime). È il periodo della giornata in cui solitamente la Fed esegue le operazioni di intervento sul mercato aperto, evidenziando in questo modo il proprio orientamento di politica monetaria. Le operazioni sono di solito eseguite poco prima di mezzogiorno, ora di New York.
Ordine. È l'incarico che viene dato da un soggetto all'intermediario di acquistare o vendere una quantità precisa di titoli a condizioni prefissate. L'intermediario è obbligato a eseguire l'operazione sulla base delle condizioni stabilite dal cliente e ovviamente secondo le condizioni di mercato, le quali possono anche causare la mancata effettuazione dell'ordine.
Ordine a volume. È l'ordine impartito a un intermediario di acquistare o vendere un certo quantitativo di titoli solo nel momento in cui, lungo una giornata di contrattazione, sia stato trattato un numero minimo di unità del bene in oggetto.
Ordine al meglio. È l'ordine di acquistare un bene di investimento sul mercato, alle migliori condizioni possibili, che solitamente sono quelle del momento in cui viene ricevuto l'ordine. L'ordine al meglio non è da identificare con il miglior ordine possibile lungo tutta la seduta di contrattazione, ma il migliore nel momento in cui viene dato l'ordine.
Ordine alternativo. Nelle contrattazioni in titoli, l'ordine operativo che impone all'intermediario di eseguire uno solo dei due ordini trasmessi, dove si realizzino delle particolari condizioni di mercato o di prezzo.
Ordine aperto. Ordine di contrattazione di titoli non ancora eseguito oppure revocato, che perciò resta valido.
Ordine condizionato. Ordine impartito a un intermediario di realizzare una compravendita solo se ne è stata realizzata un'altra anteriormente.
Ordine con limite di prezzo (Limit order). Ordine di borsa in cui il committente stabilisce un prezzo minimo per la vendita, ovvero un prezzo massimo per l’acquisto.
Ordine dei privilegi. Ordine secondo il quale vengono soddisfatte le obbligazioni finanziarie che è fallito, il cui patrimonio è stato messo in liquidazione. I primi a essere soddisfatti saranno i creditori in possesso di titoli di privilegio, e a seguire tutti gli altri secondo il grado di garanzia offerto dai singoli titoli di credito.
Ordine di acquisto. Ordine dato all'intermediario di acquistare sul mercato un certo quantitativo di beni di investimento a condizioni prefissate.
Ordine di acquisto con stop. Ordine di acquisto impartito a un intermediario di comprare un determinato titolo al miglior prezzo possibile, ma solamente dopo che il valore sia sceso al livello indicato dallo stop.
Ordine di borsa. Ordine dato da un cliente a una Sim, banca o agente di cambio per l'esecuzione di una o più operazioni di Borsa; può essere conferito verbalmente o per iscritto.
Ordine di chiusura in perdita. Ordine di compravendita di titoli che rende possibile determinare in anticipo la massima perdita sostenuta. Quando, per esempio, si ha una posizione in un titolo comprato a 1.000, un ordine di vendita Stop loss a 900 limita al 10% la perdita effettiva.
Ordine di pagamento. È l'ordine dato dal cliente alla banca, attraverso il quale si chiede il pagamento di una somma a favore di un altro soggetto. Bonifico bancario.
Ordine di scala. Termine che definisce la compravendita di titoli che per la sua consistenza va eseguito per ammontari parziali successivi, rispetto all'andamento dei prezzi sul mercato, per evitare una eccessiva variazione del prezzo di riferimento.
Ordine discrezionale. Ordine di acquisto o vendita di un titolo che affida all’intermediario la decisione del momento più opportuno e del prezzo a cui eseguire l’operazione.
Ordine di spread. Ordine dato all'intermediario nel quale vengono indicati gli strumenti da acquistare e quelli da vendere, oltre alle indicazioni delle differenze di prezzo a debito o a credito che deve essere ottenuta.
Ordine diviso (Split order). Ordine di negoziazione di titoli che non può essere eseguito in un’unica soluzione dato l’elevato totale degli stessi, e che perciò necessita di una suddivisione in più operazioni che verranno ovviamente eseguite in un periodo di tempo più ampio.
Ordine fermo. Ordine impartito a un intermediario in titoli che non si può più ritirare.
Ordine fisso. È l'ordine che permette di eseguire una compravendita in titoli solo quando il prezzo ha raggiunto il limite prestabilito. La compravendita può avvenire anche a un prezzo maggiore o minore di quello stabilito, nel caso in cui esso sia stato segnato nelle operazioni della giornata.
Ordine limitato immediato. È un ordine di compravendita in titoli che va eseguito immediatamente nel momento in cui il prezzo raggiunge un limite preciso indicato dall’investitore. Il prezzo di esecuzione può essere differente dal prezzo limite, ma lungo la seduta almeno una contrattazione deve essere stata effetuata al prezzo limite.
Ordine valido oggi. È un ordine di compravendita di titoli che va effettuato nel corso della giornata di contrattazione, in caso contrario l'ordine va annullato.
Ordini alternativi. Se due ordini condizionali dati contestualmente si definiscono alternativi nel momento in cui l’esecuzione di uno di questi, da parte dell’intermediario, cancella l’altro.
Ordini compensati (Mached orders). È una prassi illegale, nelle contrattazioni in titoli, per mezzo della quale due controparti si accordano per simulare un elevato volume di operazioni su un titolo allo scopo di convincere altri investitori ad acquistare i titoli a un prezzo più alto di quello reale.
Ordini con limite di prezzo. Ordini di acquisto o di vendita in cui vengono riportati la quantità richiesta e il prezzo massimo (se in acquisto) o minimo (se in vendita) a cui si desidera effettuare la transazione.
Organismi di investimento collettivo in valori mobiliari. Vedi OICVM.
Organi sociali. Sono gli organi delle imprese, anche di formazione collegiale, a cui fanno capo i poteri per la gestione delle imprese stesse. I principali sono: le assemblee dei soci, l'amministratore o il consiglio d'amministrazione, il comitato esecutivo, ecc.
Organizzazione mondiale del commercio (WTO). Organismo internazionale istituito dal trattato dell’Uruguay Round (vedi); ha iniziato a operare il 1º gennaio 1995. Ha il compito di sorvegliare sull’applicazione dei trattati riguardanti gli scambi internazionali di beni e servizi e la protezione della proprietà intellettuale, di gestire il sistema di risoluzione delle controversie commerciali e di promuovere la liberalizzazione in settori ancora protetti. Ha sede a Ginevra.
Oro disponibile. L’ammontare d’oro di cui è in possesso un’istituzione monetaria centrale, in eccesso su quello a fronte del quale sono stati emessi dei certificati rappresentativi.
Orso. Definizione data a chi ritiene che nel futuro l'andamento del mercato sia ribassista.
Oscillatore. Indicatore ad andamento altalenante, utilizzato per l'individuazione delle situazioni di ipercomprato e di ipervenduto.
Oscillatore stocastico. Questo indicatore consente di misurare la posizione relativa del prezzo di chiusura all'interno di un determinato intervallo (come distanza tra il prezzo massimo e minimo). Lo stocastico evidenzia una situazione di ipercomprato quando è compreso tra 80 e 100, mentre indica una fase di ipervenduto quando è compreso tra 0 e 20.
OTC (Over the counter). Espressione che individua mercati non regolamentati privi di una Cassa di Compensazione e Garanzia, nei quali si negoziano strumenti non standardizzati caratterizzati da elementi contrattuali (scadenza, importo, ecc..) disegnati in base alle esigenze specifiche delle controparti. Si tratta dunque di mercati caratterizzati da un maggior grado di flessibilità rispetto ai mercati regolamentati.
Out of the money. Viene così definita una option, quando al prezzo di mercato si registra una perdita. Una call option è out of the money quando il prezzo corrente è più basso di quello del contratto (strike). Una put option è out of the money quando il prezzo corrente è più alto dello strike.
Output. Dall'inglese messo fuori, indica in senso stretto il risultato di una elaborazione e in senso più ampio l'insieme dei risultati prodotti o semplicemente risultato. Il termine, nato in Italia con la prima informatica degli anni sessanta indicava al contempo i dati in uscita e i supporti che li contenevano. Successivamente, in particolare con l'avvento delle metodologie di gestione per processo, si è diffuso in quasi tutti le discipline, anche non tecniche, nel senso più generale di insieme di elementi in uscita, come risultato o prodotto anche immateriale di un trattamento fisico o di una attività intelletuale di qualsiasi natura. La fortuna del termine, insieme al suo opposto input, è stata la sua sinteticità e il fatto che era molto semplice schematizzare un qualsiasi processo (non necessariamente fisico, ma per esempio decisionale) con tre soli simboli: una freccia in entrata, un riquadro, una freccia in uscita.
Output gap. E' il divario tra prodotto effettivo e potenziale, in percentuale del prodotto potenziale in un determinato periodo.
Outstanding Amount. Indica l'ammontare complessivo di un certo titolo obbligazionario in circolazione in un dato momento.
Overdraft. Credito concesso, a fronte del versamento di titoli a garanzia, dalla Banca centrale a un ente creditizio per un periodo inferiore a una giornata.
Overheads. Spese generali.
Overnight. Vedi Depositi overnight.
Over the counter. Operazioni di compravendita di titoli non quotati, oppure contrattazioni di titoli quotati che avvengono al di fuori del normale circuito di Borsa (vedi Terzo Mercato o mercato dei blocchi).
Overtrading.  Si tratta della situazione pericolosa di un'attività che eccede le risorse finanziarie disponibili, in particolare, l'impresa non è in grado, con la propria liquidità, di far fronte al fabbisogno monetario quotidiano.
Overweighting. Termine usato per descrivere la situazione in cui un singolo attivo, paese, settore industriale o investimento in titoli in un fondo sia maggiore del suo contenuto proporzionale nel relativo indice di benchmark.

P

P* È la misura utilizzata in economia monetaria per individuare l’impatto della politica monetaria sul tasso d’inflazione di un sistema economico, moltiplicando la massa monetaria esistente per la velocità di circolazione della moneta diviso il valore stimato del Prodotto nazionale lordo.
PAC (Piano di accumulo del capitale) e PIC. Sono le due diverse procedure con cui possiamo versare i nostri soldi alla società di gestione di un fondo. Tramite il PAC il versamento avviene poco alla volta, permettendoci di entrare in un fondo con una somma iniziale anche molto piccola. Il PIC è invece il versamento immediato di tutto il capitale che vogliamo investire.
Paese in via di sviluppo. È un Paese in cui la qualità della vita e l'assistenza sono molto scadenti, dove è presente un'elevata disoccupazione e c'è una forte dipendenza dall'estero, e dove gli abitanti dispongono di un reddito personale di livello molto basso.
Paese di recente industrializzazione (New industrialized country - NIC). Sono quei Paesi aventi economie che si trovano in fase di espansione, e il cui livello di attività economica dipende dal livello delle esportazioni. In questa categoria rientrano nazioni come Taiwan e la Corea del Sud.
Paesi avanzati. Include i Paesi industriali (vedi), i Paesi di recente industrializzazione dell’Asia (vedi), Cipro e Israele.
Paesi dell'area euro. Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna (euro-12), Slovenia (euro-13), Cipro e Malta (euro - 15).
Paesi dell’Europa centrale e orientale. Albania, Bulgaria, Croazia, Estonia, Lettonia, Lituania, Macedonia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Turchia, Ungheria.
Paesi dell’OCSE. Australia, Austria, Belgio, Canada, Corea del Sud, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Islanda, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Messico, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Regno Unito, Turchia e Ungheria.
Paesi dell’UE. Comprendono i 15 paesi che erano membri dell’Unione europea già prima del maggio 2004 (UE-15: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna e Svezia) e i 12 paesi nuovi membri entrati a far parte della UE dopo tale data (UE-12: Bulgaria, Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria).
Paesi del Mercosur. Il Mercosur (dizione spagnola, Mercosul secondo la dizione portoghese) è il mercato comune del Sud (cioè dell'America meridionale). Stati membri: Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela (quest'ultimo dal 2006). Hanno invece la qualità di Stati associati (osservatori) la Bolivia, il Cile (entrambi dal 1996), la Colombia (dal 2004), l'Ecuador (sempre dal 2004) e il Perù (dal 2003). Il Mercosur fu istituito con il Trattato di Asunción firmato il 26 marzo 1991 da Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. Nel 1995 sono stati contestualmente aboliti i dazi doganali tra i quattro Paesi e istituita una tariffa doganale comune verso paesi terzi. L'obbiettivo del Mercosur è la realizzazione di un mercato comune, anche se esistono ancora forti ostacoli protezionistici tra i vari stati. Esso potrebbe esser paragonato al vecchio MEC se non esistessero forti asimmetrie tra i vari Paesi; infatti se è possibile affermare che i tre maggiori Paesi del Mercato Europeo Comune erano piuttosto simili per esperienze economiche e storiche, non si può dire la stessa cosa per l'Argentina, il Brasile, l'Uruguay e il Paraguay: basti pensare che il Brasile da solo sviluppa circa il 77% del prodotto economico del gruppo, l'Argentina il 20%, l'Uruguay il 2% e il Paraguay l'1%.
Paesi di recente industrializzazione. Sono quei Paesi aventi economie che si trovano in fase di espansione, e il cui livello di attività economica dipende dal livello delle esportazioni.
Paesi di recente industrializzazione dell'Asia. Corea del Sud, Hong Kong (Cina), Singapore, Taiwan (Cina).
Paesi emergenti e in via di sviluppo (PVS). Sono quelli non compresi tra i Paesi avanzati (vedi). Sono ulteriormente raggruppati in: Paesi emergenti e in via di sviluppo esportatori di fonti di energia
Algeria, Angola, Arabia Saudita, Azerbaigian, Bahrein, Ecuador, Emirati Arabi Uniti, Gabon, Guinea Equatoriale, Iran, Kazakistan, Kuwait, Libia, Nigeria, ’Oman, Qatar, Repubblica del Congo, Russia, Siria, Sudan, Trinidad e Tobago, Turkmenistan, Venezuela, Yemen.
Paesi emergenti e in via di sviluppo non esportatori di fonti di energia
Sono quei paesi non compresi fra quelli esportatori di fonti di energia.
Paesi dell’OPEC
Algeria, Angola, Arabia Saudita, Ecuador, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Qatar, Venezuela.
Paesi dell’ASEAN
Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Singapore, Thailandia, Viet Nam.
Paesi del Mercosur
Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay, Venezuela.
Paesi ex URSS. Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldova, Russia, Tagikistan, Turkmenistan, Ucraina, Uzbekistan. Non include i tre paesi baltici (che sono inclusi nell’aggregato Paesi dell’Europa centrale e orientale).
Paesi industriali. Include i Paesi dell’area euro (vedi), Australia, Canada, Danimarca, Giappone, Islanda, Norvegia, Nuova Zelanda, Regno Unito, Stati Uniti, Svezia, Svizzera.
Parità dei poteri d'acquisto. Tassi di cambio che uguagliano i poteri di acquisto delle diverse monete.
Partecipazioni a costo storico. Partecipazioni valutate secondo il metodo del costo storico di sottoscrizione.
Partecipazioni a patrimonio netto. Partecipazioni valutate secondo il metodo del patriomio netto. Il metodo del patrimonio netto (equity method) viene usato per la redazione di bilanci consolidati ed è basato sull'adeguamento del valore delle partecipazioni in funzione della variazione del patrimonio netto delle società collegate.
Passivity rule. E' l'obbligo di astensione dal compiere atti od operazioni che possano contrastare gli obiettivi dell'offerta. L.art. 104 del D. Lgs. 24 febbraio 1998 n. 58 (Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria) dispone che : .Salvo autorizzazione dell'assemblea ordinaria o di quella straordinaria per le delibere di competenza, le società italiane le cui azioni oggetto dell'offerta sono quotate in mercati regolamentati italiani o di altri paesi dell'Unione Europea si astengono dal compiere atti od operazioni che possono contrastare il conseguimento degli obiettivi dell'offerta. Le assemblee deliberano, anche in seconda o in terza convocazione, con il voto favorevole di tanti soci che rappresentano almeno il trenta per cento del capitale. Resta ferma la responsabilità degli amministratori e dei direttori generali per gli atti e le operazioni compiuti.
Pagamento alla consegna. Clausola riguardante le contrattazioni in titoli, o altri beni, secondo la quale il controvalore della vendita deve essere corrisposto al momento della consegna materiale dei titoli, o altri beni.
Pagamento al terminale POS. Sistema di pagamento elettronico, che permette di regolare gli acquisti facendo accreditare il conto corrente del venditore e addebitare quello del compratore.
Pagamento contro pagamento. In un sistema per il regolamento delle operazioni in cambi, è il meccanismo volto ad assicurare che il trasferimento definitivo di una valuta sia eseguito soltanto a condizione che abbia luogo il contestuale trasferimento definitivo della valuta o delle valute di contropartita.
Pagamento in contanti. Nelle contrattazioni in titoli, clausola attraverso la quale l'intermediario è obbligato ad accettare in pagamento, per i titoli venduti, unicamente denaro contante, e a consegnare i titoli solo nello stesso momento della ricezione del pagamento. La stessa clausola si può applicare nelle contrattazioni di beni e servizi.
Pagamento periodico. È un pagamento, a fronte per esempio di un prestito al consumo, che va rimborsato attraverso delle rate scaglionate nel tempo.
Pagherò. Promessa di pagamento in assenza di qualsiasi garanzia se non il buon nome del beneficiario del prestito. Si intende anche un'obbligazione bond a lunga scadenza, o anche le obbligazioni garantite da beni reali. Oppure. È un titolo rappresentativo di una promessa di pagamento fatta da un soggetto. Si tratta di un titolo trasferibile, usato spesso per la concessione di finanziamenti commerciali.
PagoBancomat. Iniziativa realizzata dal sistema bancario italiano per l’utilizzo attraverso POS presso gli esercizi commerciali convenzionati delle carte di debito contraddistinte dal marchio PagoBancomat. È regolata da una convenzione interbancaria gestita dall’ABI (Cogeban) (vedi: Bancomat).
Paradiso fiscale. Paese estero avente un regime fiscale privilegiato, caratterizzato da una tassazione molto bassa o in alcuni casi nulla. Nell'ambito della normativa fiscale italiana esiste un elenco, detto anche "black list", dei paesi che vengono considerati paradisi fiscali; in genere, il fisco prevede norme antielusive tendenti a limitare o annullare gli effetti benefici derivanti dai rapporti con i paesi della "black list".
Parametri di Maastricht. Insieme di indicatori che permette di valutare il grado di stabilità dell'economia di un Paese, e la possibilità di entrare a far parte dell'Euro. Essi sono: 1) il tasso di inflazione non deve essere superiore dell'1,5% rispetto alla media dei 3 stati dell'UEM che hanno registrato l'inflazione più bassa; 2) presenza della moneta nello SME per almeno 2 anni, senza aver effettuato svalutazioni; 3) il tasso di interesse non deve essere superiore del 2% rispetto alla media dei 3 stati dell'UEM che hanno registrato l'inflazione più bassa; 4) il disavanzo pubblico (l'indebitamento di un singolo anno) non deve superare il 3% del Prodotto Interno Lordo (PIL) e il debito pubblico (la somma dei disavanzi accumulati nel corso degli anni) non deve superare il 60% del PIL.
Parametro di indicizzazione. Tasso di riferimento in base al quale le banche calcolano l'interesse che dobbiamo pagare per un mutuo. Il tasso che le banche effettivamente ci chiedono non è mai uguale a tale valore, poiché a questo aggiungono una percentuale di guadagno chiamata "spread". I parametri di indicizzazione sono sempre dei valori che riflettono l'andamento medio degli interessi richiesti in quel momento; l'Euribor a esempio indica il tasso medio richiesto nei paesi dell'unione monetaria.
Parassitismo lordo (Po). Rapporto tra la spesa pubblica corrente totale e il prodotto del settore market.
Parassitismo netto (P). Rapporto tra la spesa pubblica corrente discrezionale al netto delle vendite della PA e il prodotto del settore market.
Parassitismo reddituale(P'). Rapporto tra l'ammontare dei redditi derivati e il prodotto del settore market.
Parere contabile. Rapporto redatto da una società di revisione dopo aver esaminato tutte le risultanze contabili di un'impresa, contenente le valutazioni e le conclusioni riferite alla correttezza delle pratiche e dei risultati contenuti nei documenti ufficiali.
Pari. È il valore nominale di un titolo.
Parità. Questo termine, nel mercato dei cambi, indica una quotazione reciproca identica rispetto a quella ottenuta dalla controparte, cioè il richiedente iniziale offre la stessa quotazione al soggetto a cui l’aveva chiesta. Lo stesso termine indica il cambio fissato dall’autorità monetaria in regime di cambio controllato.
Parità del potere di acquisto. Teoria economica sulla determinazione dei tassi di cambio, secondo cui il prezzo di due panieri costituiti da beni uguali in due diverse nazioni, espresso nella stessa valuta, deve essere identico. Una volta a conoscenza dei prezzi dei due panieri, in base a questa teoria, è possibile determinare il raporto di cambio di equilibrio implicito, nella struttura dei prezzi dei due Paesi.
Parità di conversione. Equivalenza fra il valore dell'azione di compendio e il valore teorico dell'obbligazione convertibile.
Partecipazione. In genere, si ha quando un soggetto (persona fisica o altra impresa), acquista azioni o quote di una determinata impresa. L'acquisto di partecipazioni tra imprese deve essere previsto dallo statuto.
Partecipazione al mercato. È la frazione di titoli che segue l'andamento dominante del mercato. Viene considerata ampia nel caso in cui almeno due terzi dei titoli seguano la tendenza del mercato.
Partecipazione di minoranza. Partecipazione azionaria inferiore al 50%, o comunque non sufficiente a esercitare il controllo sulla società.
Partecipazione non qualificata. Nella disciplina del capital gain la percentuale di diritti di voto esercitabili nell' assemblea ordinaria non superiore al 20 per cento ovvero la partecipazione al capitale o al patrimonio non superiore al 25 per cento. Per i titoli negoziati in mercati regolamentati le predette percentuali sono rispettivamente del 2% e del 5%. La plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni non qualificate sono soggette a imposta sostitutiva del 12,5%.
Partecipazione qualificata. Nella disciplina del capital gain la percentuale di diritti di voto esercitabili nell'assemblea ordinaria superiore al 20 per cento ovvero la partecipazione al capitale o al patrimonio superiore al 25 per cento (è sufficiente il superamento di uno dei due limiti). Per i titoli negoziati in mercati regolamentati le predette percentuali sono rispettivamente del 2% e del 5%. La plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni qualificate sono soggette a imposta sostitutiva del 27%.
Partecipazioni. Sono azioni o quote di capitale di altre società possedute con l'intenzione di detenerle a lungo.
Partenza, meglio nota con Start up.Il momento di avvio di una nuova impresa o di una nuova attività o di un nuovo progetto.
Partire prima (Going ahead). Operazione non consentita dalle regole dove un intermediario in titoli svolge un operazione prima per il proprio conto e solo in seguito per il cliente, allo scopo di incamerare un differenziale di prezzo.
Partita IVA. Numero che identifica i soggetti che esercitano un'attività rilevante ai fini IVA rilasciato dagli uffici dell'amministrazione finaziaria. E' composto di 11 cifre suddivise come segue: - prime 7 cifre, numeri progressivi nell'ambito dell'ufficio territorialmente competente; - cifre 8, 9 e 10, codice che identifica l'ufficio territorialmente competente che rilascia la P.IVA; - cifra 11, codice di controllo.
Partite deteriorate. Partite in sofferenza (vedi: Sofferenze), Partite incagliate (vedi), crediti scaduti o sconfinanti da oltre 180 giorni e crediti ristrutturati.
Partite incagliate. Esposizioni verso affidati in temporanea situazione di obiettiva difficoltà che, peraltro, possa essere prevedibilmente superata in un congruo periodo di tempo.
Partite visibili. Transazioni commerciali con l'estero aventi per oggetto beni materiali.
Passività (Liabilities). Rientrano in questa categoria i debiti commerciali, i finanziamenti a lungo termine, i prestiti obbligazionari, ecc.
Passività a lungo termine (non current liabilities). Debiti ed obbligazioni di vario tipo, in scadenza oltre l'esercizio successivo a quello del bilancio.
Passività correnti o a breve (current liabilities). Obblighi che, in base ai termini di contratto, verranno a scadere nel breve periodo.
Passività consolidate o durevoli. Passività di medio-lungo periodo.
Passività e patrimonio netto dello stato patrimoniale. Nel definire lo schema per le passività il legislatore nazionale ha seguito un criterio basato sulla natura delle fonti; le fonti sono raggruppate nelle macroclassi A, B, C e D.
- Le fonti proprie, sia interne che esterne, sono raggruppate nella macro classe A (patrimonio netto).
- I debiti potenziali nella macro classe B (fondi per rischi ed oneri).
- I debiti nella voce C (trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato) e D (debiti), con distinzione della natura del creditore.
La macro classe E (ratei e risconti) può essere considerata, sostanzialmente come debiti. Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Passività fisse. Qualsiasi genere di passività ancora esistente al termine del presente anno fiscale, come, per esempio, un'emissione di obbligazioni decennali.
Passività gestite. Sono quei depositi di una banca manovrabili a piacimento dagli organi di gestione. Al contrario dei depositi della clientela, quelli in divisa estera e i pronti contro termine sono tra gli strumenti più flessibili per la gestione della liquidità di una banca.
Passività in senso stretto (liabilities). Sono obblighi costituiti prevalentemente da debiti che l'impresa ha nei confronti di fornitori, banche, dipendenti, ecc., ma anche da impegni a mantenere un certo comportamento, a esempio, l'impegno a lasciare un immobile a un locatario che ha pagato l'affitto.
Passività potenziali. Si tratta di oneri o di passività il cui verificarsi o il cui ammontare è subordinato a determinati eventi futuri con grado di probabilità più o meno alto. Si tratta di fonti in essere, iscritte nella classe B del passivo dello stato patrimoniale.
Passività subordinate. Prestiti subordinati (vedi) e strumenti ibridi di patrimonializzazione computabili e non computabili nel patrimonio dell’emittente in base alla vigente disciplina di Vigilanza.
Passivo dello stato patrimoniale . Il passivo elenca, sia gli obblighi verso terzi, sia il Patrimonio netto. Le passività in senso stretto (le liabilities) sono obblighi costituiti prevalentemente da debiti che l'azienda ha nei confronti di fornitori, banche, dipendenti, ecc., ma anche da impegni a tenere un certo comportamento, per esempio l'impegno a lasciare un immobile ad un locatario che ha già pagato il l'affitto. La seconda voce che concorre al passivo è il Patrimonio netto (l'equity).
Path dependence. Una volta che un percorso è stato selezionato da una serie di eventi economici casuali, la scelta resta fissata (locked-in) indipendentemente dai vantaggi delle alternative.
Patrimonio dello Stato SpA . È stata istituita con DL 15.4.2002, n. 63, convertito nella L. 15.6.2002, n. 112. Le azioni della
Patrimonio dello Stato spa, inizialmente attribuite al Ministero dell’Economia e delle finanze, possono essere trasferite ad altre società di cui il Ministero detenga direttamente l’intero capitale sociale. La società è stata creata allo scopo di valorizzare il patrimonio dello Stato e migliorarne la gestione. In essa potranno confluire i beni compresi nel conto generale del patrimonio dello Stato. La Patrimonio dello Stato spa è classificata nel settore delle Amministrazioni pubbliche.
Patrimonio di base o tier 1. Il capitale versato, le riserve e il fondo per rischi bancari generali costituiscono i principali elementi patrimoniali di qualità primaria. Il totale di questi elementi, previa deduzione delle azioni proprie possedute, dell'avviamento, delle immobilizzazioni immateriali, delle perdite registrate in esercizi precedenti e in quello in corso, costituisce il patrimonio di base o tier 1 .
Patrimonio di vigilanza. Costituito dalla somma del patrimonio di base e del patrimonio supplementare entrambi al netto delle relative deduzioni. Il patrimonio supplementare viene ammesso nel limite massimo del patrimonio di base. Per maggiori informazioni cfr. la Circolare della Banca d’Italia n. 263 del 27 dicembre 2006.
Patrimonio netto o Mezzi propri o Capitale proprio (equity.) Macroclasse A delle passivo dello stato patrimoniale. Il patrimonio netto costituisce l'insieme dei diritti che i soci vantano nei confronti dell'azienda; non rappresenta un debito vero e proprio e per questo è anche chiamato mezzi propri. Questa voce si articola in tre categorie: - il capitale sociale, - le riserve, - il risultato dell'esercizio. I. Capitale sociale. Corrisponde al valore nominale delle azioni, nel caso di una società per azioni, o alle quote di partecipazione sottoscritte dai soci, nel caso di società a responsabilità limitata o di persone. II. Riserva da sovrapprezzo delle azioni. Quando una società decide di aumentare il capitale sociale può emettere le nuove azioni ad un prezzo superiore al valore nominale; la differenza tra il valore delle azioni emesse ed il valore delle azioni al prezzo nominale rappresenta il sovrapprezzo. III. Riserve di rivalutazione. In casi eccezionali (in presenza di inflazione, ad esempio) l'iscrizione all'attivo dei beni può avvenire ad un valore superiore a quello di costo. Per compensare il maggior valore iscritto all'attivo viene creata una riserva che esprime il maggior valore del patrimonio netto.IV. Riserva legale. Obbligatoriamente, per coprire possibili perdite future, l'azienda deve costituire una riserva legale accantonando almeno il 5% dell'utile netto annuale fino al raggiungimento del 20% del capitale sociale. V. Riserva per azioni proprie in portafoglio. Accantonamenti obbligatori a fronte dell'acquisto di azioni proprie o di azioni della società controllante; hanno funzione di garanzia nei confronti di terzi. VI. Riserve statutarie. Accantonamento di utili che l'azienda è obbligata a realizzare in forza di specifici obblighi sanciti dallo statuto della società. Lo statuto stabilisce le modalità di costituzione e di utilizzazione di questa riserva. VII. Altre riserve. Comprende le riserve non inscritte in altre voci del patrimonio netto. VIII. Utili o perdite portati a nuovo. L'assemblea dei soci può decidere di non distribuire tutto l'utile, ma di accantonarne una parte in previsione di esercizi meno favorevoli; anche le eventuali perdite possono, in parte, essere rinviate a futuri esercizi più favorevoli. IX. Utile o perdita d'esercizio. Coincide con l'ultima riga del conto economico dello stesso esercizio. Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Patrimonio supplementare o tier 2. Le riserve di rivalutazione, gli strumenti ibridi di patrimonializzazione (passività irredimibili e altri strumenti rimborsabili su richiesta dell'emittente col preventivo consenso della Banca d'Italia),le passività subordinate e gli altri elementi positivi costituiscono gli elementi patrimoniali di qualità secondaria. Il totale di questi elementi, previa deduzione delle minusvalenze nette sui titoli e di altri possibili elementi negativi, costituisce il patrimonio supplementare o tier 2.
Patto di convergenza. Al fine di garantire la convergenza durevole che è necessaria per l'instaurazione dell'Unione economica e monetaria (UEM), il trattato di Maastricht ha stabilito cinque criteri di convergenza che devono essere rispettati dagli Stati membri per poter partecipare alla terza fase dell'UEM. Il rispetto dei criteri di convergenza è preso in esame sulla base di relazioni redatte dalla Commissione e dalla Banca centrale europea (BCE). Si tratta dei seguenti criteri: •il rapporto tra il disavanzo pubblico e il prodotto interno lordo non deve essere superiore al 3%; •il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo non deve essere superiore al 60%; •il raggiungimento di un alto grado di stabilità dei prezzi e un tasso medio d'inflazione che, osservato per un periodo di un anno anteriormente all'esame, non superi di oltre 1,5 punti percentuali quello dei tre Stati membri che hanno conseguito i migliori risultati in termini di stabilità dei prezzi; •un tasso d'interesse nominale medio a lungo termine che non abbia ecceduto di oltre 2 punti percentuali quello dei tre Stati membri che hanno conseguito il migliore risultato in termini di stabilità dei prezzi; •i margini normali di fluttuazione previsti dal meccanismo di cambio del sistema monetario europeo debbono essere rispettati, senza gravi tensioni per almeno due anni prima dell'esame. Attraverso i criteri di convergenza si vuole garantire che lo sviluppo economico nel contesto dell'UEM è equilibrato e non implica tensioni tra gli Stati membri. Merita sottolineare in proposito che i criteri del debito pubblico e del disavanzo pubblico devono continuare ad essere rispettati anche dopo l'entrata in vigore della terza fase dell'UEM (1° gennaio 1999). Un patto di stabilità in merito è stato adottato nel corso del Consiglio europeo di Amsterdam nel giugno 1997.
Patto di sindacato. Accordo tra i maggiori azionisti di società a capitale diffuso, volto a stabilizzare il controllo dell'impresa. Spesso non è necessario disporre della maggioranza assoluta dei voti per avere il controllo; i piccoli azionisti tendono infatti a non partecipare alle assemblee della società, riducendo sostanzialmente, nel caso di imprese ad azionariato diffuso, la quota di capitale necessaria per avere il controllo.
Patto di stabilità e crescita. Il Patto, approvato dal Consiglio europeo nel 1997 ad Amsterdam e rivisto nel 2005, completa la
definizione delle regole di bilancio europee rispetto a quanto già previsto dal Trattato di Maastricht. Con il Patto i paesi della UE si impegnano a perseguire un obiettivo di medio termine per il proprio saldo di bilancio; tale obiettivo è specifico a ciascun paese, può differire da una posizione di pareggio o di avanzo e si deve collocare fra un disavanzo dell’1 per cento del PIL e un avanzo. Ciascun paese deve fissare il proprio obiettivo in modo da disporre di un margine di sicurezza rispetto alla soglia del 3 per cento del PIL fissata dal Trattato di Maastricht, da garantire rapidi progressi verso la sostenibilità dei conti pubblici e quindi da disporre di margini di manovra in particolare per gli investimenti pubblici. I paesi che non hanno ancora raggiunto il proprio obiettivo di medio termine devono conseguire un miglioramento del saldo strutturale dello 0,5 per cento del PIL l’anno (vedi: saldo strutturale). Inter alia, il Patto precisa tempi e modalità di attuazione della Procedura per i disavanzi eccessivi (vedi) e stabilisce il contenuto dei programmi di stabilità e dei programmi di convergenza che devono essere aggiornati ogni anno rispettivamente dai paesi della UE che hanno già adottato la moneta unica e da quelli che non lo hanno ancora fatto (vedi: Programmi di stabilità). Il Patto di stabilità e crescita è costituito dai regolamenti CE nn. 1466 e 1467 del 1997, come emendati dai regolamenti CE nn. 1055 e 1056 del 2005, e da una Risoluzione del Consiglio europeo del 1997.
Patto di stabilità interno. Il Patto di stabilità interno, introdotto con la manovra di bilancio per il 1999, mira a coinvolgere le Amministrazioni locali nel perseguimento degli obiettivi concordati per i conti pubblici in sede europea. Le norme di applicazione del Patto sono state oggetto di frequenti revisioni.
Patto in deroga. Contratto d'affitto in cui l'ammontare dell'affitto stesso non è stabilito dalla legge (caso in cui si parla invece di "equo canone").
Patto leonino. Si denomina patto leonino anche nelle epigrafi del codice civile (art. 2265 c.c.), il principio in base al quale è nullo il patto con cui uno o più soci delle società di persone sono esclusi dalla partecipazione degli utili o delle perdite. La denominazione deriva dalla celebre favola di Fedro, a sua volta derivata da quella di Esopo, diventata di valore proverbiale, ed è l'applicazione di una fondamentale regola di diritto riassunta nel brocardo cuius commoda, eius et incommoda. Nel mondo del diritto stride eccessivamente una situazione giuridica in cui il soggetto che percepisca i benefici, non si assuma anche gli aspetti negativi.
Pay-back (periodo di rientro). Un modo molto usato per valutare la convenienza di un investimento è il metodo del Pay-back period, che consiste nel determinare in quanto tempo un flusso finanziario negativo viene ripagato da flussi finanziari positivi attualizzati. Questo approccio è senz’altro utile per impostare una strategia di investimento tesa alla minimizzazione dei rischi. In altre parole, quanto più tempo lasciamo il Capitale investito in una certa attività, tanto più saremo esposti a eventuali rischi di fallimento: più basso è il Pay-back, meglio è. Si distingue dal break even point perchè in questo caso i flussi monetari sono attualizzati.
Payout. Rapporto tra i dividendi distribuiti ai soci e gli utili realizzati dalla società. Rappresenta la percentuale di utili distribuita agli azionisti sotto forma di dividendi; generalmente è inferiore all'unità. E' pari a 1 se la società distribuisce agli azionisti tutti gli utili conseguiti, è superiore all'unità quando, in presenza di bassi utili, la società attinge alle riserve per il pagamento dei dividendi. Normalmente, società con alti tassi di crescita, che realizzano investimenti, hanno un basso valore di pay-out. Viceversa, società operanti in settori "maturi" presentano un più alto valore di pay-out, distribuendo dividendi maggiori. Il rapporto tra dividendi distribuiti e utili è un parametro indicativo della politica societaria: se il pay-out è elevato si persegue una politica di sostegno dei dividendi, se il pay-out è basso si sostiene una politica di autofinanziamento.
Payout dei dividendi. È il rapporto tra l'ammontare dei dividendi che sono stati distribuiti agli azionisti e l'utile d'esercizio. Più questo rapporto è alto, più la società ha raggiunto la maturità di gestione (vedi sotto).
Payout ratio. E' un indicatore che misura il rapporto fra dividendi distribuiti e utili netti d'impresa. Scopo dell'indice è dare un quadro di riferimento per valutare le scelte strategiche dell'impresa in ordine al finanziamento dei propri investimenti. Per l'investitore, l'indice costituisce un valido indicatore circa il rendimento del proprio investimento.
P/BV. Price/Book Value o rapporto Prezzo/Patrimonio Netto. Rappresenta il rapporto tra il prezzo di Borsa e il Patrimonio Netto di gruppo diviso per il numero totale delle azioni in circolazione. Questo indicatore è particolarmente utilizzato per valutare le azioni di banche e compagnie assicurative, società particolarmente patrimonializzate. Il P/BV serve a indicare quante volte il mercato valuta la differenza tra attività e passività di bilancio, cioè i mezzi propri. In termini assoluti, un rapporto inferiore a uno significa che il mercato valuta un'impresa meno del suo valore di liquidazione. Per fare delle valutazioni più attendibili è opportuno eseguire confronti con le imprese concorrenti o con le medie storiche. Occorre poi considerare che non esiste un valore ottimale di riferimento per tutti i titoli in quanto il rapporto varia a seconda dei settori (più elevato per le società a elevata crescita, più basso per le aziende mature) e a seconda delle Borse.
P/Cash flow operativo. Rappresenta il rapporto tra il prezzo di Borsa e il Cash Flow Operativo per azione. Il cash flow operativo esprime la capacità per un'impresa non solo di produrre utili, ma anche quella di sostituire, quando obsoleti, impianti e macchinari ricorrendo all'autofinanziamento e non a capitale di debito. Tendenzialmente, più il valore è elevato e più l'azione è sopravvalutata. Per fare delle valutazioni più attendibili è opportuno eseguire confronti con le aziende concorrenti o con le medie storiche. Occorre poi considerare che non esiste un valore ottimale di riferimento per tutti i titoli in quanto il rapporto varia a seconda dei settori e a seconda delle Borse.
P/E. Price/Earnings o rapporto Prezzo/Utili. Rappresenta il rapporto tra il prezzo di Borsa e l'utile netto per azione. Può anche essere calcolato come il rapporto tra la capitalizzazione di mercato e l'utile netto di Gruppo indipendentemente dal numero di azioni (ordinarie, risparmio e privilegiate) emesse dalla società. Indica quante volte l'utile di una società è contenuto nel valore che il mercato le attribuisce. Nell'ipotesi che l'utile netto sia costante di anno in anno e che venga interamente usato per pagare i dividendi agli azionisti, il rapporto P/E rappresenta il numero di anni necessari all'azionista per recuperare il capitale investito. Tendenzialmente, più il P/E è elevato e più l'azione è sopravvalutata. Per fare delle valutazioni più attendibili è opportuno eseguire confronti con le imprese concorrenti o con le medie storiche. Occorre poi considerare che non esiste un valore ottimale di riferimento per tutti i titoli in quanto il rapporto varia a seconda dei settori (più elevato per le società a elevata crescita, più basso per le imprese mature) e a seconda delle Borse.
P/EBITDA. Rappresenta il rapporto tra il prezzo di Borsa e l'EBITDA diviso per il numero totale delle azioni in circolazione. Tendenzialmente, più il P/EBITDA è elevato e più l'azione è sopravvalutata. Per fare delle valutazioni più attendibili è opportuno eseguire confronti con le imprese concorrenti o con le medie storiche. Occorre poi considerare che non esiste un valore ottimale di riferimento per tutti i titoli in quanto il rapporto varia a seconda dei settori (più elevato per le società a elevata crescita, più basso per le aziende mature) e a seconda delle Borse.
P/NAV. È il rapporto tra il prezzo corrente di un titolo e il Net Asset Value.
P/BV. Price/Book Value o rapporto Prezzo/Patrimonio Netto. Rappresenta il rapporto tra il prezzo di Borsa e il Patrimonio Netto di gruppo diviso per il numero totale delle azioni in circolazione. Questo indicatore è particolarmente utilizzato per valutare le azioni di banche e compagnie assicurative, società particolarmente patrimonializzate. Il P/BV serve a indicare quante volte il mercato valuta la differenza tra attività e passività di bilancio, cioè i mezzi propri. In termini assoluti, un rapporto inferiore a uno significa che il mercato valuta un'impresa meno del suo valore di liquidazione. Per fare delle valutazioni più attendibili è opportuno eseguire confronti con le imprese concorrenti o con le medie storiche. Occorre poi considerare che non esiste un valore ottimale di riferimento per tutti i titoli in quanto il rapporto varia a seconda dei settori (più elevato per le società a elevata crescita, più basso per le aziende mature) e a seconda delle Borse.
P/Cash flow operativo. Rappresenta il rapporto tra il prezzo di Borsa e il Cash Flow Operativo per azione. Il cash flow operativo esprime la capacità per un'impresa non solo di produrre utili, ma anche quella di sostituire, quando obsoleti, impianti e macchinari ricorrendo all'autofinanziamento e non a capitale di debito. Tendenzialmente, più il valore è elevato e più l'azione è sopravvalutata. Per fare delle valutazioni più attendibili è opportuno eseguire confronti con le aziende concorrenti o con le medie storiche. Occorre poi considerare che non esiste un valore ottimale di riferimento per tutti i titoli in quanto il rapporto varia a seconda dei settori e a seconda delle Borse.
P/E. Price/Earnings o rapporto Prezzo/Utili. Rappresenta il rapporto tra il prezzo di Borsa e l'utile netto per azione. Può anche essere calcolato come il rapporto tra la capitalizzazione di mercato e l'utile netto di Gruppo indipendentemente dal numero di azioni (ordinarie, risparmio e privilegiate) emesse dalla società. Indica quante volte l'utile di una società è contenuto nel valore che il mercato le attribuisce. Nell'ipotesi che l'utile netto sia costante di anno in anno e che venga interamente usato per pagare i dividendi agli azionisti, il rapporto P/E rappresenta il numero di anni necessari all'azionista per recuperare il capitale investito. Tendenzialmente, più il P/E è elevato e più l'azione è sopravvalutata. Per fare delle valutazioni più attendibili è opportuno eseguire confronti con le imprese concorrenti o con le medie storiche. Occorre poi considerare che non esiste un valore ottimale di riferimento per tutti i titoli in quanto il rapporto varia a seconda dei settori (più elevato per le società a elevata crescita, più basso per le imprese mature) e a seconda delle Borse.
P/EBITDA. Rappresenta il rapporto tra il prezzo di Borsa e l'EBITDA diviso per il numero totale delle azioni in circolazione. Tendenzialmente, più il P/EBITDA è elevato e più l'azione è sopravvalutata. Per fare delle valutazioni più attendibili è opportuno eseguire confronti con le imprese concorrenti o con le medie storiche. Occorre poi considerare che non esiste un valore ottimale di riferimento per tutti i titoli in quanto il rapporto varia a seconda dei settori (più elevato per le società a elevata crescita, più basso per le aziende mature) e a seconda delle Borse.
Peer Review. E' l’attività svolta dai revisori contabili che, attraverso l’applicazione di procedure campionarie, consente loro di verificare la veridicità e la correttezza delle poste di un bilancio d’esercizio o di un bilancio consolidato. In generale "revisione da parte di pari" di un qualsiasi processo economico o finanziario. Può essere applicata nei più svariati campi e trae origine dall'esame condotto per valutare la validità di una pubblicazione scientifica.
Perdite da operazioni finanziarie. Le perdite da operazioni finanziarie sono una componente di reddito negativa derivante dalla gestione del portafoglio titoli non immobilizzato e dalle operazioni su valute e metalli preziosi.
Perdite dalle partecipazioni. Le perdite delle partecipazioni sono valutate secondo il metodo del patrimonio netto.
P/NAV. È il rapporto tra il prezzo corrente di un titolo e il Net Asset Value.
PC. Passività correnti.
PEACH (Pan-European Automated Clearing House). Automated clearing house (vedi) per il trattamento degli strumenti di pagamento europei, dotata delle necessarie norme di amministrazione, procedure operative e piattaforme tecniche.
Penale estinzione anticipata (o Penale per rimborso anticipato). E' l'onere previsto a carico del debitore qualora questi intenda rimborsare il prestito prima della scadenza pattuita.
Penuria (Shortage). Insufficiente disponibilità di un bene, di un fattore produttivo o di mezzi di pagamento, rispetto alle condizioni normali di offerta.
Perdita di esercizio. Nel conto economico del bilancio d'impresa, è il valore negativo che, in genere, risulta dalla prevalenza dei costi sui ricavi. Qualora, a seguito delle perdite, il capitale si riduca di oltre un terzo ed entro l'esercizio successivo la perdita stessa non risulti diminuita a meno di un terzo, diviene obbligatoria la riduzione del capitale, in proporzione alle perdite. Qualora a seguito delle perdite di oltre un terzo, il capitale si riduca al di sotto del minimo legale è previsto l'obbligo di riduzione e il contemporaneo aumento ad una cifra non inferiore al minimo legale.
Percentuale di copertura. Il rapporto tra le attività nette di un'azienda e uno o più elementi delle passività o dei mezzi propri, come un particolare genere di debito (per esempio quello a lungo termine) o una categoria di azioni. Il rapporto di copertura si calcola sottraendo dal totale degli investimenti quelli intangibili, le passività correnti e quelle privilegiate rispetto al debito in oggetto, e dividendo il risultato ottenuto per il valore del debito (o delle azioni) in relazione al quale si vuole calcolare la copertura.
Percentuale di fido. È il rapporto tra l'ammontare del prestito concesso e il valore corrente di mercato del bene offerto in garanzia. Questo rapporto è utilizzato sia per valutare l'esposizione creditizia sia per riverdere, quando necessario, i termini dell'affidamento.
Perdere il mercato (Missing the market). Situazione in cui un intermediario non esegue, per negligenza, una contrattazione di Borsa, arrecando un danno di dimensioni variabili al cliente.
Perdita. È il risultato di un'operazione dove i costi sono stati superiori ai ricavi, ma anche la cancellazione totale, o parziale, di un credito diventato inesigibile, che si deve considerare una perdita variabile fino al massimo dell'ammontare non rimborsato.
Perdita di capitale. Differenza, in negativo, tra il prezzo di vendita di un titolo e quello di acquisto del medesimo.
Perdita in conto capitale (Capital loss). Differenza negativa tra il prezzo di acquisto di un'attività e il suo prezzo corrente a un'epoca posteriore.
Perdita su crediti. Perdita subita da un ente che ha concesso un finanziamento nel caso in cui il prestito non venga rimborsato.
Perequazione (Smooting). Procedimento statistico mediante il quale una successione di osservazioni che presenta una certa irregolarità viene sostituita con una con un andamento più regolare.
Performance. Rendimento, prestazione; nel gergo finanziario indica il guadagno o la perdita di un prodotto finanziario, un'impresa o una società di fondi comuni in un determinato periodo di tempo.
Per fine mese. Sono operazioni di tipo commerciale effettuate entro il 25 di un mese, le quali possono essere regolate monetariamente entro il termine del mese seguente.
Performance bond. E' richiesta per appalti o forniture complesse. Prende la forma di una fideiussione bancaria e copre il rischio che l'opera eseguita sia difforme dalle specifiche contrattuali (o sia consegnata in ritardo o in misura parziale).
Performance del titolo. Rendimento del titolo a più scadenze.
Performance del titolo rispetto al mercato. Rendimento del titolo a più scadenze rispetto al rendimento di un indice di mercato (Mib30, Numtel, ...).
Periodicità dividendi. Indica la frequenza con cui viene pagato il dividendo ai possessori dello strumento finanziario in questione.
Periodo base. Intervallo di tempo preso come riferimento per calcolare le variazioni di una grandezza economica con il trascorrere del tempo.
Periodo di chiusura. È l'intervallo di tempo che trascorre tra la data di chiusura di un'emissione obbligazionaria e il momento in cui i totali saranno disponibili.
Periodo di grazia. Periodo di proroga del termine di durata del fondo che la società di gestione può richiedere alla Banca d'Italia per il completamento dello smobilizzo degli investimenti. Tale periodo non può superare i tre anni.
Periodo di rientro (Payback period). Intervallo di tempo necessario perché un investimento di capitale sia in grado di produrre risultati reddituali tali da compensare il suo costo. Questo intervallo viene solitamente calcolato dividendo l'esborso iniziale per il flusso annuo di rientro.
Periodo di sottoscrizione. Durata di un'operazione di sottoscrizione di titoli sul mercato primario.
Periodo di tolleranza. È il periodo, trascorso il quale, comincia il graduale rimborso di un prestito. È anche il periodo che intercorre tra un'emissione di obbligazioni sul mercato e la prima delle operazioni del sinking fund, cioè la data in cui avviene il versamento in conto speciale della prima quota facente parte dell'importo che verrà utilizzato per rimborsare l'emissione una volta giunti alla scadenza.
Periodo libero. Intervallo di tempo che viene concesso per eseguire un pagamento prima che siano imputati oneri di finanziamento.
Perito valutatore. Soggetto che tramite una perizia stabilisce il valore di beni di investimento che non hanno un mercato sufficientemente ampio, per esempio gioielli, quadri, oggetti antichi, ecc.
Persuasione morale (Moral suasion). Da parte di una Banca centrale, è l'uso della propria influenza, anziché la costrizione, per indurre gli enti creditizi facenti parte del sistema economico ad adeguarsi alle direttive emanate in via implicita, e quindi formalmente non obbligatorie.
Peso Mib30. Il peso di un titolo nell'indice Mib30 è espresso come il rapporto tra la capitalizzazione di borsa della società e la capitalizzazione totale dell'indice.
Peso Midex. Il peso di un titolo nell'indice Midex è espresso come il rapporto tra la capitalizzazione di borsa della società (calcolata come il prodotto, ad un certo tempo t, tra il numero di azioni, il prezzo del titolo e l'Investable Weight Factor) e la capitalizzazione totale dell.indice. Il peso di un titolo, che non può essere superiore al 10%, è rivisto con una frequenza semestrale in base ai prezzi di apertura del lunedì mattina successivo al terzo venerdì dei mesi di marzo e settembre.
Peso SandP/Mib. Il peso di un titolo nell'indice SandP/Mib è espresso come il rapporto tra la capitalizzazione di borsa della società (calcolata come il prodotto, ad un certo tempo t, tra il numero di azioni, il prezzo del titolo e l'Investable Weight Factor) e la capitalizzazione totale dell'indice. Il peso di un titolo è rivisto con una frequenza trimestrale in base ai prezzi di apertura del lunedì mattina successivo al terzo venerdì dei mesi di marzo, giugno, settembre e dicembre. Il numero di azioni da utilizzare è quello che risulta dal Listino Ufficiale di Borsa Italiana tre giorni di borsa aperta antecedenti la revisione, tranne nel caso di società aventi in corso aumenti di capitale garantiti, per le quali è pari al numero di azioni post operazione.
PF. Passività fisse.
PFN. Posizione Finanziaria Netta. Questa voce, se negativa, fornisce una misura dell'indebitamento finanziario netto, cioè dell'ammontare dei debiti di natura finanziaria contratti dall'impresa da cui vengono sottratte le disponibilità finanziarie. Se positiva, indica che le attività finanziarie compensano l'esposizione debitoria.
PFN/EBITDA. Esprime il rapporto tra l'indebitamento finanziario netto e il margine operativo lordo. Questo indicatore segnala di quante volte l'indebitamento finanziario netto supera la marginalità lorda dell'impresa considerata, ossia la capacità dell'impresa di generare reddito con la sua gestione caratteristica. Esprime, quindi, un'indicazione sulla capacità della medesima azienda di finanziare i mezzi di terzi (quanti anni l'impresa impiega a ripagare il debito con gli utili lordi prodotti dalla gestione caratteristica). Quanto più il valore del rapporto risulta elevato tanto più è remota nel tempo la capacità per l'azienda di ridurre il suo livello di indebitamento. Anche per questo indice non esiste un valore obiettivo in quanto i debiti di un'azienda sono anche funzione del settore di appartenenza e della propria redditività. Il rapporto non viene calcolato in caso di posizione finanziaria netta positiva.
PFN/PN. Esprime il rapporto tra l'indebitamento finanziario netto e il patrimonio netto dell'impresa. Permette di verificare il grado di dipendenza dell'impresa da fonti finanziarie esterne e onerose. Quanto più è alto il suo valore, meno equilibrata sarà la sua struttura finanziaria. In linea di principio un valore pari a 1 è il livello fisiologico, ma non esiste un valore obiettivo in quanto i debiti di un'impresa sono anche funzione del settore di appartenenza e della propria redditività. Il rapporto non viene calcolato in caso di posizione finanziaria netta positiva.
Pianificazione finanziaria. Il riconoscimento del fabbisogno finanziario futuro di un soggetto e l'allestimento delle operazioni indispensabili alla sua copertura. Nel campo degli investimenti personali, la stesura di un programma di investimenti in grado di soddisfare le esigenze future dell'individuo, come una pensione integrativa o un programma studio per i figli. Nel settore bancario, la pianificazione della dinamica riguardante le grandezze più importanti dell'ente creditizio, come l'incremento dei depositi e degli impieghi, nonché degli investimenti necessari per ottenere obiettivi mirati.
Pianificazione fiscale. Insieme di procedure e investimenti che possono essere attuati con lo scopo di diminuire il livello dell'imposizione fiscale. Per esempio l'acquisto di titoli esenti, o realizzare investimenti dalle caratteristiche impositive particolari.
Piano a rapporto costante. Gestione di portafoglio in cui, attraverso aggiustamenti periodici, si mantiene un rapporto costante tra l'ammontare investito in azioni e quello in titoli.
Piano di ammortamento. Le modalità con cui si rimborsano i soldi presi a prestito e gli interessi. Esso determina la cadenza delle rate (mensili, trimestrali ecc..), il loro ammontare (tutte uguali, crescenti, libere). Il piano di ammortamento più utilizzato è quello "alla francese" nel quale la rata rimane sempre costante, pur variando al suo interno la quota capitale e la quota interessi.
Piano di acquisto di azioni. Il programma definito da una società per riacquistare un determinato quantitativo di propri titoli in circolazione.
Piano di diffusione del capitale azionario ai dipendenti (Employee ownership plan). Metodo di diffusione dell'azionariato e di incentivazione dei dipendenti che prevede di offrire loro, a condizioni privilegiate, azioni o anche opzioni d'acquisto di azioni della società.
Piano di divisione dei profitti. Piano aziendale che contempla la possibilità di distribuzione, tra i dipendenti, di una quota prefissata dei profitti conseguiti nell'esercizio.
Piano di reintegro successivo. Tipo di accordo tra i creditori e un debitore in base al quale l’autorità giudiziaria dispone che non siano liquidati i beni del soggetto insolvente, ma che questo possa continuare a mantenere la sua capacità di produrre reddito. In questo modo i debiti contratti potranno, anche parzialmente,essere soddisfatti e dilazionati per tre-cinque anni.
Piano di riacquisto di azioni. Il programma definito da una società per riacquistare un determinato quantitativo di propri titoli in circolazione.
Piano volontario di capitalizzazione. Forma di investimento in un fondo comune nel quale le sottoscrizioni avvengono periodicamente e generalmente sulla base di un piano di versamenti che il sottoscrittore si impegna a effettuare per un certo periodo di tempo.
Piatto (flat). Nell'emissione di obbligazioni a cedola indicizzata indica il caso in cui i titoli offrono uno spread nullo rispetto al parametro di indicizzazione. Nelle emissioni di eurobbligazioni, indicizzate al tasso Libor, si parla di "Libor flat".
PIL. Il Prodotto Interno Lordo, in inglese GDP (Gross Domestic Product), è il valore complessivo dei beni e servizi finali prodotti all'interno di un Paese in un certo intervallo di tempo (solitamente l'anno) destinati al consumo finale; non viene quindi conteggiata la produzione destinata ai consumi intermedi interindustriali, cioè quella parte della produzione riutilizzata e scambiata tra le imprese stesse. È considerato la misura della ricchezza prodotta in un Paese. Da un altro punto di vista si può anche dire che il PIL è la somma dei valori aggiunti generati dalle imprese private e dalla Pubblica amministrazione all’interno di un dato paese in un determinato periodo di tempo. Il PIL è detto Lordo perché è al lordo degli Ammortamenti (Per ammortamento si intende il procedimento con il quale si distribuiscono su più esercizi i costi di beni a utilità pluriennale, che possono essere di diversa natura). Il PIL è detto Interno in quanto comprende il valore dei beni prodotti all'interno in un paese (indipendentemente dalla nazionalità di chi li produce). È una misura basilare usata in macroeconomia. A partire dal PIL è definibile il reddito pro-capite. Il reddito pro-capite è pari al rapporto tra il PIL e il numero dei cittadini: è evidente la correlazione diretta fra la ricchezza individuale e quella nazionale. Come ogni misurazione economica, il PIL può essere misurato in termini reali o termini nominali. Misurare il PIL in termini nominali vuol dire misurarlo nel suo valore espresso in moneta attuale. Esprimerlo in termini reali vuol dire depurarlo da eventuali variazioni dei prezzi. Dividendo il PIL nominale per il PIL reale otteniamo un indice chiamato "deflatore del PIL". Il PIL reale, al contrario di quello nominale, può essere confrontato fra anni diversi. Il PIL tiene conto solamente delle transazioni in denaro, e trascura tutte quelle a titolo gratuito: restano quindi escluse le prestazioni nell’ambito familiare, quelle attuate dal volontariato (si pensi al valore economico del non-profit) ecc. Il PIL tratta tutte le transazioni come positive, cosicché non entrano a farne parte i danni provocati dai crimini, dall’inquinamento, dalle catastrofi naturali. A esempio se compri un'auto il PIL cresce, se stai in coda e consumi più benzina senza muoverti di un metro il PIL cresce, se hai un incidente, il PIL cresce, se sei ospedalizzato il PIL cresce e così via. In questo modo il PIL non fa distinzione tra le attività che contribuiscono al benessere e quelle che lo diminuiscono.La sensazione che il PIL sia un numero poco significativo è sempre più condivisa. Il dibattito in materia è intenso anche a livello istituzionale. A titolo di esempio, il 19 e 20 novembre 2007 si è tenuta a Bruxelles la conferenza internazionale “Beyond GDP” (“Oltre il PIL”) organizzata dalla Commissione europea, dal Parlamento Europeo, dall'OCSE e dal WWF. La conferenza ha richiamato leader politici, rappresentanti di governo ed esponenti di istituzioni chiave come la Banca Mondiale e le Nazioni unite con l'obiettivo di chiarire quali possano essere gli indicatori più appropriati per misurare il progresso. Sempre a testimoniare la crescente attenzione del mondo politico per il tema, il presidente francese Nicolas Sarkozy, nel corso della conferenza stampa di inizio 2008, ha annunciato di aver incaricato due premi Nobel per l'economia, l'americano Joseph Stiglitz e l'indiano Amartya Sen, di riflettere su come cambiare gli indicatori della crescita in Francia. «Bisogna cambiare il nostro strumento di misura della crescita», ha detto Sarkozy, convinto che contabilità nazionale e PIL abbiano «evidenti limiti» che non rispecchiano «la qualità della vita dei francesi».
Pip. È utilizzato per esprimere differenziali di prezzo, e rappresenta un centesimo di 1% del valore facciale.
Pipeline. Si riferisce, in gergo, al processo di emissione, sottoscrizione e collocamento di nuovi titoli, specificatamente al periodo di tempo concesso agli investitori pubblici per decidere se partecipare alla sottoscrizione.
Piramidare. Assumere posizioni in piú fasi per importi decrescenti. Lo scopo é quello di compensare, con gli utili residui conseguiti nelle fasi precedenti, le perdite determinate sull'ultima fase da improvvisi rovesciamenti di mercato.
Piramide finanziaria. Metodologia gestionale di patrimonio, consistente nel porre la maggior parte dello stesso in titoli liquidabili con un rendimanto di base non elevato, una parte minore in azioni e obbligazioni, una parte ancora minore in strumenti derivati, più rischiosi ma che allo stesso tempo offrono la possibilità di risultati reddituali molto elevati, e un'ultima minima parte in opportunità d'investimento altamente rischiose che però potrebbero dare rendimenti decisamente più elevati.
Più lontano/vicino (Farther out/in). Nel mercato degli strumenti derivati, termine utilizzato in riferimento ai mesi di scadenza degli stessi.
Placee. Investitore che acquista titoli di nuova emissione sul mercato primario, o intermediario professionale che acquista a sconto titoli di nuova emissione sul mercato primario con il proposito di collocarli a sua volta.
Placing agent. Banca o altro tipo di istituzione, che si occupa del collocamento di titoli di nuova emissione.
Placing memorandum. Vedi: Prospectus memorandum.
Placing power. Capacità di collocamento di titoli presso i propri clienti, società affiliate, banche corrispondenti, ecc.
Plafond. Limite di fido, credito, scoperto di cassa, rischio, ecc.
Plain vanilla swap. È un genere di swap di tasso d'interesse dove una delle controparti riceve un pagamento variabile legato al Libor, di solito semestrale, e paga un tasso d'interesse fisso ricavato aggiungendo uno spread al rendimento di una particolare categoria di titoli di Stato.
Plus. È il segno utilizzato nelle quotazioni dei titoli di Stato americani per indicare che il prezzo è espresso in sessantaquattresimi, piuttosto che in trentaduesimi. Lo stesso segno, nelle quotazioni dei titoli azionari, evidenzia il fatto che l’ultima transazione è avvenuta a un prezzo più alto rispetto al prezzo della transazione antecedente.
Plusvalenze e minusvalenze. Sono i valori monetari ricavati in più (plus) o in meno (minus), rispetto ai valori netti contabili, dalla vendita o dall'estromissione dal processo produttivo di immobilizzazioni. Plusvalenze e minusvalenze da alienazione possono apparire sia tra i componenti ordinari sia tra quelli straordinari.
PN. Patrimonio netto.
PN Gruppo. E' la fonte durevole per eccellenza in un'impresa e comprende anche gli interessi di terzi. E' costituito dal capitale sociale, dalle riserve e dagli utili dell'impresa non distribuiti, al netto delle eventuali perdite. Per le imprese bancarie, ai fini della vigilanza, si tiene conto anche del fondo rischi su crediti e del fondo per rischi bancari generali.
PN QT. Rappresenta il Patrimonio Netto di pertinenza degli azionisti di minoranza delle società non controllate integralmente.
Poisson put. Put avvelenata. E' una clausula che permette all'obbligazionista di richiedere il rimborso del titolo in caso di fusione in seguito a una scalata.
Policy maker. Termine utilizzato per indicare l'autorità cui compete la formulazione e l'attuazione della politica economica.
Politica del Beggar my neighbour. Politiche economiche destinate a migliorare le condizioni economiche interne a danno di paesi esteri. Tipicamente politiche protezionistiche o di svalutazioni competitive.
Politica di pulizia di bilancio (Window dressing). Operazione effettuata prima della chiusura dell'esercizio allo scopo di migliorare artificialmente le performance deli bilancio.
Politica fiscale. Strumento di governo pubblico dell'economia che provvede alle decisioni riguardanti la spesa e il finanziamento dello Stato, allo scopo di raggiungere precisi obiettivi di politica economica (occupazione, controllo dell'inflazione, crescita economica, ecc.)
Politica monetaria. La politica monetaria è l'insieme degli strumenti, degli obiettivi e degli interventi, adottati dalla banca centrale per modificare e orientare la moneta, il credito e la finanza, al fine di raggiungere obiettivi prefissati di politica economica, di cui la politica monetaria fa parte. Gli obiettivi si distinguono in obiettivi finali e obiettivi intermedi. Gli obiettivi finali sono gli stessi della politica economica (prezzi, occupazione, sviluppo), ma in particolare la politica monetaria assume il compito di garantire la stabilità dei prezzi interni ed esterni (cambio). Tale obiettivo non può essere raggiunto attraverso il controllo diretto dei prezzi, ma con operazioni che, influendo sulla domanda e l'offerta di beni e servizi, spinga i prezzi nella direzione desiderata. In particolare se, come spesso accade, il problema da affrontare è l'eccessivo aumento dei prezzi, il compito della politica monetaria è di rallentare le dinamiche della domanda in modo da contenere l'aumento dei prezzi nei limiti desiderati. Per raggiungere tali obiettivi, le banche centrali, cui viene affidata solitamente la politica monetaria, compiono operazioni di mercato aperto che, attraverso la compravendita di titoli, modificano i tassi di interesse. A loro volta le modifiche dei tassi influiscono sulla domanda e l'offerta di moneta e credito e per questa via, sulla domanda e l'offerta di beni e servizi. Le banche centrali possono poi influire sulla riserva obbligatoria e sul tasso di sconto che, attraverso il meccanismo del rifinanziamento delle banche, serve a regolare il credito concesso dalle banche alla clientela. Si definisce espansiva una politica monetaria che, attraverso la riduzione dei tassi di interesse, voglia stimolare l'offerta di moneta delle banche alle imprese, e quindi gli investimenti e la produzione di beni e servizi. Al contrario si definisce restrittiva una politica monetaria che, attraverso l'aumento dei tassi di interesse, riduca l'offerta di moneta e quindi renda meno conveniente investire e produrre. Le politiche monetarie restrittive hanno l'obiettivo di ridurre l'inflazione, o far calare il disavanzo pubblico, facendo rallentare la crescita dell'economia. Si suole distinguere tra obiettivi finali e obiettivi intermedi della politica monetaria. Poiché le autorità monetarie non possono influenzare direttamente gli obiettivi finali (crescita del PIL, inflazione, tassi di cambio) devono puntare a raggiungere obiettivi intermedi (tassi di interesse, circolazione monetaria espressa attraverso gli aggregati monetari) che a loro volta influenzano gli obiettivi finali.
Politica restrittiva. Politica economica che mira a ridurre determinate grandezze economiche e finanziarie, tipicamente il livello dei prezzi e delle finanze pubbliche.
Polizza fideiussoria. Nei casi in cui un soggetto è obbligato a prestare una fideiussione di terzi a garanzia degli impegni derivategli da disposizioni di legge o di contratto, ove consentito o concordato, può stipulare una polizza fideiussoria con impresa autorizzata all'esercizio del Ramo Cauzione, a favore del creditore dell'obbligazione.
Polizze vita index-linked. Polizze vita con prestazioni ancorate a indici di riferimento, normalmente tratti dai mercati azionari. La polizza può prevedere la garanzia di un capitale o rendimento minimo.
Polizze vita in essere. La totalità delle polizze sulla vita che una compagnia di assicurazione ha in essere in un preciso istante, solitamente alla chiusura di bilancio. Questo totale comprende sia il valore facciale che la somma degli emolumenti erogati ai possessori delle polizze emesse.
Polizze vita rivalutabili. Polizze vita con prestazioni collegate a una gestione separata di valori mobiliari. L’assicuratore garantisce la corresponsione del capitale assicurato e di una rivalutazione pari a una parte del rendimento della gestione separata.
Polizze vita unit-linked. Polizze vita con prestazioni collegate al valore di fondi d’investimento. La polizza può prevedere la garanzia di un capitale o rendimento minimo.
Ponderazione aritmetica. Sistema di valutazione tra i cambiamenti di valore di un gruppo di beni d'investimento inseriti in un indice tale da rendere analogamente influenti sull'indicatore complessivo le variazioni di prezzo di ognuno dei beni presenti nel paniere. Per esempio, negli indici azionari questo sistema viene applicato considerando il numero di titoli esistenti, piuttosto che la capitalizzazione, ovvero il controvalore ai prezzi di Borsa.
Pool leasing. Avviene quando il valore del bene da finanziare è molto alto e la società di leasing preferisce suddividere il rischio consorziandosi con altre società.
Posta di bilancio (caption). Termine alternativo a "voce" di bilancio.
Portafoglio. E' in insieme di attività finanziarie, appartenenti a persone fisiche o giuridiche, relative a investimenti monetari. La creazione di un portafoglio si spiega con l'esigenza per l'investitore di operare una diversificazione dei propri investimenti, così da ridurre il più possibile il rischio di subire perdite a causa della perdita di un singolo titolo.
Portafoglio a gradini. Viene così definito un portafoglio di attività e passività sensibili ai tassi d'interesse dove la distribuzione del capitale è fatta per ammontari simili in tutti gli orizzonti temporali di riferimento considerati. Per esempio, un portafoglio dove sono detenuti ammontari uguali di titoli a reddito fisso con scadenza uno, due, tre anni, e così via.
Portafoglio Barbell. Metodo di gestione di un portafoglio obbligazionario che prevede di investire una quota del capitale in titoli con durate finanziarie lunghe e un'altra quota in titoli con durate finanziarie brevi. Il portafoglio risultante avrà una durata finanziaria intermedia fra le due e permetterà di ottenere la massima liquidità dell'investimento e una sensibilità inferiore ai rendimenti delle emissioni a breve termine. Tuttavia, avrà bisogno di aggiustamenti più frequenti rispetto a un portafoglio con durate finanziarie più distribuite.
Porto sicuro. Ogni espediente legale per evitare di incorrere in sanzioni civili o penali a fronte di atti compiuti nell'esercizio dell'impresa, viene generalmente definito safe harbor. È un termine che fa riferimento alla regola 10b-18 della "Security and exchange comission", che permette alle società di acquistare i propri titoli azionari sul mercato evitando di incorrere in atti illeciti.
POS. Il POS (dall'inglese Point Of Sale, letteralmente punto di vendita) è un'apparecchiatura automatica diffusa in Italia e all'estero presso numerosi esercizi commerciali, mediante la quale è possibile effettuare, con l'utilizzo di una tessera magnetica o con microcircuito tipo Bancomat e la digitazione o meno di un codice d'identificazione personale o PIN, il pagamento dei beni acquistati o dei servizi ricevuti. L'apparecchiatura è collegata con il centro di elaborazione della banca o del gruppo di banche che offrono il servizio, affinché venga autorizzato ed effettuato il relativo addebito (in tempo reale o differito) sul conto corrente del soggetto abilitato e l'accredito sul conto dell'esercente.
Posizione. La globalità degli investimenti che un soggetto ha effettuato utilizzando il capitale a disposizione. Può essere aperta se le oscillazioni di prezzo dei beni provocano variazioni nella valutazione del portafoglio, oppure coperta (flat) se gli incrementi di valore di alcune componenti del portafoglio sono identiche ai decrementi di valore di altre, per cui le oscillazioni di prezzo non provocano variazioni nel patrimonio.
Posizione corta. Vendita di titoli non posseduti realizzata con l'intenzione di riacquistarli successivamente quando le relative quotazioni saranno inferiori.
Posizione di cassa. In contabilità bancaria, il totale degli ammontari disponibili, in divisa nazionale o valuta, che rappresenta la liquidità dell'istituto di credito, o meglio le somme che possono essere effettivamente movimentate dalla banca.
Posizione finanziaria. Descrizione rappresentativa delle attività, delle passività e dei mezzi propri di un'entità ben precisa.
Posizione lunga. È la posizione, definita "lunga", in beni d'investimento o strumenti derivati che permette di trarre un profitto dal rialzo dei prezzi, come l'acquisto di un titolo, di un'opzione call, o di un future, oppure la vendita di un'opzione put.
Posizione mancante. Impossibilità da parte di un soggetto venditore di titoli di consegnare gli stessi, mettendo l'intermediario nella posizione di non essere in grado di provvedere all'accredito del conto titoli dell'acquirente.
Posizione overnight. È la posizione in acquisto o vendita di titoli che un operatore detiene, da un giorno all'altro, esponendosi ai rischi dovuti alle oscillazioni di prezzo degli stessi titoli che possono avvenire nell'intervallo di tempo.
Posizione patrimoniale netta verso l’estero. Prospetto statistico, spesso indicato con il termine abbreviato “posizione netta”, che mostra, a una certa data, la consistenza delle attività e delle passività finanziarie di un paese verso il resto del mondo. Lo schema di presentazione della posizione patrimoniale sull’estero utilizza gli stessi criteri classificatori del conto finanziario della bilancia dei pagamenti: funzionale, attività/passività, per strumento e settoriale. La bilancia dei pagamenti e la posizione patrimoniale sull’estero sono raccordabili. Il saldo del conto corrente della bilancia dei pagamenti, sommato a quello del conto capitale, coincide con il saldo del conto finanziario cambiato di segno, al netto della voce “errori e omissioni”. Quest’ultimo saldo, ancora cambiato di segno, corrisponde alla variazione della posizione patrimoniale netta verso l’estero, corretta per gli aggiustamenti di valutazione (prezzi degli strumenti finanziari sottostanti, tassi di cambio) e per gli altri aggiustamenti.
Posizione scoperta. Posizione in titoli o strumenti derivati soggetta all'influenza del mercato, il cui risultato ultimo è determinato almeno in parte dall'andamento dei prezzi o delle grandezze di riferimento. Un esempio di naked position è la compravendita di futures.
Posizioni aperte (Open interest). Nei mercati dei futures e delle opzioni, le posizioni aperte sono rappresentate dal totale delle operazioni di acquisto/vendita a termine che non sono state chiuse dagli investitori con operazioni di segno inverso.
Posizionista di blocco. Operatore di mercato che compra un blocco consistente di titoli dello stesso tipo, gestendolo poi in modo da ottenere il massimo vantaggio dalle condizioni di mercato.
Posticipazione o anticipo fiscale. Metodologia fiscale che può essere utilizzata da persone fisiche o società residenti negli Stati Uniti. Consiste nel compensare i profitti con le perdite ottenute in uno o più esercizi differenti, diminuendo così l’imposizione fiscale.
Potenziale al rialzo. Differenziale tra prezzo attuale e prezzo futuro di un titolo, che un operatore si aspetta che si verifichi in un determinato spazio di tempo.
Potere d'acquisto 1. Il potere di acquisto del denaro è l'inverso dell'indice generale dei prezzi registrato in un sistema economico ad una certa data ( P.A. (t)= 1/Pt, dove Pt è appunto il livello generale dei prezzi al tempo t), riferendosi a un reddito unitario ovvero a una unità della moneta (un euro, un dollaro, etc.). Può essere definito come reddito reale o potere di acquisto dei redditi, posto in relazione a un indice dei prezzi, come l'inflazione:

P.A.(t) = \frac {R}{P_t}.

Alternativamente, possiamo dire che il potere di acquisto di una moneta ci dice quanto bene composito (un paniere di beni utilizzato per la misurazione del livello generale dei prezzi) si può acquistare con un'unità della moneta in oggetto. Si capisce bene come all'aumentare del livello generale dei prezzi, cioè in presenza di inflazione, il potere di acquisto del denaro tenda a diminuire.
Potere d'acquisto 2. Il controvalore dei titoli acquistabili per mezzo di un intermediario, costituito dal contante depositato sul conto e dalla somma realizzabile offrendo come garanzia i suddetti titoli.
Potere d'acquisto del reddito disponibile (YDT*). Redditodisponibile corretto per la composizione familiare e il livello dei prezzi. Si può interpretare come consumo privato potenziale, ossia come l'ammontare dei consumi market effettivi consentiti dal reddito disponibile, assumendo che l'intero reddito venga consumato.
Povertà relativa. Con il termine povertà relativa si intende una condizione di deprivazione inserita all'interno di una vasta rete di relazioni sociali, cioè di disuguaglianza che caratterizzano una data società in un dato momento. L'idea di base di questa povertà è che la condizione del povero dipenda non soltanto dal reddito individuale (come nel caso della povertà assoluta), ma dal contesto nel quale il reddito viene percepito. Infatti per il calcolo di questa povertà è necessario riferirsi al reddito individuale che a sua volta deve essere confrontato con quello della comunità a cui appartiene. Quindi si definisce povero in senso relativo quell'individuo il cui reddito è inferiore rispetto al 50% del reddito individuale medio della comunità di riferimento. In questo modo la metà del reddito ricavato individua quella che è la linea di povertà relativa. Pertanto la linea della povertà relativa non corrisponde a un valore costante, ma varia da contesto a contesto. Infatti il termine relatività si riferisce ad un contesto che è insieme geografico, storico e socio-culturale e che riguarda contemporaneamente l'insieme delle risorse disponibili di una data società e gli stili di vita che in essa vengono attuati. Negli ultimi dieci anni si evince che il numero delle persone in condizioni di povertà assoluta è diminuito, mentre è aumentato il numero delle persone in condizione di povertà relativa. Secondo molti economisti ciò è uno degli effetti della globalizzazione che ha contribuito a sollevare ampie fasce di popolazione da condizioni di povertà assoluta ma, al tempo stesso, ha allargato le disuguaglianze, incrementando il numero delle persone che si trovano in condizioni di povertà relativa. Di ciò c'è ne danno atto i dati riportati dalla Commissione di indagine sulla povertà e sull'emarginazione istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che riportano che in Italia a partire dalla seconda metà degli anni Novanta si è registrato un aumento considerevole del numero di persone in condizione di povertà relativa che si aggirerebbe intorno al 12%, ma con forti squilibri territoriali: a Nord la popolazione che si trova sotto la linea della povertà relativa è il 5%, al Centro il 6% e al Sud circa il 25%. Ovviamente questi dati come tutti i dati vanno interpretati con molta attenzione. Infatti Cellini dice che: "condizioni di recessione generalizzata, talvolta, implicano l'uscita di persone dalla fascia della povertà relativa, non perché si sia innalzato il loro reddito individuale, ma perché, proprio per effetto della recessione, si è abbassato il livello della linea di soglia della povertà".
Praecipium. Percentuale del valore nominale di una nuova emissione di titoli percepita una tantum dai lead manager per l’organizzazione dell’operazione.
Preammortamento. Periodo che intercorre tra la data di erogazione del mutuo e la data di inizio dell'ammortamento. Durante questo periodo non è previsto il rimborso del capitale, ma solo il pagamento degli interessi sul capitale.
Preconsuntivo. E' la fase intermedia tra il bilancio preventivo e quello consuntivo, in cui viene verificato che gli obiettivi prefissati siano rispettati e valutato se sia necessario portare degli aggiustamenti o modifiche. Generalmente i preconsuntivi sono due.
Preference shares. Titoli che associano a forme di remunerazione ancorate ai tassi di mercato caratteristiche di subordinazione particolarmente accentuate, a esempio il mancato recupero negli esercizi successivi degli interessi non corrisposti dalla banca e la partecipazione alle perdite della banca stessa nel caso in cui esse determinino una rilevante riduzione delle risorse patrimoniali. Le Istruzioni di Vigilanza fissano le condizioni in base alle quali le preference shares possono essere computate nel patrimonio di base delle banche e dei gruppi bancari.
Preferenza per la liquidità. In economia e finanza viene definita preferenza per la liquidità la teoria di John Maynard Keynes sulla moneta e sul tasso di interesse. Nella teoria neoclassica, il tasso di interesse rappresenta il "premio per il risparmio", e questa variabile non viene presa in considerazione nella sua teoria monetaria, riconducibile alla teoria quantitativa della moneta di Irving Fisher. Nella teoria quantitativa, infatti, la moneta è vista solo nella sua funzione di "intermediario degli scambi". Il tasso di interesse è determinato nel cosiddetto mercato delle merci, ove vengono scambiati risparmio e investimento. Nella cosiddetta versione di Cambridge della teoria quantitativa della moneta, viene introdotto il movente "precauzionale" che soggiace alla preferenza per la liquidità: gli individui desidereranno mantenere moneta in forma liquida in maniera proporzionale rispetto alla propria ricchezza, per poter far fronte ad acquisti futuri. Questa versione della teoria quantitativa è detta versione in termini "di stock" (non "di flussi", come è invece per la teoria fisheriana), in quanto si riferisce alla quantità di moneta che gli individui intendono possedere in forma liquida in un determinato momento. Entra in gioco, quindi, la funzione della moneta di "riserva di valore". Secondo Keynes, che tratta approfonditamente questo argomento nel capitolo 15 della sua Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta, Gli incentivi psicologici e commerciali alla liquidità (ma lo introduce nel capitolo 13, La teoria generale del tasso di interesse), il tasso di interesse non è il "premio per il risparmio" o, in altri termini, "per l'astensione dal consumo abituale", ma, piuttosto, esso rappresenta il costo-opportunità di detenere la moneta in forma liquida (tesoreggiamento), piuttosto che utilizzarla per acquistare titoli, immobili o altre attività (finanziarie o reali) fruttifere. La scelta tra i due modi di conservare la ricchezza è, quindi, determinata dal livello del tasso di interesse. Alle motivazioni transattiva e precauzionale, Keynes aggiunge quella speculativa, volta a ottenere il massimo vantaggio dalla suddivisione della propria ricchezza tra liquidità e le varie attività finanziarie e reali disponibili sul mercato. La preferenza per la liquidità aumenta al diminuire del tasso di interesse, secondo Keynes. Un abbassamento del tasso di interesse infatti, fa preferire la liquidità per due motivi: in primo luogo, si preferisce detenere moneta per approfittare di un possibile aumento del tasso in futuro; in secondo luogo, si preferisce detenere moneta per evitare le perdite patrimoniali derivanti dal fatto che quando il tasso di interesse aumenta, il valore dei titoli diminuisce. L'offerta di moneta è determinata esogenamente. Il tasso di interesse di equilibrio è quello che rende pari offerta e domanda di moneta. Per capire le conseguenze della teoria nella politica monetaria, bisogna analizzare un tratto peculiare della funzione della preferenza per la liquidità, ovvero il tratto in cui scatta la cosiddetta trappola della liquidità. A un livello molto basso del tasso di interesse, infatti, scatterà un meccanismo psicologico in base al quale, pur aumentando le autorità monetarie l'offerta di moneta, il tasso di interesse non discenderà ulteriormente. Infatti, a questo livello critico, non vi saranno operatori che "crederanno" ad un ulteriore ribasso del tasso, e domanderanno tutta la moneta offerta senza opporre alcuna resistenza. Inoltre, anche al di sopra del tasso critico, la politica monetaria non è molto efficace, perché nella teoria keynesiana titoli e moneta sono sostituti stretti, cosicché variazioni dell'offerta di moneta avranno comunque poca efficacia nell'influenzare il tasso di interesse. Bibliografia. John Maynard Keynes, Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta, Torino, UTET, 2006. 351-361, 384-399 ISBN 88-02-07355-4
Prelazione. Nel trasferimento delle partecipazioni è la clausola, che in genere viene inserita nello statuto della società, in base alla quale i soci che intendono vendere in tutto o in parte la loro partecipazione devono prima offrirla agli altri soci. In tal modo, il socio venditore comunica l'intenzione di vendere la partecipazione comunicando anche il prezzo di cessione; i soci che intendono acquistare a tale prezzo hanno la prelazione all'acquisto delle partecipazioni rispetto ai terzi non soci.
Prelievo (Withdrawal). E' l'operazione tramite la quale il titolare di un conto corrente ritira parte dei fondi depositati sul conto stesso.
Premio. Somma che l'acquirente di una call option deve versare per diventare titolare della stessa. In caso di rimborso anticipato, è la differenza tra il prezzo di mercato e quello nominale che l'emittente di un titolo deve versare ai possessori del titolo.
Premio a termine. Quando il cambio a termine di una divisa nei confronti di un'altra è superiore rispetto a quello dello spot.
Premio al rischio. Nella teoria degli investimenti, il premio al rischio è l'eccesso di rendimento, oltre a quello privo di rischio, che gli investitori richiedono per il possesso di beni con caratteristiche di evidente rischiosità. Il premio al rischio di un'azione, per esempio, è ottenuto dal differenziale di rendimento del titolo azionario rispetto a un titolo di Stato; questo premio rappresenta la compensazione aggiuntiva richiesta dagli investitori per detenere un titolo che, come l'azione, presenta un alto grado di rischio.
Premio dell'opzione. È il costo dell'opzione, ovvero la somma di denaro che il compratore di un contratto di opzione sborsa per l'acquisto del diritto contenuto nel contratto.
Premio di conversione. Differenza tra il prezzo a cui viene trattato un titolo convertibile in azioni e il prezzo dell'azione. Nel caso specifico in cui il premio sia elevato, il prezzo dell'obbligazione convertibile avrà un comportamento più vicino a quello di un titolo a reddito fisso, mentre nel caso in cui il premio sia basso sarà più simile all'andamento delle quotazioni dell'azione.
Premio di rendimento. Ulteriore rendimento che il possessore di un'obbligazione convertibile ottiene rispetto a chi possiede il titolo azionario sottostante. Per esempio se un'obbligazione convertibile rende il 13,50% e l'azione il 4% il premio aggiuntivo è pari al 9,50%.
Premio "dont" (Call premium). Somma che l'acquirente di una call deve versare per diventare titolare della stessa. In caso di rimborso anticipato, è la differenza tra il prezzo di mercato e quello nominale che l'emittente di un titolo deve versare ai possessori del titolo.
Premio non ammortizzato. Quando un'impresa acquisisce un bene pagando un premio al di sopra del valore di mercato o del valore nominale. Si ha la facoltà di ammortizzare la differenza nel corso della vita dello stesso. Unamortized premium on investment è la quota del premio che non è stata ancora ammortizzata.
Premio per la liquidità. 1)rendimento addizionale originato dall'investimento in titoli che non possono essere facilmente convertiti in contante; 2) è la differenza tra il tasso adi interesse a termine e il tasso di interesse a pronti atteso.
Premio sull'obbligazione. È la differenza esistente tra il prezzo di un titolo obbligazionario convertibile in azioni e il prezzo di mercato di un titolo dello stesso emittente, con le stesse caratteristiche ma senza il diritto di convertibilità.
Prendere una posizione. L'acquisto o la vendita di un titolo fatto per cercare di conseguire profitto dai cambiamenti di prezzo del titolo nel tempo.
Prenditore (Borrower). Soggetto a cui viene concesso un prestito e che si impegna a restituire il capitale alla scadenza con i relativi interessi.
Presa di beneficio. Indica una vendita di titoli o altre attività finanziarie determinata da un rialzo dei prezzi. Si tratta di un'operazione di chiusura di una posizione, eseguita nel breve termine.
Pressione fiscale. Incidenza sul PIL del complesso delle entrate tributarie e contributive. Comprende le imposte in conto capitale e i contributi sociali figurativi.
Pressione fiscale apparente (sul settore market) (T). Rapporto tra il gettito del settore market e il prodotto del settore market. Misura la capacità del fisco di sottrarre reddito agli operatori del settore market.
Pressione fiscale effettiva (sul settore market) (T'). Rapporto tra il gettito dovuto dal settore market e il prodotto del settore market. Misura il grado di esosità del fisco, indipendentemente dalla sua capacità effettiva di sottrarre reddito.
Pressione fiscale totale (To). Rapporto tra il gettito totale e la somma dei redditi originari e derivati.
Prestanome. Sono detti anche soci fittizi, e sono quelli che partecipano formalmente all'impresa ma nell'interesse di un altro soggetto, vero destinatario del contratto sociale. Di solito, la figura del prestanome è utilizzata a causa dell'assenza di requisiti specifici richiesti dalla legge o per ragioni di ordine fiscale.
Prestatore (Lender). È un soggetto che sottrae dalla propria disponibilità un determinato ammontare di denaro per un certo tempo verso il pagamento di un interesse, oltre ovviamente alla restituzione totale del capitale. Prestatori possono essere sia le banche che gli acquirenti di titoli di debito come le obbligazioni societarie.
Prestatore di ultima istanza. Soggetto che opera da finanziatore del sistema monetario e bancario, nel momento in cui tutte le altre forme di credito sono esaurite o indisponibili. Questo compito spetta solitamente alla banca centrale di una nazione, la quale può operare tramite tutti gli strumenti a disposizione, dallo sconto dei titoli alle anticipazioni.
Prestazione d'opera. Nella disciplina delle società di persone, è il conferimento del socio sotto forma di prestazione lavorativa. Tale modalità di conferimento non è consentita nelle società di capitali.
Prestazione di servizio. Nella disciplina dell'Imposta sul Valora Aggiunto (IVA) sono tali le prestazioni, verso corrispettivo, dipendenti da contratti d'opera, appalto, trasporto, mandato, spedizione, agenzia, mediazione, deposito e in genere da obbligazioni di fare, di non fare e di permettere, quale ne sia la fonte.
Prestazioni accessorie. Obbligo previsto dall'atto costitutivo, a carico di alcuni soci, di eseguire determinate prestazioni accessorie non consistenti in denaro; in tal caso sono stabiliti contenuto, durata, modalità, compenso, ed eventuali sanzioni per il caso dell'inadempimento.
Prestazioni sociali. Comprendono tutti i trasferimenti correnti in denaro o in natura corrisposti alle famiglie dalle Amministrazioni pubbliche, dalle imprese e da altre istituzioni private senza contropartita equivalente e simultanea da parte del beneficiario.
Prestiti della Repubblica. Titoli obbligazionari a tasso fisso o variabile emessi dal Tesoro italiano sui mercati esteri sotto la denominazione di Republic of Italy. Sono solitamente denominati nelle principali valute degli euromercati quali dollari, yen, euro.
Prestiti dalle banche. L’aggregato comprende, oltre agli impieghi, i pronti contro termine attivi, gli effetti insoluti al protesto e propri, le partite in sofferenza, i prestiti subordinati, le somme depositate dalle banche su conti facenti capo al Tesoro e altre voci di minore entità.
Prestito (loan). Somma di denaro che il prestatore concede in uso al prenditore per un certo periodo di tempo al termine del quale tale somma dovrà essere restituita contestualmente ad un dato interesse.
Prestito a tasso fisso. Finanziamento che presenta un costo a livello di tassi d'interesse che resta invariato lungo la decorrenza del prestito, a differenza dei prestiti a tasso variabile in cui l'interesse passivo varia secondo le condizioni del mercato.
Prestito ad ammortamento completo. È una forma di finanziamento dove i pagamenti di rate capitale fino alla scadenza bastano a rimborsare l'intero debito, comprendente pure gli interessi passivi.
Prestito back to back. Viene così definito un prestito bilaterale concesso da una società residente in un Paese a una controllata che risiede in un altro. Contrariamente al "parallel loan" (dove la società madre si addossa la parte di debito di una controllata che risulti insolvente) il prestito back to back consente al prestatore di cancellare le garanzie se il beneficiario del prestito risulta insolvente.
Prestito bid-line. L'impresa che chiede a una banca un prestito bid-line apre con la medesima una linea di credito a tempo indeterminato (sup. a 12 mesi).
Prestito bow-tie. Prestito a tasso variabile dove i pagamenti relativi alle differenze di tasso superiori a un certo valore sono effettuati congiuntamente alla scadenza dell'operazione.
Prestito bullet. Operazione finanziaria di credito in cui gli interessi vengono pagati totalmente all'atto della scadenza, e che quindi consta di due sole movimentazioni di fondi, una prima all'atto della concessione del finanziamento e una seconda all'atto della sua estinzione.
Prestito consorziato (Syndacated loan). Prestito a medio-lungo termine di grande ammontare accordato da un gruppo di istituti bancari.
Prestito di titoli (riporto). È l'operazione attraverso la quale un intermediario in titoli acquisisce da un altro intermediario la disponibilità di un certo ammontare in titoli che serviranno a coprire una posizione allo scoperto di un cliente, per un certo periodo di tempo. Chi riceve i titoli deposita, presso l'altro intermediario, il controvalore in denaro degli stessi.
Prestito garantito (Secured loan). Prestito ottenuto tramite garanzie reali, solitamente relative a beni situati nell'impresa, come merci, prodotti finiti, ecc. L'Accounts Receivables Financing è la forma più comune di prestito garantito.
Prestito garantito convenzionale. Prestito accordato da un'istituzione finanziaria garantito da ipoteca. Solitamente si estingue tramite il pagamento periodico di quote d'interesse fisse.
Prestito garantito da deposito. È un finanziamento in cui la garanzia per il creditore è data da un conto di deposito e dove il debitore può ritirare fondi, senza superare l'ammontare del deposito effettuato.
Prestito giornaliero. Finanziamento garantito da titoli concesso, nelle prime ore della mattinata, da una banca a un intermediario in titoli. Il broker acquisterà lungo la giornata i titoli che saranno successivamente utilizzati come garanzia.
Prestito in sospeso. Sono finanziamenti che per diversi motivi non seguono le procedure di rimborso e di pagamento stipulate inizialmente, come i prestiti in arretrato sui pagamenti degli interessi, quelli con tasso di interesse rinegoziato, i nonaccrual loans.
Prestito non garantito. Finanziamento concesso a favore di un soggetto in virtù delle proprie qualità personali o della redditività della propria impresa. Per questi finanziamenti non è prevista alcuna garanzia reale per ottenere i fondi.
Prestito personale. È una forma di finanziamento utilizzabile da un qualsiasi soggetto, per esigenze proprie o della propria famiglia.
Prestito ponte (Bridge loan). Nella finanza internazionale, prestito a breve termine concesso in via preliminare dal Fondo Monetario Internazionale o dalla Banca Mondiale a favore di un Paese in via di sviluppo, in attesa di un prestito a scadenza più lunga erogato da banche private. Prestito al consumo a breve termine concesso all'acquirente di un nuovo immobile come anticipo sul ricavato dalla vendita dell'immobile posseduto in precedenza. Nella finanza aziendale, un credito a breve termine necessario per soddisfare le esigenze di finanziamento riguardanti il periodo compreso tra l'estinzione dei titoli esistenti e l'emissione di nuovi titoli a scadenza più lunga.
Prestito rinegoziato. Operazione di finanziamento dove le condizioni (scadenza, tasso d'interesse applicato, ecc.) sono state cambiate in conseguenza di una variazione nella capacità di rimborso del soggetto.
Prestito rinnovabile. È una forma di finanziamento in cui la banca mantiene a disposizione del cliente dei fondi entro un tetto massimo. Il cliente può usufruirne, secondo le necessità, all'interno di un determinato periodo di tempo. La linea di credito può quindi essere utilizzata in misura diversa, senza penali di estinzione anticipata o di rinnovo del finanziamento, ma solo grazie al pagamento di una commissione di mantenimento dell'affidamento.
Prestito ristrutturato. Crediti per i quali una banca, a causa del deterioramento delle condizioni economico-finanziarie del debitore, acconsente a modifiche delle originarie condizioni contrattuali (a esempio rinegoziazione della durata, riduzione del capitale e/o degli interessi) che danno luogo a una perdita.
Prestito sindacato. Prestito erogato a un'impresa da un gruppo di banche o di società finanziarie, guidate da una di loro detta banca (o società) leader.
Prestito stagionato. È un prestito considerato sufficientemente sicuro in quanto i pagamenti vengono effettuati regolarmente.
Prestito standby. Meccanismo per il finanziamento degli squilibri della bilancia dei pagamenti di breve periodo dei membri dell’FMI. Assicura al paese beneficiano la possibilità di ottenere finanziamenti in successive tranches. Gli esborsi sono subordinati al rispetto da parte del beneficiano di un programma macroeconomico concordato con l’FMI. Il rimborso deve essere effettuato fra i 3 e i 5 anni dalla data di utilizzo.
Prestito subordinato. Strumenti di finanziamento il cui schema negoziale prevede che i portatori dei documenti rappresentativi del prestito siano soddisfatti successivamente agli altri creditori in caso di liquidazione dell’ente emittente.
Prestito tentennante. Definizione, in gergo, impiegata per indicare un finanziamento per il quale il debitore sia talvolta restio ad assolvere i suoi obblighi di rimborso delle rate di capitale e di interessi. In queste circostanze il prestito ha un valore inferiore a quello nominale in misura maggiore o minore a seconda della solvibilità del debitore.
Prestito su titoli. È una forma di finanziamento in cui i titoli che possono essere trattati sul mercato rappresentano il bene offerto a tutela dei pagamenti.
Prestito titoli. Operazione attraverso la quale il mutuante consegna al mutuatario i titoli oggetto del contratto, trasferendone la proprietà. A scadenza il mutuatario riconsegnerà titoli equivalenti a quelli ricevuti più un compenso.
Presunzione di cessione e di acquisto. Nell'attività di accertamento è l'istituto utilizzato per individuare le cessioni e gli acquisti, effettuati senza il pagamento dell'IVA. A tal fine: - si presumono ceduti i beni acquistati, importati o prodotti che non si trovano nei luoghi in cui il contribuente svolge le proprie operazioni, né in quelli dei suoi rappresentanti; - si presumono acquistati i beni che si trovano in uno dei luoghi in cui il contribuente svolge le proprie operazioni. Sono previste delle deroghe a tale principi per specifiche fattispecie. Per le cessioni, a esempio, la presunzione non opera se è dimostrato che i beni stessi: a) sono stati impiegati per la produzione, perduti o distrutti; b) sono stati consegnati a terzi in lavorazione, deposito, comodato o in dipendenza di contratti estimatori, di contratti di opera, appalto, trasporto, mandato, commissione o di altro titolo non traslativo della proprietà.
Preuso. Il caso di preuso, descritto dal codice civile, si ha quando un soggetto registra un marchio che un altro soggetto usava già prima senza essersi premurato di registrarlo presso gli uffici competenti. Entrambi i soggetti, comunque, possono continuare a usare il marchio.
Previsione. Formulazione scientifica di ipotesi fatte sull'andamento futuro di variabili economiche, dal prezzo di un titolo al livello di un tasso d'interesse, al presumibile scenario futuro dell'economia. A livello di decisioni aziendali, le previsioni possono riferirsi alle vendite, o alle esigenze future di finanziamento dovute a eventuali progetti di sviluppo. .
Prezzo al consumo. Indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale e per le famiglie di operai e impiegati. L’indice per l’intera collettività nazionale fa riferimento ai consumi finali delle famiglie residenti, originati da transazioni monetarie effettuate sul territorio economico italiano. L’indice per le famiglie di operai e impiegati è riferito al sottoinsieme della popolazione costituito dalle famiglie residenti il cui capofamiglia è un lavoratore dipendente extragricolo (operaio oppure impiegato) e viene calcolato anche al netto dei tabacchi, come previsto dalla L. 5.2.1992, n. 81. Quest’ultimo indicatore è utilizzato a fini legislativi. Indice dei prezzi al consumo armonizzato. Dal gennaio 1997 l’Istat produce, sulla base di metodologie comuni indicate dall’Eurostat, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo, che consente di confrontare i tassi di inflazione dei paesi aderenti all’Unione europea.
Prezzo alla produzione dei prodotti industriali. Indici dei prezzi che si formano nel primo stadio di commercializzazione dei prodotti industriali sul mercato interno e che vengono rilevati dagli istituti nazionali di statistica di ciascun paese.
Prezzo a parità. È il prezzo di un bene legato ai movimenti di prezzo di uno o più beni, che in questo modo non viene determinato in modo autonomo ma dalle oscillazioni di un bene o di un paniere di beni.
Prezzo a premio o a sconto. Quando un titolo viene negoziato ad un prezzo superiore o inferiore al valore nominale si dice che esso è scambiato a premio o a sconto, oppure sopra o sotto la pari.
Prezzo a pronti. Il prezzo di un titolo per consegna immediata, nel numero di giorni previsti dalle abitudini commerciali.
Prezzo a termine. E' il prezzo di una qualsiasi attività finanziaria per la consegna a una data futura.
Prezzo base. Il prezzo base che nelle aste dei titoli di Stato, l'autorità pubblica accetta per poter considerare valide le offerte, e che una volta fissato consente di determinare il massimo costo del finanziamento ottenuto mediante l'emissione.
Prezzo denaro. Con questo termine viene indicata la miglior proposta in acquisto (denaro) inserita nel 'book' del mercato telematico.
Prezzo di apertura. Prezzo individuato in apertura di mercato dal programma del sistema telematico di borsa che, valutando le diverse proposte in acquisto e in vendita, ricerca il prezzo in grado di massimizzare la quantità totale scambiata.
Prezzo di emissione. E' il valore a cui una società di capitali decide di emettere le proprie azioni sia in sede di costituzione che in sede di aumento di capitale. Può essere uguale al valore nominale (emissione alla pari) o superiore al valore nominale (emissione sopra la pari). In genere, in caso di emissione sopra la pari, la differenza rispetto al valore nominale viene iscritta in una riserva denominata "Riserva da sopraprezzo delle azioni" nel patrimonio netto.
Prezzo di equilibrio. Prezzo di un bene che in un mercato concorrenziale è in grado di soddisfare sia le necessità della domanda che quelle dell'offerta. Per una singola impresa, il prezzo che riesce a massimizzare la produttività del prodotto.
Prezzo di esercizio. È il prezzo a cui l'acquirente di un contratto di opzione ha il diritto di acquistare (call option) o vendere (put option) lo strumento sottostante.
Prezzo di mercato. È il prezzo di un bene d'investimento stabilito dall'incontro tra domanda e offerta e che quindi rappresenta un valore di equilibrio provvisorio tra le due componenti. Un esempio di prezzi di mercato sono i prezzi di Borsa dei titoli.
Prezzo di offerta. È il prezzo unitario a cui vengono offerti al pubblico i titoli di nuova emissione.
Prezzo di offerta al pubblico. È il prezzo a cui vengono offerti al pubblico degli investitori, i titoli di nuova emissione, da parte delle banche di investimento che li avevano sottoscritti.
Prezzo di regolamento. Nel mercato dei future è il prezzo del contratto che viene utilizzato alla fine della giornata per definire il peso della posizione del cliente e le eventuali modifiche nel margine che deve essere mantenuto. Per le option è invece il prezzo dello strumento sottostante in coincidenza del quale potrà essere esercitata l'opzione da parte dell'acquirente del contratto.
Prezzo di riferimento. Il prezzo di un titolo quotato in borsa è determinato dalla legge della domanda e dell'offerta (in sostanza, più gente lo vuole comprare, più costa) . Il prezzo di riferimento di un titolo, rappresenta l'equilibrio raggiunto dalla domanda e dall'offerta sull'ultimo quantitativo che è stato scambiato (l'ultimo 10%, per esattezza). Si differenzia dal "prezzo di chiusura" poiché quest'ultimo si calcola sull'intero ammontare dei titoli scambiati durante il giorno.
Prezzo di rimborso. Prezzo che l'emittente di un titolo deve corrispondere all'investitore nel caso voglia riacquistare lo stesso prima del tempo.
Prezzo di riscatto (Call price). Prezzo che l'emittente di un titolo deve corrispondere all'investitore nel caso voglia riacquistare lo stesso prima del tempo.
Prezzo di riofferta fisso. Prezzo a cui un sindacato di collocamento di titoli di nuova emissione offre questi ultimi al pubblico, prezzo che evidentemente è il medesimo per tutti gli investitori interessati, a differenza di altri tipi di offerte dove il prezzo può variare a seconda dell’investitore.
Prezzo di sottoscrizione. Somma richiesta ai sottoscrittori dei titoli di nuova emissione per ottenerne il pieno possesso.
Prezzo esplicito. Procedimento con cui si calcola il prezzo dei servizi bancari tramite il quale il cliente paga il costo dello stesso servizio addizionato di una percentuale di maggiorazione che rappresenta il profitto della banca.
Prezzo istituzionale. Prezzi di riferimento utilizzati a livello comunitario nella regolamentazione dei mercati agricoli europei. Pur essendo di diversa natura a seconda del prodotto, possono essere ricondotti a tre tipologie: prezzo obiettivo o indicativo, che rappresenta il prezzo di equilibrio a cui dovrebbe tendere il mercato intemo europeo; prezzo di intervento, che costituisce il prezzo minimo garantito agli agricoltori, al di sotto del quale la Comunità attua interventi diretti di ritiro dal mercato e stoccaggio del prodotto; prezzo soglia, che rappresenta il prezzo minimo di entrata, applicato alle frontiere comunitarie, per i prodotti agricoli importati dai paesi non comunitari.
Prezzo lettera. Con questo termine viene indicata la miglior proposta in vendita (lettera) inserita nel 'book' del mercato telematico.
Prezzo limite. È il prezzo massimo (o minimo) a cui l’intermediario acquista o vende un determinato bene, secondo gli ordini ricevuti.
Prezzo medio. Media aritmetica tra denaro e lettera (tra bid e ask/offer).
Prezzo nei mercati finanziari. Nei mercati finanziari il prezzo del denaro, ovvero il costo/rendimento dei diversi veicoli di investimento viene ad essere determinato da un complesso gioco di interazione fra domanda ed offerta di fondi. Sul mercato abbiamo in ogni momento una pluralità di veicoli d’investimento, ciascuno caratterizzato da condizioni di remunerazione determinante all’atto della sua creazione, condizioni che possono comportare tanto un rendimento fisso, tanto un rendimento variabile in relazione a determinati eventi. Così pure abbiamo veicoli di investimento caratterizzati da diverse condizioni di durata (certa, probabile, a tempo indeterminato). Ogni tipo di veicolo di investimento ha un suo mercato, formato da unità economiche che lo offrono e da unità economiche che lo richiedono. Nel mercato si forma un prezzo per tutti i veicoli di investimento che presentano le medesime caratteristiche. Le unità economiche che abbisognano di fondi o che, comunque, intravedono delle possibilità diverse di utilizzo del proprio denaro, offrono veicoli di investimento ad un prezzo che dipende essenzialmente dalle loro valutazioni di convenienza e che configura un determinato rendimento (certo o probabile che sia) per gli eventuali acquirenti. Di contro le unità economiche che detengono fondi richiedono veicoli di investimento e sono disposte a pagare un prezzo che dipende dalle loro valutazioni di convenienza e dal rendimento che esse intendono ricavare dal proprio investimento. Dall’aggregato delle convenienze individuali nasce il “prezzo di mercato”, che è il prezzo di equilibrio fra la domanda e l’offerta del particolare bene di investimento oggetto di contrattazione. Il meccanismo è lo stesso anche per i veicoli di investimento di nuova creazione, i quali per trovare collocamento devono essere offerti a condizioni di rendimento che siano in linea con quelle espresse dal mercato, il che può essere ottenuto sia regolando in modo idoneo le condizioni di remunerazione, sia regolando il prezzo di vendita, sia ambedue. In ultima analisi, l’elemento determinante è costituito dalle valutazioni di convenienza delle unità economiche che operano nel mercato sia dal lato dell’offerta (creazione di nuovi veicoli di investimento o vendita di veicoli di investimento già in essere), sia dal lato della domanda. Le unità economiche operano ciascuna al fine di massimizzare la propria utilità globale, il proprio vantaggio, soggettivamente apprezzato secondo una propria funzione di preferenza. Così, in definitiva, è l’aggregato delle diverse funzioni di preferenza (che sono eterogenee in quanto le varie unità economiche differiscono fra loro per le risorse di cui dispongono, per i vincoli impliciti ed espliciti al loro operare e per i fini che si propongono) che determina l’ammontare e la composizione delle attività finanziarie detenute dalle unità economiche, come pure l’ammontare e la composizione dell’insieme dei veicoli di investimento che vengono creati ed il loro prezzo. Siffatte funzioni di preferenza variano nel tempo in conseguenza di stimoli provenienti dall’ambiente esterno e, di conseguenza, variano i prezzi di equilibrio che si raggiungono sul mercato. Le statistiche disponibili evidenziano questa variabilità dei prezzi di mercato dei beni di investimento, che è molto più accentuata di quanto si possa pensare a prima vista e che, come già accennato, apre all’operatore accorto notevoli possibilità di guadagno. La variabilità dei prezzi di mercato, il continuo tendere ad una situazione di equilibrio implica una variabilità del costo/rendimento del denaro in tutto l’insieme dei diversi comparti del mercato finanziario. In effetti è vero che i diversi veicoli di investimento rispondono sovente ad esigenze di investimento che sono differenti e quindi hanno un mercato composto il larga misura da unità economiche che presentano le medesime caratteristiche (e che quindi sono influenzate dai medesimi accadimenti); ma non si può non tenere conto del fatto che esistono anche unità economiche che operano su tutta la gamma degli investimenti disponibili o che comunque dispongono delle capacità tecniche per poter prendere in considerazione e valutare tutte le diverse opportunità di impiego o raccolta fondi. L’azione di queste unità economiche crea un legame fra i mercati dei diversi veicoli di investimento nel senso che non è più soltanto il singolo mercato a tendere verso una situazione di equilibrio, ma il complesso del mercato dei beni di investimento. Il raggiungimento di una posizione di equilibrio su di un mercato può quindi causare spostamenti nel gioco della domanda e dell’offerta sul mercato di un altro bene di investimento, il quale dovrà raggiungere una nuova posizione di equilibrio, cioè esprimere un diverso prezzo. In definitiva, siamo in presenza di fenomeni di tipo dinamico, influenzati da una serie di fattori che agiscono a tempi sfalsati. L’analisi del mercato, per portare a previsioni affidabili, va svolta tenendo presente tutto l’insieme delle interrelazioni fra la domanda e l’offerta e fra i mercati dei diversi veicoli di investimento. Ovviamente un certo sacrificio della accuratezza si rende necessario a beneficio dell’economicità e della rapidità del processo previsionale; ma l’analisi resta complessa e certamente non alla portata di tutti i partecipanti al mercato.
Prezzo netto di rimborso. Il prezzo netto di rimborso è calcolato nel caso in cui il prezzo di emissione del titolo sia inferiore del prezzo di rimborso. In questo caso il prezzo di rimborso è comprensivo della ritenuta fiscale applicata sui redditida capitale.
Prezzo netto di vendita. Ammontare ottenibile, al netto dei costi di dismissione, dalla vendita di un'attività in una libera transazione fra parti consapevoli e disponibili.
Prezzo ombra. Si definisce in questo modo quel valore attribuito ad un bene o ad un servizio non aventi un prezzo di mercato, o il cui prezzo corrente non corrisponde al suo reale costo-opportunità.
Prezzo quotato. È l'ultimo prezzo al quale è stata effettuata un'operazione di acquisto o vendita di titoli.
Prezzo relativo. Prezzo di un bene espresso in termini di quantità di un altro bene, ovvero rapporto fra i prezzi nominali dei due beni.
Prezzo ufficiale. E' dato dalla media dei prezzi di tutti gli scambi effettuati ponderata per le quantità scambiate. Il prezzo ufficiale sostituisce a tutti gli effetti il prezzo di listino.
Prezzo uguale e inferiore. Vendita di un titolo azionario a un prezzo equivalente a quello dell'ultima transazione eseguita, ma inferiore a quello dell'ultima operazione avvenuta a un differente prezzo.
Price/Book Value (P/BV). E' il rapporto tra prezzo e patrimonio netto che viene utilizzato insieme al P/E in alcuni settori, come l'assicurativo, il bancario e il finanziario in cui le aziende sono fortemente patrimonializzate e la redditività non è facilmente identificabile. Il P/BV serve ad indicare quante volte il mercato valuta la differenza tra attività e passività di bilancio.
Price/Cash Flow (P/CF). E' il rapporto tra prezzo unitario dell'azione e flusso di cassa per azione. Al denominatore, oltre all'utile per azione, viene incluso il valore degli accantonamenti per azione. Il cash flow generato dall'azienda è un indicatore fondamentale della sua capacità di generare valore.
Price/Earning ratio (P/E). Si ottiene rapportando il prezzo di mercato di un titolo con l'utile per azione più recente disponibile, dall'earning ratio si ottiene la componente reddito nel prezzo di ogni titolo trattato in borsa. Il valore dipende anche dal comparto in cui si opera, più è alto tale rapporto meno garanzie si hanno che il prezzo pagato per un'azione sia effettivamente quello che rispecchia le reali capacità aziendali e non sia gonfiato.
Price spead. Differenza applicabile ai fondi con prezzo duplice (fondi a capitale variabile) fra il prezzo al quale gli investitori acquistano fondi comuni ("offer") e il prezzo al quale i fondi possono essere venduti ("bid"). Il margine di prezzo copre l'onere iniziale del fondo e i costi di contrattazione dei titoli sottesi.
Pricer maker. E' un termine che indica solitamente un'impresa produttrice di beni collocati sul mercato che sceglie di imporre il prezzo dei propri beni, indipendentemente dall'andamento del mercato in cui opera e non curante della concorrenza. I motivi di questa scelta possono essere diversi: vanno da una posizione dominante sul mercato dei propri prodotti all'alta qualità di questi.
Pricer taker. Termine che indica un'impresa che accetta, nell'atto di collocare un proprio prodotto sul mercato, di adottare il prezzo medio rilevato, indipendentemente dai costi di produzione e dagli eventuali margini che se ne possono ottenere. Solitamente accade quando un'impresa giovane non ha alcuna capacità di influenzare il mercato presso il quale si sta affacciando.
Price to Earing to Growth (PEG). E' un indicatore che definisce il rapporto tra il price/earning e il saggio di crescita degli utili di una azienda previsto in un arco temporale definito. Il saggio di crescita fa riferimento agli utili inseriti a denominatore nel multiplo P/E e deve essere espresso con un numero intero.
Prima data di rimborso. È il primo momento a partire dal quale chi ha emesso titoli obbligazionari rimborsabili anticipatamente ha la possibilità di esercitare l'opzione di rimborso alle condizione fissate all'emissione.
Primary dealer. Termine utilizzato per definire i principali operatori dell'Mts. Per essere considerati primary devono possedere determinati requisiti ed essere iscritti a un apposito elenco tenuto dalla Banca d'Italia.
Prime rate. Tasso di interesse praticato dalle banche alla migliore clientela.Viene calcolato ogni 15 giorni dall'Associazione Bancaria Italiana facendo la media su un campione di banche.
Prime rate ABI Tasso di interesse applicato dalle banche di credito con raccolta a breve termine ai clienti più affidabili sulle operazioni di finanziamento senza garanzia. Il prime rate è un tasso d'interesse 'netto', non comprendente cioè altri oneri finanziari che solitamente le banche applicano sui prestiti in conto corrente, come ad esempio le commissioni di massimo scoperto. Questo tasso, inoltre, ad ogni scadenza di solito trimestrale, viene applicato al più elevato scoperto risultante dal pagamento dell'interesse e delle commissioni bancarie, e non al capitale inizialmente prestato.
Primo giorno di notifica. Il primo giorno in cui il venditore di un contratto future comunica alla stanza di compensazione la consegna di un certo strumento finanziario in esecuzione degli obblighi derivanti dal contratto.
Primo mese. Per quanto riguarda le operazioni in strumenti derivati, è il primo mese in cui sono disponibili strumenti su un certo bene sottostante. Gli strumenti derivati sono quotati per scadenze successive, (solitamente trimestrali) perciò il mese più vicino viene definito nearest month.
Principi contabili (accounting principies). Sono regole per la realizzazione del bilancio suggerite dalla dottrina ed elaborate dagli ordini professionali. Sono subordinate alle norme legali, delle quali, spesso, rappresentano applicazioni o spiegazioni.
Princìpi contabili internazionali (IAS). Nei princìpi contabili internazionali lo schema del conto economico è lasciato alla libera scelta dell'impresa ed è richiesto solo un elenco di informazioni minime, che possono essere presentate direttamente nello schema, oppure nelle disclosures, che, nella sostanza, sono le note di bilancio. Una sostanziale differenza rispetto ai princìpi contabili nazionali si rileva in merito ai componenti straordinari del reddito, la cui iscrizione, secondo lo IAS 1, è vietata, sia nel conto economico, sia nelle note al bilancio. Tutte le operazioni devono riguardare l'attività dell'impresa e devono essere comprese nella determinazione del risultato d'esercizio. Il contenuto minimo previsto nel prospetto di conto economico dello IAS 1, include le seguenti voci:

  1. ricavi,
  2. oneri finanziari,
  3. quota di profitti o perdite delle società collegate e controllate, valutate con il metro del patrimonio netto,
  4. utili e perdite, prima delle imposte, di operazioni destinate alla cessazione,
  5. oneri fiscali,
  6. utile o perdita,
  7. interessi di minoranza,
  8. utile netto o perdita dell'esercizio attribuibile agli azionisti della capogruppo.

Secondo lo IAS 1, il conto economico deve contenere alcune informazioni, o direttamente nel prospetto, o nelle note al conto economico, come, ad esempio, un'analisi dettagliata dei costi sostenuti all'interno dell'impresa, usando una classificazione per natura, oppure per destinazione. In ogni caso, le imprese che classificano per funzione devono, comunque, fornire ulteriori informazioni sulla natura dei costi, quali l'ammortamento, le svalutazioni e i costi del personale. In sostanza, le disposizioni contenute nei princìpi contabili internazionali mettono in risalto le carenze del conto economico redatto secondo la normativa italiana, che non richiede un'analisi e una divisione dei costi per funzione - ma solo l'indicazione dei ricavi per area geografica nella relazione sulla gestione - e, di fatto, non consente di determinare il risultato operativo.
Principio economico (Economic approach). Principio contabile in base al quale i risultati economici delle operazioni in valuta vengono registrati alla data di negoziazione, in alternativa a quella di regolamento. L’applicazione del principio economico comporta inoltre, per gli strumenti finanziari in valuta, la rilevazione su base giornaliera dei ratei di interesse.
Prior period errors. Errori derivanti dall'omissione o dall'errata determinazione di poste del bilancio che avrebbero potuto essere determinate correttamente se si fossero utilizzate tutte le informazioni disponibili alla data di riferimento del bilancio.
Private equity.E' uno strumento di finanziamento mediante il quale un investitore apporta nuovi capitali all'interno di un'impresa (target), generalmente non quotata in borsa, che presenta un'elevata capacità di generare flussi di cassa costanti e prevedibili. L'investitore si propone di disinvestire nel medio-lungo termine realizzando una plusvalenza dalla vendita della partecipazione azionaria. Gli investimenti in Private Equity raggruppano un ampio spettro di operazioni, in funzione sia della fase nel ciclo di vita aziendale che l'impresa target attraversa durante l'operazione di private equity, sia della tecnica di investimento usata.
Private market value (PMV). E' il valore complessivo di un'impresa che si ottiene valutando ciascuna delle divisioni come se fossero entità singole, dotate di un titolo azionario indipendente.
Private placing. E' l'offerta di titoli di nuova emissione direttamente agli investitori, senza ricorrere ad una pubblica sottoscrizione.
Privatizzazione. È il passaggio di un'impresa da pubblica (in possesso di un soggetto economico pubblico o di una moltitudine di azionisti) a privata, effettuato solitamente attraverso il collocamento di azioni presso investitori privati o attraverso il riacquisto di titoli da parte della stessa società. Il fine può anche essere quello di diminuire il flottante per evitare scalate ostili.
Privilegio sul reddito (Wage assignment). Con riferimento all'erogazione di un prestito, è una garanzia per il finanziatore che può ottenere una trattenuta in busta paga, in caso di mancato pagamento da parte del debitore.
Procedimento per data valuta. Procedura elettronica di trasferimento dei fondi nella quale gli stessi vengono movimentati in anticipo sulla base delle risultanze contabili, in modo tale da renderli disponibili il giorno di valuta stabilito.
Procedura dei disavanzi eccessivi. Ai sensi dell.art. 104c del Trattato di Maastricht, la Commissione della UE sorveglia l'evoluzione dei conti pubblici dei paesi membri e ne verifica la conformità ai criteri di convergenza ivi fissati; qualora essi non siano rispettati, predispone una relazione in base alla quale il Consiglio dei Ministri economici e finanziari vota a maggioranza qualificata circa l'esistenza o meno di un disavanzo eccessivo. In caso affermativo, lo stesso Consiglio formula raccomandazioni agli Stati interessati ai fini dell.eliminazione della situazione di disavanzo eccessivo (vedi: Patto di stabilità e crescita).
Procedura Lamfalussy. Procedura legislativa finalizzata a razionalizzare la produzione della normativa in campo finanziario nell’Unione europea. Introdotta nel 2001, in base alle raccomandazioni di un comitato presieduto da Alexandre Lamfalussy, per il settore mobiliare, la procedura è stata successivamente estesa ai settori bancario e assicurativo. Essa si articola in quattro livelli. Al primo livello vi è l’elaborazione della legislazione primaria, in cui sono stabiliti i principi generali della regolamentazione. Al secondo livello si situa la predisposizione della normativa secondaria per l’attuazione delle disposizioni di primo livello; la Commissione europea elabora disposizioni di dettaglio con l’assistenza di comitati distinti per i settori bancario, mobiliare e assicurativo, ai quali partecipano i rappresentanti dei ministeri economici e finanziari. Al terzo livello operano comitati tecnici, composti da rappresentanti delle autorità di vigilanza sui settori bancario, mobiliare e assicurativo, che svolgono funzioni di consulenza nei confronti della Commissione per le proposte legislative e di coordinamento tra le autorità di vigilanza per garantire il recepimento uniforme e coerente della legislazione di primo e secondo livello. Il quarto livello corrisponde al potere di verifica della Commissione della coerente applicazione delle norme da parte dei paesi membri.
Procedura per i disavanzi eccessivi. I paesi della UE devono evitare disavanzi eccessivi (articolo 104 del Trattato di Maastricht). A tal fine i paesi devono rispettare le regole di bilancio sancite dal Trattato di Maastricht. In particolare, il disavanzo e il debito devono essere inferiori rispettivamente al 3 e al 60 per cento del PIL. La Commissione europea controlla l’evoluzione dei conti pubblici nei singoli paesi e la conformità di quest’ultima rispetto ai limiti fissati per il disavanzo e il debito. Qualora un paese violasse una o entrambe le suddette regole, viene avviata una procedura – denominata Procedura per i disavanzi eccessivi – volta a far riportare i conti pubblici del paese in esame in una situazione coerente con le regole di bilancio del Trattato. La Procedura, i cui tempi e modalità di applicazione sono precisati dal Patto di stabilità e crescita, si articola in varie fasi e prende avvio con un rapporto della Commissione europea.
Procedura semplificata di accertamento. Particolare regime che consente l'esonero della presentazione della merce in dogana e la sostituzione dei controlli fisici con controlli indiretti amministrativi sulla base delle scritture e contabilità aziendali che l'impresa è tenuta a mettere a disposizione degli organi doganali; possono usufruirne imprese industriali, commerciali e agricole, pubbliche e private, le cui attività ricadono nell'art. 2195 C.C.
Prodotti derivati. Ampia categoria di strumenti finanziari il cui valore deriva da quello di un altro bene finanziario al quale si riferisce (vedi attività finanziaria sottostante, opzione, future, warrant).
Prodotti semilavorati. Prodotti che hanno subito una parziale lavorazione e che vengono utilizzati come input in un successivo processo produttivo.
Prodotto del settore market (Ym). Prodotto interno lordo di tutti i settori istituzional iche compongono l'economia con l'esclusione del settore della PA.
Prodotto (output) effettivo della PA (Yp*). Vedi consumi pubblici effettivi.
Prodotto (output) totale dell'economia (Y*). Somma del prodotto del settore market e del prodotto effettivo della PA.Y*= Ym + Cp(1-S). S è il coefficiente di spreco.
Prodotto interno lordo (PIL). In inglese GDP (Gross Domestic Product), è il valore complessivo dei beni e servizi prodotti all'interno di un Paese in un certo intervallo di tempo (solitamente l'anno) e destinati ad usi finali (consumi finali, investimenti, esportazioni nette); non viene quindi conteggiata la produzione destinata ai consumi intermedi, che rappresentano il valore dei beni e servizi consumati e trasformati nel processo produttivo per ottenere nuovi beni e servizi. Il PIL può essere considerato come:

  • la produzione totale di beni e servizi dell'economia, diminuita dei consumi intermedi ed aumentata delle imposte nette sui prodotti (aggiunte in quanto componenti del prezzo finale pagato dagli acquirenti); tale ammontare è pari alla somma dei valori aggiunti a prezzi base delle varie branche di attività economica aumentata delle imposte sui prodotti (IVA, imposte di fabbricazione, imposte sulle importazioni) e al netto dei contributi ai prodotti (contributi agli olivicultori, alle aziende comunali di trasporto, ecc.); il PIL è, infatti, il saldo del Conto della produzione;
  • il valore totale della spesa fatta dalle famiglie per i consumi e dalle imprese per gli investimenti; vale infatti l'identità keynesiana Y = C + I + (XM), dove Y è il PIL, C sono i consumi finali, I gli investimenti, X le esportazioni e M le importazioni; l'identità vale in quanto la quota del prodotto destinata alla vendita ma non effettivamente venduta si traduce in un aumento delle scorte, che sono una componente degli investimenti;
  • la somma dei redditi dei lavoratori e dei profitti delle imprese; nell'attività produttiva si sopportano, infatti, costi per l'acquisto di beni e servizi da consumare o trasformare (i consumi intermedi) e costi per la remunerazione dei fattori produttivi lavoro e capitale; la produzione al netto dei consumi intermedi coincide quindi con la somma delle retribuzioni dei fattori.

Prodotto interno lordo ai prezzi di mercato (PIL). Corrisponde alla produzione totale di beni e servizi dell’economia, diminuita dei consumi intermedi e aumentata dell’IVA e delle imposte indirette sulle importazioni. È pari alla somma dei valori aggiunti (vedi: Valore aggiunto) ai prezzi del produttore delle varie branche, aumentata dell’IVA e delle imposte indirette sulle importazioni.
Prodotto interno lordo potenziale. Potential GDP in inglese, è il livello di PIL massimo raggiungibile stabilmente da un sistema economico. Corrispondentemente, la crescita potenziale del PIL è quella raggiungibile stabilmente nel lungo periodo. Poiché un PIL sopra il livello potenziale (quindi con un utilizzo di risorse superiore al massimo sostenibile) tende a generare inflazione per un eccesso di domanda rispetto all'offerta, generalmente il prodotto potenziale è definito come il PIL potenziale sostenibile senza dar luogo a pressioni inflazionistiche.
Prodotto nazionale lordo. Il Prodotto Nazionale Lordo (PNL), è definito come la produzione realizzata in un anno dai fattori produttivi di un paese, indipendentemente dal fatto che si trovino nel paese o all’estero. Il PNL si distingue dall'RNL (Reddito Nazionale Lordo), per il fatto che quest'ultimo rappresenta i compensi attribuiti a chi ha partecipato al PNL. Il PNL si ottiene dal PIL (Prodotto Interno Lordo) aggiungendovi il reddito percepito da soggetti residenti nel paese per investimenti all’estero e sottraendovi il reddito percepito nel paese da soggetti non residenti. È in poche parole l'insieme dei beni e servizi prodotti dal paese (solitamente in un anno), valutati con la moneta del paese in questione. In esse sono esclusi i lavori casalinghi. Come calcolarlo? Si può semplicemente fare la somma dei valori aggiunti.
Prodotto potenziale. Volume dei beni e servizi che un sistema economico è in grado di produrre in un determinato periodo con il pieno utilizzo dei fattori.
Produttività. Rapporto fra quantità di prodotto ottenuta e quantità dei fattori produttivi impiegati in un determinato periodo di tempo.
Produttività del lavoro. Rapporto fra quantità di prodotto ottenuta in un determinato periodo di tempo e quantità di fattore lavoro impiegata.
Produttività marginale del lavoro. La produttività marginale del lavoro, in economia e finanza, misura l'incremento di prodotto dovuto ad un'unità aggiuntiva di forza lavoro. Sia nell'economia neoclassica, che nella teoria di John Maynard Keynes, l'andamento della curva della produttività marginale del lavoro è decrescente, in quanto si assume che ogni unità aggiuntiva di forza lavoro applicata ai beni capitali produrrà un incremento di produzione sempre minore. Mentre gli economisti neoclassici fecero coincidere la curva della produttività marginale del lavoro con quella della domanda di lavoro, Keynes rifiutò questa impostazione, sostenendo che la domanda di lavoro era stimolata dal livello della domanda effettiva, e che la curva della produttività marginale del lavoro andava letta in quanto tale: non sono i salari reali che, data la produttività marginale, determinano il livello dell'occupazione, ma è il livello della produzione e, quindi, dell'occupazione che, data la produttività marginale, determina i salari reali. Sotto è mostrata la curva della produttività marginale del lavoro(PMG L). In ordinata ci sono i salari reali (w/p) e il livello della produttività marginale del lavoro in relazione a N, il livello di occupazione. In rosso è specificato che la curva della produttività marginale del lavoro coincide, nella teoria neoclassica, con quella della domanda di lavoro.

Curva della produttività marginale
Produttività totale dei fattori. Misura la crescita del prodotto attribuibile al progresso tecnico ed è calcolata come differenza tra il tasso di crescita del valore aggiunto e i tassi di crescita dell’input di lavoro e dello stock di capitale, ponderati con le rispettive quote distributive. La produttività totale dei fattori corretta tiene conto dei miglioramenti qualitativi degli input produttivi.
Profitti e perdite. È il conto riassuntivo del bilancio di un'impresa dove sono riportati analiticamente i risultati raggiunti. È anche il risultato finale, profitto o perdita finale, di una operazione finanziaria.
Profitto. È la differenza tra il ricavato della vendita di un bene o di un servizio e il costo necessario per la sua produzione. Nel campo degli investimenti in titoli, è la differenza tra il prezzo ottenuto dalla vendita e il prezzo pagato per l'acquisto del titolo.
Profitto non realizzato. Profitto che sarebbe generato dalla immediata chiusura di un investimento, alle condizioni di mercato in quel momento. Se invece non viene chiusa la posizione, il profitto o la perdita potenziale seguiterà a cambiare nel tempo seguendo le variazioni di mercato.
Profitto/perdita strordinario. Componente di reddito del bilancio di un'impresa che si presume non si ripeterà in futuro, perché originata da fatti unici ed estranei alla gestione ordinaria, come la distruzione di un immobile dovuta a un incendio.
Profit warning. Annuncio di una societa' che di solito precede di poco quello dei risultati periodici e che comunica dati inferiori alle attese degli analisti.
Programmi di stabilità. Come previsto dal Patto di stabilità e crescita (vedi), ogni paese dell’area dell’euro deve presentare al Consiglio UE e alla Commissione europea le informazioni necessarie ai fini della sorveglianza multilaterale – stabilita dal Trattato di Maastricht – dell’economia e delle politiche economiche di ciascun paese. Tali informazioni sono fornite annualmente mediante documenti elaborati dai governi denominati Programmi di stabilità. Tali documenti includono: informazioni sull’obiettivo di bilancio di medio termine, sul percorso di avvicinamento a tale obiettivo e sull’evoluzione del rapporto fra il debito e il prodotto; le principali ipotesi sull’andamento atteso per le principali variabili macroeconomiche; una valutazione quantitativa degli interventi discrezionali di politica di bilancio e di altre politiche adottati e/o proposti per raggiungere gli obiettivi fissati nel Programma; un’analisi dell’impatto sui conti pubblici di eventuali modifiche alle ipotesi macroeconomiche adottate. I programmi di stabilità vengono esaminati dalla Commissione europea e dal Comitato economico e finanziario (vedi); i loro rapporti costituiscono la base per la valutazione dei programmi da parte del Consiglio Ecofin, in particolare con riferimento al rispetto del complesso delle regole di bilancio europee. Anche i paesi della UE che non appartengono all’area dell’euro devono presentare annualmente documenti programmatici denominati programmi di convergenza.
Project financing. Operazione di finanziamento a lungo termine che prevede il coinvolgimento dei soggetti privati nella realizzazione e nell’accollo totale o parziale dei costi di opere pubbliche in vista di guadagni futuri legati alla gestione delle opere medesime.
Promotore finanziario. Operatore che esercita professionalmente le attività di intermediazione finanziaria in qualità di dipendente, agente o intermediario.
Pronti (Spot). Il prezzo a pronti è quello di uno strumento finanziario con consegna e pagamento immediato. Si distingue dal prezzo a termine (forward).
Pronti contro termine (Repo). I pronti contro termine (PCT) sono operazioni con le quali un venditore cede un certo numero di titoli (pronti) e si impegna, nello stesso momento, a riacquistarne uguale quantità a un prezzo e ad una data (termine) predeterminati. L'operazione consiste, quindi, in un prestito di denaro da parte dell'acquirente e un prestito di titoli da parte del venditore. Questo tipo di operatività è nata in Italia nel 1979. La durata del contratto è collocata solitamente nel breve termine (in media 1-3 mesi, raramente fino a un anno) e, di norma, non è consentita l'estinzione anticipata. I titoli sottostanti sono, di solito, obbligazioni o titoli monetari. Tali "regole" non sono "stringenti" ma più propriamente si tratta di modalità attualmente seguite dal sistema che, se modificate, non inficerebbero la natura dello strumento stesso. Il prezzo di vendita è fissato in base al valore del titolo sottostante opportunamente maggiorato del rateo della cedola in corso. Il prezzo di riacquisto è determinato in base al prezzo di vendita e al tasso di interesse concordato tra le parti. Il rendimento dell'operazione è la differenza tra il prezzo di riacquisto e il prezzo di vendita. Su tale rendimento è applicata una tassazione con un'aliquota del 12,5%, "alla fonte", vale a dire che al risparmiatore è restituito un prezzo di vendita con un interesse al netto delle tasse. Un istituto di credito concede i pronti contro termine per un temporaneo bisogno di liquidità, e lucra investendo il denaro fino alla data di riacquisto dei titoli. Non necessariamente si tratta di investimenti a basso rischio, in obbligazioni o titoli di Stato, anche se la banca si impegna a garantire un interesse certo al cliente. L'istituto di credito, nel caso di strumenti che non hanno un prezzo predeterminato, come le azioni, si espone al rischio di ripagare il titolo più del valore corrente di mercato alla data di riacquisto. Se il valore di riacquisto è però inferiore al prezzo dello strumento, tale rischio si trasforma in un'opportunità di arbitraggio, rivendendolo ai prezzi correnti. Talora, il contratto prevede delle clausole che esonerano l'istituto di credito dall'obbligo di riacquisto alla data di scadenza, ad esempio in caso di fallimento della società che ha emesso i titoli (oggetto dello scambio a pronti e a termine.
Pronti contro termine aperto. È un’operazione di acquisto e di vendita di titoli per scadenze differite, dove non si specifica la seconda data che dipende dalla volontà da una delle contropartite.
Pronti contro termine della FED. È un’operazione eseguita dalla Federal Reserve, la quale vende titoli di Stato sul mercato per riacquistarli generalmente entro due settimane, allo scopo di ridurre temporaneamente la quantità di moneta disponibile per il sistema economico.
Pronti contro termine overnight. È un’operazione di acquisto e susccessiva vendita di titoli (o viceversa) fatta a prezzi differenti con un giorno lavorativo di intervallo tra le due scadenze. Questa operazione è effetuata da un operatore per mantenere una posizione overnight, o può essere effettuata dall’autorità monetaria centrale, al fine di regolare, da un giorno all’altro, la liquidità disponibile nel sistema.
Propensione al consumo aggregata (G). Rapporto tra i consumi delle famiglie residenti e il reddito disponibile totale. Si differenzia dalla propensione al consumo ordinario perchè il denominatore non è il reddito disponibile delle famiglie ma è il reddito disponibile totale.
Propensione alla liquidità. Preferenza alla detenzione di strumenti finanziari altamente liquidi rispetto.
Propensione marginale al consumo. E' iil rapporto tra l'incremento del consumo e l'incremento del reddito che ne è la causa. Misura, in altri termini, qual è l'incremento dei consumi per ogni 100 euro di incremento del reddito. Una propensione pari a 0,8 indica che un incremento di 100 euro del reddito produce un aumento dei consumi pari a 80 euro. Esso è parte, insieme al consumo indipendente dal reddito, della funzione dei consumi di un sistema macroeconomico, la quale a sua volta è una componente della spesa aggregata del sistema macroeconomico stesso. La propensione marginale al consumo è utile nelle scelte di politica economica, ed è uno strumento per valutare le ricadute delle scelte operate. La propensione media al consumo è invece il rapporto tra i consumi di un dato periodo e il reddito percepito nello stesso periodo. Indica quanta parte del reddito è destinata al consumo e serve a calcolare, di conseguenza, quanto è destinato al risparmio.
Propensione marginale al risparmio. In economia e finanza, la propensione marginale al risparmio è l'aumento del risparmio determinato da un incremento del reddito disponibile pari ad una unità di moneta (ad esempio un euro). Essa equivale a uno meno la propensione marginale al consumo. In formule: s = 1 − c dove s = propensione marginale al risparmio e c = propensione marginale al consumo.
Proprietà pubblica. La proprietà e l’esercizio, da parte di autorità pubbliche, di imprese il cui fine primario è di offrire beni e servizi di utilità pubblica ai cittadini.
Proroga. All'approssimarsi della scadenza dello strumento finanziario la società di gestione può decidere di prorogarne la durata per un periodo massimo che deve essere indicato nel prospetto informativo.
Prospectus memorandum. Documento stilato dal lead manager di un sindacato di emissione, con il quale è annunciato il lancio di un prestito o di nuove azioni, contenente tutte le indicazioni utili sulla società emittente, l’uso che esse intende fare dei mezzi raccolti e le condizioni dell’operazione.
Prospetto dei beni. È la descrizione dei beni offerti in garanzia da un soggetto allo scopo di ottenere un finanziamento da parte di un'istituzione creditizia.
Prospetto dei flussi. Documento sul quale vengono riportati i flussi di cassa, verificatisi nel corso di uno o più esercizi dell'attività dell'impresa.
Prospetto di rimborso. È il documento dove sono riportati i pagamenti che un debitore deve ancora effettuare a fronte di un finanziamento ottenuto precedentemente, suddivisi per capitale e interessi, il valore attuale degli stessi e la somma ulteriore a conguaglio che il soggetto deve versare in caso di rimborso anticipato del finanziamento.
Prospetto informativo. E' il prospetto da pubblicare a cura delle imprese che intendono quotarsi (società emittenti), contenente le informazioni necessarie affinché gli investitori possano pervenire a un fondato giudizio sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria e sull'evoluzione dell'attività della stessa società emittente.
Prospetto preliminare. Documento simile al Prospectus Memorandum, tuttavia mancante di alcuni dati essenziali, da comunicare all’ultimo momento, e soggetto a revisione.
Protezione dalla richiesta di rimborso anticipato. Clausola di contratto riguardante i prestiti obbligazionari, la quale sancisce che il rimborso anticipato dell'emissione possa essere richiesto unicamente in un certo periodo, e non prima di un determinato intervallo di tempo.
Proventi degli investimenti. Proventi netti degli investimenti al netto della quota tecnica trasferita al ramo Vita + Saldo altri proventi/oneri.
Proventi di gestione (bilancio). Voce di bilancio costituita dai ricavi derivanti dalle attività ordinarie dell'impresa.
Proventi e oneri finanziari (bilancio). Macroclasse C del conto economico del bilancio d'impresa. Si noti che la numerazione delle voci (numeri arabi) segue la numerazione delle macroclassi A e B. Questa macroclasse raggruppa i ricavi connessi con gli investimenti di natura finanziaria (depositi bancari, titoli di stato, partecipazioni) e i costi dei debiti contratti dall'impresa nell'esercizio.15. Proventi da partecipazioni. Rappresentano i dividendi delle partecipazioni detenute dall'impresa, siano iscritte nelle immobilizzazioni finanziarie o nell'attivo circolante dell'attivo dello stato patrimoniale. 16. Altri proventi finanziari. Raggruppa tutti i ricavi di natura finanziaria  diversi dai dividendi da partecipazioni (interessi bancari attivi, interessi di titoli di stato e di obbligazioni). In particolare ricavi di natura finanziaria provenienti da: a) Crediti iscritti nelle immobilizzazioni - da imprese controllate - da imprese collegate - altri. b) Titoli iscritti nelle immobilizzazioni che non costituiscono partecipazioni. c) Titoli iscritti nell'attivo circolante che non costituiscono partecipazioni. d) Proventi diversi dai precedenti - da imprese controllate - da imprese collegate - da controllanti - altri. 17. Interessi e altri oneri finanziari. La voce raggruppa tutti i costi delle fonti di finanziamento (ad esempio, interessi bancari passivi, interessi sui mutui, interessi passivi su obbligazioni emesse); con separata indicazione di quelle da imprese collegate, controllate e controllanti. 17 bis). Utili o perdite sui cambi. Questa voce può essere positiva o negativa. Per approfondimenti si rimada al seguente testo.
Proventi e oneri straordinari. Macroclasse E del conto economico del bilancio d'impresa. Questa macro classe raggruppa tutti i ricavi e i costi che non hanno a che vedere con la gestione ordinaria; il significato di straordinario non va, quindi, inteso come eccezionale, ma in relazione all'attività tipica dell'impresa. Le voci sono pertanto le plusvalenze e le sopravvenienze attive, per i proventi e le minusvalenze e le sopravvenienze passive, per i costi. Plusvalenze e minusvalenze si hanno quando l'impresa decide di vendere un bene di proprietà realizzando un prezzo maggiore del valore contabile netto del bene (plusvalenza) o un prezzo inferiore (minusvalenza). Naturalmente, perché plusvalenze e minusvalenze possano essere classificate come proventi o oneri straordinari è necessario che il bene venduto non rientri nell'attività tipica dell'impresa.. Ad esempio, la plusvalenza realizzata grazie alla vendita di un impianto che sia stato utilizzato per la produzione rientra tra i proventi ordinari, mentre la plusvalenza realizzata grazie alla vendita di un fabbricato adibito ad uso civile rappresenta un provento straordinario.Le sopravvenienze attive e passive rappresentano ricavi e costi di natura straordinaria in quanto di competenza di esercizi precedenti. Esempi di sopravvenienze attive possono essere, crediti svalutati nei precedenti esercizi e recuperati pienamente, rimborsi non previsti, agevolazioni finanziarie maturate nel passato.
Provvista (Funding). Approvvigionamento dei fondi da utilizzare per il finanziamento di un'operazione finanziaria. Le forme tipiche di provvista da depositi e conti correnti passivi.
Pubblicità delle informazioni. Accessibilità per il pubblico a informazioni aziendali necessarie per la valutazione della situazione patrimoniale, finanziaria ed economica delle società quotate, che hanno l'obbligo di renderle disponibili.
Pull-back. Ritorno temporaneo presso un livello di supporto o di resistenza successivamente alla sua perforazione.
Punti a sconto. Nel mercato dei cambi, è la condizione in cui il cambio a termine della divisa risulta inferiore al cambio a pronti; condizione che viene generata da tassi d'interesse della divisa straniera superiori a quelli della divisa nazionale. La situazione opposta viene definita "earning the point".
Punto (tick). Oscillazione minima di prezzo che uno strumento derivato o un titolo a reddito fisso può registrare. Per esempio la differenza minima di prezzo tra due contratti future dello stesso tipo è normalmente di un centesimo.
Punto al ribasso. Diminuzione di prezzo di un titolo della minima unità di misura monetaria utilizzata per la quotazione.
Punto base. L'unità di misura più piccola utilizzata per stabilire i rendimenti dei titoli a reddito fisso. Equivale a un centesimo di punto percentuale e quindi allo 0,01%.
Punto debole. Insieme di titoli che, in un momento favorevole del mercato nel quale le quotazioni sono decisamente orientate al rialzo, non beneficiando della crescita generale dei prezzi.
Punto di pareggio. Punto corrispondente ad un livello di produzione tale per cui i costi totali uguagliano i ricavi totali e non ci sono né profitti, né perdite.
Punto e croce. In analisi tecnica viene così definita la forma grafica per rappresentare le variazioni di prezzo impiegando punti e croci in successione secondo l'ampiezza della differenza e la direzione del movimento.
Punto in più. Indica che il prezzo di un titolo quotato correntemente è superiore a quello dell’ultima transazione.
Prime rate. Tasso d'interesse che viene applicato dalle banche ai migliori clienti, prenditori di fondi al di fuori del mercato interbancario.
Profit plan. E' il principale strumento aziendale utilizzato dai manager per dare un valore economico al loro business e ai loro programmi operativi, rendere possibile la valutazione di percorsi di azione alternativa, per stabilire obiettivi di performance e di responsabilità e per valutare la probabilità che i risultati ottenuti soddisfino le aspettative dei diversi portatori di interesse (stakeholders).
Profit warning. Termine anglosassone che significa "allarme sugli utili". Una società quotata lancia un profit warning quando i risultati periodici che dovrà comunicare entro breve sono inferiori alle aspettative degli analisti.
Pronti contro termine. Operazione che prevede l'acquisto di titoli obbligazionari (pronti) e la simultanea vendita degli stessi per una data futura (termine), in modo che le variazioni di prezzo nel periodo dell'operazione non influenzino il rendimento dell'investitore.
Pro soluto. Clausola con la quale il factor si assume completamente il rischio di un mancato pagamento dal parte del debitore.
Pro solvendo. Clausola che consente al factor di non addossarsi il rischio di insolvenza da parte di un debitore. Nel factoring pro solvendo il servizio consiste quindi nella gestione del credito e nell'eventuale anticipo.
Pro rata. Percentuale di detrazione dell'IVA relativa agli acquisti, per i soggetti che effettuano conteporaneamente operazioni imponibili sogette a IVA e operazioni esenti. E' determinata dalla seguente formula: operazioni imponibili/ (operazioni imponibili + operazioni esenti). Moltiplicando tale percentuale all'ammontare totale degli acquisti si ottiene l'ammontare dellIVA detraibile.
Prudenza. E' uno dei principi generali per la redazione del bilancio, previsto sia dalle norme di legge che dai principi contabili. Il principio richiede che vengano rilevati nel bilancio tutti gli oneri e le spese, ancorchè potenziali, e che siano ignorati gli utili non realizzati. Questo principio può confliggere con il criterio della competenza. Gli IAS tendono a privilegiare la competenza sulla prudenza.
Punto base. Centesimo di punto percentuale.
Punto e croce. In analisi tecnica, la forma grafica dove le variazioni del prezzo di un bene d'investimento sono riportate sulla carta tramite punti e croci in successione, secondo l'ampiezza della differenza di prezzo e della direzione del movimento.
Punto in più. Indica che il prezzo di un titolo quotato correntemente è superiore a quello dell'ultima transazione.
Put. Contratto a premio od opzione con il quale il compratore si riserva la facoltà di consegnare una certa quantità di titoli al prezzo prefissato, detto base, oppure di non consegnare i titoli pagando il premio. Utilizzato dai ribassisti, invero, se il sottostante a cui il put è collegato perde, il put guadagna. Viene altresì utilizzato per proteggere un portafoglio da ribassi globali.
PVS. Paesi in via di sviluppo.



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Q - R

Quadro strategico nazionale (QSN). Il Quadro strategico nazionale è un documento che ogni Stato membro prepara e trasmette alla Commissione europea entro cinque mesi dall’adozione degli orientamenti strategici comunitari per la coesione. Il QSN, previsto dal Regolamento generale sulla politica di coesione comunitaria, è necessario per garantire un approccio programmatico strategico e un raccordo organico della politica di coesione comunitaria con le strategie nazionali degli Stati membri.
Qualità degli investimenti. Stima dei requisiti di valore e di liquidabilità delle attività di una banca, tramite l'attribuzione di rating al totale dei titoli e dei crediti detenuti in portafoglio dalla banca stessa.
Qualità dell'utile. Indica la maggiore o minore consistenza sostanziale degli utili conseguiti da una società, in particolare quelli derivanti dalle operazioni di gestione caratteristica.
Qualità di investimento. Termine utilizzato da specifiche agenzie di valutazione della solvibilità delle imprese, con riferimento a titoli obbligazionari di alta qualità che hanno ricevuto Rating pari o superiori a BBB o BAA, e che quindi sono ritenuti idonei anche per investitori istituzionali come i fondi comuni o i fondi pensione.
Quantità denaro. Quantità relativa all'ultimo ordine del migliore prezzo denaro.
Quantità lettera. Quantità relativa all'ultimo ordine del migliore prezzo lettera.
Quantitative easing. Si tratta del processo di "creare moneta" da parte delle banche centrali (in particolare utilizzata dalla FED) al fine di acquistare, per esempio, titoli di stato in mano ai privati. Si tratta di una strategia che viene messa in campo quando i tassi d'interesse sono vicini allo zero e l'istituto centrale ha pochi margini di manovra sul costo del denaro. Attraverso il quantitative easing vene allargata la massa monetaria presente in un sistema.
Quantitativo (volume). Numero di titoli trattati durante una giornata di contrattazione o in un altro periodo di tempo determinato. Gli analisti tecnici considerano il volume come uno dei dati da utilizzare per esaminare l'andamento e le caratteristiche di consistenza delle contrattazioni con lo scopo di effettuare previsioni sull'andamento futuro dei mercati.
Quantitativo minimo. E' il lotto minimo di titoli che può essere negoziato in Borsa.
Quarto mercato. È un mercato telematico statunitense per compravendite di pacchetti azionari di una certa entità fra investitori istituzionali, che in questo modo riescono a risparmiare sulle commissioni di intermediazione.
Quick ratio. Si è visto che il current ratio si basa anche sulla componente meno liquida delle attività correnti, cioè il magazzino o quanto meno quelle scorte permanenti che potrebbero essere considerate immobilizzazioni cautelative. Volendo, quindi, applicare un indice che tenga conto di queste considerazioni va analizzato il quick ratio o acid test o indice di liquidità, indice che si ottiene escludendo del tutto, dalle attività correnti, il valore delle rimanenze di magazzino:

Quick ratio = Attività correnti - Rimanenze
                     Passività correnti

Alcuni analisti sostengono che valori del quick ratio prossimi ad uno denotano una situazione soddisfacente, anche se la pratica consiglia di evitare allarmismi se l'indice è tra 0,6 e 1. L'uso del current ratio o del quick ratio dipende molto dal mercato in cui opera l'impresa. Nel caso in cui vi sia una forte rotazione del magazzino, come per le imprese che fanno grande uso di componenti elettronici, è preferibile il current ratio.
Quietanza di pagamento. Dichiarazione scritta del creditore che riconosce di aver ricevuto dal debitore quanto di sua spettanza. In caso di pagamento di una fattura commerciale è uso apporvi la firma di chi l'ha emessa sotto la dicitura "per quietanza".
Quorum. Numero legale richiesto per la validità di un'assemblea.
Quota azionaria. Quota di partecipazione in una SpA, un fondo comune, ecc. La share elementare è la singola azione la quale costituisce l'unità, non divisibile ulteriormente, in cui è ripartito il capitale sociale o il patrimonio del fondo.
Quota capitale e quota interessi. Quando stipuliamo un mutuo, in ogni rata restituiamo una parte del denaro preso in prestito e paghiamo gli interessi sul capitale che ci resta da rimborsare. Il totale della rata è quindi la somma della parte di capitale che restituiamo (quota capitale) e degli interessi dovuti (quota interessi). Quando a esempio paghiamo una rata fissa ("piano di ammortamento alla francese") le due parti che la compongono variano notevolmente, anche se la loro somma è costante. Nelle prime rate la quota interessi è molto alta poiché molto alta è la somma che ci resta da restituire, e la quota capitale (dovendo la rata rimanere costante) è quindi più bassa. Il rapporto si inverte nelle ultime rate: poiché abbiamo già restituito quasi tutto, gli interessi saranno ridotti e la rata sarà quasi esclusivamente formata dalla quota capitale.
Quota degli stipendi e dei sussidi sulla spesa pubblica discrezionale (O). Peso degli stipendi e dei sussidi sulla spesa pubblica discrezionale. E' un indicatore di arretratezza tecnologica della PA.
Quota dello stato minimo (M). Quota dei consumi pubblici non riconducibile allo stato sociale.
Quota qualificante. È la frazione del capitale sociale rappresentato da azioni che consente al possessore di richiedere la carica di direttore della società.
Quota di mercato (market share). Rappresenta la percentuale che l'impresa è riuscita ad assicurarsi del proprio mercato di riferimento.
Quota discrezionale (D). Quota discrezionale della spesa pubblica corrente. Nella contabilità liberale sono considerate non discrezionali le spese per la previdenza, per la difesa e per il servizio del debito.
Quota parte (Unit). Titolo rilasciato da un fondo comune di investimento a fronte del diritto del partecipante al patrimonio del fondo stesso.
Quota qualificante. È la frazione del capitale sociale rappresentato da azioni che consente al possessore di richiedere la carica di direttore della società.
Quotazione. Quotazione di un titolo in un predeterminato momento durante la sua quotazione "in continua".
Quotazione certo per incerto (Volume quotation). Quotazione del tasso di cambio in base al quale questo è espresso in numero di unità della valuta estera considerata per una unità di moneta nazionale.
Quotazione di offerta. Nel caso di titoli, valute, merci, o altre attività finanziarie, il prezzo, o il tasso, al quale l'operatore (Market Maker) si impegna a vendere il bene.
Quotazione informativa. Quotazione di un titolo fornita dal market maker senza l'impegno di effettuare alcuna operazione ai prezzi esposti, e perciò a puro scopo informativo.
Quoziente di tesoreria (Cash ratio). Rapporto tra contante e beni agevolmente convertibili in denaro e le passività correnti. E' un indicatore della liquidità immediata di un'azienda.
Quoziente Q (Q ratio). Detta anche Q di Tobin, economista che individuò questo rapporto. E' ottenuta come rapporto fra il valore di mercato del capitale aumentato delle passività nette e il costo di sostituzione delle immobilizzazioni ed è un indicatore della convenienza di un investimento.

R

Raccolta bancaria. Comprende i depositi e le obbligazioni.
Raccolta dei nomi. Insieme di nomi di possibili acquirenti dei titoli di nuova emissione, riportato in una lista tenuta dai sottoscrittori.
Raccolta diretta. Debiti per cassa verso clienti, residenti e non, per depositi a vista e a termine o con preavviso, conti correnti (saldi passivi), obbligazioni, certificati di deposito, operazioni pronti contro termine, prestiti e passività subordinate. Sono esclusi i debiti verso le altre banche, i fondi di terzi in amministrazione (ricevuti da Stato, regioni e enti pubblici), le passività per assegni circolari e altri titoli.
Raccolta indiretta. Titoli di credito e altri valori non emessi dalla banca depositaria, ricevuti dalla stessa in deposito a custodia, amministrazione o in connessione con l'attività di gestione di patrimoni mobiliari. E'. data dalla somma tra la raccolta amministrata (azioni, obbligazioni, fondi comuni, titoli di stato) e la raccolta gestita (polizze, assicurazioni, fondi pensione).
Raccolta netta. E' il flusso di denaro liquido che i bancari e/o i promotori delle reti fanno investire alle famiglie nei prodotti di risparmio. I riscatti sono l'opposto, ossia le somme che gli investitori ottengono chiedendo alle società di gestione del risparmio di riconvertire in liquidità le quote di fondi, o di altri strumenti finanziari, in cui avevano in precedenza investito. Quando la raccolta per un particolare prodotto (esempio, i fondi) supera i riscatti dello stesso prodotto in una data unità di tempo, la differenza positiva indica la "raccolta netta positiva". In caso opposto si parla di "raccolta netta negativa".
Raccolta totale. E'. data dalla somma tra la raccolta diretta e quella indiretta.
Racconto della finestra rotta. Il racconto della finestra rotta fu creato da Frédéric Bastiat nel suo saggio del 1850 "Ciò che si vede, ciò che non si vede" per chiarire la nozione dei costi occulti (o costi incidentali). Bastiat usa questo racconto per introdurre un concetto che chiama "l'errore della finestra rotta", che è collegato con la legge delle conseguenze non intenzionali, in quanto entrambi coinvolgono un incompleto calcolo delle conseguenze di un'azione. Gli economisti della scuola austriaca di economia citano frequentemente questo errore ed Henry Hazlitt gli ha dedicato un capitolo nel suo libro "L'economia in una lezione". Il racconto descrive la storia di un commerciante a cui un ragazzino rompe una finestra. I passanti simpatizzano con il commerciante, ma presto cominciano a suggerire che la rottura della finestra crea lavoro per il vetraio, che potrà comprare del pane, creando lavoro per il panettiere, che potrà comprare scarpe, creando lavoro per il calzolaio, ecc. Infine, i passanti concludono che il ragazzino non sia colpevole di vandalismo; lo ritengono invece un pubblico benefattore, avendo la sua azione generato benefici economici per tutti in città. Il racconto della finestra rotta originale del Bastiat suona circa così:

  • "Avete assistito alla rabbia del buon commerciante, James Goodfellow, quando il suo sbadato figlio ruppe un vetro? Se siete stati presenti a una tal scena, potrete sicuramente testimoniare che ogni spettatore, dei trenta presenti, apparentemente di comune accordo, offriva allo sfortunato commerciante questa consolazione: "È un vento cattivo quello che non porta benefici a nessuno. Ognuno deve vivere e che cosa sarebbe dei vetrai se i vetri non si rompessero mai?"
  • Ora, questa consolazione contiene un'intera teoria, che sarà bene spiegare in questo caso semplice, dato che è precisamente la stessa che regola infelicemente la maggioranza delle nostre istituzioni economiche.
  • Supponiamo che riparare i danni costi sei franchi, quindi l'incidente porta sei franchi agli affari del vetraio - aumenta il suo fatturato di sei franchi - ve lo assicuro; non ho niente in contrario, il ragionamento è giusto. Il vetraio viene, fa il suo lavoro, riceve i suoi sei franchi, si frega le mani e, in cuor suo, benedice il ragazzino. Tutto questo è quello che si vede.
  • Ma se, d'altra parte, giungete alla conclusione, come è troppo spesso il caso, che è una buona cosa rompere le finestre, che induce i soldi a circolare e che l'incoraggiamento del commercio sarà generalmente il risultato di ciò, mi obbligherete ad esclamare, "Fermi lì! La vostra teoria è limitata a ciò che si vede; non tiene conto di ciò che non si vede."
  • Non si vede che, poiché il nostro commerciante ha speso sei franchi per una cosa, non può spenderli per altro. Non si vede che se non avesse avuto una finestra da riparare, forse avrebbe sostituito le sue vecchie scarpe, o aggiunto un altro libro alla sua biblioteca. In breve, avrebbe impiegato i suoi sei franchi in qualche modo, che questo incidente ha impedito.

L'errore nell'argomento dei passanti è che hanno considerato i benefici dell'acquisto della nuova finestra, ma hanno ignorato i costi nascosti al commerciante e agli altri. Egli è stato costretto a spendere i suoi soldi su una nuova finestra e quindi non potrà spenderli per qualcos'altro. Forse stava andando a comprare il pane, beneficiando il panettiere, che a sua volta avrebbe comprato delle scarpe, ecc., ma invece è stato costretto a riparare una finestra. Anziché una finestra ed un pane, ha soltanto una finestra. O forse avrebbe comprato una nuova camicia, beneficiando il sarto; in questo caso il guadagno del vetraio è la perdita del sarto ed il commerciante ha ancora soltanto una finestra anziché una finestra ed una camicia. Il ragazzino non ha portato alcun beneficio netto alla città. Invece, ha reso la città più povera del valore di una finestra. I Keynesiani sostengono che in alcune circostanze il ragazzino può realmente essere un benefattore, benché non il migliore possibile. Di fronte a risorse largamente inutilizzate (come nella Grande Depressione), John Maynard Keynes ha sostenuto che può avere economicamente senso costruire piramidi totalmente inutili al solo scopo di stimolare l'economia, aumentare la domanda complessiva e incoraggiare la completa occupazione. Invece secondo Clifford Hugh Douglas quella di Keynes è una visione demagogica, e il concetto stesso, "stimolare l'economia", è in sé assurdo: allora tanto varrebbe pagare ugualmente gli operai ed i fornitori di materiale, ma senza sprecare risorse per costruire materialmente la piramide. Douglas definisce ogni intervento fittizio nell'economia come un "drogaggio" dell'economia, e quindi un'economia pianificata come un "economia drogata". Gli economisti austriaci e Bastiat stesso, usano il racconto della finestra rotta in senso più sottile. Se consideriamo ancora il racconto, notiamo che il ragazzino è visto come pubblico benefattore. Supponiamo di scoprire che il ragazzino in realtà è stato assunto dal vetraio ed è pagato un dollaro per ogni finestra che rompe. Lo stesso atto sarebbe da considerare improvvisamente come furto: il vetraio sta rompendo le finestre per forzare la gente ad usare i suoi servizi. Tuttavia ciò che osservano i passanti è ancora vero: il vetraio guadagna a spese del panettiere, calzolaio e così via. Bastiat dimostra che la gente in effetti approva attività che sono moralmente equivalenti a quello del vetraio che assume un ragazzo per rompere le finestre. Un'interpretazione comune circa il Prodotto Interno Lordo è che un aumento del PIL significa che l'economia è più sana. Alcuni direbbero che questo interpreta la proverbiale “finestra rotta„ come positiva e che alcune forme dell'indicatore genuino di progresso (Genuine Progress Indicator) sarebbero un indicatore più realistico di salute economica.
Raggruppamento (di azioni). Operazione effettuata da una società per aumentare il valore nominale delle azioni: istituendo un rapporto di sostituzione tra azioni nuove e vecchie, si aumenta il valore nominale del nuovo titolo, diminuendo il numero di azioni circolanti.
Raffinazione. Insieme delle operazioni di trasformazione del petrolio greggio in derivati di diversa qualità (principalmente: GPL, benzina leggera, nafta, kerosene, gasolio e residui).
RAFI. Marchio depositato che sta per Research Affiliates Fundamental Index, è entrato nel linguaggio degli investimenti in Italia poichè gli indici FTSE RAFI sono utilizzati dai promotori di ETF della categoria Fondamentali quotati a Piazza Affari. Research Affiliates è la società di ricerche che ha sviluppato un criterio originale di selezione dei titoli. Si chiama "fondamentale" perchè non scelte le azioni in base alla loro capitalizzazione, ma usando fattori come il fatturato, i dividendi, il flusso di cassa e il patrimonio netto, noti appunto come fattori "fondamentali".
Ragioneria Generale dello Stato. La Ragioneria Generale dello Stato (RGS) è un organo centrale di supporto e verifica per Parlamento e Governo nelle politiche, nei processi e negli adempimenti di bilancio e ha come principale obiettivo istituzionale quello di garantire la corretta programmazione e la rigorosa gestione delle risorse pubbliche. E' a essa delegata la certezza e l'affidabilità dei conti dello Stato, la verifica e l'analisi degli andamenti della spesa pubblica. Sono di sua competenza la predisposizione dello schema di bilancio di previsione annuale, con i relativi provvedimenti di assestamento e variazione, del bilancio pluriennale dello Stato, del disegno di legge finanziaria e dei provvedimenti ad essa collegati. Inoltre, essa è chiamata a intervenire - in sede di esame preventivo - su ogni disegno di legge o atto del Governo che possa avere ripercussione diretta o indiretta sulla gestione economico - finanziaria dello Stato; ad assicurare l'uniforme interpretazione ed applicazione delle norme contabili; a svolgere, attraverso l'attività ispettiva, funzioni di controllo anche sulla gestione finanziaria degli enti pubblici. A questi ambiti di competenza, si aggiunge anche quello di proposta di iniziative di innovazione normativa nel settore economico-finanziario. I compiti della Ragioneria sono stati recentemente rafforzati per ottenere una maggiore completezza del monitoraggio e dell'analisi degli andamenti di spesa, ai fini degli obiettivi di crescita interna e del rispetto del Patto di Stabilità. Si stanno inoltre sviluppando attività che siano di supporto alla creazione di standard di gestione utili all'intera pubblica amministrazione. La Ragioneria Generale dello Stato è impegnata anche sul fronte internazionale, mantenendo numerose relazioni con diverse Organizzazioni, con l'Unione Europea, i suoi Stati membri e Paesi Terzi. La Ragioneria è chiamata a partecipare, in rappresentanza dell'Italia, a Comitati, Consigli e Conferenze intergovernative istituiti in ambito internazionale ed i suoi funzionari partecipano a Convegni e visite, finalizzati allo scambio di informazioni, metodologie e criteri in materie d'interesse comune. Negli ultimi tempi, inoltre, la Ragioneria Generale ha intensificato la proprie attività candidandosi a Progetti di Gemellaggio - finanziati dall'Unione Europea nell'ambito del Programma PHARE - allo scopo di fornire supporto e collaborazione ai Paesi candidati all'ingresso nell'Unione Europea.
Ragioni di scambio (Terms of trade). Rapporto in cui vengono scambiati due beni, è il prezzo di un bene in termini dell'altro.
Raid ribassista. È la vendita di notevoli quantità di titoli allo scoperto con l'obiettivo di trascendere fortemente i prezzi per poi ricomprare i medesimi titoli a prezzo inferiore.
Raider. È un soggetto individuale o societario che ha l'obiettivo di assumere il controllo di una società per sostituirsi al management della stessa. Può detenere i fondi necessari al rastrellamento dei titoli, o finanziarsi tramite un'emissione junk bond.
Rally. Indica un veloce rialzo delle quotazioni di uno o più titoli.
Ramo. È l’intervallo di tempo in cui i prezzi di un titolo hanno evidenziato una precisa tendenza a muoversi in una certa direzione. Questo termine indica anche uno dei segmenti in cui si può scomporre un’operazione in strumenti derivati: per esempio uno spread è composto da due differenti opzioni, ognuna delle quali rappresenta un leg dallo stesso.
Random walk. È un processo statistico dove ogni manifestazione di una variabile è indipendente rispetto a quelle precedenti e viene utilizzato per descrivere il comportamento di variabili casuali, o per spiegare il meccanismo casuale di formazione del movimento dei prezzi dei titoli.
Range. Intervallo di oscillazione delle quotazioni.
Range a termine. È un’operazione effettuata sul mercato dei cambi tramite la combinazione di acquisti di valuta e di opzioni sulla stessa, che permette di trarre un profitto dalle oscillazioni di cambio comprese o esterne ai due estremi di un intervallo di prezzi.
Ranking. Dall'inglese to rank, che significa mettere in fila, in riga, classificare, stimare, l'aggettivo è entrato nell'uso della finanza italiana per indicare un personaggio o una società preminente, di alto rango (rank) in una certa classifica. Come sostantivo, ranking è la classifica in cui enti, società, persone, squadre vengono inserite secondo un certo criterio, certe qualità o certi risultati (finanziari, sportivi eccetera).
Rapporti di bilancio. Indici ottenuti utilizzando grandezze riportate nel bilancio di un'impresa, che forniscono indicazioni sull'attività e la solvibilità aziendale. Esempi: Quick ratio, rapporto tra attività a breve termine e passività correnti; Current ratio, rapporto tra attività e passività correnti; Capital ratio, rapporto tra i mezzi propri e il totale delle attività.
Rapporti di liquidità. Sono rapporti di bilancio atti a valutare la liquidità di un'azienda, cioè la capacità della stessa di rimborsare il più velocemente possibile i debiti contratti. Tra i più usati: current ratio e quick ratio.
Rapporti interbancari. Rapporti di conto intrattenuti tra le banche sotto forma di depositi interbancari (liberi o vincolati), di conti correnti di corrispondenza e di finanziamenti.
Rapporto (gearing). Cfr. leverage - Il gearing è il rapporto fra la quotazione del sottostante e la quotazionedel warrant (nel caso di warrant con rapporto di concambio 1:1 cioè 1warrant=1 azione). Quindi un warrant che ha un gearing superiore rispetto a un altro (a parità di scadenza) in generale ha delle performances migliori in caso di salita del sottostante.Praticamente il gearing è un misuratore dell'effetto leva di cui può beneficiare un warrant.
Rapporto capitalizzazione/obbligazioni. Si utilizza per definire in che misura una società sia finanziata da emissioni di debito a lungo termine e si calcola dividendo l'ammontare totale delle obbligazioni che saranno ancora in vita tra un anno e lo stesso valore sommato dei mezzi propri.
Rapporto chiave. In analisi di bilancio, comparazione tra poste di bilancio capace di evidenziare in modo diretto gli aspetti fondamentali dell'attività di gestione. Tra quelli più importanti: il "return on asset", il "return on equity", il "price earning", ecc.
Rapporto del capitale circolante (Working capital ratio). Vedi current ratio.
Rapporto delle privilegiate. È il rapporto attraverso il quale è indicata la frazione della capitalizzazione di una società rappresentata da azioni privilegiate, e si calcola dividendo l'ammontare nominale delle azioni privilegiate esistenti per il totale della capitalizzazione, che è data dai mezzi propri più i prestiti obbligazionari eventualmente emessi.
Rapporto di capitale corretto. Viene utilizzato per valutare l'adeguatezza del capitale esistente a fronte degli investimenti. Si misura tramite il rapporto fra il capitale corretto e il totale degli investimenti.
Rapporto di capitalizzazione. In analisi di bilancio, i rapporti usati per rappresentare la ripartizione dei mezzi propri di un'azienda nelle differenti categorie di capitale sociale (azioni ordinarie, di risparmio, ecc.) e di riserve iscritte a bilancio.
Rapporto di cassa. In analisi di bilancio, rapporto tra il totale rappresentato da cassa e beni agevolmente convertibili in denaro e il totale delle attività dell'impresa. Un altro modo per calcolare il rapporto di cassa è dividere per il totale delle passività correnti, ottenendo un valore più idoneo a valutare le capacità di rimborso delle passività a breve termine.
Rapporto di collocamento. È il rapporto che indica quale percentuale dell'ammontare totale di una emissione di titoli di Stato già sottoscritti è stato acquistato dagli investitori finali.
Rapporto di concambio. In una fusione, numero e tipo di azioni della società incorporante (o risultante dalla fusione) da attribuire in cambio di un certo numero e tipo di azioni delle società incorporate o fuse. Il rapporto dipende dal valore di mercato relativo delle società che partecipano alla fusione.
Rapporto di conversione. Rapporto che indica il numero di azioni di compendio a cui si ha diritto, dato il numero di obbligazioni, in sede di conversione di obbligazioni convertibili
Rapporto di conversione in cassa. Tempo di cui necessita mediamente un'impresa per convertire in contante i propri crediti. Si calcola dividendo i crediti commerciali per il fatturato medio giornaliero.
Rapporto di copertura. Il rapporto fra le riserve per i rischi su crediti e il totale degli impieghi in sofferenza di un ente creditizio. Viene utilizzato per valutare in che termini la banca può sostenere le perdite dei finanziamenti originati dell'esercizio dell'attività di credito.
Rapporto di copertura del debito. È il rapporto tra il reddito societario netto e l'ammontare degli oneri provenienti dal debito in oggetto. Si utilizza per stimare l'idoneità di un'impresa nel far fronte ai propri impegni finanziari per mezzo dei ricavi dovuti all'attività operativa.
Rapporto di copertura delle offerte. In un'asta di titoli di Stato, il rapporto tra l'ammontare totale della domanda e l'effettiva emissione, o anche il rapporto tra il numero di richieste pervenute e quelle realmente soddisfatte.
Rapporto di credito. È un rapporto utilizzato nelle analisi di credito personale, dove si paragona l'ammontare delle spese mensili per l'abitazione e le tasse di un individuo al totale del reddito lordo mensile.
Rapporto di distribuzione. È la frazione dell'utile di esercizio distribuita, come dividendi, dalla società agli azionisti. Si calcola dividendo il totale dei dividendi per il totale degli utili.
Rapporto di esercizio. Detto anche multiplo o ratio, indica la quantità di sottostante controllata da ciascun warrant.
Rapporto di indebitamento. Indicatore impiegato nell'analisi di bilancio per la valutazione della solidità patrimoniale dell'impresa. E' dato dal raporto tra il capitale investito ed il capitale netto e fornisce un'indicazione dell'intensità con la quale l'impresa ricorre all'indebitamento per il finanziamento della gestione. Esso incide quindi direttamente sulla struttura finanziaria e sulla redditività aziendale, in relazione agli effetti positivi o negativi che scaturiscono in presenza di determinati livelli del costo dell'indebitamento. Quanto più è elevato il rapporto di indebitamento tanto maggiore è la dipendenza dell'impresa da terzi finanziatori.
Rapporto di liquidità a breve. Rapporto tra attività e passività correnti, utilizzato per valutare quando un'impresa è in grado di finanziare il proprio fabbisogno a breve termine per mezzo degli incassi provenienti dalla gestione.
Rapporto di riserva. È la frazione dei depositi contratti da un ente creditizio che deve essere mantenuta presso la Banca centrale in un conto solitamente infruttifero o remunerato a tassi più bassi di quelli di mercato, allo scopo di soddisfare i requisiti di riserva obbligatoria.
Rapporto di scoperto. Il rapporto fra i titoli che sono stati venduti allo scoperto e il totale delle operazioni eseguite. È un indicatore delle aspettative degli operatori nel breve periodo. Un rapporto simile viene calcolato dividendo le vendite allo scoperto effettuate dagli Specialist (membri delle Borse particolarmente attivi nella quotazione di uno o più titoli) e il totale delle vendite allo scoperto su un certo titolo.
Rapporto di spesa. Rapporto tra le spese che i sottoscrittori di quote di fondi comuni d'investimento devono sostenere per le operazioni di gestione e il valore globale delle quote di cui sono in possesso.
Rapporto di tesoreria (cash ratio). Rapporto tra contante e beni agevolmente convertibili in denaro e le passività correnti. E' un indicatore della liquidità immediata di un'impresa.
Rapporto di turnover. Misura il grado di mobilità, o di liquidità, di uno stock di attività finanziarie. È calcolato come rapporto tra il volume di scambi e la consistenza in essere di attività finanziarie.
Rapporto Fatturato/Attivo (Sales/Assets ratio). Indicatore di efficienza che fornisce una misura del grado di intensità con cui è utilizzato il capitale investito di un'azienda. E' dato dal rapporto fra il fatturato e la consistenza dell'attivo in un determinato periodo di riferimento.
Rapporto indebitamento/Mezzi propri. In analisi di bilancio, è il rapporto tra le diverse componenti del debito societario e i mezzi propri. Si può calcolare dividendo il totale delle passività per i mezzi propri (nel qual caso si focalizza l'attenzione sulla garanzia offerta dai mezzi propri in caso di liquidazione), oppure dividendo solo l'indebitamento a medio e lungo termine per i mezzi propri (dove si valuta l'impiego eventuale del debito per finanziare gli investimenti), o ancora, dividendo il totale dell'indebitamento a lungo termine e delle azioni privilegiate per i mezzi propri (in quest'ultimo caso si mette a fuoco il rapporto tra i titoli a reddito quasi fisso e i titoli a reddito variabile).
Rapporto operativo. È uno dei rapporti di bilancio in grado di qualificare un aspetto della gestione caratteristica di un'impresa. Il rapporto tra il reddito operativo e quello di esercizio è tra quelli più utilizzati.
Rapporto Passività/Capitale proprio (Debt/Equity ratio). Indice della struttura dei finanziamenti, è rappresentato dal rapporto tra il totale delle passività e i mezzi propri.
Rapporto prezzo/utile. È il rapporto che indica il numero di volte che il prezzo di un titolo azionario copre gli utili conseguiti (o che lo saranno) da una società.
Rapporto tra capitale circolante netto e vendite. Mentre il current ratio e il quick ratio considerano solo poste dello stato patrimoniale, questo indice di liquidità considera anche poste del conto economico. Il valore delle vendite riflette, in qualche modo, il flusso di cassa operativo dell'intero sistema. Questo rapporto, quindi, collega il surplus tra attività a breve termine e passività a breve termine al cash flow operativo annuale lordo. Questo indice riesce, spesso, a indicare tendenze che non sono individuate dagli altri due indici. È possibile, infatti, che il current e il quick ratio presentino valori stabili, mentre il rapporto tra capitale circolante e vendite sia in diminuzione. Ciò si verifica quando le vendite crescono rapidamente mentre i livelli del capitale circolante sono stabili, situazione che conduce a un'attività eccedente i mezzi propri, situazione chiamata overtrading. L'overtrading testimonia, quindi, una situazione in cui lo stato patrimoniale non ha risorse sufficienti per sostenere l'elevato livello di produzione, spinta, a sua volta, da una forte richiesta da parte della vendita. Questa situazione si verifica quando un'azienda cresce troppo rapidamente o quando l'azienda è sottocapitalizzata alla sua nascita. Il sintomo di questa situazione  è una costante insufficienza della cassa ad affrontare le necessità giornaliere. Nondimeno, la tendenza attuale è accettare, rispetto a qualche anno fa, valori più bassi del rapporto tra capitale circolante e vendite, in particolare, attraverso ristrutturazioni del ciclo operativo che consentano di ridurre fortemente il valore delle scorte.
Rapporto utili/prezzo. È il rapporto tra l'utile per azione e il prezzo corrente del titolo, ed è anche detto Earnings Yield, rendimento degli utili, poiché può essere utilizzato per comparare tra di loro investimenti differenti.
Rata costante. Rimborso di un prestito effettuato mediante il pagamento di rate costanti, composte da due differenti quote: quota capitale e quota interessi.
Rate (Instalments). Sono le rate di rimborso di un prestito.
Ratei e risconti attivi. Macroclassse D dell'attivo dello stato patrimoniale del bilancio d'impresa. Queste voci nascono a causa dello sfasamento temporale tra eventi gestionali (acquisti, vendite, consumo di risorse) ed eventi finanziari (pagamenti, incassi, uscite) e devono soddisfare il principio della competenza economica.

  1. I ratei attivi sono proventi la cui competenza economica si è sviluppata durante l'esercizio oggetto del bilancio, ma la cui esigibilità è rinviata ad esercizi successivi.
  2. I risconti attivi sono, invece, costi sostenuti nel corso dell'esercizio, ma di competenza operativa di esercizi successivi.

Ratei e risconti passivi. Macroclasse E del passivo dello stato patrimoniale del bilancio d'impresa. Sono assimilati a debiti in corso di liquidazione; essi nascono a causa dello sfasamento temporale tra eventi economici (vendita o consumo di risorse) e finanziari (entrate o uscite di cassa). I ratei passivi sono costi di competenza dell'esercizio ma pagabili in esercizi successivi. I risconti passivi sono proventi percepiti entro la chiusura dell'esercizio ma di competenza di esercizi successivi. Giova ricordare che i costi per le prestazioni dei servizi aziendali figurano nello stato patrimoniale solo sotto la voce ratei e risconti (vedi ratei e risconti attivi). Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Rateo di interesse. Nel corso della durata di un titolo obbligazionario, gli interessi maturano giornalmente e vengono pagati ai possessori sotto forma di cedole alla scadenza di periodi prefissati. Alla data di "stacco cedola" ogni possessore ha il diritto di ricevere l'intero importo di interessi corrispondente alla cedola indipendentemente da quando è entrato in possesso del titolo stesso. In altre parole, non è rilevante aver acquistato il titolo prima o dopo l'inizio del periodo di maturazione della cedola. Questo significa che nel momento in cui si acquista o si vende un titolo obbligazionario il prezzo include la parte di cedola che è maturata nel corso del periodo. Questa frazione di interessi viene definita come rateo di interessi. Tale valore si calcola come prodotto tra il valore della cedola e la frazione di tempo trascorsa all'interno del periodo di maturazione della cedola stessa.
Rating. Esprime la valutazione, formulata da un’agenzia privata specializzata, del merito di credito di un soggetto emittente obbligazioni sui mercati finanziari internazionali, ovvero della probabilità che questi faccia fronte puntualmente al servizio del debito. Il rating fornisce agli operatori finanziari un’informazione omogenea sul grado di rischio degli emittenti e riveste una grande importanza per gli investitori che non sono in grado di effettuare autonomamente l’analisi del rischio di credito. L’assegnazione di un rating agevola per gli emittenti il processo di fissazione del prezzo e di collocamento dei titoli emessi. Per questi motivi, i soggetti che desiderano collocare titoli sui mercati finanziari internazionali sono indotti a richiedere una valutazione del loro merito di credito alle agenzie di rating. In alcuni casi, anche in relazione all’importanza del soggetto emittente, le agenzie possono assegnare d’iniziativa un rating che, in questo caso, viene definito «implicito». Le agenzie definiscono una graduatoria, diversa per le obbligazioni a breve e a lungo termine, in funzione del grado di solvibilità dell’emittente; questa graduatoria prevede, per il debito a lungo termine, un massimo di affidabilità AAA (assenza di rischio); sotto tale livello sono previsti vari tipi di classificazioni. Le principali agenzie di rating, circa una decina, sono dislocate soprattutto negli Stati Uniti. Le più rappresentative sono Standard & Poor’s e Moody’s, le uniche, tra l’altro, che forniscano una gamma completa di valutazione, differenziata sia per tipologia dell’emittente che per strumento finanziario.
Rating Action. Vedi Credit Watch.
Rating APT-EUROFOND E' il rating attribuito ai fondi comuni europei dal consorzio APT-Eurofond. APT è una società di New York indipendente di analisi finanziarie, con sedi a Londra, Parigi e Milano; Eurofond è il marchio scelto da La Stampa, Le Monde, El Pais, Sueddeutsche Zeitung, Tageblatt quando hanno commissionato ad APT l'analisi dei fondi comuni europei da pubblicare tre volte all'anno simultaneamente in Italia, Francia, Spagna, Germania e Belgio-Lussemburgo. Le 5 e le 4 stelle indicano eccellenza dei gestori nel garantire continuità alle performance corrette per il rischio secondo la teoria del Nobel Ross adottata da APT.
Rating del credito. Giudizio e analisi sulla idoneità da parte di un soggetto di rimborsare e adempiere alle obbligazioni contratte nel presente e nel passato.
Rating delle obbligazioni. È la valutazione che specifiche società di analisi danno a un'obbligazione, quindi un giudizio sulla capacità dell'emittente di assolvere i propri impegni di pagamento derivanti dall'aver emesso le suddette obbligazioni. I Rating generalmente variano tra AAA (valore massimo) a DDD (valore minimo).
Rating Moody's. Ecco la scala del rating Moody's dal giudizio più alto di massima sicurezza a quello più basso: Aaa, Aa1, Aa2, Aa3, A1, A2, A3, Baa1, Baa2, Baa3 (fin qui il rating è "da investimento"), Ba1, Ba2, Ba3, B1, B2, B3, Caa1, Caa2, Caa3, Ca, C (e questi 11 rating sono "speculativi" o "high risk" fino al default).
Rating Standars and Poor's. Ecco la scala del rating SandP dal giudizio più alto di massima sicurezza a quello più basso: AAA, AA+, AA, AA-, A+, A, A-, BBB+, BBB, BBB- (fin qui il rating è "da investimento"), BB+, BB, BB-, B+, B, B-, CCC+, CCC, CCC-, CC, C, D (e questi altri 12 rating sono "speculativi" o "high risk" fino al default).
Ratio. Indicatore dato dal rapporto di due valori, a esempio il rapporto tra l'utile e il patrimonio netto esprime il Roe di un'impresa.
RD. Rimanenze.
Ravvedimento operoso. Procedimento per regolarizzare errori e omissioni concernenti un determinato adempimento (a esempio, pagamento delle imposte o presentazione delle dichiarazioni). Questa sorta di autodenuncia, se fatta prima che l'ufficio delle imposte abbia iniziato le operazioni di controllo, consente di diminuire le sanzioni previste.
Reale. Termine impiegato per riferirsi a modifiche di grandezze economiche al netto delle variazioni del livello generale dei prezzi.
Real estate. Termine inglese entrato nel linguaggio degli investimenti e che definisce immobili, case, ed altre strutture simili, comprendendo anche il terreno, e l’aria e il sottosuolo, la cui proprietà conferisce il diritto alla edificazione. Real sta per reale, tangibile ed estate, oltre a significare “stato, classe sociale e ceto” vuol dire anche “proprietà terriera o immobiliare, beni, patrimonio, possedimento, podere, fondo”.
Recapiti locali. Sottosistema del sistema di compensazione BI-Comp (vedi) destinato al trattamento degli assegni e degli altri titoli di pagamento cartacei scambiati tra operatori aderenti alla medesima Stanza di compensazione (vedi). Dal 12 ottobre 1998 sono operative solo le Stanze di Roma e Milano.
Recessione economica. La recessione economica è una situazione macroeconomica caratterizzata da livelli di attività produttiva più bassi di quelli che si potrebbero ottenere usando completamente e in maniera efficiente tutti i fattori produttivi a disposizione. Si parla di recessione tecnica quando il Prodotto interno lordo (PIL) reale diminuisce per almeno due trimestri consecutivi; si ha recessione economica se la variazione del PIL rispetto all'anno precedente è negativa e ninore o uguale all'1%; se tale variazione è tra lo 0% e il -0,99% si parla di crisi economica .Quindi, se il PIL dell'anno precedente è uguale a 100 e quello dell'anno succesivo è 99, si ha la recessione. Se invece è di 99,5 si parla di crisi economica. A esempio, il valore del PIL in Germania nel 2002 è stato di - 0,1% (crisi economica), mentre nel 2003 è stato di - 2% (recessione economica). Sintomi delle fasi di recessione possono essere la diminuzione del tasso di crescita della produzione, l'aumento della disoccupazione, la diminuzione del tasso di interesse in seguito alla riduzione della domanda di credito da parte delle imprese, il rallentamento del tasso di inflazione causato dalla diminuzione della domanda di beni e servizi da parte dei consumatori. In alcuni casi, la recessione può essere associata con il crollo del prezzi (deflazione) o con un fenomeno conosciuto come stagflazione.
Recessione tecnica. L'economia di un Paese e' in ''recessione tecnica'' quando per due trimestri consecutivi si registra un calo congiunturale (rispetto cioe' al trimestre precedente) del prodotto interno lordo. Si tratta della recessione in senso stretto perche' si certifica un arretramento dell'economia per sei mesi consecutivi.
Recesso (socio). Facoltà di recedere dalla società concessa ai soci della stessa al verificarsi di determinate condizioni. Per le società di capitali, in genere, il recesso è esercitabile da parte dei soci dissenzienti dalle deliberazioni dell'assemblea che riguardano il cambiamento dell'oggetto o del tipo di società o il trasferimento della sede sociale all'estero; in tal caso è previsto il rimborso del valore delle azioni. Nelle società di persone il recesso è liberamente esercitabile qualora la società sia contratta a tempo indeterminato o per tutta la vita di uno dei soci, o per giusta causa (a esempio, per dissidio insanabile tra i soci).
Recuperi su crediti inesigibili. Se un debitore riesce a soddisfare tutto o parte di un diritto che il creditore aveva cancellato dalle proprie scritture avendolo valutato inesigibile, quest'ultimo si ritroverà un'entrata monetaria che farà accrescere la consistenza del conto di riserva per perdite su crediti.
Redditi derivati. Redditi la cui formazione dipende dall'azione della PA. Nella contabilità liberale includono gli stipendi pubblici (Wp), i benefici di ritorno (BB) e il servizio del debito netto (DK).
ReddiTest. ReddiTest è un software, disponibile sul sito dell'Agenzia delle entrate, che consente ai contribuenti di valutare la coerenza tra il reddito familiare e le spese sostenute nell'anno. Per utilizzare il programma è necessario scaricare il software e inserire i dati richiesti. Le informazioni, quindi, restano sul proprio computer, senza lasciare alcuna traccia sul web. Nel ReddiTest devono essere inizialmente indicati la composizione, il reddito e il comune di residenza della famiglia, e, successivamente, le spese sostenute nell'anno, suddivise in 7 categorie: abitazione, mezzi di trasporto, assicurazioni e contributi, istruzione, tempo libero e cura della persona, altre spese significative, investimenti immobiliari e mobiliari. E' possibile in qualsiasi momento modificare o integrare le informazioni riportate. Il ReddiTest è interessante anche perchè consente di seguire gli aggiornamenti del redditometro.
Redditi originari. Redditi che si formano direttamente sul mercato, senza la mediazione della PA. Nella contabilità liberale coincidono con il prodotto del settore market.
Redditività (Profitability). Attitudine di un investimento o di un'impresa a produrre reddito.
Redditività del capitale al valore di mercato. E’ dato dal rapporto fra l’utile netto di un’impresa e il valore medio della capitalizzazione di borsa dell’impresa stessa nel periodo considerato.
Redditività del capitale investito. È uno degli indici utilizzato per giudicare la capacità degli investimenti aziendali a produrre reddito. È dato dal rapporto tra il reddito operativo e il totale delle attività; è definito con l'acronimo inglese di ROI (Return on investment) o ROA (Return on assets).
Redditività del capitale proprio. È uno degli indici con il quale è valutata la redditività del capitale proprio investito in azienda. È dato dal rapporto tra il reddito dell'esercizio e il patrimonio netto; è definito con l'acronimo inglese di ROE (Return on equity). Redditività delle vendite. È dato dal rapporto tra il reddito operativo e le vendite; è definito con l'acronimo di ROS (Return on sales).
Reddito (Income). Flusso di beni (espresso solitamente in forma monetaria) acquisiti da un soggetto economico in un certo periodo di temporale quale corrispettivo per prestazioni di lavoro o di altro tipo.
Reddito comandato (Yc). Reddito disponibile del settore market dell'economia in caso di evasione nulla. Si può interpretare come l'ammontare di reddito su cui i produttori hanno piena signoria.
Reddito da capitale. Proventi generati dagli investimenti, per quanto riguarda i titoli rientrano in questa categoria dividendi, cedole, capital gain, premi di opzioni.
Reddito da investimento. Sono i proventi generati dall'investimento. In quelli in titoli, per esempio, possono essere percepiti sotto forma di dividendi, cedole, capital gain, premi di opzioni, ecc.
Reddito da premio. È il risultato reddituale che il venditore di un contratto di option riesce a ottenere se il diritto non viene esercitato.
Reddito da signoraggio. È il reddito connesso alla funzione di emissione della moneta ed è definito, nell’ambito del SEBC, come reddito originato dagli attivi detenuti in contropartita della circolazione in euro. Il reddito da signoraggio della BCE è rappresentato dalla remunerazione dei crediti nei confronti delle BCN dell’Eurosistema, corrispondenti alla quota di banconote in euro convenzionalmente assegnata alla BCE (pari all’8 per cento della circolazione complessiva dell’Eurosistema). Tale reddito viene distribuito alle BCN in proporzione alla rispettiva quota di partecipazione al capitale della BCE. L’ammontare del reddito da signoraggio della BCE può essere ridotto, con decisione del Consiglio direttivo della BCE, in relazione ai costi sostenuti dalla stessa per l’emissione e la gestione operativa delle banconote in euro. Inoltre il Consiglio direttivo può decidere di non dar luogo, in tutto o in parte, alla distribuzione del reddito da signoraggio al fine di: 1) assicurare che la ripartizione annuale complessiva degli utili non ecceda il profitto netto della BCE per l’esercizio; 2) destinarlo a un fondo di accantonamento costituito, nel bilancio della BCE, a fronte dei rischi di cambio, di tasso di interesse e di prezzo dell’oro.
Reddito disponibile delle famiglie. Aggregato dei redditi da lavoro e da capitale percepiti dal settore delle famiglie al netto dei trasferimenti verso altri settori.
Reddito disponibile totale (YDT). Somma di tutti i redditi, originari e derivati, al netto della tassazione totale.
Reddito dominicale. E' il reddito che viene attribuito al possessore di un terreno agricolo. E' stabilito dal catasto in base al tipo di terreno, e su di esso si paga un'imposta.
Reddito evaso (Ye). Reddito del settore market che, in caso di assenza di evasione, dovrebbe essere versato all PA sotto forma di imposte, contributi sociali o altri trasferimenti correnti. E' il gettito mancato della PA.
Reddito imponibile. Il reddito la cui somma complessiva definisce il trattamento fiscale a cui dovrà essere sottoposto.
Redditometro. Il redditometro è uno strumento di accertamento sintetico del reddito, che consente al fisco italiano una determinazione indiretta del reddito complessivo del contribuente, basata sulla capacità di spesa del medesimo. Attraverso il redditometro, l'Agenzia delle Entrate prende come riferimento il possesso o la disponibilità di taluni beni che sono "indicatori" di capacità contributiva e associa agli stessi un certo reddito, utilizzando appositi coefficienti e dati tratti da un Decreto ministeriale del Ministero dell'Economia e delle Finanze. Così facendo, individua una sorta di reddito "congruo" in relazione al mantenimento di ogni bene. I singoli redditi associati ai beni vengono cumulati, con opportune aggiustamenti, dando vita al reddito sintetico complessivamente accertato in capo al contribuente. Qualora il reddito individuato risulti maggiore rispetto a quello dichiarato, e lo scostamento sia superiore a 1/5, l'amministrazione finanziaria sarà legittimata a emettere un avviso di accertamento, basato proprio su tale rideterminazione sintetica del reddito. La ratio è, in sostanza, che se il contribuente ha potuto permettersi certe spese, avrà dovuto pur finanziarle in un certo modo, che il fisco presume essere la percezione di redditi in nero. Spetterà a questo punto al contribuente dimostrare che il mantenimento dei beni che risultano in suo possesso è finanziato da redditi esenti (e come tali non suscettibili di dichiarazione), da smobilizzi patrimoniali, da elargizioni del coniuge o genitore o, in generale, offrire qualunque giustificazione che escluda la percezione di redditi non dichiarati al fisco.
Reddito misto. Proventi affluiti alle famiglie come remunerazione delle prestazioni svolte dai proprietari delle imprese non costituite in forma di società e dai loro familiari, che includono implicitamente la partecipazione agli utili delle stesse imprese.
Reddito monetario. Norme statutarie – Secondo l’art. 32 dello Statuto del SEBC il reddito monetario delle BCN riviene
dall’esercizio delle funzioni di politica monetaria da parte delle BCN stesse ed è definito – in generale – come reddito annuo originato dagli attivi detenuti in contropartita delle banconote in circolazione e dei depositi degli enti creditizi. È prevista la possibilità che, su delibera del Consiglio direttivo della BCE, dopo l’inizio della terza fase della UE il reddito monetario sia calcolato secondo un metodo alternativo per un periodo che non superi i cinque anni. L’ammontare del reddito monetario viene decurtato di un importo pari agli interessi pagati sui depositi degli enti creditizi. La somma dei redditi monetari delle BCN viene ripartita fra le stesse – attraverso la BCE – in proporzione alle quote versate di capitale della BCE, fatto salvo l’eventuale utilizzo dei redditi monetari, in base all’art. 33.2 dello Statuto, ai fini del ripianamento delle perdite della BCE (vedi: Ripianamento
delle perdite d’esercizio della BCE). Applicazione – Prima dell’avvio della terza fase il Consiglio direttivo della BCE – a causa delle rilevanti differenze esistenti tra i bilanci delle diverse BCN – aveva deliberato l’adozione di un metodo di calcolo alternativo. Tale metodo (cosiddetto indiretto), utilizzato per il triennio 1999-2001, non prendeva in considerazione i rendimenti effettivi degli attivi dei bilanci ma applicava un unico tasso di riferimento (convenzionalmente pari al tasso marginale sulle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema) a un aggregato di passività monetarie nei confronti di controparti del settore finanziario dell’area dell’euro relative alle operazioni di politica monetaria denominate in euro (conti correnti inclusi i depositi di riserva obbligatoria; depositi overnight; depositi a tempo determinato; depositi collegati alle richieste di margini; depositi derivanti da operazioni temporanee di vendita finalizzate al drenaggio della liquidità; passività connesse all’emissione da parte della BCE di certificati di debito). Con decisione del 6 dicembre 2001 il Consiglio direttivo della BCE ha stabilito, nonostante il persistere di una certa disomogeneità tra i bilanci delle BCN, di abbandonare il metodo alternativo. Sulla base del citato atto normativo, per l’esercizio 2002, il calcolo del reddito monetario è stato effettuato con il metodo indiretto ma con l’inclusione, nell’aggregato delle passività monetarie (liability base), delle banconote in circolazione e di talune passività (nette) intra Eurosistema (connesse alle transazioni TARGET e all’allocazione delle banconote in euro all’interno dell’Eurosistema). A partire dall’esercizio 2003 viene adottato un metodo di calcolo semidiretto, in base al quale il reddito monetario (da accentrare) di ciascuna BCN è pari al reddito annuo che essa ottiene dai cosiddetti attivi earmarkable, detenuti in contropartita della liability base. Gli attivi earmarkable di ciascuna BCN sono costituiti da: rifinanziamento a istituzioni creditizie dell’area dell’euro relativo a operazioni di politica monetaria; crediti intra Eurosistema equivalenti al trasferimento delle riserve alla BCE; crediti intra Eurosistema (netti) relativi alla posizione TARGET (al netto della parte riferibile all’operatività delle BCN dei paesi nuovi membri della UE che accedono a TARGET per il tramite di una BCN dell’Eurosistema); crediti intra Eurosistema (netti) derivanti dall’allocazione delle banconote in euro all’interno dell’Eurosistema; un determinato ammontare di oro (ivi inclusi i crediti in oro) proporzionato alla quota di partecipazione al capitale della BCE. L’oro è considerato infruttifero. Qualora l’ammontare degli attivi earmarkable ecceda o sia inferiore all’ammontare delle passività monetarie (inclusa la circolazione), la differenza è compensata applicando alla stessa il tasso medio di rendimento delle attività earmarkable complessive di tutte le BCN. Dal 2008 tale differenza sarà remunerata utilizzando l’ultimo tasso marginale applicato alle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema.
Reddito nazionale lordo disponibile. Corrisponde al PIL ai prezzi di mercato, più il saldo delle operazioni correnti con il Resto del mondo relative a imposte indirette sulla produzione e sulle importazioni, contributi alla produzione, redditi da lavoro dipendente, redditi da capitale e d’impresa, operazioni di assicurazione contro danni e altri trasferimenti unilaterali. Il reddito nazionale lordo disponibile si ripartisce fra i diversi settori istituzionali. Il reddito lordo disponibile delle Amministrazioni pubbliche coincide con la somma dei consumi collettivi di loro competenza e dell’avanzo di bilancio; quello delle imprese corrisponde agli utili accantonati; quello delle famiglie consumatrici è pari alla somma dei redditi da lavoro dipendente e indipendente, dei redditi da proprietà (al lordo degli ammortamenti), delle prestazioni sociali e del saldo dei trasferimenti, al netto delle imposte correnti su reddito e patrimonio e dei contributi sociali
Reddito netto o reddito dell'esercizio o utile dell'esercizio. È il risultato globale della gestione in un periodo amministrativo. Nel conto economico è il saldo finale (voce 23) nello stato patrimoniale è indicato tra le voci del patrimonio netto.
Reddito operativo (RO) o Margine operativo netto (MON) o Ebit. Nello schema di conto economico dell'articolo 2425 del codice civile la voce che può essere meglio assimilata al reddito operativo è la differenza fra il valore della produzione d'esercizio e i costi della stessa (A - B). Nel conto economico riclassificato a valore aggiunto, RO = MOL - Ammortamenti - Altri accantonamenti.
Reddito pro capite. E' dato dal reddito nazionale diviso la popolazione residente, rappresenta un indicatore dello sviluppo economico di un paese.
Reddito reale. Reddito di un soggetto, o di un'intera collettività, espresso al netto della componente di incremento del livello generale dei prezzi, che indica perciò la reale disponibilità di potere d'acquisto detenuta dal soggetto.
Reddito trattenuto. Reddito disponibile del settore market. E' ciò che il settore market riesce a trattenere una volta pagate le tasse e coincide quindi con la somma di reddito comandato e di reddito evaso.
Redemption fund. Il fondo, che è allo studio dell'eurogruppo (19 luglio 2012), dovrebbe accogliere la quota di debito pubblico dei paesi dell'eurogruppo superiore al 60% del Pil, con l’impegno degli stessi paesi a rimborsare i titoli entro scadenze fissate; in attesa di tali scadenze il fondo emetterebbe obbligazioni garantite da tutti gli Stati membri a tassi di interesse presumibilmente del 2%. Secondo alcuni economisti l'istituzione del fondo consentirebbe di abbattere gli spread. Ogni paese garantirebbe la parte del proprio debito affidando al fondo propri attivi patrimoniali.
Refactoring. Contratto in base al quale un concessionario di crediti, di norma un factor, ne effettua a sua volta a un altro factor.
Regime del risparmio amministrato. Tale regime si basa sul criterio del realizzo, ovvero la tassazione avviene solo al momento in cui i titoli vengono ceduti o rimborsati. In questo caso è affidata al contribuente attraverso la propria dichiarazione dei redditi.
Regime del risparmio gestito. Tale regime si basa sul criterio della maturazione, vale a dire che la tassazione viene applicata al termine di ogni anno dal gestore, il quale applica un'imposta sostitutiva del 12,5% sul risultato di gestione maturato nel corso dell'anno, a prescindere dal fatto che i titoli siano stati o meno ceduti.
Registro dei titoli. Documento reale o elettronico detenuto da un intermediario, che tiene la registrazione dei titoli posseduti in nome proprio o per conto della clientela.
Regola dell'incremento. Regola in atto nella Borsa degli Stati Uniti in base alla quale la vendita allo scoperto di un titolo può essere effettuata esclusivamente ad un prezzo di un uptick superiore a quello dell'ultima transazione.
Regola dello scoperto. L’autorità di Borsa degli Stati Uniti ha emanato un norma che vieta la vendita di titoli allo scoperto se il prezzo di esecuzione dell’operazione non è superiore di almeno un Tick al prezzo della compravendita immediatamente precedente. È una regola fatta per cercare di impedire i ribassi nelle quotazioni causati dalle speculazioni.
Regola di Ramsey. La Regola di Ramsey, in materia di efficienza della tassazione, afferma che se lo Stato vuole perseguire l'obiettivo di tassazione efficiente, cioè che l'effetto delle imposte distorca il meno possibile le scelte dei consumatori, allora deve tassare in maniera maggiore i beni che hanno poca o bassa elasticità della domanda ai prezzi.
Regolamento (Settlement). Estinzione delle obbligazioni delle controparti di una transazione.
Regolamento per cassa. Processo di estinzione degli obblighi finanziari utilizzato in diversi mercati di strumenti derivati. Per esempio, i future sugli indici di Borsa non prevedono la consegna alla scadenza di un paniere di titoli, ma l'assolvimento degli obblighi derivanti dal contratto tramite pagamenti di somme di contante stabilite secondo norme differenziate per ogni tipo di contratto. Nelle contrattazioni in titoli, il cash settlement avviene nel caso si richieda la consegna del titolo nello stesso giorno di contrattazione anziché nel giorno dell'esecuzione del contratto.
Regolazioni di debiti pregressi. Operazioni con le quali lo Stato regola in contanti o in titoli la posizione debitoria propria o di un altro soggetto pubblico, relativa a transazioni effettuate in esercizi precedenti.
Reinvestimento. Procedimento attraverso il quale un'azienda trattiene gli utili conseguiti nel patrimonio, invece di distribuirli ai soci, ottenedo in questo modo un elevato autofinanziamento.
REITs. Real Estate Investment Trusts, sono sostanzialmente dei fondi (chiusi) immobiliari. Per qualificarsi come REIT (Real Estate Investment Trust) una società deve presentare precisi requisiti previsti dal Tax Code statunitense, tra i quali: * investire almeno il 75% del totale dell.attivo in assets di natura immobiliare; * acquisire almeno il 75% dei profitti lordi dalla locazione di immobili o dagli interessi che maturano nell.ambito delle transazioni immobiliari. * pagare annualmente agli azionisti almeno il 90% del reddito imponibile in forma di dividendi.
Relazioni bancarie. Si tratta di operazioni di marketing bancario, che propongono al cliente un’assistenza completa per tutti i servizi bancari, offrendoli sotto forma di pacchetti integrati.
Relazione dei sindaci . È un documento redatto dal collegio sindacale che rappresenta l'organo di controllo delle società per azioni. In tale documento viene attestata la correttezza del bilancio e viene espresso un parere sulla destinazione degli utili.
Relazione della società di revisione.La relazione è redatta da una società di revisione e deve evidenziare, ai sensi dell'articolo 2409 ter del c.c. (o dell'articolo 156 del D.Lgs. 58/1998), i seguenti punti. 1. La regolare tenuta della contabilità. 2. La corretta rilevazione dei fatti di gestione nelle scritture contabili. 3. Se i fatti di gestione sono esattamente rilevati nel bilancio. 4. Se il bilancio corrisponde alle risultanze delle scritture contabili e agli accertamenti eseguiti. 5. Se il bilancio è conforme alle norme che disciplinano il bilancio di esercizio e quello consolidato. In tali condizioni la società rilascia il parere, che può essere senza rilievi o con rilievi. La società può anche esprimere un giudizio negativo o dichiarare la impossibilità di esprimere un giudizio. La revisione è obbligatoria per le società con azioni quotate in borsa e per altre società ed enti ai sensi di leggi speciali o di provvedimenti amministrativi. Nelle altre società la relazione è predisposta dal soggetto incaricato del controllo contabile.
Relazione semestrale o Semestrale. E' richiesta dall'art. 2428 del c.c. per le società quotate in borsa.
Relazione sulla gestione. (bilancio d'impresa) È un documento redatto dagli amministratori ai sensi dell'articolo 2428 del c.c.; la relazione deve evidenziare la situazione della società e il suo andamento, nel suo complesso e nei vari settori in cui ha operato, anche attraverso imprese controllate, con particolare riferimento ai costi, ai ricavi e agli investimenti.
Relazioni bancarie. Si tratta di operazioni di marketing bancario, che propongono al cliente un'assistenza completa per tutti i servizi bancari, offrendoli sotto forma di pacchetti integrati.
Remunerazione dello scoperto. Remunerazione che è in grado di offrire un intermediario in titoli al cliente sui fondi generati dalla vendita allo scoperto di titoli. Si tratta di una procedura poco frequente.
Rendibot. Rendimento composto medio ponderato riferito all'anno commerciale dei BOT a sei mesi e a dodici mesi (relativo al mese precedente la stipula del contratto)
Rendicontazione. Attività attraverso la quale la Banca d’Italia, in qualità di tesoriere dello Stato, produce con cadenza periodica flussi informativi e documentali nei confronti delle amministrazioni e degli enti interessati, a giustificazione delle operazioni di entrata e di uscita eseguite. Tale attività rappresenta il necessario presupposto per l’elaborazione dei documenti contabili fondamentali dello Stato. Sulla base del DPR 20.4.1994, n. 367, recante disposizioni per la semplificazione e l’accelerazione delle procedure di spesa, sono state previste nuove modalità di rendicontazione, che sono state realizzate attraverso la sostituzione dei supporti cartacei con evidenze informatiche.
Rendiconto di cash flow. Nell'ambito del bilancio d'impresa esso mostra i flussi della liquidità aziendale; tali flussi possono essere in entrata e in uscita ed è importante capire quali siano le loro origini. Il rendiconto di cash flow dipende sia dallo stato patrimoniale sia dal conto economico in quanto raccoglie i movimenti intervenuti negli altri due documenti (Vedi rendiconto finanziario).
Rendiconto finanziario. E' un documento finanziario in cui un'impresa riassume tutti i flussi di cassa che sono avvenuti in un determinato periodo. Il documento, in particolare, riassume le fonti che hanno incrementato i fondi liquidi disponibili per l'impresa e gli impieghi che, al contrario, hanno comportato un decremento delle stesse liquidità. I riferimenti internazionali sulla compilazione di questo documento si ritrovano nel principio internazionale IAS n.7 e, per l'Italia, nel principio OIC n.12; quest'ultimo afferma che il rendiconto finanziario deve riassumere:

  1. l'attività di finanziamento (sia autofinanziamento che esterno);
  2. le variazioni delle risorse finanziarie causate dall'attività produttiva di reddito;
  3. l'attività di investimento dell'impresa;
  4. le variazioni della situazione patrimoniale-finanziaria.

Le finalità dei rendiconti finanziari sono: 1. Conoscere per effetto di quali cause è variata la situazione patrimoniale dell'impresa rispetto alla chiusura dell'esercizio precedente. 2. Esplicitare le modalità di reperimento delle risorse finanziarie. 3. Esplicitare le modalità di utilizzo delle risorse finanziarie. 4. Evidenziare le correlazioni esistenti tra le singole categorie di fonte e le singole categorie di impieghi. 5. Determinare le incidenze percentuali delle fonti e degli impieghi di risorse sul totale delle medesime. In sintesi, il rendiconto finanziario deve informare sulle modalità di reperimento (fonti) e di utilizzo (Impieghi) della risorsa finanziaria di volta in volta esaminata e individuata dal fondo di riferimento assunto nel rendiconto stesso. Prima di procedere a qualunque analisi occorre stabilire quale sia la risorsa finanziaria di riferimento. Non esiste una nozione univoca di risorsa finanziaria, può essere individuata in: 1. Capitale circolante netto (CCN). 2. Cash (cassa, saldo conti correnti attivi e passivi, titoli realizzabili a vista). La scelta del fondo di riferimento è funzionale alle esigenze conoscitive dell'impresa. Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Rendimento (yield). Indica la percentuale della somma investita, quale risultato positivo di un investimento finanziario. Nel reddito fisso rappresenta il tasso d'interesse che allinea il prezzo del titolo alla somma dei valori dei flussi di cassa che il titolo andrà a generare in futuro. Nel caso di un titolo azionario è invece il rapporto tra il dividendo annuale del titolo e il prezzo di mercato dell'azione. Indica altresì il rapporto tra il reddito derivante da un investimento e la somma investita (rate of return) e viene indicato come percentuale del capitale investito.
Rendimento al rimborso. Il rendimento di un titolo obbligazionario riscattabile anticipatamente calcolato, nell'eventualità di rimborso da parte dell'emittente, all'inizio fino al momento in cui sarà possibile il rimborso anticipato.
Rendimento anomalo. Parte di rendimento non spiegabile dai movimenti di mercato.
Rendimento ante imposte. È il rendimento originato da un’investimento finanziario calcolato utilizzando il risultato ricavato prima della deduzione dell’imposizione fiscale.
Rendimento a scadenza. Il rendimento ottenuto acquistando un'attività finanziaria ai prezzi di mercato mantenendola fino al rimborso finale, usufruendo quindi dei pagamenti cedolari e della eventuale differenza tra il prezzo iniziale e quello del rimborso finale.
Rendimento a sconto. Rendimento di un titolo obbligazionario quotato a sconto ricavato dividendo il discount (cioè la differenza tra il valore facciale e il prezzo) per il valore nominale, e annualizzando il risultato per tenere conto del numero dei giorni che mancano alla scadenza.
Rendimento atteso. Rendimento che, operando sulla base di tutte le informazioni disponibili nel momento della previsione, ci si attende dall'investimento di un titolo, di un bene, di una materia prima.
Rendimento decrescente. Fenomeno per l'impiego di quantità incrementali di fattori produttivi determina aumenti meno che proporzionali del prodotto.
Rendimento degli investimenti (Return on asset - ROA). In analisi di bilancio indica il rendimento percentuale conseguito dagli investimenti aziendali. E' dato dal rapporto tra l'utile netto al totale delle attività.
Rendimento dei mezzi propri (Return on equity - ROE). Indice di redditività del capitale proprio ottenuto dividendo l'utile netto di una società per il patrimonio netto aziendale.
Rendimento del capitale investito (Return on investment - ROI). Indice percentuale che permette una valutazione sintetica della redditività del capitale investito in una impresa. Si calcola attraverso un rapporto tra il reddito operativo ed il capitale investito totale.
Rendimento di cassa. Rendimento mensile generato da un titolo di credito garantito da ipoteca, misurato tramite i flussi di pagamento futuri. Rappresenta il tasso interno di rendimento dell'operazione, nel momento in cui si eguaglia il prezzo del titolo alla somma dei valori attuali dei flussi di cassa generati dal titolo stesso.
Rendimento di scala. Variazione della produzione in rapporto alle variazioni di specifici fattori produttivi. I rendimenti di scala possono essere sia crescenti che decrescenti o costanti, legati come sono alla proporzione in cui cresce la produzione al variare dei rapporti.
Rendimento effettivo (Actual yield). E' il rendimento di un titolo obbligazionario calcolato tenendo conto della differenza fra valore nominale e prezzo di mercato e del futuro incasso delle cedole.
Rendimento effettivo annuale. È il rendimento annuo di un titolo i cui interessi vengono capitalizzati e investiti nuovamente al medesimo tasso per il periodo rimanente.
Rendimento equivalente. Rendimento di un titolo obbligazionario che non paga cedola acquistato a un prezzo più basso del suo valore nominale, espresso come percentuale del suo prezzo d'acquisto. Il rendimento equivalente si calcola dividendo la differenza tra valore facciale e prezzo di acquisto per il prezzo di acquisto, e moltiplicando il valore ottenuto per il rapporto tra il numero dei giorni che compongono l'anno successivo a quello in cui vi è stata l'emissione e il numero di giorni rimanenti alla scadenza.
Rendimento immediato. Rendimento cedolare ottenuto da un titolo a reddito fisso, calcolato dividendo la cedola corrisposta per il prezzo di acquisto del titolo.
Rendimento lordo (Gross yield). Reddito, espresso in termini di saggio percentuale annuo, ottenibile da un investimento finanziario, al lordo dei costi di finanziamento e di gestione dello stesso.
Rendimento medio. È il valore del rendimento che ci si può logicamente aspettare da un investimento, data una serie di risultati ipotetici con le relative probabilità che si verifichino. Nella teoria degli investimenti, questo termine è utilizzato frequentemente come sinonimo di rendimento atteso, quel rendimento che un soggetto razionale, con tutte le informazioni a disposizione, può attendersi dall'investimento. Il rendimento medio in un portafoglio, invece, si calcola tramite la media ponderata dei rendimenti medi ottenibili dai vari beni presenti, dove i pesi sono la percentuale del controvalore globale investita in ogni singolo titolo.
Rendimento medio annuale. Rendimento annuo dato da uno strumento finanziario pluriennale, i cui flussi di cassa intermedi vengono reinvestiti dopo il pagamento.
Rendimento medio effettivo. Tasso di sconto da applicare alle prestazioni future offerte dal titolo per ottenere un valore attuale
pari al corso o al prezzo di emissione.
Rendimento minimo. Il minore, tra rendimento fino a rimborso anticipato e rendimento a scadenza.
Rendimento netto. È il rendimento offerto da un titolo a reddito fisso dal momento in cui è stato acquistato al momento in cui viene venduto, calcolato considerando il prezzo di acquisto, l'ammontare delle cedole e il periodo rimanente alla scadenza. Lo stesso termine si riferisce anche a un qualsiasi investimento, e rappresenta il risultato reddituale espresso come percentuale della somma investita.
Rendimento nominale. Vedi: Nominal Interest Rate.
Rendimento reale. È il rendimento ottenuto da un investimento al netto della componente dovuta all'aumento dei prezzi causato dall'inflazione.
Rendimento reale post tassazione. Rendimento ottenuto valutando anche l'effetto dell'inflazione, oltre ai flussi di cassa depurati dell'effetto fiscale.
Rendimento reinvestito. Si tratta dello standard tipico del mercato britannico degli investimenti per i raffronti di performance. Per rispecchiare in pieno il rendimento ottenuto dagli investimenti, la performance dei fondi viene solitamente espressa come "rendimento totale", cioè comprensiva degli apprezzamenti di capitale e del reinvestimento delle distribuzioni di reddito netto in ulteriori unità o azioni su base periodica. In caso di fondi domiciliati in centri offshore, il reinvestimento viene normalmente negoziato su base lorda con la responsabilità fiscale dei singoli investitori determinata dal paese di residenza.
Rendimento richiesto. È il rendimento minimo che un investimento deve garantire per poter essere preferito ad altri investimenti dalle caratteristiche simili di durata, rischiosità, ecc.
Rendimento sul fatturato. Il rendimento di un titolo avente come riferimento per il calcolo la vita media dell'emissione. Per esempio nel caso di un'emissione per la quale sia previsto, da parte dell'emittente, il riacquisto periodico dei titoli, il rendimento di quest'ultimi tenderà ad allinearsi a un livello vincolato alla vita media residua del prestito, calcolata in considerazione dei riacquisti futuri.
Rendimento sulla vita media. Il rendimento di un titolo avente come riferimento per il calcolo la vita media dell’emissione. Per esempio nel caso di un’emissione per la quale sia previsto, da parte dell’emittente, il riacquisto periodico dei titoli, il rendimento di quest’ultimi tenderà ad allinearsi a un livello vincolato alla vita media residua del prestito, calcolata in considerazione dei riacquisti futuri.
Rendimento totale. Il risultato di un investimento sotto forma di percentuale rispetto all'importo investito. Il rendimento viene calcolato considerando i flussi di cassa prodotti dall'investimento, come dividendi, cedole, ecc. nonché l'ammontare del capitale che sarà ottenuto al termine del periodo. Il risultato viene generalmente espresso in percentuale e riferito al periodo convenzionale di un anno, in modo tale da poter facilitare i confronti tra le varie opportunità di investimento disponibili.
Rendiob. Rendimento medio delle obbligazioni emesse da istituti di credito. Più precisamente, con il termine Rendiob la Banca d'Italia definisce quel tasso di rendimento medio effettivo lordo generato dalla media mensile dei rendimenti di un campione di obbligazioni bancarie, quotate con significativi volumi sul MOT e con vita residua superiore all.anno. Sono esclusi dalla ponderazione i titoli con caratteristiche finanziarie particolari, a esempio obbligazioni convertibili, con warrant o con clausola di rimborso anticipato. Il Rendiob è utilizzato dagli operatori di mercato come parametro di riferimento nei prestiti ad indicizzazione finanziaria. Alcune disposizioni normative prevedono l'uso di detto parametro per talune operazioni di finanziamento ed ai fini fiscali, a esempio nell'applicazione della cosiddetta Dual Income Tax e nella determinazione delle agevolazioni fiscali concesse alle Organizzazioni non Lucrative di Utilità Sociale (ONLUS). I dati lordi giornalieri vengono diffusi di norma una volta la settimana (il lunedì) tramite circuito Reuters. I dati mensili sono oggetto di pubblicazione sul quotidiano .Il Sole 24 Ore. e sul Supplemento al Bollettino Statistico della Banca d.Italia Mercato Finanziario.
Rendistato. Rendimento medio dei titoli pubblici. E' calcolato come media mensile dei rendimenti lordi dei titoli pubblici soggetti a tassazione (riferite al secondo mese precedente quello di stipula del contratto) Con il termine Rendistato, Banca d.Italia definisce quel tasso generato dalla media mensile dei rendimenti di un campione di titoli pubblici a tasso fisso, attualmente costituito dai BTP, quotati sul MOT, con vita residua superiore all'anno. Il Rendistato è di frequente utilizzato dagli operatori di mercato come parametro di riferimento nei prestiti ad indicizzazione finanziaria. È noto inoltre l'uso di tale indicatore nell'ambito di operazioni di interest rate swap (scambio Rendistato contro Libor +/- spread). Alcune disposizioni normative prevedono l'uso di detto parametro per talune operazioni di finanziamento ed ai fini fiscali, come ad esempio il calcolo del tasso di riferimento per le operazioni di credito agevolato o l'applicazione della cosiddetta Dual Income Tax. I dati lordi giornalieri vengono diffusi di norma una volta la settimana (il lunedì) tramite circuito Reuters. I dati mensili sono oggetto di pubblicazione sul quotidiano .Il Sole 24 Ore. e sul .Supplemento al Bollettino Statistico della Banca d.Italia Mercato Finanziario..
Rendita definita. È la formula adottata di solito per gli enti pubblici previdenziali obbligatori, come l'INPS o la Social Security in America. La legge fissa sia i canoni per i versamenti, sia il criterio con il quale sarà calcolato l'assegno pensionistico, criterio che tiene conto degli anni lavorati e degli stipendi della carriera lavorativa. La rendita e gli altri eventuali benefici collegati (come la reversibilità) non sono in funzione del risultato della resa dei versamenti. L'Inps non ha un fondo che gestisce i versamenti raccolti ma paga le pensioni con i soldi dei lavoratori in attività. In America anche nel settore dei fondi pensione complementari sono presenti quelli a "benefici definiti", accanto a quelli a "contribuzione definita".
Rendita vitalizia. Prestazione patrimoniale periodica con durata uguale a quella della vita del beneficiario o di un'altra persona indicata nel contratto.
Renmimbi. Il Renminbi è la valuta della Repubblica Popolare Cinese, e letteralmente significa moneta del popolo. E' dunque sul Renminbi che si calcola il tasso di cambio ufficiale col dollaro e con le altre valute aventi corso legale. Lo Yuan è l' unità di base del Renmimbi, in cinese significa letteralmente «rotondo» ed ha la stessa radice di «won» e di «yen», monete rispettivamente della Corea e del Giappone. Ogni yuan vale 10 jiao che a sua volta è diviso in 10 fen. Il taglio più grande del renminbi è la banconota da 100 yuan. Il più piccolo taglio è la moneta o la banconota da 1 fen. Il Renmimbi è stato introdotto dalla banca centrale cinese nel dicembre del 1948, cioè circa un anno prima della rivoluzione comunista che fatto nascere la Repubblica Popolare Cinese.
Repurchase agreement. Vedi: REPO.
Requisiti di riserva. È l'ammontare dei fondi che una banca è obbligata a mantenere presso la Banca centrale a fronte dei depositi contratti con la clientela. Il conto serve essenzialmente alla Banca centrale per garantire il funzionamento del sistema creditizio e regolare la massa monetaria disponibile per l'economia.
Requisiti minimi di capitalizzazione. È il rapporto minimo che una casa di brokeraggio deve mantenere fra indebitamento e capitale liquidabile a breve termine, solitamente contante e titoli di Stato. Questo rapporto è oggi fissato intorno a 15 dalla Security and Exchange Commission.
Requisiti patrimoniali. Risorse patrimoniali minime richieste a banche, SIM, intermediari finanziari vigilati e SGR, commisurate al tipo di attività svolta e ai rischi finanziari sottostanti.
Requisiti per la quotazione. Sono i requisiti minimi che deve avere un titolo per essere quotato. Variano da Borsa a Borsa, ma di solito sono un numero minimo di azioni quotate, una serie di bilanci positivi e una capitalizzazione che non sia inferiore a un certo limite.
Residui attivi. Entrate accertate, ma non ancora introitate.
Residui passivi. Spese impegnate, ma non ancora effettuate.
Residuo fiscale (R). Differenza tra le entrate correnti della PA (tasse locali e vendite) e le uscite correnti al netto del servizio del debito. Differisce dal risparmio lordo della PA della contabilità ufficiale nazionale perchè ignora i redditi da capitale.
Resistenza. Nell'analisi di Borsa si chiama resistenza il livello di prezzo sopra il quale la quotazione del titolo ha difficoltà a salire. È il punto in cui la pressione sul mercato svolta dai compratori non riesce a superare la pressione esercitata dai venditori. Se l'interesse del mercato sul titolo aumenta e la pressione all'acquisto supera quelle alla vendita il prezzo sale al di sopra del valore della resistenza. Qualora, ad un successivo ribasso, il prezzo non scenda sotto il valore della resistenza si dice che la resistenza è stata perforata e la stessa diviene un supporto.
Resistenza fiscale del settore market (Rf) . Rapporto tra reddito evaso e gettito dovuto dal settore market.
Responsabilità bancaria. Negli Stati Uniti, la legge prevede che un debitore, il quale sia stato messo da una banca nella condizione di non potere rimborsare un finanziamento ottenuto dalla stessa, possa richiedere di accertare la responsabilità dell’ente relativa alla situazione di insolvenza. Per esempio, nel caso una banca interferisca con gli affari ostacolandone e impedendone la conclusione o non mantenendo le promesse di credito fatte, può essere ritenuta responsabile del mancato adempimento del debitore.
Responsabilità limitata. Figura giuridica inglese nella quale ci sono due differenti tipologie di socio, un partner incaricato delle operazioni di gestione e responsabile in modo illimitato delle obbligazioni contratte, e soci la cui responsabilità è limitata al capitale versato. In Italia, la figura che si avvicina maggiormente è quella della società in accomandita semplice o per azioni.
Restringimento. Momento economico connotato dalla scarsa diponibilità della moneta, per cui il costo del denaro è ad alti tassi di interesse. Nelle operazioni di mercato uno squeeze si ha quando manca una delle componenti di domanda o di offerta, perciò i prezzi hanno la tendenza a muversi in una direzione o nell'altra molto rapidamente.
Retail. E' la vendita al dettaglio, cioè direttamente al consumatore nel caso delle merci nei negozi e all’investitore nel caso della distribuzione di prodotti finanziari da parte di banche e società finanziarie o assicurative. La vendita retail presuppone di solito un contraente forte (la banca o simili) e un contraente debole, il consumatore-investitore, ed è protetta da misure regolamentari o legislative di tutela più stringenti di quelle in essere nei contratti tra operatori professionali o istituzionali o comunque ritenuti più qualificati.
Retail house. Società di intermediazione in titoli che presta il proprio servizio essenzialmente a investitori singoli, offrendo servizi sia indifferenziati che di gestione e consulenza specifica per ogni investitore.
Rete di sicurezza. Con riferimento al sistema bancario, rappresenta l'insieme degli strumenti predisposti per soccorrere istituzioni o gruppi di istituzioni in situazione di crisi e salvaguardare la stabilità globale del sistema medesimo.
Rete neurale. Tecnica di intelligenza artificiale (cfr. Tecniche di analisi - Tecniche di intelligenza artificiale).
RetLots (RNI). E' un sistema di esecuzione elettronica riservato ai desk centrali della clientela istituzionale gestito da Banca Caboto: Uffici Negoziazione Titoli, Fiduciarie, Private Banking, GPM. Non è accessible agli investitori privati. Permette di negoziare oltre 1.300 titoli obbligazionari (spezzature) attraverso canali tradizionali o telematici.
Rete nazionale interbancaria (RNI). Infrastruttura telematica di trasmissione di informazioni tra gli operatori del sistema italiano dei pagamenti gestita dalla SIA-SSB.
Retribuzioni lorde. Comprendono i salari, gli stipendi e le competenze accessorie corrisposti ai lavoratori dipendenti, al lordo delle trattenute erariali e previdenziali a loro carico.
Retrocessione (Give up). Per ciò che riguarda i tassi d'interesse, vendita di un'obbligazione con un determinato tasso per acquistarne un'altra con un tasso inferiore. Per ciò che riguarda il nome della controparte, comunicazione fatta al venditore da un broker sul nome del compratore, rendendo possibile la consegna dei titoli e il perfezionamento del contratto.
Retrodatare. Datare anteriormente un contratto, un documento o altro, rispetto alla data in cui è stato realmente concluso.
Rettifiche di valore di attività finanziarie (bilancio). Macroclasse D del conto economico del bilancio d'impresa. Gli investimenti di natura finanziaria, oltreché generare rendimenti, possono subire, nel corso dell'esercizio, modifiche di valore. Quando un investimento subisce un incremento di valore il relativo ricavo è chiamato rivalutazione, se, invece, subisce una diminuzione di valore il costo di natura finanziaria è chiamato svalutazione. In particolare si tratta di: 1) Rivalutazioni - Di partecipazioni - Di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni - Di titoli iscritti nell'attivo circolante che non costituiscono partecipazioni 2) Svalutazioni - Di partecipazioni - Di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni - Di titoli iscritti nell'attivo circolante che non costituiscono partecipazioni.
Rettifiche nette di valore su crediti e accantonamenti per garanzie ed impegni. E' il saldo tra le rettifiche di valore su crediti ed accantonamenti per garanzie ed impegni e le riprese di valore su crediti e su accantonamenti per garanzie ed impegni. Rappresentano la più importante correzione contabile del bilancio di una banca. Tale operazione è necessaria per tenere conto dell'effettivo valore economico dei crediti verso la clientela (rivalutazione o svalutazione dei crediti a seconda della stima del loro realizzo) iscritti all'attivo dello stato patrimoniale. L'ammontare di questa voce dipende dal livello dei prestiti incagliati in sofferenza, per i quali cioè i debitori hanno difficoltà di pagamento degli interessi o di rimborso del capitale. E' legata alla capacità della banca di controllare la solvibilità dei clienti che finanzia. Va comunque segnalato che in periodi di rallentamento economico gli accantonamenti e le rettifiche su crediti tenderanno ad aumentare.
Rettifiche nette di valore su immobilizzazioni finanziarie. Rappresenta il saldo tra le rettifiche di valore su immobilizzazioni finanziarie e le riprese di valore su tali immobilizzazioni. L'entità di questa voce dipende dall'andamento dei mercati finanziari in generale e dei tassi di interesse in particolare che incidono sui corsi dei titoli immobilizzati dalla società nel proprio bilancio, oltreché dall'applicazione da parte della banca di efficaci politiche di copertura da questi rischi del portafoglio immobilizzato.
Rettifiche nette su immobilizzazioni finanziarie. Le rettifiche nette di valore su immobilizzazioni finanziarie sono la differenza fra le riprese di valore su immobilizzazioni finanziarie e le rettifiche di valore su immobilizzazioni finanziarie. Esse rappresentano la più importante correzione contabile del bilancio di una hoding per tenere conto dell'effettivo valore economico delle immobilizzazioni finanziarie iscritte all'attivo dello stato patrimoniale.
Return on asset (ROA). In analisi di bilancio indica il rendimento pecentuale conseguito dagli investimenti aziendali. Si calcola rapportando il reddito lordo al totale delle attività (misura la redditività del capitale investito).
Return on equity. Rapporto di bilancio che indica la percentuale del fatturato convertita in utile di esercizio lungo l’esercizio di gestione. E' dato dal rapporto tra il reddito netto e il patrimonio netto di una società, risultanti dal bilancio di esercizio (vedi ROE).
Return on investment (ROI). E' il ritorno sugli investimenti (reddito operativo/attività operative medie nette) che misura la redditività della gestione caratteristica dell'impresa. L'utile netto, infatti, può essere influenzato da proventi straordinari, dalla gestione finanziaria o dalla diversa incidenza fiscale.
Return on sales (ROS). E' il tasso di rendimento lordo delle vendite che misura il rapporto tra il reddito operativo lordo della gestione caratteristica e i ricavi netti di vendita. L'indice fornisce informazioni sull'efficienza con cui l'impresa svolge la propria attività tipica.
Reverse convertible. Titolo che conferisce al portatore il diritto di incassare alla scadenza una cedola con rendimento superiore al mercato, ovvero di ottenere il rimborso dell'importo nominale o una quantità di azioni precedentemente stabilita dall'emittente.
Reverse floater. Obbligazione che paga un interesse variabile. La caratteristica dei reverse floater è che il loro rendimento varia inversamente all'andamento del tasso al quale sono indicizzati. Praticamente il reverse floater paga un interesse fisso piuttosto alto al quale va però sottratto un interesse variabile indicizzato solitamente al Libor o al Euribor.
Revisione contabile (audit). Valutazione e analisi del complesso delle scritture contabili di un'impresa allo scopo di appurare la conformità delle stesse sia con l'andamento della gestione aziendale che con i corretti principi contabili. La revisione contabile e la certificazione del bilancio sono atti obbligatori per tutte le società quotate in borsa.
Revoca di sistema. Revoca, per la durata di sei mesi, dell’autorizzazione a emettere assegni presso il sistema bancario e postale, comminata a un soggetto (persona fisica o giuridica) in seguito all’avvenuta iscrizione del suo nominativo nella Centrale di allarme interbancaria (vedi) per avere emesso assegni senza autorizzazione o senza provvista.
Riacquisto (buy back). Generalmente, l'atto di riacquisto di un bene che era stato precedentemente venduto allo scoperto, chiudendo in questo modo la posizione e monetizzando il risultato. Nel campo riguardante la finanza aziendale, l'offerta fatta da una società di ritornare in possesso di una parte dei propri titoli azionari o delle proprie obbligazioni, acquistandoli sul mercato ai prezzi correnti. In finanza internazionale, l'offerta fatta da un Paese debitore di ricomprare, ai prezzi correnti di mercato, dai creditori che ne sono in possesso i titoli di debito precedentemente emessi.
Riacquisto (buy in). Nelle contrattazioni di strumenti derivati con consegna a scadenza, è il riacquisto, operato da un venditore del medesimo numero di contratti venduti per liberarsi delle obbligazioni concernenti la posizione già esistente. Nel settore delle contrattazioni in titoli, quando il venditore non è in grado di provvedere alla consegna di questi ultimi, mettendo l'acquirente nella condizione di dover concludere l'operazione con una terza controparte, accreditando o addebitando al venditore la differenza di prezzo tra quello in origine e quello a cui l'acquirente ha effettivamente concluso l'operazione.
Riacquisto di azioni proprie. Operazione di acquisto sul mercato, da parte di una società, di azioni proprie al fine di incrementare l’utile per azione, difendersi da una scalata, ecc.
Riallineamento delle parità centrali. Nel caso di un sistema di cambi fissi o di bande di oscillazione, s'intende la ridefinizione delle parità fra i tassi di cambio all'interno del sistema.
Rialzista. Investitore che acquista titoli, beni o valuta con la previsione che il loro valore di mercato aumenti, così da rivenderli a un prezzo superiore a quello di acquisto (vedi ribassista).
Rialzo (Rally). Indica un rapido movimento al rialzo delle quotazioni.
Rialzo tecnico. Rialzo dei prezzi di un bene d'investimento che avviene in un periodo di tempo breve, generalmente come reazione a una lunga fase di prezzi in discesa. Solitamente un rialzo tecnico non lascia prevedere un'inversione di tendenza.
Riapertura delle aste. Possibilità concessa agli investitori istituzionali di acquistare un quantitativo di titoli superiore a quello inizialmente proposto in asta.
Riba (ricevuta bancaria). Ordine di incasso disposto dal creditore alla propria banca (banca assuntrice) e da quest’ultima trasmesso, attraverso una apposita procedura interbancaria su RNI, alla banca domiciliataria la quale provvede a inviare un avviso di pagamento al debitore.
Ribassista. Investitore che vende titoli, beni o valuta senza possederli con la previsione che il loro valore di mercato diminuisca. Al momento di consegnarli potrà comperarli a un prezzo inferiore rispetto a quello a cui li ha venduti (vedi vendita allo scoperto, rialzista).
Ribor (Rome InterBank Offered Rate). Rappresentava il tasso d'interesse calcolato come media semplice delle 10 migliori offerte di depositi, di importo superiore a 5 miliardi di lire - circa 2,5 milioni di euro, sul mercato interbancario dei depositi, rilevate a mezzogiorno di ciascuna giornata lavorativa. In Italia, questo tasso rappresentava il principale parametro di indicizzazione dei mutui a tasso variabile. Dal 4° gennaio 1999 è stato sostituito dall'Euribor.
Ribasso. Inversione di tendenza di un mercato o dell'economia, da andamento crescente a decrescente.
Ricapitalizzazione. Operazione che si effettua nel caso in cui un'impresa sia sottocapitalizzata, cioè quando il capitale proprio risulta inferiore rispetto alla massa degli investimenti. In tal caso si procede a un aumento reale del capitale, chiedendo ai soci, l'immissione di contante, per risanare la situazione di sottocapitalizzazione e raggiungere un equilibrio finanziario tra i mezzi propri e quelli provenienti dai prestiti ottenuti.
Ricavo. Si definisce in economia aziendale ricavo, l'utilita' economica che un'impresa crea attraverso l'attuazione del processo economico e, quindi, la vendita di beni e servizi da essa prodotti. I ricavi, dal punto di vista contabile, sono grandezze economiche misurate da grandezze finanziarie (denaro o crediti di funzionamento); pertanto, il termine ricavo non e' sinonimo di entrata di denaro, ma lo diventera' solo quando si avra' il reale pagamento da parte dei clienti. In generale, i ricavi si calcolano moltiplicando la quantità di vendita per il prezzo di vendita netto. Per questo il fatturato è una grandezza di flusso.
Ricavo marginale. In economia,e finanza il ricavo marginale indica la variazione del ricavo che risulta dalla vendita di una unità in più di prodotto. Analiticamente, è la derivata dei ricavi rispetto alla quantità venduta (che coincide con quella prodotta nell'ipotesi di scorte nulle). Il ricavo totale è il fatturato di un'impresa ed è pari al prodotto della quantità per il prezzo (che è riferito all'unità di merce). Il ricavo marginale è il ricavo aggiuntivo per ogni unità di merce venduta in più.
Ricavo operativo di una banca. Una banca genera ricavi attraverso l'attività più tradizionale rappresentata dalla differenza tra tassi attivi e passivi (il cosiddetto spread) e altre attività più legate alla raccolta indiretta, quali le commissioni nette. La banca percepisce, inoltre, i dividendi e le quote di utili delle società partecipate e, non da ultimo per importanza, il risultato dell'attività di trading (in particolare su titoli complessi e derivati) che risente dell'andamento dei mercati finanziari e fino a ora è stato influenzato dall'applicazione del mark to market (vedi) sugli strumenti finanziari fra cui i derivati e i titoli a essi legati, ora (2008) spesso illiquidi, cioè impossibili da vendere o acquistare per mancanza di domanda o di offerta.
Ricchezza. La ricchezza è la condizione di agio economico, tipicamente connessa alla larga disponibilità di beni materiali e denaro. La ricchezza è chiamata a misurare il benessere economico di un soggetto fisico (persone, famiglie, ecc.) o immateriale (società, impresa, lo Stato, ecc.) ed è un parametro utilizzato in economia e finanza che stima la quantità di beni tangibili e intangibili nella piena disponibilità del soggetto che abbiano valore di mercato e siano in grado di produrre reddito.
Ricerca operativa. Studio dell'efficienza dei comportamenti mediante l'applicazione di metodi matematici e statistici al fine di ottimizzare l'impegno di risorse limitate per il conseguimento di determinati obiettivi nell'ambito di un sistema dato di relazioni.
Ricevuta di deposito. Documento rilasciato contro il deposito di merci in magazzini generali.
Richiesta di lettera. È la richiesta avanzata da un acquirente potenziale di un titolo nei confronti degli investitori che già ne sono in possesso, e che quindi possono essere interessati alla vendita. Il simbolo OW viene solitamente posto accanto al nome dei titoli sui fogli riassuntivi dei mercati over the counter.
Richiesta di finanziamento. È un prestito, sotto forma di acquisto di effetti rivenienti da contratti di esportazione. Solitamente viene anticipato il valore facciale, sul quale il debitore corrisponde periodicamente gli interessi.
Richiesta di margine. È la richiesta fatta all'investitore, da parte dell'intermediario in titoli, di integrare il quantitativo di contante o titoli di Stato depositato in garanzia presso lo stesso intermediario. Questa richiesta viene avanzata quando il variare delle condizioni di mercato rende insufficiente il margine disponibile a tutelare l'intermediario dalle perdite.
Richiesta di prelievo. È una comunicazione scritta che un cliente notifica alla banca, dove chiede di ritirare dei fondi da un deposito fruttifero d'interesse, comunicazione che negli Stati Uniti deve generalmente essere data almeno sette giorni prima del momento del prelievo.
Richiesta diretta. Sistema di partecipazione alle aste del Tesoro degli Stati Uniti aperta a tutti gli investitori individuali. Questi ultimi possono sottoporre delle offerte non competitive (Noncompetitive Bid) direttamente all'emittente, evitando così di passare attraverso gli intermediari finanziari e di dover sottostare alle commissioni di sottoscrizione.
Riclassificazione del conto economico. La riclassificazione del conto economico consente di ottenere informazioni sulla struttura economica dell'impresa, sul contributo alla determinazione del reddito di ogni area gestionale, sulla capacità dell'impresa, nel suo insieme, di generare reddito. I due criteri più utilizzati per la riclassificazione del conto economico sono: - a valore della produzione e valore aggiunto, - a ricavi netti e costo del venduto. Nella tabella che segue è esemplificato questo secondo criterio.
Riclassificazione del conto economico secondo il criterio del valore della produzione. Esso consente di evidenziare: - i componenti positivi di reddito legati alla produzione. Non si parte, cioè, dai ricavi di vendita, ma dal valore della produzione, ottenuta indipendentemente dalla sua commercializzazione; - il valore dei beni e dei servizi acquistati esternamente, separatamente dal valore delle risorse interne impiegate nella produzione. Questo criterio di riclassificazione parte dal presupposto che il fatturato non consente di stabilire la reale dimensione economica dell'attività svolta dall'impresa, la quale potrebbe produrre per immagazzinare scorte, o realizzare impianti e macchinari per uso interno. È, pertanto, importante, ai fini di una chiara comprensione della struttura economica dell'impresa, fare riferimento al concetto di valore della produzione d'esercizio, che si ottiene aggiungendo o sottraendo al fatturato la variazione del magazzino, aggiungendo le produzioni interne in economia , e sottraendo l'acquisto di prodotti finiti destinati alla commercializzazione. Con la propria attività un'impresa trasforma materie prime, altri materiali, e servizi acquistati dall'esterno in prodotti e/o servizi destinati ad essere venduti o destinati ad un uso interno. Quindi, se al valore della produzione d'esercizio si sottraggono i costi di materie prime e di servizi acquistati dall'esterno si ottiene il valore aggiunto, cioè l'incremento di valore che l'impresa crea rispetto al valore dei beni e servizi che ha acquistato dall'esterno. Il valore aggiunto può coincidere con la capacità dell'impresa di remunerare tutte le risorse che concorrono alla produzione: - il costo del lavoro, - gli ammortamenti relativi alle immobilizzazioni, - gli oneri finanziari a favore dei terzi finanziatori, - le imposte dirette, - gli utili (perdita) dell'esercizio. Si può affermare che l'obiettivo sociale dell'impresa è massimizzare il valore aggiunto, al fine di remunerare le risorse che hanno contribuito ala sua formazione. Sottraendo dal valore aggiunto il costo del personale e gli altri costi interni, come le spese generali, si ottiene il margine operativo lordo (MOL) o EBITDA (Earnings before interests, taxes, depreciation and amortization), cioè la differenza tra ricavi e costi monetari collegati al ciclo acquisto - trasformazione - vendita. Il MOL può, ad esempio mettere in evidenza che l'elevato fatturato di un'impresa non è tanto legato alla sua capacità di vendita, ma ai costi di produzione elevati, legati, ad esempio, all'acquisto di materie prime molto care. Sottraendo dal MOL la quota consumata nell'anno degli ammortamenti e delle svalutazioni, si ottiene il margine operativo netto, o reddito operativo (RO) o EBIT (Earnings before interests and taxes), cioè la quota di reddito disponibile per la remunerazione del capitale finanziario, sia esso capitale sociale, o finanziamento di terzi. Anche un elevato valore del RO non è necessariamente sintomo di "buona salute", ma esso potrebbe testimoniare l'esistenza di elevati oneri finanziari. Giova sottolineare che l'analisi di MOL e RO è significativa confrontando i risultati dell'esercizio con quelli degli anni precedenti. Sottraendo dal RO gli oneri finanziari, che rappresentano la remunerazione del capitale finanziario di terzi e le imposte si ottiene l'utile (perdita) dell'esercizio.
Riclassificazione del conto economico secondo lo schema a ricavi netti e costi del venduto. Questa riclassificazione è la più utilizzata ai fini delle analisi di bilancio. I costi operativi vengono disaggregati in relazione alle diverse aree funzionali (produzione, vendita, marketing, servizi generali), consentendo, di valutare, pertanto, il contributo alla determinazione del risultato economico di ciascun'area e, quindi, di trarre informazioni sul livello di efficienza delle singole aree. Vedi tabella seguente:

Schema  di riclassificazione del conto economico a "ricavi netti e costi del venduto".

 + Ricavi per la vendita di prodotti
 + Ricavi per la prestazione di servizi
(-) Rettifiche
= Ricavi netti di vendita

(-) Costo industriale del venduto
= Risultato lordo industriale

(-) Costi generali e amministrativi
(-) Costi commerciali e distributivi
-/+ Altri oneri o proventi ordinari
= Reddito operativo o EBIT

-/+ Oneri e proventi finanziari
-/+ Oneri e proventi straordinari
= Utile prima delle imposte

(-) Imposte dell'esercizio
= Utile netto


Riclassificazione dello stato patrimoniale. La prassi ha, da tempo, suggerito alcuni schemi di bilancio più idonei per la comprensione di particolari aspetti della realtà aziendale; si tratta di schemi che sono redatti dalle società come "riclassificazione" degli schemi obbligatori. I criteri di riclassificazione rappresentano "tecniche di analisi del bilancio" che si basano su particolari aggregazioni delle poste; tali aggregazioni nascono dall'esigenza di acquisire e sintetizzare le informazioni utili per sviluppare, appunto, una particolare analisi tecnica. Giova notare che non esiste un unico criterio di riclassificazione del bilancio; ciascun analista può utilizzare un proprio schema in relazione agli obiettivi informativi e al livello di sintesi che desidera acquisire. Riclassificare uno stato patrimoniale significa, quindi, ordinare e raggruppare in modo coerente e omogeneo le poste secondo criteri che consentano: - una lettura sintetica e nel contempo esaustiva delle informazioni derivanti dallo stato patrimoniale secondo i princìpi civilistici, - la confrontabilità di classi omogenee relativamente a più esercizi. A) Uno schema di riclassificazione è, ad esempio, quello della riorganizzazione dello stato patrimoniale secondo il criterio di liquidità - esigibilità (vedi tabella). Le poste attive e passive dello stato patrimoniale vengono classificate con riferimento alla caratteristica delle stesse a diventare liquide (poste attive) o esigibili (poste passive) entro un breve periodo (dodici mesi, ad esempio), o medio, o lungo. Questo criterio di classificazione si pone l'obiettivo di separare le disponibilità liquide da ciò che è immobilizzato all'interno dell'azienda e destinato all'operatività. Pertanto, la liquidità è massima per i beni che sono già in forma liquida (cassa, attivo di conti correnti) e minima per le immobilizzazioni immateriali, ad esempio. L'esigibilità del debito, invece, è relativa al tempo necessario perché il debito venga a scadenza; la riclassificazione si pone quindi l'obiettivo di separare le fonti di finanziamento a breve, come i debiti verso i fornitori, da quelle a lungo (mutui e prestiti obbligazionari ad esempio). Il patrimonio netto è la voce con il minimo di esigibilità in quanto viene rimborsato alla cessazione di attività dell'azienda. B) Un altro schema di riclassificazione segue il criterio della pertinenza gestionale: le poste dell'attivo e del passivo vengono raggruppate in base all'appartenenza o meno alla gestione operativa dell'azienda. Fonti e impieghi vengono differenziati in base alla destinazione economica degli investimenti favorendo una lettura del bilancio in chiave di efficienza e di redditività. L'obiettivo è quello di identificare gli investimenti correlati alla gestione corrente e quelli che, pur appartenendo alla gestione operativa sono estranei a quella corrente, come impianti, macchinari, fabbricati. Per approndire l'argomento si invia al seguente testo.

Stato patrimoniale riclassificato per aree secondo il criterio della liquidità/esigibilità.

 

Le aree patrimoniali - finanziarie dello stato patrimoniale
Struttura degli impieghi e delle fonti in essere in un determinato istante

ATTIVITA'
Impieghi delle risorse finanziarie = investimenti

PASSIVITA' E  NETTO
Fonti delle risorse finanziarie = finanziamenti

AF    Attività fisse o immobilizzate = Investimento a medio - lungo termine.

PN  Patrimonio netto = mezzi propri o fonti proprie

CCL  Capitale circolante lordo o Attività correnti =  Investimenti a breve termine, ossia con rientro in denaro entro 12 mesi.

  • Rimanenze
  • Crediti
  • Liquidità.

PF   Passività fisse = Fonti di terzi a medio - lungo termine di restituzione

PC     Passività correnti = Fonti di terzi a breve termine (da estinguere entro 12 mesi)


Richiamo decimi. E' la richiesta di versamento ai soci dei decimi non versati in sede di costituzione o di aumento di capitale, effettuata da parte dell'amministratore: in genere in tal sede viene richiesto il versamento dei restanti 7/10.
Ricopertura di scoperto. Inatteso rialzo delle quotazioni di un titolo che causa una repentina chiusura delle posizioni scoperte, dando origine a ulteriori incrementi di prezzo.
RID (Rapporti interbancari diretti). Ordine di incasso di crediti che presuppone una preautorizzazione all’addebito in conto da parte del debitore. L’esecuzione dell’ordine prevede la trasmissione attraverso una apposita procedura interbancaria su RNI delle informazioni relative agli incassi da eseguire dalla banca del creditore (banca assuntrice) a quella del debitore (banca domiciliataria).
Riduzione, Stampa (Runoff). È la diminuzione dell’ammontare esistente di un prestito o di un finanziamento che si verifica man mano che il debitore rimborsa alle scadenze prestabilite le rate di capitale e di interesse dovute. È anche la richiesta di rimborso anticipato di fondi vincolati in un conto di deposito a tempo. Infine, il runoff è anche la stampa delle quotazioni di Borsa che avviene alla fine della giornata di contrattazione.
Riduzione del capitale. E' l'operazione mediante la quale un'impresa effettua la riduzione del proprio capitale sociale. Può essere facoltativa, a esempio, in presenza di esuberanza del capitale, o obbligatoria, a esempio, qualora a seguito delle perdite il capitale si riduca di oltre un terzo ed entro l'esercizio successivo la perdita stessa non risulti diminuita a meno di un terzo.
Riduzione di debito. Rappresenta la riduzione dell'ammontare esistente dei finanziamenti aziendali. Questo decremento è ottenuto per esempio mediante l'emissione di nuovi titoli a fronte di un'emissione in scadenza per un valore inferiore.
Rifinanziamento. È la ricerca di nuovi fondi, in aggiunta a quelli già a disposizione o che verranno rimborsati. Per esempio, attraverso l'emissione di un nuovo prestito obbligazionario a fronte di uno in scadenza o della contrazione di nuovi depositi in aggiunta a quelli già posti a copertura di operazioni di finanziamento.
Rifinanziamento anticipato. L'offerta di scambio di titoli di Stato in circolazione, prima della loro scadenza con titoli di nuova emissione.
Rifiuto. È la mancata concessione di credito nei confronti di un soggetto che aveva presentato domanda di affidamento presso una banca. Il rifiuto espresso da un intermediario nei confronti della consegna di titoli acquistati che non siano conformi alle regole stabilite.
Rifiuto di esecuzione. Quando un operatore di mercato si rifiuta di effettuare la contrattazione alla quantità minima richiesta e al prezzo che lui stesso aveva quotato.
Rimanenze (inventories). Vedi magazzino.
Rimanenze finali. Valore delle giacenze di magazzino rilevato al termine del periodo amministrativo.
Rimanenze iniziali. Valore delle giacenze di magazzino, è una componente di costo a carico del nuovo periodo amministrativo.
Rimbalzo. Quando il prezzo di un titolo sale fino a toccare una resistenza o scende fino a toccare un supporto, si dice che il supporto o la resistenza in questione vengono testati: viene messa alla prova la loro solidità. Se sono in grado di reggere il movimento in ascesa o in discesa dei prezzi si avrà un rimbalzo, altrimenti il supporto o la resistenza verranno sfondati e sostituiti da nuove resistenze o supporti.
Rimbalzo tecnico (Technical rally). Rialzo tecnico del prezzo di un bene di investimento che ha luogo in un periodo alquanto limitato di tempo, generalmente a seguito di una fase piuttosto lunga in cui i prezzi avevano una certa inclinazione al ribasso. Per questo motivo, in genere, un rimbalzo tecnico non lascia di regola prevedere la possibilità di una inversione di tendenza.
Rimborsabile anticipatamente. Diritto, del quale può usufruire l'emittente di un titolo, di rimborsare lo stesso prima della scadenza stabilita all'emissione, pagando un prezzo equivalente a quello di mercato con l'aggiunta di un premio chiamato Call Premium.
Rimborso. Acquisto da parte del debitore, a un prezzo prestabilito, dei titoli a suo tempo emessi. Dalla data di redemption i titoli richiamati non sono più fruttiferi d'interesse.
Rimborso aggiuntivo. Tipo di finanziamento che consente al prestatore il diritto di richiedere al debitore un rimborso ulteriore, nel caso in cui nei prestiti che interessano due valute, il deprezzamento di una di esse abbia fatto diminuire l'importo del finanziamento oltre una certa percentuale.
Rimborso anticipato. È il pagamento anticipato, rispetto alla data di scadenza, di un'obbligazione finanziaria.
Rimborso automatico. Presso alcuni fondi comuni, l'effettuazione di un pagamento periodico da parte degli stessi a favore del partecipante. L'importo viene definito dal valore dei dividendi che il fondo comune ha percepito nel periodo e dai capital gains conseguiti.
Rimborso obbligatorio. È una clausola di contratto tramite la quale il debitore è obbligato a rimborsare, prima della scadenza, una quota delle obbligazioni emesse, acquistandole sul mercato o ritraendole alla pari dai portatori, servendosi allo scopo dei fondi accantonati in un "sinking fund".
Rinnovamento (turnover). Il turnover indica il numero di volte che un determinato componente di un'azienda viene mediamente sostituito durante un detrminato periodo di riferimento. Per esempio il turnover delle scorte indica quante volte sono state rinnovate le scorte durante l'esercizio. In termini assoluti assume il significato di fatturato o numero di titoli di un determinato tipo negoziati in una giornata di Borsa.
Rinnovamento del capitale (capital turnover). In analisi finanziaria, è il rapporto utilizzato per valutare di quanto il capitale proprio di un'azienda è in grado di finanziare l'espansione delle attività. Si calcola dividendo il fatturato dell'esercizio per i mezzi propri.
Rinnovo (renewal). È la sostituzione di uno strumento di debito in estinzione con uno di nuova emissione dello stesso genere.
Rinnovo (rollover). Operazioni finanziarie che consentono di protrarre nel tempo un impegno finanziario esistente che è giunto a scadenza. Il rollover può essere effettuato su una posizione in titoli, o su una in valute straniere, ecc. Il rollover su un future avviene passando da un contratto con scadenza, per esempio, marzo a un contratto con scadenza giugno.
Rinnovo a lungo. La sostituzione di un precedente debito con scadenza inferiore a 10 anni con un nuovo debito di durata più lunga, fino a 15 anni e oltre.
Rinnovo del debito. Sono operazioni attraverso le quali si prolunga nel futuro un finanziamento, tramite un finanziamento formale di un prestito obbligazionario, i cui ricavi rimborseranno quello già esistente e vicino alla scadenza.
Rinnovo in avanti. È un'operazione in contratti option con cui si chiude una posizione su un'opzione e allo stesso tempo se ne apre un'altra su un contratto con una data di scadenza più lontana nel tempo.
Rinnovo in giù. È un'operazione in contratti option con cui si chiude una posizione su un'opzione e allo stesso tempo se ne apre un'altra su un contratto con un prezzo di esercizio inferiore.
Rinnovo in su. È un'operazione in contratti option con cui si chiude una posizione su un'opzione e allo stesso tempo se ne apre un'altra su un contratto con un prezzo di esercizio più elevato.
Rinvio di apertura. È la decisione, assunta dalle autorità di Borsa, di rimandare a un momento sucessivo della giornata l'inizio delle contrattazioni di un titolo, solitamente dovuta a una differenza troppo alta fra la domanda e l'offerta del titolo medesimo.
Ripianamento delle perdite d’esercizio della BCE. Ai sensi dell’art. 33.2 dello Statuto del SEBC, l’eventuale perdita d’esercizio della BCE viene ripianata, nell’ordine, come segue: a) viene utilizzato il fondo di riserva generale della BCE; b) su decisione del Consiglio direttivo della BCE, la restante perdita viene compensata con il Reddito monetario (vedi) dell’anno di riferimento in misura proporzionale agli ammontari assegnati a ciascuna BCN e fino a concorrenza dei medesimi.
Ripresa. È il periodo di sviluppo dei principali aggregati economici, come il Prodotto nazionale lordo, il quale indica che il sistema economico di una nazione sta entrando in una fase di espansione. In generale indica un periodo dove i prezzi di uno o più beni di investimento sono intonati al rialzo.
Riscatto del debito. Riacquisto di proprie passività da parte del debitore.
Rischio. È la probabilità che un evento negativo possa verificarsi, o la valutazione della possibilità che si verifichi una perdita o un mancato guadagno. Il rischio di tasso d'interesse indica quale oscillazione di valore subisce un investimento a causa di variazioni nei rendimenti di mercato. Il rischio di cambio indica come viene influenzato il valore di un bene espresso in valuta straniera al variare del rapporto di cambio. Il rischio di credito è invece quello a cui è sottoposto un ente creditizio che ha concesso del credito e che può non essere in grado di ottenerne la restituzione dal debitore. Il rischio politico invece è quello derivante dalla situazione politica di un Paese in cui sono stati effettuati degli investimenti.
Rischio al ribasso. La perdita presumibile di prezzo da parte di un titolo conseguente all'andamento negativo dei fattori economici capaci di influenzarne la valutazione.
Rischio di asimmetria delle scadenze. Rischio a cui è esposta un'istituzione creditizia in conseguenza dell'asimmetria nelle scadenze fra impiego e raccolta dei fondi.
Rischio di base. Nel mercato dei futures, è il rischio che a modificazioni del livello dei tassi di interesse gli strumenti derivati si comportino in misura diversa rispetto alle variazioni di prezzo dei titoli sottostanti. Nella gestione delle attività-passività, è il rischio che una variazione nelle condizioni del mercato dei capitali e dei tassi d'interesse determini cambiamenti nelle valutazioni delle attività produttrici d'interesse e nelle passività, capaci di provocare a loro volta variazioni indesiderate di valore nella struttura finanziaria dell'impresa.
Rischio di cambio. Indica il rischio cui é esposto chi investe in obbligazioni denominate in una valuta straniera. Dovendo ricevere una somma in valuta estera in data futura, l'investitore accetta il rischio di ricevere a quella data una somma inferiore o maggiore nel caso in cui il tasso di cambio abbia avuto un andamento sfavorevole o favorevole.
Rischio di credito. Eventualità per il creditore che un’obbligazione finanziaria non venga assolta né alla scadenza né successivamente.
Rischio di downgrade. Corrisponde all'eventualità che il Rating di un titolo obbligazionario venga ridotto a causa di un cambiamento nelle condizioni finanziarie dell'emittente. In questo caso, il rischio associato all'obbligazione ed il suo prezzo si riducono, mentre il rendimento si accresce.
Rischio di finanziamento. Rischio cui è esposta un'istituzione creditizia relativamente al reperimento dei fondi necessari a far fronte ai propri impegni finanziari, in particolare in presenza di un sfasamento temporale fra raccolta e impiego.
Rischio di inflazione. Indica l'impatto di una variazione del livello dei prezzi sul rendimento reale del titolo obbligazionario di segno opposto. In altre parole, se in dato periodo "t" i prezzi aumentano, a parità di cedola e ammontare del rimborso finale, il valore reale del titolo si riduce e con esso il rendimento ad esso associato.
Rischio di insolvenza. Considera la possibilità che l'emittente non sia in grado di onorare il suo impegno con il possessore del titolo. Questa eventualità si può concretizzare nel caso di gravi difficoltà economico-finanziarie incontrate dalla Società o dallo Stato emittente. Per prendere in considerazione questo tipo di rischio, è possibile fare riferimento alla valutazione svolta da società specializzate, le Agenzie di Rating.
Rischio di investimento. Con riferimento all'esposizione di una banca, rischio di perdita sulle attività a tasso fisso.
Rischio di liquidità. Rischio di perdita affrontato da un'impresa che, per far fronte ai propri impegni di tesoreria, ha necessità di liquidare parte dei propri investimenti a medio termine. Il caso più comune riguarda le banche che, per far fronte a richieste di rimborso di depositi, possono avere necessità di liquidare rapidamente investimenti.
Rischio di liquidità di mercato. È il rischio in cui incorre un titolo di credito, nel caso non possa essere monetizzato immediatamente al suo valore di mercato.
Rischio di mercato. La parte di rischio legata all'investimento azionario che può essere connessa all'evoluzione del mercato in generale e che non dipende dalle caratteristiche proprie di una singola azione.
Rischio di reinvestimento. È il rischio che i flussi di cassa positivi ricavati da un investimento, non possano essere reinvestiti nello stesso bene allo stesso tasso d'interesse. Un titolo obbligazionario ha un rischio di reinvestimento per l'ammontare dei pagamenti cedolari che non è detto possano essere reinvestiti allo stesso tasso nel titolo al momento del pagamento.
Rischio di scalata. Nel settore dei titoli obbligazionari, la possibilità che un titolo subisca un declassamento nella sua qualità, e perciò nel rating, dovuto alle conseguenze di una scalata della società emittente, come una ricapitalizzazione o un'emissione di nuovi titoli di debito.
Rischio limitato. È dovuto all'utilizzo di strumenti derivati che limitano la possibile perdita a un ammontare prefissato, come le option che consentono agli acquirenti di limitare la perdita all'ammontare del premio pagato, al contrario dei future che hanno una rischiosità teoricamente illimitata, con delle possibili perdite che possono anche superare il capitale investito all'inizio (a causa del sistema del margin).
Rischio lineare. Per un dato portafoglio, si ha quando, alla variazione dell'attività sottostante, il cambiamento del payoff del portafoglio rimane costante indipendentemente dal valore assunto dall'attività sottostante. Quando il payoff del portafoglio non è costante, si dice che il rischio è non-lineare.
Rischio operativo. Rischio di perdite derivanti dalla inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni; esso comprende il rischio legale, mentre non include quello strategico e di reputazione.
Rischio paese. Quantificazione dell'esposizione di un Paese straniero all'inadempimento delle proprie obbligazioni finanziarie, a causa di una particolare instabilità politica o sociale, oppure di una situazione economica negativa.
Rischio sistemico (o beta). Rischio che l’insolvenza o il fallimento di uno o più intermediari determini generalizzati fenomeni di ritiro dei depositi, provocando insolvenze o fallimenti a catena di altri intermediari. Nei sistemi di pagamento, rischio che l’incapacità di un partecipante ai sistemi di compensazione di assolvere alle proprie obbligazioni dia luogo all’inadempienza a catena di altri aderenti e/o di altri circuiti di regolamento.
Rischiosità del capitale. Sono regole accettate a livello internazionale che definiscono la consistenza economica e la rischiosità del capitale delle aziende bancarie. Per valutare questi elementi si considerano innanzitutto i rapporti tra capitale di rischio e impieghi e attività fuori dal bilancio, e le caratteristiche generali di liquidità e redditività delle classi di attività del bilancio della banca.
Rischio specifico. Rischio dei titoli azionari che può essere eliminato tramite la diversificazione di portafoglio.
Rischio standard. Il normale rischio che corre un istituto di credito nell'erogare i finanziamenti alla clientela. È il livello di rischio per mancato pagamento del prestito, assegnato a quei clienti le cui caratteristiche di solvibilità sono nella media di mercato.
Risconti. Vedi ratei.
Riscossione.. Seconda fase (vedi: accertamento e versamento) del processo di formazione delle entrate, nel corso della quale i crediti accertati vengono acquisiti e realizzati.
Riserva. Rappresenta una parte del patrimonio netto di un'impresa. Nella gestione ordinaria indica un accantonamento di fondi per tutelarsi da eventuali oneri verificabili in futuro.
Riserva di liquidità per i pagamenti urgenti. Funzionalità offerta dalla nuova versione di BI-Rel (vedi) per la gestione della liquidità. Consente ai partecipanti di riservare una parte della propria disponibilità sul conto di gestione per il regolamento dei pagamenti urgenti. Nel corso della giornata i partecipanti possono modificare in tempo reale l’importo da destinare alla riserva.
Riserva di rivalutazione monetaria. Si tratta della contropartita della rivalutazione delle immobilizzazioni autorizzata o imposta da norme di legge per adeguare i valori di bilancio al mutato valore economico della moneta.
Riserva di valore. Una riserva di valore è un bene (materiale o immateriale) che tende a conservare il suo valore nel tempo, e per tale motivo può essere detenuto per un utilizzo futuro senza il pericolo che si "deteriori". Il carattere di riserva di valore non può essere assente negli strumenti di pagamento, in quanto l'uso di uno strumento di pagamento presuppone il fatto che la sua temporanea detenzione non ne faccia perdere il valore (in termini di potere d'acquisto - vedi voce). Non a caso i primi strumenti di pagamento furono beni non deperibili, fino ad arrivare ai metalli preziosi (poi coniati sottoforma di moneta metallica), dotati di particolare resistenza; nel caso della moneta cartacea convenzionale la stabilità del potere d'acquisto (conservazione del valore di scambio) risiede nella garanzia rappresentata dalla gestione anti-inflazionistica della politica monetaria da parte della banca centrale. Per un dato bene la presenza del carattere di riserva di valore è condizione necessaria ma non sufficiente perché sia presente anche il carattere di strumento di pagamento (si può quindi avere una riserva di valore che non funge da strumento di pagamento, ma non si può avere uno strumento di pagamento che non abbia un minimo di proprietà di conservare il proprio valore nel tempo).
Riserva frazionaria. La riserva frazionaria è la percentuale dei depositi bancari che per legge la banca è tenuta a detenere sotto forma di contanti o di attività facilmente liquidabili. Per fare un esempio, se la riserva è il 2%, la banca deve tenere 2 euro in attività liquide o facilmente liquidabili ogni 100 euro di depositi, mentre può prestare i restanti 98 euro. Nei secoli passati i gioiellieri, che ricevevano in deposito l'oro, capirono che si poteva tenere in cassaforte solo una piccola parte dell'oro ricevuto in deposito, perché i nuovi depositi di metallo prezioso superavano di solito i prelievi di oro e solo in rare occasioni accadeva il contrario. Per affrontare quest'ultima evenienza, i gioiellieri tenevano parte dell'oro ricevuto sotto forma di riserva, usando la restante quota di oro per impieghi redditizi. Le stesse regole, applicate alla moneta, valgono per le banche moderne che dell'attività dei gioiellieri sono l'evoluzione. Lo scopo della riserva è dunque di garantire liquidità alla banca che altrimenti, in caso di improvvisi e imprevisti prelievi di denaro, rischierebbe l'insolvenza, non garantendo più efficienti strumenti di pagamento per la clientela. Il 2% che impone la legge di depositare presso la Banca d'Italia è la riserva obbligatoria; oltre a questa somma la banca si cautela mettendo a riserva libera un'altra percentuale dei depositi.
Riserva legale. Riserva obbligatoria prevista dalla legge. Si forma mediante l'imputazione di almeno la ventesima parte degli utili netti di ogni esercizio. E' iscritta nel patrimonio netto del passivo dello stato patrimoniale.
Riserva monetaria. La riserva monetaria è la quantità di metallo o altro bene che l'emittente di moneta deve tenere come garanzia delle banconote stampate. Solitamente la riserva è aurea poiché l'oro ha un alto valore per poco ingombro ed è un materiale non deperibile (non si ossida nel tempo). Inoltre, è facilmente monetizzabile; nel passato, dalle riserve d'oro potevano essere direttamente coniate monete. Per queste caratteristiche che lo rendono facilmente stoccabile e convertibile in denaro, è adatto ad essere la riserva delle monete nazionali. Il metallo di riserva può essere direttamente usato per coniare monete, che assumono così un valore intrinseco e tangibile, oppure essere conservato in lingotti presso i caveu della Banca Centrale. In entrambi i casi (coniazione sulle monete o stoccaggio della riserva in lingotti) è difficile verificare la consistenza e la purezza del metallo: che non si tratti cioè di oro arricchito con rame o di platino galvanizzato con oro. In generale la riserva deve essere un bene di valore pari alla moneta che viene stampata. Se il controvalore della riserva è solo una percentuale della moneta emessa, avviene la svalutazione, che costituisce un guadagno per l'emittente. La svalutazione è un trasferimento di ricchezza dagli utilizzatori all'emittente della moneta. In generale, la riserva può essere formata da qualunque metallo: ad esempio, Kennedy autorizzò la coniazione di monete garantite da argento. A fronte di un deposito delle riserve non immesse direttamente in circolazione come materiale di conio della moneta, dovrebbero essere note la base monetaria, ma anche i tagli di banconote emessi; noto il metallo che c'è in ogni moneta, si può calcolare il peso del metallo emesso per unità di base monetaria (praticamente il rapporto fra la riserva valorizzata in peso, anziché in termini monetari e la moneta circolante) e attribuire un cambio favorevole alle valute emesse contro una maggiore riserva, premiando le monete che hanno meno utilizzato la leva inflazionistica. Se la riserva viene conservata e non utilizzata direttamente nelle monete, è necessario comunque fare affidamento ai dati sulle riserve pubblicati dall'istituto emittente. Una separazione giuridica fra il proprietario del deposito in cui la legge impone di conservare le riserve di metallo (lingotti d'oro e d'argento, tipicamente) e l'emittente di moneta, potrebbe evitare un palese conflitto d'interessi. Le scorte sono una voce importante dell'attivo di stato patrimoniale e la loro valorizzazione è critica per molti bilanci. I magazzini delle imprese possono essere controllati da autorità indipendenti (es. Guardia di Finanza) per verificare l'effettiva esistenza delle scorte dichiarate e che non si tratti di uno dei modi per "gonfiare" l'utile. Un analogo controllo è possibile sull'effettivo possesso delle riserve. Un altro aspetto critico è se le riserve auree siano una proprietà delle Banche Centrali oppure dello Stato, che le affida in gestione per conto terzi, alla Banca Centrale. La domanda non è del tutto priva di senso nel momento in cui la Banca Centrale è parte dello stato, ma nello stesso tempo è una società le cui azioni sono proprietà di soggetti privati. Nel caso di una proprietà della nazione, la vendita di riserve auree dovrebbe essere un entrata caricata nel bilancio dello Stato, che ne è il proprietario. La soppressione del vincolo fra l'oro e la moneta nazionale ha posto in alcuni Paesi, come la Svizzera, un dibattito sull'utilizzo delle riserve auree eccedentarie, ovvero che non servono più alla Banca Centrale per la sua politica monetaria. La discussione verte sul'opportunità di mantenere il valore reale dell'oro e reinvestirlo, oppure vendere l'eccedenza, e sulla ripartizione degli utili (derivanti dal reinvestimento o dalla vendita) fra un fondo nazionale, enti locali e nazionali da un lato, oppure se caricarli nel bilancio della Banca Centrale. La riserva aurea è la tesaurizzazione di risparmi sul reddito nazionale o PIL, di una parte della ricchezza nazionale prodotta che non è stata destinata ai consumi o agli investimenti, che sono gli altri 2 impieghi possibili. Il proprietario della riserva aurea possiede un controvalore per coniare una moneta non garantita dal corso forzoso. La tematica è disciplinata in Costituzione, che prevede la partecipazione pubblica ai processi nazionali per l'utilizzo dei guadagni in conto capitale in conto interessi derivanti dalla riserva nazionale o da una sua vendita, per destinarli ad altri scopi di pubblica utilità, e il deposito delle riserve auree in una banca statale, in cassette di sicurezza direttamente ispezionabili dai cittadini svizzeri per concretizzare l'esercizio dei loro diritti di proprietà. La Costituzione disciplina la materia nella consapevolezza di un pericolo di conflitto di interessi con il mandato di politica monetaria della Banca centrale, se la gestione avviene nel lungo periodo. Se infatti la moneta è legata ad un obbligo di riserve auree, quando il prezzo del metallo tocca i suoi massimi ed è conveniente la vendita, è richiesta una politica tesa a limitare l'offerta di moneta, e a mantenere o rinforzare le riserve.
Riserva obbligatoria. La riserva obbligatoria nell’area dell’euro è disciplinata dall’art. 19 dello Statuto del SEBC, dal regolamento CE 23.11.1998, n. 2531, dal regolamento CE 1.12.1998, n. 2818, e dal regolamento CE 12.9.2003, n. 1745. Il regolamento della BCE ha stabilito che l’aggregato soggetto agli obblighi di riserva comprende le seguenti passività delle banche denominate in qualsiasi valuta: depositi, titoli di debito, strumenti di raccolta a breve termine. Sono escluse le passività nei confronti della BCE e delle banche centrali dei paesi che hanno adottato l’euro nonché delle altre banche soggette alla riserva obbligatoria dell’Eurosistema. Si applica una aliquota pari a zero alle passività con scadenza superiore a 2 anni e ai pronti contro termine, al 2 per cento alle rimanenti; viene riconosciuta una esenzione di 100.000 euro dalla riserva dovuta. L’Eurosistema ha adottato il meccanismo della mobilizzazione della riserva obbligatoria, che prevede un rispetto dell’obbligo in media. Fino al 23
gennaio 2004 il periodo di mantenimento della riserva obbligatoria aveva inizio il 24 di ciascun mese e termine il 23 del mese successivo. Dal 24 gennaio 2004 il periodo di mantenimento inizia nel giorno di regolamento dell’operazione di rifinanziamento principale immediatamente successiva alla riunione del Consiglio direttivo in cui si valuta l’orientamento della politica monetaria e termina nel giorno precedente la data del regolamento della corrispondente operazione nel mese successivo. Per le istituzioni soggette agli obblighi di segnalazione, i dati di bilancio di fine mese vengono utilizzati ai fini della determinazione dell’aggregato soggetto a riserva per il periodo di mantenimento che ha inizio nel secondo mese successivo a tale data. Le banche possono movimentare l’intero ammontare del deposito. La misura della remunerazione della riserva obbligatoria è pari al tasso medio delle operazioni di rifinanziamento principali effettuate dall’Eurosistema durante il periodo di mantenimento.
Riserva sovrapprezzo azioni. Si tratta delle somme fatte pagare ai soci in occasione degli aumenti di capitale sociale rispetto al valore nominale delle quote o delle azioni che vengono emesse in relazione agli aumenti stessi.Riserve di utili (revenue reserves). Accolgono quote di utili che non vengono distribuite ai soci o per disposizione di legge (riserva legale), o per disposizione statuaria (riserva statuaria o ordinaria), o per libera decisione dei soci (riserva facoltativa o straordinaria). Si tratta di fonti di finanziamento interne, destinate, di norma, a rimanere durevolmente a disposizione della società. Rientrano nel concetto dell'autofinanziamento.
Riserva statutaria. E' una parte degli utili che non viene distribuita ai soci per effetto di clausola statutaria.
Riserva tacita. Accantonamenti di risorse che non figurano esplicitamente in bilancio, derivante da sottovalutazioni di attività e/o sopravvalutazioni di passività.
Riserve bancarie. In un bilancio bancario, voci specifiche appartenenti alle passività o ai mezzi propri; come la riserva obbligatoria (Legal Reserve), che deve essere accantonata presso la Banca centrale per sostenere le eventuali richieste di rimborso da parte dei depositanti, o la riserva per perdite o rischi su crediti (Loan Loss Reserve), che serve a fornire alla banca risorse adeguate per far fronte alle possibili insolvenze dei propri debitori.
Riserve con vincolo di destinazione. Riserve di bilancio accantonate per far fronte a specifiche necessità finanziarie, per esempio le riserve per rischi su crediti.
Riserve di utili (revenue reserves). Accolgono quote di utili che non vengono distribuite ai soci o per disposizione di legge (riserva legale), o per disposizione statuaria (riserva statuaria o ordinaria), o per libera decisione dei soci (riserva facoltativa o straordinaria). Si tratta di fonti di finanziamento interne, destinate, di norma, a rimanere durevolmente a disposizione della società. Rientrano nel concetto dell'autofinanziamento.
Riserve frazionali. Frazione sul totale dei depositi di un ente creditizio che deve essere trattenuta presso la banca centrale. Questo rapporto, essendo in grado di influenzare la massa di credito disponibile nel sistema economico, rappresenta un'importante strumento di politica monetaria.
Riserve libere. Fondi che le istituzioni finanziarie possono mettere in offerta apertamente sul mercato come finanziamenti. Il totale è rappresentato dai depositi ai quali sono state sottratte le riserve che devono essere detenute obbligatoriamente presso la banca centrale.
Riserve libere delle banche. Biglietti della Banca d’Italia, monete del Tesoro (cosiddetta cassa contante); depositi liberi presso la Banca d’Italia; dall’ottobre 1990 riserve in eccesso, costituite dal saldo sul conto di riserva meno l’obbligo medio e, fino al maggio 1994, dai depositi liberi presso la Banca d’Italia delle banche con raccolta a breve termine non soggette a obblighi di riserva (vedi: Riserva obbligatoria); depositi liberi presso il Tesoro; margine disponibile in conto anticipazione ordinaria con la Banca d’Italia (quota non utilizzata del credito aperto). L’aggregato è al netto delle disponibilità delle banche presso la Banca d’Italia da imputarsi alle procedure di contabilizzazione della liquidazione mensile di borsa.
Riserve nette a credito. Questo termine definisce una situazione in cui il sistema creditizio dispone di riserve in eccesso rispetto a quelle depositate presso la Banca centrale. Viene solitamente interpretato come un segno di allentamento della politica creditizia.
Riserve nette a debito. Si tratta di un aggregato monetario negativo, rappresentante il surplus di fondi presi a prestito dalla Banca centrale rispetto a quelli resi disponibili dai versamenti di riserva obbligatoria degli enti creditizi. La presenza di riserve nette a debito è significativa di una diminuzione della massa monetaria da parte dell'autorità monetaria centrale.
Riserve obbligatorie. Percentuale dei depositi che una banca è obbligata a tenere presso l'autorità monetaria centrale in un conto solitamente remunerato a un tasso d'interesse inferiore a quelli di mercato. La percentuale di riserva obbligatoria è tra gli strumenti usati dalla banca centrale per gestire la liquidità del sistema finanziario.
Riserve prese a prestito. Fondi presi a prestito dalla Banca centrale degli Stati Uniti per poter mantenere la riserva obbligatoria al livello richiesto. Sono anticipazioni normalmente ottenute depositando in garanzia titoli di Stato.
Riserve primarie. Sono le riserve bancarie che non si possono usare per soddisfare le richieste della clientela. Ne fanno parte il contante in cassa, gli assegni non ancora riscossi e le riserve obbligatorie detenute presso la Banca centrale.
Riserve secondarie. Rappresentano mezzi finanziari di seconda linea detenuti dalle banche in investimenti a breve termine (Buoni del Tesoro), che consentono di ottenere una remunerazione e permettono di far fronte alle necessità di un'ulteriore liquidità nei confronti della Banca centrale.
Riserve tecniche a rischio assicurati. Riserve Tecniche allorché il rischio dell'investimento è sopportato dagli assicurati e riserve derivanti dalla gestione dei fondi pensione.
Riserve tecniche rissicurazioni. Totale Riserve Tecniche a carico dei riassicuratori.
Riserve totali. Le riserve di bilancio degli istituti di credito che possono essere poste a fronte degli ammontari che devono essere obbligatoriamente tenuti presso la Banca centrale in qualità di riserva.
Riserve ufficiali. Disponibilità in oro, valuta, diritti speciali di prelievo e posizione di riserva sul Fondo Monetario Internazionale detenute da una banca centrale.
Risparmio (Savings). Quota di reddito non utilizzato per le spese correnti.
Risparmio amministrato (regime). Regime di tassazione in materia di capital gain, in base al quale il gestore del patrimonio (a esempio, banche, SIM, fiduciarie, agenti di cambio, ecc.) applica l'imposta sostitutiva del 12,5% al risultato della gestione maturato, e quindi non effettivamente realizzato, nel periodo d'imposta. Possono optare per tale regime esclusivamente le persone fisiche che hanno conferito l'incarico di gestione patrimoni ai soggetti sopra elencati.
Risparmio gestito (Regime). Regime di tassazione in materia di capital gain, in base al quale il soggetto a cui sono stati affidati in custodia o in amministrazione i titoli (a esempio, banche, SIM, fiduciarie, agenti di cambio, ecc.) applica l'imposta sostitutiva del 12,5% alle plusvalenza effettivamente realizzate. Possono optare per tale regime esclusivamente le persone fisiche che affidano i titoli in custodia o in amministrazione i titoli ai soggetti abilitati (a esempio, banche, SIM, fiduciarie, agenti di cambio, ecc.).
Risoluzione. È un documento stilato dagli amministratori di una società, dove sono riportate le intenzioni e le direttive di comportamento futuro degli organi di gestione, o commenti di carattere propositivo sull'andamento della gestione passata e sulle decisioni future.
Ristrutturazione. Operazione di riassesto della situazione aziendale o finanziaria di una società.
Risultato ante imposte. Risultato d'esercizio al lordo delle imposte.
Risultato corrente. Il risultato corrente è la differenza tra il totale proventi (dividendi + interessi attivi + commissioni attive + profitti da operazioni finanziarie + riprese di valore su immobilizzazioni finanziarie + utile delle partecipazioni valutate al patrimonio netto + altri proventi di gestione) e il totale degli oneri (interessi passivi + perdite da operazioni finanziarie + commissioni passive + costi operativi + perdite delle partecipazioni + altri oneri di gestione).
Risultato lordo di gestione. Il risultato lordo di gestione rappresenta la parte di utile derivante dalla gestione operativa o caratteristica di una banca.
Risultato netto consolidato. Il risultato netto consolidato è la somma del risultato netto di competenza di terzi e del risultato netto di competenza del gruppo.
Risultato netto consolidato. Il risultato netto consolidato è la somma del risultato netto di competenza di terzi e del risultato netto di competenza del gruppo.
Risultato netto di gestione. Il risultato netto di gestione è la differenza fra il risultato lordo di gestione e le rettifiche nette di valore su crediti e su accantonamenti ai fondi rischi su crediti.
Risultato netto di terzi. Il risultato netto di terzi rappresenta la parte di utile netto di competenza degli azionisti terzi di società consolidate con il metodo integrale e non controllate al 100%.
Risultato ordinario. Il risultato ordinario rappresenta la parte di utile derivante dalla gestione ordinaria di una banca.
Risultato straordinario. Questa voce dipende dalla realizzazione da parte della banca di operazioni di natura straordinaria che determinano costi e ricavi di non ricorrenti.
Ritardo nei prezzi. È il ritardo nella comunicazione ininterrotta dei prezzi a cui sono state effettuate le contrattazioni. Questa situazione solitamente si verifica in concomitanza con giornate di contrattazione particolarmente intense.
Ritenuta alla fonte a titolo di imposta. Ritenuta definitiva effettuata dal sostituto d'imposta che esaurisce il debito tributario del percettore. Sono tali, a esempio, le ritenute effettuate dalla banca sugli interessi attivi di conto corrente nei confronti delle persone fisiche; tali interessi, infatti, in quanto già tassati a titolo definitivo non devono essere dichiarati.
Ritenuta alla fonte a titolo di acconto. Ritenuta effettuata dal sostituto d'imposta che non esaurisce il debito d'imposta del percettore; vanno detratte dalle imposte dovute in sede di dichiarazione dei redditi. E' tale, a esempio, la ritenuta del 20% effettuata sulle parcelle dei professionisti.
Ritenuta d'acconto. E' una trattenuta su un compenso assoggettato a tassazione corrisposto da un soggetto denominato sostituto d'imposta (titolare o meno di Partita IVA), nei confronti di un altro soggetto detto percipiente. Le tipologie di compensi soggetti a ritenuta d'acconto sono le seguenti:

  • Redditi da lavoro autonomo
  • Redditi da lavoro dipendente
  • Redditi da capitale ù
  • Altri redditi soggetti a ritenuta d'acconto

Ritenuta fiscale. Tipo di imposizione fiscale applicata sui redditi da capitale. Prevede la trattenuta a titolo d'imposta di una parte di quanto dovuto, da parte del soggetto che effettua il pagamento.
Ritenzione. È il numero di titoli che in una sottoscrizione di nuove emissioni viene consegnato ai partecipanti al sindacato di collocamento, al netto di quei titoli che sono tenuti dalla banca d'investimento capofila per semplificare il collocamento presso gli investitori istituzionali.
Ritorno (profitto). È il profitto, solitamente espresso in forma percentuale sul capitale impiegato, conseguito da un'impresa nell'esercizio dell'attività, o comunque derivante da un investimento qualsiasi. È anche la restituzione di un bene prodotto che è stato rifiutato perché non corrispondente alle caratteristiche fissate nel contratto di acquisto.
Rivalsa. Nel factoring con rivalsa (pro solvendo) il factor non si assume alcun rischio di credito. I crediti inesigibili vengono ritornati al cedente.
Rivalutazione. In un regime di cambi fissi o controllati, una divisa si rivaluta nel momento in cui diventa più cara rispetto a un'altra come conseguenza di decisioni delle autorità monetarie. In un regime di cambi flessibili, invece, si parla di apprezzamento della divisa.
Rivalutazione immobilizzazioni. E' l'adeguamento del valore di iscrizione del bene (in genere al costo d'acquisto), al fine di allinearlo a valori più prossimi a quelli correnti.
Rivoluzione industriale. La prima Vedi articolo.
Rivoluzione industriale. La seconda Vedi articolo.
Rmbs (Residential mortgage backed securities). Queste obbligazioni appartengono all'area delle Asset backed securities (Abs): si tratta di titoli cartolarizzati che hanno dietro prestiti immobiliari concessi per acquisto di edifici residenziali. Le emittenti sono società-veicolo create dalle banche, e i titoli sono segmentati secondo il grado di rischiosità. Ma è possibile anche creare titoli sintetici (Cdo) che comprendono Rmbs di diverso grado di rischio, dal subprime ai Mutui Alt-A alle ipoteche più affidabili. Come per le altre Abs, vi sono rischi di credito (la possibilità che il debitore ultimo fallisca) e rischi di liquidità (la possibilità che il titolo diventi illiquido perché il mercato, come è successo in molti casi nel 2007-2008, venga paralizzato dall'incertezza sull'effettivo valore dei titoli).
RO. Reddito operativo.
ROA. Il return on assets è un indice di bilancio che misura la redditività relativa al capitale investito o all'attività svolta (gestione caratteristica e patrimoniale). Si calcola come rapporto tra utile corrente ante oneri finanziari e totale dell'attivo.

ROA = {Utile\ corrente\ ante\ oneri\ finanziari\over Totale\ attivo}

ROACE. Indice di rendimento del capitale investito calcolato come rapporto tra l'utile netto prima degli interessi di terzi azionisti aumentato degli oneri finanziari netti correlati all.indebitamento finanziario netto, dedotto il relativo effetto fiscale, e il capitale investito netto medio.
Road show. Presentazione di una società che sta per essere quotata al mercato ufficiale. Viene solitamente fatta dal management della società agli analisti e agli investitori istituzionali.
ROCE. Acronimo inglese di Return on Capital Employed. Misura il ritorno di un'azienda sul suo capitale, e quindi misura il grado di efficienza con cui una società utilizza il capitale al fine di produrre ricavi. Si calcola dividendo l'utile prima degli interessi e delle imposte per la differenza tra le attività e le passività correnti.
ROD (return on debts). È un indice che rappresenta il costo medio del denaro a prestito = Oneri finanziari/(Valor medio delle passività correnti + Valor medio delle passività fisse).
ROE (Return on equity). È un indice della redditività operativa netta di un'impresa espresso dal rapporto tra l'utile netto e il patrimonio netto. Il Return On common Equity (ROE) è un indice di redditività del capitale proprio. Rappresenta l'indice globale dei risultati economici dell'azienda. È una percentuale che evidenzia il potenziale del capitale di rischio e la capacità dell'azienda di attrarre capitali (cioè quanto rende il capitale conferito all'impresa). Per poter dire se un dato valore di ROE è buono o cattivo bisogna metterlo a confronto con il rendimento di investimenti alternativi (BOT, CCT, depositi bancari, ecc.), cioè valutare il costo opportunità dell'investimento nell'azienda in questione. La differenza fra gli investimenti alternativi "sicuri" (BOT, CCT, ecc.) e il valore del ROE viene definita "premio al rischio" in quanto "premia" un investimento rischioso. Se il premio al rischio fosse 0 non avrebbe senso investire nell'attività rischiosa (un'impresa) in quanto è possibile ottenere la stessa remunerazione senza rischiare nulla.

\mbox{ROE}=\frac{\mbox{Reddito Netto di Esercizio}}{\mbox{Mezzi Propri}}\times 100

Alternativamente, si può ricavare il ROE dagli altri Indici di bilancio:

\mbox{ROE} = \mbox{ROI}\times\mbox{Leverage}\times\mbox{IGNC}

Il rendimento atteso di un investimento non risk-free è calcolabile come il tasso di interesse di investimenti risk-free, maggiorato di un premio di rischio. Generalmente si riferisce il tasso risk-free all'acquisto di un titolo di pari valuta e durata emesso da soggetto pubblico avente massimo rating; il premio di rischio può quantificarsi in una maggiorazione del 50% sul tasso risk-free. Gli extraprofitti sono le quote di utile aziendale che eccedono il ROE medio del mercato di appartenenza. Gli extraprofitti sono associabili a un rischio finanziario maggiore.

ROEV. Per il ramo vita delle società assicurative: Il Return on Embedded Value normalizzato (ROEV) è il principale indicatore di performance della società, che evidenzia la creazione di valore per gli azionisti. Non c'è uniformità di formule tra le diverse società. Un esempio di calcolo: ROEV=(2003 EV per share + 2003 Dividend per share)/ 2002 EV per share - 1; oppure ancora ROEV = (EV as of current year-end - EV as of previous year-end)/{(EV as of previous year-end + EV as of current year-end)/2} o meglio ancora Embedded value earnings/Embedded Value, dove Embedded value earnings=Net return on NAV+Life operation+Property and casualty operation+Assets under management.
ROI (Return on investment). Indice di redditività del capitale investito o ritorno degli investimenti). Il ROI indica la redditività e l'efficienza economica della gestione caratteristica a prescindere dalle fonti utilizzate: esprime, cioè, quanto rende 1€ di capitale investito in quell'azienda.

ROI={Reddito\ operativo \over Totale\ impieghi\ caratteristici}\times 100

dove per Reddito Operativo si intende il risultato economico della sola Gestione Caratteristica, mentre per Totale degli Impieghi Caratteristici si intende il Capitale Investito, ossia l'Attivo Totale Netto meno gli Investimenti Extracaratteristici (investimenti non direttamente afferenti all'attività aziendale: es. immobili civili). I maggiori difetti di tale indice sono due: 1) il ROI aumenta con il semplice susseguirsi degli esercizi. Ciò perché l'ammortamento cresce di anno in anno riducendo la base contabile; 2) al denominatore abbiamo un fondo, mentre al numeratore c'è un flusso: per rendere le due componenti omogenee è consigliabile utilizzare la semisomma del capitale investito all'inizio del periodo considerato e quello alla fine. Per poter giudicare questo indice bisogna confrontarlo con il costo medio del denaro: se il ROI è inferiore al tasso medio di interesse sui prestiti la remunerazione del capitale di terzi farebbe diminuire il Return on equity (ROE), si avrebbe cioè una leva finanziaria negativa: farsi prestare capitali porterebbe a peggiorare i conti dell'azienda. Viceversa, se il ROI dell'impresa è maggiore del costo del denaro preso a prestito, farsi prestare denaro e usarlo nell'attività produttiva porterebbe ad aumentare i profitti e migliorare i conti. Alternativamente, si può calcolare il ROI da altri indici di bilancio: ROI = ROS x ROT

Roll-over. In generale, le operazioni finanziarie che consentono il protrarsi nel futuro di un impegno finanziario esistente che giunge a scadenza.
ROS. Return On Sales (Ritorno sulle vendite).

ROS= {Reddito\ Operativo \over Ricavi \ Netti} \times 100

Il ROS rappresenta il reddito operativo medio per unità di ricavo. Tale rapporto esprime la redditività dell'impresa in relazione alla capacità remunerativa del flusso dei ricavi. Il rapporto RO/V=ROS, (dove V rappresenta il ricavo netto di vendita o vendita netta) esso rappresenta l'indice di redditività delle vendite misurato dal rapporto tra reddito operativo e ricavi netti sulle vendite, moltiplicato per 100. Dipende dalle relazioni esistenti tra ricavi e costi operativi ed esprime la capacità di profitto ottenibile nel corso del ciclo: acquisti di materie prime, lavorazione, vendita prodotto finito.

ROT. Il tasso di rotazione del capitale investito, abbreviato ROT, è una misura economica (indice) della rotazione del capitale investito.

ROT={Ricavi\ di\ vendita \over Capitale\ investito} \times 100

La variazione nel tempo (stessa impresa nel periodo T0 rispetto al successivo periodo T1) o nello "spazio" (impresa in relazione ai concorrenti) dell'indice dà un'indicazione dell'efficacia dei fattori produttivi (capitale investito) in relazione ad un determinato volume di ricavi. Rappresenta con il ROS la disaggregazione del ROI. Infatti:

ROI = ROS \times ROT

dove ROS=RO/V e ROT= V/Ci da cui ROI=RO/Ci. (Ci capitale investito).

Rotazione (turnover). È il rapporto tra l'ammontare delle vendite e, alternativamente, una serie di voci dello stato patrimoniale. Si ha pertanto:

  1. la rotazione del magazzino e in questo caso, per motivi di omogeneità, nel rapporto, alle vendite si sostituisce il costo del venduto,
  2. la rotazione dei crediti,
  3. la rotazione del capitale circolante lordo,
  4. la rotazione delle attività totali.

L'indice di rotazione indica la velocità con la quale gli investimenti corrispondenti a ciascuna delle voci citate, si trasformano in denaro. Più alto è questo ratio minori sono i problemi finanziari dell'azienda.
Rotazione del capitale proprio. Rapporto fra l'ammontare del fatturato e il capitale proprio di un'azienda in un dato periodo.
Rotazione elevata. Generalmente, la ripetizione continua di operazioni soggette a commissione non giustificate dall'attività del cliente, come la frequente sostituzione di un finanziamento con un altro praticamente dello stesso tipo. Nel campo della gestione dei titoli, l'effettuare molteplici operazioni di compravendita per conto dei clienti, da parte di alcuni intermediari, con il fine di incrementare le commissioni percepite anziché ottimizzare la gestione del portafoglio.
ROTE (Return on tangible equity). E' un indicatore che misura la redditività operativa di una banca. Oggi questo indicatore è più usato del «Roe» (return on equity), perché meglio riflette l'operatività di una banca. Il «Rote» si calcola infatti dividendo l'utile netto per il patrimonio tangibile: cioè il patrimonio da cui sono esclusi gli attivi intangibili (come l'avviamento). Questa esclusione serve per meglio riflettere la reale profittabilità operativa di una banca. Più il «Rote» è elevato, più la banca ha una buona performance operativa.
Rottura. Movimento di prezzo che supera una linea di tendenza, sia verso il basso che verso l'alto. In questo caso non è più possibile la descrizione dell'andamento del prezzo.
Round tripping. Fenomeno per cui, in presenza di fattori distorsivi di varia natura, un operatore trova convenienza nel raccogliere fondi in un dato mercato per poi reinvestirli nello stesso mercato.
Royalty. Diritto di un proprietario di un'attività o di una merce o di un terreno o di qualsiasi altra cosa in esclusiva, di ricevere da parte di terzi che la sfruttano, un compenso prestabilito.
Rsi. Relative Strength Index. Oscillatore che misura l'intensità direzionale dei movimenti di mercato, consentendo di individuare situazioni di ipercomprato e di ipervenduto. In particolare, un valore dell.Rsi superiore a 70 fornisce un.indicazione di vendita per il titolo, mentre un valore inferiore a 30 rappresenta un.indicazione di acquisto.
R squared. Indicatore che evidenzia la forza di una tendenza.
Rumors. Si tratta di indiscrezioni di Borsa, notizie che circolano tra gli operatori di mercato e che possono influenzare l'andamento dei titoli.
Rwa (Risk weighted assets). Si tratta delle attività per cassa e fuori bilancio - strumenti derivati e garanzie - delle banche, classificate e ponderate in base a coefficienti legati ai rischi secondo le normative degli organi di vigilanza - Banca d'Italia - per il calcolo dei coefficienti di solvibilità. Determinare il valore di queste attività è fondamentale per il calcolo del Core Tier 1 ratio: tanto più che le Rwa sono elevate, maggiore sarà il libvello di patrimonializzazione necessario per avere un Core Toer 1 su livelli di sicurezza.



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S


Sabatini (legge) La Legge 1329/65, meglio nota come "Legge Sabatini", è in vigore da oltre trent'anni e manifesta tuttora la propria validità. Tale legge soddisfa due esigenze essenziali nel mercato dei beni strumentali: -quella dell'acquirente dilazionando gli esborsi di cassa con il minor gravame possibile di interessi passivi; - quella del venditore di espandere il fatturato offrendo le condizioni di pagamento più convenienti per la Clientela, con adeguata tutela del proprio rischio d'impresa attraverso la formula dello sconto "PRO-SOLUTO".
Sabatini (nuova). Vedi articolo.
Salario di riserva (Sr). Valore monetario di un'ora di tempo libero.
Saggio di rotazione del capitale (Capital turnover). In analisi finanziaria, è il rapporto tra il fatturato dell'esercizio e i mezzi propri. Viene utilizzato per valutare di quanto il capitale proprio di un'azienda è in grado di finanziare l'espansione delle attività.
SAL. Stato Avanzamento Lavori. Usato sia negli appalti pubblici sia per stabilire, nel conto economico di un bilancio, la competenza di un'attività in un esercizio.
Salario di riserva (Sr). Valore monetario di un'ora di tempo libero.
Salario minimo contrattuale. Retribuzione di base spettante ai lavoratori dipendenti di una certa categoria professionale e di un certo settore secondo i parametri fissati dai contratti collettivi.
Saldo (balance). Rappresenta la consistenza numerica di un conto ottenuta dalla somma algebrica di tutte le sue componenti. Nelle banche, saldo disponibile dei fondi presenti in un conto corrente dopo aver sottratto gli oneri di tenuta dello stesso, gli addebiti e i depositi non ancora accreditati.
Saldo corretto per il ciclo economico. Il saldo dei conti pubblici corretto per gli effetti del ciclo economico fornisce una stima del saldo che si registrerebbe qualora il sistema economico si collocasse sul suo sentiero di crescita tendenziale, senza presentare fluttuazioni cicliche.
Saldo delle operazioni correnti con il Resto del mondo. Nella contabilità nazionale, è l’eccedenza delle entrate sulle uscite del Paese per le transazioni correnti con l’estero (merci, servizi, redditi dei fattori e trasferimenti correnti).
Saldo disponibile. Il saldo di un conto corrente di fatto disponibile per il cliente. È rappresentato dalla somma presente nel conto alla quale si devono sottrarre i depositi non ancora accreditati.
Saldo dovuto. La somma di denaro che deve essere corrisposta a intervalli regolari quando si apre un credito o un mutuo ipotecario, e più generalmente la somma che parifica, in un conto, l'ammontare dei crediti e dei debiti.
Saldo finanziario. Differenza tra il flusso complessivo delle attività finanziarie e quello delle passività dei diversi settori istituzionali. Concettualmente corrisponde all’accreditamento o all’indebitamento netto del conto del capitale della contabilità nazionale. Discrepanze tra questi due saldi possono essere determinate dalle diverse fonti utilizzate.
Saldo giornaliero. Procedimento con il quale tutte le operazioni monetarie eseguite nel corso della giornata vengono compensate le une con le altre.
Saldo minimo. È l'ammontare di denaro che deve essere depositato in un conto corrente bancario perché questo sia fruttifero di interesse e perché possano essere effettuati i servizi bancari offerti dall'ente creditizio.
Saldo minimo di compensazione. Saldo minimo che un debitore è obbligato a tenere sul conto di finanziamento ottenuto, per compensare la banca delle spese di mantenimento del suddetto conto.
Saldo primario. Risultato economico dell'attività pubblica dello Stato. È espresso dalla differenza tra entrate e spese statali, escluse quelle per interessi sul debito pubblico.
Saldo strutturale. Saldo dei conti pubblici calcolato al netto degli effetti del ciclo economico e delle misure temporanee. Nelle analisi della Banca d’Italia gli effetti del ciclo economico sono stimati sulla base di una metodologia, descritta nella Relazione annuale sul 2000; essa tiene conto, oltre che del livello del prodotto, anche della sua composizione e della distribuzione del reddito. I criteri seguiti per identificare le misure temporanee sono descritti nella Relazione annuale sul 2006 (cfr. il paragrafo del capitolo 11: L’indebitamento netto nel 2006).
Saldo tendenziale. Saldo dei conti pubblici valutato nell’ipotesi di assenza di interventi da parte dell’autorità responsabile della politica di bilancio.
Salvataggio. Intervento effettuato da istituzioni bancarie o di carattere pubblico in soccorso di un'azienda privata per evitarne il fallimento tramite iniezioni di liquidità, concessione di prestiti agevolati o esenzione fiscale.
S and P 500. Indice (vedi) della Borsa di New York calcolato sui 500 maggiori titoli.
S and P MIB. S and P MIB è attualmente il più significativo indice azionario della Borsa italiana. È il paniere che racchiude le azioni delle 40 maggiori società italiane ed estere quotate sui mercati gestiti da Borsa Italiana. Lo SandP MIB è quotato dal 2 giugno 2004, ma la sua piena operatività si è avuta dal 20 settembre 2004, ultimo giorno di vita del MIB 30 (paniere di 30 azioni), che ha sostituito. L'indice è nato in seguito ad una partnership tra Borsa Italiana e Standard and Poor's da cui entrambi i partner hanno trovato reciproco vantaggio: Borsa Italiana si è liberata dall'incombenza di seguire, aggiornare e gestire (tecnicamente e metodologicamente) qualcosa che esulava dalla sua attività principale e ha garantito al suo indice una maggiore visibilità (data la notorietà di Standard and Poor's), Standard and Poor's ha potuto aggiungere al suo paniere di indici anche quello della borsa italiana, sopportando solamente un costo marginale data la struttura apposita della quale è dotata, al fine di garantire maggiore notorietà. L'indice di borsa S and P Mib costituisce il nuovo benchmark del mercato borsistico italiano e resta l'unico indice sottostante di prodotti derivati. Esso rappresenta all'incirca l'80% della capitalizzazione del mercato azionario italiano.
Saving bond. Titolo di Stato emesso dal governo degli Stati Uniti per finanziare il fabbisogno statale: offre una remunerazione variabile a seconda delle condizioni del mercato dei capitali.
Say, Jean-Baptiste. Economista francese (Lione 1767-Parigi 1832). È il maggior esponente del pensiero economico classico dell'Europa continentale. Avversario dell'autoritarismo napoleonico quanto ammiratore della Rivoluzione, diresse dal 1794 al 1799 l'importante periodico Décade philosophique, littéraire et politique, mentre nel 1820 gli fu affidata la prima cattedra di economia politica al Collège de France. Figlio dell'illuminismo, Say intese la teoria economica come una specie di fisiologia sociale che avrebbe dovuto scoprire le leggi naturali e al tempo stesso razionali dell'economia. La sua fama è legata alla cosiddetta “legge degli sbocchi” o legge di Say, secondo cui “l'offerta crea da sé la propria domanda”: in un sistema macroeconomico, tale legge viene desunta dall'osservazione che il potere d'acquisto a disposizione di chi domanda beni risulta uguale al valore dei beni prodotti. Ma se i mercati sono pienamente concorrenziali e la moneta non viene tesaurizzata, ciò implica che non si possono realizzare a livello aggregato crisi di sovrapproduzione. Infatti, allorché si verifichi su un mercato un eccesso di domanda (o di offerta), il movimento dei prezzi relativi sarebbe sufficiente a eliminare quello squilibrio. La validità della legge di Say, da contrapporre al principio della domanda effettiva, produce alcune importanti implicazioni: secondo questa impostazione, infatti, l'economia raggiunge naturalmente la posizione di equilibrio di piena occupazione; la moneta non è efficace sulle grandezze reali ma influisce solo sul livello medio dei prezzi, in accordo alla teoria quantitativa della moneta; lo Stato non deve intervenire in economia, secondo il principio del laissez faire. Un altro rilevante contributo di Say è nel campo della teoria delle scelte individuali: in un periodo in cui tutti i principali economisti seguivano la teoria del valore-lavoro, Say vide nell'utilità individuale la principale determinante del valore delle merci. In questo senso egli è stato un precursore della teoria microeconomica neoclassica.
Scadenza. Data di pagamento di una cambiale o rimborso di un prestito. È anche la data di pagamento degli interessi e di rimborso di capitale a fronte di un prestito obbligazionario.
Scadenza dell'opzione. Ultima data utile per l'esercizio dell'opzione.
Scadenza di rimborso. Indica il grado di subordinazione del prestito. In caso di liquidazione dell'ente emittente, infatti, i portatori dei titoli rappresentativi di un prestito con un basso grado di subordinazione (es. Lower Tier 3) saranno soddisfatti successivamente agli altri creditori che godono di un grado maggiore (es. Senior).
Scadenza prorogabile. Scadenza prorogabile Facoltà, in possesso del sottoscrittore di una obbligazione, di prorogare la durata della stessa fino a una data precisata contenuta nel bando di sottoscrizione originario.
Scadenze combacianti. Per un portafoglio di attività e passività sensibili ai tassi d'interesse, è la caratteristica di avere durate finanziarie tendenzialmente simili, così da bilanciare gli effetti positivi e negativi delle variazioni dei rendimenti di mercato. L'esempio più comune è dato da quelle banche che, nell'ambito di una politica di Asset Liability Management, tendono a coprire i finanziamenti a lungo termine con depositi altrettanto a lunga scadenza.
Scadenze non coincidenti. Per necessità o per scelta, il non fare coincidere le scadenze di due flussi finanziari dello stesso ammontare ma di segno contrario. La situazione opposta è definita Matching the maturities.
Scaduto. È un titolo giunto a scadenza, che quindi va rimborsato al suo valore nominale. Estensivamente, un titolo che non è più in esistenza.
Scala. È un termine che nell'ambito economico rappresenta la dimensione del volume di produzione di una società, per esempio la produzione su larga scala. Indica anche il complesso delle caratteristiche dei titoli, se riferito alle emissioni di obbligazioni seriali (serial bond), come il tasso della cedola, il numero dei titoli, la scadenza, il prezzo di offerta, ecc.
Scala di equivalenza (per redditi e consumi). Una scala di equivalenza è un insieme di coefficienti correttivi utilizzati per dividere la spesa per consumi o il reddito familiare in modo da ottenere un una spesa o un reddito “equivalente”, che tengano conto delle economie di scala realizzabili all’aumentare della ampiezza familiare. Nel caso della spesa per i consumi, la scala di equivalenza di riferimento è quella di Carbonaro che assegna un coefficiente pari a 0,60, a famiglie di 1 componente; 1,00 per 2 componenti; 1,33 per 3 componenti; 1,63 per 4 componenti; 1,90 per 5 componenti; 2,16 per 6 componenti e infine un coefficiente pari a 2,40 a famiglie di 7 e più componenti. Nel caso dei redditi familiari, si adotta la scala di equivalenza Ocse modificata che prevede per ciascuna famiglia un coefficiente correttivo pari alla somma di più coefficienti individuali:1 per il primo componente adulto, 0,5 per ogni altro adulto e 0,3 per ogni minore di 14 anni.
Scala di offerta. Sono i prezzi di emissione, o i rendimenti, di titoli obbligazionari a differenti maturità che dopo essere stati sottoscritti sono successivamente offerti al pubblico a intervalli, in base alla diversa durata.
Scala mobile. Con il termine scala mobile era chiamato fino agli anni Novanta il sistema di aggiornamento automatico della retribuzione da lavoro dipendente rispetto all'aumento del costo della vita.La scala mobile veniva calcolata seguendo l'andamento variabile dei prezzi di particolari beni di consumo (l'indice era l'IPC, indice dei prezzi al consumo), generalmente di larga diffusione, costituenti il cosiddetto paniere. Un'apposita commissione aveva il compito di determinare ogni tre mesi le variazioni del costo della vita utilizzando - come indice di riferimento - appunto le variazioni dei prezzi di tali beni. Accertata e resa uguale su base 100 la somma mensile necessaria per la famiglia tipo, in riferimento ad un dato periodo per l'acquisto dei prodotti del paniere, le successive variazioni percentuali dei prezzi dei beni di consumo divenivano i punti di variazione dell'indice stesso del costo della vita. Nel 1975 la scala mobile, applicata fino ad allora al solo settore industriale, venne unificata agli altri settori con un accordo considerato storico stipulato tra la Confindustria e le tre maggiori organizzazioni sindacali.. Fra i vari successivi interventi legislativi, quello maggiormente incisivo è stato quello concretizzato nel Decreto Legge 1º febbraio 1977 n. 12 che regola le Norme per l’applicazione dell'indennità di contingenza. Con esso è stato introdotto il divieto di corrispondere, a lavoratori di settori diversi, trattamenti retributivi di scala mobile più favorevoli rispetto a quelli previsti dall'accordo per il settore industriale (cosiddetta abolizione della "scala mobile anomala"). Dagli anni 2000, l'indennità di contingenza è confluita in un'unica voce retributiva, insieme al salario base previsto dai contratti nazionali per ogni livello di inquadramento. L'indennità è aggiornata, come minimo, a cadenza annuale. Invece, la scala mobile, indennità di contingenza, aggiornata ogni mese con l'inflazione corrente, è rimasta invariata per alcune categorie quali politici, magistrati, giornalisti, con reddito maggiore di 5 volte la pensione sociale INPS. Il 14 febbraio 1984 un decreto del Governo Craxi taglia 4 punti percentuale della Scala Mobile, convertendo un accordo delle associazioni imprenditoriali con Cisl e Uil. Al decreto farà seguito la conversione nella legge 219 del 12 giugno 1984. La scala mobile è stata definitivamente soppressa con la firma del protocollo triangolare di intesa tra il Governo Amato I e le parti sociali avvenuta il 31 luglio 1992. Con la scala mobile è stata abolita l'indennità di contingenza ed è stato introdotto per tutti i lavoratori dipendenti (dirigenti esclusi) l’Elemento Distinto della Retribuzione. La scala mobile non teneva conto di un altro parametro economico, che può essere più importante dello stesso fattore inflattivo: l'aumento del PIL, o valore aggiunto per le imprese, oppure, in termini equivalenti, l'aumento della produttività del lavoro. La produttività è intesa come guadagno operativo per addetto, non come fatturato per addetto, e quantifica appunto il valore aggiunto di ogni lavoratore. Un aumento dei salari al di sopra della produttività, anche se in linea con l'inflazione corrente, è causa di nuova inflazione, a meno che questo aumento derivi da una corrispondente riduzione degli utili aziendali, da un drenaggio di denaro dalle imprese ai dipendenti. Se l'utile rimane invariato, si genera un aumento della moneta circolante non corrisposto da una crescita della ricchezza prodotta, e una spirale inflazionistica. Viceversa, un aumento dei salari, anche al di sopra dell'inflazione, ma entro la crescita della ricchezza nazionale, è una redistribuzione ai lavoratori dei guadagni di produttività. Secondo la teoria monetarista, gli aspetti più rilevanti sono che:

  • il costo del lavoro non determini un aumento della moneta circolante;
  • di secondaria importanza, il costo del lavoro non cresca più della produttività e della ricchezza nazionale, più che il suo collegamento con l'inflazione.

Gli aumenti salariali andrebbero visti in contrapposizione a una riduzione dei profitti aziendali. Se l'economia cresce poco, è un semplice travaso di moneta. Se la crescita di PIL e produttività è sostenuta, crescono sia utili che salari, ma l'impresa comunque guadagna meno di quanto avrebbe ovviamente senza una reditribuzione ai dipendenti.
Scalata (buyout o take over). Acquisizione di una quota di azioni di una società tale da assumerne il controllo. Viene realizzata attraverso un'offerta pubblica d'acquisto o la negoziazione diretta con gli azionisti di riferimento. In alcuni casi si parla di scalata ostile per individuare un'operazione di acquisizione della maggioranza (assoluta o relativa) dei diritti di voto al fine di sottrarre il controllo della società all'attuale azionista di maggioranza contro la sua volontà.
Scalper. Genere di speculatore la cui attività speculativa è esercitata a brevissimo termine, anche meno di un minuto, ed è finalizzata a ottenere un profitto da variazioni anche contenute delle quotazioni di Borsa se conseguenti a un notevole volume di affari.
Scalping. Strategia di negoziazione mirata a realizzare ogni opportunità di guadagno nel brevissimo periodo lucrando anche i minimi differenziali che si creano nel contesto di un mercato volatile.
Scambio (awap). In generale si tratta dello scambio di beni di investimento differenti: nel mercato dei titoli è lo scambio di obbligazioni con diversa durata, qualità e rendimento (bond swap); nel mercato dei cambi è lo scambio di flussi di pagamento periodici in divise diverse (currency swap); nel mercato di capitali fa riferimento allo scambio di flussi di pagamento periodici nella stessa divisa, determinati da tassi di interessi diversi (interest rate swap).
Scarico. Vendita di titoli o di altri beni di investimento eseguita per ridurre le perdite in caso di ribasso dei prezzi, oppure per abbassare drasticamente le scorte di tali beni con ricavo di contante per utilizzi diversi.
Scarpa verde. Accordo preso dall'emittente con il sindacato di collocamento secondo il quale, nell'eventualità di una domanda elevata da parte degli investitori, chi ha emesso il titolo autorizzerà un incremento del quantitativo collocato.
Scarto dal Pil potenziale. Scarto fra il PIL effettivo e quello potenziale in un determinato periodo.
Scarto di emissione. Differenza tra il valore nominale di un titolo e il suo prezzo all’emissione.
Scarto di garanzia. Differenza fra il valore attribuito ai beni costituiti in pegno in un'operazione di anticipazione garantita e l'ammontare del credito accordato.
Scarto quadratico medio (Standard deviation). Radice quadrata della varianza, ossia della sommatoria degli scarti rispetto alla media al quadrato. Misura la dispersione di una variabile intorno al suo valore medio.
Schema di Ponzi. Lo schema di Ponzi (spesso confuso con lo schema piramidale o il marketing multilivello) è un modello economico di vendita truffaldino che promette forti guadagni alle vittime a patto che queste reclutino nuovi "investitori", a loro volta vittime della truffa. Lo schema di Ponzi permette a chi comincia la catena e ai primi coinvolti di ottenere alti ritorni economici a breve termine, ma richiede continuamente nuove vittime disposte a pagare le quote. I guadagni derivano infatti esclusivamente dalle quote pagate dai nuovi investitori e non da attività produttive o finanziarie. Il sistema è naturalmente destinato a terminare con perdite per la maggior parte dei partecipanti, perché i soldi "investiti" non dànno alcuna vera rendita né interesse, essendo semplicemente incamerati dai primi coinvolti nello schema che li useranno inizialmente per rispettare le promesse. La diffusione della truffa spesso diventa di tale portata da renderla palese, portando alla sua interruzione da parte delle autorità. Le caratteristiche tipiche sono:

  • Promessa di alti guadagni a breve termine
  • Ottenimento dei guadagni da escamotage finanziari o da investimenti di "alta finanza" documentati in modo poco chiaro
  • Offerta rivolta, all'epoca in cui fu architettata la truffa, ad un pubblico non competente in materia finanziaria
  • Investimento legato ad un solo promotore o azienda

Risulta evidente che il rischio di investimento in operazioni che sfruttano questa pratica è molto elevato. Il rischio è crescente al crescere del numero degli iscritti, essendo sempre più difficile trovare nuovi adepti. In Italia, Stati Uniti e in molti altri Paesi, questa pratica è un reato, essendo a tutti gli effetti una truffa. La tecnica prende il nome da Charles Ponzi, un immigrato italiano in USA che divenne noto per avere applicato una simile truffa su larga scala nei confronti della comunità di immigrati prima e poi in tutta la nazione. Ponzi non fu il primo ad usare questa tecnica, ma ebbe tanto successo da legarvi il suo nome coinvolgendo 40.000 persone e raccogliendo oltre 15 milioni di dollari. Lo schema di Ponzi si è sviluppato nel tempo in varianti più complesse, pur mantenendo la stessa base teorica e continuando a sfruttare l'avidità delle persone. Nel 2008 il finanziere Bernard Madoff truffò i rispiramiatori di ben 50.000 milioni di dollari grazie allo schema di Ponzi.
Schumpeter Joseph Alois. Joseph Alois Schumpeter (Triesch, 8 febbraio 1883 – Taconic, 8 gennaio 1950) è stato un economista austriaco, tra i maggiori del XX secolo. L'apporto più originale e caratterizzante dato da Schumpeter alla teoria economica è, probabilmente, costituito dalla sua concezione dello sviluppo. Opera che, nonostante la sua geniale originalità. Nella sua opera prima, L'essenza e i contenuti fondamentali dell'economia teorica (1908), aveva sostenuto l'affinità dell'economia alle scienze naturali, sostenendo che il suo studio dovesse essere tenuto separato da quello delle scienze sociali. Seguiva così le concezioni di Léon Walras, l'economista da lui più stimato, padre della prima formulazione completa della teoria di equilibrio economico generale, secondo cui il sistema economico si adattava ai fattori esogeni (istituzioni, evoluzioni politiche, eventi storici, ecc.) ed endogeni (preferenze dei consumatori, sviluppo tecnico, ecc.), tendendo all'equilibrio. Ma Schumpeter andò oltre: con il basilare Teoria dello sviluppo economico (1912), l'economista austriaco aggiunse a questo approccio "statico", un approccio "dinamico", adatto a spiegare la realtà dello sviluppo. Ecco l'originale definizione di sviluppo data da Schumpeter: «Ogni produzione consiste nel combinare materiali e forze che si trovano alla nostra portata. Produrre altre cose o le stesse cose in maniera differente, significa combinare queste cose e queste forze in maniera diversa». In un'ipotetica economia basata sul modello statico, i beni vengono prodotti e venduti secondo la mutevole domanda dei consumatori e il ciclo economico assorbe le influenze della storia, ma i prodotti scambiati rimangono sempre gli stessi, le strutture economiche non mutano, eccetera. Schumpeter fa notare che questo modello di economia non corrisponde alla realtà e lo supera con il già menzionato approccio "dinamico", in cui un nuovo soggetto, l'imprenditore, introduce nuovi prodotti, sfrutta le innovazioni tecnologiche, apre nuovi mercati, cambia le modalità organizzative della produzione. L'imprenditore può fare questo in quanto dispone dei capitali messigli a disposizione dalle banche, che remunera con l'interesse, ossia una parte del profitto aggiuntivo realizzato grazie all'innovazione. La teoria delle innovazioni, come strumento di crescita, consente a Schumpeter di spiegare l'alternarsi, nel ciclo economico, di fasi espansive e fasi recessive. Le innovazioni, infatti, non vengono introdotte in misura costante, ma si concentrano in alcuni periodi di tempo - che, per questo, sono caratterizzati da una forte espansione - a cui seguono le recessioni, in cui l'economia rientra nell'equilibrio di flusso circolare. Un equilibrio però, non uguale a quello precedente, ma mutato dall'innovazione. Le fasi di trasformazione sotto la spinta di innovazioni maggiori vengono definite da Schumpeter di "distruzione creatrice" (o "distruzione creativa"), alludendo, con questa espressione, al drastico processo selettivo che le contraddistingue, nel quale molte aziende spariscono, altre ne nascono, e altre si rafforzano.
Scissione. Operazione societaria mediante la quale un'impresa (detta scissa) divide tutto o parte delle sue attività o passività, per trasferirle ad un'altra impresa (detta beneficiaria), già esistente o di nuova costituzione. Ne esistono di due tipi: scissione totale, quando l'intero patrimonio dell'impresa scissa viene trasferito alla beneficiaria, e scissione parziale quando parte del patrimonio della scissa viene trasferito a una o più beneficiarie.
Scompenso di liquidità (Liquidity gap). Situazione finanziaria caratterizzata da un'insufficienza di mezzi liquidi per fra fronte agli impegni correnti.
Sconto. Procedura di emissione e quotazione dei Buoni del Tesoro, il cui prezzo è più basso del valore nominale che è anche il valore di rimborso. Nel campo dei finanziamenti bancari, il prestito concesso per il valore attuale stimato al tasso di impiego dell'ammontare che dovrà essere rimborsato alla scadenza. Più in generale, la differenza di prezzo tra due titoli paragonabili, come un'azione ordinaria e un'azione di risparmio. Nel settore cambi, la diminuzione di valore che va applicata al cambio spot per poter definire il cambio a termine, dovuto al differenziale negativo dei tassi d'interesse delle due divise. Infine, a livello commerciale, la detrazione dell'interesse anticipato dall'ammontare di un credito commerciale attuata per l'erogazione immediata della somma che sarà disponibile alla scadenza.
Sconto a termine. Quando il cambio a termine di una divisa nei confronti di un'altra è inferiore rispetto a quello a pronti, o spot, a causa del differenziale d'interesse tra le due divise.
Sconto commerciale. Vendita di titoli di credito commerciale, o trasmissione degli stessi come garanzia a chi eroga il prestito, per ottenere denaro contante. Utilizzata come forma di finanziamento aziendale a breve termine. La vendita diretta di titoli di credito commerciale viene chiamata Factoring.
Sconto di credito. Nella cessione del credito, per sconto di creditosi intende il contratto con il quale una banca (detta scontante) anticipa al cliente (detto scontatario), deducendo l'interesse, l'importo di un credito non ancora scaduto mediante cessione dello stesso (artt 1858 e seguenti del codice civile). Generalmente per sconto si intende il minor prezzo pagato dallo scontante, a fronte di un beneficio concesso allo scontatario.
Sconto non ammortizzato. Lo sconto non ammortizzato è dato, nelle emissioni di titoli obbligazionari, dalla differenza tra il prezzo di rimborso e il prezzo ricavato dal collocamento presso gli investitori, al netto delle quote del prestito ammortizzate durante il periodo di esistenza dello stesso.
Sconto titoli. Nelle operazioni di acquisto di titoli con scadenza futura, lo sconto è la differenza fra il prezzo pagato ed il prezzo di rimborso finale. Alla scadenza del titolo l'acquirente incassa il prezzo di rimborso finale. La differenza tra quest'ultimo e il prezzo di acquisto del titolo rappresenta lo sconto ed è la remunerazione per aver anticipato al venditore la somma da questi incassata. Lo sconto si applica anche alle cambiali: chi riceve in pagamento o in girata una cambiale può scegliere se incassarne l'importo alla scadenza oppure se accettare una somma inferiore a quella dovutagli, cedendo a terzi (di solito una banca o altra istituzione finanziaria) il titolo. L'acquirente del titolo nel determinare la misura dello sconto applica un tasso di sconto moltiplicando il valore della cambiale per 1/(1-td) dove t=tempo e d=tasso di sconto (d=discount).
Sconto interessi. Nella restituzione anticipata di un prestito o di un mutuo, lo sconto corrisponde a una quota, in genere percentuale, sugli interessi che si sarebbero ancora pagati se non fosse intervenuta l'anticipazione del saldo. In pratica, all'erogazione di un prestito o di un mutuo viene redatto un piano di ammortamento, nel quale è definito per ciascuna scadenza dei rimborsi rateali, l'ammontare del capitale residuo e degli interessi residui. Se il rimborso viene arrestato ad un certo momento del piano di ammortamento poiché il mutuatario desidera restituire l'intero capitale residuo, degli interessi che avrebbe continuato a pagare ne paga comunque una parte al prestatore, a indennizzo del mancato guadagno (e del lucro cessante).
Sconto commerciale. Nella pratica del commercio, lo sconto è quella riduzione del prezzo di vendita, praticata per spingere l'acquirente a compiere scelte più vantaggiose per entrambi. Lo sconto viene concesso per incentivare una vendita, in cambio di un pagamento immediato anzichè di un pagamento a termine, per cedere più facilmente merce invenduta o per indurre l'acquirente ad acquistare una maggiore quantità di beni. In Italia la concessione di sconti generalizzati alla clientela da parte dei negozianti al dettaglio (saldi), è subordinata ad apposita regolamentazione comunale, che disciplina i periodi nei quali è possibile effettuare la vendita con queste modalità. Nel commercio all'ingrosso lo sconto è solitamente concesso (ad altri grossisti o a dettaglianti) per volumi di merce venduta, al fine di incentivare un sempre maggiore approvvigionamento, che per il venditore in genere corrisponde a un abbattimento del costo unitario di produzione. Oppure viene concesso per facilitare lo smaltimento di merce la cui commerciabilità sia diminuita per ragioni di concorrenza, obsolescenza o comunque caduta dei segnali di domanda.
Scoperto (Overdraft). Rappresenta la differenza tra i prelievi che sono stati effettuati in un conto corrente e il saldo disponibile a una certa valuta. Nel caso sia concesso dalla banca, l'overdraft diventa un metodo di finanziamento aziendale.
Scoperto infragiornaliero. Credito accordato, a fronte del versamento di titoli a garanzia, dalla Banca centrale a un ente creditizio per un periodo inferiore a una giornata, attivato con l’avvio del Regolamento lordo (BIREL) nel giugno 1997.
Scorporazione. La divisione di una parte dei beni di un'azienda in una nuova entità giuridica, i cui titoli sono distribuiti ai detentori delle quote azionarie della società originaria.
Scorporo delle cedole. Serve a indicare una tecnica di gestione dei titoli a reddito fisso già esistenti che sfrutta caratteristiche e vantaggi degli zero coupon. Le cedole vengono separate dai titoli: sia cedole che titoli divengono così del tutto simili agli zero coupon.
Scorte. Vedi magazzino.
Scorte cuscinetto (Buffer stocks). Giacenze di prodotti detenute allo scopo di smorzare l'impatto delle oscillazioni di prezzo.
Script dividend. I dividendi script permettono agli investitori di ricevere nuove azioni al posto del pagamento della cedola; essi non hanno alcuna influenza positiva sulla disciplina di capitale di una società. L’azienda emette semplicemente più azioni, quindi non c’è un effetto disciplinante sulla liquidità disponibile per i nuovi investimenti. Inoltre i dividendi script non danno necessariamente un’indicazione circa la salute di un’azienda. Una società può offrire uno script dividend senza curarsi della propria situazione finanziaria perché questo tipo di dividendo non incide sulla liquidità di cassa. Se aggiungiamo gli effetti della diluizione che deriva dal maggior numero di azioni, i dividendi script offrono una povera alternativa rispetto ai reali dividendi cash.
Scuola di Chicago. La scuola di economia di Chicago è una scuola di pensiero, elaborata da alcuni professori dell'università di Chicago, basata su una descrizione delle istituzioni economiche pubbliche e private contemporanee, promuove inoltre ipotesi di riforme in senso liberale e liberista dell'economia. È osservabile una tendenza al libero mercato ma non è esclusa, in costanti e determinate situazioni, l'azione dell'intervento governativo e statale. I maggiori esponenti di tale scuola furono i premi Nobel Milton Friedman e George Stigler. L'atteggiamento economico di tale scuola fa da ponte tra la scuola neoclassica e la scuola austriaca. Gli insegnamenti della scuola di Chicago sono anche chiamati neoliberisti e caratterizzarono le politiche economiche dei governi statunitensi del presidente Ronald Reagan e del governo inglese del primo ministro Margaret Tathcher. I "Chicago Boys" furono un gruppo di giovani economisti cileni formati presso l'università di Chicago sotto l'egida di Milton Friedman e Arnold Harberger. Successivamente vennero assunti nell'amministrazione del ministero dell'economia cileno presieduto dal tecnico Josè Pinera durante il regime militare di Augusto Pinochet. Le politiche del ministero di Pinera si caratterizzarono per il processo di privatizzazione e liberalizzazione dell'economia del paese a seguito delle riforme colletiviste del governo di Salvatore Allende. Fu varata inoltre un'importante riforma del sistema pensionistico, basata sulla liberalizzazione e privatizzazione del monopolio pubblico della previdenza pensionistica. Tale sistema pensionistico è stato recentemente recepito anche da altri paesi. La teoria dei Chicago boys è stata applicata per anni in tutto il mondo e soprattutto in quei paesi che chiedevano prestiti al F.M.I.
SEAQ International (Stock Exchange Automated Quotations International). Circuito telematico dell’International Stock Exchange di Londra per la contrattazione all’ingrosso di titoli azionari esteri.
SEC (Securities and Exchange Commission). E' la Consob statunitense.
Seceti-ICCREA. Seceti spa e ICCREA (Istituto Centrale delle Casse Rurali e Artigiane) offrono servizi per il trattamento dei pagamenti al dettaglio rispettivamente al sistema delle banche popolari e a quello delle banche di credito cooperativo.
Secondo sottoscrittore. Membro, non "lead manager", del sindacato (consorzio) di emissione di un prestito, il quale garantisce il collocamento di una quota dello stesso. Su tale quota percepisce una commissione detta "underwriting fee", oltre alla normale commissione a fronte dei titoli effettivamente collocati
Second stage financing. E' il capitale per l'iniziale espansione di un'impresa che produce e vende i propri prodotti; generalmente è utilizzato per creare liquidità, capitale circolante e per le spese legate all'apertura di nuovi mercati.
Securitization. Processo di sostituzione dei tradizionali prestiti bancari, con forme di finanziamento rappresentate da titoli negoziabili. E' una delle cause della disintermediazione bancaria su scala mondiale.
Security. Locuzione inglese che indica il valore mobiliare in generale. Nel gergo finanziario viene impiegato nel senso più ristretto di azione o obbligazione.
Sede legale. Di una società, luogo in cui dall'atto costitutivo e dal registro delle imprese essa risulta avere il centro della propria attività.
Seed financing. E' il capitale fornito all'imprenditore che deve ancora avviare o ha appena avviato la sua attività. Di solito il seed financing viene erogato sulla base di un concept (una business idea) che non ha ancora preso la forma di un business plan vero e proprio.
Seggio. Definisce la postazione operativa che permette di operare direttamente nel mercato borsistico, negli ambienti destinati alla contrattazione.
Segmentazione. Suddivisione e raggruppamento di mutui ipotecari in aggregati omogenei per caratteristiche quali: pagamento, condizioni, durata. Per esempio una segmentazione del mercato di mutui ipotecari è data dalle Collateralized mortgage obligations.
Segmentazione del mercato. Situazione di imperfetto equilibrio in cui i corsi di strumenti finanziari comparabili differiscono fra i vari comparti del mercato.
Segmento di mercato. Borsa Italiana ripartisce gli strumenti finanziari negoziati nei comparti MTA ed MTAX in segmenti omogenei in base alla loro capitalizzazione. Nell'ambito di ciascun segmento gli strumenti finanziari possono essere ripartiti in classi omogenee dal punto di vista delle modalità e degli orari di negoziazione, tenendo conto della frequenza degli scambi e del controvalore medio giornaliero negoziato.
Segmento lungo. È la parte di una posizione composta in strumenti derivati, che permette di trarre un profitto dal rialzo dei prezzi. Nell'acquisto di uno straddle, per esempio, il long leg è dato dall'opzione call, mentre l'opzione put viene invece chiamata "short leg".
Segreto bancario. Obbligo di mantenere segreti i rapporti intercorsi tra una banca e i suoi clienti e di evitare rivelazioni sugli stessi ad altri clienti. Fanno eccezione, a parte il consenso del cliente, indagini penali, civili o tributarie, qualora ci sia ufficiale richiesta da parte degli organi preposti.
Seller. Venditore di un'opzione. Colui che cede a un'altra parte (buyer), in cambio del pagamento di un premio, il diritto di acquistare o vendere una determinata quantità di attività reale o finanziaria entro/a una data prestabilita.
Semestrale (Interim results). Prospetto che segue la stessa struttura del bilancio di esercizio e che le società quotate sono tenute a pubblicare.
Sempre verde. Particolare forma di prestito con la quale una banca mette a disposizione del proprio cliente una linea di credito per una durata non predeterminata.
Sensibile ai tassi. È una grandezza economica il cui valore è legato al livello dei tassi d'interesse, per esempio un titolo obbligazionario.
Sensitivity analysis. Studia il rapporto che intercorre tra le grandezze economiche e le variabili aziendali, individuando così la relazione tra le due variabili.
Sentenza dichiarativa di fallimento. Secondo il disposto dell’art. 16, nuova formulazione, la sentenza dichiarativa di fallimento, pronunciata in camera di consiglio, adempie a una serie di funzioni; tra queste possiamo ricordare, innanzitutto, l’individuazione, da parte del tribunale, tanto del giudice delegato per la procedura, quanto del curatore fallimentare. Oltre a imporre al fallito il deposito dei documenti elencati all'articolo 16 (qualora non vi abbia già provveduto), la sentenza de quo stabilisce il luogo, il giorno e l'ora dell'adunanza in cui si procederà all'esame dello stato passivo, nonché assegna ai creditori e ai terzi, che vantano diritti reali o personali su cose in possesso del fallito, il termine perentorio per la presentazione in cancelleria delle domande di insinuazione. Entro il giorno successivo al deposito in cancelleria, poi, la sentenza che dichiara il fallimento è notificata al debitore ed è comunicata per estratto al curatore e al richiedente il fallimento. La sentenza è altresì annotata presso l'ufficio del registro delle imprese ove l'imprenditore ha la sede legale e, se questa differisce dalla sede effettiva, anche presso quello corrispondente al luogo ove la procedura è stata aperta.
Sentimento. Gli analisti economici tentano di individuare quale sia la tendenza psicologica degli operatori dall'esame di variabili come il mutamento dei prezzi e il volume delle contrattazioni.
Senza garanzia. Cessione di un titolo di credito in cui il cedente non garantisce l’obbligazione in caso di insolvenza da parte dell’emittente del titolo. In questo modo il compratore del titolo ne acquisisce il rischio.
Senza interesse. È un prestito concesso gratuitamente, dove non è prevista nessuna corresponsione di interesse. La forma più comune è quella del prestito di titoli tra intermediari allo scopo di coprire posizioni scoperte della clientela.
Senza rimborso anticipato. È un'obbligazione non rimborsabile in anticipo dall'emittente rispetto alla data determinata dal piano di emissione del titolo. L'intervallo minimo di non redimibilità dei titoli obbligazionari statunitensi è solitamente di cinque anni.
Senza scopo di lucro. Fondazione o associazione il cui fine è quello di esercitare un'attività i cui proventi non sono successivamente distribuiti ai partecipanti al sodalizio, ma destinati a opere di beneficienza. Le università americane sono un tipico esempio di associazioni senza scopo di lucro.
Senza valutazione. Nelle agenzie specializzate nella valutazione della solvibilità e della bontà dei prestiti obbligazionari è il termine usato per indicare i titoli obbligazionari che non sono stati oggetto di valutazione, sui quali la società di analisi, quindi, non emette nessun tipo di giudizio.
S e P 500. Uno degli indici della Borsa di New York, è calcolato sui 500 titoli a maggiore capitalizzazione.
SEPA. La SEPA (Single Euro Payments Area – Area unica dei pagamenti in euro) è un progetto promosso dalla Banca centrale europea e dalla Commissione europea della cui realizzazione è responsabile il Consiglio europeo per i pagamenti (vedi). La SEPA mira a estendere il processo d’integrazione europea ai pagamenti al dettaglio in euro effettuati con strumenti diversi dal contante (bonifici, addebiti diretti e carte di pagamento), con l’obiettivo di favorire l’efficienza e la concorrenza all’interno dell’area dell’euro. In concreto i cittadini europei hanno la possibilità di effettuare pagamenti a favore di beneficiari situati in qualsiasi paese dell’area dell’euro, utilizzando un singolo conto bancario e un insieme di strumenti di pagamento armonizzati (vedi: Strumenti di pagamento SEPA). Nell’ottica SEPA, tutti i pagamenti al dettaglio in euro sono considerati “domestici”, venendo meno la distinzione fra pagamenti nazionali e transfrontalieri all’interno dell’area dell’euro.
Separazione (strip). Procedura di separazione della parte cedolare di un titolo obbligazionario da quella del capitale che origina un titolo sintetico Zero coupon, e a titoli che danno diritto fino alla scadenza a pagamenti periodici prefissati delle cedole. Tale procedura è frequente nei titoli garantiti da mutui ipotecari, quando si formano titoli Io (Interest only, solo pagamento di interesse) e Po (Principal only, rimborso delle quote capitale in un'unica soluzione). È quindi definito stripping nell'ambito dei titoli azionari l'acquisto di titoli per riscuotere dividendi.
Serie. Contratti di option relativi allo stesso strumento sottostante con il medesimo prezzo di esercizio e scadenza. Nei prestiti obbligazionari uno dei settori in cui è strutturata l'emissione che si contraddistingue da connotazioni proprie di durata, cedola e prezzo differenti da quelle delle altre serie appartenenti alla stessa emissione.
Serie di opzioni. Tutti contratti di option che hanno per oggetto il medesimo bene d'investimento, aventi lo stesso prezzo di esercizio e la stessa scadenza. I successivi acquisti e vendite di opzioni facenti parte della stessa serie si elidono, non rendendo necessario l'esercizio reciproco dei contratti.
Serie storica. Successione di dati statistici che rilevano l'intensità o la frequenza di una variabile in riferimento a modalità di tempo.
Servicer. Intermediario vigilato dalla Banca d’Italia (società finanziaria iscritta nell’elenco speciale ex art. 107 TUB o banca) cui, in base alle previsioni della legge 30.4.1999, n. 130, è affidata la verifica della “conformità delle operazioni di cartolarizzazione alla legge e al prospetto informativo” oltre all’esecuzione delle attività di riscossione dei crediti ceduti e i connessi servizi di incasso e pagamento.
Servizi di intermediazione finanziaria misurati indirettamente. Rappresentano per convenzione la differenza tra gli interessi sui crediti (impieghi) e quelli sui debiti (depositi). In passato erano calcolati per il complesso delle branche produttive e costituivano una posta correttiva del valore aggiunto dell’intera economia. Attualmente sono calcolati separatamente per i singoli settori istituzionali, consentendo una più corretta misurazione del risultato lordo di gestione, quindi del valore aggiunto, sia delle imprese, sia delle famiglie.
Servizi di sportello (Front office). In una banca, settore preposto all'esecuzione delle varie operazioni a diretto contatto con la clientela.
Servizi vari. Sono i servizi offerti da una banca che non fanno parte di quelli tipici della raccolta o del finanziamento, e che quindi comportano un costo fissato a forfait per il cliente. Sono degli esempi l’incasso di assegni, l’effettuazione di bonifici, ecc.
Servizio del debito. Si riferisce al pagamento degli interessi e delle rate di ammortamento sul debito accumulato.
Servizio del debito netto (DK). Nella contabilità nazionale liberale è' la differenza tra i redditi da capitale in uscita dalla PA e quelli in entrata. dato il valore molto basso di questi ultimi, il suo ammontare non si discosta molto dal servizio del debito in senso stretto.
Servizio di compensazione e di liquidazione delle operazioni su strumenti finanziari. Servizio gestito dalla Banca d’Italia e finalizzato a consentire la compensazione e il regolamento delle transazioni su strumenti finanziari stipulate sui diversi mercati. Il servizio è stato dismesso il 23 gennaio 2004 in seguito all’avvio di Express II (vedi).
Settore. Insieme di società raggruppabili in una medesima categoria per il tipo di attività svolta.
Settore azionario. È il gruppo di titoli azionari che possono essere raggruppati in una categoria omogenea, grazie alle caratteristiche delle società emittenti. Un esempio di settore e quello delle costruzioni, delle assicurazioni, ecc.
Settore chiave. Settore economico considerato di primaria importanza nell'attività industriale di una nazione, come il settore automobilistico nella maggior parte dei Paesi sviluppati, o il settore estrattivo nei Paesi produttori di petrolio.
Settore detentore delle attività monetarie e finanziarie. Nella definizione adottata dal SEBC include gli Altri residenti (vedi) e le Altre Amministrazioni pubbliche (vedi).
Settore market. Insieme dei settori istituzionali eccetto la PA.
Settore pubblico. Settore statale, altri enti delle Amministrazioni centrali, Amministrazioni locali ed Enti di previdenza. Gli enti minori centrali, locali e previdenziali non corrispondono esattamente a quelli utilizzati dall’Istat nel definire le Amministrazioni pubbliche (vedi lo schema alla voce: Operatore pubblico).
Settore pubblico (non market). Settore istituzionale della PA.
Settore pubblico allargato. Comprende la PA e gli altri enti e imprese soggetti a un controllo diretto o indiretto da parte di qualche ente pubblico.
Settore primario. Nei calcoli del risparmio comprende: famiglie, società finanziarie e non finanziarie.
Settore statale. Stato (bilancio e tesoreria), Cassa DD.PP., Agenzia per la promozione dello sviluppo del Mezzogiorno (soppressa dal 15 aprile 1993, ai sensi del DL 3.4.1993, n. 96), ex Aziende autonome dell‘Amministrazione centrale. Tra le passività del settore statale sono incluse quelle relative alle altre ex Aziende autonome, il cui onere è stato posto a carico dello Stato (vedi lo schema alla voce: Operatore pubblico).
Settori istituzionali. Raggruppamenti di unità istituzionali che manifestano autonomia e capacità di decisione in campo economico - finanziario e che, fatta eccezione per le famiglie, tengono scritture contabili separate. Il Sistema europeo dei conti (SEC95) classifica le unità istituzionali in base alla funzione principale e alla tipologia del produttore. L’articolazione in settori istituzionali dei Conti finanziari è la seguente: 1) Società non finanziarie. Comprende le società e quasi-società private e pubbliche: tra queste ultime figurano le aziende autonome, le Ferrovie dello Stato, le aziende municipalizzate e consortili, le imprese a partecipazione statale, le altre imprese pubbliche. Per quasi-società si intendono quelle unità che, pur essendo prive di personalità giuridica, dispongono di contabilità completa e hanno un comportamento economico separabile da quello dei proprietari; esse comprendono le società in nome collettivo e in accomandita semplice, nonché le società semplici e di fatto e le imprese individuali con più di 5 addetti. 2) Società finanziarie. Si articola in quattro sottosettori: 2.1) Istituzioni finanziarie monetarie 2.2) Altri intermediari finanziari. Comprende società di finanziamento, SIM, società fiduciarie di gestione, fondi comuni e Sicav, altri OICR, altre imprese finanziarie; 2.3) Ausiliari finanziari. Comprende le unità istituzionali la cui funzione principale consiste nell’esercitare
attività strettamente connesse all’intermediazione finanziaria, ma non costituenti esse stesse intermediazione finanziaria. Vi appartengono autorità centrali di controllo dei mercati finanziari, quali la Consob e l’Isvap, enti vari preposti al funzionamento dei mercati, associazioni tra banche e tra imprese finanziarie e assicurative, società che gestiscono fondi comuni, mediatori e promotori finanziari, agenti di cambio con più di un addetto. 2.4) Imprese di assicurazione e fondi pensione. 3) Amministrazioni pubbliche. Si articola in tre sottosettori: 3.1) Amministrazioni centrali; 3.2) Amministrazioni locali; 3.3) Enti di previdenza e assistenza sociale. 4) Famiglie e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. Comprende gli individui o i gruppi di individui nella loro funzione di consumatori o in quella di produttori di beni e servizi, purché il loro comportamento economico e finanziario non sia tale da configurare una quasi-società. 5) Resto del mondo.
SGR (Società gestione risparmio). Sigla che indica le società di gestione del risparmio che amministrano i soldi versati dai sottoscrittori (piccoli e medi investitori) prevalentamente in fondi conuni di investimento.
Shock dal lato dell'offerta. Fattore perturbativo del mercato proveniente dalle fonti di approvvigionamento di un dato prodotto.
Shock petrolifero. Fase di forte inflazione collegata a un rincaro dei prezzi del petrolio. Importanti le crisi dovute a uno shock petrolifero del 1973 e del 1979.
Shoulder bond. Obbligazione ottenuta esercitando un'opzione.
SIA-SSB. Il nuovo gruppo SIA-SSB, che nasce dalla fusione per incorporazione di SIA (Società Interbancaria per l’Automazione) in SSB (Società per i Servizi Bancari), è operativo da maggio 2007. Esso gestisce la Rete nazionale interbancaria (vedi) e offre servizi di basi dati a supporto del sistema dei pagamenti; gestisce le piattaforme per i mercati finanziari italiani e per il sistema di compensazione europeo STEP 2 (vedi); fornisce servizi di compensazione al dettaglio per i pagamenti da regolare in BI-Comp (vedi); tratta operazioni con carte di debito e credito.
SIC. Standard Interpretation Committee; struttura della IASCF che elabora le interpretazioni dei princìpi contabili internazionali.
SICAV (Società di investimento a capitale variabile). Società assimilabile a un fondo comune di investimento aperto, con la differenza che il sottoscrittore assume la figura di socio, con la possibilità di influire, mediante l'esercizio del diritto di voto, sulla politica gestionale.
SICAV armonizzate. Sicav che rispondono agli stessi requisiti richiesti per i Fondi comuni armonizzati (vedi).
Sifi. Systematically important financial institutions. Sinonimo di Tbtg: Too big to fail.
Signoraggio. Per signoraggio viene comunemente inteso l'insieme dei redditi derivanti dall'emissione di moneta. Con riferimento all'euro il reddito da signoraggio generato dall'emissione della moneta è definito come reddito originato dagli attivi detenuti in contropartita delle banconote in circolazione e viene ricompreso nel calcolo del reddito monetario che, secondo l'articolo 32.1 dello Statuto del SEBC, è “Il reddito ottenuto dalle Banche Centrali Nazionali nell'esercizio delle funzioni di politica monetaria del Sistema Europeo delle Banche Centrali. STORIA...Nell'antichità, quando la base monetaria consisteva di monete in metallo prezioso, chiunque disponesse di metallo prezioso poteva portarlo presso la zecca di Stato, dove veniva trasformato in monete con l'effigie del sovrano. I diritti spettanti alla zecca e al sovrano erano esatti trattenendo una parte del metallo prezioso. Il signoraggio in tale contesto è dunque l'imposta sulla coniazione, noto anche come diritto di zecca. Il valore nominale della moneta e il valore intrinseco delle monete non coincidevano, a causa del signoraggio e dei costi di produzione delle monete. L'imposta sulla coniazione poi serviva a finanziare la spesa pubblica. Nel caso in cui lo Stato possedesse miniere di metallo prezioso, il signoraggio coincideva con la differenza tra il valore nominale delle monete coniate e i costi per estrarre il metallo prezioso e coniare le monete. Già con i romani, da Settimio Severo si può parlare di signoraggio: questo imperatore dimezzò la quantità di metallo prezioso contenuto nelle monete, mentre lasciò invariato il valore nominale. Con la rivoluzione industriale si assiste al graduale abbandono dei sistemi monetari fondati sui metalli preziosi e sulla convertibilità delle monete in metalli preziosi. La crescita degli scambi economici provocata dalla rivoluzione industriale rese necessario l'uso di monete la cui offerta potesse essere regolata a piacimento dalle banche centrali e non fosse vincolata dalla limitata disponibilità di metalli preziosi. Inoltre l'affermarsi di talune monete, sempre più diffuse e accettate negli scambi internazionali, rese obsoleto il ricorso ai metalli preziosi per regolare tali scambi. Infine l'affermazione del biglietto di banca e di altre forme di pagamento svincolate dall'uso di metalli preziosi si spiega con la praticità dei sistemi di pagamento che non obbligano a trasferire ingenti quantità di pesante metallo prezioso.
SIM (Società di investimento mobiliare). Intermediario finanziario che può operare sui mercati finanziari per conto proprio o per conto terzi. Relativamente al mondo dei fondi, le Società di Investimenti Mobiliare fungono da distributori.
Simbolo del titolo. Insieme di caratteri alfanumerici che permette di identificare il nome di un titolo, abbreviandone generalmente la lunghezza e rendendo così più agevole la comunicazione dei prezzi.
Sindacato di distribuzione. Insieme di caratteri alfanumerici che permette di identificare il nome di un titolo, abbreviandone generalmente la lunghezza e rendendo così più agevole la comunicazione dei prezzi.
Sindacato di emissione. Accordo con il quale due o più istituzioni si propongono di collocare presso il pubblico o presso determinati investitori istituzionali i titoli azionari o obbligazionari emessi da una società.
Sindacazione. Indica una collaborazione tra soggetti per poter realizzare un progetto comune: nuove emissioni di titoli azionari, finanziamenti sindacati per grandi opere, sono alcune delle operazioni che vengono maggiormente effettuate.
Sistema aureo. Il sistema aureo o gold standard è un sistema monetario nel quale la base monetaria è data da una quantità fissata d'oro. Si possono distinguere tre casi: nel primo l'oro viene usato direttamente come moneta (circolazione aurea); nel secondo viene usata cartamoneta totalmente convertibile in oro, dal momento che il valore in oro della moneta complessivamente emessa è pari alla quantità di oro conservata dalla banca centrale (circolazione cartacea convertibile totalmente in oro); infine, nel terzo caso, le banconote sono convertibili solo parzialmente, risultando il valore della quantità di banconote emessa un multiplo del valore dell'oro posseduta dallo stato (circolazione cartacea convertibile parzialmente in oro). Nel caso una moneta sia convertibile in un'altra moneta, a sua volta convertibile in oro, si parla di gold exchange standard.
Sistema della Federal Reserve. È l'autorità centrale della politica monetaria americana costituita da dodici differenti banche e da un certo numero di filiali. Il capitale delle banche che appartengono a questo sistema è in possesso delle banche nazionali statunitensi aventi la stessa localizzazione territoriale.
Sistema di Bretton Woods. Insieme di accordi economico-finanziari presi da più di 40 Paesi nel corso di una conferenza tenutasi nel 1944 a Bretton Woods, nella quale, tra l'altro, furono creati il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale.
Sistema di compensazione. Insieme delle infrastrutture, delle procedure tecnico-operative e delle norme giuridiche che consentono ai partecipanti di scambiarsi e compensare le reciproche ragioni di debito e credito, provvedendo al regolamento dei soli saldi finali a chiusura del ciclo operativo. I saldi possono essere calcolati su base bilaterale (cioè nei confronti di ciascuna controparte) o su base multilaterale (nei confronti del sistema nel suo complesso).
Sistema di regolamento lordo. Insieme delle infrastrutture, delle norme e delle procedure tecniche e operative che consente ai partecipanti di regolare singole operazioni o reciproche obbligazioni direttamente su conti presso la Banca centrale e, per le transazioni in titoli, presso i sistemi di deposito accentrato dei valori mobiliari (vedi anche: BI-Rel; Consegna contro pagamento).
Sistema di indicatori di allarmi. Meccanismo che, attraverso il controllo sistematico di determinati parametri, permette di segnalare una situazione critica.
Sistema di mercato nazionale. È il sistema utilizzato negli Stati Uniti per la trattazione di titoli di imprese che non sono quotate nelle Borse valori, ma che posseggono caratteristiche dimensionali, di redditività, di attività e di interesse per gli investitori tali da avere una certa rilevanza.
Sistema dinamico. Nella fisica matematica contemporanea il concetto di sistema dinamico nasce dall'esigenza di costruire un modello matematico generale in grado di descrivere l'evoluzione nel tempo di tutti i sistemi (fisici e non) secondo opportune leggi che legano lo stato presente a quello futuro. Il concetto di 'stato' è difficilmente definibile in senso generale a causa dell'enorme varietà di forme che esso può assumere: in generale esso può essere definito come l'insieme dei valori delle grandezze fisiche di un sistema, prese opportunamente come riferimento ovvero caratteristiche del sistema stesso, che ne definiscono la sua 'condizione' in un qualsiasi istante temporale; in altri termini si tratta di una descrizione sufficientemente esauriente del sistema al tempo t. Questo approccio, nella sua versione probabilistica, è preso in considerazione per descrivere, a esempio, l'andamento dei prezzi di un bene.
Sistema di regolamento lordo (vedi: BIREL e Consegna contro pagamento). Insieme delle infrastrutture, delle norme e delle procedure tecniche e operative che consentono ai partecipanti di regolare singole operazioni o reciproche obbligazioni direttamente su conti presso la Banca centrale e, per le transazioni in titoli, presso i sistemi di deposito accentrato dei valori mobiliari.
Sistema europeo dei conti nazionali e regionali. E' uno schema contabile utilizzato nella contabilità nazionale. La contabilità nazionale si presenta sotto forma di un insieme coerente di conti che, proponendosi di descrivere quantitativamente, in termini monetari, l'attività economica, costituisce un supporto utile per lo studio delle caratteristiche strutturali e dinamiche di un sistema economico, rispondendo alle esigenze dell'analisi e della previsione oltre che a quelle della politica economica. L'insieme dei conti è retto da una serie di relazioni del tipo "identità". La denominazione di conto trae origine dal fatto che i membri di ciascuna relazione possono essere considerati come le sezioni di un conto che rileva entrate e uscite, ricavi e costi, secondo schemi che si richiamano ai metodi contabili delle imprese e, in particolare, al metodo della partita doppia. Lo scopo essenziale di un sistema di contabilità nazionale è quello di classificare la complessa attività economica, di sintetizzarla in un ristretto numero di categorie fondamentali e di esporla in un quadro organico d'insieme rappresentativo dei circuiti economici.
Sistema europeo di banche centrali (SEBC). Il SEBC è composto dalla BCE e dalle Banche centrali nazionali dei 27 Stati membri dell’Unione europea, ossia comprende, oltre ai membri dell’Eurosistema, anche le Banche centrali nazionali degli Stati membri che non hanno introdotto l’euro nella terza fase della UEM. Il SEBC è governato dal Consiglio direttivo e dal Comitato esecutivo della BCE. Sistema monetario europeo 2 (SME2). (Vedi: Accordi europei di cambio II).
Sistema monetario europeo (SME). Accordo stipulato dalla maggior parte dei Paesi membri della Comunità europea con l'intento di legare tra loro gli andamenti delle valute nazionali, allo scopo di ridurne la variabilità, di realizzare un'unità di conto comune costituita da quantità fisse di divise nazionali, l'ecu, e di fornire la Comunità di un fondo di riserva in valuta, disponibile per le Banche centrali qualora dovessero intervenire sul mercato dei cambi per garantirne la stabilità.
Sistema nazionale dei conti. Schema generale di riferimento adottato dalla Commissione statistica delle Nazioni Unite per la rilevazione sistematica e integrata dei dati di flusso e di consistenza dell'economia e per la loro classificazione e rappresentazione in base a criteri di comparabilità internazionale.
Sistema pluridivisa. È un sistema finanziario dove si controllano i flussi finanziari in divisa, imponendo l'effettuazione di ogni operazione attraverso istituzioni finanziarie pubbliche o attraverso banche controllate dallo Stato.
Sistema pubblico di connettività (SPC). Il sistema rappresenta l’evoluzione della preesistente Rete unitaria della Pubblica amministrazione ed è volto ad assicurare il coordinamento informativo e informatico dei dati tra le amministrazioni centrali, regionali e locali. Esso consiste in una struttura tecnologica per il collegamento telematico tra le Pubbliche amministrazioni, che consente il dialogo e lo scambio di informazioni in condizioni di sicurezza, mediante accesso ai dati e alle procedure residenti nei sistemi informativi automatizzati di ciascun ente.
SIV (Structured investment vehicle). Il Siv è un fondo che si indebita sul mercato del commercial paper (vedi Abcp) e usa questi fondi per comperare titoli lunghi (Abs, Cmbs, Rmbs e altri titoli cartolarizzati). La differenza fra il rendimento di questi ultimi e il costo (più basso) del finanziamento a breve rappresenta l'utile del Siv. I titoli lunghi in portafoglio del Siv possono tuttavia perdere di valore, fino a scendere al di sotto delle passività (la "carta commerciale" emessa dal Siv) e così il Siv può diventare insolvente. C'è poi anche un rischio di liquidità: il Siv deve rinnovare continuamente i suoi debiti a breve e i mercati che lo riforniscono possono paralizzarsi se c'è una crisi di fiducia; e la stessa crisi può paralizzare i mercati dei titoli lunghi, impedendo al Siv di vendere questi ultimi per far fronte ai suoi impegni a breve.
Skewness. Caratterizza il grado di asimmetria di una distribuzione intorno alla propria media. Una skewness positiva indica l'orientamento verso i valori positivi (parte destra), mentre una skewness negativa verso i valori negativi (parte sinistra).
Sma. Sinonimo di media mobile semplice.
Small cap. Titoli a bassa capitalizzazione di Borsa. Società di modeste dimensioni e normalmente a basso livello di liquidità.
Smart money. Termine gergale utilizzato nel mondo finanziario per indicare gli investitori caratterizzati dalla maggior abilità, esperienza e conoscenza dei mercati.
Società. Per le varie tipologie di impresa si rimanda alla definizione di impresa.
Società a leva finanziaria (leveraged ccompany). Società che per finanziarsi utilizza, oltre ai mezzi propri, anche il debito a medio-lungo termine. Comunemente questo termine indica che il rapporto tra l'indebitamento e i mezzi propri è particolarmente alto. Di solito i fondi di terzi sono raccolti grazie a emissioni di obbligazioni.
Società a responsabilità limitata (S.r.l.) . La S.r.l. venne introdotta nel nostro ordinamento con il Codice civile del 1942 (in precedenza esisteva una società anonima per quote, che non si differenziava molto dalle altre società anonime). Il proposito era quello di creare un tipo sociale intermedio tra le società di persone e quelle per azioni. Il risultato non fu pienamente raggiunto, in quanto la S.r.l. era una società priva di una vera e propria disciplina autonoma, mancanza a cui suppliva il rinvio a quella della S.p.A.. Inoltre la struttura finanziaria era molto limitata e ciò rendeva la S.r.l. una società nella quale era frequente il fenomeno della sottocapitalizzazione nominale. Questo perché era vietata l'emissione di obbligazioni e vi era il divieto di emettere quote speciali (tutte le quote erano uguali e concedevano uguali diritti). Si accentuò il fenomeno del c.d. "finanziamento del socio" che consiste in un prestito fatto da un socio alla società, il quale non comporta un aumento di capitale e fa vestire al socio la doppia veste di socio e di creditore. L'effetto negativo è che quello che sarebbe potuto essere un aumento di capitale a vantaggio dei creditori (ad esempio in caso di insolvenza della società) diviene al contrario un credito concorrente con le ragioni dei creditori. Il tipo societario è stato profondamente innovato dalla riforma del diritto societario del 2003. Ora la S.r.l., corredata da una disciplina autonoma, si presenta come un modello intermedio e "ibrido" tra la S.p.A. e le società di persone: vi sono alcuni elementi, come la deroga completa del principio della responsabilità patrimoniale ex art. 2740, che la avvicinano alla S.p.A., assieme ad altri fattori, come la flessibilità organizzativa o la personalità delle quote, che sono propri delle società di persone. Questo pone un problema a livello interpretativo su quale disciplina utilizzare per colmare le eventuali lacune del modello S.r.l. Probabilmente la soluzione più coerente è quella di analizzare ogni singola S.r.l. in concreto, e di stabilire caso per caso se i soci abbiano inteso costruire una società più vicina al modello S.p.A. (ad esempio con una rigida corporazione normativa) o al modello personalistico.
Società bersaglio. Società il cui capitale è oggetto di un OPA
Società collegata. È una società nei confronti della quale un'altra società esercita un'influenza notevole. Si presume che tale influenza notevole possa essere esercitata quando nell'assemblea ordinaria si disponga di almeno un quinto dei voti (un decimo se la società ha azioni quotate in borsa).
Società controllante. È una società che esercita il controllo su una o più società. È denominata holding o società madre. Se, a sua volta, la società è controllata da un'altra società, viene definita sub-holding.
Società controllata (subsidiary). È una società nei confronti della quale un'altra società dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell'assemblea ordinaria o, comunque, di voti sufficienti per esercitare, in tale assemblea, un'influenza dominante. Ai fini del controllo si tiene conto anche dei voti spettanti a società controllate, a società fiduciarie e a persona interposta, mentre non si computano i voti esercitati per conto terzi. Il controllo può essere esercitato anche in virtù di particolari vincoli contrattuali.
Società controllata a scarso flottante (closed corporation). Società in cui la maggioranza delle azioni è in possesso di pochi soggetti e il rimanente dei titoli non viene scambiato sul mercato.
Società controllata ad ampio flottante. Società in cui la maggioranza del capitale è in possesso di pochi soggetti, ma che a differenza della Closed Corporation ha un elevato volume di titoli che viene scambiato sul mercato.
Società cooperativa. La società cooperativa è una società nella quale almeno tre soggetti gestiscono in comune una impresa che si prefigge lo scopo di fornire innanzitutto agli stessi soci (scopo mutualistico) quei beni e servizi per il conseguimento dei quali la cooperativa è sorta. Capisaldi del sistema cooperativo sono i principi di mutualità, solidarietà, democrazia. Funzione sociale. A norma dell'articolo 45 della Costituzione la Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. Lo scopo mutualistico. La cooperativa è un'impresa - in forma di società - nella quale il fine e il fondamento dell'agire economico è il soddisfacimento dei bisogni della persona (il socio): alla base della cooperativa c'è dunque la comune volontà dei suoi membri di tutelare i propri interessi di consumatori, lavoratori, agricoltori, operatori culturali, ecc. L'elemento distintivo e unificante di ogni tipo di cooperativa - a prescindere da ogni altra distinzione settoriale - si riassume nel fatto che, mentre il fine ultimo delle società di capitali diverse dalle coop è la realizzazione del lucro e si concretizza nel riparto degli utili patrimoniali, le cooperative hanno invece uno scopo mutualistico, che consiste – a seconda del tipo di cooperativa - nell'assicurare ai soci lavoro, o beni di consumo, o servizi, a condizioni migliori di quelle che otterrebbero dal libero mercato. La prevalenza mutualistica. Fondamentale è la distinzione tra:

  • cooperative a mutualità prevalente
  • cooperative non a mutualità prevalente, dette "cooperative diverse".

In base al Codice Civile sono società cooperative a mutualità prevalente, in ragione del tipo di scambio mutualistico, quelle che (art. 2512):

  • svolgono la loro attività prevalentemente in favore dei soci, consumatori o utenti di beni o servizi;
  • si avvalgono prevalentemente, nello svolgimento della loro attività, delle prestazioni lavorative dei soci;
  • si avvalgono prevalentemente, nello svolgimento della loro attività, degli apporti di beni o servizi da parte dei soci.

Il codice civile prevede criteri oggettivi per il calcolo della prevalenza e fissa i vincoli statutari da adottare per le cooperative a mutualità prevalente (art. 2513 e 2514). Le cooperative sociali sono considerate di diritto a mutualità prevalente. Le disposizioni fiscali di carattere agevolativo previste dalle leggi speciali si applicano soltanto alle cooperative a mutualità prevalente; inoltre queste ultime non possono trasformarsi in società a scopo di lucro, mentre l'eventuale passaggio da cooperativa a mutualità prevalente a cooperativa a mutualità non prevalente è disciplinato dall'art. 2545 octies. Il voto capitario. Le cooperative sono caratterizzate dal voto capitario dei soci, ovvero dal fatto che ogni socio ha diritto a un voto in Assemblea, indipendentemente dal valore della propria quota di capitale sociale: viceversa, nelle società per azioni i voti sono attribuiti in proporzione al numero di azioni (con diritto di voto) possedute da ogni socio. Ai soci cooperatori persone giuridiche tuttavia, può spettare un numero di voti superiore (fino a cinque) , e lo stesso si può dire per gli appartenenti alla categoria dei soci sovventori. Non è possibile il voto per delega, tranne nel caso in cui il socio sia rappresentato da un membro della famiglia, nell'ambito di una attività di impresa familiare. Altre peculiarità. Caratteristica propria della cooperativa è pure il principio di parità tra i soci (democrazia economica), che implica, tra l'altro, oltre al voto capitario, la necessità di un giudizio motivato sui motivi di ammissione o sul diniego di ammissione nei confronti di nuovi soci (art. 2528, quarto comma). Ulteriori caratteristiche fondamentali sono: - il principio cosiddetto della porta aperta (non è necessario modificare l'atto costitutivo a seguito dell'ammissione di nuovi soci: art. 2524); - il capitale variabile della società cooperativa (art. 2511). La partecipazione dei soci cooperatori al capitale sociale può essere rappresentata da quote (se si adotta la struttura di s.r.l.) o azioni (se viene adottata la struttura di società per azioni). Il Codice Civile riconoscendo la variabilità del capitale come un elemento peculiare delle società cooperative, non stabilisce un valore minimo da sottoscrivere, ma stabilisce quale debba essere il valore minimo della quota pro capite € 25,00. Nelle società per azioni, il valore dell'azione non può essere superiore a € 500. Struttura giuridica. Le cooperative sono regolate dalle norme specifiche presenti nel Codice civile, dall'articolo 2511 all'art. 2548, e, in quanto compatibili, dalle disposizioni sulla società per azioni (art. 2519 primo comma). Per le cooperative costituite da meno di 9 soci è obbligatoria (art. 2522, secondo comma) l'applicazione delle norme sulle s.r.l. (e possono essere costituite esclusivamente da persone fisiche, non da persone giuridiche). Le norme sulla società a responsabilità limitata possono essere applicate anche nel caso in cui si verifichi una delle seguenti condizioni (e l'atto costitutivo preveda espressamente l'applicazione di tali norme): - numero dei soci inferiore a venti, - attivo patrimoniale inferiore a un milione di euro. Le società cooperative godono di autonomia patrimoniale perfetta. L'art. 2518 dispone infatti che nelle società cooperative per le obbligazioni risponde soltanto la società con il suo patrimonio. Tipologie di cooperative. A seconda della natura dei soci e delle finalità che gli stessi intendono perseguire possiamo avere:

  • una Cooperativa di consumo: l'obiettivo è di acquistare e rivendere beni di qualità a prezzi vantaggiosi ai propri soci-consumatori;
  • una Cooperativa di produzione e lavoro: lo scopo consiste nel procurare lavoro alle migliori condizioni possibili per i propri soci-lavoratori;
  • una Cooperativa sociale: si tratta di cooperative di lavoro per la gestione di servizi socio sanitari ed educativi o finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate;
  • una Cooperativa di abitanti o Cooperativa edilizia: finalizzata alla costruzione di alloggi per i propri soci in un rapporto corretto tra qualità e prezzo;
  • una Cooperativa agricola o della pesca: si tratta di cooperative per coltivazione, trasformazione, conservazione, distribuzione di prodotti agricoli o zootecnici oppure finalizzate all'esercizio in comune della pesca o di attività ad essa inerenti.

Società di capitali. Le società di capitali sono definite tali in quanto l'elemento del capitale ha una prevalenza concettuale e normativa rispetto all'elemento soggettivo rappresentato dai soci. La partecipazione dei soci al capitale sociale può essere rappresentata da azioni o da quote a seconda della specifica tipologia societaria. Le caratteristiche delle società di capitali sono:

  • personalità giuridica e autonomia patrimoniale perfetta (la società risponde soltanto con il suo patrimonio). Fanno eccezione le s.a.p.a., dove i soci accomandanti sono obbligati soltanto nei limiti della quota del capitale sociale sottoscritta, mentre i soci accomandatari rispondono solidamente e illimitatamente.
  • responsabilità dei soci per le obbligazioni sociali limitata: i soci rispondono per le obbligazioni assunte dalla società nei limiti delle azioni o quote sottoscritte; in caso di insolvenza della società i creditori non possono rivalersi sul patrimonio personale dei singoli soci. Un'eccezione a questo principio si verifica quando il socio firma delle fideiussioni a garanzia di prestiti alla società: in quel caso il creditore può rivalersi sul patrimonio personale del socio-fideiussore.
  • potere di amministrazione svincolato dalla qualità di socio: il socio può solo esercitare funzioni di controllo e di partecipazione ad utili e perdite e contribuire, con il suo voto proporzionale alle azioni/quote possedute, a scegliere gli amministratori
  • organizzazione di genere corporativo, con organi definiti dalla legge (sia nella tipologia che nelle funzioni: assemblea dei soci, amministratori, collegio sindacale)
  • gestione con metodo collegiale a principio maggioritario: le decisioni vengono prese collegialmente, con diritti di voto proporzionati all'entità della partecipazione al capitale sociale

Le società di capitali si dividono in:

  • società per azioni (SpA);
  • società in accomandita per azioni (Sapa);
  • società a responsabilità limitata (Srl);

Società di gestione armonizzata. Società con sede legale e direzione generale in uno Stato membro dell’Unione europea diverso dall’Italia autorizzata, ai sensi delle direttive comunitarie in materia di OICVM (vedi), a prestare il servizio di gestione collettiva del risparmio.
Società di gestione del risparmio (SGR). Società per azioni alle quali è riservata la possibilità di prestare congiuntamente il servizio di gestione collettiva e individuale di patrimoni. In particolare, esse sono autorizzate a istituire fondi comuni di investimento, a gestire fondi comuni di propria o altrui istituzione, nonché patrimoni di Sicav, e a prestare il servizio di gestione su base individuale di portafogli di investimento.
Società di intermediazione mobiliare. (Vedi: SIM).
Società d'investimento. Società finanziaria, che investe in titoli emessi da altre società ed emette a proprio nome quote di partecipazione o azioni che colloca presso gli investitori. Per esempio i fondi comuni di investimento, sia aperti che chiusi.
Società d'investimento a capitale variabile. (Vedi: Sicav).
Società d'investimento a leva. È una società di gestione che ha la possibilità di indebitarsi con banche, obbligazionisti o altre istituzioni finanziarie allo scopo di accrescere il totale degli investimenti effettuati e, dove il capitale di terzi sia impiegato a un tasso superiore al costo del prestito, anche il rendimento. Il medesimo termine indica pure le società di gestione di fondi che possono emettere quote dette income shares e capital shares.
Società di persone. Le società di persone sono tali in quanto prevale l'elemento soggettivo, rappresentato dai soci, rispetto al capitale. Le società di persone non acquistano mai la personalità giuridica, cosa che invece avviene per le società di capitali, ma è sempre presente un certo grado di separazione patrimoniale tra il patrimonio della società e quello del socio che varia a seconda del tipo considerato. La responsabilità dei soci nei confronti delle obbligazioni sociali è:

  1. Illimitata, perché per i debiti sociali i Soci rispondono non solo con il proprio apporto, ma anche con tutto il patrimonio personale.
  2. Solidale, in quanto i creditori della Società possono rivalersi per l'intero ammontare del loro credito sul patrimonio di uno qualsiasi dei Soci, i quali, fatto salvo il regresso, rispondono l'uno per l'altro.
  3. Sussidiaria, perché essa scatta solo se il patrimonio sociale è insufficiente a pagare i creditori della Società ( i Soci godono quindi del beneficio della preventiva escussione dei beni sociali).

I tipi di società di persone sono: Società in nome collettivo (S.n.c) e Società in accomandita semplice (S.a.s).
Società emittente. È il soggetto che offre gli strumenti finanziari ai sottoscrittori, rendendosi garante degli obblighi derivanti dalla particolare categoria di appartenenza degli stessi.
Società fiduciaria. Società finanziaria che si occupa di gestire in nome proprio, ma per conto del cliente un determinato patrimonio in beni sia mobili che immobili.
Società finanziaria. Società la cui attività principale consiste nel fornire finanziamenti sia a individui che società. Contrariamente alla banca, non ha a disposizione una massa di depositi, ma unicamente capitale proprio e finanziamenti a lungo termine risultanti da prestiti obbligazionari. Tra le ulteriori attività svolte da una società finanziaria vi sono la consulenza, l'amministrazione di portafogli di titoli e la detenzione di partecipazioni.
Società finanziaria dipendente. Società finanziaria specializzata nell'erogazione di servizi finanziari quali crediti al consumo o locazioni finanziarie utilizzate da grosse imprese industriali.
Società in accomadita semplice. La società in accomandita semplice (o S.a.s.) è una società di persone che può esercitare sia attività commerciale sia attività non commerciale e che si caratterizza per la presenza di due categorie di soci:

  • i soci accomandanti: che rispondono delle obbligazioni contratte dalla società limitatamente alla quota conferita (responsabilità limitata). Al beneficio della limitazione della responsabilità limitata corrisponde una rigida esclusione degli accomandanti all'amministrazione della società. Tale divieto di immistione prevede, in caso di violazione, oltre ad esporre l'accomandante al rischio di esclusione dalla società, alla perdita del beneficio della responsabilità limitata. Lo stesso effetto si verifica nel caso in cui l'accomandante consente che il suo nome sia compreso nella ragione sociale. Il divieto di immistione nella s.a.s. regolare non arriva ad escludere del tutto il socio dalla possibilità, seppur marginale, di partecipare alla gestione della società. Diversamente nella s.a.s. irregolare il divieto di immistione assume invece carattere assoluto.
  • i soci accomandatari: che rispondono solidalmente ed illimitatamente per le obbligazioni sociali. Solamente ad essi è attribuita l'amministrazione (e la rappresentanza) della società.

Essa è disciplinata dagli articoli 2313-2324 del codice civile, sul modello della società in nome collettivo con gli adattamenti resi necessari dalla presenza delle due categorie di soci. L'atto costitutivo della società deve indicare espressamente i soci accomandatari e i soci accomandanti. Un eventuale creditore potrà rivalersi sul capitale della società (come per le S.r.l.) ed in parte sul patrimonio personale degli accomandatari (come per le S.n.c.). Sono soggette nell'esercizio ad avere una partita IVA, una iscrizione alla camera di commercio per le attività soggette ed un registro societario. La S.a.s. si distingue dalla Società in accomandita per azioni dal fatto che la prima fa parte della categoria delle società di persone, dunque si applicherà la disciplina della Società in nome collettivo con i normali adattamenti previsti per la presenza di soci a responsabilità limitata, alla seconda, invece, viene applicata la disciplina della Società per Azioni, infatti fa parte della categoria delle Società di Capitali; Il Capitale sociale della Società in Accomandita semplice è diviso in quote, in modo tale che ogni socio ha una quota di grandezza diversa proporzionale ai conferimenti apportati. Le quote di partecipazione non possono essere mai costituite da azioni come accade invece nelle Società in accomandita per azioni.
Società in accomandita per azioni. La società in accomandita per azioni (SAPA) è una società di capitali a responsabilità mista, in quanto alcuni soci (accomandatari) sono responsabili illimitatamente e solidalmente per le obbligazioni sociali, mentre gli altri soci (accomandanti) sono responsabili soltanto nei limiti del proprio conferimento (art. 2462). La denominazione sociale deve contenere il nome di uno o più soci accomandatari. L'amministrazione della società spetta di diritto ai soci accomandatari, che lo sono a tempo indeterminato. Gli amministratori possono essere rimossi dal loro incarico con la deliberazione a maggioranza dell'assemblea straordinaria, se tale rimozione avviene senza giusta causa, gli amministratori hanno diritto ad un risarcimento (art. 2466). La revoca degli amministratori deve essere deliberata con la maggioranza prescritta per le deliberazioni dell'assemblea straordinaria della società per azioni (art. 2456).
Società in nome collettivo. La società in nome collettivo (o S.n.c.) è un tipo di società di persone disciplinato dagli artt. 2291-2312 del codice civile in cui tutti i soci rispondono solidalmente e illimitatamente per i debiti sociali (art. 2291 c.c.). La responsabilità dei soci è illimitata in quanto rispondono con tutto il loro patrimonio personale per i debiti sociali ed è solidale in quanto i soci sono responsabili per l'intero debito e i creditori sociali possono pretendere il pagamento del credito da qualsiasi socio, che dopo aver estinto il debito, può esercitare l' azione di regresso nei confronti degli altri soci chiedendo il rimborso della loro quota, inoltre la responsabilità dei soci di una s.n.c è anche sussidiaria in quanto i creditori della società possono agire sul patrimonio personale dei singoli soci solamente dopo aver agito inutilmente sul patrimonio sociale. I soci di una s.n.c hanno il diritto di escussione preventiva del patrimonio sociale quindi non è il socio che ha l'onere di chiedere al creditore di agire prima sul patrimonio sociale ma è il creditore che per poter agire nei suoi confronti deve dimostrare di aver già agito inutilmente sul patrimonio della società e di non essere riuscito in questo modo a soddisfare il suo credito Ha normalmente a oggetto l’esercizio delle attività commerciali di dimensioni medio-piccole, è soggetta all’iscrizione presso il registro delle imprese, alla tenuta delle scritture contabili e al fallimento. Il codice distingue due tipologie di società in nome collettivo:

  • la società in nome collettivo regolare che si ha allorquando la società sia iscritta nel registro delle imprese. In tal caso l'atto costitutivo della società deve essere stipulato per atto pubblico o scrittura privata autenticata
  • la società in nome collettivo irregolare che si ha quando la società non è iscritta nel registro delle imprese.

Società multinazionale. Società operante in più mercati di Paesi differenti, generalmente attraverso società controllate operanti direttamente nei Paesi starnieri, e che fruttano alla società controllante almeno un terzo del totale del fatturato.
Società ombra. Generalmente si tratta di società che non svolgono alcuna attività, costituite in attesa di conferimenti, o per cercare di sottrarsi a imposizioni fiscali particolarmente onerose.
Società per azioni (Corporation). La Società per azioni (S.p.A.) è una società di capitali, in cui le partecipazioni dei soci sono espresse in azioni. Questo significa che il capitale sociale è frazionato in un determinato numero di titoli, ciascuno dei quali incorpora una certa quota di partecipazione e i diritti sociali inerenti alla quota stessa. In quanto società di capitali, le S.p.A. sono caratterizzate anche dall'autonomia patrimoniale perfetta, ossia dal massimo grado di autonomia patrimoniale. Il patrimonio della società, in altre parole, risulta essere completamente distinto da quello dei soci che, quindi, non sono chiamati a rispondere delle obbligazioni sociali. La responsabilità dei soci è limitata, in via di principio, alla sola quota di partecipazione. All'interno del Codice civile gli articoli che trattano della S.p.A. sono 2325 e ss..Origini. La nascita del modello societario "S.p.A." si fa risalire alle Compagnie coloniali dei secoli XVII e XVIII. Le esplorazioni e gli insediamenti coloniali necessitavano di ingenti finanziamenti e comportavano altresì alti rischi per l'investimento effettuato. Per attrarre i finanziatori, i sovrani presero a concedere la separazione patrimoniale tra la società ed i soci, cosicché questi ultimi non esponessero il loro intero patrimonio al rischio, ma solo il denaro investito nella Compagnia. Da notare come sia essenziale sin dall'origine il momento del finanziamento dell'attività. Le Compagnie coloniali non costituivano, quindi, un modello societario tipizzato, a cui i privati potevano ricorrere liberamente. La separazione patrimoniale e la conseguente possibilità di limitare il rischio al capitale investito erano, infatti, consentite solo in forza di un privilegio, assegnato dal potere sovrano alla compagnia e solo ad essa. Con le codificazioni napoleoniche, all'inizio del XIX secolo, la prospettiva cambiò. Venne introdotto un tipo generalizzato di società anonima, a cui i privati potevano ricorrere per ottenere, mediante il rispetto di determinate procedure, il beneficio dell'autonomia patrimoniale perfetta. Tipologie di SpA. A seguito della riforma del diritto societario del 2003 si possono individuare tre livelli di disciplina della S.p.A. a seconda del cosiddetto "modello socio-economico" sottostante. Il principio che anima questa tripartizione della regolamentazione è la considerazione delle profonde differenze che intercorrono tra una piccola impresa con pochi soci che decidono di utilizzare il modello organizzativo S.p.A. e invece una S.p.A. di grandi dimensioni con azionariato diffuso e frammentato e che faccia anche ricorso al mercato dei capitali di rischio. Si tratta proprio di una presa di coscienza di differenze reali. Si delineano quindi tre tipi:

  • S.p.A. modello chiuso: la disciplina è quella codicistica, salvo qualora il legislatore detti norme specifiche per le società che fanno ricorso al mercato dei capitali di rischio o alle quotate che non valgono per questo primo tipo.
  • S.p.A. modello aperto (ricorso al mercato dei capitali di rischio) non quotata: si applicano anche le regole dettate per le società che fanno ricorso al mercato dei capitali di rischio.
  • S.p.A. modello aperto (ricorso al mercato dei capitali di rischio) quotata: vi sono quattro piani successivi in cui cercare la soluzione ai quesiti normativi.
  1. Leggi speciali (es. T.U. Finanza D.Lgs. 24 febbraio 1998, n. 58)
  2. Norme speciali per le quotate contenute nel Codice civile (es. 2441, 4° comma)
  3. Norme che si riferiscono alle società che fanno ricorso al mercato dei capitali di rischio (cfr. sopra)
  4. Diritto societario comune

Per determinare quando una società faccia ricorso al mercato dei capitali di rischio occorre fare riferimento alla norma risultante dall'art. 2325 bis c.c., al 1° comma: "...sono società che fanno ricorso al mercato dei capitali di rischio le società emittenti di azioni quotate in mercati regolamentati [e qui si fa riferimento alle quotate] o diffuse fra il pubblico in misura rilevante". La "misura rilevante" viene individuata dalla lettura dell'art. 116 del T.U. della Finanza del '98, che rimanda la definizione ad un regolamento della CONSOB. Però il legislatore del 2003, per evitare di concedere troppa arbitrarietà alla CONSOB nella definizione di questo modello socio-economico, ha voluto fissare questa misura a quanto indicato nel regolamento CONSOB del 1° Gennaio 2004 (art. 111 bis disp. att. D.lgs 6/03).

Società per azioni a responsabilità illimitata. È una forma di soggetto giuridico presente negi Stati Uniti dove il capitale della società è rappresentato da azioni, e dove la responsabilità dei soci risulta illimitata per ciò che riguarda le obbligazioni contratte dalla società nell'esercizio dell'attività. Le azioni possono essere liberamente cedute, e con esse passa al nuovo possessore anche la responsabilità illimitata.
Società semplice. La tipologia più elementare di società è la società semplice, disciplinata dagli articoli 2251-2290 c.c.. Essa può essere adottata esclusivamente per attività economiche di natura non commerciale. L’atto costitutivo, ai sensi dell’art. 2251 c.c., non richiede forme particolari, salve quelle richieste dalla natura dei beni conferiti, ad esempio nel caso di beni immobili Ai sensi della legge 580/93 l’iscrizione di tale tipo societario avviene in apposita sezione speciale del Registro delle Imprese. La società semplice non è dotata di personalità giuridica, ma solo di autonomia patrimoniale imperfetta, in quanto, ai sensi dell’art. 2267 c.c., i creditori della società possono far valere i loro diritti sul patrimonio sociale. Per quanto riguarda la responsabilità, ai sensi dell’art. 2267 c.c., per le obbligazioni sociali rispondono personalmente e solidalmente i soci che hanno agito in nome e per conto della società e, salvo patto contrario, gli altri soci. L’amministrazione della società può essere di tipo congiuntivo o disgiuntivo: nel primo caso le operazioni sociali possono compiersi solo col consenso della totalità dei soci amministratori, salvo che non sia diversamente stabilito nell’atto costitutivo, gli amministratori possono compiere, singolarmente, solo gli atti urgenti al fine di evitare un danno alla società; nel secondo caso l’amministrazione spetta a ciascuno dei soci disgiuntamente dagli altri, ciascun socio amministratore ha diritto di opporsi all’operazione che un altro voglia compiere, prima che sia compiuta, sull’opposizione decide la maggioranza dei soci, da calcolarsi sulla base degli utili attribuiti ai singoli soci. Ai sensi dell’art. 2260 c.c. i diritti e gli obblighi degli amministratori sono regolati dalle norme sul mandato; gli amministratori sono solidalmente responsabili verso la società per l’adempimento degli obblighi ad essi imposti dalla legge e dal contratto sociale, tuttavia la responsabilità non si estende a quelli che dimostrino di essere esenti da colpa. Le cause di scioglimento del rapporto sociale limitatamente a un socio sono la esclusione, il recesso e la morte del socio stesso; in quest’ultimo caso il rapporto cessa a meno che non sia diversamente stabilito nell’atto costitutivo, gli altri soci hanno la facoltà, inoltre, di continuare il rapporto sociale con gli eredi del defunto quando questi vi acconsentano. Le cause di scioglimento della società sono: il decorso del termine, il conseguimento dell’oggetto sociale o la sopravvenuta impossibilità di conseguirlo, la volontà di tutti i soci e la sopravvenuta mancanza della pluralità dei soci, qualora nel termine di sei mesi questa non sia ricostituita, le altre cause previste nel contratto sociale. Tuttavia, ai sensi dell’art. 2273 c.c., nel caso di apposizione di termine alla durata della società, la stessa è tacitamente prorogata a tempo indeterminato quando, decorso il tempo per cui fu contratta, i soci continuano a compiere le operazioni sociali.
Società straniera. Società di diritto straniero, nata e regolata da leggi emanate da un Paese differente rispetto a quello dove svolge la propria attività, di cui in ogni modo è obbligata a rispettare la normativa.
Società veicolo. Vedi Conduit.
Soddisfazione del cliente (customer satisfaction). La rilevanza della Customer satisfaction come obiettivo strategico è sostenuta da alcune tendenze evolutive del mercato. Tra le cause dell’orientamento alla soddisfazione del cliente, sono addotte quattro tendenze strutturali del rapporto domanda e offerta: Il progressivo incremento della pressione concorrenziale, che aumenta nelle imprese il bisogno di una vicinanza psicologica nei confronti del cliente. L’affermarsi di nuove fonti di vantaggio competitivo, connesse allo sviluppo delle risorse immateriali dell'impresa legate al valore aggiunto della marca, del prodotto, e in generale tutte le caratteristiche che avvolgono la fisicità del prodotto/servizio. L’aumento della complessità tecnologica dei prodotti/servizi. Questa caratteristica comune alla quasi totalità degli odierni mercati, manifesta i suoi effetti anche sui processi d’acquisto. Si rende infatti problematica per il consumatore la formulazione dei criteri di scelta chiari ed espliciti. Alla luce di questa esigenza si richiede allora una più attenta e attiva politica di servizi,che permea e avvolge il prodotto stesso ridefinendo le sue componenti intangibili a misura di utente. Una dinamica evolutiva della domanda caratterizzata più che in passato da un consumatore alla ricerca di prodotti e servizi di qualità superiore, e in generale un consumatore che cerca nel consumo l’integrazione di più bisogni. In estrema sintesi emerge chiaramente da questi punti come, da un punto di vista psicologico, il consumo non sia più limitato, nelle aspettative del consumatore, al solo beneficio materiale. I processi di consumo risultano allora intrisi di meccanismi di definizione di sé. Attraverso l'acquisto di un prodotto si definisce anche un'identità. Nel momento in cui la componente del servizio diviene fondamentale, avvolge e sostiene il prodotto in tutti i processi di consumo, la misura della soddisfazione del cliente diviene un caposaldo necessario per ottenere il vantaggio competitivo.
Soddisfazione della garanzia. Processo legale tramite il quale il creditore che non è riuscito ad avere il rimborso del prestito da parte del soggetto obbligato ha la possibilità di procedere giudizialmente con una vendita forzata del bene in garanzia, soddisfacendosi sul ricavato per la parte di sua competenza.
Sofferenze. Crediti al valore nominale nei confronti di soggetti in stato d’insolvenza (anche non accertato giudizialmente) o in situazioni sostanzialmente equiparabili.
Sofferenze nette. Sofferenze al netto dell’ammontare complessivo delle perdite di valore.
Sofferenze rettificate. Esposizione complessiva per cassa di un affidato verso il sistema finanziario, quando questi viene segnalato alla Centrale dei rischi: a) in sofferenza dall’unico intermediario che ha erogato il credito; b) in sofferenza da un intermediario e tra gli sconfinamenti dall’unico altro intermediario esposto; c) in sofferenza da un intermediario e l’importo della sofferenza è almeno il 70 per cento dell’esposizione complessiva verso il sistema finanziario o vi siano sconfinamenti pari o superiori al 10 per cento; d) in sofferenza da almeno due intermediari per importi pari o superiori al 10 per cento del credito
utilizzato complessivo per cassa.
Soggetto a ipoteca. Prevede l'acquisto di un bene immobile in cui l'acquirente si impegna a corrispondere le rate di rimborso dell'ipoteca. Il titolo di proprietà rimarrà al venditore fino al termine del rimborso.
Solvibilità. Capacità di un soggetto di far fronte regolarmente e puntualmente alle obbligazioni finanziarie assunte.
Sondaggio congiunturale. Dal 1993 la Banca d’Italia conduce, nel mese di settembre, un sondaggio tra le imprese nel quale raccoglie informazioni qualitative sulle tendenze congiunturali. Il campione è in linea di principio coincidente con quello delle indagini annuali sulle imprese industriali e dei servizi condotte dalla Banca d’Italia. I principali risultati vengono pubblicati in un riquadro del fascicolo autunnale del Bollettino economico; la documentazione dettagliata su risultati e metodi utilizzati nell’indagine è resa disponibile nei Supplementi al Bollettino statistico, Indagini campionarie (www.bancaditalia.it).
Sopra la pari. Definizione data alla quotazione di un titolo quando il prezzo di mercato è superiore al valore nominale.
Sopravvalutato. È un bene d'investimento, solitamente un titolo azionario, il cui valore espresso dal prezzo di mercato è superiore al valore reale. Nel momento in cui il mercato si rende conto di questa situazione, il titolo scende a livelli più adeguati.
Sopravvenienze (liabilities) attive e passive. Rappresentano ricavi e costi di natura straordinaria in quanto di competenza di esercizi precedenti. Esempi di sopravvenienze attive possono essere, crediti svalutati nei precedenti esercizi e recuperati pienamente, rimborsi non previsti, agevolazioni finanziarie maturate nel passato.
Sorveglianza. Attività di sorveglianza tramite sistemi elettronici che consente alle autorità degli Stati Uniti di controllare le situazioni di società finanziarie, di banche, ecc. o per individuare operazioni illecite su titoli.
Sospensione. Un titolo viene sospeso al rialzo o al ribasso quando il suo rialzo o ribasso percentuale supera il 20% in apertura e il 10% nella trattazione continua.
Sostegno. Azione concertata di uno o più gruppi finanziari mirata a mantenere, tramite operazioni di acquisto, la quotazione di un titolo sui livelli desiderati
Sostituto di imposta. Il soggetto che versa le imposte per conto del contribuente. Nel caso, a esempio, di un lavoratore dipendente il datore di lavoro versa lo stipendio al netto delle tasse, ovvero dopo aver tolto la somma da versare al fisco. Il sostituto è obbligato dalla legge al pagamento delle imposte e nel caso di non adempimento di questo obbligo le sanzioni sono a suo carico.
Sotto la pari. Si definisce così un titolo il cui prezzo di mercato è sotto il suo valore nominale.
Sottocapitalizzazione. Quando il capitale aziendale disponibile è insufficiente al mantenimento delle condizioni di equilibrio e sviluppo dell'impresa.
Sottoimpiego di capacità. Situazione di sotto utilizzo della capacità produttiva di un sistema economico, misurato ad esempio dal divario fra il prodotto potenziale e prodotto effettivo.
Sottoscrittore. Garante partecipante al sindacato (consorzio) di emissione di un prestito che assieme al lead manager e al co-lead manager ne garantisce pro-quota il collocamento.
Sottoscrittore capofila. Banca d'investimento che si occupa della gestione delle operazioni di sottoscrizione di nuova emissione di titoli, dalla formazione di un gruppo di sottoscrittori al collocamento presso gli investitori, fungendo anche da agente in rappresentanza di tutti gli appartenenti al sindacato di collocamento.
Sottoscrittore primario. Un lead manager che garantisce una nuova emissione nella sua totalità, prima ancora di averla lanciata, o di aver invitato altri subunderwriters a partecipare. Nella misura in cui questi parteciperanno, diminuirà l'impegno del primary underwriter, impegno che da quel momento per la parte residua si chiamerà "secondary underwriting commitment".
Sottoscrizione (subscription). Avviene quando un soggetto si aggiudica un titolo di nuova emissione al pagamento della somma richiesta.
Sottoscrizione di titoli. Garanzia in forza della quale un pool di banche si impegna ad acquistare a un dato prezzo in tutto o in parte i titoli di un'emissione, qualora questi non trovino collocamento sul mercato.
Sottoscrizione (under-writing). L'accettazione del contenuto e delle clausole presenti in un contratto. In campo assicurativo, la sottoscrizione della polizza e il conseguente pagamento di un premio da parte dell'assicurato obbliga la compagnia d'assicurazione al risarcimento del sinistro ove questo si verifichi. Nel campo degli investimenti, il processo di sottoscrizione è quello mediante il quale una società intenzionata a emettere nuovi titoli per le proprie esigenze di capitalizzazione, dà mandato ad alcune banche di investimento di coordinare l'operazione. L'underwriting, per le operazioni bancarie commerciali, è l'insieme di analisi finanziarie che un istituto di credito compie prima di concedere un affidamento.
Sottoscrizione di titoli. Garanzia in forza della quale un pool di banche si impegna ad acquistare a un dato prezzo in tutto o in parte i titoli di un'emissione, qualora questi non trovino collocamento sul mercato.
Sottoscrizione garantita. Impegno ufficiale sottoscritto da una banca di investimento nei confronti di una società emittente di nuovi titoli, ad acquistare la parte di titoli emessi durante un aumento di capitale e non collocati presso gli investitori.
Sottoscrizione negoziale. Sottoscrizione di titoli di nuova emissione che viene effettuata globalmente da un solo soggetto, il quale si accorda con l'emittente per le condizioni di sottoscrizione e di successiva cessione al pubblico dei titoli. In questo caso, mancando la raccolta di più offerte competitive, le condizioni vengono negoziate in anticipo con il sottoscrittore.
Sottostante. Per strumento sottostante ad uno strumento derivato, si intende quell'attività (non necessariamente finanziaria) da cui dipende il derivato. La tipologia del sottostante può essere estremamente vasta: a esempio, per stock option, si intende un'opzione il cui sottostante sono dei titoli azionari, ovvero la facoltà di comprare l'azione ad un prezzo stabilito ad una data prestabilita. Gli strumenti sottostanti di tipo finanziario possono essere:

  • Titoli di qualsiasi tipo (azioni, obbligazioni, ecc...).
  • Indici, es. Euribor, Mibtel, Nasdaq.
  • Valute
  • Tassi di interesse
  • Commodity
  • Fondi comuni di investimento

Sottostima. Vedere definizione di Underweighting.
Sottovalutato. Bene d'investimento il cui prezzo di riferimento sul mercato è inferiore a quello ottenuto valutandolo secondo specifici e adeguati criteri. Per esempio un titolo azionario può essere sottovalutato se, nonostante il buono stato della società, il titolo ha un prezzo inferiore al valore di liquidazione della stessa.
Sour. Le numerose qualità di greggio si distinguono per densità (e quindi leggerezza) e contenuto di zolfo. Sotto questo secondo aspetto, i greggi medium sour e sour sono quelli a più alto contenuto di zolfo.
Sovrapagamento. È l'eccesso di prezzo di un titolo, sul valore considerato adeguato, che un investitore è disposto a pagare valutando la particolare qualità del titolo in oggetto. È anche l'eccesso di prezzo dovuto a un atteggiamento di attesa pagato per acquistare un titolo il cui prezzo è in crescita.
Sovrapproduzione. In economia, la sovrapproduzione è l'eccesso di offerta di un determinato prodotto rispetto alla domanda del mercato. La sovrapproduzione porta a una discesa dei prezzi ed alla difficoltà di vendere la merce.
Sovraprezzo. E' il maggior valore, rispetto a quello nominale, delle azioni o quote emesse in sede di costituzione o di aumento di capitale. A esempio, in sede di aumento di capitale, rappresenta il prezzo che i soci entranti devono pagare per beneficiare dell'avviamento e del valore effettivo della società.
SPA. Società per Azioni. E' una società di capitali avente capitale minimo di 100.000 euro, suddiviso in azioni; ha piena autonomia patrimoniale e per le obbligazioni sociali risponde esclusivamente la società stessa con il suo patrimonio, in quanto i soci rispondono nei limiti del capitale da loro sottoscritto. E' soggetta alla nomina ed al controllo del collegio sindacale e può emettere prestiti obbligazionari.
Special data dissemination standard (SDDS). Iniziativa avviata e coordinata, dal 1996, dall’FMI. Mira a promuovere la produzione di statistiche economiche e finanziarie tempestive e affidabili da parte degli Stati membri dell’FMI che accedono o intendono accedere ai mercati finanziari internazionali, attraverso la definizione di standard comuni di compilazione e di diffusione dei dati. La partecipazione agli SDDS è volontaria e l’Italia vi ha aderito dal momento della loro istituzione (cfr. il sito internet www.dsbb.imf.org per maggiori dettagli sull’iniziativa).
Specialista. Membro di una Borsa attivo nelle quotazioni di uno o più titoli. Mantiene le posizioni su un certo numero di titoli, e interviene nel momento in cui le oscillazioni di prezzo diventano eccessive in conseguenza di momentanei squilibri tra domanda e offerta.
Specialisti. Categoria di operatori principali sull’MTS con particolari impegni e facoltà. Sono soggetti a requisiti patrimoniali e di operatività più elevati degli altri operatori principali. Sul mercato primario sono tenuti a sottoscrivere almeno il 3 per cento delle emissioni lorde annue, di cui l’l per cento in CCT, l’l per cento in BTP e CTZ e lo 0,5 per cento in BOT; sul mercato secondario devono mantenere una quota delle negoziazioni annue pari ad almeno l’l,5 per cento. Devono inoltre assicurare una presenza continuativa sul mercato per garantirvi adeguate condizioni di liquidità. Gli specialisti hanno, nel contempo, accesso esclusivo ad appositi collocamenti di titoli e sono gli unici operatori a proporre operazioni a titolo definitivo alla Banca d’Italia.
Speculazione. Acquisto di titoli in borsa con l'obiettivo di rivenderli a breve termine per realizzare un profitto, senza alcun interesse per le attività delle imprese di cui si comprano le azioni. Lo speculatore si distingue dall'investitore "normale" che, malgrado gli alti e i bassi della borsa, rimane fedele ai titoli scelti. Nonostante la sfumatura negativa di cui si è tinta la parola, la speculazione ha un ruolo importante nello stabilizzare il mercato, poiché equilibra l'andamento dei prezzi.
Spedizione. L'invio dei documenti utili alla reale apertura di un contratto di mutuo ipotecario già sottoscritto. Il finanziatore spedisce al beneficiario del prestito i documenti che gli permettono di ottenere il finanziamento, le cui clausole sono state precedentemente già sottoscritte.
Spending review. Da quando gli stati sovrani hanno iniziato a pensare, seriamente, alla riduzione dello stock di debito si è iniziato a parlare di spending revirw e cioè dell'analisi minuziosa di ogni capitolo di spesa, volta ad accertare e rimuovere sprechi di denaro pubblico, ma fino all'aprile 2012, in Italia, nulla è dato sapere sulle modalità e sui primi esiti di questo processo. Dovrebbe riguardare non solo l'amministrazione centrale dello Stato, ma anche le amministrazioni pubbliche soggette alla vigilanza dei ministeri. Il principio dovrebbe essere quello di identificare spese che non contribuiscono a raggiungere gli obiettivi che sono stati affidati alle diverse amministrazioni o che li raggiungono solo a fronte di spese molto più alte del necessario. La legge che istituisce le spending review richiede espressamente il contributo dei cittadini e degli esperti nell'identificare questi sprechi.
Spesa per pensioni di invalidità (GPI). Spesa della PA per pensioni di invalidità. Include le pensioni di guerra, le pensioni agli invalidi civili e le pensioni di inabilità o gli assegni ordinari di invalidità.
Spesa pubblica. Insieme delle erogazioni del settore delle amministrazioni pubbliche per consumi, trasferimenti e investimenti.
Spesa pubblica (contabilità liberale) (G). Spesa pubblica corrente. E' la somma degli acquisti, dei benefici di ritorno, degli stipendi pubblici e del servizio del debito netto.
Spesa pubblica discrezionale (contabilità liberale) (GD). Spesa pubblica al netto della spesa pensionistica, della spesa per la difesa e del servizio del debito netto. Si interpreta come la spesa su cui la PA ha un elevato potere discrezionale.
Spesa pubblica discrezionale netta (contabilità liberale) (GDN). Spesa pubblica discrezionale al netto delle vendite della PA.
Spesa pubblica discrezionale netta pro capite (contabilità liberale) (g). Ammontare di spesa pubblica discrezionale per residente.
Spesa sociale effettiva (contabilità liberale) (SSE). Spesa sociale nominale più spesa sociale mascherata.Include sia il costo dello stato sociale in senso proprio, sia il costo dell'assistenzialismo nell'erogazione di servizi dello stato minimo.
Spesa sociale mascherata (contabilità liberale) (SSM). Frazione dei consumi pubblici dello stato minimo (tutti i settiri eccetto sanità e istruzione) imputabile a politiche assistenziali. Si ottiene moltiplicando il valore dei consumi pubblici dello stato minimo per il tasso di sottoproduzione e spreco nell'erogazione dei servizi pubblici.
Spesa sociale nominale (contabilità liberale) (SSN). Spesa della PA nei quattro settori che definiscono lo stato sociale: previdenza, sanità, assistenza, istruzione.
Spese di impianto e di ampliamento. Sono i costi sostenuti in occasione della costituzione dell'impresa o in occasione di cambiamenti organizzativi, come fusioni o trasformazioni; sono considerati costi aventi utilità pluriennale. L'articolo 2426 del c.c. consente l'inclusione di tali costi tra le attività (voce B I 1. dell'attivo patrimoniale), previo il consenso del collegio sindacale, ove esista. L'ammortamento (voce B 10 a. dei costi di produzione) deve comunque completarsi in un periodo non superiore ai cinque anni. Finché l'importo non è completamente ammortizzato non possono essere distribuiti utili se non esistono riserve libere per un importo almeno pari alla parte non ancora ammortizzata.
Spese di manutenzione o di riparazione. Nell'ambito del reddito di impres sono, le spese di manutenzione, riparazione, ammodernamento e trasformazione, non capitalizzate (ossia, imputate ad incremento del costo dei beni ai quali si riferiscono). Tali spese sono deducibili nel limite del 5% del costo complessivo di tutti i beni materiali ammortizzabili risultante all' inizio dell'esercizio. L' eccedenza rispetto al limite del 5% è deducibile per quote costanti nei cinque esercizi successivi.
Spese di rappresentanza. Nell'ambito del reddito di impresa sono le spese volte a dare un'immagine positiva dell'impresa, anche in termini di organizzazione ed efficienza; sono caratterizzate dalla gratuità, in quanto in capo ai soggetti beneficiari non sorge alcun obbligo o dovere. Sono deducibli nel limite di 1/3 da ripartire in 5 anni (a esempio, di una spesa di 150 euro è possibile dedurre 50 euro in cinque anni). Sono tali, a esempio, i beni distribuiti gratuitamente di valore unitario superiore a euro 25,82, anche se recano emblemi, denominazioni o altri riferimenti atti a distinguerli come prodotti dell' impresa, o i contributi erogati per l'organizzazione di convegni e simili.
Spese fisse dello stato. Spese di importo e scadenze predeterminati a carico del bilancio statale aventi carattere di continuità e ricorrenza (ad es. stipendi, pensioni, fitti, canoni, ecc.). Il loro pagamento viene ordinato sulla base di ruoli compilati dalle competenti amministrazioni centrali.
Spese per immobilizzazioni. Investimenti a medio lungo termine e di immobilizzazioni tangibili e intangibili.
Spessore del mercato. Quantitativo di un determinato bene che può essere scambiato sul mercato in un periodo di tempo ragionevole senza provocare eccessive oscillazioni di prezzo.
Spezzatura. Quantità di azioni inferiore al lotto minimo per la quale viene inserita una proposta di negoziazione. Per le spezzature sono previste modalità di contrattazione specifiche.
Spillover. Parlando di inflazione con il temine spillover si intende l'impennata puntuale dei prezzi di alcuni prodotti. La presenza di spillover, pur contribuendo all'aumento dell'inflazione, ha un carattere limitato e non legato alle condizioni macroeconomiche generali. A esempio, l'aumento del prezzo dei prodotti petroliferi legata alla minore disponibilità di greggio a fronte di una domanda crescente, e' legato a cause che non dipendono da fattori macroeconomici, quali ad esempio i tassi di interesse, ma alla reale disponibilità del prodotto.
Spin off. Il termine anglosassone spin-off indica il fenomeno di creazione di una nuova unità economica, a opera di alcuni soggetti, che abbandonano una precedente attività svolta all’interno dell’impresa o di un'altra istituzione già esistente (ad es. Università, Laboratori di ricerca, etc.). La nuova realtà può essere considerata come una riorganizzazione più efficiente del processo produttivo. Lo Spin-off è contraddistinto da due aspetti principali:

  • La presenza di una forma di sostegno nei confronti dei creatori di una nuova impresa (non solo dall’impresa di origine);
  • La presenza di un processo di accompagnamento volontario, pianificato e non casuale.

Quindi, l’essenza dello Spin-off consiste nell’aiutare un aspirante imprenditore a trasformare un’idea, una potenzialità, un’opportunità produttiva, tecnologica o di mercato, che qualcun altro non vuole o non può sfruttare in termini commerciali, in una nuova impresa. Per definire Spin-off la creazione di una nuova impresa si sono proposte a livello europeo delle condizioni che devono essere soddisfatte:

  • creazione di una nuova impresa a partire da unità preesistenti (organizzazioni);
  • generazione di una nuova sorgente di attività (nuova impresa autonoma, produzione di nuovo bene, utilizzo di nuovo processo o nuova tecnologia);
  • presenza di misure di sostegno attivo da parte di un’organizzazione madre.

Pertanto non è definibile come Spin-off:

  • l’esternalizzazione (in quanto manca il requisito della novità);
  • la filializzazione (in quanto manca il requisito dell’autonomia);
  • i processi di uscita spontanei (in quanto manca il sostegno attivo).

L’analisi effettuata sui regolamenti permette di capire che ci sono 3 diverse definizioni o tipologie di Spin-off:

  • Vengono definiti spin-off dell'Università esclusivamente quelle società per azioni o a responsabilità limitata alle quali l’Università partecipa in qualità di socio;
  • Società di alta tecnologia, costituite o da costituire, previste dal D.Lgs. 27 luglio 1999 n. 297 (Riordino della disciplina e snellimento delle procedure per il sostegno della ricerca scientifica e tecnologica, per la diffusione delle tecnologie, per la mobilità dei ricercator) e dal Decreto Ministeriale 8 agosto 2000 n. 593 (Modalità procedurali per la concessione delle agevolazioni);
  • Vengono definiti, all’interno del regolamento, due modelli di spin-off con differenti denominazioni: Spin off universitario è la società per azioni o a responsabilità limitata nella quale l’Università partecipa in qualità di socio mentre lo Spin off accademico è la società per azioni o a responsabilità limitata nella quale l’Università non abbia una quota di partecipazione.

Split. Incremento del numero dei titoli azionari di una società che lascia invariato il valore della stessa. Se, a esempio, un'impresa il cui capitale è rappresentato da 2000 titoli quotati 50 dollari annuncia uno split di due a uno - in cui cioè ogni titolo vecchio viene sostituito da due nuovi - al termine dell'operazione esisteranno 4000 titoli la cui quotazione di equilibrio sarà pari a 25 dollari, con un controvalore complessivo inalterato.
Spostamento (Switch). Movimento di fondi da un investimento a un altro come per esempio, il passaggio da titoli azionari difensivi a titoli ciclici, da un tipo di strumento derivato a un altro, da un fondo comune a un fondo della stessa categoria, ecc.
Spot price. Prezzo riferito al regolamento per contanti o alla consegna fisica, del titolo o della merce.
Spot next. Nelle operazioni in cambi sono le transazioni in divisa per consegna un giorno dopo la data di valuta. Una vendita di divisa per valuta spot next effettuata il lunedì, comporta la consegna il giovedì cioé un giorno dopo il mercoledì che rappresenta la valuta spot regolare
Spread. 1 (bid-ask spread). E' la differenza tra la proposta di prezzo in vendita (Ask) e la proposta di prezzo in acquisto (Bid) di un " market maker". 2. Si usa anche per indicare la differenza tra i rendimenti di diversi titoli di Stato, per esempio tra il Btp italiano e il Bund tedesco. 3. Negli strumenti derivati è una posizione costituita dall'acquisto di un contratto future o option, e dalla vendita simultanea di un altro contratto simile, ma che presenta almeno una differenza, a esempio. una diversa scadenza (Calendar spread). 4. Lo spread è anche quello applicato dagli istituti di credito alle operazioni di prestito, fiduciario ipotecario: lo spread viene aggiunto al costo del denaro e la somma dei due dà il tasso nominale. Quando stipuliamo un mutuo a tasso variabile, la banca stabilisce periodicamente quale interesse le dobbiamo pagare. Per fare questo, essa si basa su un indice generale (l'Euribor, a esempio, che fornisce la media dei tassi di interesse applicati in quel momento nell'Unione Monetaria Europea). A questo valore ogni banca aggiunge una "percentuale di guadagno", generalmente oscillante tra l'1% e il 2 %, che chiama Spread.Se l'Euribor fosse al 4,5% e lo spread applicato dalla nostra banca fosse del 2%, gli interessi da pagare ammonterebbero al 6,5% 5. Il credit spread denota il differenziale tra il tasso di rendimento di un'obbligazione caratterizzata da rischio di default e quello di un titolo privo di rischio (ad es., un titolo di stato a breve termine, quale in Italia il BOT.
Spread a farfalla. Metodologia operativa utilizzata nel mercato delle opzioni quando è prevista una fase in cui i prezzi dello strumento sottostante sono stabili o in calo. Si realizza vendendo due opzioni call con lo stesso strike (prezzo di esercizio) e comprandone altre due, una con uno strike elevato e l'altra con uno strike più basso.
Spread a termine. Differenziale tra il prezzo di un bene per consegna a pronti e quello per consegna a termine. I punti dello spread a termine, nel mercato dei cambi, sono chiamati anche Pips.
Spread calendario. Nel mercato degli strumenti derivati, pratica operativa secondo la quale si comprano e si vendono nello stesso momento due contratti con diversa scadenza.
Spread con opzioni. È l'acquisto e la vendita contemporanea di contratti option facenti parte della stessa categoria ma con almeno una caratteristica distintiva. Per esempio, uno spread può essere l'acquisto di un'opzione a breve scadenza e la vendita di una a lunga scadenza. L'obiettivo finale resta comunque la ricerca di un profitto dall'incremento o dalla diminuzione della differenza di prezzo tra i due contratti.
Spread denaro-lettera.Rappresenta la differenza tra la miglior offerta in vendita e la migliore offerta in acquisto. Più tale spread è percentualmente stretto più il titolo è liquido.
Spread di prezzo.Tecnica operativa, nel mercato delle option, dove un operatore acquista allo stesso tempo due contratti con le stesse caratteristiche ma con due prezzi di esercizio differenti.
Spread rialzista.Metodologia operativa che utilizza strumenti derivati avente lo scopo di trarre profitto da una tendenza rialzista dei prezzi. Per esempio, nel mercato dei future si ottiene uno spread rialzista comprando contratti con scadenza ravvicinata e vendendo contemporaneamente contratti a più lunga scadenza, mentre nel mercato delle option si ottiene comprando un' opzione call a basso strike vendendone contemporaneamente una dello stesso genere ma con strike più alto.
Spread ribassista. Nell'area degli strumenti derivati, è la strategia operativa che permette di trarre un profitto dal movimento al ribasso del mercato. Il bear spread con i future si realizza vendendo contratti con scadenza ravvicinata e comprando contratti a scadenza più lunga, mentre con i contratti di option il bear spread si realizza vendendo o acquistando opzioni call o put, ottenendo un guadagno nel caso di un ribasso dei prezzi.
Spread temporale. Tipo di operazione in strumenti derivati in cui vengono contemporaneamente acquistati e venduti contratti con le stesse caratteristiche, ma con scadenze differenti. Per esempio, un operatore può acquistare un contratto future con scadenza a luglio e venderne uno con scadenza a ottobre, cercando di guadagnare sulla variazione della differenza di prezzo fra i due contratti.
Spread verticale. Metodologia operativa nel mercato delle option che consiste nell'acquistare un contratto con un certo strike e nel venderne un altro con un prezzo d'esercizio differente. Questa posizione permette di ottenere un profitto dall'aumentare o diminuire della differenza di prezzo delle due opzioni.
Spreco e tasso di spreco (contabilità liberale). Dato un servizio pubblico che in un territorio ha un determinato costo si definisce spreco la riduzione dei costi che si potrebbe ottenere, a parità di output, adottando le pratiche dei territori più efficienti. Il tasso di spreco è il rapporto tra la riduzione dei costi possibile a parità di output e il costo iniziale.
Squilibrio.Situazione in cui non c'è corrispondenza temporale tra attività e passività sensibili ai tassi d'interesse di mercato. Per esempio, una banca che eroga prestiti a medio termine ricorrendo all'indebitamento a breve termine, esponendosi al rischio di perdite secondo l'evoluzione dei rendimenti di mercato.
Squilibrio del tasso di interesse. Raccogliere fondi sul mercato del breve, prestando a scadenze più lunghe, sfruttando a proprio beneficio i tassi d'interesse.
SSS. Un SSS (Securities Settlement System) è un sistema di regolamento titoli gestito da una società di gestione accentrata (o depositario, o CSD - Central Securities Depository) che, come esito della liquidazione delle operazioni in titoli, movimenta i conti titoli dei partecipanti (o aderenti) al sistema mediante scritture contabili (o giroconti). Il regolamento può avvenire secondo la modalità free of payment (FOP, quando il trasferimento dei titoli non avviene contestualmente con il trasferimento del denaro) oppure delivery versus payment (DVP, quando il trasferimento dei titoli avviene contestualmente con il trasferimento del denaro). Qualsiasi tipo di strumento finanziario, italiano o estero, rappresentato da titoli può essere accentrato presso il CSD (Central Securities Depository) e regolato a mezzo di scritture contabili senza alcuna movimentazione fisica dei titoli. Ai servizi offerti dal CSD possono accedere operatori italiani o esteri, in qualità di partecipanti diretti (ossia che accedono direttamente al sistema per conto proprio o per conto di un terzo committente e detengono un proprio conto titoli) o indiretti (ossia che accedono al sistema per il tramite di una altro aderente diretto). La modalità di accesso remoto è utilizzata da un soggetto estero (sia esso un intermediario o un sistema) per accedere al sistema in qualità di partecipante diretto intestatario di un conto titoli.
Stabilità. Legge di La legge di stabilità, insieme alla legge di bilancio, costituisce la manovra di finanza pubblica per il triennio di riferimento e rappresenta lo strumento principale di attuazione degli obiettivi programmatici definiti con la Decisione di finanza pubblica (vedi). Essa sostituisce la legge finanziaria e rispetto a quest'ultima prevede novità sia in ordine ai tempi di presentazione sia in merito ai contenuti. Il disegno di legge di stabilità viene presentato in Parlamento entro il 15 ottobre (in passato era il 30 settembre), un mese dopo la data di presentazione della Decisione di finanza pubblica. La modifica dei termini di presentazione dei due documenti tende ad avvicinare il momento della programmazione a quello di definizione della manovra di finanza pubblica. Ciò consente di disporre di un quadro macroeconomico e di bilancio più stabile, ma richiede anche che i contenuti della manovra siano maggiormente dettagliati nel corso della definizione del documento di programmazione. Risulta, infatti, più breve lo spazio che intercorre tra la data di approvazione della DFP e quella di presentazione della legge di stabilità, con una compressione del lasso temporale entro il quale definire puntualmente le misure che dovranno far parte della manovra di fine anno. La legge di stabilità presenta poi un contenuto più snello rispetto a quello della precedente legge finanziaria. Restano escluse dal suo contenuto le norme a carattere ordinamentale o organizzatorio, anche qualora esse si caratterizzino per un rilevante miglioramento dei saldi; le norme di delega nonché quelle relative ad interventi di natura localistica o micro settoriale. Gli interventi di sostegno e sviluppo dell'economia dovranno trovare collocazione in appositi disegni di legge collegati, e pertanto al di fuori della legge di stabilità. Per quanto riguarda la struttura complessiva della legge, si conferma la sua suddivisione in articolato e tabelle. Nella prima sezione, essa riporta: il livello massimo del saldo netto da finanziarie e del ricorso al mercato; la variazione delle aliquote delle imposte; l'importo dei fondi speciali; l'importo complessivo destinato al rinnovo dei contratti pubblici; le norme eventuali necessarie all'attuazione del Patto di stabilità interno (vedi) e alla realizzazione del Patto di convergenza (vedi); le misure correttive delle leggi che comportano oneri superiori a quelli previsti; altre regolazioni meramente quantitative. Le tabelle allegate alla legge di stabilità vengono ridefinite rispetto alla normativa previgente. In particolare, mentre le Tabelle A e B (che riportano gli importi dei fondi speciali per la copertura di nuovi provvedimenti legislativi, rispettivamente di parte corrente e in conto capitale) restano invariate, viene ridefinito, invece, il contenuto della Tabella C escludendo da essa le spese destinate al funzionamento degli enti pubblici (che presentano natura obbligatoria), e che d'ora in poi saranno determinate dalla legge di bilancio. La Tabella D, invece, assorbe le "vecchie" tabelle D, E ed F relative alle spese in conto capitale. Essa riporta gli importi destinati al finanziamento delle leggi che dispongono spese a carattere pluriennale in conto capitale, con evidenziazione dei rifinanziamenti, delle riduzioni e delle rimodulazioni. Si modifica, infine, anche la Tabella E che, a differenza di quanto avveniva in passato, riporta ora le riduzioni delle autorizzazioni legislative relative alla sola spesa corrente. Viene formalizzata la predisposizione in allegato al disegno di legge di stabilità di un prospetto riepilogativo degli effetti triennali sui saldi di finanza pubblica (saldo netto da finanziare, fabbisogno e indebitamento netto) derivanti dall'attuazione di ciascuna disposizione contenuta nella medesima legge. E' previsto inoltre che lo stesso prospetto venga aggiornato nel passaggio da un ramo all'altro del Parlamento in relazione alle modifiche approvate al disegno di legge durante la discussione parlamentare. Al fine di rendere più immediato e trasparente il raccordo tra gli effetti della legge di stabilità sul bilancio dello Stato e sul conto economico delle amministrazioni pubbliche, è prevista, a corredo del disegno di legge di stabilità, la predisposizione di una apposita nota tecnica illustrativa. Tale nota espone i contenuti della manovra, gli effetti sui saldi di finanza pubblica articolati nei vari settori di intervento e i criteri utilizzati per la quantificazione degli stessi, assorbendo parte del contenuto della soppressa Relazione Previsionale e Programmatica. Essa contiene, altresì, le previsioni del conto economico delle amministrazioni pubbliche e del relativo conto di cassa, integrate con gli effetti della manovra per il triennio di riferimento. La legge di stabilità, per la parte relativa alle spese sarà, di norma, articolata per missione e indicherà il programma cui le disposizioni si riferiscono. Ciò faciliterà l'individuazione degli effetti delle norme sulle diverse missioni che compongono il bilancio rendendo più immediata la percezione della variazione delle risorse disposta con la legge di stabilità rispetto al valore complessivo della spesa riferita ad una certa missione o ad un programma.
Stabilità e crescita. Patto di. Il Patto di stabilità e crescita (PSC) è un accordo, stipulato e sottoscritto nel 1997 dai paesi membri dell'Unione Europea, inerente al controllo delle rispettive politiche di bilancio pubbliche, al fine di mantenere fermi i requisiti di adesione all'Unione Economica e Monetaria dell'Unione Europea (Eurozona) cioè rafforzare il percorso d’integrazione monetaria intrapreso nel 1992 con la sottoscrizione del Trattato di Maastricht.
Stabilità Interno . Patto di Il Patto di Stabilità Interno (PSI) nasce dall'esigenza di convergenza delle economie degli Stati membri della UE verso specifici parametri, comuni a tutti, e condivisi a livello europeo in seno al Patto di stabilità e crescita e specificamente nel trattato di Maastricht (Indebitamento netto della Pubblica Amministrazione/P.I.L. inferiore al 3% e rapporto Debito pubblico delle AA.PP./P.I.L. convergente verso il 60%). L'indebitamento netto della Pubblica Amministrazione (P.A.) costituisce, quindi, il parametro principale da controllare, ai fini del rispetto dei criteri di convergenza e la causa di formazione dello stock di debito. L'indebitamento netto è definito come il saldo fra entrate e spese finali, al netto delle operazioni finanziarie (riscossione e concessioni crediti, partecipazioni e conferimenti, anticipazioni), desunte dal conto economico della P.A., preparato dall'ISTAT. Un obiettivo primario delle regole fiscali che costituiscono il Patto di stabilità interno è proprio il controllo dell'indebitamento netto degli enti territoriali (regioni e enti locali). Il Patto di Stabilità e Crescita ha fissato dunque i confini in termini di programmazione, risultati e azioni di risanamento all'interno dei quali i Paesi membri possono muoversi autonomamente. Nel corso degli anni, ciascuno dei Paesi membri della UE ha implementato internamente il Patto di Stabilità e Crescita seguendo criteri e regole proprie, in accordo con la normativa interna inerente la gestione delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo. Dal 1999 ad oggi l'Italia ha formulato il proprio Patto di stabilità interno esprimendo gli obiettivi programmatici per gli enti territoriali ed i corrispondenti risultati ogni anno in modi differenti, alternando principalmente diverse configurazioni di saldi finanziari a misure sulla spesa per poi tornare agli stessi saldi. La definizione delle regole del patto di stabilità interno avviene durante la predisposizione ed approvazione della manovra di finanza pubblica; momento in cui si analizzano le previsioni sull'andamento della finanza pubblica e si decide l'entità delle misure correttive da porre in atto per l'anno successivo e la tipologia delle stesse.
Stabilizzatori automatici. Meccanismi economici, legati a fattori istituzionali, tendenti a contenere le fluttuazioni cicliche. Un esempio è costituito dall’imposta personale sul reddito: data la progressività dell’imposta, un’espansione/contrazione dell’attività economica determina una crescita/riduzione del prelievo che attenua la variazione del reddito. Si dicono automatici perché i loro effetti si manifestano in assenza di provvedimenti discrezionali.
Stabilizzazione.Interventi attuati per garantire il maggior equilibrio possibile nel movimento di un complesso economico. Per esempio le operazioni effettuate dalla Banca centrale a mercato aperto con lo scopo di rendere disponibile la moneta necessaria per evitare tensioni sul mercato dei capitali. Il termine viene anche utilizzato nel caso di operazioni in titoli eseguite per ovviare alle momentanee mancanze di domanda e offerta che potrebbero provocare notevoli oscillazioni del prezzo.
Srl (Socierà a responsabilità limitata). E' la più semplice tra le società di capitali. Deve avere almeno 10.300 euro di capitale sociale e va costituita con atto pubblico (davanti a un notaio) da depositare in tribunale.
Stagflazione. In economia, per stagflazione (combinazione dei termini stagnazione ed inflazione) si intende indicare la situazione nella quale sono contemporaneamente presenti - su un determinato mercato - sia un aumento generale dei prezzi (inflazione) che una mancanza di crescita dell'economia in termini reali (stagnazione economica). La stagflazione è un fenomeno presentatosi per la prima volta alla fine degli anni sessanta, prevalentemente nei paesi occidentali; precedentemente inflazione e stagnazione si erano invece sempre presentate disgiuntamente. La contemporanea presenza di questi due elementi mise in crisi la teoria di John Maynard Keynes (e le successive teorie post-keynesiane) che, per oltre 30 anni, era stata la spiegazione più convincente per l’andamento dei sistemi economici, oltre che valido strumento di politica economica per i governi di paesi ad economia di mercato. Milton Friedman, Nobel in Economia nel 1976, era stato tra i pochi a discostarsi dalle visioni keynesiane e roosveltiane e a prevedere, nei suoi due libri Capitalism and Freedom e Storia Monetaria degli Stati Uniti, l'avvento della stagflazione. Nella visione keynesiana, la disoccupazione è causata da un livello non sufficiente della domanda aggregata, mentre l’inflazione è giustificata solo quando il mercato raggiunge il pieno impiego: a quel punto l’eccesso della domanda aggregata rispetto all’offerta aggregata, non potendo riversarsi sulla quantità reale (già massima e non espandibile), si riversa sui prezzi, incrementandoli e determinando un aumento del prodotto interno lordo nominale, ovvero dei prezzi e non delle quantità. Nella teoria keynesiana una situazione di disoccupazione non è compatibile con prezzi in aumento, ma con prezzi in diminuzione, per effetto della recessione. La stagflazione fu così inizialmente contrastata, conformemente alla teoria keynesiana, con l’applicazione di politiche economiche inefficienti ed a volte persino destabilizzanti, improntate ad una forte espansione: gli effetti di queste scelte aggravarono, però, ulteriormente la tendenza, già presente nei sistemi economici, al rialzo dei prezzi dei beni per di più senza drastici cali della disoccupazione, come auspicato invece dai governi. Il fenomeno fu principalmente spiegato col prevalere di comportamenti di monopolio sia nel mercato del lavoro (per la rigidità dei salari), che in quello dei prodotti per la presenza di cartelli (in special modo nei mercati delle materie prime). Dal momento che la teoria keynesiana non era in grado di spiegare correttamente questo nuovo fenomeno molti economisti superarono l’idea keynesiana, che fino ad allora era riuscita a spiegare e giustificare validamente i fenomeni presenti nelle economie di mercato, ritornando alle convinzioni della teoria economica classica.
Stagionalità. È la componente che nelle analisi delle serie storiche, può trovarsi nell'andamento di una grandezza economica che si verifica periodicamente, con intensità determinabili. Per esempio quando si parla di stagionalità rispetto alla produzione industriale, si fa riferimento alla flessione che essa può avere nel mese di agosto rispetto all'andamento annuale.
Stagionatura. È il periodo di tempo intercorso tra l'erogazione di un finanziamento e l'emissione di un titolo. Più il periodo è lungo, maggiore sarà la solidità riconosciuta dal mercato alla particolare operazione.
Stagnazione. Con stagnazione si intende una situazione economica caratterizzata dal persistere di modeste variazioni del prodotto interno lordo e del reddito procapite. Si distingue dalla recessione, nella quale per più periodi la produzione complessiva e/o pro capite diminuisce, e dalla stagflazione, nella quale la stagnazione si accompagna ad un'inflazione più elevata di quella compatibile con una crescita molto lenta. Nel corso degli anni novanta il Giappone ha registrato un lungo periodo di stagnazione. Dopo il boom azionario degli anni ottanta, il mercato azionario giapponese è crollato per effetto dello sgonfiamento di una rilevante bolla speculativa. I valori elevati dei titoli azionari e degli immobili hanno sostenuto l'indebitamento delle imprese e dei cittadini, e messo in crisi il sistema bancario quando imprese e cittadini sovraindebitati non sono stati in grado di rimborsare i prestiti ricevuti. L'eccessivo indebitamento ha quindi ridotto la capacità delle imprese di sostenere gli investimenti, recuperando competitività attraverso l'offerta di nuovi beni e servizi e dei cittadini di sostenere la domanda attraverso l'espansione dei consumi. Il tentativo di sostenere i consumi, gli investimenti e di impedire i fallimenti nel sistema bancario giapponese è avvenuto attraverso la diminuzione del tasso di sconto, che ha raggiunto livelli vicini allo zero, la svalutazione dello yen e la crescita della spesa pubblica, con un debito cresciuto ben oltre il 100% del PIL.
Standard and Poor's Corporation (S and P). Sussidiaria di McGraw-Hill, è una società che realizza ricerche finanziarie e analisi su titoli azionari e obbligazioni, fra le prime tre al mondo insieme a Moody's e Fitch Ratings.È ben nota per il suo indice di borsa S and P Mib in Italia, S and P 500 per gli Stati Uniti e S and P 200 per l'Australia.
Standard bancario. Giudizio di solvibilità dato a titoli appartenenti alle prime quattro categorie di obbligazioni a reddito fisso in ordine di qualità, secondo le classifiche di specifiche organizzazioni, come Moody's o Standard and Poor's.
Standard cartaceo. Sistema monetario dove la moneta è rappresentata unicamente da titoli cartacei, non convertibili in alcun bene fisico a prezzi determinati dall'autorità.
Standard normal distribution. Distribuzione normale caratterizzata da media pari a zero e deviazione standard uguale a 1. Nel caso le distribuzioni di frequenza possano essere approssimate da una normale standardizzata, allora circa il 68% delle osservazioni cadrà all'interno dell'intervallo pari a una deviazione standard, il 95% all'interno di due deviazioni standard, il 99% entro tre deviazioni standard.
Stand-By Arrangement. Strumento di finanziamento dell’FMI volto a fornire assistenza finanziaria di breve periodo ai paesi membri. L’ammontare del prestito è soggetto a limiti proporzionali alle quote del paese membro presso il Fondo. L’FMI può concedere assistenza finanziaria per ammontari superiori a tale limite solo in circostanze eccezionali. I finanziamenti sono erogati in tranche successive e gli esborsi sono subordinati al rispetto da parte del paese beneficiario di un programma macroeconomico concordato con l’FMI. La durata massima è triennale e il rimborso può avvenire in 8 rate nell’arco temporale compreso tra 25 e 48 mesi dall’erogazione.
Stanza di compensazione. Luogo in cui i soggetti, di solito le banche e gli altri operatori di borsa, con opposte posizioni creditorie e debitorie si occupano della chiusura delle stesse. Per estensione, nelle borse valori, si definisce stanza di compensazione anche la struttura incaricata della chiusura delle posizioni aperte in strumenti derivati mediante la consegna fisica o la compensazione con posizioni opposte.
Stanza di compensazione per le opzioni. È l'ente incaricato della gestione dei pagamenti e del regolamento dei saldi creditori e debitori esistenti tra tutti gli operatori che investono in contratti di option.
Startup. Con il termine startup si identifica l'operazione e il periodo durante il quale si avvia un'impresa. Si tratta di solito di imprese appena costituite, nelle quali vi sono ancora processi organizzativi in corso. Nello startup possono avvenire operazioni di acquisizione delle risorse tecniche correnti, di definizione delle gerarchie e dei metodi di produzione, di ricerca di personale, ma anche studi di mercato con i quali si cerca di definire le attività e gli indirizzi dell'impresa. Lo startup può anche essere collegato ad una offerta pubblica di vendita, ovvero a quell'operazione con la quale un'impresa immette sul mercato titoli propri, come le azioni. Questa operazione può essere concomitante con lo startup, in quanto un'impresa può decidere di quotarsi alla borsa valori proprio per agevolare la raccolta di capitale per avviare i propri processi produttivi. Le startup company, solitamente, presentano un alto rischio, ma anche una maggiore prospettiva di guadagno: infatti questo tipo di imprese, in caso di successo, possono essere vantaggiose in quanto, essendo state appena avviate, utilizzano generalmente una limitata quantità di capitale, lavoro e terreni.
Statistica aziendale. La Statistica Aziendale si può definire come la disciplina che fornisce l'insieme degli strumenti di stampo statistico necessari per una corretta ed approfondita analisi e gestione economica del sistema-impresa. Si serve dei dati reperibili mediante fonti contabili per elaborare previsioni sugli sviluppi futuri del sistema-impresa di riferimento; si delinea quindi come una più completa possibilità di analisi (di carattere ovviamente statistico) del risultato della disaggregazione aziendale nelle sue attività produttive. Esistono diverse impostazioni metodologiche nella disciplina che studia i modi di intendere la Statistica Aziendale e i suoi risultati, i più comuni sono 4 e gli studiosi del settore non sono ancora giunti ad una soluzione condivisa. Si suole distinguere le stastistiche aziendali in:

  • Interne: relative cioè all'organizzazione ed alla gestione aziendale, basate dunque su dati di origine aziendale;
  • Esterne: relative all'ambiente economico esterno all'impresa, basate su dati provenienti da mercati, concorrenti, settori di attività, ecc.

Statistica economica. La Statistica economica è una disciplina che unisce lo studio dei fenomeni collettivi (statistica) allo studio dei problemi allocativi di risorse scarse (economia). Da ciò si comprende come la statistica economica abbia per obiettivo e si interroghi sulla misurazione latamente intesa (dalla misura di grandezze e sistemi di grandezze economiche, all’analisi della dinamica e alle previsioni economiche, alla stima e alla verifica di modelli di comportamenti economici). Al fine di svolgere l'attività a cui è chiamata la statistica economia è impegnata nella ricerca (sia a livello micro che macroeconomico) di:

  • di metodologie e modelli di riferimento
  • elaborazione e gestione di sistemi di dati e di indicatori

Gli ambiti appicativi sono numerosi e vari. Di seguito ne sono elencati alcuni:

  • Analisi di mercato
  • Analisi territoriale
  • Aggregati macroeconomici e contabilità nazionale
  • Controllo statistico della qualità
  • Statistica aziendale

Stato minimo (contabilità liberale). Insieme delle funzioni della PA in settori diversi da previdenza, sanità, assistenza, istruzione.
Stato sociale (contabilità liberale). Insieme delle funzioni della PA nei settori: previdenza, sanità, assistenza, istruzione.
Stato patrimoniale. È uno dei tre documenti obbligatori del bilancio. Esso evidenzia gli impieghi in essere (attivo) e le fonti in essere (passivo) in un determinato istante, che coincide con il momento finale dell'esercizio. Vedi articolo dettagliato.

Schema dello stato patrimoniale

 

 

 

 

 

Elementi attivi del capitale di funzionamento

Elementi passivi del capitale di funzionamento

 

 

Attivo

Passivo

 

 

Investimenti a breve termine

  • Cassa
  • Crediti
  • Scorte
  •  
  • Banche
  • Fornitori
  • TFR
  •  

 

Mezzi di terzi

Investimenti a medio lungo  termine

  • Macchinari
  • Fabbricati
  • Partecipazioni
  •  
  • Capitale sociale
  • Riserve
  • Utile/perdite
  •  

 

Mezzi propri

 

Impieghi

Fonti

 

Stato sociale (Welfare state). Sistema sociale in cui lo Stato assicura a tutti i cittadini livelli minimi di reddito e i servizi ritenuti essenziali.
Stato stazionario. In economia ci si riferisce al concetto di crescita di stato stazionario per indicare situazioni nelle quali sia verificata l'uguaglianza tra tasso di crescita dello stock di capitale e tasso di crescita della produzione (PIL). In stato stazionario non si verificano accelerazioni o decelerazioni dei due tassi di crescita che, nel caso neoclassico, ovvero per elasticità dei fattori di produzione che sommano a uno, uguagliano la somma dei tassi di crescita della forza lavoro e del progresso tecnologico.
Statuto societario.E' il documento che contiene le norme ed i patti sottoscritti dai soci, per il funzionamento della società. Si considera parte integrante dell'atto costitutivo.
STEP 2. Sistema europeo di compensazione dei pagamenti retail di proprietà di EBA Clearing, avviato il 28 aprile 2003 per le operazioni di bonifico transfrontaliere. A partire dal 28 gennaio 2008 il sistema tratta anche bonifici SEPA (vedi). L’infrastruttura tecnica per l’elaborazione e la compensazione dei pagamenti immessi è offerta dalla SIA-SSB (vedi).
Step Up/Step Down. Indica se il valore della cedola pagata dall'obbligazione a tasso fisso cresce (step-up)/decresce (step-down) nell'arco della durata del prestito.
Stipendi pubblici (Wp). Redditi da lavoro dipendente della PA. Includono la retribuzione lorda e i contributi sociali a carico del datore di lavoro (effettivi e figurativi).
Stocastico. Dal greco stochazein, “tirare al bersaglio con l'arco”, cioè diffondere gli eventi in modo parzialmente casuale, sicché alcuni di essi hanno esito più favorevole. Se una successione di eventi combina una (componente casuale) con un (processo selettivo) in modo che solo certi risultati del casuale possano perdurare, tale successione viene detta stocastica.
Stocastico (oscilllatore). L’oscillatore stocastico si basa sul concetto che i prezzi di un determinato valore mobiliare, in un dato arco di tempo, tendono a posizionarsi vicino ai massimi nelle fasi rialziste e vicino ai minimi nelle fasi ribassiste. Di conseguenza, il posizionamento del prezzo vicino ai minimi di periodo in una fase rialzista segnala l’indebolimento della tendenza in atto. Lo stesso ragionamento può essere fatto in caso di posizionamento del prezzo vicino ai massimi di periodo in una tendenza ribassista. Il valore dell’oscillatore sarà sempre compreso tra 0 e 100. A seconda del valore assunto dall’oscillatore si identificheranno tre zone da utilizzare a livello operativo. Zona neutrale: compresa tra il valore 20 e il valore 80, che evidenzia un andamento giudicato normale per le quotazioni del valore mobiliare oggetto di studio. Zona di ipercomprato: compresa tra il valore 80 e il valore 100, che evidenzia una tendenza marcatamente rialzista nell’evoluzione dei prezzi e prelude ad una possibile correzione ribassista. Zona di ipervenduto: compresa tra il valore 0 e il valore 20, che evidenzia una tendenza marcatamente ribassista e prelude ad una possibile correzione rialzista.
Stocastico lento. L’oscillatore stocastico in alcune situazioni può mostrarsi troppo volatile rispetto all'andamento dei prezzi, offrendo una serie di falsi segnali. Per questo motivo si preferisce utilizzare una versione rallentata di questo oscillatore. Tale versione permette, infatti, di ridurre l'elevata volatilità dello stocastico, selezionando ed utilizzando solo i segnali più interessanti. Lo stocastico rallentato è rappresentato dalla media mobile semplice per h periodi dello stocastico regolare. In caso di valori di ipervenduto dei due oscillatori il taglio dal basso verso l’alto dello stocastico regolare sullo stocastico lento genererà un segnale operativo di acquisto. In caso di valori di ipercomprato valgono gli stessi ragionamenti effettuati in maniera simmetrica rispetto ai precedenti.
Stock option. Assegnazione di azioni ai dipendenti: è una particolare forma di incentivo concesso ai dipendenti o agli amministratori di un’impresa, al fine di renderli più partecipi all’andamento dell’impresa per cui lavorano. La logica dell’operazione consiste nell’offrire la possibilità di acquistare, a partire da una determinata scadenza (di solito qualche anno), un certo quantitativo di azioni a un prezzo prefissato: in tal modo il soggetto beneficiario dell’opzione si troverà maggiormente incentivato a determinare, con il proprio apporto di lavoro, l’andamento positivo dell’impresa in quanto maggiore sarà il valore di mercato del titolo al momento dell’acquisto e maggiore sarà la plusvalenza di cui beneficerà.
Stock picking. Processo di scelta di un particolare titolo, effettuata generalmente sulla base dell'analisi tecnica e/o dell'analisi fondamentale.
Stop loss. Soglia limite di prezzo al raggiungimento della quale scatta l'ordine di vendita, al fine di limitare le perdite.
Stralcio. Cancellazione di una posta in contropartita di un conto economico.
Stralcio di crediti. Cancellazione dall'attivo di bilancio di crediti ritenuti inesigibili.
Strangle. Transazione composita sul mercato dei contratti a premio, comprendente l'acquisto o la vendita di una serie di opzioni "call" e "put" con prezzi di esercizio rispettivamente al disotto e al disopra della quotazione corrente del sottostante.
Strategia di investimento. Programma operativo che il management di un'istituzione di carattere finanziario decide di percorrere per definire l'allocazione dei fondi disponibili scegliendo tra le varie alternative possibili. Questo programma può includere le frazioni del totale da riservare a un certo tipo di strumento, a un mercato, una valuta o un titolo in particolare, ecc.
Studi di settore. Metodologia di accertamento, basata sulla rilevazione di determinati dati contabili ed extracontabili, differenziati per settore di attività, per la determinazione, mediante utilizzo di una procedura di calcolo denominata Gerico, dell'ammontare dei ricavi e dei compensi da dichiarare. Non si applicano alle seguenti principali ipotesi: • ricavi superiori a 10 miliardi; • periodo d’imposta di durata inferiore o superiore a dodici mesi; • anno di inizio e anno di cessazione dell’attività; • modifica in corso d’anno dell’attività esercitata.
Strategia bottom up. Strategia di investimento che consiste nell'effettuare scelte di investimento basandosi non su considerazioni relative ai cicli economici dei settori ed ai cicli borsistici, ma sull'analisi dei singoli titoli. Può indurre a investire in uno specifico titolo a prescindere dall'andamento del settore di appartenenza. La strategia opposta è detta top down.
Strategia top down. Strategia di investimento volta ad individuare i settori e le industrie dai quali ci si attende una buona performance e i titoli più appetibili al loro interno. Si basa su un'analisi macroeconomica dei cicli economici settoriali. L'approccio opposto è detto bottom up.
Strass test delle banche. Lo stress test della banche o il programma di valutazione del capitale di vigilanza è una valutazione della riserva di capitale da parte della Federal Reserve americana e dalle autorità di vigilanza bancaria per determinare se le organizzazioni bancarie più grandi degli Stati Uniti hanno capitale sufficiente a reggere l'impatto di un ambiente economico difficile. L'operazione è limitata a organizzazioni bancarie con un patrimonio superiore ai 100 miliardi di dollari. Le organizzazioni del settore bancario incluse in questo esercizio comprendono il nucleo del sistema bancario degli Stati Uniti che rappresentano circa i due terzi del totale delle attività delle holding bancarie americane. Gli istituti bancari ammissibili, con consolidata attività inferiore a 100 miliardi, possono anche ottenere capitali dal Programma di acquisto del capitale (PAC). L'ammissibilità è coerente con i criteri e il processo deliberativo stabilito per l'identificazione di qualificate istituzioni finanziarie (QFIs) nel Programma di Acquisto di capitale esistente.
Strass testing. Processo di determinazione di quanto il valore di un portafoglio può diminuire in presenza di condizioni di mercato anormali. Si generano degli scenari di massima perdita potenziale (es. in caso di crollo del mercato azionario) e si rivaluta il portafoglio in base a questi scenari appositamente costruiti.
Stretta monetaria. Una stretta monetaria è una operazione compiuta da una banca centrale destinata alla riduzione dell'offerta di moneta circolante nell'economia. Lo strumento impiegato per realizzare la stretta è di norma un aumento del tasso di sconto. L'aumento del tasso di sconto, che si riflette su tutti i tassi di interesse, rendendo meno conveniente il ricorso al credito da parte delle imprese e degli altri soggetti economici che desiderano indebitarsi, riduce la domanda e conseguentemente anche l'offerta di moneta, poiché le banche ordinarie, che si rifinanziano presso la banca centrale cedendole titoli in cambio di moneta, si trovano a pagare un prezzo più elevato per rifinanziarsi. La stretta monetaria è uno strumento di politica economica il cui fine è di rallentare la crescita dell'economia. Il rallentamento si rende necessario quando il tasso di inflazione tende a crescere troppo velocemente, ma anche quando la domanda di beni e servizi implica un eccesso di importazioni che gravano sui conti con l'estero. In questi casi la stretta monetaria, rallentando la domanda di beni e servizi, il cui finanziamento da parte di imprese, settore pubblico e settore privato diventa più costoso, determina un rallentamento nella crescita dei prezzi e una minore domanda di beni e servizi provenienti dall'estero.
Strike price. Prezzo d'esercizio di un'opzione.
Strip. Contratto a premio composito con cui il datore del premio acquista la facoltà di ritirare una certa quantità di titoli oppure consegnarne il doppio.
Strumenti derivati. Attività finanziarie il cui valore è determinato da quello di altri titoli scambiati sul mercato. Tra gli strumenti negoziati sui mercati regolamentati si ricordano i future e le opzioni. Tra quelli scambiati sui mercati over-the-counter si ricordano gli swap e i contratti forward (Vedi strumento d.)ia.
Strumenti derivati a effetto leva (Leveraged derivatives). Strumenti derivati che impiegano moltiplicatori o altri meccanismi per accrescere i flussi monetari in rapporto al valore nozionale del sottostante.
Strumenti di mercato monetario. Sono titoli di debito emessi da privati o da autorità pubbliche, aventi scadenza inferiore all'anno, come Buoni del Tesoro, pronti contro termine, accettazioni bancarie, ecc.
Strumenti di pagamento SEPA. Il progetto SEPA prevede attualmente tre tipologie di strumenti (bonifici, addebiti diretti e carte di pagamento) che rappresentano servizi di base standardizzati a cui i diversi intermediari potranno aggiungere funzionalità ulteriori. In ambito EPC (vedi) sono stati definiti il “SEPA Credit Transfer Scheme Rulebook” e il “SEPA Direct Debit Scheme Rulebook”, in cui sono descritte le regole, le prassi e gli standard interbancari relativi, rispettivamente, ai servizi di bonifico e di addebito diretto. Per le carte di pagamento invece è stato definito un insieme di principi, regole e linee guida, dettagliati in un apposito documento denominato “SEPA Cards Framework”. Dal primo gennaio 2008 le carte di pagamento di nuova emissione sono conformi agli standard SEPA (che, tra l’altro, prevedono l’utilizzo della tecnologia del microchip); il 28 gennaio è stato invece introdotto il bonifico SEPA. Nel prossimo futuro (in concomitanza con il recepimento – entro il 1° novembre 2009 - della direttiva CE 13.11.2007, n.64 relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno) diverrà operativo anche l’addebito diretto SEPA.
Strumenti finanziari. Espressione che include: azioni, obbligazioni, titoli di Stato e altri titoli di debito negoziabili sul mercato; quote di fondi comuni di investimento; qualsiasi altro titolo normalmente negoziato che permetta di acquisire gli strumenti precedenti; derivati; le combinazioni di contratti o di titoli precedentemente indicati. Comprende anche i depositi bancari e perfino il contante.
Strumenti ibridi del patrimonio di base. Strumenti finanziari computati, entro limiti specifici, nel patrimonio di base in presenza di condizioni di permanenza nella disponibilità dei fondi raccolti e capacità di assorbimento delle perdite che garantiscano pienamente la stabilità patrimoniale delle banche. Tali strumenti possono essere classificati come innovativi o non innovativi in funzione della presenza o meno di incentivi al rimborso anticipato da parte dell’emittente (ad es.: clausole di step up).
Strumento derivato. In finanza, uno strumento derivato è considerato ogni titolo il cui valore è basato sul valore di mercato di altri beni (azioni, indici, valute, tassi ecc.). I titoli derivati hanno raggiunto solo recentemente una diffusione enorme nel mondo grazie alla globalizzazione dei mercati e alla contestuale introduzione dei computer per la trasmissione degli ordini. Esistono derivati strutturati per ogni esigenza e basati su qualsiasi variabile, perfino la quantità di neve caduta in una determinata zona. Gli utilizzi principali sono: arbitraggio, speculazione e copertura (detta hedging). Le variabili alla base dei titoli derivati sono dette attività sottostanti e possono avere diversa natura; possono essere un'azione, un'obbligazione, un indice, una commodity come il petrolio o anche un altro derivato. I derivati sono oggetto di contrattazione in molti mercati ma soprattutto all'over the counter, mercati alternativi alle borse vere e proprie creati da istituzioni finanziarie e da professionisti tramite reti telefoniche. Tali mercati di solito non sono regolamentati. Finalità. Gli strumenti derivati possono essere utilizzati per copertura di un rischio (hedging), utilizzando un derivato con effetto opposto all'operazione che si vuole coprire (ad esempio, una opzione put può coprire il rischio di un acquisto long di uno strumento finanziario; se le quotazioni calano, l'opzione put aumenta di valore più che proporzionalmente, riducendo la perdita maturata del sottostante). In questa configurazione risultano molto utili per coprirsi dai rischi di prezzo (oscillazioni del prezzo del sottostante), tasso (modifica dei tassi di interesse) o cambio (oscillazioni del tasso di cambio). Possono anche essere usati a sé stanti per scopi speculativi sfruttando quello che in finanza è chiamato l'effetto leva. Un terzo uso è quello di effettuare arbitraggi. Tipologie. Nascono nuovi derivati ogni giorno, con diversi profili finanziari e diversi gradi di sofisticazione. In gergo, le tipologie standard vengono dette plain vanilla, mentre i tipi più complessi sono detti "esotici". Le tipologie più note e diffuse sono:

  • Future
  • Opzione
  • Swap
  • Eonia
  • Fra
  • Irs
  • Esotici
  • Strutturati

Strumento sottostante. Per strumento sottostante ad uno strumento derivato, si intende quell'attività (non necessariamente finanziaria) da cui dipende il derivato. La tipologia del sottostante può essere estremamente vasta: a esempio, per stock option, si intende un'opzione il cui sottostante sono dei titoli azionari, ovvero la facoltà di comprare l'azione ad un prezzo stabilito ad una data prestabilita. Gli strumenti sottostanti di tipo finanziario possono essere:

  • Titoli di qualsiasi tipo (azioni, obbligazioni, ecc...)
  • Indici, es. Euribor, Mibtel, Nasdaq
  • Valute
  • Tassi di interesse
  • Commodity
  • Fondi comuni di investimento

Struttura del capitale. In finanza aziendale ed economia finanziaria, la struttura del capitale definisce il modo in cui un'impresa finanzia i propri investimenti tramite una qualche combinazione di debito, capitale di rischio (o equity, con voce inglese) o titoli finanziari di natura mista. La struttura del capitale è dunque la composizione o, appunto, "struttura," del capitale finanziario dello stato patrimoniale di un'impresa. A esempio, un'impresa il cui capitale è costituito per 20 milioni di euro da capitale di rischio e 80 milioni di euro di debito sarà per il 20% equity financed (finanziata tramite capitale di rischio) e per l'80% debt financed (finanziata tramite debito); il rapporto tra il debito di un'impresa e il suo capitale, in questo caso l'80%, è detto leva finanziaria, o con voce inglese leverage
Struttura del passivo. Composizione del capitale di prestito secondo scadenza.
Struttura finanziaria. Composizione delle fonti di finanziamento di un'impresa, come si evidenzia dall'analisi dello stato patrimoniale di bilancio. L'analisi della struttura finanziaria vaglia con attenzione i rapporti esistenti tra mezzi propri, capitale più riserve, e fondi di finanziamento di terzi, come debiti commerciali e a lungo termine.
Struttura per scadenze. Con riferimento ad esempio al portafoglio crediti di una banca, è la distribuzione degli impieghi sulla base della loro scadenza.
Subprime. I subprime, o "B-Paper", "near-prime" o "second chance" sono quei prestiti che vengono concessi a un soggetto che non può accedere ai tassi di interesse di mercato, in quanto ha avuto problemi pregressi nella sua storia di debitore. I prestiti subprime sono rischiosi sia per i creditori sia per i debitori, vista la pericolosa combinazione di alti tassi di interesse, cattiva storia creditizia e situazioni finanziarie poco chiare, associate a coloro che hanno accesso a questo tipo di credito. La tipologia subprime comprende un'ampia varietà di strumenti di credito, quali i mutui subprime, i prestiti d'auto subprime, le carte di credito subprime. Un'attività subprime si qualifica prevalentemente per lo stato della parte debitrice. Un mutuo subprime è, per definizione, un mutuo concesso a un soggetto che non poteva avere accesso a un tasso più favorevole nel mercato del credito. I debitori subprime hanno tipicamente un basso punteggio di credito e storie creditizie fatte di inadempienze, pignoramenti fallimenti e ritardi. Poiché i debitori subprime vengono considerati ad alto rischio di insolvenza, i prestiti subprime hanno tipicamente condizioni meno favorevoli delle altre tipologie di credito. Queste condizioni includono tassi di interesse, parcelle e premi più elevati. Coloro che proponevano i mutui subprime negli Stati Uniti hanno sottolineato il ruolo che questa tipologia creditizia ha nell'estendere l'accesso al mercato del credito a consumatori che non l'avrebbero altrimenti. Eppure gli oppositori hanno criticato l'industria del credito subprime per aver messo in atto pratiche predatorie, come l'aver accettato clienti che non avevano chiaramente le risorse per soddisfare i termini dei contratti. Queste critiche sono aumentate esponenzialmente a partire dal 2006, in risposta alla crescente crisi dell'industria statunitense dei mutui ipotecari subprime: centinaia di migliaia di debitori sono stati costretti all'insolvenza e per molte compagnie prestatrici è stata presentata istanza di bancarotta.

Il credito Subprime si è evoluto quando domanda ed offerta si sono incontrate nel mercato. Con un ambiente economico in costante fluttuazione ed il debito dei consumatori in perenne crescita, i prestatori tradizionali sono diventati nel tempo più cauti e hanno abbandonato un grande numero di potenziali clienti. Statisticamente, circa il 25% della popolazione americana cade nella categoria subprime (punteggio di credito < 620). Dal 1998, il 25% dei mutui ipotecari concessi sono stati classificati come subprime. Parte delle potenziali sofferenze sono state ribaltate in crediti cartolari: obbligazioni "garantite" da mutui subprime ad alto rischio di insolvenza che gli istituti di credito hanno venduto ai risparmiatori, o collocato direttamente nel portafogli dei loro fondi di investimento. In questo modo, le perdite non sono evidenziate a bilancio, depennando i crediti inesigibili, e sono pagate dai risparmiatori. L'obbligazione, infatti, non è un titolo a capitale garantito in caso di fallimento dell'emittente, e i titoli subprime non sono garantiti dalla propria banca di fiducia, ma dal mutuo a rischio di sofferenza: se il mutuo non è pagato, non pagano interesse, e se è dichiarata l'insolvenza, non sono più cedibili, comportando la perdita del capitale.

Non c'è un profilo di credito ufficiale che cataloga un mutuatario come subprime, anche se negli Stati Uniti il termine viene usato convenzionalmente in riferimento a chi contrae un prestito avendo un "punteggio di credito" inferiore a 620. I prestiti subprime sono associati a garanzie basse o nulle dei debitori. Talora non sono chieste dagli istituti di credito; altre volte il cliente medio non è in grado di fornirle. Alla concessione di crediti privi di garanzie contribuiscono diversi fattori: la libertà di licenziamento e un mercato del lavoro flessibile che non consentono ai mutuatari di disporre di un reddito stabile e sicuro, il ricorso all'indebitamento per abitudini consumistiche ovvero per un reddito insufficiente per cui gli stessi beni dovrebbero garantire molteplici finanziamenti, una legislazione sfavorevole per i creditori in materia di recupero crediti, la presenza di coperture finanziarie dei rischi alternative alle garanzie fornite dal cliente.

Per avere accesso a questo mercato in crescita, i prestatori si assumono il rischio associato all'attività di credito nei confronti di debitori scarsamente affidabili, con un "punteggio di credito" basso o molto basso. Si crede che i prestiti subprime costituiscano un rischio addirittura maggiore per il prestatore, a causa delle suddette elevate caratteristiche di rischio della controparte. I prestatori usano diversi metodi per coprire questi rischi: in molti prestiti subprime, il rischio viene coperto con un tasso di interesse più alto; per quanto riguarda le carte di credito subprime, ai possessori vengono addebitate tariffe di mora più elevate, in aggiunta a varie tariffe annuali. Inoltre, a differenza delle carte di credito Prime, non viene dato generalmente ai clienti un intervallo temporale di "tolleranza", in cui i pagamenti possono essere ancora effettuati senza conseguenze, nonostante la scadenza. Una volta addebitate sul conto, le tariffe di mora possono anche spingere il credito oltre il limite previsto, e sfociare in ulteriori penali. Tutto ciò determina introiti più elevati per i prestatori, in una sorta di circolo vizioso.

Il subprime dà a coloro che contraggono un prestito l'opportunità di avere accesso al credito. Costoro usano questo credito concesso per acquistare abitazioni, oppure per finanziare altre forme di spesa, come l'acquisto di un'automobile, la ristrutturazione della casa, o persino rimborsare una carta di credito ad alti interessi. Ad ogni modo, a causa dell'elevato profilo di rischio dei clienti subprime, il costo di questo accesso al credito è un tasso di interesse più elevato. Generalmente, coloro che contraggono un prestito subprime presentano una varietà di caratteristiche peculiari di rischio, tra le quali:

  • Due o più pagamenti di crediti pregressi effettuati oltre 30 giorni dopo la scadenza negli ultimi 12 mesi, oppure uno o più pagamenti effettuati 60 giorni oltre la scadenza negli ultimi 36 mesi;
  • Dichiarazione di bancarotta negli ultimi 5 anni;
  • Insolvenza su un mutuo negli ultimi 24 mesi;
  • Alte probabilità relative di inadempienza come evidenziato, ad esempio, dagli score degli istituti di credito inferiori a 660.

Supermercato finanziario. Società finanziaria in grado di offrire un'ampia gamma di servizi di carattere finanziario, dai prestiti alla consulenza, all'intermediazione in titoli.
Supply-side economics. E' una teoria economica nata nei primi anni '70 dalle idee di Robert Mundell, Arthur Laffer e Jude Wanniski molto in voga nei primi anni '80 negli Stati Uniti durante la presidenza di Ronald Reagan. Essa nasce in aperto contrasto con le teorie keynesiane secondo le quali qualora la domanda aggregata di beni e servizi di una nazione non sia sufficiente a garantire il pieno impiego o comunque il raggiungimento degli obiettivi di politica economica prestabiliti è compito dello stato intervenire con misure di sostegno alla domanda. Essa sostiene che invece di intervenire dal lato della domanda, la politica economica deve intervenire sul lato dell'offerta (supply side) favorendo gli investimenti e per questa via l'offerta di beni da parte delle imprese. La crescita dell'offerta genererebbe una corrispondente crescita della domanda, rendendo inutili le ricette keynesiane.
Supporto. Nell'analisi tecnica di Borsa si chiama supporto il livello di prezzo sotto il quale la quotazione del titolo ha difficoltà a scendere. È il punto in cui la pressione sul mercato svolta dai venditori non riesce a superare la pressione dei compratori. Se il prezzo scende al di sotto del supporto e, ad un successivo rialzo, non dovesse recuperare il prezzo di supporto, allora è molto probabile che si abbiano ulteriori ribassi consecutivi nelle quotazioni. Il supporto diventerebbe in questo caso una resistenza. In altri termini, il supporto non è altro che un livello che si oppone al proseguimento di un trend discendente: visivamente, si puo' osservare che il titolo arresta la sua discesa, tentenna, rimbalza una o più volte per poi invertire la rotta o proseguire definitivamente nella direzione iniziale; in questo secondo caso, la violazione del supporto racchiude implicazioni fortemente negative per il successivo andamento delle quotazioni, dal momento che le forze che si opponevano all'ulteriore discesa vengono sconfitte. Una perforazione di più supporti in poco tempo viene definita, nel linguaggio finanziario, panic selling.
Supranational bond. Sono le obbligazioni che vengono emesse da Enti Sovranazionali, come la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Internazionale o la Banca Mondiale. Queste obbligazioni hanno di solito rating molto elevato (AA o AAA). Di seguito elenchiamo gli emittenti supranational più importanti. WB World Bank EIB European Investment Bank IFC International Finance Corporation IADB Inter American Development Bank EBRD European Bank for Reconstruction and Development.
Surplus. Può avere due significati: indica ciò che rimane degli utili di una società dopo aver pagato i dividendi degli azionisti, oppure l'eccesso delle attività sulle passività costituito dal capitale sociale e dalle riserve di capitale. VEDI DEFICIT DI BILANCIO.
Surrogazione. E' il fenomeno del subingresso di un terzo nei diritti del creditore verso un debitore, per effetto del pagamento del debito da parte del terzo stesso. E' uno degli istituti che dà vita alle modificazioni soggettive del rapporto obbligatorio dal lato attivo. Il pagamento con surrogazione è disciplinato dal codice civile agli artt. 1201-1205. Il codice prevede tre distinte figure di surrogazione.

  • Surrogazione per volontà del creditore: si ha quando il creditore, ricevendo il pagamento da parte del terzo, dichiara espressamente e contestualmente di surrogarlo nei propri diritti (art. 1201 c.c.).
  • Surrogazione per volontà del debitore, il quale prende a mutuo una somma di denaro da un terzo al fine di adempiere il proprio debito e surroga il mutuante nei diritti spettanti al creditore, anche senza il consenso di questi (art. 1202 c.c.).
  • Surrogazione legale, è la surrogazione che ha la sua fonte nella legge ed è prevista in alcune ipotesi tassative (art. 1203 c.c.).

Sussidio. Il sussidio è una sovvenzione in denaro, un finanziamento a cui lo stato provvede con degli assegni erogati sottoforma di restituzione dell'imposta sul reddito, secondo dei limiti di reddito. Percepisce gli assegni familiari solo un'unica persona per ogni figlio. Si percepiscono gli assegni familiari per:

  • I figli del coniuge.
  • I bambini in affidamento, se vivono all'interno del nucleo familiare da un lungo periodo.
  • I figli dei propri figli, se sono stati accolti nel proprio nucleo familiare.

A determinate condizioni è possibile continuare a percepire gli assegni familiari anche per figli maggiorenni. Il limite di età di 27 anni se essi frequentano ancora la scuola (università), o stanno apprendendo un mestiere e i loro profitti non superano i 7.680 euro all'anno, dunque i profitti realizzati durante le vacanze dai giovani universitari non pregiudicano questo diritto. Gli orfani di entrambi i genitori ricevono direttamente 154 euro mensili di assegni familiari. Il sussidio in economia si applica sulle esportazioni. Un sussidio alle esportazioni è una somma di denaro che ricevono i produttori nazionali che vendono i loro prodotti all'estero; incentivando le esportazioni, tale sussidio aumenta il prezzo interno dei beni esportati. Le ragioni per cui un governo interviene sul commercio internazionale del proprio paese sono legate, di solito, a preoccupazioni relative alla distribuzione del reddito, alla protezione di settori ritenuti particolarmente importanti o all'equilibrio della bilancia dei pagamenti. Tuttavia, indipendentemente da quale di questi motivi ne sia la causa, l'erogazione di sussidi alle esportazioni, come l'imposizione di dazi sulle importazioni, hanno degli effetti sulle ragioni di scambio di un paese.
Svalutazione. La svalutazione è la perdita di valore di una moneta nei confronti di una o più monete (in regime di cambi fissi); quando invece ci si trova in regime di cambi variabili si parla di deprezzamento della moneta. Come svalutazione si può intendere anche la diminuzione del valore di una merce nei confronti della moneta, ed è un normale processo della commercializzazione. Svalutazione monetaria. In passato, quando le monete erano composte da metalli preziosi, il valore nominale era uguale al valore del metallo prezioso contenuto. Se i governanti sostituivano parte del metallo prezioso con metallo comune, allo scopo di emettere una maggiore quantità di denaro, la moneta finiva per perdere valore nei confronti delle altre monete. Infatti, una volta fuse, le monete rivelavano il loro vero valore e se questo non avesse coinciso con il valore nominale, la moneta contenente metalli poco nobili sarebbe stata rifiutata. Gli operatori economici avrebbero preferito usare monete il cui valore intrinseco fosse uguale al valore nominale. La moneta buona scacciava dunque la moneta cattiva. Ai nostri giorni non si usano più monete composte da metalli preziosi, le ragioni della perdita di valore di una moneta sono da attribuirsi all'operare della domanda e dell'offerta delle monete che servono a regolare le transazioni economiche. La svalutazione rende più costose le merci importate e di conseguenza può avere conseguenze sull'inflazione del paese che svaluta. E inoltre rende più convenienti i prodotti del paese che svaluta sui mercati esteri. Secondo alcune teorie economiche, per eliminare la svalutazione di una moneta nazionale basterebbe attuare un sistema a due monete, di cui una "di ghiaccio" "sacrificabile" a vantaggio di quella a valore costante. Come accade a Cuba, dove il Peso cubano convertibile viene a costituire la moneta a valore costante, mentre il Peso cubano semplice è la valuta sacrificabile. Grazie a questo sistema, in un'economia quale quella cubana, la moneta principale (la convertibile), esente da svalutazione, riesce ad essere la 13esima moneta di maggior valore nel mondo, e la seconda moneta delle Americhe dopo il dollaro statunitense. Svalutazione delle merci. Nel corso del periodo produttivo le merci vendute svalutano progressivamente nei confronti della moneta. Questo per la legge della domanda/offerta secondo cui tanto più un prodotto aumenta di quantità nei confronti di un prodotto che rimane uguale, tanto meno quel primo prodotto varrà nei confronti del secondo. Secondo questa legge quindi il valore totale (consistente nel totale delle unità prodotte) di quel bene rimane costante a prescindere dalla sua quantità esistente. Ovverosia se in un dato anno la quantità totale esistente di unità di quel prodotto vale una determinata cifra, e l' anno seguente la quantità di unità raddoppia, il valore totale rimane lo stesso mentre il valore della singola unità dimezza. Questo è il motivo per cui nonostante la produzione di beni aumenti costantemente il prodotto interno lordo non aumenta di pari passo. In teoria si può considerare il valore totale di un prodotto corrispondere al valore della totalità delle azioni del produttore nel mercato.
Svalutazione delle immobilizzazioni. Corrisponde al "consumo" di un'immobilizzazione non dovuto alla gestione interna, ma a fattori esterni (andamento negativo del mercato, abbandono di una linea di produzione).
Sviluppo economico. Si riferisce a quel complesso processo che trasforma un'economia o, più in generale, una società da pre-moderna a moderna. Nel ventesimo secolo il significato si è allargato fino ad includere anche un'altra accezione, oggi dominante. Lo sviluppo economico si riferisce oggi principalmente ad un processo di cambiamento - positivo - delle società povere del sud del mondo. Include un elemento di crescita, ovvero di aumento di indicatori quantitativi di ricchezza quali il prodotto interno lordo, ma anche di trasformazione qualitativa della società, quali cambiamenti nella qualità della vita legati, per esempio, al numero di medici per abitante, l'educazione e l'alfabetizzazione, etc. Un indicatore che cerca di prendere in considerazione entrambi gli aspetti è l'indice di sviluppo umano (ISU) o, nell'acronimo inglese HDI, sviluppato dalle Nazioni Unite agli inizi degli anni novanta. L'ISU è alla base del Rapporto sullo Sviluppo Umano, pubblicato periodicamente dall'UNDP (United Nations Development Programme, Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo). Nelle classifiche dei paesi più sviluppati si evidenziano enormi differenze se si prendono in considerazione variabili solo economiche o quelle considerate dall'ISU. Paesi molto ricchi, ma con scarsi o inesistenti sistemi di welfare hanno punteggi ISU molto bassi.
Swap Lo swap, nella finanza, appartiene alla categoria degli strumenti derivati, e consiste nello scambio di flussi di cassa tra due controparti. A esempio A può acquistare un bond a tasso variabile e corrispondere gli interessi che percepisce a B. B, a sua volta, acquista un bond a tasso fisso, percepisce gli interessi variabili di A e gli gira gli interessi a tasso fisso. Questa struttura (chiamata IRS, cioè interest rate swap) può essere utile per immunizzarsi da fluttuazioni di mercato o gestire fondi comuni (con la strategia CPPI). Nell'accordo di swap vengono stabilite le date in cui i pagamenti verranno effettuati e il modo in cui saranno calcolati. È possibile distinguere due tipologie di operazioni di swap sulla base dei flussi finanziari scambiati: 1. swap di interessi (interest rate swap, irs); 2. swap di valute (currency swap, cs). Un'operazione di "interest rate swap" (Irs) è un contratto che prevede lo scambio periodico, tra due operatori, di flussi di cassa aventi la natura di "interesse" calcolati sulla base dei tassi di interesse predefiniti e differenti e di un capitale teorico di riferimento. Il "currency swap" (Cs) è un contratto stipulato fra due controparti che si scambiano nel tempo un flusso di pagamenti denominati in due diverse valute. Si pone quale scambio a pronti di una determinata valuta e nel contempo in uno scambio di eguale ammontare, ma di segno opposto, ad una data futura prestabilita.
Swap a cedola zero. Swap di tasso di interesse in cui la corresponsione degli interessi da parte del contraente vincolato al tasso fisso avviene globalmente alla scadenza.
Swap debito/capitale azionario. È la conversione tra il debito di un Paese in via di sviluppo e titoli azionari di società facenti parte del Paese stesso, che viene eseguita dai governi dei Paesi interessati.
Swap debito/obbligazioni. Accordo per mezzo del quale un Paese in via di sviluppo converte il debito che ha nei confronti di altri Paesi o di organizzazioni internazionali tramite un'emissione di titoli a reddito fisso.
Swap di attività (asset swap). Scambio effettuato da una banca di un genere di attività con un altro. Per esempio la cessione a una contropartita di crediti commerciali a breve scadenza ricevendo a fronte crediti commerciali a media scadenza, oppure lo scambio di titoli a tasso fisso con titoli a tasso variabile, o ancora la combinazione di un titolo a tasso fisso con uno swap che ne rende variabile la cedola.
Swap di basi. Intesa tra due controparti di scambiarsi due flussi finanziari nella medesima valuta, la cui consistenza è legata a differenti tassi d'interesse di riferimento.
Swap di obbligazioni. Vendita e contemporaneo riacquisto di due obbligazioni differenti per scadenza, oppure per rendimento o per rating o, ancora, per cedola.
Swap "Plain vanilla". E' un contratto di swap di tassi di interesse sul dollaro US, in cui una parte corrisponde un tasso variabile basato sul LIBOR a sei mesi e riceve dalla controparte un tasso fisso riferito a un titolo di stato. L'operazione ha di regola una scadenza di 5-7 anni e un importo base di $ 50-100 milioni.
Swap sui tassi di interesse e sulle valute e sui tassi di inflazione. Operazione consistente nello scambio di flussi finanziari tra operatori secondo determinate modalità contrattuali. Nel caso di uno swap sui tassi di interesse, le controparti si scambiano flussi di pagamento di interessi calcolati su un capitale nozionale di riferimento in base a criteri differenziati (ad es. una controparte corrisponde un flusso a tasso fisso, l’altra a tasso variabile). Nel caso di uno swap sulle valute, le controparti si scambiano specifici ammontari di due diverse valute, restituendoli nel tempo secondo modalità predefinite che riguardano sia il capitale sia gli interessi. Nel caso di uno swap sul tasso di inflazione le controparti si scambiano flussi di pagamento calcolati su un capitale nozionale di riferimento e sulla base dell’andamento di un determinato indice dei prezzi dei beni di consumo nel periodo di riferimento del contratto (ad es. una controparte corrisponde un flusso a tasso fisso, l’altra a tasso variabile che dipende dalla variazione dell’indice).
Swap valutario domestico. Swap di divisa concluso tra un importatore (acquirente della divisa a una determinata scadenza) e un esportatore (che vende la stessa divisa alla stessa scadenza) con l'intermediazione di una banca anch'essa residente che opera da contropartita.
Sweet. Sono i greggi con poco zolfo (meno dello 0,5% del peso) e quindi più pregiati, perché è più agevole ricavarne la benzina.
SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunications). Rete telematica per il trattamento di operazioni finanziarie internazionali. Creata e gestita da banche, è accessibile a qualsiasi organismo la cui attività consista nel fornire al pubblico servizi finanziari e di pagamento.
Switch. Passaggio da un titolo a un altro (es. vendere un'obbligazione per comprare un'azione) o tra due titoli simili di due società diverse. Per chi è entrato in un fondo comune, un'operazione di switch consiste nel passare a un altro fondo della stessa società di gestione.
Syndacate. Sindacato (consorzio) di un prestito, i cui componenti principali sono: i "lead manager", gli "underwriters" ed i "selling group members".
Syndication. Termine con cui si indica una collaborazione tra soggetti al fine di realizzare un progetto comune; alcune delle operazioni che più di frequente vengono realizzate sono i finanziamenti sindacati per grandi opere e le nuove emissioni di titoli azionari.



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T - U


TAEG. Vedi ISC (Indice Sintetico di Costo). Sigla di tasso annuo effettivo globale. Si tratta del parametro di riferimento principale per colui che ricorre a un finanziamento di breve-medio periodo. Indice, espresso in termini percentuali, con due cifre decimali e su base annua, del costo complessivo del finanziamento. Comprende gli oneri accessori quali spese di istruttoria, spese di apertura pratica, spese di incasso delle rate e spese assicurative (l'inclusione di queste ultime due voci può essere opzionale).
TAH (Trading After Hour). Indica tutte le contrattazioni che avvengono fuori dall'orario tradizionale di contrattazione. Il TAH è stato lanciato ufficialmente dalla Borsa Italiana il 15/05/00. La sessione di contrattazione va dalle 17:30 alle 22:00. I prezzi che si formano sul TAH non influenzano il prezzo di apertura della giornata borsistica successiva.
Takeover. Assunzione del controllo di una società a seguito di una scalata ostile.
TAN o Tasso annuo nominale. E' il tasso di interesse puro applicato ad un finanziamento. È il tasso da utilizzare come termine di paragone con il tasso di rendimento delle attività finanziarie, con il tasso di sconto, ecc. Non corrisponde tuttavia al tasso d'interesse realmente applicato al finanziamento, ma al tasso effettivo periodale moltiplicato per il numero di periodi in cui l'anno è ripartito. Se ad esempio si investono dei soldi ad un tasso trimestrale del 3%, il TAN sarà pari al 12% (3% moltiplicato per 4). Ma il tasso annuo effettivo sarà maggiore per effetto della capitalizzazione trimestrale.
Dato l'interesse effettivo periodale, il TAN risulta essere:

Jk = ikk

dove Jk è il TAN, ik il tasso d'interesse effettivo periodale e k il numero di capitalizzazioni per anno.
Conoscendo il TAN, il tasso annuo effettivo può essere calcolato con la formula:

i = \left( 1+{J_k \over k} \right)^{k}-1

dove i rappresenta il tasso annuo effettivo.
Dunque nell'esempio precedente, il tasso annuo effettivo sarà il 12,55% (lo 0,55% in più rispetto al TAN).
Conoscendo il tasso annuo effettivo il TAN può essere calcolato con la formula inversa:

J_k = k\ (\sqrt[k]{1+i} - 1 )

Ricordiamo che il TAEG (tasso annuo effettivo globale) è cosa ben diversa dal TAN in quanto nella formazione di tale valore concorrono il TAN e altri costi specifici che variano a seconda dell'istituto creditore.
TARES. La TARES ("Tassa Rifiuti E Servizi", più propriamente "Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi") è un tributo in tema di gestione dei rifiuti introdotta dal Decreto Legge 6 dicembre 2011 n. 206 (cosiddetto "decreto salva Italia") e convertito con Legge 22 dicembre 2011 n. 214, in sostituzione della Tariffa di igiene ambientale (TIA) e Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARSU). Il tributo è in vigore dal 1º gennaio 2013 e consiste in un'imposta basata sulla superficie dell'immobile di riferimento, il numero dei residenti, l'uso, la produzione media dei rifiuti e altri parametri e ha come obiettivo la copertura economica per intero del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti del comune. Il pagamento, articolato in quattro rate annuali, che doveva iniziare a gennaio 2013, è slittato, secondo un emendamento alle legge di stabilità, prima ad aprile e in seguito a luglio 2013 ex art. 1 bis del D.L. 1/2013. La Tares rispetterà due nuovi parametri che ne aggraveranno il peso sulle tasche dei contribuenti. In primis la Tares dovrà coprire il 100% del costo del servizio sostenuto dai comuni, che oggi si ferma in media al 79% con picchi massimi che toccano il 91%. A questo si aggiunge il fatto che la Tares dovrà finanziare anche i “servizi indivisibili” forniti dall’ente locale come l’illuminazione pubblica, la manutenzione delle strade, la polizia locale, le aree verdi. Le risorse necessarie per coprire tali spese verranno dall’aumento di 30-40 centesimi al metro quadro. In sostanza, il corrispettivo per i servizi indivisibili porterà un incremento stimato di circa il 14% per una famiglia di tre componenti, ma in caso d’adozione dell’aliquota massima può arrivare anche al 19%.
TARGET (Trans-European Automated Real-Time Gross Settlement Express Transfer System). Sistema di regolamento lordo in tempo reale che le banche centrali della UE hanno realizzato per la terza fase della UEM per la gestione dei pagamenti d’importo rilevante in moneta unica. È costituito dai sistemi di regolamento nazionali e dalle infrastrutture necessarie a collegarli (vedi: BI-Rel Interlinking). Il sistema è stato dismesso il 19 maggio 2008, in concomitanza con il completamento della migrazione al nuovo sistema TARGET2 (vedi).
TARGET2. Evoluzione di TARGET, sviluppata con lo scopo di soddisfare le esigenze derivanti dalla crescente integrazione finanziaria nell’ambito dell’area dell’euro. La relativa infrastruttura tecnica è stata realizzata ed è gestita congiuntamente dalla Banca d’Italia, dalla Bundesbank e dalla Banque de France per conto dell’Eurosistema; il sistema è costituito da una piattaforma unica condivisa che offre un servizio armonizzato con uno schema tariffario uniforme. TARGET2 è stato avviato il 19 novembre 2007 ed è divenuto pienamente operativo il 19 maggio 2008, con la conclusione della fase di migrazione.
TARGET2-Banca d'Italia. È la componente italiana del sistema di regolamento in tempo reale TARGET2 (vedi), a cui la piazza finanziaria italiana è migrata a partire dal 19 maggio 2008. Ha sostituito il sistema di regolamento lordo dei pagamenti di elevato ammontare BI-Rel (vedi) che è cessato a partire dalla medesima data.
TASI. La TASI è la nuova tassa annuale sui servizi – l’acronimo sta per “Tassa sui Servizi Indivisibili”, per esempio la manutenzione stradale o l’illuminazione comunale – che a partire dal 2014 sostituirà l’IMU. Come l’IMU, si calcola sulla base imponibile della rendita catastale della prima casa di proprietà (mentre sulle eventuali altre proprietà resterà in vigore l’IMU): il prodotto fra l’ampiezza della casa e una tariffa calcolata dall’Agenzia del Territorio che varia da comune a comune, il tutto moltiplicato per un fattore proprio alla categoria catastale della propria casa. Di conseguenza non viene considerato il valore di mercato degli immobili al momento del pagamento: contano solo l’estensione della casa, il territorio dove è costruita e la sua “categoria catastale”. La pagherà anche chi abita in affitto, in una quota variabile fra il 10 e il 30 per cento dell’intera tassa (deciderà il Comune). Vedi articolo.
Tassa di sottoscrizione. Commissione "flat" che spetta ai sub-underwriters.
Target price. Obiettivo prefissato relativo al prezzo di vendita di un titolo formulato da analisti finanziari.
Tassa. Qualsiasi entrata corrente della PA eccetto quelle improprie o figurative (pagate dalla PA a se stessa). Il termine tassa è usato cioè come termine generico che include imposte indirette (TT1), imposte dirette (TT2), contributi sociali (TT3) e altri trasferimenti correnti (TT4).
Tassazione totale. Qualsiasi entrata corrente della PA eccetto quelle improprie o figurative (pagate dalla PA a se stessa). Il termine tassa è usato cioè come termine generico che include imposte indirette (TT1), imposte dirette (TT2), contributi sociali (TT3) e altri trasferimenti correnti (TT4). Può essere distinta in tassazione totale del settore market (TTm) e tassazione totale del settore pubblico (TTp), dove la prima coincide con le tasse pagate sui redditi di mercato e la seconda con le tasse pagate sui redditi derivati (essenzialmente stipendi pubblici e pensioni).
Tassa sul guadagno in conto capitale (Capital gain tax). Tassa imposta sui guadagni in conto capitale ricavati dall'investimento in titoli. Non ne fanno parte, per definizione, i profitti derivanti dalla riscossione dei dividendi.
Tassazione regressiva. Metodologia di tassazione dove le aliquote fiscali decrescono all'aumentare della base imponibile. In questo modo l'imposizione sulle classi inferiori di reddito risulta maggiore, in proporzione, rispetto a quelle superiori.
Tassi di mercato aperto. Sono i rendimenti variabili delle attività di mercato monetario trattate nel mercato secondario. Per esempio i tassi d'interesse sui Fed funds. Al contrario il tasso di sconto rappresenta un tasso fisso, determinato dall'autorità monetaria e non dalla domanda e dall'offerta di fondi.
Tassi di mercato monetario. Sono i tassi d'interesse attraverso i quali si definiscono i rendimenti degli strumenti di debito del mercato monetario, i quali sono differenti per ogni strumento.
Tassi interbancari. Sono i tassi del mercato interbancario degli euro depositi.
Tasso (rate). È la variazione percentuale assoluta o temporale, del livello di una certa grandezza economica. Il tasso di inflazione, per esempio, indica la variazione nel livello dei prezzi che intercorre tra due periodi di tempo successivi.
Tasso base o di riferimento sui crediti agevolati. Tasso attivo riconosciuto alle banche sulle operazioni di credito agevolato.
Tasso chiave. È il tasso d'interesse in grado di influenzare direttamente l'intera struttura del credito e dei rendimenti di mercato di una nazione, come il tasso di sconto, cioè quello al quale la banca centrale offre denaro al sistema finanziario.
Tasso di attività. Misura l'offerta di lavoro (nel breve periodo) intesa come popolazione attiva, rapportata alla popolazione in età lavorativa. I tassi specifici per età permettono da un lato di seguire determinate fasce della popolazione ma anche di comprendere l'evoluzione del tasso complessivo in funzione all'evolversi della struttura demografica della popolazione (aspetto molto importante per via delle classi di età del baby boom). NB: dire "forze di lavoro" o "forze di lavoro con 15 o più anni" è la stessa cosa in quanto le fonti statistiche ignorano, dalla fine degli anni novanta, chi lavora pur avendo meno di 15 anni. Precedentemente la soglia era di 14 anni, legata anche quella alle norme sull'istruzione obbligatoria.
Tasso di base. Tasso d'interesse utilizzato per parametrare gli impieghi di una banca. L'effettivo interesse che paga il cliente è composto dal tasso base più un margine.
Tasso di cambio. In finanza e in economia internazionale si definisce come tasso di cambio:

  • nominale: il valore di 1 unità di una valuta in termini di un'altra valuta, ovvero il tasso al quale è possibile effettuare il cambio di un determinato ammontare di una valuta nell'ammontare equivalente di un'altra valuta. Nella notazione normalmente utilizzata in Italia - quella del cosiddetto cambio certo per incerto (differente rispetto a quella utilizzata nei paesi anglosassoni, dove viene usato il cosiddetto cambio incerto per certo) - il tasso di cambio nominale di una valuta nazionale (cambio valuta nazionale/valuta estera) è il prezzo in valuta estera di 1 unita di valuta nazionale. Un esempio può essere fatto utilizzando il cambio dell'euro rispetto al dollaro (cambio euro/dollaro): se, per ipotesi, il tasso di cambio nominale dell'euro rispetto al dollaro passasse - in un determinato periodo - da 0,85 a 1,00 (parità col dollaro) e poi ad 1,40 avremmo che, inizialmente, per "comprare", a esempio, mille dollari sarebbe necessario pagare circa 1.176 euro, mentre al raggiungimento della parità, per "acquistare" gli stessi mille dollari basterebbero mille euro e, quando infine il cambio euro/dollaro fosse pari ad 1.40, mille dollari "costerebbero" circa 714 euro. Mantenendo gli stessi rapporti di cambio e usando però la notazione anglosassone, avrei che il cambio euro/dollaro sarebbe pari a 1,176 nel primo caso, 1 nel secondo e 0,714 nel terzo. La relazione tra tasso di cambio nominale tra la valuta A e la valuta B (TcAB) ed il corrispondente tasso di cambio tra valuta B e valuta A (TcBA) è dato, semplicemente, da:
Tc_{AB}=\frac{1}{Tc_{BA}}
  • reale: il tasso al quale è possibile acquistare beni o servizi prodotti in un paese in termini di beni o servizi di un diverso paese. Ipotizzando, a esempio, che il prezzo di un bene cresca in Francia del 10% e che vi sia, al contempo, un'incremento del tasso di cambio nominale tra sterlina ed euro anch'esso pari al 10% il consumatore francese sperimenterà l'aumento del prezzo del bene in termini reali, mentre per il consumatore britannico - che dispone di sterline - tale prezzo rimarrà invece, per l'effetto combinato dell'aumento del prezzo del bene reale e della contemporanea diminuzione dell'ammontare di sterline necessarie per acquistare un euro ed a meno dell'effetto di eventuali tariffe doganali, invariato. In formule, il tasso di cambio reale può essere scritto come:
\ \frac{EP_1}{P_2}
Qui P1 rappresenta il livello dei prezzi del paese 1 (che utilizza la valuta nazionale), P2 rappresenta il livello dei prezzi del paese 2 (che utilizza la valuta estera), mentre E è il tasso di cambio.

Il tasso di cambio è determinato a cadenza quotidiana dalle banche centrali delle valute interessate come rapporto fra le quantità di valuta estera che viene accumulata negli uffici di cambio. Altri valori delle monete sono stabiliti dalle contrattazioni borsistiche. La legge vieta di compiere transazioni commerciali all'interno di uno Stato in una moneta diversa da quelle che vi ha corso legale, ovvero la moneta nazionale ed eventualmente altre monete straniere. Ad esempio, il dollaro è riconosciuto e spendibile in molti Paesi come seconda moneta nazionale, come l'euro in zone d'Europa non ancora entrate nell'UE; esempio opposto è l'UE nella quale l'unica moneta a corso legale è l'euro, ed è vietato comprare merci pagando in dollari. I possessori di moneta straniera possono tenerla come una diversificazione d'investimento oppure portarla ad un Ufficio di Cambio. Il tasso di cambio euro/dollaro è determinato dal rapporto fra i dollari che la BCE vuole cambiare in euro e gli euro che la FED vuole cambiare in dollari per ripagare i cittadini (es. turisti di ritorno) che agli uffici di cambio hanno chiesto di cambiare le loro monete in valuta straniera in cambio di dollari. Le Banche Centrali si "scambiano" moneta straniera per soddisfare le richieste di cambio di detentori di valuta straniera.
Tasso di cambio effettivo. Indice sintetico del valore esterno di una moneta, costruito come media ponderata dei tassi di cambio della moneta stessa rispetto alle altre divise. I tassi di cambio effettivi nominali e reali sono rispettivamente basati sui tassi di cambio bilaterali nominali e reali; questi ultimi sono i tassi di cambio nominali corretti per l’andamento dei prezzi o dei costi.
Tasso di cambio flessibile.. Sistema di quotazione di divise straniere in cui il prezzo della valuta è stabilito dalle forze del mercato aperto, quindi dall'interazione tra domanda e offerta, senza interventi da parte delle autorità monetarie centrali.
Tasso di cambio incrociato (o cross rate). È possibile calcolare il tasso di cambio tra due monete (A e B) anche in modo indiretto. Quando si ha a disposizione il tasso di cambio di entrambe le monete rispetto ad una terza moneta (D) è possibile individuare il tasso di cambio tra le due monete calcolando il rapporto tra i rispettivi tassi di cambio delle due monete con la terza.

In formula:
Tc_{AB}=\frac{Tc_{AD}}{Tc_{BD}}

La formula è da interpretare come un equazione tendenziale, non puntualmente vera in ogni istante di tempo. Grazie ai disallineamenti sui cambi è possibile la speculazione sulle valute; l'ipotesi di un libero mercato efficiente oppure l'intervento delle banche centrali nei mercati aperti quando vige un regime di cambi fissi, assicurano l'allineamento fra i tassi di cambio e l'assenza di possibilità di arbitraggio.
Tasso di capitalizzazione.Tasso d'interesse utilizzato per convertire somme disponibili a un dato momento in somme disponibili in date future alle stesse condizioni.
Tasso di crescita economica. Procedimento di espansione dei principali aggregati economici di una nazione. Per misurare la crescita economica di un Paese, l'indice più utilizzato è l'incremento percentuale del Prodotto nazionale lordo, calcolato su base annuale. Tasso al quale cresce o decresce il prodotto interno lordo (PIL) di un paese. Se il PIL registra un incremento superiore al tasso di crescita della popolazione, il tenore di vita degli individui migliora; accade il contrario quando è la popolazione a crescere in misura maggiore del PIL. La crescita economica può essere misurata in termini nominali oppure in termini reali; in quest’ultimo caso viene calcolata al netto degli effetti provocati dall’inflazione. Al fine di giudicare l’andamento dell’economia di un paese si è soliti paragonare il suo tasso di crescita con quello medio calcolato rispetto al gruppo di appartenenza. Ad esempio, la performance dell’economia dell’Australia o della Nuova Zelanda può essere analizzata paragonando il suo tasso di crescita con quello mediamente registrato nei paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), mentre l’Italia ha come termine di paragone gli stati membri dell’Unione Europea (UE).
Tasso di disoccupazione. E' un indicatore statistico del mercato del lavoro e tra i principali indicatori di congiuntura economica e che riguarda da vicino anche il mondo del lavoro. L'obiettivo primario è di misurare una tensione sul mercato del lavoro dovuto a un eccesso di offerta di lavoro (da parte dei lavoratori) rispetto alla domanda di lavoro (da parte delle imprese), mentre non è adatto a misurare tensioni dovute a mancanza di manodopera (ricercata dalle imprese). Misura solitamente la percentuale della forza lavoro che non riesce a trovare lavoro e pertanto viene definito come

tasso\ di\ disoccupazione = \frac{persone\ in\ cerca\ di\ lavoro}{forza\ lavoro} \cdot 100

ove la "forza lavoro" è la somma delle "persone in cerca di lavoro" e gli "occupati". Si ritiene comunemente che il tasso di disoccupazione non riesca a raggiungere mai lo zero in quanto anche in condizioni economiche particolarmente favorevoli vi sarà sempre qualcuno che per un periodo per quanto breve cerca lavoro. Pur ritenendo che il "tasso di disoccupazione frizionale" si attesti attorno al 3-4% esistono aree in cui vengono misurati tassi anche inferiori al 2%. Particolare attenzione viene data al "tasso di disoccupazione giovanile" (che corrisponde solitamente ad un tasso specifico per le età 15-24 anni) in quanto indicativo delle difficoltà a trovare lavoro da parte della popolazione più giovane e dunque con meno esperienza lavorativa.
Tasso di dividendo. Rapporto tra il dividendo e il prezzo corrente. Indica il rendimento percentuale dell'azione in termini di dividendo. Il calcolo viene eseguito sul dividendo atteso se è già stato reso noto oppure sull'ultimo dividendo che è stato distribuito.
Tasso di evasione (del settore market) (E). Rapporto tra reddito evaso e tasse pagate dal settore market. Sinonimo di intensità dell'evasione fiscale.
Tasso di incidenza degli oneri finanziari. Rapporto fra gli esborsi per interessi e il reddito a livello aggregato di settore.
Tasso di inflazione. E' un indicatore della variazione relativa (nel tempo) del livello generale dei prezzi (vedasi inflazione), e indica la variazione del potere d'acquisto della moneta. Viene espressa quasi sempre in termini percentuali. In Italia viene calcolato, ufficialmente, dall'ISTAT. Pur riferendosi ogni volta ad una ben precisa moneta (unità di conto) il tasso d'inflazione può differenziarsi territorialmente, per cui il fatto che due territori (Paesi o regioni, province, ecc.) abbiano la stessa moneta (p.es. Euro) non vuol dire che hanno anche lo stesso tasso d'inflazione. Trattandosi di un indicatore statistico è naturale che esso non corrisponda alla realtà osservata dai singoli, in quanto ogni singolo individuo ha un proprio paniere e "territorio" che varia di giorno in giorno). Corrisponde invece ad un ipotetico individuo "medio", vale a dire che, approssimativamente, la metà degli individui osserverà un proprio tasso d'inflazione maggiore e l'altra metà inferiore a quello "ufficiale". I vari panieri utilizzati per calcolare i diversi tassi d'inflazione servono per adeguare la misura al comportamento economico della categoria a cui si riferisce (p.es. dei beni di consumo di un'ipotetica famiglia media operaia, piuttosto che di una ipotetica famiglia media impiegatizia, piuttosto che dei beni intermedi usati dall'industria) e possono portare a risultati anche di segno opposto. La Banca Centrale utilizza la leva monetaria per regolare l'offerta di moneta e il tasso d'inflazione. Il tasso di sconto determina tutta la struttura dei tassi di interesse. Aumentando l'interesse con il quale la banca centrale presta denaro agli istituti di credito, aumentano i tassi anche dei prestiti a Stato, imprese e cittadini, in modo da abbassare la base monetaria. Anche negli anni in cui aumentano i tassi di interesse, il tasso d'inflazione continua a crescere. Propriamente, la banca centrale agisce sulla derivata del tasso di inflazione, ovvero sulla derivata seconda dei prezzi rispetto al tempo, non evita una crescita dei prezzi, ma rallenta/accelera tale andamento. A fine anno, se si riscontra un aumento dell'inflazione, nonostante un aumento dei tassi di interesse, l'effetto è che tale aumento dei prezzi sarebbe stato maggiore senza un intervento sui tassi d'interesse della Banca Centrale.
Tasso di interesse. Il tasso (o saggio) di interesse rappresenta la misura dell'interesse su un prestito e l'importo della remunerazione spettante a chi effettua il prestito.Esso indica il costo del denaro. Il debitore, infatti, ricevendo una somma di denaro, si impegna a pagare, in un periodo di tempo prestabilito, una somma superiore a quella ricevuta. La differenza costituisce l'interesse, che viene solitamente calcolato in percentuale sulla somma prestata. Tale percentuale costituisce il tasso di interesse. Il tasso d'interesse è variabile anche in funzione della moneta di riferimento, del rischio connesso alla solvibilità del debitore e della lunghezza del periodo di riferimento. Oltre che dalla percentuale, i tassi d'interesse sono caratterizzati dal cosiddetto regime di capitalizzazione degli interessi, che può essere semplice o composto. Se la durata del prestito è superiore al periodo di tempo per cui l'interesse viene conteggiato, si parla di tasso di interesse composto, perché vengono conteggiati nel calcolo dell'interesse finale anche gli interessi parziali già maturati per ogni periodo.
Tasso di interesse a breve. Costo percentuale di una somma di denaro espresso su una base inferiore a quella annua.
Tasso di interesse a rischio nullo. Saggio di rendimento offerto da attività finanziarie esenti da rischio di credito, tipicamente Titoli di Stato.
Tasso di interesse cap. Contratto assimilabile a un'assicurazione, in virtù del quale, contro la corresponsione di un premio commisurato all'ammontare nominale sottostante, il datore del premio ha il diritto di ricevere dalla controparte la differenza (se positiva) fra il tasso variabile di riferimento e un tasso fisso predeterminato.
Tasso di interesse composto. L'interesse viene detto composto quando, invece di essere pagato o riscosso, è aggiunto al capitale iniziale che lo ha prodotto. Questo comporta che alla maturazione degli interessi il montante verrà riutilizzato come capitale iniziale per il periodo successivo, ovvero anche l'interesse produce interesse.
L'interesse composto si divide in:

  • discontinuo annuo;
  • discontinuo convertibile;
  • continuo o matematico.

Tasso di interesse composto continuo o matematico. In questo caso gli interessi si sommano al capitale che li ha prodotti a ogni istante. Il tasso d'interesse composto a capitalizzazione continua ha applicazioni soprattuto teoriche, nella matematica finanziaria; sebbene sia rilevante nelle applicazioni relative alle più semplici operazioni finanziarie, è a esempio ampiamente utilizzato nelle formule di valutazione di operazioni finanziarie complesse, come nella valutazione delle opzioni. L'interesse in capitalizzazione continua può essere giustificato come segue. Si consideri un tasso annuale r, e si supponga di suddividere l'anno in t periodi, al termine di ciascuno dei quali viene corrisposta una frazione dell'interesse relativo all'intero anno pari a r/t, che viene immediatamente reinvestita. A partire da un capitale iniziale C, il montante al termine di n anni sarà allora:

\ M=C\left(1+\frac{r}{t}\right)^{nt}

Passando al limite per t che tende a infinito, si ha il caso in cui un flusso continuo di pagamenti viene reinvestito in maniera continua; il montante sarà dato da:

\ M = \lim_{t\to\infty} C\left(1+\frac{r}{t}\right)^{nt} = Ce^{rn},

ricorrendo al limite notevole che definisce il numero di Nepero e. Nel caso in cui il tasso r è una funzione r(t) il cui valore varia nel tempo, si generalizza l'espressione precedente come:

\ M(t) = C\exp\left\{\int_0^t r(\tau)d\tau\right\}

Tasso di interesse composto discontinuo annuo. In questo caso gli interessi si sommano al capitale iniziale che li ha prodotti al termine di ogni anno. Per determinare il montante di un capitale C, dopo un numero n di anni e impiegato a interesse composto (annuo) i, si procede come segue. Si indichi con Mn il montante all inizio dell'anno n.

Il montante M1 si ottiene con la formula per l'interesse semplice posto t = 1:

\ M_1 = C (1+i) .

Il montante M2 si applica la stessa formula posto t = 1, ma il capitale è ora M1, quindi:

\ M_2 = M_1 (1+i) = C(1+i)(1+i) = C (1+i)^2 .

Generalizzando, dopo n anni, il montante Mn risulta:

\ M_n = C (1+i)^n .

Tasso di interesse composto discontinuo convertibile. In questo caso gli interessi maturano t volte durante l'anno, ma sempre in periodi definiti. In genere viene definito un tasso annuo nominale i al quale corrisponde un tasso convertibile ic dato da:

\ i_c = \frac{i}{t} .

Per il calcolo del montante si applica la stessa formula impiegata per l'interesse composto continuo annuo:

\ M = C (1+i_c)^{nt} = C \left(1+\frac{i}{t}\right)^{nt} .

dove ic è l'interesse convertibile e nt indica il numero di volte in cui l'interesse convertibile matura nell'intero periodo.
Tasso di interesse di base. Tasso di interesse avente una funzione di base di riferimento per il costo del denaro nel segmento di mercato finanziario corrispondente, come il "prime rate" o il tasso interbancario "overnight".
Tasso di interesse di mercato. Nel mercato monetario, è il tasso d'interesse prodotto dall'interazione tra soggetti che domandano fondi e soggetti che al contrario ricercano finanziamenti. Il prezzo che risulta dalle contrattazioni rappresenta il costo di mercato del denaro, definito tasso d'interesse del mercato monetario. Questo tasso risulta dipendente dalla scadenza, dalla liquidità, dalle caratteristiche dei fondi scambiati, ecc.
Tasso di interesse future. È un contratto future che ha come oggetto il trasferimento di un ammontare standard di titoli (solitamente di tipo governativo) a una data futura prestabilita e a un dato prezzo. Si ricorre a questo tipo di contratto per coprirsi dalle oscillazioni dei tassi.
Tasso di interesse implicito. E' dato dalla differenza fra quotazione a termine e a quella a pronti di una valuta, espressa in termini percentuali su base annua.
Tasso di interesse indicizzato. Tasso d'interesse stabilito sulla base di uno spread, con un tasso di mercato, come il Libor, il Prime Rate o il rendimento sui titoli di Stato.
Tasso di interesse legale. È il massimo tasso d'interesse che, negli Stati Uniti, un finanziatore può applicare a un debitore, oltre il quale la legge presume che ci si trovi in una condizione di usura.
Tasso di interesse nominale. E' il tasso applicato in un atto o in un contratto di prestito, di finanziamento o di mutuo. Esso indica il costo teorico per chi prende a prestito del denaro e il rendimento, teorico anch'esso, per chi lo presta. La distinzione del tasso nominale da quello effettivo si origina dalla pratica dei prestatori commerciali (banche, società finanziarie, etc.), i quali affiancano agli interessi nominalmente convenuti altri costi da sostenersi forfetariamente o percentualmente sul capitale erogato (commissioni, assicurazione, istruttoria pratica, etc.), i quali costi incidono talvolta pesantemente sul concreto rapporto economico fra le parti. Per questo, la legge italiana obbliga i proponenti di prodotti finanziari a distinguere rigorosamente il tasso nominale dal tasso effettivo globale. La forma tipica di presentazione di un tasso di interesse nominale è sulla base annua (T.A.N. - tasso annuo nominale); pertanto vanno sempre rapportati all'annualità eventuali tassi a capitalizzazione semestrale, trimestrale, mensile, etc., i quali potrebbero fallacemente apparire più vantaggiosi (essendo indicati da una percentuale più bassa). Va ricordato infatti che un tasso semestrale non corrisponde a un tasso annuale di doppio valore: alla scadenza del primo semestre l'interesse viene aggiunto al capitale a costituire il montante, che sarà poi il valore sul quale si effettuerà la capitalizzazione al secondo semestre. In presenza di inflazione può essere utile tener conto del tasso d'interesse reale. Per il caso di "indicizzazione", cioè di preordinata variazione del tasso al variare dell'inflazione (registrata su alcuni paramentri ufficiali), taluni considerano che esiste purtuttavia uno scarto fra l'inflazione reale (quella che cioè veramente si verifica nella vita reale) e la minore inflazione dichiarata dallo stato (riduzione che può dipendere da sane finalità di immagine e prestigio dell'economia interna, con riguardo internazionale) e che tale scarto avvantaggia chi ha ricevuto il prestito.
Tasso di interesse privo di rischio. Il tasso d'interesse privo di rischio (o Risk-free interest rate) nella finanza rappresenta il tasso d'interesse di un'attività priva di rischio. L'assunto teorico si basa sull'evidenza che nei mercati è sempre possibile trovare un titolo che abbia un rendimento (legato al prodotto marginale del capitale senza la componente additiva basata sul premio al rischio) certo e noto ex ante. Formalmente, la variabile casuale "rendimento del titolo" è una variabile con valore atteso costante e varianza nulla. Nella prassi questi titoli sono notoriamente titoli di stato a brevissimo termine di paesi assolutamente affidabili (A esempio il "Treasury Bond USA a tre mesi"). Essi sono importanti perché diventano il riferimento, il tasso base, il tasso più basso sul mercato, in quanto tasso dell'investimento a zero rischio. Ogni altro investimento possibile infatti renderà questo "tasso base", con aggiunto un "premio al rischio" in base al rischio (di insolvenza e volatilità) intrinseco all'investimento proprio di ogni attività finanziaria.
Tasso di interesse reale. La componente reale del tasso di interesse misura la quantità di beni che un soggetto finanziatore riesce ad acquistare in futuro rinunciando ad utilizzare il capitale per un consumo immediato e finanziando un soggetto debitore. Il tasso d'interesse reale è influenzato da tre componenti principali:

  • il grado di necessità di consumo del soggetto finanziatore,
  • la capacità del capitale di generare un rendimento positivo,
  • il rischio associato al finanziamento.

Il finanziatore esige un premio per il periodo durante il quale il capitale non è più nella sua disponibilità. Tale premio sarà influenzato dalla capacità del debitore di tener fede agli impegni di restituzione del capitale. Il tasso di interesse nominale non tiene conto dell'inflazione (perdita di potere d'acquisto della moneta): un tasso di interesse nominale del 10% con inflazione al 2% è molto diverso dallo stesso tasso con inflazione al 15%. Affinché si possa valutare il costo opportunità di un investimento, si deve considerare il tasso di interesse reale. Una buona approssimazione è data da interesse reale = interesse nominale - inflazione.
Tasso di interesse semplice. L'interesse viene detto semplice quando è proporzionale al capitale e al tempo. Ovvero gli interessi maturati da un dato capitale nel periodo di tempo considerato, non vengono aggiunti al capitale che li ha prodotti e, quindi, non maturano a loro volta interessi.
Indicando con:

  • C il capitale iniziale
  • i il tasso di interesse periodale (in genere tasso unitario annuo, ma può essere mensile, trimestrale...)
  • t durata temporale della operazione, espressa in numero di periodi (in genere anni)
  • M il capitale finale, detto anche montante, pari alla somma di capitale iniziale più gli interessi maturati

si avrà:

\ M = C + Cit = C(1+it) .

Tasso di interesse su depositi. È la remunerazione percentuale fornita da banche o altri tipi di istituzioni finanziarie per il possesso per un determinato periodo di tempo di una somma di denaro.
Tasso di interesse su option. Option il cui oggetto è il mantenimento di un certo tasso d'interesse lungo un determinato periodo di tempo in relazione a un importo prestabilito.
Tasso di interesse swap. Swap d'interessi, dove due controparti, che hanno preso a prestito lo stesso importo per la medesima scadenza, si mettono d'accordo, grazie all'intermediazione di una banca o di una società specializzata, per scambiarsi reciprocamente l'onere degli interessi. La forma più comune è il fixed-for-floating swap in cui una controparte corrisponde un tasso fisso nel corso della durata del contratto swap in cambio del pagamento del tasso variabile da parte dell'altra controparte.
Tasso di interesse variabile. Si può modificare a precise scadenze (esplicitato come spread su di un tasso di riferimento).
Tasso di occupazione. E' un indicatore statistico del mercato del lavoro che indica orientativamente la percentuale della popolazione che ha un'occupazione lavorativa. In generale:
Tasso di occupazione= Occupati/Popolazione x 100
Tasso di recupero del credito. Rappresenta la percentuale o tasso di un credito recuperato in una società soggetta a procedure fallimentari. Il tasso o percentuale stabilisce in che misura sarà recuperato il credito tra i vari creditori: ad es. la società "y" recupererà l'80 % del suo credito, mentre il fornitore "x" recupererà solo il 30% del suo credito. Stabilire tale percentuale dipende da molti fattori, ad es. la natura del creditore, il livello occupazionale di un creditore rispetto all'altro, etc..
Tasso di redditività delle vendite. Vedi ROS.
Tasso di reinvestimento. È il tasso di rendimento originato da un investimento, quando tutti i flussi di pagamento che avvengono durante la vita dello stesso sono reinvestiti.
Tasso di rendimento effettivo a scadenza (TRES). E' l'indicatore più completo per la valutazione di un titolo obbligazionario. Rappresenta una valutazione del rendimento atteso di un'obbligazione che viene fatta in un dato momento. Con il TRES è possibile confrontare anche investimenti obbligazionari con caratteristiche e scadenze diverse. Il TRES prende in considerazione tutte le variabili rilevanti (cedole, reinvestimento delle cedole, variazione in conto capitale), ma il suo calcolo è molto più complesso rispetto al TRI. Per trovare il valore del TRES è infatti necessario utilizzare un procedimento iterativo il cui obiettivo è quello di eguagliare il valore attuale di tutti i flussi di pagamento del titolo al prezzo del titolo stesso. Per quanto più completo e corretto del TRI, anche il TRES ha un limite. Tale misura del rendimento è corretta solo se si verificano le seguenti condizioni: 1) L'emittente (debitore) effettua puntualmente tutti i pagamenti alla scadenza. 2) Il titolo viene tenuto in portafoglio fino alla scadenza. 3) I proventi delle cedole riscossi durante la vita del titolo sono automaticamente reinvestiti ad un tasso di interesse uguale al TRES. Sebbene abbia dei limiti, il TRES rimane comunque una misura attendibile del rendimento di un titolo obbligazionario. Il grande vantaggio di questo indicatore è che permette di confrontare titoli con caratteristiche diverse diventando per l'investitore un supporto per le scelte finanziarie.
Tasso di rendimento immediato (TRI). E' un indicatore di rendimento che per un'obbligazione si calcola come rapporto tra la Cedola ed il Corso Secco del titolo . Questa misura ha il pregio di essere molto semplice da calcolare, ma trascura una delle componenti più importanti: la variazione di prezzo dell'obbligazione stessa. In altre parole il TRI non è un indicatore adeguato a valutare in modo completo il rendimento del titolo.
Tasso di riferimento per gli strumenti giuridici indicizzati alla cessata ragione normale dello sconto. Dal gennaio 1999 la Banca d’Italia ha determinato un tasso sostitutivo del tasso ufficiale di sconto (TUS), denominato «tasso di riferimento per gli strumenti giuridici indicizzati alla ragione normale dello sconto». Tale tasso, in base al D.lgs. 24.6.1998, n. 213, è stato determinato per un periodo di cinque anni; è stato modificato periodicamente con provvedimento del Governatore della Banca d’Italia, tenendo conto delle variazioni riguardanti lo strumento monetario dell’Eurosistema che la Banca d’Italia ha considerato più comparabile all’ex TUS. Dal 1° gennaio 2004 la Banca d’Italia ha cessato la determinazione del tasso ufficiale di riferimento (ex TUS).
Tasso di risparmio. Rapporto fra risparmio e reddito disponibile nel periodo considerato.
Tasso di rotazione del capitale investito. Indica il numero di volte in cui le risorse investite sono .girate. nel corso dell'esercizio per effetto dell'attività di vendita. Questo indicatore misura quindi le dimensioni del capitale utilizzato per ottenere il livello di vendite e informa circa il grado di efficienza nella gestione delle risorse: a parità di altre condizioni, infatti, un'elevata rotazione dell'attivo segnala la capacità dell'impresa di sfruttare al massimo le risorse patrimoniali disponibili, traendone vantaggio in termini di redditività complessivamente generata. L'incapacità di accelerare la rotazione dell'attivo indica invece una tendenziale inefficienza nell'utilizzo del patrimonio disponibile.
Tasso di sconto (discount rate). Il tasso di sconto è quel tasso applicato per il calcolo dello sconto. Il termine tasso di sconto viene utilizzato in differenti contesti: Carte di credito. Il tasso di sconto è una percentuale sull'ammontare della transazione che il titolare della carta deve pagare su ogni operazione eseguita con la carta di credito. Matematica. Il tasso di sconto si applica quando si vuole conoscere il valore attuale di flussi di cassa futuri; il tasso d'interesse si applica quando, a partire da una somma attuale, si vuole conoscere il montante futuro. Ad esempio: supponiamo di avere € 80 in contanti, con i quali acquistiamo uno zero coupon bond che rimborsa € 100 dopo un anno. Il tasso di sconto rappresenta lo sconto sul flusso di cassa futuro di 100:

   (100-80)/100 = 20%  

Il tasso di interesse, al contrario, è calcolato ponendo 80 come base:

   (100-80)/80 = 25%  

Quindi è evidente che per ogni tasso di interesse esiste un tasso di sconto e viceversa. In formule:

   d = i/(1+i)  

Un altro modo per pensare al tasso di sconto è quello di considerare che esso ci spiega quanta parte del valore futuro di un attivo è composto da interesse e quanta parte è capitale. A esempio, se depositiamo € 100 su un conto che paga un interesse del 50% in 10 anni, l'ammontare che riceveremo al decimo anno sarà € 150. Il tasso di sconto è 0.5/(1+0.5) = 1/3 o 33.3%. In funzione di ciò, potremo dire che 33.3% di € 150 è interesse e 66.7% è capitale. Politica monetaria. Il tasso di sconto è il tasso di interesse al quale un istituto di credito, a esempio una banca, paga i fondi monetari di breve durata direttamente dalla banca centrale. Chiaramente la banca non emetterà mai prestiti alla clientela e allo Stato con un tasso inferiore al tasso di sconto. Il tasso di sconto informa l'intera struttura dei tassi di interesse, ed è la leva monetaria che le banche centrali usano per regolare l'offerta di moneta. Valutazione di progetti d'investimento. Il tasso di sconto è utilizzato anche per valutare il valore attuale dei flussi di cassa futuri generati da un progetto d'investimento; tecnicamente è un'operazione di attualizzazione dei flussi di cassa. Il tasso di sconto usato varia da progetto a progetto e può essere ricavato da varie fonti informative, a discrezione di chi effettua la valutazione.
Tasso di sconto aggiustato. È il tasso d'interesse usato per calcolare il valore attuale di flussi di cassa futuri per i quali esiste una componente di rischiosità legata a eventi qualsiasi. Di solito questo tasso di sconto è utilizzato per calcolare il valore attuale dei dividendi che saranno ricevuti in futuro per il possesso di un titolo azionario, e conseguentemente per individuare il valore del titolo.
Tasso di sconto bancario. Tasso d'interesse impiegato dagli istituti bancari per quotare il prezzo di strumenti di mercato monetario a breve scadenza. Per esempio, nel caso una banca venda un titolo di Stato o della carta commerciale a breve scadenza, sottrae dal valore nominale del titolo un quantitativo, chiamato Discount, ricavato dal tasso di sconto applicato.
Tasso di sottoproduzione e spreco nei servizi pubblici (S1). Quota di spesa per consumi finali eliminabile mediate l'adozione delle migliori pratiche dei territori più efficienti (best practices). Considerando S il tasso di spreco globale della PA il valore del prodotto totale diventa Y*=Ym+Cp(1-S).
Tasso di spreco nell'erogazione delle pensioni di invalidità (S2). Quota di spesa per pensioni di invalidità eliminabili sopprimendo le erogazioni ai falsi invalidi.
Tasso effettivo. Nel settore degli investimenti in titoli, è il rendimento effettivo calcolato utilizzando il prezzo del titolo, la cedola, la maturità residua e la frequenza di pagamento delle cedole. Nel campo dei finanziamenti, è il tasso effettivo corrisposto che include la capitalizzazione degli investimenti. Il tasso effettivo è anche il costo medio ponderato dei Fed Funds, fondi interbancari scambiati negli Stati Uniti per fronteggiare gli impegni di riserva nei confronti dell'autorità centrale.
Tasso fisso. E' il tasso di interesse che, una volta concordato al momento della stipula del finanziamento, rimane costante per tutta la sua durata. Si rivela conveniente per il debitore quando l'inflazione (e i tassi) cominciano a salire, giacché ci permette di continuare a pagare degli interessi inferiori alla media di mercato.
Tasso interbancario. Tasso d'interesse applicato alle operazioni di credito tra le banche. Sull'euromercato monetario viene fissato giornalmente il cosiddetto "London interbank offered rate" (LIBOR), che serve come tasso di riferimento per numerosi crediti internazionali in eurovalute. Anche altre piazze finanziarie pubblicano correntemente il loro tasso interbancario (New York, Francoforte, Hong Kong, ecc.).
Tasso intermedio. È il tasso di cambio, chiamato anche Midmarket, utilizzato dai dealer di valute straniere per indicare il prezzo medio tra la quotazione denaro e lettera.
Tasso interno di rendimento o Internal rate of return (IRR). Tasso di interesse che riduce a zero il net present value relativo ad un progetto di investimento di capitale. Esso  misura, pertanto, il rendimento effettivo prodotto dall'investimento. Se quest'ultimo è maggiore del "tasso soglia" fissato dall'impresa, l'investimento è redditizio, altrimenti non è conveniente realizzarlo. La determinazione del Tasso Interno di Rendimento è data dalla risoluzione dell'equazione [1] (vedi flusso di cassa arrualizzato) rispetto alla variabile i, posto il valore del VAN pari a zero. In questo senso il tasso i rappresenta il costo massimo dei mezzi finanziari che l'azienda può assumere in relazione a quel determinato progetto. Il tasso interno di rendimento non può essere calcolato direttamente, ma, come detto, si deve risolvere ricorsivamente la seguente equazione polinomiale:
[2]\quad\quad -C_0+\frac{C_1}{1+i}+\frac{C_2}{(1+i)^2}+\cdots+\frac{C_n}{(1+i)^n}=0
Il TIR è, quindi, il tasso per il quale il VAN è nullo. Un progetto di investimento risulta attuabile, secondo tale criterio, qualora il TIR risultante sia maggiore del costo opportunità del capitale (o di altro tasso preso a riferimento: tasso scelto secondo considerazioni inerenti lo specifico investimento e/o in base al WACC). Tra gli svantaggi della metodologia del tasso interno di rendimento vi sono la complessità del calcolo ed il fatto che non sempre fornisca - da solo - una corretta misura di redditività. Esistono infatti alcune situazioni specifiche in cui tale metodo può non essere adeguato:

  • non tutte le serie di flussi di cassa hanno valori attuali netti che diminuiscono all'aumentare del tasso di sconto;
  • tassi di rendimento multipli: se i flussi di cassa hanno molteplici cambiamenti di segno possono esistere tanti TIR quanti sono tali cambiamenti. Ovvero si può verificare che il TIR non sia calcolabile e il VAN positivo: ciò accade quando il pogetto non prevede flussi di cassa negativi;
  • progetti alternativi: un progetto di piccole dimensioni con un TIR molto elevato potrebbe avere un VAN inferiore ad un progetto di grandi dimensioni con un TIR modesto. Il metodo del TIR potrebbe dare indicazioni non paragonabili per progetti che differiscono per dimensione o distribuzione nel tempo di flussi di cassa.
  • ipotesi sulla struttura per scadenza dei tassi di interesse: per utilizzare il metodo TIR è necessario ipotizzaqre che il tasso di sconto rimanga uguale per tutto il periodo di durata del pogetto. Quando è ipotizzabile che tale struttura non sia piatta, il TIR di un progetto dovrebbe essere confrontato con il rendimento atteso di un titolo che nel mercato finanziario ha lo stesso rischio e la stessa struttura temporale dei flussi di cassa.

Come per gli altri metodi di calcolo ciò evidenzia l'opportunità di calcolare, per una valutazione più completa di un progetto di investimento, quanti più indici possibile.
Tasso Lombard. È il tasso d'interesse applicato dalla Bundesbank, l'autorità monetaria centrale tedesca, per i finanziamenti garantiti da titoli, e si trova generalmente qualche punto base al di sopra del tasso di sconto.
Tasso medio di dividendo. Il tasso medio di dividendo è dato dal rapporto tra il dividendo medio per azione e il prezzo corrente dell'azione.
Tasso minimo. È il tasso d'interesse minimo garantito al portatore di un'obbligazione. È anche il limite fissato in un loan agreement, sotto il quale non può scendere il tasso d'interesse, indipendentemente all'andamento di mercato.
Tasso misto. Tasso di interesse che è fisso per un certo periodo del finanziamento, ed è variabile nel periodo restante.
Tasso naturale di disoccupazione. E' un concetto economico sviluppato particolarmente da Milton Friedman e Edmund Phelps. Esso rappresenta l'ipotetico tasso di disoccupazione coerente con il livello potenziale della produzione aggregata. Questo è il tasso di disoccupazione che l'economia raggiunge in assenza di frizioni temporanee come a esempio un aggiustamento solo parziale dei prezzi nei mercati dei beni e del lavoro. Il tasso naturale di disoccupazione corrisponde quindi al tasso di disoccupazione che prevarrebbe secondo l'economia classica. Esso è determinato prevalentemente dall'offerta aggregata, e quindi dalle possibilità di produzione e dalle istituzioni economiche. Se ciò determina disallineamenti permanenti nel mercato del lavoro, oppure rigidità nei salari reali, allora il tasso naturale di disoccupazione può rappresentare anche una disoccupazione involontaria, dovuto a persone che pur cercando un lavoro non riescono a trovarlo. Disturbi all'equilibrio del sistema economico (a esempio, variazioni cicliche nell'ottimismo o pessimismo dei soggetti economici) fanno sì che la disoccupazione effettiva sia diversa da quella naturale, e sia determinata in parte da fattori di domanda aggregata secondo una visione keynesiana della determinazione del PIL. L'implicazione, dal punto di vista della politica economica, è che il tasso naturale di disoccupazione non può essere ridotto in modo permanente da politiche di controllo della domanda (inclusa la politica monetaria), mentre tali politiche possono giocare un ruolo nella stabilizzazione delle variazioni della disoccupazione effettiva. Una riduzione del tasso naturale di disoccupazione, secondo questa teoria, deve essere ottenuta attraverso politiche strutturali dirette al lato dell'offerta dell'economia.
Tasso nominale. E' il tasso d'interesse comprensivo del tasso d'inflazione.
Tasso offer. E' il tasso con il quale le banche offrono prestiti ad altre banche.
Tasso offerto (Lending rate). E' il tasso di interesse applicato dai prestatori nei riguardi dei beneficiari dei prestiti.
Tasso pensions. Tasso d’interesse sui prestiti a 510 giorni concessi dalla Banca centrale alle aziende di credito in Francia.
Tasso primario. È il tasso di interesse sui finanziamenti a breve termine che viene concesso ai clienti di prima qualità, da una banca. Questo tasso viene anche utilizzato come base di riferimento per la concessione di prestiti ai clienti il cui grado di affidabilità non sia particolarmente alto.
Tasso privato di sconto (Prime Rate Usa).Tasso al quale le banche scontano accettazioni bancarie ed effetti commerciali di prim'ordine. Anche denominato «tasso privato».
Tasso reale. Differenza tra tasso nominale e tasso di inflazione. Rivela il grado di protezione del patrimonio dall'erosione del potere d'acquisto.
Tasso sui federal funds. Tasso d.interesse a brevissimo termine sul mercato statunitense dei fondi federali, in cui si scambiano le riserve in eccesso detenute dalle aziende di credito presso la Riserva Federale. Sebbene si tratti di un rendimento di mercato, costituisce un riferimento per l.azione della Riserva Federale; di conseguenza è da considerarsi un importante indicatore dell.orientamento della politica monetaria statunitense.
Tasso sulle anticipazioni (Lombard rate). Tasso d'interesse applicato dalla Bundesbank (Banca centrale tedesca) per le anticipazioni su titoli. Solitamente è superiore al tasso ufficiale di sconto di qualche punto percentuale.
Tasso su materie prime. Tasso d'interesse applicato a quelle operazioni di finanziamento che hanno delle materie prime come garanzia.
Tasso tom next. Tasso di interesse o di cambio quotato per le transazioni con regolamento nel giorno successivo.
Tasso ufficiale di sconto è il tasso con cui la Banca centrale concede prestiti alle altre banche. Esso è il termometro del mercato finanziario perché sulla sua base vengono determinati il tasso d'interesse, applicato dalle banche ai propri clienti, e il tasso interbancario, tasso che si applica ai prestiti fra le banche. Quando il tasso ufficiale di sconto aumenta, si è in presenza di una stretta creditizia cioè di una tendenza atta a ridurre i crediti, in conseguenza dell'aumento del costo del denaro. Quando, invece, la Banca Centrale tende a ridurre il costo del denaro, si avrà una tendenza all' aumento dei consumi e investimenti, in conseguenza del minor costo del denaro. A partire dal 1° gennaio 1999 il Tasso ufficiale di riferimento (TUR) sostituisce il tasso ufficiale di sconto (TUS), fissato dalla Banca d’Italia e applicato nelle sue operazioni di rifinanziamento nei confronti del sistema bancario. Si noti che il Tasso Ufficiale di Sconto è stato sostituito dal tasso di riferimento della Politica Monetaria, utilizzato dalla Banca Centrale Europea per la conduzione della politica monetaria. Il tasso sostituisce a tutti gli effetti il tasso ufficiale di sconto, gestito fino al 31 dicembre 1998 dalla Banca d'Italia. Fino al 31 dicembre 2003 la Banca d'Italia ha determinato il "tasso ufficiale di riferimento", ai fini dell'applicazione agli strumenti giuridici che vi facciano rinvio quale parametro di riferimento.. A partire dal 1° gennaio 2004, decorso il termine di cinque anni dal 1° gennaio 1999, la Banca d'Italia non ha più determinato il "tasso ufficiale di riferimento". I tassi utilizzati come base per la determinazione del "tasso ufficiale di riferimento" sono disponibili sul sito web della BCE e sul sito della Banca d'Italia.
Tasso usurario. Tasso oltre il quale, per legge, non è possibile spingere gli interessi annuali che si richiedono. Per calcolarlo ci si basa sulla Gazzetta Ufficiale che ogni tre mesi comunica il tasso medio applicato in Italia da banche e intermediari; il tasso usurario è uguale a questo valore aumentato della metà.
Tasso variabile. E' un tasso di interesse che varia nel tempo (con cadenza prefissata) seguendo i parametri cui è legato (l'Euribor, l'Eurirs, ecc..). Si rivela conveniente per il debitore quando l'inflazione e il costo del denaro scendono nel tempo.
Tax compliance. E' la mission dell'Agenzia delle Entrate. Consiste nel livello di adesione spontanea del contribuente agli obblighi fiscali che l'Amministrazione finanziaria ottiene utilizzando opportunamente due leve: da un lato il servizio, l'assistenza e le informazioni che fornisce al singolo, dall'altro il contrasto all'evasione fiscale.
Tax rate. E. dato dal rapporto fra le tasse ed il reddito ante imposte. Confrontato con quello di altre banche permette di valutare l'efficacia della politica di ottimizzazione fiscale seguita dalla società.
Tbtf. Too big to fail. Istituzioni finanziarie troppo grandi per fallire.
Telex invito. È il telex attraverso il quale un lead manager delinea ad altre istituzioni le peculiarità di una nuova emissione invitando le stesse istituzioni a far parte del sindacato di garanzia oppure ad associarsi nella distribuzione dei titoli.
Tempo libero da sottooccupazione (DL). Differenza tra le unità di lavoro di piena occupazione e quelle effettive, convertita in monte ore di lavoro annuo. Per piena occupazione si intende il numero di ULA che un determinato territorio avrebbe se il suo tasso di occupazione fosse il medesimo della regione con il tasso di occupazione più alto..
Tendenza (trend). È la tendenza che il prezzo di un bene di investimento mostra quando viene riportato in un grafico. Si parla per esempio di tendenza rialzista quando i prezzi tendono a crescere col tempo, ribassista nel caso contrario.
Tendenza di stile. La tendenza di stile misura la tendenza di un fondo a deviare, nel tempo, dal suo stile d'investimento specifico.
Tenore di vita (H). Somma dei consumi privati potenziali, dei consumi pubblici effettivi e del valore del tempo libero. I consumi privati potenziali coincidono con il potere d'acquisto del reddito disponibile.
Teorema di Modigliani Miller. In finanza, il teorema di Modigliani-Miller (dagli economisti Franco Modigliani e Merton Miller che ne proposero la formulazione originale) costituisce la base della moderna teoria della struttura del capitale. Nella sua formulazione più semplice, il teorema afferma che, in assenza di tasse, costi di fallimento, asimmetrie informative, in un mercato efficiente il valore di un'impresa non è affetto dalla modalità con cui l'impresa si finanzia. Non importa dunque se l'impresa ottiene il proprio capitale raccogliendo finanziamenti tramite l'emissione di azioni o tramite debito; allo stesso modo la politica di dividendo non ha effetti sul valore dell'impresa. Il teorema è costituito da due proposizioni distinte, che possono essere estese a una situazione che prevede la presenza di tassazione. Il teorema di Modigliani-Miller rappresenta inoltre un'importante contributo alla teoria della finanza aziendale, o corporate finance, dal punto di vista metodologico; con il lavoro di Modigliani e Miller del 1958 si introducono infatti per la prima volta gli strumenti analitici formali dell'economia politica nell'analisi di un problema di corporate finance. Proposizioni del teorema. Si considerino due imprese, identiche in tutto salvo la struttura del capitale. La prima impresa, detta U, è unlevered, ossia il suo capitale è interamente costituito da capitale di rischio (cioè è interamente versato dagli azionisti nel caso di una società per azioni). L'altra impresa, detta L, è levered, ossia il suo capitale è in parte costituito da equity o capitale di rischio, in parte da debito. La prima proposizione del teorema di Modigliani-Miller afferma che il valore delle due imprese è il medesimo:

\ V_U=V_L

dove \ V_U è il valore dell'impresa U, \ V_L quello dell'impresa L. \ V_U è pari al costo di acquistare tutte le azioni dell'impresa U, \ V_L al costo di acquistare tutte le azioni dell'impresa L e di ripagarne il debito per intero. Il ragionamento alla base del risultato è brevemente illustrato: si consideri il caso di un investitore che intende acquistare l'impresa U o l'impresa L. Invece di acquistare tutte le azioni dell'impresa L, potrebbe acquistare le azioni dell'impresa U e indebitarsi per un ammontare pari al debito di L. I rendimenti da entrambi gli investimenti sarebbero identici. Dunque il valore di tutte le azioni di L (o equity di L) deve essere uguale a quello di tutte le azioni di U, meno il debito di L. Questa discussione chiarifica alcune delle ipotesi del teorema. Si è infatti implicitamente ipotizzato che il costo del debito per l'investitore sia lo stesso che per l'impresa L; ciò non è necessariamente verificato in caso di mercati inefficienti o asimmetrie informative. Quanto alla seconda proposizione, essa stabilisce la seguente relazione tra costo del capitale dell'equity, o capitale di rischio, \ R_L, per un'impresa indebitata, il costo del capitale per un'impresa il cui capitale è costituito esclusivamente da equity, \ R_U, il costo del debito \ R_D e il rapporto debito-equity D/E(o leva finanziaria, a seconda delle definizioni):

\ R_L=R_U+\frac{D}{E}\left(R_U-R_D\right)

La proposizione afferma dunque che il costo del capitale dell'equity è una funzione lineare della leva finanziaria dell'impresa. Una maggiore leva finanziaria (ovvero più debito rispetto al capitale) implica un più alto costo del capitale proprio, a causa del maggiore rischio (ad es., di insolvenza) a carico degli azionisti dell'impresa. Entrambe le proposizioni sono valide sotto l'ipotesi che non sussistano imposizione fiscale e costi di transazione, nonché che investitori e imprese possano indebitarsi allo stesso tasso. Se da un lato queste condizioni non sono in genere verificate nei mercati reali, come fatto rilevare dagli stessi Modigliani e Miller nel loro contributo originale, l'importanza del teorema sta nel fatto che la struttura del capitale ha rilevanza precisamente perché una delle condizioni è violata. Il teorema fornisce dunque delle indicazioni circa quali fattori possano determinare la struttura del capitale.
Teoria austriaca del ciclo economico (Austrian business cycle theory). E' una teoria economica, forse la più importante della scuola austriaca, che ha trattato il fenomeno dei cicli economici. Gli economisti austriaci sostengono che le banche centrali siano la causa del cosiddetto ciclo economico, attraverso un costante aumento dell'offerta di moneta (inflazione monetaria) grazie al sistema monetario detto Fiat Currency. I risultati di tale politica monetaria sono tassi tenuti artificiosamente bassi, e di conseguenza un boom caratterizzato da una maggiore richiesta di investimenti che in una situazione normale non sarebbero stati richiesti, e quindi una collocazione deficitaria e falsificata di tali investimenti. La correzione di tale situazione, chiamata generalmente recessione, diventa quindi necessaria per una ricollocazione ottimale delle risorse.
Teoria della preferenza della liquidità. È una delle teorie usate per spiegare la forma della curva dei rendimenti per scadenza di mercato, secondo la quale i soggetti economici tendono a richiedere una remunerazione più alta per poter vincolare i propri fondi per un periodo di tempo più lungo, originando l'andamento crescente della curva per scadenze.
Teoria della segmentazione del mercato. Teoria che cerca di interpretare la dinamica dei rendimenti di mercato tramite la suddivisione dei gruppi di investitori in categorie, con preferenze ben distinte secondo la durata dell'investimento. Per quanto riguarda i titoli a reddito fisso, per esempio, questa teoria suggerisce che vi siano gruppi di operatori interessati preminentemente a scadenze temporali ben definite, e che quindi i vari segmenti di durata risultino parzialmente correlati per ciò che riguarda le relative caratteristiche di domanda e offerta di fondi.
Teoria delle aspettative. Teoria per cui gli agenti economici non basano il loro comportamento unicamente sulle informazioni economiche disponibili al momento, ma anche sulle previsioni e aspettative future delle più importanti grandezze economiche di riferimento. Se queste previsioni sono fatte a partire dalla totalità delle informazioni disponibili, le aspettative si definiscono razionali. Tra le varie teorie riguardanti i tassi d'interesse, la curva per scadenze dei tassi d'interesse si può interpretare attraverso la teoria delle aspettative come la curva che riporta le previsioni dei tassi futuri espresse dal mercato in un preciso momento.
Teoria di portafoglio. È una teoria di carattere finanziario che permette la determinazione analitica dell'allocazione efficiente del capitale disponibile, tra le varie catregorie di beni, in modo da ottenere un determinato rapporto desiderato tra rischiosità e rendimento del portafoglio.
Teoria quantitativa della moneta.. La teoria quantitativa della moneta è una teoria dell'economia secondo cui i prezzi generali o il valore nominale delle spese è correlato positivamente (se cresce l'uno cresce l'altra e viceversa) alla quantità di moneta. Secondo questa teoria, la quantità di moneta disponibile determina il valore della moneta stessa. Teoria. Per comprendere questa teoria, si deve partire dalla differenza tra domanda ed offerta di moneta. La domanda di moneta (Md, money demand) consiste nella quantità di moneta che gli individui desiderano poter utilizzare (valore di scambio in senso smithiano). Infatti ogni volta che ci offrono un bene viene chiesto in cambio moneta. Se indichiamo con x i vari beni e con p il prezzo di questi, possiamo dire che la domanda di moneta è

Md = x1*p1 + x2*p2 + ... xn*pn.

Indichiamo allora con T la somma delle transazioni che si effettuano con la moneta e possiamo dire che Md = P*T. L'offerta di moneta (Ms, money supply) è data dalla quantità di biglietti di banca messi in circolazione dalla banca centrale (M) per la velocità (V) di circolazione della moneta.

Ms = M*V

La condizione di equilibrio è

Md = Ms
P*T = M*V
P = M*V / T

Ora si pone il problema di trasformare questa identità in un'eguaglianza e per fare ciò bisogna introdurre ipotesi nel comportamento delle variabili P, M, V, T. V e T possono essere cosiderate costanti poiché in un reddito di piena occupazione la velocità di circolazione e le transazioni sono tendenzialmente stabili. Allora si avrà che aumentando la moneta circolante M aumenterà il livello generale dei prezzi P. L'inflazione (aumento di P, prezzi) dipende da una sola grandezza, la quantità di moneta in circolazione, che perde di valore all'aumentare dei prezzi. Inoltre la teoria presuppone che la moneta sia neutrale, ovvero non abbia influenza sulle variabili reali, come il reddito, ma solo sulle grandezze monetarie. La moneta sarebbe quindi un velo che copre gli scambi, i fenomeni reali. Scuola di Cambridge. La scuola di Cambridge rivede questa teoria e apporta delle modifiche, introducendo una nuova formula che essenzialmente pone in relazione la quantità di moneta M col reddito.

M = pKY

laddove:

k = la percentuale di reddito che gli individui detengono in forma liquida
Y = reddito reale

quindi p = m / kY, quindi se la parte di reddito detenuta in forma liquida diminuisce, il livello dei prezzi aumenta (minore ritenzione di moneta = maggiore consumo = aumento di prezzi). John Maynard Keynes criticherà anche questa teoria osservando che il suo limite è quello di negare alla moneta la funzione di "fondo di valore" di per sé stesso, cioè di deposito di ricchezza.
Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta. The General Theory of Employment, Interest and Money è l'opera più importante dell'economista inglese John Maynard Keynes, che, con essa, ha gettato le fondamenta del moderno pensiero macroeconomico. L'opera fu pubblicata per la prima volta nel 1936, dando vita alla cosiddetta "rivoluzione keynesiana" nel modo in cui gli economisti e gli uomini di governo vedono l'economia della nazione, specialmente riguardo all'opportunità dell'intervento pubblico nell'economia, tramite l'azione sulla domanda aggregata. Ne scaturì una visione dell'economia politica e della politica economica che – sebbene integrata, in alcuni modelli, con alcune conclusioni dell'economia neoclassica – rimase pressoché egemone fino al fiorire, negli anni settanta, del monetarismo, che ebbe come capofila Milton Friedman.
Teoria macroeconomica. Tratta le relazioni fra grandezze fondamentali quali il PIL, investimenti, consumo, risparmio, reddito. Fondamentali contributi alla teoria economica vennero dati dagli scritti di Keynes.
Ter (Total Expense Ratio). E' un indice numerico che esprime il rapporto tra gli oneri posti a carico di un fondo comune di investimento e il patrimonio medio dello stesso fondo. Tale dato rappresenta la percentuale del patrimonio liquidata dal fondo per la remunerazione della prestazione del servizio di gestione.
Termine. Periodo di validità di un contratto. Il termine può essere utilizzato per definire la durata di un titolo obbligazionario o la scadenza di un finanziamento. Può indicare anche le condizioni generali che sono alla base di una specifica obbligazione contrattuale come per esempio, il tasso d'interesse di un finanziamento.
Termine a lunga scadenza. Sono operazioni di Swap o di Outright in cambi, che consistono in scommesse speculative su periodi superiori all'anno (che normalmente è la più lunga tra le scadenze trattate).
Termine secco. Nel mercato delle divise, questo termine sta a indicare un'operazione di acquisto o di vendita per consegna in data successiva alla data di valuta. Con questa operazione si fissa il cambio a cui si tratterà la valuta in futuro alla scadenza.
Term securities lending facilities. Istituito l’11 marzo 2008, questo programma ha permesso alla Fed di prestare fino a 200 miliardi di dollari in titoli del Tesoro ai Primary Dealers, con scadenza fissata a 28 giorni. Questo sistema, con il quale il System Open Market Account offriva titoli di Stato ai suoi primary dealers in cambio di una grande varietà di securities di diversa natura, ha permesso alla Fed di ristabilire il regolare funzionamento dei mercati. I titoli accettati in garanzia erano quelli normalmente utilizzati nelle operazioni di mercato aperto, cui sono stati aggiunti altri titoli di Stato, MBS emessi o garantiti dalle agenzie governative, Residential mortgage-backed securities privati (RMBS) con rating tripla A, Commercial Mortgage-Backed Securities (CMBS) e Collateralized Mortgage Obligations (CMO) emessi da agenzie governative. La transizione poteva essere considerata una sorte di pronti contro termine, ma di titoli contro titoli.
Terzo mercato. Il mercato di titoli esistente all'esterno di quelli organizzati nelle Borse valori. Vi sono trattati titoli non quotati in Borsa o in attesa di essere quotati.
Tesoriere. Funzionario di una società che ha l'incarico di dirigere le movimentazioni di denaro derivanti da operazioni di gestione. Per esempio il tesoriere di una banca provvede a reperire o collocare sul mercato interbancario i fondi movimentati dall'istituto.
Testamento (Will). Atto formale attraverso il quale un soggetto vivente formula la propria volontà sulla distribuzione del patrimonio agli eredi dopo il suo decesso.
Tetto sui pagamenti. Clausola presente in un contratto di mutuo ipotecario a tasso variabile, la quale prevede che gli incrementi di prezzo tra un pagamento e il seguente siano al massimo uguali a una percentuale del pagamento precedente. Questa clausola è in grado di proteggere il soggetto finanziato dal dover sostenere oneri ingenti, non prevedibili all'inizio.
TFR. Si tratta dell'importo dovuto al personale dipendente a titolo di trattamento di fine rapporto di lavoro dipendente, al momento della cessazione di tale rapporto. L'importo spettante deve essere calcolato secondo l'art. 2120 del c.c..
Tick. Unità minima di variazione delle quotazioni dei titoli.
Tier 1. Vedi patrimonio di base.
Tier 1 ratio. E' dato dal rapporto tra il patrimonio di base e il valore delle attività ponderate per il rischio. Il capitale versato, le riserve e il fondo per rischi bancari generali costituiscono i principali elementi patrimoniali di qualità primaria. Il totale di questi elementi, previa deduzione delle azioni proprie possedute, dell'avviamento, delle immobilizzazioni immateriali, delle perdite registrate in esercizi precedenti e in quello in corso, costituisce il patrimonio di base o tier 1. Le attività ponderate per il rischio ad oggi tengono conto del solo rischio di credito e dei rischi di mercato. Dal 2007 con l'introduzione di Basilea 2, le attività ponderate per il rischio dovranno tener conto anche dei rischi operativi e inoltre il rischio di credito dovrà essere correlato al rating della controparte.
Tier 2. Vedi patrimonio supplementare.
Time value. Differenza tra il premio dell'opzione ed il suo valore intrinseco, tenuto conto del periodo di tempo che intercorre prima della scadenza del contratto.
Timing di mercato. È l'abilità nel scegliere i momenti più idonei per effettuare un investimento o un disinvestimento. Questo termine si può riferire a un unico mercato (acquisto di azioni a prezzo basso e vendita a prezzo alto) o a più mercati: in questo caso ci si riferisce alla rotazione nel tempo delle varie opportunità d'investimento, come il passare da un investimento in un fondo comune azionario a uno bilanciato, ecc.
Tipo di ammortamento. Con ammortamento si definisce il rimborso di un prestito obbligazionario da parte dell'emittente, nel rispetto dei tempi e delle condizioni previste dal regolamento di emissione del prestito. Solitamente l'estinzione del prestito avviene in un'unica soluzione alla scadenza. Tuttavia il rimborso può avvenire anche tramite un piano di ammortamento che prevede l'estinzione graduale del debito. I tipi di ammortamento possono essere di diverso tipo: Ammortamento italiano: modalità di ammortamento di un debito caratterizzata da quote capitali costanti mentre il debito residuo, il debito estinto, le quote interesse e le rate costituiscono una progressione aritmetica. Ammortamento francese: con questa metodologia la rata di ammortamento è costante. Nei periodi di applicazione dello stesso tasso la componente capitale aumenta e la componente interessi diminuisce. Ammortamento americano (o a due tassi): modalità di ammortamento che prevede il pagamento periodico dei soli interessi ed il rimborso globale del capitale a scadenza, con l'impegno da parte del debitore di costituire ratealmente il capitale stesso. In generale si hanno due tassi: il primo è il tasso del finanziamento, ovvero quello che genera gli interessi debitori da versare a favore del creditore; il secondo è il tasso di rendimento delle quote capitale versate a reintegro del finanziamento stesso, tale tasso è normalmente inferiore al primo. Ammortamento tedesco: con questo metodo il debitore paga subito gli interessi relativi alla prima rata del piano di ammortamento calcolati sull'intero ammontare del debito per il tempo relativo all'intervallo delle rate. Alla fine del primo periodo versa la prima quota di capitale e paga anticipatamente gli interessi sul capitale per il secondo periodo, conteggiato sul debito residuo dopo il rimborso della prima quota di capitale.
Tipo di prezzo. Indica il tipo di prezzo (corso secco o corso tel quel) utilizzato per la negoziazione dei titoli.
Titolarizzazione. Processo tramite il quale è possibile rendere liquide delle posizioni creditorie. Consiste nella trasformazione dei crediti iscritti in bilancio in titoli autonomamente cedibili.
Titoli (securities). Possono essere titoli di credito nei confronti di un soggetto emittente (per esempio lo stato emette Bot, Cct, Bpt, un'azienda emette obbligazioni, ecc.) o titoli azionari.
Titoli a breve. Titolo di debito a breve termine non garantito, a sconto o con cedola di interessi, che viene emesso da istituzioni finanziarie in Europa e il cui pagamento avviene in dollari americani.
Titoli a tasso fisso. Obbligazioni per le quali la remunerazione è pari al rendimento nominale e cioè al rapporto tra cedola e valore nominale. La remunerazione di un titolo a tasso fisso è definita al momento dell'emissione e resta invariata per tutta la durata del titolo.
Titoli a tasso variabile. Titoli per i quali il tasso di interesse corrisposto cambia nel tempo e viene determinato secondo le procedure di indicizzazione stabilite nel regolamento del prestito. Ad esempio, nel caso dei CCT il tasso nominale della cedola è indicizzato al tasso di rendimento dei BOT a 6 mesi.
Titoli al portatore. Titoli pagabili al possessore degli stessi, che non vengono registrati nei libri del soggetto che li emette.
Titoli barrier. Titoli strutturati il cui rendimento risulta legato, in tutto o in parte, alla permanenza temporale di un parametro predefinito al di sotto o al di sopra di una soglia prefissata.
Titoli cartolarizzati ipotecari. Trattasi di obbligazioni garantite da beni reali quali impianti e macchinari.
Titoli ciclici. Titoli societari il cui prezzo di vendita tende in genere a fluttuare dall'alto verso il basso e quindi di nuovo verso l'alto, e che rispecchiano cicli economici o industriali.
Titoli consegnabili. Nei contratti futures sui titoli di Stato, sono le specie di titoli, appartenenti a un paniere predeterminato, con i quali il venditore può assolvere l’obbligo della consegna a termine. Tra di essi il più conveniente per la consegna è denominato cheapest to deliver.
Titoli corridor. Titoli strutturati il cui rendimento risulta legato, in tutto o in parte, alla permanenza temporale di un parametro predefinito all’interno di un «corridoio» di valori delineato da una soglia minima e una massima.
Titoli da rivendere. Operazione eseguita da un dealer in cui i titoli che vengono acquistati sono subito venduti a un investitore, e che quindi effettua solo un'intermediazione, guadagnando dalla differenza tra i due prezzi.
Titoli del tesoro. Termine generico con il quale vengono definiti i titoli emessi dal Tesoro statunitense con scadenze più o meno lunghe.
Titoli di compensazione. Il complesso dei titoli presentati al pagamento presso l'organismo di compensazione.
Titoli di mercato monetario. Sono obbligazioni con durata uguale o inferiore a 12 mesi (ad es. BOT). I titoli di Mercato Monetario non pagano cedole. Per questo appartengono alla categoria degli Zero Coupon Bond e il loro rendimento si misura come differenza tra il prezzo di acquisto e il valore nominale (o di rimborso).
Titoli di Stato. Titoli obbligazionari del Tesoro italiano. Attualmente comprendono i Prestiti della Repubblica, emessi sui mercati esteri, e le seguenti tipologie di titoli emessi sul mercato interno: BOT (vedi), BTP (vedi) e alcune tipologie di Certificati del Tesoro (vedi).
Titoli di sviluppo. Le caratteristiche principali dei titoli di sviluppo sono: (I) sviluppo continuativo delle vendite con conseguente crescita di guadagno e maggiore remunerazione sull'attivo; (II) elevato livello di spese in conto capitale non necessariamente da utili non distribuiti; (III) crescita di rendimenti in parte attribuibili alla ricerca sullo sviluppo del prodotto e gestione orientata al futuro. I titoli di sviluppo hanno solitamente rendimento sotto la media.
Titoli di valore. Titoli ritenuti dotati di valore intrinseco corrente, con meno riguardo al loro potenziale futuro. Questi titoli hanno spesso un rapporto utile/prezzo (PER) basso, con rendimento da dividendo sopra la media. Possono anche avere alti livelli relativi di copertura di consistenza attiva a supporto del prezzo dell'azione.
Titoli equity linked. Titoli strutturati il cui rendimento è legato all’andamento di una o più azioni quotate ovvero di indici rappresentativi di uno o più mercati azionari.
Titoli fixed reverse floater. Titoli strutturati caratterizzati da durate generalmente lunghe e da cedole fisse ed elevate nei primi anni di vita del titolo e successivamente correlate in maniera inversa all’andamento dei tassi di interesse..
Titoli flottanti, in bilico. Titoli acquistati dal broker con la precisa intenzione di rivenderli entro una stessa seduta di contrattazione. Con questo termine si indica anche il flottante di una società, che è l'ammontare dei titoli non in possesso del gruppo di controllo. Infine, vengono chiamati floating securities i titoli di nuova emissione non ancora venduti.
Titoli fund linked. Titoli strutturati il cui rendimento è legato all’andamento di uno o più fondi comuni di investimento.
Titoli fungibili. Sono titoli che depositati presso una cassa comune, possono essere trasferiti per giro contabile dal venditore al compratore.
Titoli garantiti. Titoli rappresentativi di debito emessi da banche o finanziarie per conto di società che ne assicurano il pagamento attraverso il cash flow conseguente da crediti commerciali o prestiti di varia natura. La trasformazione dei crediti in titoli negoziabili è detta "securitization".
Titoli gestiti a libro. Sono titoli non emessi fisicamente, la cui proprietà viene rappresentata da specifiche registrazioni contabili su un libro tenuto dallo stesso emittente o da un soggetto da lui scelto. Negli Stati Uniti, per esempio, la maggior parte dei titoli di Stato è gestita attraverso registrazioni contabili tenute dalla Federal Reserve.
Titoli governativi. Titoli di Stato emessi e garantiti da un governo, che comprendono: titoli a lungo termine, Buoni del Tesoro, titoli indicizzati garantiti dallo Stato, ecc. Queste obbligazioni rappresentano l'investimento avente il rischio minore di inadempimento da parte dell'emittente.
Titoli in essere (Outstanding securities). Titoli emessi e non ancora rimborsati presenti sul mercato secondario.
Titoli in portafoglio (marketable securities). Titoli che si prevede di convertire in denaro entro un anno e sono presenti in bilancio come attività correnti. Spesso gli investimenti in titoli immediatamente smobilizzabili sono all'interno della voce cassa; in tal caso la voce dello stato patrimoniale diventa "cassa ed equivalenti a liquidità" (cash and cash equivalents).
Titoli non registrati. Titoli azionari o obbligazionari non registrati dalle autorità di Borsa, e che quindi non possono essere trattati nelle Borse valori. Al contrario, possono essere ceduti a privati, solo dopo che questi abbiano sottoscritto un documento nel quale precisano che l'acquisto viene fatto a titolo di investimento e non a scopo di rivendita al pubblico.
Titoli propri. Titoli azionari emessi da una società e poi riacquistati dalla stessa. Questi titoli, per legge, non hanno diritto al voto nelle assemblee, non consentono l'incasso del dividendo, ecc.
Titoli reverse convertible. Titoli che abbinano a uno strumento di debito di tipo tradizionale un’opzione put, esercitabile alla scadenza dall’emittente nei confronti del sottoscrittore, su una quantità predefinita di un’attività finanziaria o di un parametro di largo mercato (cosiddetto sottostante), a un prezzo anch’esso prestabilito. In caso di andamento sfavorevole del sottostante, alla scadenza possono essere rimborsati anche a un valore inferiore a quello di sottoscrizione. Data questa caratteristica, i titoli reverse convertible non sono giuridicamente annoverabili tra gli strumenti obbligazionari.
Titoli scritturali. Sono titoli non emessi fisicamente, la cui proprietà viene rappresentata da specifiche registrazioni contabili su un libro tenuto dallo stesso emittente o da un soggetto da lui scelto.
Titoli selezionati. Sono dei titoli azionari che dopo una attenta analisi in termini di rapporti borsistici o fondamentali vengono prescelti per un investimento.
Titoli sintetici. Attività finanziarie che, attraverso l’abbinamento di due o più strumenti finanziari (di cui solitamente almeno uno derivato), consentono di ottenere un’altra tipologia di strumenti finanziari. Ad esempio, un titolo di debito a tasso fisso abbinato a uno swap che prevede il pagamento del tasso fisso contro la corresponsione di un tasso variabile consente di riprodurre per «sintesi» un titolo di debito a tasso variabile.
Titoli stanziabili. Sino alla fine del 1998, titoli che per legge potevano essere depositati a garanzia delle operazioni di anticipazione presso la Banca d’Italia. Nell’ambito della previsione legislativa, la Banca d’Italia stabiliva discrezionalmente le specie di titoli effettivamente depositabili a garanzia delle operazioni di anticipazione. Essi erano: i titoli emessi o garantiti dallo Stato, quelli in lire italiane emessi in Italia da organismi internazionali ai quali la Repubblica italiana partecipava in qualità di Stato membro e le obbligazioni emesse dagli enti creditizi prive di warrant o di vincoli di subordinazione. Tali titoli, con l’eccezione di quelli emessi dallo Stato, dovevano essere quotati in mercati regolamentati. Dal 1 gennaio 1999, i titoli accettati dalla Banca d’Italia e dalle altre banche centrali del SEBC a fronte di operazioni di politica monetaria (pronti contro termine e anticipazioni) e di credito infragiornaliero sono stabiliti dalla BCE (“attività idonee”). Essi comprendono titoli di emittenti pubblici e privati con elevato standard creditizio, denominati in euro e rispondenti a specifici criteri di idoneità; la lista di tali titoli è pubblica.
Titoli strutturati. Titoli che incorporano all’interno di uno strumento di debito di tipo tradizionale un contratto derivato, solitamente di tipo opzionale. Diversamente dai titoli sintetici, le due componenti di un titolo strutturato (obbligazionaria e derivata) sono fuse all’interno di un unico strumento finanziario. Nei titoli strutturati a capitale garantito i flussi di pagamento per interessi sono indicizzati all’andamento del parametro sottostante alla componente derivata (in tal caso giuridicamente il titolo è inquadrabile tra le obbligazioni). Nei titoli a capitale non garantito (ad es. titoli reverse convertible) il valore di rimborso può risultare inferiore a quello di sottoscrizione. A seconda della natura del parametro sottostante i titoli strutturati vengono suddivisi in varie categorie (Titoli equity linked (vedi), Titoli fund linked (vedi), ecc.).
Titolo (Security). In finanza, un titolo indica, genericamente, quello strumento finanziario che indica un impiego di capitale nelle quote di debito o nelle quote di capitale di un ente. Nel primo caso si parla di titoli obbligazionari, nel secondo di titoli azionari. In entrambi i casi, un titolo crea delle aspettative più o meno certe per una remunerazione periodica. Esistono tuttavia dei titoli denominati "zero coupon" che non danno luogo al pagamento di un interesse periodico, ma a un pagamento di una quota predeterminata al momento della scadenza (a esempio, si può comprare un titolo a 995 euro, mentre alla scadenza verranno rimborsati in totale 1000 euro; in quel caso la remunerazione equivale alla differenza fra quest'ultimo prezzo e il primo, ovvero 5 euro). Solitamente si usa il termine per indicare l'impiego in quote di debito. Un titolo ha sempre un valore nominale, che può variare rispetto al prezzo di emissione. Nel caso in cui il titolo venga acquistato al suo valore nominale, si dice che il titolo è "alla pari". Se invece il titolo è venduto ad un prezzo inferiore al valore nominale, si dice che il titolo è "sotto la pari", viceversa, il titolo risulta essere "sopra la pari".
Titolo a conversione. Titolo obbligazionario di una società del quale è prevista, a una data precisa, la conversione in titolo azionario. Non è presente quindi un'opzione di conversione, ma la conversione avviene obbligatoriamente raggiunta la data prefissata nell'atto di emissione del titolo.
Titolo a coperura dei crimini. Titolo acquistato da un istituto bancario presso una compagnia assicurativa, che risarcisce i danni derivati dai rischi dell'attività bancaria: furti, rapine, sottrazioni da parte dei dipendenti, ecc.
Titolo ai massimi. Definizione utilizzata per descrivere lo stato di un titolo o di un altro bene d'investimento il cui prezzo sia arrivato a un livello tale da poter essere difficilmente superabile.
Titolo al portatore. Titolo la cui prova della proprietà è costituita dal possesso del titolo stesso.
Titolo a medio termine. È un'obbligazione la cui durata residua è di solito compresa fra due e dieci anni.
Titolo anticipativo di emissione. Titolo a breve termine ripagato con denaro ricavato da un'emissione in corso di titoli a reddito fisso.
Titolo ai massimi (Topping out). Viene così definito un titolo la cui quotazione ha raggiunto un livello tale che difficilmente potrà in seguito essere superata.
Titolo annacquato. Titolo il cui valore dal punto di vista patrimoniale è sopravvalutato, cioé i beni reali dell’azienda hanno un valore inferiore a quello derivante dal prezzo del titolo. Il rischio maggiore consiste nella diminuzione di prezzo del titolo e, in caso di liquidazione, il possessore dell’ azione non potrà ottenere per intero il valore del suo investimento.
Titolo a reddito fisso. Rientrano in questa categoria titoli di Stato e obbligazioni. sono così denominati, in quanto la loro remunerazione è prefissata.
Titolo a sconto. Obbligazione a basso tasso d'interesse, dove il prezzo corrente sconta la differenza in rapporto al tasso d'interesse di mercato.
Titolo azionario misto. Titolo azionario per il quale sono previsti pagamenti di somme fisse o variabili a intervalli stabiliti, in tal modo da renderlo più affine a un titolo obbligazionario, fermo restando che nell'eventualità del rimborso del capitale, il titolo è azionario a tutti gli effetti.
Titolo cartolare. Titoli che vengono emessi unitamente a un certificato materiale di supporto, rappresentativo del titolo stesso.
Titolo comgiunto. È un titolo rappresentativo di una promessa di pagamento, emesso e garantito da due o più soggetti, solitamente rimborsato mediante un piano rateale.
Titolo da schedario. Titoli così definiti perché trattati molto di rado, i cui ordini sono conservati in schedari appositi.
Titolo di capitale. Ogni titolo di credito emesso da una società in grado di rappresentare una frazione del capitale operativo di un ente creditizio. I titoli a reddito fisso, per essere riconosciuti come "titolo di capitale", devono poter essere convertiti in capitale sociale in un qualunque momento futuro.
Titolo di debito. Titolo rappresentante una somma di denaro, il cui possessore si impegna a restituire entro i termini fissati e a condizioni stabilite in precedenza.
Titolo di deposito. Titolo a tasso fisso emesso da una banca, solitamente garantito da un'autorità pubblica, con una scadenza inclusa fra i 2 e i 5 anni. Contrariamente ai certificati di deposito, l'interesse viene valutato sulla base di un anno composto da 360 giorni.
Titolo di mercato. Titoli facilmente trattabili sul mercato, senza che gli ordini di acquisto e di vendita influenzino il prezzo di equilibrio del mercato. Questi titoli, nei bilanci societari, sono compresi tra le attività correnti a breve termine. Possono essere titoli di Stato, ma anche accetazioni bancarie, carte commerciali, ecc.
Titolo di riferimento (bechmark). Tra i titoli esistenti, quello considerato più significativo per definire una certa grandezza. Per esempio il titolo obbligazionario scelto fra tutti quelli con la stessa maturità e usato per valutarne il rendimento.
Titolo di stato. Titolo obbligazionario che viene emesso dal governo di un Paese, e da questo garantito. Rappresenta in quel Paese l'investimento avente le probabilità più basse di mancato pagamento.
Titolo di stato ad Accural. Titoli di Stato a reddito fisso, detti Zero Coupon, senza cedola emessi sotto la pari con uno sconto pari al valore attuale del flusso di interessi.
Titolo droplock. Titolo obbligazionario a tasso variabile che viene trasformato in tasso fisso nel momento in cui il tasso di riferimento va al di sotto di un livello fissato precedentemente.
Titolo garantito da ipoteca. Titolo obbligazionario per il quale i pagamenti delle cedole e della parte di capitale sono garantiti da un complesso di mutui ipotecari.
Titolo in anticipo di tassazione. Titolo a breve termine emesso dalle autorità municipali degli Stati Uniti per esigenze di finanziamento corrente. Questa tipologia di titoli sarà rimborsata tramite entrate fiscali.
Titolo in dollari. Tipo di obbligazione denominata in dollari che viene emessa sul mercato europeo da soggetti che non risiedono negli Stati Uniti, oppure negli Stati Uniti da soggetti stranieri.
Titolo junior. È un titolo la cui garanzia dipende dal soddisfacimento degli obblighi finanziari legati a titoli privilegiati, chiamati "senior securities". Questi titoli possono essere sia azioni che obbligazioni: nel caso siano azioni, la garanzia è data dal livello di utili che oltrepassa quello di competenza dei titoli senior, nel caso siano obbligazioni, dal capitale eccedente quello posto a garanzia delle obbligazioni senior. L'ordine più frequente parte dai mutui ipotecari, passa attraverso le obbligazioni garantite, le azioni privilegiate per terminare infine con le azioni ordinarie, che sono i titoli junior rispetto a tutti gli altri.
Titolo multidivisa. È un titolo di debito a breve o medio termine denominabile in più divise, in cui gli interessi possono essere pagati in una eurovaluta facente parte di un paniere specifico. Il cambiamento della valuta di denominazione avviene solitamente nel momento del pagamento periodico delle rate di interessi: con il rinnovo del titolo per il periodo seguente il debitore ha la possibilità di cambiare la valuta e il tasso di interesse.
Titolo negoziabile. Titolo di credito idoneo a essere trasferito mediante girata o semplice consegna e contenente la promessa incondizionata di pagare una determinata somma a vista o a una certa scadenza.
Titolo nominativo. Titolo la cui prova della proprietà è costituita da un'annotazione sul titolo stesso e sui registri dell'emittente.
Titolo non quotato. Titolo azionario o obbligazionario non quotato in un mercato ufficiale come la Borsa valori, ma trattato sul mercato over the counter (non regolamentato).
Titolo oneroso. Si dice che una cosa avviene "a titolo oneroso" quando dobbiamo spendere per ottenerla.
Titolo privilegiato. Titolo che attribuisce al possessore uno specifico privilegio nel rimborso del capitale. Per esempio l'azione privilegiata ha diritto al rimborso del capitale anticipatamente a differenza di quella ordinaria.
Titolo quotato. Titolo, o strumento derivato, quotato regolarmente in una Borsa valori, che oltre a offrire una maggiore liquidità, dà maggiori garanzie legali agli azionisti, dovute al controllo esercitato da parte delle autorità di Borsa.
Titolo residuale. È un titolo che viene emesso da una società e che ha la possibilità di poter variare i rapporti fondamentali di valutazione delle azioni esistenti. Per esempio, un warrant convertibile in azioni della società è un titolo residuale, infatti se esercitato aumenta il numero dei titoli in circolazione e perciò a parità di condizioni diminuisce l'utile di competenza di ciascun titolo.
Titolo senza cedola. Titolo obbligazionario il cui rendimento viene dato esclusivamente dalla graduale crescita del valore del titolo fino alla scadenza, non prevedendo quindi il pagamento di cedole periodiche e riconoscendo l'interesse maturato in un'unica soluzione al momento del rimborso.
Titolo sottostante (strumento derivato). Titolo che è alla base di uno strumento derivato costruito su di esso. Per esempio un titolo di Stato può essere sottostante a un contratto future o a un'option; oppure un'azione può essere alla base di un warrant emesso da una società.
Titolo spazzatura. o junk bond, in inglese. E' un titolo obbligazionario dal redimento elevato, ma caratterizzato da un alto rischio per l'investitore. Tale tipologia di titoli, assai diffusa nei primi anni Ottanta negli USA, viene emessa da società disposte, pur di ottenere denaro, a pagare tassi di interesse elevati. L'elevato indebitamento della società emittente comporta un'elevata probabilità di fallimento della stessa. Il risparmiatore rischia quindi di perdere, in tutto o in parte, il capitale versato. I titoli spazzatura, cosiddetti "junk bonds", sono normalmente obbligazioni emesse da società che possiedono rating di livello speculativo, ossia inferiore alla tripla B.
Titolo speculativo. Titolo obbligazionario che a fronte di un alto rischio di mancanza di rimborso da parte dell'emittente, permette di ottenere un rendimento decisamente più elevato della media di mercato.
Titolo stagionato. È così definito un titolo che ha un mercato secondario sviluppato e che gode di una certa reputazione, dato che è caratterizzato da solidità e dalla conoscenza da parte degli investitori.
Titolo tassato. Titolo i cui proventi sono sottoposti a tassazione.
Tobin tax.Dal nome del premio Nobel per l'economia James Tobin, che la propose nel 1972, è una tassa che prevede di colpire, in maniera modica, tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli (penalizzando le speculazioni valutarie a breve termine), e per procurare delle entrate da destinare alla comunità internazionale. L'aliquota proposta sarebbe bassa, tra lo 0,05 e l'1%. A un tasso dello 0,1% la tassa Tobin garantirebbe ogni anno all'incirca 166 miliardi di dollari, il doppio della somma annuale necessaria ad oggi per sradicare in tutto il mondo la povertà estrema. Nel 1972, poco dopo lo scandalo Watergate in cui rimase invischiata l'amministrazione Nixon, e poco dopo che Nixon ritirasse gli Stati Uniti dal sistema di Bretton Woods, Tobin suggerì un nuovo sistema per la stabilità valutaria internazionale, e propose che tale sistema includesse una tassa internazionale sulle transazioni in valuta straniera. Il Professor Tobin ricevette in seguito un Premio Nobel per l'economia nel 1981, e il suo nome rimase legato per sempre a questa idea. L'idea rimase dormiente per più di 20 anni. Nel 1997 Ignacio Ramonet, redattore di Le Monde diplomatique, rinnovò il dibattito attorno alla Tobin tax con un editoriale intitolato "Disarmare i mercati". Ramonet propose di creare un'associazione per l'introduzione di questa tassa, che venne chiamata ATTAC (Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie per l'Aiuto dei Cittadini). La tassa è diventata quindi una finalità del movimento antiglobalizzazione, e materia di discussione, non solo nelle istituzioni accademiche, ma anche tra la gente comune e nei parlamenti di Regno Unito e Francia e di tutto il mondo. Bibliografia. Riccardo Bellofiore, Emiliano Brancaccio, Il granello di sabbia. I pro e i contro della Tobin tax, Feltrinelli, Milano, 2002. In Italia è operativa dal 1 marzo 2013, vedi ARTICOLO.
Tombstone. Inserzione pubblicitaria che elenca i sottoscrittori di un'emissione di titoli.
Tom next. Operazione di swap o deposito di mercato monetario o valutario in cui la data di decorrenza coincide con il giorno lavorativo successivo a quello corrente mentre quella di scadenza con il giorno lavorativo seguente. In genere si tratta di operazioni tramite le quali gli operatori provvedono a sistemare e pareggiare i saldi delle posizioni in divisa nazionale ed estera.
Tom next o tomorrow next. vVdi: Depositi overnight.
Top-down approach. Tipo di analisi in cui le opportunità di investimento vengono valutate con un metodo induttivo, partendo dai dati macroeconomici fino ad arrivare ad un'analisi della situazione delle singole società.
Topix (Tokyo stock price index). Indice della Borsa giapponese introdotto dal 1969 a fianco dello storico Nikkey 225. Include nel calcolo della performance anche i dividendi; esistono 28 sottoindici Topix di categoria dedicati ai diversi settori industriali e 3 relativi alle dimensioni delle imprese (grandi, medie e piccole).
Toro (bull). Chi prevede nell'immediato futuro un mercato rialzista. Allo stesso modo si definisce "bull market" un mercato i cui prezzi tendano al rialzo.
Toro e orso (bull and bear). Riguarda un'emissione di titoli indicizzati. Per una metà dei titoli (Bull) il rimborso avviene al valore nominale corretto in funzione diretta dell'andamento, in un preciso intervallo di tempo, di un determinato indice generale di titoli azionari, mentre per l'altra metà dei titoli (Bear) il rimborso avviene in funzione inversa dello stesso indice prescelto. Il sottoscrittore può scegliere indifferentemente la quota Bull o quella Bear, oppure sottoscrivere entrambe.
Total capital. Vedi patrimonio di vigilanza.
Total capital ratio. E' dato dal rapporto tra il patrimonio di vigilanza (patrimonio di base + patrimonio supplementare, dedotte, con specifiche e dettagliate modalità, le partecipazioni e le altre interessenze possedute in enti creditizi e/o finanziari) e il valore delle attività ponderate per il rischio. Le attività ponderate per il rischio a oggi tengono conto del solo rischio di credito e dei rischi di mercato. Dal 2007 con l'introduzione di Basilea 2, le attività ponderate per il rischio dovranno tener conto anche dei rischi operativi e inoltre il rischio di credito dovrà essere correlato al rating della controparte. Tale rapporto non deve essere inferiore all.8%.
Total expense ratio. Il rapporto fra le spese totali e le dimensioni medie di un fondo in un periodo di contabilità annualizzato. Le spese vengono considerate comprensive di tutte le spese descritte nel conto delle entrate, incluse commissioni di gestione, d'amministrazione, di custodia, di audit, legali e professionali.
Total return. La redditività dell'investimento inclusiva sia della rivalutazione del capitale sia del reddito da reinvestimento.
Totale attivo. Rappresenta il valore delle attività dell'impresa bancaria.
Totale delle partecipazioni. Il totale delle partecipazioni è la somma delle partecipazioni a patrimonio netto e di quelle a costo storico.
Totale dell'attivo. Il totale dell'attivo è la somma di tutte le attività dell'impresa, ovvero è il capitale investito dall'impresa.
Totale investimenti. Terreni e fabbricati, Investimenti in imprese del gruppo e in altre partecipate, Altri investimenti finanziari, Deposito presso imprese cedenti.
Totale patrimonio netto. E' dato dalla somma algebrica tra il patrimonio del Gruppo e il patrimonio di Terzi.
Totale proventi. Il totale proventi indica la somma dei proventi derivanti dalla gestione operativa o caratteristica di una holding. Totale proventi = dividendi + interessi attivi + commissioni attive + profitti da operazioni finanziarie + riprese di valore su immobilizzazioni finanziarie + utile delle partecipazioni valutate al patrimonio netto + altri proventi di gestione.
Toxic asset. Titoli finanziari "tossici" composti, cioè da crediti inesigibili che "contaminano" i bilanci delle banche e, a cascata, delle società creditrici. Una volta erano chiamati carta straccia.
Tracker fund. Vedi "Fondi indicizzati".
Tracking error. Deviazione massima prevista o effettiva della redditività di un fondo rispetto ai valori di un corrispondente indice o benchmark.
Trade-off. Situazione in cui si pone una scelta di compromesso fra due obiettivi ugualmente desiderabili, ma in conflitto fra di loro.
Trading company per le esportazioni. Società che si è specializzata nella prestazione di servizi a imprese che esportano i loro prodotti. Questi servizi vanno dall'esame del rischio Paese, all'assicurazione, all'effettuazione di spedizioni.
Trading-on-line. Il trading on-line (conosciuto anche con l'acronimo inglese TOL) è la compravendita di strumenti finanziari tramite internet. Esso è nato in Italia solo nel 1999, quando il "Nuovo Regolamento Consob di attivazione del Testo Unico dei mercati finanziari" ne ha regolamentato gli aspetti. Questo servizio consente appunto l'acquisto e la vendità on-line di strumenti finanziari come azioni, obbligazioni, future, titoli di stato, ecc... I vantaggi nell'uso di servizi di trading on-line sono i minori costi di commissione richiesti all'investitore e la possibilità di quest'ultimo di potersi informare bene sull'andamento di un particolare titolo o della borsa in generale (la visualizzazione di grafici e informazioni utili sui titoli) per effettuare le giuste scelte d’investimento. Il trading on line comprende vari modi di operare da parte degli investitori, in base all'orizzonte temporale si avrà lo scalping, ovvero l'apertura e la chiusura di posizioni su vari prodotti finanziari (nella maggior parte dei casi azioni) in un brevissimo arco temporale, dell'ordine di qualche minuto, i day trader coloro che operano con un orizzonte temporale giornaliero, gli open trader che entrano nel mercato nella fase "random".
Trading system. Complesso di regole prefissate che genera segnali operativi (cfr. Tecniche di analisi - Tecniche operative e trading systems).
Transazione. Qualsiasi operazione finanziaria o commerciale che venga rilevata nella struttura contabile. Per esempio gli acquisti di beni, i pagamenti degli stipendi, acquisti di titoli, ecc.
Trappola della liquidità. È possibile portare un cammello all'abbeveratoio, ma non lo si può costringere a bere». Una delle massime più celebri degli economisti keynesiani negli anni trenta era utilizzata per fotografare la cosiddetta trappola della liquidità. Durante la Grande Depressione del '29, in America, il tasso di interesse nominale raggiunse la parità e la temibile trappola - costo del denaro a zero senza effetti sulla ripresa economica - scattò inesorabile. Lo stesso accadde nel Giappone della Grande Deflazione negli anni novanta. Gli Stati Uniti di oggi sembrano correre lo stesso rischio: i tassi sono stati abbassati dalla Federal Reserve a una banda di oscillazione compresa tra 0 e 0,25 per cento. L'inglese John Maynard Keynes (1883-1946), uno dei padri dell'economia moderna, utilizzava la curva della preferenza per la liquidità proprio per dimostrare l'inefficacia della politica monetaria nelle situazioni in cui il mercato si dimostra poco reattivo alle variazioni del tasso d'interesse. In questo caso l'economia esprime una capacità produttiva lontana da quella potenziale nonostante un costo del denaro talmente basso da stimolare, almeno in teoria, consumi e investimenti. In parole povere: tassi troppo bassi, investimenti in frigorifero, prevedibile ulteriore frenata per un'economia già debole, redditi in calo, consumi sempre più ridotti in attesa di tempi migliori. Che possono anche tardare ad arrivare.
Transazione ad alto grado di leva finanziaria. Si riferisce a operazioni di ristrutturazione finanziaria di società, che comportano un sostanziale incremento del grado di leva finanziaria, ossia dell'incidenza del debito sull'insieme delle fonti di finanziamento.
Transazione fuori borsa. È un'operazione in titoli o materie prime che viene effettuata fuori dal recinto di grida della Borsa valori dove il bene viene quotato.
Traslazione. Processo di trasferimento di un dato impulso su una grandezza economica potenzialmente correlata.
Trasparenza nei finanziamenti. Legge degli Stati Uniti che impone agli istituiti di credito di porre in evidenza, seguendo criteri prestabiliti, il costo globale di un’operazione di prestito, comprensivo perciò degli interessi sul capitale, degli oneri accessori, delle spese, delle commissioni, ecc.
Tratta (draft). Cambiale che ha la forma di un ordine scritto emesso nei confronti di un soggetto per obbligarlo a pagare, in un momento futuro, una determinata somma a una terza persona. Tratta a scadenza: titolo di credito che, contrariamente alla tratta a vista, può essere presentato per il pagamento al debitore non prima di una data prestabilita. Tratta a vista: titolo di credito che in qualunque momento dall'emissione può essere esibito al debitore per il pagamento.
Tratta a scadenza fissa. Questo titolo di credito può essere presentato al debitore per il pagamento non prima di una determinata data, contrariamente alle tratte a vista.
Tratta a vista. Titolo di credito che può essere presentato al debitore per il pagamento in qualsiasi momento dall'emissione.
Tratta bancaria. Titolo di credito emesso da un istituto bancario a valere su fondi che lo stesso ha in deposito presso un altro istituto bancario. Nel caso di banche logisticamente distanti questo strumento permette di effettuare più rapidamente il pagamento di fondi rispetto alla trasmissione di un assegno da parte di un cliente.
Tratta, buono (Bill). Nel settore titoli di credito, è l'ordine dato da un soggetto a un altro di pagare una somma a favore di un terzo soggetto alla scadenza di una data stabilita. Nei trasporti, il certificato emesso dal vettore che rappresenta le merci viaggianti. Fra i titoli di Stato statunitensi, i Treasury bills sono titoli con scadenza inferiore all'anno, analoghi ai Buoni Ordinari del Tesoro presenti in Italia. Il Due Bill, nelle contrattazioni dei titoli, è il documento per mezzo del quale l'acquirente indica le somme che vanno versate al venditore, e che riguardano gli obblighi della vendita e gli eventuali diritti accessori, (per esempio il pagamento di dividendi maturati prima della vendita).
Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato. Macroclassse C del passivo dello stato patrimoniale del bilancio d'impresa. Il TFR accoglie le somme relative all'indennità di anzianità dei dipendenti e rappresenta un debito che l'azienda contrae con essi. Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Trattato sulla doppia imposizione. È un accordo stipulato tra due Paesi allo scopo di evitare una doppia imposizione.
Trattato sulla moneta. A Treatise on money è un'opera dell'economista inglese John Maynard Keynes, pubblicata per la prima volta, in due volumi, nel 1930 a Londra dalla casa editrice Macmillan. Nell'opera sono introdotti alcuni concetti riguardanti l'economia monetaria che verranno poi ripresi nell'opera principale di Keynes, la Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta del 1936. Keynes, che si avvalse della collaborazione di Dennis Robertson, rovesciò l'assioma classico in base al quale il risparmio era una virtù non solo per il privato, ma anche per la società, in quanto permetteva, inevitabilmente, un futuro investimento. Un eccessivo risparmio, considerato insito in un'economia avanzata, diventava un freno per lo sviluppo, perché il risparmo finiva per essere semplicemente un drenaggio di risorse dal circuito dell'economia, in quanto il livello degli investimenti, per diverse ragioni, poteva essere troppo basso per rimettere in circolo tale ammontare di risparmio. Per queste ragioni, gli organi dello Stato incaricati di gestire l'economia dovevano far sì che vi fossero maggiori possibilità di investimento. Il caso inverso, ovvero di eccesso dell'investimento sul risparmio, era raro nei sistemi economici avanzati, ma avrebbe richiesto un intervento opposto delle autorità, che avrebbero dovuto evitare l'inflazione che ne sarebbe derivata.
Trattato sull’Unione europea. Firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992, contiene disposizioni che modificano il Trattato di Roma istitutivo della CEE e i Trattati istitutivi della CECA e dell’Euratom, nonché disposizioni relative alla politica estera e di sicurezza comune e alla cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni. La parte III del trattato sulla UE riguarda la UEM. È stato modificato dal Trattato di Amsterdam del 2 ottobre 1997 e da quello di Nizza del 26 febbraio 2001. Si fa presente che il 13 dicembre 2007 i capi di Stato dei paesi della UE hanno firmato il Trattato di Lisbona, che avrà rilevanti implicazioni per il funzionamento delle istituzioni europee; questo Trattato, la cui entrata in vigore è prevista per il 1° gennaio 2009, è attualmente in corso di ratifica da parte dei Parlamenti degli Stati membri.
Trattazione di valute a termine. Operazioni tramite le quali si stipula un contratto che stabilisce la compravendita di valuta a una data futura a un cambio prefissato.
Traveler's cheque. Titolo emesso da una banca autorizzata, che consente di acquistare valuta straniera in un Paese diverso da quello di emissione del titolo.
Trend al rialzo. La tendenza di un titolo a salire di prezzo con il passare del tempo. Rappresentandolo graficamente e segnando giorno per giorno l'andamento. Ne risulterà una linea ascendente tanto più pronunciata quanto più rapida sarà la salita del prezzo.
Trendline. Rappresenta la linea del trend dei prezzi di un'azione (o di un'altra attività finanziaria) ottenuta congiungendo minimi crescenti (trendline rialzista) o massimi decrescenti (trendline ribassista).
Tresury bonds. Obbligazioni a lungo termine emesse dal Tesoro degli Stati Uniti per provvedere alla copertura del fabbisogno statale. Le scadenze sono comprese fra 10 e 30 anni e le cedole sono fisse; la tipologia del titolo è simile a quella dei buoni poliennali del Tesoro italiani.
Tresury note. Obbligazioni a medio termine emesse dal Tesoro degli Stati Uniti per provvedere alle esigenze di finanziamento a medio termine. Le obbligazioni hanno durata inferiore a 10 anni e sono dotate di cedole pagabili semestralmente.
Triangolo. Struttura grafica che rappresenta l'evoluzione nel tempo dei prezzi di un titolo. È composta da due linee di trend che mostrano inclinazioni differenti e che quindi si intersecano in un punto. L'interpretazione dei diversi triangoli che si possono così formare, permette di formulare una previsione sul possibile andamento futuro del prezzo.
Tribunale fallimentare. Nonostante la notevole dilatazione del grado di autonomia gestionale del curatore fallimentare e i poteri di vigilanza, rispettivamente assegnati al giudice delegato e al comitato dei creditori, il tribunale resta pur sempre investito dell'intera procedura fallimentare. Salvi i casi in cui è prevista la competenza del giudice delegato, spetta a lui, infatti, il compito di provvedere tanto alla nomina quanto all’eventuale revoca o sostituzione, per giustificati motivi, di ognuno degli organi della procedura (cfr. la nuova formulazione dell’art. 23 l.fall.). Ogni volta che lo ritenga opportuno, inoltre, il tribunale ha facoltà di sentire in camera di consiglio il curatore, il fallito e il comitato dei creditori. A meno che non sia indicata la competenza del giudice delegato, spetta sempre a lui, poi, decidere le controversie relative alla procedura stessa, nonché i reclami contro i provvedimenti del giudice delegato. Il tribunale che ha dichiarato il fallimento, del resto, è competente a conoscere tutte le azioni che ne derivano, qualunque ne sia il valore, in deroga alle regole generali del codice di procedura civile (cfr. art. 24 l.fall.).
Troncamento degli assegni. Procedura interbancaria di gestione degli assegni, in base alla quale i titoli negoziati vengono trattenuti presso l’ente negoziatore che provvede a predisporre il flusso informativo da trasmettere via RNI all’ente dell’emittente del titolo (ente trattario). Dal settembre 1998 al maggio 2003 sono soggetti a troncamento gli assegni bancari e postali e gli assegni circolari di importo rispettivamente non superiore a 2.582,28 e 10.329,14 euro. Dal 3 giugno 2003 i limiti di importo degli assegni bancari e postali e degli assegni circolari sono elevati rispettivamente a 3.000 e 12.500 euro.
Trust. Il trust è uno dei più importanti istituti del sistema giuridico anglosassone di common law, e serve a regolare una molteplicità di rapporti giuridici, in particolare in materia di successioni, pensionistica, diritto societario e fiscale. Premessa terminologica. Tecnicamente, per chi conosca i principi di base del sistema di common law, il trust è un istituto sorto nell'ambito della giurisdizione di equity, ove con tale termine si intende uno dei due grandi settori del diritto anglosassone, contrapposto alla common law in senso stretto. I diritti discendenti dal trust sono quindi detti equitables, cioè "diritti discendenti dal sistema di equity". Tale espressione non ha alcun equivalente in italiano, in quanto il nostro termine equitativo assume tutt'altro significato, riferendosi al concetto di equità, con il quale si intende un concetto di ragionevolezza e flessibilità nell'applicazione della norma. Il Trust in Italia. La mancanza, nel diritto civile, di un sistema di norme equitative non è di ostacolo all'utilizzo del trust. L'istituto trova anzi legittimazione all'ingresso nell'ordinamento giuridico italiano a seguito dell'adesione dell'Italia alla Convenzione dell'Aja del 1 luglio 1985 resa esecutiva ed in vigore dal 1 gennaio 1992. Sono ormai numerose le sentenze di tribunali italiani di vario grado che riconoscono gli effetti del trust, con particolare riguardo a quello c.d. interno, intendendosi per tale il trust che presenta quale unico elemento di estraneità rispetto all'ordinamento italiano la legge regolatrice, che deve essere necessariamente straniera (generalmente inglese), stante la mancanza nell'ordinamento italiano di norme specifiche in materia. Per la prima volta in Italia l'istituto è stato preso in considerazione dalla legge finanziaria 2007 e da alcune circolari dell'Agenzia delle Entrate, prima fra tutte la n.48/E del 2007, al solo fine di regolamentarne con chiarezza gli aspetti fiscali e tributari. Nel diritto italiano l'istituto del Trust può trovare ampia applicazione per le più varie finalità (gestioni fiduciarie, passaggi generazionali di beni ed aziende familiari, destinazioni di beni a finalità caritatevoli, protezione patrimoniale, etc). I vantaggi sono evidenti soprattutto con riferimento alla flessibilità dell'istituto rispetto ai tradizionali e noti strumenti del diritto italiano nonchè ai possibili vantaggi economici, potenzialmente molto consistenti, anche per il minor formalismo richiesto per gli atti di Trust. Per questa sua caratteristica il Trust bene si presterebbe ad un utilizzo di massa anche dove apparirebbe poco conveniente il ricorso agli strumenti giuridici tradizionali. Occorre tuttavia evidenziare l'attuale scarsa conoscenza del Trust fra i giuristi che non agevola il giusto radicamento dell'istituto e la sua diffusione. Caratteristiche del trust. Il trust è un particolare tipo di contratto nel quale la proprietà di un bene è trasferita ad un soggetto fiduciario, il trustee, il quale tuttavia non ne ha la piena disponibilità, in quanto è vincolato da un rapporto di natura fiduciaria che gli impone di esercitare il suo diritto reale a beneficio di un altro soggetto, detto appunto beneficiary (al quale saranno trasferiti in piena proprietà i beni alla fine del trust), al quale appartiene il diritto di natura equitable (cfr. premessa terminologica). Il diritto del beneficiario nei sistemi di diritto civile (Corte di Giustizia europea sentenza Web vs Web) non è un diritto reale, ma personale verso il trustee (non vi è nessuna doppia proprietà sul bene in trust). Il soggetto che costituisce il trust è detto settlor in diritto inglese (disponente in Italia), mentre negli USA viene indicato con i termini trustor, grantor, donor o creator. I beni trasferiti al trustee in forza del trust non possono essere venduti nè dal trustee nè dal beneficiary, che potranno operare una vendita solo con la cancellazione del trust e il trasferimento a loro della prorietà. I beni appartenenti a un trust non possono essere oggetto di pignoramento, nè da parte dei creditori personali del trustee nè del beneficiary o di loro eredi. Il trust può riguardare sia beni mobili che beni immobili. Tutela del trust. Il trasferimento di questi beni è ovviamente condizionato, cioè è vincolato da un legame che intercorre tra il settlor e il trustee, che è il cosiddetto patto di fiducia (il settlor trasferisce la proprietà di quei beni non perché il trustee li amministri come mero proprietario, e ne percepisca i frutti, ma perché da questi beni trasferisca i frutti al beneficiario, nella misura necessaria al suo sostentamento; ma poi raggiunta una certa età o passato un certo periodo di tempo deve trasferire definitivamente la proprietà di questi beni). Ci sono due elementi caratterizzanti il trust:
- un trasferimento di proprietà;
- l'amministrazione dei beni, che deve essere una amministrazione diligente e volta a favorire il beneficiary.
Ovviamente, il problema che si può porre è che il trustee agisca come se fosse esclusivo proprietario dei beni, e quindi o non fa percepire i frutti o si rifiuta un domani di trasferire la proprietà al beneficiary. Questo sistema nasce sulla prassi, ma in un sistema basato sul common law non ci sono dei rimedi per sanzionare il comportamento del trustee; infatti il common law è un sistema atipico e non tipico (tipico significa che consente di far valere qualsiasi diritto). Il processo di common law non è un processo formale,ma sostanziale e il sistema del writs è un sistema tipico; è un sistema basato almeno inizialmente sulle forms of action, perché ad ogni writ corrisponde una form of action e quel writ è utilizzato per tutelare esclusivamente quel determinato diritto; c’è una sorta di corrispondenza fra quello che è il diritto sostanziale, quello che è il writ e quella che sarà la forma dell’azione che si può esercitare in giudizio. L’unica valvola di sfogo a questo sistema chiuso è rappresentata dall’analogia, cioè dalla possibilità di utilizzare un writ che nasce per tutelare una determinata situazione oggettiva e per tutelare quello che è un diritto simile. Alla base di tutto questo sistema c’è il diritto di proprietà, perché se l’assegnazione del bene è avvenuta fiduciariamente e non si è proprietari esclusivi, allora nel momento in cui viene trasferito il diritto di proprietà, non vengono eseguite le indicazioni del settlor e il diritto di proprietà viene violato; allora bisogna vedere se nel sistema di common law ci sono dei rimedi per la protezione del diritto di proprietà. In un sistema atipico, quale è quello di common law, una tutela a questa vicenda sostanziale non ci può essere, perché dato che il settlor agisce nei confronti del trusteé, accusandolo di non corrispondere i frutti o di non restituire la proprietà al beneficiary alla scadenza del termine, il common law non conosce un trasferimento parziale della proprietà, cioè un trasferimento fiduciario della proprietà, ma solo il trasferimento della proprietà ed il relativo writ è posto a tutela di chi ha la piena proprietà. A questo punto subentra l’ equity, che è un sistema giudiziario parallelo alla giustizia di common law, dove si fa appello alla coscienza del re, la quale si spera sia retta da principi diversi da quelli che regolano il common law, perché sono principi che regolano anche la morale cristiana ed erano i principi propri del diritto canonico (infatti l’equity mostra un punto di contatto importante tra il common law e il cristianesimo), che nel common law non possono trovare applicazione. Quindi da questo punto di vista l’equity può effettivamente offrire una protezione al settlor o al beneficiary danneggiati dal comportamento illecito del trustee; infatti quando non valgono più soltanto le rigide regole del formalismo del common law, ma si possono applicare anche le regole dell’ equità, si può allora superare lo schema formale del trasferimento di proprietà e si può dare rilevanza agli stati soggettivi sottostanti, e al motivo che ha spinto il settlor a intestare beneficiariamente i beni al trusteé, e quindi si può anche sanzionare il comportamento abusivo del trustee. Nel caso del trust, nonostante il concetto di proprietà sia un concetto di common law, può subentrare l'equity per sovvertire la decisione del common law, ma non potrebbe essere presa una decisione prescindendo da quelli che sono gli istituti di common law (in questo caso dalla definizione di proprietà). Se così fosse, si verrebbero a creare due sistemi paralleli che avrebbero portato alla creazione di due sistemi giudiziari in conflitto tra loro e in sede di equity correggere il giudice di common law avrebbe significato mettere in discussione il fondamento di tutto il sistema giudiziario inglese, ed avrebbe compromesso i rapporti tra il potere giudiziario ed il potere esecutivo. Così i giudici di equity escogitano uno strumento per poter contraddire principi del common law, senza però prescindere dagli istituti di common law: ad esempio, nel caso del trust, davanti al fatto che il trustee non voglia ritrasferire la proprietà al beneficiary, l’equity ricorre allo strumento dell’abuso di diritto: cioè il giudice di equity non contraddice la decisione del giudice di common law, perché non dice che il trusteé non è proprietario dei beni, ma dice che il trusteé ha il diritto di proprietà su questi beni che il settlor gli ha trasferito in conformità a quelli che sono i principi del common law, ma ha abusato del suo diritto.
Ogni volta che il common law attribuisce a determinati soggetti un certo diritto, di quel diritto si può fare un uso legittimo ed un abuso. Nel common law trova tutela l’uso legittimo di quel diritto, ma quando quel diritto viene utilizzato per danneggiare altri soggetti, allora si è di fronte ad una ipotesi di abuso che deve essere sanzionata dall’equity. L’equity diventa così lo strumento tipico di repressione degli abusi dei diritti riconosciuti dal common law, correggendo si il common law, ma al tempo stesso senza contraddirlo, e senza negare il carattere principale del common law, che ne rimane la base. In definitiva, l’equity è l’eccezione che subentra quando di quei diritti si fa un abuso. Analogie e differenze con il mandato fiduciario. Si dice comunemente che il trust sia l'equivalente anglosassone del nostro mandato fiduciario di diritto continentale; ma le differenze sono molto profonde: nel mandato fiduciario infatti la proprietà dei beni appartiene solo formalmente al fiduciario, che si obbliga ad obbedire a tutte le disposizioni del fiduciante, ivi compreso l'eventuale ordine di restituzione degli stessi. Nel trust invece il trustee è pieno proprietario del bene in trust vincolato nell'esercizio del proprio diritto dalle disposizioni contenute nell'atto di trust da esercitare nell'interesse del beneficiary. Il trustee può alienare, permutare, fittare, dare a garanzia i beni in trust (alle condizioni del disponente e se ciò è funzionale alle volontà espresse nell'atto di trust dallo stesso disponente). Rispetto ad un pieno proprietario egli non può distruggere la cosa ("salva substantia rerum"). La piena proprietà del trustee giustifica l'uso dello strumento ai fini di protezione e pianificazione successoria. Il contraltare della protezione del bene in trust è la compressione del diritto di proprietà subita dall'apposizione di un vincolo a tutela di interessi riconosciuti legittimi. Il trust dà garanzia di tutela giurisprudenziale ad un rapporto di fiducia che tipicamente è fuori dal mondo delle leggi. Si noti inoltre che il settlor (cioè l'originario pieno proprietario dei beni) può istituire in testamento il trust. Il trust ha pertanto molte più analogie con l'istituto del fedecommesso che con il mandato fiduciario. Un esempio di trust. L'esempio di scuola che consente di comprendere meglio l'istituto è il seguente: Tizio prepara una disposizione testamentaria che prevede le seguenti clausole:

  • nomina trustee il proprio avvocato Caio;
  • dispone che il figlio Sempronio riceva i beni al raggiungimento del 18° anno di età.

All'apertura della successione si crea quindi un trust: l'avvocato Caio diviene trustee, mentre Sempronio diviene beneficiary. Tutti i rapporti giuridici vengono intestati a Caio, il quale diviene pertanto proprietario degli immobili, intestatario dei conti bancari, e così via, mentre Sempronio ha, secondo le regole del trust del modello inglese, la "equitable ownership"; secondo le regole giuridiche italiane, un diritto di credito nei confronti di Caio, cioè il diritto di ricevere i beni in trust al compimento del 18° anno di età. Sempre seguendo l'esempio, Sempronio può godere dell'utilizzo dei beni e percepirne i frutti, mentre Caio -pur essendone proprietario- non può disporne in alcun modo. Al raggiungimento del 18° anno da parte di Sempronio, Caio gli cederà i beni, e Sempronio ne diverrà pieno proprietario. Ovviamente le disposizioni testamentarie prevederanno che Caio, professionista di fiducia del de cuius, venga adeguatamente retribuito per l'amministrazione dei beni. Può anche essere previsto che i diritti di godimento da parte di Semponio siano adeguatamente limitati: ad esempio egli potrebbe poter ricevere solo un assegno di importo prefissato, mentre i frutti eventualmente eccedenti dovrebbero essere reinvestiti da Caio.Un blind trust è una forma di trust costituita allo scopo di separare completamente un soggetto dal proprio patrimonio, al fine di evitare alcune forme di conflitto di interessi. Tecnicamente si tratta di un affidamento fiduciario (trust) nel quale il titolare (settlor) conferisce il proprio patrimonio a un consiglio direttivo (trustee) che lo amministra per suo conto, scegliendo nella più completa libertà le forme di investimento più opportune, senza obbligo di rendiconto (anzi, con espresso divieto), e ciò fino alla scadenza di un termine o al verificarsi di una condizione (ad esempio, la cessazione da una carica). Tipicamente, il blind trust viene costituito da soggetti che accedono a cariche pubbliche di altissima rilevanza, al fine di assicurare che le decisioni da essi prese nell'interesse pubblico non possano essere influenzate dal proprio interesse personale. Il blind trust è lo strumento più idoneo a raggiungere tale scopo,[citazione necessaria] in quanto il costituente non ha idea di quali siano i settori economici nei quali è investito il proprio patrimonio e pertanto non è in grado di favorirli nel proprio agire; il blind trust serve quindi ad impedire che il proprietario favorisca le proprie aziende, ma non serve invece ad impedire che le aziende favoriscano il loro proprietario, come nel caso dei mass media. Col blind trust infatti il proprietario non è più a conoscenza dell'amministrazione delle sue proprietà, mentre il personale delle sue aziende continua ad avere piena conoscenza del proprietario.
Trust (seconda accezione). Intesa fra imprese per tenere sotto controllo il mercato e bloccare la concorrenza reciproca.
Tuir. T.U.I.R. è una sigla che sta per Testo Unico Imposte sui Redditi. Esso è appunto il Testo Unico che contiene tutta la disciplina in materia di imposte sui redditi.
Turnover. Vedi "Tasso di rotazione del capitale investito".
Turnover dei crediti commerciali. Rapporto tra il fatturato rappresentato dai crediti e la giacenza media dei crediti stessi. Questo rapporto, che indica la misura in cui i prodotti sono convertiti in denaro e quante volte i crediti ricevuti sono stati introitati durante l'esercizio, viene utilizzato come indice di valutazione dell'efficienza finanziaria aziendale.
Tutto o nulla. Clausola che permette all'emittente di ritirare totalmente l'emissione nel caso non venga sottoscritta integralmente. Nelle contrattazioni in titoli, un ordine che deve essere eseguito integralmente.

U

Ultimo giorno di contrattazione. Ultimo giorno in cui un contratto future può essere trattato sul mercato. È l'ultimo giorno disponibile per la chiusura di una posizione, trascorso il quale è altrimenti necessaria la consegna fisica dello strumento sottostante.
Ultimo prezzo. È l'ultimo prezzo al quale è stata eseguita la transazione in un certo titolo, in un qualsiasi momento della giornata. Viene chiamato, invece, "closing sale" l'ultimo prezzo della giornata.
Ultimo prezzo di chiusura. Prezzo al quale si concludono i contratti nella fase di chiusura. Durante la negoziazione continua viene indicato il prezzo di chiusura relativo all'ultima seduta di contrattazione.
Ultimo termine per esercizio. E' il termine ultimo entro il quale è posibile esercitare il diritto attribuito al warrant.
Umbrella fund. Sistema di fondi proposti da una stessa società di gestione rappresentante, nel complesso dei prodotti proposti, una variegazione di specializzazione sia in termini valutari, sia merceologici, sia di rischio. Normalmente viene concesso al sottoscrittore di un fondo di poter passare ad un altro senza pagare spese per il riscatto e la successiva immediata sottoscrizione. Tale comportamento viene chiamato "switch".
Underweighting. Descrizione di una situazione in cui l'attivo, il paese, il settore industriale o l'investimento in titoli singoli sono al di sotto del loro contenuto proporzionale corrente del relativo indice di benchmark.
Unione economica e monetaria (UEM). (Vedi anche: Trattato sull’Unione europea) Il Trattato sulla UE definisce le tre fasi del processo di realizzazione della UEM nella Unione europea. La prima fase è iniziata nel luglio 1990 e si è conclusa il 31 dicembre 1993: è stata caratterizzata principalmente dallo smantellamento di tutte le barriere interne al libero movimento dei capitali in seno alla UE. La seconda fase è iniziata il 1° gennaio 1994: è stata caratterizzata dalla costituzione dell’IME, dal divieto di finanziamento monetario e di accesso privilegiato alle istituzioni finanziarie per il settore pubblico e dall’obbligo di evitare disavanzi eccessivi. La terza fase è iniziata il 1° gennaio 1999, conformemente alla decisione di cui all’articolo 121 (4) del Trattato, con il trasferimento delle competenze monetarie degli undici paesi partecipanti a tale fase all’Eurosistema e l’introduzione dell’euro.
Unità di conto. Un'unità di conto è un'unità numerica standard per la misura del valore di mercato di beni e servizi. In assenza di un'unità di conto (dalla notevole diffusione) non è facile indicare i rapporti di scambio tra i diversi beni in un certo mercato; in termini semplici, non ci sarebbero tanti prezzi di mercato quanti sono i beni, ma ogni singolo bene avrebbe tanti "prezzi" quanti sono gli altri beni presenti nel mercato (in quanto dovremmo esprimere il "prezzo" di un dato bene in termini di ciascuno degli altri beni). A esempio ! patata=3 cipolle, 6 pere = 12 mele, ecc.
Unità di contrattazione. È il numero minimo di titoli che possono essere trattati presso un mercato organizzato in un'unica operazione. Questo numero, chiamato anche Round Lot, cambia secondo il prezzo del titolo in oggetto, anche se generalmente è pari a 100 unità.
Unità di lavoro (ULA). Volume di lavoro degli occupati misurato in unità di lavoro equivalenti, ossia in occupati a tempo pieno.
Unità standard di lavoro. Definizione della contabilità nazionale utilizzata nella misurazione del volume di lavoro complessivamente impiegato nell’attività produttiva svolta all’interno del Paese, ricondotto a quantità omogenee in termini di tempo di lavoro. L’input di lavoro in unità standard (o «occupati equivalenti») esclude i lavoratori equivalenti in CIG e comprende il contributo dei militari di leva, dei lavoratori irregolari, degli occupati non dichiarati, degli stranieri non residenti e dei secondi lavori.
Unit linked. Termine usato in ambito assicurativo per quelle polizze vita legate a fondi o quote di fondi "Unit linked", il cui rendimento è dato dall'andamento di fondi comuni d'investimento o degli indici di Borsa.
Uruguay Round. Negoziato di liberalizzazione commerciale avviato, nel settembre 1986, a Punta del Este, in Uruguay, tra le nazioni partecipanti al GATT e concluso con l’accordo internazionale siglato nell’aprile del 1994 a Marrakesh, in Marocco.
Usura. L'usura (parola latina per interesse) è la pratica consistente nel fornire prestiti a tassi di interesse considerati illegali, socialmente riprovevoli e tali da rendere il loro rimborso molto difficile o impossibile, spingendo perciò il debitore ad accettare condizioni poste dal creditore a proprio vantaggio, come la vendita a un prezzo particolarmente vantaggioso per il compratore di un bene di proprietà del debitore, oppure spingendo il creditore a compiere atti illeciti ai danni del debitore per indurlo a pagare. Di solito le vittime dell'usura sono persone e aziende in difficoltà economiche, alle quali è precluso il credito bancario, in ragione della consapevolezza da parte della banca della presumibile insolvenza di chi chiede prestiti. Tali persone e aziende trovano credito presso canali non ufficiali. Chi concede il prestito a tassi d'usura conta di rivalersi, in caso di mancato pagamento, sul patrimonio del debitore, che accetta il prestito anche a tali condizioni, sperando di poterlo comunque restituire. Frequentemente gli usurai svolgono altre attività illegali, dalle quali provengono i capitali che essi prestano e compiono altri atti illeciti, come il riciclaggio di denaro guadagnato illecitamente o atti di violenza per piegare la volontà delle loro vittime. Talora, l'usuraio già dispone di un notevole patrimonio personale ed è in grado di fornire garanzie ai creditori per prestiti di un certo ammontare. A volte si limita a firmare una fideiussione, che permette alla vittima di ottenere un prestito. L'istituto di credito rifiuta di concedere un prestito a chi non fornisce sufficienti garanzie e/o capacità di rimborso futuro, e la fideiussione può aprire le porte al credito. In questo modo, l'usuraio potrebbe riscuotere interessi, senza anticipare alcuna somma. Diversamente, l'usuraio potrebbe prendere a prestito il denaro da un istituto di credito, garantendo col suo patrimonio, e girando le somme alle vittime a tassi usurai. Tuttavia, prestiti frequenti di ingenti somme potrebbero essere segnalati, e l'usuraio chiamato a documentare l'impiego delle aperture di credito. L'usuraio non è considerato un lavoro a norma di legge pertanto non è definito come professione. Il giro di affari annuo dell'usura in Italia è stimato in 30 miliardi di Euro ed interesserebbe 150.000 esercizi commerciali. È altresì stimato che al 36% tale giro di affari sia controllato dal crimine organizzato. La maggioranza dei Paesi prevede un tasso limite oltre il quale il prestito si definisce usuraio. A volte il tasso limite è un valore assoluto, altre volte aggiornato periodicamente dai Governi e "agganciato" ai tassi di interessi correnti e all'andamento dell'inflazione. Dove non è previsto un valore-limite, spesso è richiamato un principio di proporzionalità ai tassi correnti e alle condizioni del caso, che lascia ai giudici ampia discrezionalità di interpretazione. Alcune legislazioni, sia con un tasso-limite che con un orientamento più liberista, prevedono la nullità "ab initio" dei contratti stipulati con tassi di interesse ritenuti usurai. In questo caso, la vittima dell'usura non è tenuta a restituire il capitale prestato. In Italia il Testo Unico Bancario sancisce che il tasso di interesse massimo oltre al quale un prestito viene definito usurario è stabilito dall'UIC (Ufficio italiano cambi). In questo modo, la Banca Centrale stabilisce i valori minimo e massimo entro i quali variano i tassi di interesse (il tasso di sconto è l'interesse minimo al quale le banche prestano denaro, e l'UIC è costituito presso la Banca Centrale).
Utile al lordo delle imposte. Utile di esercizio non depurato degli oneri fiscali sul reddito ed eventualmente sul patrimonio.
Utile ante imposte. È l'ammontare degli utili di un'impresa prima della tassazione, considerato al netto degli interessi pagati ai possessori di titoli di debito a lungo termine, come le obbligazioni.
Utile capogruppo. E' il risultato finale della sola società capogruppo, non tiene conto dei risultati ottenuti dalle società controllate. Questo risultato viene destinato, in sede di riparto utile, a riserva e/o dividendo.
Utile consolidato. E' dato dalla somma algebrica tra l.Utile di Gruppo e l.Utile di pertinenza di Terzi.
Utile da investimento netto per azione. Per ciò che riguarda le società finanziarie d'investimento, l'utile per azione viene analizzato nella componente originata direttamente dalle attività di investimento in titoli, rappresentata da dividendi e cedole incassate e dai profitti derivati dalle attività di compravendita dei titoli.
Utile d'esercizio. Vedi reddito netto.
Utile di gruppo. E' il risultato finale e tiene conto, sia dei risultati della gestione caratteristica, sia di quelli delle gestioni .finanziaria e straordinaria, nonché dell'incidenza delle imposte e dell'attribuzione a terzi della quota di utile o di perdita di loro competenza.
Utile di pertinenza di terzi. Rappresenta l'utile di pertinenza degli azionisti di minoranza delle società non controllate integralmente.
Utile lordo. È costituito dalla differenza fra i ricavi di vendita e il costo del venduto o il costo della produzione venduta. Il dato si ottiene dal conto economico riclassificato per destinazione.
Utile netto. Nei dati ufficiali del bilancio di un'impresa, è il reddito prodotto nell'anno. Si ottiene sottraendo ai ricavi la totalità dei costi e dell'imposizione fiscale.
Utile netto per azione. Si tratta del valore del net income diviso per il numero di azioni in esistenza. È conosciuto anche come earnings per share (Eps).
Utile operativo. Vedi reddito operativo.
Utile sulla carta. È l'utile che potrebbe essere ricavato da un'operazione finanziaria, se questa venisse conclusa alle condizioni attuali di mercato. È evidentemente un profitto solo potenziale.
Utili non distribuiti. Utili accantonati a riserva, rappresentano una forma di autofinanziamento. Rappresenta la frazione degli utili conseguiti nel corso dell'esercizio, non distribuita sotto forma di dividendi, ma accantonata a riserva e reinvestita nel patrimonio sociale. Ecco perché gli utili non distribuiti rappresentano una forma di autofinanziamento.
Utili per azione. Frazione degli utili societari che spetta al possessore di un'azione ordinaria. Si calcola dividendo l'ammontare degli utili al netto delle imposte, dei pagamenti d'interesse per i possessori di obbligazioni e dei dividendi corrisposti ai possessori di titoli azionari di risparmio o privilegiati, per il numero dei titoli esistenti. Solitamente sono compresi nel conteggio del numero dei titoli anche quelli che possono derivare dalla conversione di titoli convertibili esistenti, in questo caso il valore degli utili per azione viene chiamato "fully diluted".
Utili per azione diluiti. Sistema utilizzato per calcolare il rapporto fra gli utili societari e il numero di azioni che considera tutti i titoli esistenti convertibili in azioni societarie. Questo rapporto è calcolato dividendo l'ammontare degli utili per il numero di titoli ordinari addizionato del numero dei titoli ordinari che potrebbe essere originato dai titoli convertibili se nello stesso momento tutti i possessori esercitassero il loro diritto.
Utilities. Termine utilizzato per indicare le imprese di pubblica utilità. Tipicamente, acqua, gas, elettricità e varie forma di energia distribuita.
Utili delle partecipazioni. Gli utili delle partecipazioni sono valutati secondo il metodo del patrimonio netto.
Utilizzo del fattore lavoro. Misura relativa dell'effettiva utilizzazione del fattore lavoro rispetto al massimo potenziale.



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A B C D-E F-G-H I-J-K L-M-N O-P Q-R S T-U

V - W - X - Y - Z


Vaglia cambiario della Banca d’Italia. Titolo di credito all’ordine emesso dalla Banca d’Italia e pagabile a vista presso qualsiasi Filiale della Banca. I vaglia si suddividono in ordinari e speciali. I primi sono emessi su richiesta dell’utenza previa costituzione della provvista, in commutazione di titoli di spesa di Tesoreria e d’ufficio per esigenze varie della Banca. I secondi vengono emessi dalla Banca d’Italia principalmente per il rimborso dei crediti di imposta (Irpef, IVA, Concessioni governative, ecc.).
Validazione. Controllo della validità e della correttezza di dati scientifici attraverso il controllo con dati già noti e attendibili.
Valido questo mese. Ordine impartito all'intermediario in titoli, solitamente avente un limite di prezzo, che resta valido per tutta la durata del mese corrente, che se non è eseguito viene cancellato.
Valore. L'assegnazione di un'attribuzione monetaria a un bene oggetto di un probabile scambio.
Valore aggiunto. Il valore aggiunto (anche abbreviato VA) è la misura dell'incremento di valore che si verifica nell'ambito della produzione e distribuzione di beni e servizi grazie all'intervento dei fattori produttivi: capitale e lavoro. L'impresa acquista beni e servizi necessari a produrre altri beni e servizi. La differenza tra il valore dei beni e servizi prodotti e il valore dei beni e servizi acquistati per essere impiegati nel processo produttivo è il valore aggiunto. Pertanto si può dire che esso è una misura dell'incremento lordo del valore risultante dell'attività economica. Può essere osservato in tre modi differenti, ma tra di loro equivalenti:

  • dal punto di vista della produzione, sottraendo al valore dei beni e servizi prodotti il valore dei beni e servizi necessari per produrli;
  • osservando come i redditi vengono distribuiti ai fattori della produzione;
  • sommando il valore dei beni e servizi venduti al consumatore finale, osservando cioè la spesa.

Il valore aggiunto dei beni e servizi venduti sul mercato viene valutato in base ai prezzi di vendita praticati. Si parla quindi di VA ai prezzi di mercato. Quando invece si fa riferimento a beni e servizi che non vengono ceduti a un prezzo di mercato ma offerti al cittadino dalla Pubblica Amministrazione, che in cambio riceve imposte e tasse, il valore aggiunto viene valutato sulla base dei costi sopportati per produrli; si parla quindi di VA valutato al costo dei fattori.
VA. Valore aggiunto.
Valore attuale. È la somma di denaro che, in condizioni di equità, può essere scambiata nel momento attuale con una somma che sarà disponibile in futuro. Rappresenta quel capitale che dopo un certo intervallo di tempo e sulla base di un tasso d'interesse si sarà accresciuto fino a essere uguale alla somma presa in considerazione. Legge di attualizzazione.
Valore attuale netto (VAN).Più noto con il termine inglese Net Present Value (NPV), è un criterio di scelta per operazioni finanziarie. Pi ù precisamente, il Valore Attuale Netto è una metodologia tramite cui si definisce il valore attuale di una serie attesa di flussi di cassa non solo sommandoli contabilmente ma attualizzandoli sulla base del tasso di rendimento (costo opportunità dei mezzi propri). E' un parametro fondamentale per decidere se investite in un qualunque business; esso infatti consente di valutare se il business che si vuole intraprendere avrà una redditività maggiore di altre opportunità. Se il VAN è maggiore di zero il business che si vuole intrapprendere rende più dell'opportunità presa in considerazione in alternativa. Ponendo il VAN=0 si ottiene il tasso interno di rendimento dell'investimento effettuato.
Il VAN risulta dato dall'espressione seguente:

 \mbox{VAN}=\sum_{k=0}^n \frac{C_k}{(1+i)^k}

Dove:

  • k: scadenze temporali;
  • Ck: flusso di cassa (positivo o negativo) al tempo k;
  • i: tasso di interesse indica il tasso al quale un soggetto avrebbe potuto impiegare alternativamente i propri mezzi.

Valore base di mercato. Il prezzo medio di un paniere di titoli in un preciso momento, misurato per poter descrivere successivamente, con il trascorrere del tempo, l'andamento del mercato in relazione alle variazioni del valore dei titoli rispetto al valore preso come riferimento.
Valore capitale. Valore attuale di un flusso di redditi periodici calcolato sulla base di un determinato tasso di interesse.
Valore catastale. Dato che si ottiene attraverso una moltiplicazione. Nel caso di abitazioni si deve moltiplicare per 100 la rendita catastale; nel caso di uffici si moltiplica per 50, nel caso di negozi per 34.
Valore contabile (book value). Rappresenta il valore di un bene o di un'attività iscritto nel bilancio di un'impresa. Si ricava sottraendo dal valore di acquisto la somma degli ammortamenti già operati, o, secondo un'altra tecnica, è pari al valore di mercato del bene o dell'attività considerata. Questo termine in analisi finanziaria viene utilizzato per indicare il valore netto per titolo degli investimenti (net asset value), che si ottiene prima sottraendo dal totale delle attività le immobilizzazioni immateriali, le passività correnti e i titoli azionari privilegiati o a reddito fisso. Dividendo, poi, il valore ottenuto per il numero di obbligazioni o azioni, a seconda dello scopo della valutazione che si vuole perseguire.
Valore corretto di mercato. Prezzo di esecuzione di una contrattazione in titoli tra un acquirente e un venditore, ambedue consenzienti e muniti delle stesse informazioni tali da influire sulle loro scelte al riguardo.
Valore della produzione. Macroclasse A del Conto Economico del bilancio d'impresa. Ogni impresa acquista dall'esterno i fattori produttivi che non possiede (materie prime, componenti, materiali di consumo, know-how, brevetti) e li trasforma in beni o in servizi da vendere alla propria clientela. Il valore della produzione, peraltro, rappresenta il valore contabile di tutto ciò che è stato prodotto dall'azienda, o che sia stato venduto, o che sia rimasto come patrimonio dell'azienda. Contabilmente la produzione venduta viene valorizzata al prezzo di vendita quella non venduta al costo. 1. Ricavi delle vendite e delle prestazioni. Rappresentano i ricavi acquisiti a seguito della vendita di prodotti o della fornitura di servizi. I valori vanno espressi al netto di resi, abbuoni, sconti o altro. 2. Variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti. Questa voce è quantificata dalla differenza tra il valore delle rimanenze alla fine dell'esercizio e il valore delle rimanenze alla fine dell'esercizio precedente. La voce riguarda solo i prodotti in corso di lavorazione, i semilavorati e i prodotti finiti, ossia quegli elementi sui quali l'impresa ha svolto una qualche attività di trasformazione. Essa non riguarda, pertanto, le rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci che sono inserite nelle variazioni dei costi di produzione (punto 11). La voce può risultare positiva, e in tal caso l'azienda ha prodotto più di quanto ha venduto e l'eccedenza è stata riversata nel magazzino, o negativa, e in tal caso il "più" venduto è stato prelevato dal magazzino. 3. Variazioni di lavori in corso, su ordinazione. È una voce analoga alla precedente; le rimanenze riguardano lavori in corso su commessa. 4. Incrementi di immobilizzazioni tramite lavori interni.Si tratta di quegli investimenti ammortizzabili, non acquistati, ma prodotti dalla stessa azienda servendosi di attrezzature, macchinari, manodopera già a disposizione per le normali attività produttive. Questi costi possono non essere considerati componenti negativi dell'esercizio ma essere capitalizzati come elementi patrimoniali e dare luogo a costi frazionati nel tempo attraverso il processo di ammortamento. Le costruzioni interne dànno luogo a costi che vengono rilevati nelle varie voci del conto economico e che si confondono con quelli relativi alla gestione. Alla fine dell'esercizio, i costi connessi con l'incremento delle immobilizzazioni, tramite lavori interni, devono essere trasferiti dalla categoria degli impieghi consumati a quella degli impieghi in essere, mediante uno storno complessivo e indistinto dei costi, che viene operato iscrivendo il relativo importo tra i ricavi. 5. Altri ricavi e proventi. Si tratta di una voce che raccoglie i proventi che non rientrano nelle precedenti voci (le royalties ad esempio).
Valore del tempo libero (YL). Valore monetario dell'ammontare annuo di tempo libero addizionale disponibile in un territorio a causa del suo basso tasso di occupazione. Si ottiene moltiplicando il tempo libero da sottooccupazione per il salario di riserva (valore monetario di 1 ora di tempo libero).
Valore di libro. In contabilità, indica il valore a cui un bene o un'attività sono iscritti nel bilancio dell'impresa. Secondo la pratica seguita, può essere pari al valore di mercato o può essere dato dalla differenza tra il valore d'acquisto e la somma degli ammortamenti già effettuati. In analisi finanziaria è il valore netto per titolo degli investimenti (Net Asset Value), ottenuto sottraendo al totale delle attività le immobilizzazioni immateriali, le passività correnti e i titoli azionari privilegiati o a reddito fisso, e dividendo il valore ricavato per il numero di obbligazioni o di azioni, secondo lo scopo della valutazione.
Valore emissione. Importo che il sottoscrittore di un titolo deve versare all'emittente, che quota i propri titoli per la prima volta (sul Mercato primario), per entrarne in possesso.
Valore di liquidazione. Valore economico di un'impresa che cessa la propria attività. E' pari al ricavo raggiungibile dalla vendita dell'insieme dei cespiti attivi, al netto delle passività in essere.
Valore di mercato. È il prezzo di un bene di investimento, che ha origine da contrattazioni efficienti fra soggetti informati in un mercato concorrenziale, che è quello in cui esiste una pluralità di soggetti ognuno dei quali non può influenzare il prezzo di equilibrio, che si forma unicamente per effetto dell'incontro tra domanda e offerta. Per quanto riguarda le contrattazioni in titoli, il prezzo di mercato è quello a cui si effettuano le compravendite in un preciso istante. In contabilità, il valore di mercato è dato invece dal supposto ricavo della vendita di un bene a cui vanno sottratti gli oneri di trasporto, manutenzione e assicurazione, e nel caso dei semilavorati, quelli necessari per il completamento del processo produttivo.
Valore d'inventario netto. Net asset Value
Valore di rimborso. Somma di denaro che l'istituto assicurativo paga al possessore di una polizza vita in cambio della cancellazione della stessa. Questa somma viene valutata come ammontare finanziabile da una banca, nel caso di un prestito che abbia come garanzia la polizza.
Valore d'uso. Il valore attuale dei flussi finanziari futuri attesi suppone che deriveranno dall'uso continuativo e dalla dismissione di un'attività alla fine della sua vita utile.
Valore facciale, valore nominale. Valore di un titolo riportato sul certificato dello stesso. Per esempio, le obbligazioni sono solitamente emesse a un valore nominale pari a 100 e da tale valore nominale si calcola conseguentemente il flusso cedolare. Il prezzo di mercato del titolo normalmente non è uguale al valore nominale, ma presenta un premio (cioè è superiore) o uno sconto (cioè è inferiore).
Valore futuro. Se una legge di attualizzazione mira a determinare il valore anticipato di un capitale che si suppone disponibile ad una data futura (valore attuale), una legge di capitalizzazione serve a determinare il valore futuro di un capitale disponibile oggi. Se quindi per attualizzazione si può parlare di anticipazione, con capitalizzazione si deve parlare di differimento.
Valore futuro netto (VFN) o Net future value (NFV). Metodo di valutazione di un'attività basato sulla capitalizzazione dei flussi al fine di poter comparare investimenti che per loro dinamica hanno manifestazioni numerari diverse nel tempo. Si attua la capitalizzazione incrementando i flussi futuri attesi dall'attività in questione per un adeguato tasso di rendimento del capitale. Sia CFi il generico flusso atteso relativo al periodo i-esimo e sia r il tasso corretto per rendimento relativo all'attività da valutare. Sia n il numero di periodi in cui tale attività fornisce dei flussi monetari (in uscita o in entrata). Il valore di tale attività che chiameremo VF è dato secondo la capitalizzazione dalla formula:

V_F=\sum_{i=1}^n {CF_i} {(1+r)^i}

Valore intrinseco. Generalmente riferito a un contratto di option, è il beneficio eventualmente ricavabile, pari alla differenza tra il prezzo dell'opzione e quello di mercato, esercitando il diritto d'opzione.
Valore netto. Valore a bilancio di un investimento effettuato considerato al netto delle quote di ammortamento già accantonate negli esercizi precedenti. Per esempio un immobile cha abbia un valore di un miliardo, a fronte del quale esiste un fondo di ammortamento pari a 450 milioni, avrà un valore netto a bilancio di 550 milioni.
Valore netto delle attività. Per quanto riguarda i fondi comuni di investimento, è il valore ottenuto dalla differenza tra il totale degli investimenti e le passività del fondo, e cioè dal valore dei titoli in portafoglio comprensivo dei ratei d'interesse sulle cedole meno i debiti imputabili al fondo comune. Questo valore è solitamente diviso per il numero delle quote esistenti, per ricavare il valore di rimborso di queste ultime. Per quanto riguarda i bilanci societari rappresenta il valore del patrimonio imputabile a una certa classe di titoli della società.
Valore netto di inventario. Valore delle quote-parti risultante dai libri del fondo comune o della società di investimento.
Valore nominale. È il valore nominale di un titolo. Questo termine indica pure il cambio ufficiale in vigore tra due valute legate da un rapporto di conversione fissa.
Valore normale. Criterio di determinazione del valore di un bene o di un servizio. Si determina applicando il prezzo o il corrispettivo mediamente praticato per i beni e i servizi della stessa specie o similari, in condizioni di libera concorrenza e al medesimo stadio di commercializzazione, nel tempo e nel luogo in cui i beni o servizi sono stati acquisiti o prestati, e, in mancanza, nel tempo e nel luogo più prossimi. Per la determinazione del valore normale si fa riferimento, in quanto possibile, ai listini o alle tariffe del soggetto che ha fornito i beni o i servizi e, in mancanza, alle mercuriali e ai listini delle Camere di commercio e alle tariffe professionali, tenendo conto degli sconti d' uso.
Valore nozionale. Valore dell’attività finanziaria a cui si riferisce un contratto derivato. Ad esempio, per uno swap sui tassi di interesse, il valore nozionale è il capitale su cui sono calcolati gli interessi scambiati dalle controparti (vedi: Swap sui tassi di interesse e sulle valute). Per un future su un indice di borsa – contratto nel quale le operazioni di vendita o di acquisto sono espresse in termini di valore di ciascuna delle «unità» che compongono l’indice (ad es. in un contratto che fa riferimento a un indice pari a 132 si fissa un prezzo unitario per ciascuna delle 132 «unità» che lo compongono) – il valore nozionale è calcolato come prodotto tra il valore unitario dell’indice e il numero di unità dell’indice cui si riferisce il contratto.
Valore reale. Rapporto tra il patrimonio netto della società emittente e il numero di azioni emesse da questa.
Valore residuo. È il valore di mercato di un bene alla fine di un'operazione finanziaria che ne aveva finanziato l'acquisto. È anche il valore di un bene che è stato interamente ammortizzato lungo il periodo del suo utilizzo.
Valore temporale. Nei contratti di option, è quella parte del prezzo del contratto, che dipende solamente dal tempo mancante alla scadenza. Nelle operazioni di acquisto di titoli azionari con lo scopo di ottenere il controllo della società, il valore temporale del titolo è la differenza di prezzo dovuta al periodo di tempo che deve trascorrere prima che il titolo venga acquistato.
Valori mobiliari. Titoli di Stato, obbligazioni ordinarie e convertibili, azioni, quote di risparmio, warrant e diritti di opzione, quote di fondi comuni mobiliari.
Value at risk (VAR) . Ammontare della perdita potenziale che deriverebbe al verificarsi di un certo evento.
Valuta. Ha diversi significati a seconda del contesto in cui il termine viene usato: 1. Nel conto corrente è il giorno in cui, a prescindere dalla data di esecuzione di un'operazione bancaria, iniziano a maturare gli interessi (attivi e passivi); 2. E' anche la moneta in circolazione in un determinato Paese, in cui ha corso legale, chiamata anche "divisa"; 3. E' altresì l'insieme dei mezzi di pagamento in moneta estera. Valuta chiave: Il dollaro, lo yen giapponese, la sterlina, il marco tedesco prima e l'euro oggi, sono le " key currencies" ovvero le divise più affidabili poichè utilizzate largamente come mezzo di pagamento delle transazioni commerciali internazionali. Valuta debole: Sono considerate " weak currencies " ovvero divisa povera, le valute dei Paesi poveri, poiché, nell'ambito delle contrattazioni internazionali tendono a perdere di valore nei confronti di altre valute. Valuta forte: Data la solidità dell'economia del paese di appartenenza, ad es. stati Uniti, questa divisa è privilegiata dagli investitori internazionali in caso di pagamenti internazionali, o per la costituzione di riserve in valuta presso le Banche centrali. Da qualche anno il dollaro ha subito una forte svalutazione, pertanto, sono considerate monete forti l'euro, la sterlina e il franco svizzero. Valuta regolata: E' la divisa la cui quotazione non è unicamente il frutto dell'interazione tra domanda e offerta, ma viene influenzata anche dalle operazioni di mercato delle Banche centrali di uno o più Paesi, i quali, in base all'obiettivo preposto, aumentano o diminuiscono la quantità in circolazione della stessa divisa. Così agendo il cambio risulta vincolato agli obiettivi di politica monetaria del paese considerato, ad es. la Cina.
Valuta chiave. Una delle principali valute utilizzate come mezzo di pagamento delle transazioni commerciali internazionali, e che perciò viene detenuta in proporzione variabile nelle riserve delle Banche centrali. Sono considerate key currency: il dollaro, lo yen giapponese, il marco tedesco e in misura inferiore la sterlina.
Valuta compensata. Data in cui un determinato importo è disponibile in un conto e a partire dalla quale il suddetto importo inizia a fruttare interessi.
Valuta debole. Divisa estera che tende a perdere di valore nei confronti di un’altra. Generalmente sono valute di Paesi dalle non floride condizioni economiche che, nelle contrattazioni internazionali, non vengono accettate favorevolmente come mezzo di pagamento.
Valuta denominazione. Valuta utilizzata per determinare il prezzo del fondo e per il calcolo del patrimonio totale dello stesso.
Valuta forte. Divisa straniera privilegiata dagli investitori internazionali per la solidità dell'economia del Paese, per l'utilizzo in caso di effettuazione di pagamenti internazionali e per la costituzione di riserve in valuta presso la Banca centrale di un Paese.
Valuta regolata. È una divisa la cui quotazione non è soggetta unicamente all'interazione tra domanda e offerta, ma è influenzata dalle operazioni di mercato delle Banche centrali di uno o più Paesi, i quali, secondo l'obiettivo che vogliono raggiungere, ne incrementano o ne diminuiscono la quantità in circolazione. In questo modo il cambio risulta vincolato agli obiettivi di politica monetaria di un Paese.
Valutazione. È l'assegnazione di una valutazione solitamente qualitativa alla bontà di uno strumento di debito o di un soggetto debitore, che quindi prende in esame la solidità, la sicurezza, e la capacità presente e futura di rimborso del debito esistente. Il rating viene effettuato da società specializzate come Moody's o Standard and Poor's.
Valutazione a mercato. Procedimento di rivalutazione giornaliera di un portafoglio di beni di investimento sulla base dei prezzi espressi dal mercato, che differisce da quello in cui il valore del portafoglio è calcolato sulla base dei costi storici di acquisizione dei beni. Fino al momento in cui i beni non saranno fisicamente rimossi dal portafoglio, ogni giorno verrà calcolato un profitto o una perdita puramente contabile, appurata solo al momento della chiusura della posizione. Un esempio è dato dai conti in titoli, che operano con il sistema del margine, dove tutti i giorni, sulla base delle quotazioni di mercato, l'intermediario valuta il profitto o la perdita di una posizione e se necessario a richiedere all'investitore nuovi fondi a garanzia della posizione.
Valutazione con avviamento. Valutazione di un'impresa che tiene conto oltre che del valore dei mezzi propri anche del contributo fornito dall'essere funzionante e produttiva, con mercati di approvvigionamento e di sbocco già aperti. Viene chiamato avviamento (goodwill) la differenza fra i due valori.
Valutazione degli investimenti. La valutazione degli investimenti è quell'attività che viene effettuata per verificare l'impatto che un determinato progetto di investimento ha sulla struttura adottante (impresa, ramo d'azienda, ente, progetto, privato, ecc.), dove per progetto d'investimento si intende un insieme di attività – produttive o finanziarie – in cui l'impresa o il privato cittadino impegna disponibilità liquide (costo dell'investimento) con l'obiettivo di conseguire, in contropartita, un flusso di benefici futuri complessivamente superiori ai costi sostenuti. Il problema che viene affrontato dalla valutazione degli investimenti è, nella sostanza, un problema di scelta: ogni impresa o privato deve, infatti, prendere delle decisioni d'investimento, dirette ad allocare ai soli progetti che "creano valore" le limitate risorse disponibili (fattori produttivi). Per poter risolvere a sistema tale problema di scelta fra possibili alternative è necessario poter discriminare le diverse possibilità in base ad un'unità di misura che deve essere in grado di evidenziare sia la validità dell’iniziativa, sia i correlati effetti economico – finanziari: è comunemente accettato che l'unità di misura cui fare riferimento in questo caso sia il valore economico dell’iniziativa. Il costo di un investimento è dato dai flussi finanziari in uscita – o minori flussi in entrata – connessi alla sua attuazione; analogamente, i "benefici" ad esso associati sono costituiti da flussi finanziari in entrata – ovvero a minori flussi in uscita (dove ritorni e costi futuri sono elementi di carattere previsionale). In tal modo un'operazione d'investimento può essere rappresentata da una successione (stimata) di future entrate ed uscite monetarie denominata "flusso di cassa". Altro fattore determinante nella valutazione degli investimenti è il tempo: la rilevanza del fattore tempo dipende da un effetto di carattere finanziario che lo lega al valore del denaro e secondo cui, a parità di altre condizioni, ad un allungamento dei tempi di rientro delle risorse investite in un progetto corrisponde una contrazione dei benefici di ordine finanziario (il trascorrere del tempo introduce, peraltro, un ulteriore livello d'incertezza nel processo di valutazione in quanto, all'ampliarsi degli intervalli di riferimento, le previsioni sulle variabili da cui dipendono i risultati dell'operazione tendono progressivamente a perdere di significatività). Ulteriore elemento essenziale del processo di valutazione è il tasso d’interesse scelto a riferimento: il tasso d'interesse al quale si attualizzano i flussi finanziari (in entrata ed in uscita) è denominato costo opportunità del capitale perché rappresenta un'alternativa alla quale si rinuncia per intraprendere il particolare progetto d'investimento analizzato. Altri importanti elementi da considerare per la valutazione razionale della perseguibilità di un investimento sono:

  • il rischio associato all'investimento: la propensione al rischio dell'investitore è una delle variabili principali nella scelta della tipologia di investimento (ad esempio, nel caso di investitore privato, per la scelta tra mercato azionario piuttosto che obbligazionario);
  • le previsioni di andamento (al rialzo o al ribasso) del mercato finanziario sul quale si intenda investire;
  • la periodicità dei flussi di reddito previsti in entrata ed in uscita.

Alcune delle metodologie di valutazione usualmente adottate (in regime finanziario di capitalizzazione composta) sono le seguenti. 1. Flusso di cassa attualizzato (in inglese: Discounted cash flow): attualizzazione dei flussi monetari differenziali associati al progetto d'investimento attraverso l'utilizzo di un tasso di attualizzazione di riferimento. La somma algebrica delle entrate ed uscite attualizzate rappresenta il Valore Attuale Netto del progetto (in inglese Net_Present_Value). 2. Tasso interno di rendimento (TIR o, nella notazione inglese, Internal rate of return - IRR): individuazione del tasso di attualizzazione che azzera algebricamente le entrate ed uscite associate al progetto e confronto del tasso individuato con un tasso di confronto (benchmark). 3. Periodo di rimborso (Pay Back Period, nella notazione inglese): calcolo del numero di anni necessario per compensare l'investimento attraverso flussi positivi. Tali metodologie, che considerano esclusivamente le variabili finanziarie di tipo quantitativo, non sono le uniche ma sono quelle maggiormente condivise nella teoria e nella prassi valutativa.
Valutazione di credito.Metodo d'analisi e classificazione di un portafoglio crediti in grado di attribuire allo stesso un giudizio qualitativo, in base alla probabilità di rimborso puntuale e completo dei prestiti ottenuti.
Valutazione di prezzo. È la differenza tra il prezzo di chiusura di un titolo e quello di chiusura del giorno precedente.
Valutazione di titoli. È il giudizio, espresso generalmente per mezzo di una scala di valori qualitativi, della solidità e della consistenza patrimoniale propria di un titolo. Tale analisi viene effettuata da parte di istituti finanziari specializzati.
Valutazione di un'impresa. La valutazione d'impresa è quella attività che, nell'ambito dell'economia aziendale, si occupa specificamente della stima economica delle imprese dal momento che il bilancio aziendale non è sempre sufficiente alla determinazione di tale grandezza. Le valutazioni di imprese, o parti di esse, possono essere effettuate per scopi diversi: in alcuni casi è la legge stessa a porre l'obbligo della valutazione (come nel caso di conferimenti di beni in natura nelle società per azioni), mentre in altri casi la valutazione è volontaria. Alcuni, tra i principali, scopi di valutazione possono essere:

  • trasferimento (cessione o fusione d'azienda)
  • liquidazione
  • redazione del bilancio d'esercizio secondo le norme dettate dal codice civile
  • trasformazione del tipo societario
  • recesso del socio

a seconda dei diversi scopi ai quali la valutazione sarà rivolta si otterranno diverse configurazioni di capitale (né il capitale né, tanto meno, il reddito d'impresa sono grandezze certe ma quantità astratte non univocamente determinabili che assumono diverse configurazioni di valore a seconda dei diversi fini della valutazione). Se il fine della valutazione è quello della determinazione del reddito periodico d'esercizio avremo come configurazione finale quella del capitale di funzionamento o di gestione, se invece il fine è quello della liquidazione la valutazione che ne sortirà sarà quella del capitale di liquidazione. Anche all'interno di uno stesso fine diversa può essere la posizione di colui il quale effettua la stima; nel caso di cessione d'azienda, un esempio concreto è quello della differenza tra venditore e acquirente: i redditi attesi da acquirente o venditore non saranno necessariamente gli stessi a esempio a causa, per quest'ultimo, della possibilità dell'acquisto di quote di mercato che consentano una posizione dominante di controllo o di monopolio dello stesso ovvero l'eliminazione di potenziali concorrenti, economie di scala, sinergie di marketing e/o di prodotto, ecc. I processi che ispirano le valutazioni saranno quindi differenti a differenza delle varie posizioni soggettive. Ma, anche nell'ambito di una stessa posizione soggettiva (acquirente, venditore) si può agire per scopi diversi; è possibile, a esempio, avere tre diversi tipi di acquirente:

  • acquirente imprenditore che acquista l'azienda per diventarne soggetto economico
  • acquirente investitore che acquista l'azienda, o parti di essa, per attuare un investimento di capitali
  • acquirente speculatore, ovvero chi acquista oggi per rivendere a breve o brevissimo termine, che ha interesse solo per i guadagni in conto capitale (o “capital gains”)

Una posizione da queste differente è invece quella del perito indipendente ovvero di colui il quale, dotato di elevate capacità professionali, viene chiamato dalle parti a effettuare una valutazione imparziale dell'impresa; è usualmente chiamato di comune accordo (arbitrato e successivo lodo), ma può anche venire nominato d'ufficio dal giudice del tribunale ed in questo caso la valutazione dell'azienda o ramo di essa ha valore peritale vincolante. Si definisce capitale economico quella particolare configurazione del capitale d'impresa che si intende determinare quando si valuta il sistema aziendale nel suo complesso al fine del trasferimento e nella posizione di perito indipendente; detto in altri termini: solo quando la valutazione aziendale è effettuata da un perito indipendente ai fini del trasferimento, si ha valutazione del capitale economico d'impresa. Per la determinazione del capitale economico vi è, cioè, la necessità di due requisiti:

  • uno oggettivo, consistente nella finalità del trasferimento
  • uno soggettivo, ovvero la posizione di perito indipendente.

Valutazione di un investimento. E'quell'attività che viene effettuata per verificare l'impatto che un determinato progetto di investimento ha sulla struttura adottante (impresa, ramo d'azienda, ente, progetto, privato, ecc.), dove per progetto d'investimento si intende un insieme di attività – produttive o finanziarie – in cui l'impresa o il privato cittadino impegna disponibilità liquide (costo dell'investimento) con l'obiettivo di conseguire, in contropartita, un flusso di benefici futuri complessivamente superiori ai costi sostenuti. Il problema che viene affrontato dalla valutazione degli investimenti è, nella sostanza, un problema di scelta: ogni impresa o privato deve, infatti, prendere delle decisioni d'investimento, dirette ad allocare ai soli progetti che "creano valore" le risorse disponibili (fattori produttivi). Per poter risolvere a sistema tale problema di scelta fra possibili alternative è necessario poter discriminare le diverse possibilità in base a un'unità di misura che deve essere in grado di evidenziare sia la validità dell’iniziativa, sia i correlati effetti economico – finanziari. E' comunemente accettato che l'unità di misura cui fare riferimento in questo caso sia il valore economico dell’iniziativa. Il costo di un investimento è dato dai flussi finanziari in uscita – o minori flussi in entrata – connessi alla sua attuazione; analogamente, i "benefici" ad esso associati sono costituiti da flussi finanziari in entrata – ovvero a minori flussi in uscita (dove ritorni e costi futuri sono elementi di carattere previsionale). In tal modo un'operazione d'investimento può essere rappresentata da una successione (stimata) di future entrate ed uscite monetarie denominata "flusso di cassa". Altro fattore determinante nella valutazione degli investimenti è il tempo: la rilevanza del fattore tempo dipende da un effetto di carattere finanziario che lo lega al valore del denaro e secondo cui, a parità di altre condizioni, a un allungamento dei tempi di rientro delle risorse investite in un progetto corrisponde una contrazione dei benefici di ordine finanziario (il trascorrere del tempo introduce, peraltro, un ulteriore livello d'incertezza nel processo di valutazione in quanto, all'ampliarsi degli intervalli di riferimento, le previsioni sulle variabili da cui dipendono i risultati dell'operazione tendono progressivamente a perdere di significatività). Ulteriore elemento essenziale del processo di valutazione è il tasso d’interesse scelto a riferimento: il tasso d'interesse al quale si attualizzano i flussi finanziari (in entrata ed in uscita) è denominato costo opportunità del capitale perché rappresenta un'alternativa alla quale si rinuncia per intraprendere il particolare progetto d'investimento analizzato. Altri importanti elementi da considerare per la valutazione razionale della perseguibilità di un investimento sono:

  • il rischio associato all'investimento: la propensione al rischio dell'investitore è una delle variabili principali nella scelta della tipologia di investimento (a esempio, nel caso di investitore privato, per la scelta tra mercato azionario piuttosto che obbligazionario);
  • le previsioni di andamento (al rialzo o al ribasso) del mercato finanziario sul quale si intenda investire;
  • la periodicità dei flussi di reddito previsti in entrata ed in uscita.

Metodologie di valutazione
Alcune delle metodologie di valutazione usualmente adottate (in regime finanziario di capitalizzazione composta) sone le seguenti:

  • Flusso di cassa attualizzato (in inglese: Discounted cash flow): attualizzazione dei flussi monetari differenziali associati al progetto d'investimento attraverso l'utilizzo di un tasso di attualizzazione di riferimento. La somma algebrica delle entrate e delle uscite attualizzate rappresenta il Valore Attuale Netto del progetto (in inglese Net Present Value). Vedi voce
  • Tasso interno di rendimento (TIR o, nella notazione inglese, Internal rate of return - IRR): individuazione del tasso di attualizzazione che azzera algebricamente le entrate ele uscite associate al progetto e confronto del tasso individuato con un tasso di confronto (benchmark). Vedi voce
  • Periodo di rimborso (Pay Back Period, nella notazione inglese): calcolo del numero di anni necessario per compensare l'investimento attraverso flussi positivi.

Tali metodologie, che considerano esclusivamente le variabili finanziarie di tipo quantitativo, non sono le uniche ma sono quelle maggiormente condivise nella teoria e nella prassi valutativa.
Variabile proxy. Indicatore statistico che descrive il comportamento di un determinato fenomeno non osservabile direttamente.
Varianza. E' data dalla sommatoria degli scarti dalla media aritmetica al quadrato.
Variazione di prezzo. E' la differenza tra il prezzo di un determinato titolo e quello di chiusura del giorno precedente.
Variazione di quota. La minima differenza di prezzo che deve esistere tra due quotazioni diverse di un bene d'investimento. Questo numero varia a seconda dell' entità del prezzo di riferimento.
Variazione. La variazione percentuale è calcolata durante la negoziazione continua come segue: ultimo prezzo/ultimo prezzo di riferimento -1 A mercati chiusi è invece calcolata nel seguente modo: ultimo prezzo di riferimento/prezzo di riferimento precedente -1.
Variazione aperta La variazione percentuale è calcolata durante la negoziazione continua come segue: ultimo prezzo/prezzo di apertura -1 Durante tale fase il prezzo di apertura viene assunto come prezzo di controllo e se lo scostamento tra l'ultimo prezzo e il prezzo di apertura supera la percentuale di variazione massima stabilita da Borsa Italiana il titolo viene sospeso. A mercati chiusi è invece calcolata nel seguente modo: prezzo di riferimento/prezzo di apertura -1.
Variazione fondo per rischi bancari generali. Il fondo per rischi bancari generali è destinato alla copertura del rischio generale d'impresa, assimilabile a una riserva patrimoniale. Le variazioni del fondo rischi bancari generali dovrebbero essere collegate al mutamento del grado del rischio delle attività complessive svolte da una banca, ma si tratta di valutazioni troppo incerte e soggettive che potrebbero invece trovare ragione nella volontà di influire sull'ammontare dell'utile netto. Alcuni analisti considerano il fondo per rischi bancari generali come una mera riserva di utili.
Variazione netta. Differenza tra la quotazione corrente di un bene d'investimento e quella di chiusura del giorno anteriore o posteriore di un intervallo di tempo fisso.
Variazione, varianza. La differenza che esiste tra due entità direttamente confrontabili, come per esempio due voci di bilancio riferite ad anni consecutivi o tra la previsione di un valore e quello che si è effettivamente realizzato. In statistica il termine indica un'esatta misurazione della variabilità di una serie di valori.
Velocità di circolazione della moneta. Espressione impiegata in finanza per indicare in quale misura una singola unità di moneta venga utilizzata per transazioni in uno specifico ambito temporale. Maggiore è la velocità, più volte viene impiegata la moneta dai soggetti economici come le imprese, le famiglie, ecc. Un sistema per calcolare la velocità di circolazione della moneta è quello di effettuare il rapporto tra il Pil (Prodotto interno lordo) e lo stock di moneta disponibile.
Vendi al libro. L'ordine di vendita dato all'intermediario dal possessore di numerosi titoli dello stesso tipo, dei quali si vuole liberare gradatamente. Il broker avrà il compito di eseguire l'ordine fino all'assorbimento massimo concesso dal mercato, ovvero fino al momento in cui non saranno soddisfatti tutti i prezzi di acquisto dei Market Maker.
Vendita. Questo termine indica il contratto di cessione di un bene in seguito al pagamento in denaro del controvalore al prezzo stabilito. Nel bilancio, tale voce, rappresentanta generalmente il fatturato aziendale.
Vendita allo scoperto. È la vendita di titoli in previsione di quotazioni in ribasso effettuata senza avere il possesso dei titoli stessi, per poi riacquistarli quando le quotazioni saranno inferiori.
Vendita a rilocazione. È un contratto che permette a un soggetto di acquistare un bene e rivenderlo ad una società finanziaria, impegnandosi a prenderlo in locazione a lungo termine contro il pagamento periodico di canoni. Con tale operazione le attività dell'azienda vengono convertite in contante, mantenendo la possibilità di disporre del bene per il periodo prefissato.
Vendita a terzi. Indica il passaggio a terzi di frazioni di operazioni finanziarie sindacate. Possono essere interessate a tali cessioni, per esempio, le banche che non hanno partecipato al consorzio di finanziamento.
Vendita con garanzia. La garanzia, che può essere richiesta in un contratto di vendita da parte di un fornitore di beni o servizi, gli consente di esigere la resituzione del bene nel caso in cui l'acquirente non abbia provveduto al totale o parziale pagamento di quanto dovuto.
Vendita eccessiva. È la prassi secondo la quale un operatore vende opzioni call e put su beni d'investimento, che ritiene rispettivamente sopra e sottovalutati, nell'ipotesi di incassare il premio senza dover sottostare all'esercizio da parte dell'acquirente delle opzioni.
Vendita forzata. Liquidazione forzata di un conto in titoli detenuto presso un intermediario finanziario, che si può verificare quando il titolare di un conto operante con il sistema del margine non ha provveduto a integrare la garanzia richiesta dal broker, o quando non vengono forniti i fondi necessari per il pagamento dei titoli acquistati, il che rende necessario recuperare i fondi sul mercato.
Vndita immediata. Vendita di titoli o altri beni di investimento durante un periodo di ribasso delle quotazioni, per evitare di conseguire perdite ancora maggiori in conto capitale.
Vendita in incremento. L'ordine di vendita di un titolo che va eseguito solo se nel momento in cui il prezzo relativo all'ultima transazione è stato superiore a quello corrente.
Vendita scoperta. L’operatore che vende contratti di opzione senza possedere il titolo sottostante acquisendo in tal senso una posizione il cui rischio è potenzialmente illimitato, mentre l’eventuale profitto massimo è l’equivalente dell’ammontare del premio.
Vendita speciale. Sistema di vendita di titoli abitualmente utilizzato presso la Borsa di New York in cui c'è un unico venditore di un blocco di titoli il quale sostiene tutte le commissioni di intermediazione, ma vende i titoli a vari acquirenti, allo stesso identico prezzo.
Vendite della PA (V). Ricavi che la PA ottiene dalla vendita di beni o servizi pagati direttamente dai cittadini.
Vendite elusive. Vendite di titoli o altri beni di investimento eseguite al termine del periodo di riferimento per il calcolo dell'imposizione fiscale. Generalmente vengono attuate a condizioni tali da far risaltare le perdite in conto capitale, che permettono di abbassare il livello del reddito soggetto a imposizione.
Vendite temporanee. Vedi: Operazioni temporanee.
Venditore di opzioni. Chi cede il diritto sottostante un contratto di opzione verso il pagamento di un premio, rimanendo soggetto alle decisioni dell'acquirente del contratto al momento della scadenza. A fronte di un profitto massimo dato dall'ammontare del premio, il venditore sostiene un rischio di perdita che può essere di notevoli dimensioni e comunque non è valutabile a priori.
Venture capital. Il venture capital è l'apporto di capitale di rischio da parte di un investitore per finanziare l'avvio o la crescita di un'attività in settori ad elevato potenziale di sviluppo. Spesso lo stesso nome è dato ai fondi creati appositamente, mentre i soggetti che effettuano queste operazioni sono detti venture capitalist. Nella maggioranza dei casi, fondi necessari sono erogati da limited partnership o holding in imprese che per natura della attività e stadio di sviluppo non risultano finanziabili dai tradizionali intermediari finanziari, come ad esempio le banche. Il venture capital è una categoria del settore del private equity, che raggruppa tutte le categorie di investimenti in società non quotate su un mercato regolamentato. L'investimento di venture capital si caratterizza per i seguenti elementi:

  • fase di sviluppo: investe in idee imprenditoriali particolarmente promettenti (seed financing) e imprese in start up nelle prime fasi di vita (venture financing) fin dalle fasi pre revenue, ovvero senza che siano ancora stati approntati i prodotti/servizi da vendere e quindi nella fase di investimento in prodotto
  • ambiti tecnologici: investimenti in aree ad alto contenuto di innovazione
  • rischio: le società in cui i fondi di venture capital investono sono caratterizzate dalla contemporanea presenza di un elevato rischio operativo, ovvero non à ancora chiaro se la società avrà un mercato per i propri prodotti, e rischio finanziario, per cui l'investitore non sa se avrà modo di recuperare il capitale investito.

Molte società legate all'information technology sono nate grazie ad operazioni di venture capital come a esempio Google. Durante il ciclo di sviluppo borsistico degli anni 2000 la maggior parte del denaro che inizialmente venne fornito alle cosiddette società dot com derivava proprio da operazioni di venture capital. All'interno dell'Unione Europea, per operare una venture capital si necessita di un capitale sociale non inferiore a 2 milioni di euro indicizzato in società per azioni o in accomandita per azioni. Si effettua richiesta presso la Banca d'Italia e dopo l'autorizzazione si è soggetti al controllo della Consob, della commissione di Borsa Italiana e dell'antitrust sia italiano che comunitario. Colui che riceve sostegno economico e organizzativo deve aprioristicamente periziare l'opera di sua proprietà patrimoniale, attivare fidejussioni creditizie presso banche d'affari e\o commerciali e fidejussioni assicurative presso compagnie di assicurazioni danni e creditizie. La maggior parte degli operatori venture italiani, dopo il boom di fine millennio, hanno cessato l'attività, riqualificandosi come fondi d'investimento, spesso speculativi.
Verifica. Criterio seguito dalle banche per il controllo dei saldi dei conti correnti, che consiste nell'invio al cliente dell'estratto conto e nell'invito alla verifica dei saldi evidenziati.
Verifiche contabili. Nella disciplina dei sindaci, sono le verifiche a cui questi sono tenuti al fine di verificare l'osservanza della legge. Il codide civile prevede infatti che i sindaci siano tenuti a controllare la regolare tenuta della contabilità sociale, la corrispondenza del bilancio alle risultanze dei libri e delle scritture contabili nonchè ad accertare almeno ogni trimestre la consistenza di cassa e l'esistenza dei valori e dei titoli di proprietà sociale o ricevuti dalla società in pegno, cauzione o custodia.
Versamento. Terza e ultima fase (vedi: accertamento e riscossione) del processo di acquisizione delle entrate, nel corso della quale le entrate tributarie riscosse sono versate in tesoreria. Dal 1998, con l’introduzione del versamento unificato e della procedura di delega unica, il momento del versamento in tesoreria può non coincidere con quello della contabilizzazione nei relativi capitoli del bilancio di cassa.
Versamento a copertura perdite. Sono i versamenti effettuati dai soci al fine di coprire le perdite dell'impresa. Vedi anche perdita d'esercizio.
Versamento a fondo perduto. Sono i versamenti liberamente effettuati dai soci, anche non in proporzione al capitale da essi posseduto, al fine di dotare la società di maggiori mezzi finanziari. Tali fondi non vengono imputati a capitale sociale, e rimangono di proprietà della società, senza che sussista alcun obbligo di restituzione a carico della stessa.
Versamento in conto futuro aumento di capitale. Sono i versamenti effettuati dai soci in previsione di una futura delibera di aumento di capitale a pagamento da parte della società.
Very short-term credit facilities. Linea di credito di brevissimo termine prevista dagli Accordi europei di cambio II (vedi) per il finanziamento degli interventi ufficiali nei mercati dei cambi effettuati dalle banche centrali dei paesi che partecipano agli accordi.
Vigilanza. Attività volta a controllare la trasparenza e la correttezza dei comportamenti e la sana e prudente gestione degli intermediari finanziari, avendo riguardo alla tutela degli investitori e dei risparmiatori e alla stabilità, alla competitività e al buon funzionamento del sistema finanziario. Tale attività viene esercitata da autorità quali la Banca d’Italia, la CONSOB, l’ISVAP e la COVIP che vigilano sull’osservanza delle disposizioni regolanti le materie di competenza di ciascuna.
Vincoli per la redazione del bilancio d'impresa. Chi redige un bilancio d'esercizio e assoggettato a due tipologie di vincoli: • i vincoli giuridici: il codice civile, i vari decreti legislativi, le norme attuative, i regolamenti giurisprudenziali; • i vincoli tecnico contabili: circolari Abi e Assonime, princìpi contabili nazionali e internazionali (IAS/IFRS ).
Vita media. La vita media di un prestito obbligazionario è un parametro che serve a valutare adeguatamente il profilo di rischio-rendimento di un particolare investimento obbligazionario.
Vita media residua. Per ciascun comparto di titoli, è la media dei tempi mancanti alla scadenza di ciascun titolo ponderata per il valore nominale degli importi di ciascun titolo in circolazione.
Volatile. Termine che indica un mercato in cui i prezzi tendono a presentare forti oscillazioni in rialzo o in ribasso. Mercati inefficienti o dominati da condizioni di rilevante incertezza, possono mostrare variazioni di prezzo apparentemente eccessive rispetto all'influenza che razionalmente si potrebbe attribuire alle notizie che giungono agli investitori.
Volatilità. La volatilità è l'indicatore statistico che esprime il grado di variabilità dei prezzi o ampiezza delle oscillazioni subite dal prezzo di un titolo. Indica il rischio che si assume quando si effettua un investimento, invero, maggiore volatilità comporta maggiore rischio e viceversa una minore volatilità comporta un rischio minore.
Volatilità annuale. Indicatore statistico che esprime il grado di variabilità dei prezzi di un determinato titolo su un orizzonte temporale di un anno. Maggiore volatilità comporta un livello maggiore di rischio.
Volatilità implicita (o Volatilità attesa). Variabilità del prezzo di un’attività finanziaria o reale, desunta dal valore delle opzioni di acquisto o di vendita dell’attività stessa applicando formule quali quelle di Black e Scholes (cfr. ad esempio, F. Black, The Pricing of Commodity Contracts, in Journal of Financial Economics, n. 1-2, 1976). Si differenzia dalla volatilità storica, che è calcolata sulle effettive variazioni passate del prezzo stesso.
Volatilità storica. Variabilità misurata a posteriori del prezzo o del rendimento di uno strumento finanziario.
Volume delle contrattazioni. Indica il valore complessivo degli scambi effettuati in una borsa valori o relativamente a un titolo nel periodo considerato. Se rilevato nel tempo questo valore diventa un ottimo indicatore di liquidità. L'analisi dei volumi acquista importanza nel contesto dell'analisi tecnica.
Volume non indicato. Condizione in cui l'alto ritmo delle contrattazioni di Borsa non consente di determinare i volumi di contrattazione dei singoli titoli per quantitativi inferiori alle cinquemila azioni.
Volume nozionale. Volume di scambio di uno strumento derivato calcolato con riferimento al Valore nozionale (vedi) del contratto che definisce lo strumento.
Volume scambiato. Quantità di titoli negoziati dall'inizio della seduta borsistica.
Volume scambiato medio giornaliero. Quantità media di titoli negoziati giornalmente, calcolata rispetto agli ultimi 30 giorni di borsa aperta.
Volume scambiato obbligazioni. Quantità di valore nominale scambiato dall'inizio della seduta borsistica
Voto capitario. Il voto capitario, nel diritto societario, consiste nella regola per la quale ogni socio è titolare di un singolo voto indipendentemente dal numero delle azioni possedute o rappresentate. Si tratta di una caratteristica tipica delle società cooperative e delle banche popolari: in tali tipi di società, infatti, ogni socio ha diritto a un voto in Assemblea, indipendentemente dal valore della propria quota di capitale sociale, mentre nelle società per azioni i voti sono attribuiti in proporzione al numero di azioni possedute da ogni socio.

W

Wage assignment. Privilegio concesso a un finanziatore in un prestito personale, in cui nel caso di mancato rimborso il creditore può agire per vie legali allo scopo di ottenere che, al debitore, venga trattenuta una parte del suo reddito fino al completo rimborso del prestito e al pagamento di tutte le relative spese.
Wage bargaining. Trattative fra datori di lavoro e lavoratori, a livello collettivo o aziendale, per la ridefinizione dei parametri retributivi.
Wall street. Strada di New York dove ha sede la Borsa più importante del modo, il New York Stock of Exchange. Per estensione il termine viene impiegato per indicare l'insieme delle società finanziarie e bancarie che vi ruotano intorno.
Warrant. Il warrant è uno strumento derivato (un contratto) che garantisce il diritto (ma non l'obbligo) di acquistare o di vendere un determinato quantitativo di un bene entro un arco di tempo prefissato (opzione di tipo americano), oppure a una scadenza fissa (opzione di tipo europeo) e a un prezzo prestabilito. È un'opzione cartolarizzata, ma si differenzia dalle option in quanto, solitamente, caratterizzato da una maggior durata. Esistono warrant "call" o "put".
Webonomics. Indica lo studio della produzione, della distribuzione e del consumo di beni, servizi e idee veicolati attraverso Internet e i nuovi media. I principi della Webonomics si basano sulle idee conosciute con il nome di Nuova Teoria della Crescita (si veda Paul Romer, economista di Stanford ed esponente della Nuova Teoria della Crescita).
W/GrsDiv. Negli indici Morgan Stanley, valore dell'indice "with Gross Dividends reinvested", cioè il valore dell'indice comprende il valore dei dividendi lordi reinvestiti.
W/NetDiv. Negli indici Morgan Stanley, valore dell'indice "with Net Dividends reinvested", cioè il valore dell'indice è al lordo dei dividendi netti reinvestiti.
White knight (Cavaliere bianco). Operatore che interviene in difesa di una società-bersaglio di un’OPA ostile, su richiesta di quest’ultima, per laciare un’offerta concorrente.
Wholesale Price Index. Indice statistico che rileva l'andamento del prezzo all'ingrosso di un determinato paniere di beni, o del prezzo pagato dai produttori per acquisire un paniere di fattori di produzione.
Wholesaler. Soggetto economico che si interpone tra il produttore e il dettagliante. Nelle operazioni in titoli vengono indicate in questo modo sia le banche di investimento che sottoscrivono nuove emissioni di titoli, sia gli operatori che effettuano compravendite di titoli prevalentemente con altri intermediari.
Wide opening. Determinata situazione di mercato nella quale al momento dell’apertura delle contrattazioni di Borsa la differenza, tra denaro e lettera, cioé tra prezzo di acquisto e di vendita di un titolo è particolarmente ampia.
Working capital (capitale circolante netto). Gli investimenti nella gestione corrente sono finanziati dalla stessa gestione tramite il differimento delle uscite monetarie e l'anticipazione delle entrate; pertanto, il capitale investito nella gestione corrente è dato dalla differenza tra le attività correnti e le passività correnti (vedi stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio della pertinenza gestionale).  Questa differenza è chiamata capitale circolante netto dell'impresa in funzionamento, capitale che rappresenta, quindi, l'ammontare della liquidità necessaria alla gestione corrente. CCN = Rimanenze + liquidità differita + liquidità immediata - passività correnti.
WTI Acronimo di West Texas Intermediate, il greggio di riferimento per il mercato nordamericano, quotato sul New York Mercantile Exchange (Nymex). I suoi prezzi sono in genere superiori di un paio di dollari rispetto al Brent.

X

X-efficiency. Indicatore col quale si misura il divario tra l'efficienza effettiva di un'impresa e l'efficienza massima ottenibile sulla base degli input impegnati nel processo di produzione secondo criteri dell'efficienza allocativa.

Y

Yield (rendimento). Esprime in valore percentuale il rendimento di un titolo. Il rendimento delle azioni è il rapporto tra il dividendo pagato ed il prezzo di acquisto del titolo. Il rendimento delle obbligazioni è il tasso di interesse effettivo, vale a dire cedola/prezzo di acquisto.
Yield advantage. Ulteriore rendimento che il possessore di un’obbligazione convertibile ottiene rispetto a chi possiede il titolo azionario sottostante.

Z

Zero balance account (conto a saldo nullo). Metodologia contabile adottata di norma da una società nei confronti delle proprie filiali distaccate. Tale sistema prevede la trasmissione alla sede centrale di tutte le attività e le passività dei distaccamenti che, di conseguenza, hanno sempre un saldo nullo dei propri conti.
Zero coupon (certificati del tesoro a zero coupon). Certificati di credito del Tesoro privi di cedole. Sono titoli a tasso fisso di durata pari a 18 o 24 mesi. Il rendimento è dato dalla differenza tra il valore di rimborso (pari al valore nominale) e il prezzo di emissione. Sono collocati attraverso un'asta marginale sul prezzo, cui partecipano le banche e gli altri operatori autorizzati.
Zero coupon bond (obbligazioni a zero coupon). Obbligazione che non stacca cedole (coupon). In cambio, il prezzo di emissione risulta molto inferiore al valore nominale (che coincide con il valore di rimborso) del titolo. Lo yield (ovvero il rendimento) di questo tipo di obbligazione si calcola utilizzando la seguente formula: yield = (prezzo di rimborso - prezzo di emissione)/prezzo di emissione.
Zero coupon convertibile bond. Titolo obbligazionario non provvisto di cedola, con possibilità di richiedere la conversione con titoli azionari determinati, nel caso in cui si verifichino le condizioni previste all’atto di emissione.
Zero coupon mortage. Titolo obbligazionario collegato a un prestito ipotecario per il quale sia il pagamento degli interessi, sia il rimborso del capitale avvengono, al termine del periodo stabilito, in un’unica soluzione.
Zero coupon swap. Swap di tasso di interesse in cui la corresponsione degli interessi da parte del contraente vincolato al tasso fisso avviene globalmente alla scadenza.
Zero gap. Avviene quando le attività finanziarie con una data scadenza vengono perfettamente bilanciate da altrettante passività finanziarie. Per esempio una banca che a fronte di finanziamenti a breve termine si finanzia con l’emissone di certificati di depositi aventi le stesse scadenze.
Zero minus tick. Vendita di un titolo azionario a un prezzo equivalente a quello dell’ultima transazione eseguita, ma inferiore a quello dell’ultima operazione avvenuta a un differente prezzo.
Zig zag. Termine utilizzato dagli analisti per definire l’andamento del prezzo di un titolo la cui oscillazione, verso il basso e verso l’alto, denota una elevata variabilità delle quotazioni.
Zombies. Termine indicante quelle imprese che nonostante siano ancora operative hanno già fatto registrare una situazione di insolvenza con conseguenti rischi di bancarotta.
Zona franca. Parte del territorio entro i cui confini di diritto di uno stato non si applicano le norme sulle zone doganali. In Italia le zone franche più significative sono Livigno e Campione d'Italia.


Eugenio Caruso
In questo glossario i termini che fanno riferimento alla gestione finanziaria e amministrativa dell'impresa sono trattati con un buon approfondimento; per un'analisi maggiormente approfondita si rimanda al successo editoriale
Come preparare e leggere un bilancio.


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