Hammurabi il primo grande legislatore del pianeta.


Platone afferma non esserci alcun re che non sia discendente da schiavi e nessuno schiavo che non sia discendente da re.
Seneca Lettere morali a Lucilio


GRANDI PERSONAGGI STORICI

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In questo portale, abbiamo illustrato vita e doti di grandi personaggi della storia, quali figure emblematiche da tenere come modelli per imprenditori, manager, leader politici. Ugualmente ritengo doveroso prendere in considerazione la vita di Hammurabi, che non solo rivitalizzò la Mesopotamia, facendone un grande impero, ma introdusse l'innovazione più importante dell'epoca: il grande codice legislativo, il Codice di Hammurabi. Il suo ritrovamento, oltre a chiarire i vari aspetti della politica e della giustizia babilonese, ha anche permesso di ricostruire la gerarchia sociale dell'impero. Il Codice sottende un principio stupefacente per la sua modernità: la legge deve essere portata a conoscenza di tutti e tutti devono porsi il dovere di conoscere la legge.

Hammurabi, in accadico Khammurabi, dall'amorreo Ammurapi, cioè "Ammu guarisce" fu il sesto re di Babilonia della cosiddetta 1^ dinastia babilonese, appartenente alla tribù dei beniaminiti. Viene ricordato per aver unificato la bassa Mesopotamia e soprattutto per aver promulgato una raccolta di leggi nota come Codice di Hammurabi.
Non si conosce esattamente il periodo di regno di Hammurabi in quanto le datazioni per il periodo si basano su allusioni ad eventi astronomici rintracciati in testi babilonesi dei tempi del re Ammi-Saduqa (10° sovrano della 1^ dinastia, durante il cui regno si cominciarono a registrare le informazioni astronomiche), che gli astronomi hanno interpretato in modi diversi. Le datazioni possibili per il regno di Hammurabi sono:
1848-1806 a.C. (cronologia lunga)
1792-1750 a.C. (cronologia media)
1728-1696 a.C. (cronologia corta)
Negli ultimi decenni si tende ad utilizzare la cronologia media (1792-1750 a.C.). Giova, inoltre sottolineare che i periodi di cui sopra fanno riferimento alla durata del suo regno; per quasi ogni anno del suo regno gli archeologi hanno trovato iscrizioni o tavolette che fanno riferimento a una guerra, o a una pace, o a una realizazzione muraria. Questa era la prassi comune di tutti i re dell'area mesopotamica, pertanto non si hanno informazioni sulla data di nascita di Hammurabi; alcuni storici, con riferimento ai regni del nonno e del padre, assumono che sia salito al trono adolescente.
Hammurabi ereditò il trono della città di Babilonia dal padre Sin-muballit; in quel tempo Babilonia era un regno minore inserito in un complesso sistema di città-stato disposte lungo la pianura della Mesopotamia in eterno conflitto tra di loro per il controllo dei terreni agricoli più fertili. A ovest di Babilonia si estendeva il deserto dominato dai nomadi sutei; a sud il potere era detenuto dalla città di Larsa, che controlava le città di Išin, Uruk e Maškan-šapir; a est si incontrano il regno di Malgium, l'impero dell'Elam e il deserto di Der; a nord-est il potente regno di Ešnunna; a nord si estendeva il regno dell'Alta Mesopotamia con il re Samsi-Addu.
I primi anni del suo regno furono pacifici in quanto Hammurabi utilizzò il suo potere sopratutto per intraprendere una serie di opere pubbliche, tra cui la fortificazione delle mura della città a scopo difensivo, il restauro di alcuni templi e lo scavo di un'estesa ed efficiente rete di canali, il più importante dei quali garantiva l'irrigazione da Nippur a Eridu e si chiamava "Hammurabi è l'abbondanza del popolo". Come la maggior parte dei giovani re sulle cui spalle venivano poste enormi responsabilità, anche Hammurabi nei primi anni del suo regno si muove in acque tranquille: si dedica ad opere difensive, al miglioramento della qualità della vita del suo popolo, ad azioni liturgiche per ingraziarsi gli dei e gli indovini.
Prima di approfondire l'opera di Hammurabi è utile ricordare il contesto territoriale nel quale egli operò. La Mesopotamia è una regione antica dell'Asia occidentale, dai confini incerti, estesa quasi interamente nell'Iraq, con esigui lembi in Iran, Turchia e Siria e corrispondente al tratto medio - inferiore del bacino imbrifero dei fiumi Tigri ed Eufrate. In senso stretto, per Mesopotamia si intende la regione compresa tra i due fiumi fino alla loro confluenza; questa posizione geografica è all'origine del nome dato alla regione (dal greco mésos- medio e potamós -fiume). La sezione settentrionale è chiamata Al-Jazirah, quella meridionale, denominata Bassa Mesopotamia (anticamente Babilonide) e dagli Arabi Iraq, è una pianura alluvionale fertilissima arricchita dal limo delle inondazioni del Tigri e dell'Eufrate. Questa fertilità determinò fin dal V millennio lo sviluppo dell'agricoltura e favorì l'insorgere di grandi civiltà urbane. Geomorfologicamente è costituita dalla depressione tettonica situata tra i rilievi dello Zagros (Iran) a est, del Tauro Orientale Esterno (Turchia) a nord, tra il Deserto Siriaco a ovest e quello Arabico a sud-ovest ed è affacciata al Golfo Persico a sud-est. La ricchezza delle sue terre fece sì che vi si alternassero diverse popolazioni: sumeri, accadi, gutei, amorrei, cassiti, aramei, persiani. Prima di Hammurabi, la Mesopotamia vide l'impero degli accadi con il grande imperatore Sargon di Accad (XXIII secolo), ma, dopo un breve dominio di tutta l'area da parte dei gutei, bisogna risalire ad Hammurabi per avere, nuovamente, un impero mesopotamico.
Hammurabi fa parte degli amorrei, popolazione semitica di pastori transumanti tra Siria e alta Mesopotamia e attestati, prevalentemente, a Ebla, verso il 2000 a.C.. Mentre la terza dinastia di Ur collassava lentamente e il potere centrale si dissolveva, tutte le regioni sotto il dominio di Ur iniziarono ad affermare la propria indipendenza e tra queste anche le aree abitate dagli amorrei. Mentre gli eserciti di Elam attaccavanoe indebolivano l'impero, gli amorrei ne approfittarono per conquistare l'indipendenza. Personaggi con nomi amorrei presero il potere in diverse aree, compreso il Levante e la Mesopotamia meridionale. Alla fine gli elamiti saccheggiarono Ur e posero fine alla dinastia, attorno al XX secolo a.C. Il più potente sovrano mesopotamico (prima dell'ascesa del babilonese Hammurabi) fu un altro amorreo, Shamshi-Adad I.

ur iii

Estensione della terza dinastia di UR

Le prime acquisizioni da parte di Hammurabi.
In ragione di una risoluta politica espansionistica, Babilonia arrivò a dominare tutta la valle del Tigri e parte di quella dell'Eufrate. Tali campagne militari portarono Hammurabi in un primo momento a spingersi verso sud conquistando, nel settimo anno di regno le città di Uruk e di Isin, che erano sotto il controllo del re di Larsa; successivamente egli rinunciò ad altre azioni militari verso meridione ripiegando, verso nord-ovest ed est dove risiedevano regni molto agguerriti. . La politica espansionistica di Hammurabi aveva, infatti, lo scopo di eliminare possibili forti avversari all'esterno dei confini e di limitare il potere delle città stato che rappresentavano un continuo elemento di contestazioni e di guerre nell'area mesopotamica. Nel 10° anno di regno si registra la conquista della città di Malgium che consente ad Hammurabi di controllare il corso dell'Eufrate. L'11° anno segna la conquista delle città di Rapiqum e di Hit, grazie all'alleanza militare con Samši-Addu, re dell'Alta Mesopotamia. Nel 15° anno del regno, Hammurabi e Samši-Addu si alleano con il re di Ešnunna e invadono il regno di Malgium il cui re versa un colossale riscatto (450 kg di argento) per il ritiro delle truppe nemiche. La morte di Samši-Addu segna un periodo di debolezza del regno dell'Alta Mesopotamia; il re di Ešnunna attacca il nuovo re, Išme-Degan, che viene sconfitto e costretto a fuggire dalla capitale, Ekallatum, e a rifugiarsi a Babilonia. Nel 1775 Zimri-Lim sale sul trono di Mari e nel 1772 Ešnunna lo attacca; dopo alterne vicende Ešnunna si ritira anche perché preoccupato da movimenti ostili degli elamiti. Si apre un periodo più tranquillo caratterizzato da un relativo equilibrio tra le "potenze".
Nel 1770 l'imperatore dell'Elam decide di attaccare Ešnunna e chiede la collaborazione militare di Hammurabi e di Zimri-Lim che gliela concedono. Ešnunna cade nel 1765 e lo smembramento del regno consente a Išme-Degan di abbandonare l'esilio babilonese e riguadagnare il regno di Ekallatum. Hammurabi riprende possesso delle città di Mankišum e Upi. La spartizione non piace all'imperatore elamita che con quarantamila uomini apre due fronti uno contro Babilonia e uno contro l'ex regno dell'Alta Mesopotamia. Hammurabi e Zimri-Lim stipulano un accordo i cui dettagli ci sono stati tramandati da tavolette trovate nella città di Mari con i giuramenti dei due re di non concludere una pace separata con gli elamiti; nella realtà ad Hammurabi interessava la non belligeranza di Mari più del sostegno militare. Hammurabi, nel 1964, riesce a sconfiggere duramente gli elamiti e fa scrivere "Il re Hammurabi, il potente, l'amato di Marduk, grazie alla forza sublime dei grandi dei, ha sconfitto l'esercito dell'Elam, che era stato reclutato in massa da Maršhasi, Subartum, Gutium, Ešnunna, e Malgium e ha rinsaldato le fondamenta di Sumer e Akkad.""

La vittoria sull'Elam apre una nuova pagina nella storia del regno di Hammurabi; mentre questa guerra era stata esclusivamente difensiva gli anni che seguono sono contraddistinti da guerre volte all'espansione del regno. Il re di Larsa Rim-Sin, approfittando dell'impegno dei babilonesi contro gli elamiti, aveva effettuato molte incursioni militari nei territori babilonesi e Hammurabi scrive a Rim-Sim "Rim-Sim ha reso infelice il mio paese a forza di saccheggi. Da quando i grandi dei hanno strappato dal paese gli artigli dell'Elamita, io ho accordato numerosi favori all'uomo di Larsa, ma egli non mi ha mai ricompensato con un solo beneficio". In un primo tempo Hammurabi si limita alla rottura dei rapporti diplomatici, poi, ottenuto il consenso degli dei, pretende contingenti militari dai re di Malgium e di Mari e assedia la città di Maškan-šapir nodo strategico verso Larsa. La resa di Maškan-šapir sembra essere avvenuta senza violenza e attraverso il negoziato; scrive infatti Hammurabi " Campione dei re, combattente invincibile, io sono colui che ha risparmiato la città di Maškan-šapir, che copre di prosperità il tempio del dio Nergal". Gli abitanti della regione si alleano con il vincitore, così, Hammurabi con un esercito ancora più forte pone l'assedio a Larsa, famosa per le sue possenti mura e fortificazioni. L'assedio durò sei mesi e, alla fine, nel 1763, la città dovette arrendersi per la mancanza di riserve alimentari e, sembra, per l'approvvigionamento idrico; scrive Hammurabi "Hammurabi, il re, con l'aiuto degli dei An e Enlil, si mise alla testa delle sue truppe, e, grazie al potere supremo che i grandi dei gli avevano concesso, s'impadronì di Larsa e del suo re Rim-Sim ". Nel Codice Hammurabi si presenta come "colui che ha risparmiato Larsa"; di fatto egli non distrusse la città, ma si accontentò di smantellarne le mura. Rim:Sim e la sua corte furono trasferiti a Babilonia e Hammurabi si fece riconoscere come re di Sumer e Akkad; e assunse un nuovo titolo "il re che che fa coesistere in pace le quattro regioni". Unificando così i paesi di Sumer e di Akkad Hammurabi pone fine all'ultima dinastia sumerica e a ogni velleità di indipendenza delle antiche città-stato sumere. L'annessione del regno di Larsa mise fine all'equilibrio che per secoli aveva caratterizzato la regione mesopotamica. Il regno di Babilonia era diventato la maggiore potenza della regione e ciò aveva portato, nel 1762, alla conclusione della pace con Ešnunna e all'adesione al regno di molte altre città. Ma la pace con Ešnunna non durò molto se, lo stesso anno fu contraddistinto da uno scontro tra i due eserciti; non si conoscono i particolari di questa guerra ma si sa che la battaglia definitiva ebbe luogo a Mankišum sul Tigri, il sovrano babilonese celebrò la vitoria nel suo 32° anno "Anno in cui ... egli sconfisse l'esrcito di Ešnunna, di Subartum e di Gutium e annettè il paese di Mankišum e il paese lungo le rive del Tigri, fino al paese di Subartum". Zimri-Lim, il re di Mari non tardò a seguire la stessa sorte. I numeri di regno di Hammurabi commemorano la fine di Mari in due fasi: sconfitta nel 32° e distruzione nel 34° anno di regno. Un'iscrizione riporta queste parole "Hammurabi superò in battaglia gli eserciti di Mari e di Malgium; sottomise Mari e i suoi dintorni, oltre a varie città dei paesi di Subartum, e di Ekallatum, la totalità del Burundum e il paese di Zalmaqum, dalle rive del Tigri fino all'Eufrate, e li fece coabitare pacificamente sotto il suo comando". Il nome del 34° anno di regno commemora lavori in un tempio di Babilonia, mentre il 35° riporta la distruzione del muro delle città di Mari e di Malgium. In questo caso gli archeologi suppongopno che per muro si debbano intendere i palazzi reali delle due città. I palazzi vennero saccheggiati e distrutti; furono preservati, invece, i ricchi archivi della città di Mari. Sono state trovate, infatti, più di 25.000 tavolette in cuneiforme. Malgium era passata più volte dall'amicizia alla ribellione, pertanto, dopo la sua distruzione gli abitanti della città vennero deportati in Babilonia dove si insediarono stabilmente. Giova ricordare che anche la città di Ešnunna era andata distrutta, non per opera di Hammurabi, ma da una grande inondazione e che i suoi abitanti avevano trovato ospitalità nel regno di Babilonia. Il 1757 fu dedicato a una campagna verso nord, nord-ovest; il suo anno di regno commemora, infatti, una vittoria "sull'esercito dei gutei, dei turukkei, di Kakmun e della regione di Subartum". In seguito a questi successi, Hammurabi avviò una sistematica politica di deportazioni che spiega la presenza di individui dai nomi huriti in molte località della Babilonia. Queste deportazioni avevano, anche lo scopo di ripopolare la regione.
Hammurabi diventa il primo sovrano dell'Impero babilonese che assume le caratteristiche di regione unitaria, che si andrà a contrapporsi, più tardi, alla settentrionale Assiria.

babilonia

Regno di Babilonia sotto Hammurabi

L'uomo politico.
Per analizzare Hammurabi, come uomo politico è necessario esaminare i rapporti tra il re e gli dei, perché nell'ideologia di quel tempo il sovrano, in qualità di pastore, era l'intermediario tra il mondo divino e il gregge dei suoi sudditi, secondo una metafora che risale al III millennio. Il sovrano era, allo stesso tempo, membro di una dinastia reale e l'eletto dalle divinità; ma, giova tenere presente che il clero (ovvero i membri del personale dei templi) aveva una grande importanza nell'interpretazione degli oracoli, ed era sempre consultato dal sovrano, ma non aveva nessun potere di tipo politico. Non solo nella Giudea, ma anche nella Mesopotamia era vivo il fenomeno del profetismo, come è dimostrato da numerose incisioni e tavolette. Ad esempio l'archivio di Mari ci ha lasciato la testimonianza che la regina interpellò un profeta per conoscere le sorti della guerra con i babilonesi. Il nuovo re deve subito imporsi al momento dell'ascesa al trono, e lo fa, generalmente, con misure di grazia, per guadagnarsi un po' di popolarità, ma egli deve farsi accettare anche dalle popolazioni dei regni alleati e per questo dare dimostrazioni della propria autorevolezza.Il sovrano si avvaleva di un Consiglio, definito con un termine che in accadico significa segreto. Il Consiglio non era un'istituzione fissa perchè il re vi ammetteva chi voleva in funzione della convenienza politica o diplomatica del momento.
Con abile strategia diplomatica e militare Hammurabi tentò un'imponente opera di unificazione politica dei diversi popoli della Mesopotamia, arrivando fino alle tribù del deserto e riordinò lo stato accentuando la componente semitica. Del resto erano molti i dialetti semitici parlati nella regione, mentre il sumerico, non più parlato, era la lingua sacra conosciuta e studiata solo dai dotti, così, per volontà di Hammurabi, il babilonese, variante dell'accadico, divenne di uso comune anche come lingua scritta della diplomazia e venne adottata in tutto l'impero. L'accadico fa parte della grande famiglia delle lingue semitiche come l'ebraico e l'arabo e iniziò a essere scritto in cuneiforme nella seconda metà del III millennio; l'accadico, attorno al 2000, si differenziò in babilonese e assiro.
Anche nella religione ci fu un riordinamento del pantheon mesopotamico, ricco di divinità con nomi diversi ma talvolta con le stesse caratteristiche, quindi i teologi di Hammurabi raggrupparono in triadi gli dei, ad es. Anu-Enlil-Ea (Cielo, Terra, Acqua) oppure Sin-Shamash-Ishtar (Luna, Sole, Venere). Però i numerosi dei, anche se opportunamente catalogati in base ad affinità e sistemati in precise gerarchie con attribuzione di precise caratteristiche, sono, per Hammurabi, meno importanti del dio della capitale, Marduk, nel quale si concentrano quattro o cinque miti sumeri. Comincia infatti con Hammurabi l'ascesa del culto di Marduk a capo del Pantheon babilonese.
Il re babilonese pose Marduk nella genealogia divina come figlio di Ea, dio della saggezza di origine sumerica e dunque di antichissimo culto, che conferiva a Marduk il ruolo di dio delle arti magiche e curative, sovrapponendosi a Šamaš. Marduk sostituisce anche il re nel culto, Hammurabi infatti non assunse epiteti divini, preferendo lasciare la sua legittimazione a una lunga genealogia tribale, come da tradizione amorrea. E' probabilmente dell'epoca di Hammurabi un poema, l'Enûma Eliš, che vedeva protagonista Marduk, distruttore del caos e ordinatore dell'universo.
Con la sua decisa azione di governo Hammurabi favorì l'accentramento amministrativo, attraverso un maggiore controllo del commercio da parte dello Stato e la nomina di giudici palatini, riportando così la giustizia nella sfera di competenze reali e sottraendola ai templi. Sostenne l'agricoltura tramite il potenziamento di una vasta rete di canali e con la distribuzione ai veterani delle terre sottratte alle città conquistate. In questo modo assicurava allo Stato le tasse sui fondi agricoli, dava ai sudditi appartenenti agli strati sociali più deboli un mezzo di sostentamento e pensava di risolvere la crisi dell'abbandono dei campi.
Non intese essere venerato come divinità, seguendo in tal modo il modello sumerico e si fece proclamare, secondo il modello accadico, "Re delle Quattro Parti del Mondo"; ebbe anche il titolo di "Sole di Babele". Sono state ritrovate numerose lettere d'argomento amministrativo che Hammurabi scambiò con i governatori del suo regno e che dimostrano l'impegno e le capacità di Hammurabi come amministratore dello stato, infatti durante il suo regno la Mesopotamia attraversò una fase di prosperità economica mai raggiunta prima. Per conoscere una pari prosperità si dovrà attendere il regno di Nabucodonosor II, nel VI secolo.

Il Codice

CIDICE BIS

Parte superiore della stele che riporta il codice di Hammurabi

A causa delle dimensioni che aveva progressivamente acquisito il regno di Babilonia, per Hammurabi divenne sempre più difficile amministrare direttamente tutti i popoli riuniti sotto un unico "pastore". Da qui la necessità di un codice di leggi che permettesse di rendere giustizia in modo uniforme che fosse giudice il sovrano stesso o un suo delegato. Il Codice di Hammurabi, scoperto dall'archeologo francese Jacques de Morgan nell'inverno 1901-1902 fra le rovine della città di Susa, è una fra le più antiche raccolte di leggi. Si conoscono altre raccolte promulgate da re sumerici e accadici, ma non sono così ampie e organiche. Le disposizioni di legge contenute nel Codice sono precedute da un prologo nel quale Hammurabi si presenta come rispettoso della divinità, distruttore degli empi e portatore di pace e di giustizia. Queste disposizioni di legge hanno la caratteristica di essere costruite su fatti reali e controversie tipiche della vita babilonese e sono, pertanto, facilmente comprensibili anche per ua persona non specialista.
Questa raccolta di 282 leggi fu scolpita in caratteri cuneiformi su di una stele raffigurante alla sommità il re in piedi, in atteggiamento di venerazione di fronte a Shamash, dio solare della giustizia, maestosamente seduto sul trono. Il dio porge ad Hammurabi il codice delle leggi, che dunque sono considerate di origine sacra. La stele è di basalto nero, alta circa 225 cm; venne rinvenuta nella città di Susa (oggi Shush, capitale amministrativa della Contea di Shush, nella provincia iraniana di Khuzestan). Si ritiene che fosse originariamente esposta nella capitale, e che sia stata trasportata nel luogo del ritrovamento come bottino di guerra dall'esercito elamita. Dato che nella stessa Susa fu trovato un esemplare analogo, molto probabilmente si trattava di un'opera eseguita in serie, di cui esistevano numerose copie. L'assiriologo Jean-Vincent Scheil, che faceva parte della missione archeologica durante la quale fu scoperto il Codice di Hammurabi, in meno di un anno riuscì a decifrarlo e nel 1904 ne pubblicò la traduzione. Attualmente si trova a Parigi, nel Museo del Louvre.
Il corpus legale è suddiviso in capitoli che riguardano varie categorie sociali e di reati, e abbraccia in pratica tutte le possibili situazioni dell'umano convivere di quel tempo, dai rapporti familiari a quelli commerciali ed economici, dall'edilizia alle regole per l'amministrazione della cosa pubblica e della giustizia. Le leggi sono notevolmente dettagliate, e questo ha fornito un aiuto prezioso agli archeologi, consentendo loro di ricostruire importanti aspetti pratici della società mesopotamica. L'importanza del codice di Hammurabi risiede certo nel fatto che si tratta di una delle prime raccolte organiche di leggi a noi pervenuta, ma soprattutto nel suo essere pubblico, o per meglio dire pubblicamente consultabile, esplicitando il concetto giuridico della conoscibilità della legge e della presunzione di conoscenza della legge. Il cittadino babilonese aveva perciò la possibilità di verificare la propria condotta secondo le leggi del sovrano, e quindi di evitare determinati comportamenti, o di scegliere di attuarli a suo rischio e pericolo. Per la prima volta nella storia del diritto, i comportamenti sanzionabili e le eventuali pene vengono resi noti a tutto il popolo (o almeno a chi fosse in grado di leggere).
Il codice fa un larghissimo uso della legge del taglione (dal latino talis), ben nota nel mondo giudaico-cristiano per essere anche alla base della legge di Mosè. La pena per i vari reati è infatti spesso identica al torto o al danno provocato: volgarmente il principio è colloquialmente espresso dalla locuzione occhio per occhio, dente per dente, come appare nella Bibbia: «Se uno farà una lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto all'altro: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatta all'altro.» (Levitico 24, 19-20). Ad esempio la pena per l'omicidio è la morte: se la vittima però è il figlio di un altro uomo, all'omicida verrà ucciso il figlio; se la vittima è uno schiavo, l'omicida pagherà un'ammenda, commisurata al "prezzo" dello schiavo ucciso. Il codice suddivide la popolazione in tre classi:
awilum (lett. "uomo"), cioè il cittadino a pieno titolo, spesso nobile,
muškenum, uomo "semilibero", cioè libero ma non possidente,
wardum (fem. amat), cioè lo schiavo, che poteva essere acquistato e venduto.
Le varie classi hanno diritti e doveri diversi, e diverse pene che possono essere corporali o pecuniarie. Queste ultime sono commisurate alle possibilità economiche del reo, nonché allo status sociale della vittima. Non viene riconosciuto nel Codice il diritto di responsabilità personale, ossia la pena non è differente a seconda che il danno commesso sia volontario o colposo. Un esempio classico è l'architetto che progetta una casa; se essa crolla e uccide coloro che vi abitano, la colpa è di chi l'ha progettata, e la pena è come se egli avesse ucciso di persona le vittime. L'impostazione basata sulla legge del taglione modifica il pensiero giuridico dominante nel periodo precedente, attestato dal Codice di Ur-Namma, che prevedeva per alcuni reati semplici sanzioni pecuniarie invece di quelle fisiche. È possibile che questo cambiamento sia da attribuire alla diversa composizione della popolazione sud mesopotamica del periodo: nel XXI secolo a.C., data a cui risale il codice di Ur-Namma, i sovrani erano ancora di origine sumerica e la popolazione accadica era solo una parte, sebbene importante, del totale. Nel XVIII secolo a.C. gli accadi, semiti, erano ormai la maggioranza e le stesse leggi vennero scritte in akkadico anziché in sumerico. Il Codice di Hammurabi è un interessante documento sulla società paleo-babilonese e anche il monumento più significativo di quest'epoca purtroppo avara di ritrovamenti archeologici, in quanto gli strati della città di Babilonia databili a quel periodo si trovano sotto gli imponenti edifici delle epoche successive.
Il codice è diviso in tre parti:
- un prologo, che insiste sulla devozione del re verso gli dèi che lo hanno scelto per governare
- un epilogo, che continene maledizioni rivolte a coloro che intendono modificare o annullare le leggi
- il vero e proprio corpus normativo.

Il prologo
"""Quando Anu il Sublime, Re dell’Anunaki, e Bel, il signore di Cielo e terra, che stabilirono la sorte del paese, assegnarono a Marduk, il pantocratore figlio di Ea, Dio della giustizia, il dominio su ogni uomo sulla faccia della terra, e lo resero grande fra gli Igigi, essi chiamarono Babilonia dal suo illustre nome, lo resero grande sulla terra, e vi fondarono un sempiterno regno, le cui fondamenta sono poste tanto saldamente quanto quelle di cielo e terra; poi Anu e Bel chiamarono per nome me, Hammurabi, il principe esaltato, che temeva Dio, ad imporre la giustizia sul paese, a distruggere gli empi e i malfattori; così avrei regnato sulla gente dalla-testa-nera con la supervisione di Shamash, ed illuminato il paese, per accrescere il benessere dell’umanità. Hammurabi, il principe, chiamato di Bel io sono, che in multiformi modi rendo ricche e prospere Nippur e Dur-ilu oltre ogni confronto, sublime patrono di E-kur; colui che ha ristabilito Eridu e purificato l’adorazione di E-apsu; colui che ha conquistato i quattro quarti del mondo, reso grande il nome di Babilonia, rallegrato il cuore di Marduk, suo signore quotidianamente venerato in Saggil; il tralcio reale creato da Sin; colui che ha arricchito Ur; l’umile, il reverente, che fa il bene di Gish-shir-gal; il re bianco, udito a Shamash, il potente, colui che ha rifondato Sippara; colui che ha rivestito di verde i mausolei di Malkat; colui che ha fatto grande E-babbar, che è come i cieli, il guerriero che
difese Larsa e rinnovò E-babbar, con Shamash per suo ausilio; il signore che ha decretato nuova vita per Uruk, portando acque abbondanti ai suoi abitanti, sollevato la testa di Eanna, e reso compiuta la bellezza di Anu e Nana; scudo del paese, che ha riunito gli abitanti dispersi di Isin; che ha riccamente dotato E-gal-mach; il re protettore della città, fratello del dio Zamama; colui che ha risolutamente fondato le fattorie di Kish, incoronato
di gloria E-me-te-ursag , raddoppiato i grandi tesori di Nana, governato il tempio di Harsag-kalama; la tomba del nemico, il cui aiuto arreca vittoria; colui che aumentò la potenza di Cuthath; cosparse di gloria E-shidlam, il nero timone, che precipitò nel vituperio il nemico; amato dal dio Nebo, che rallegrò gli abitanti di Borsippa, il sublime; che è infaticabile per E-zida; il divino re della città; il Bianco, Saggio; colui che ampliò i campi di Dilbat, che ha magnificato i raccolti di Urash; il Potente, il signore a cui vanno scettro e corona, di cui è rivestito; l’Eletto di Ma-ma; colui che fissò i sostegni del tempio di Kesh, che arricchì le feste di Nin-tu; il provvidente, sollecito, che fornì cibo e bevande a Lagash e Girsu, che fornì vaste offerte sacrificali al tempio di Ningirsu; che catturò il nemico, l’Eletto dell’oracolo che avverò la predizione di Hallab, che rallegrò il cuore di Anunit; il principe puro, la cui preghiera è accetta da Adab; che soddisfò il cuore di Adad, il guerriero, in Karkar, che riparò i vascelli per adorare in E-ud-gal-gal; il principesco re della città, l’irresistibile guerriero, che permise la vita degli abitanti di Mashkanshabri, e portò abbondanza al tempio di Shidlam; il Bianco, Potente, che penetrò la caverna segreta dei banditi, salvò dalla sciagura gli abitanti di Malka, e ristabilì presto nella prosperità la loro patria; che istituì doni sacrificali puri per Ea e Dam-gal-nun-na, che fece il suo regno eternamente grande; il re principesco della città, che assoggettò le lande sul Canale Udkib- nun-na alla potestà di Dagon, suo Creatore; colui che risparmiò gli abitanti di Mera e Tutul; il principe sublime, che fa splendere la faccia di Ninni; che offre pietanze sacre alla divinità di Nin-a-zu, che si curò dei suoi abitanti nel momento del bisogno, mise a loro
disposizione una parte di Babilonia in pace; il custode degli oppressi e degli schiavi; le cui azioni trovano favore di fronte ad Anunit, che provvide per Anunit nel tempio di Dumash alle porte di Agade; che riconosce il giusto, che governa con la legge; che restituì alla città di Ashur il suo dio protettore; che permise che il nome di Ishtar di Ninive rimanesse in Emish-mish; il Sublime, che si umilia di fronte ai grandi dei; successore di Sumula-il; il potente figlio di Sin-muballit; il tralcio reale di Eternità; il potente monarca, il sole di Babilonia, i cui raggi diffondono luce sul paese di Sumer ed Akkad; il re, obbedito dai quattro quarti del mondo, Amato da Ninni, io sono. Quando Marduk mi mandò a regnare sugli uomini, a dare la protezione del diritto al paese, io feci il giusto e ciò che corrispondeva a giustizia in …, e determinai la salvezza degli oppressi."""


Le 282 sentenze (ne riporto, a titolo di esempio, solo dieci; chi fosse interessato a tutto il corpo normativo clicchi qui).
1. Qualora qualcuno accusi un altro, ponendo un bando su di lui, ma non possa provare l'accusa, allora quello che ha accusato sia messo a morte.
2. Qualora qualcuno abbia portato un'accusa contro un uomo, e l'accusato salti nel fiume, qualora egli affondi nel fiume l'accusatore prenda possesso della sua casa. Ma qualora il fiume provi che l'accusato non è colpevole, e qualora ne esca indenne, allora chi aveva portato l'accusa sia messo a morte, mentre chi era saltato nel fiume prenderà possesso della casa appartenuta all'accusatore.
3. Qualora qualcuno porti un'accusa di qualche crimine davanti agli anziani, e non provi ciò che ha denunciato, qualora si tratti di un crimine per cui è prevista la pena capitale, sia messo a morte.
4. Qualora egli convinca gli anziani ad imporre una multa in cereali o denaro, riceva la multa che l'azione produce.
5. Qualora un giudice esamini un caso, raggiunga una decisione, e presenti il suo giudizio per iscritto; qualora poi appaia un errore nella sua decisione, e ciò dipenda da sua colpa, paghi allora dodici volte la multa da lui stabilita nel caso, e sia pubblicamente rimosso dal posto di giudice, né mai più vi sieda per rendere giustizia.
6. Qualora qualcuno derubi la proprietà di un tempio o della corte, sia messo a morte, e così chi riceva la refurtiva da lui sia messo a morte.
7. Qualora qualcuno compri dal figlio o dallo schiavo di un altro uomo, senza testimoni o un contratto, argento o oro, un bue o una pecora, un asino o qualunque cosa, o qualora egli ne prenda dominio, è considerato un ladro, e sia messo a morte.
8. Qualora qualcuno rubi bestiame o pecore, o un asino, o un maiale o una capra, qualora esso appartenga a un dio o alla corte, il ladro paghi trenta volte tanto; qualora appartengano a un uomo liberato del re paghi egli il decuplo; qualora il ladro non abbia nulla con cui pagare, sia messo a morte.
9. Qualora una persona perda un bene, e lo ritrovi in possesso di un altro: qualora il possessore dica "Un mercante me l'ha venduto, ho pagato un prezzo di fronte a testimoni", ed il proprietario della cosa dica, "Porterò testimoni che conoscono la mia proprietà", allora l'acquirente porti il mercante che gliel'ha venduto, ed i testimoni dell'acquisto, ed il proprietario porti i testimoni che possono identificare la sua proprietà. Il giudice esamini le loro testimonianze - tanto dei testimoni davanti ai quali fu pagato, quanto di coloro che identificano sulla parola il bene perduto. Il mercante allora si dimostra un ladro e sia messo a morte. Il proprietario del bene smarrito riceve la sua proprietà, e chi l'aveva comprato riceve il denaro pagato dal patrimonio del mercante.
10. Qualora l'acquirente non porti il mercante e i testimoni davanti ai quali ha comprato il bene, ma il proprietario porta testimoni che lo identificano, allora il compratore è un ladro e sia messo a morte ed il proprietario riceve il bene perduto.

Da queste leggi si deduce che la famiglia è il mattone fondante della società babilonese. Il matrimonio è l'atto principale per la creazione di una famiglia ed esso consiste nel far passare la donna dall'autorità del padre a quella del marito. Ogni donna, pertanto, viveva o nella casa del padre o in quella del marito. Le uniche donne che non rientravano in questo schema erano le vedove, le donne consacrate a una divinità e le prostitute. Il divorzio era ammesso unilateralmente; il marito dichiarava davanti a testimoni "Tu non sei più mia moglie" e la moglie doveva tornare dal padre portando con sè la sua dote. Se la moglie era colta in flagrante veniva messa a morte con il suo amante a meno che il marito non le concedesse la grazia. Lo stato giuridico di ciascuno veniva trasmesso per filiazione: si nasceva liberi o schiavi. Anche la posizione sociale, il patrimonio e il mestiere si trasmettevano ereditariamente. La famiglia costituiva anche un'unità religiosa che dedicava un culto privato a una specifica divinità e ai propri antenati.Se un bambino veniva affidato a un artigiano per impararne il mestiere, il bambino risultava adottato dall'artigiano, ma se l'artigiano non gli insegnava la sua arte il bambino poteva tornare dal padre. L'adozione era un'istituzione essenziale, come lo sarà per il diritto romano; per le coppie senza discendenza la trasmissione della dinastia e/o del patrimonio poteva avvenire tramite un'adozione. Il figlio adottivo si vedeva garantire il diritto all'eredità, anche se la coppia avesse avuto altri figli dopo l'adozione; il figlio adottato sarebbe rimasto, inoltre, figlio primogenito. Un bambino adottato non poteva essere reclamato dai genitori biologici a meno che si trattasse di un trovatello che volesse lui stesso rintracciare i propri veri genitori.
L'economia al tempo di Hammurabi è stata spesso definita "economia palaziale". Prendendo a prestito la definizione di J.P. Vernant "La vita sociale appare centrata attorno al palazzo reale il cui ruolo è allo stesso tempo religioso, politico, militare, amministrativo ed economico. In questo sistema di economia palaziale il re accentra e unifica nella sua persona tutti gli elementi del potere, tutti gli aspetti della sovranità. Attraverso l'intermediazione degli scribi, che formano una classe professionale ancorata alla tradizione, grazie a una gerarchia di dignitari di palazzo e di ispettori reali, il re controlla e regolamenta tutti i settori della vita economica e tutti i campi dell'attività sociale". In realtà oltre a questo mondo avente per baricentro il palazzo reale, nell'impero babilonese esiste anche un tessuto di piccoli artigiani, anche se il potere economico è basato essenzialmente sulla produzione agricola. Questa viene realizzata da soggetti ai quali il re concede titoli di attribuzione; questi soggetti sono spesso militari congedati. La teoria di un monopolio reale non è corretta vi sono, infatti, documenti che provano come cittadini di diverse estrazioni possedessero greggi di ovini e sono stati trovati documenti che attestano la vendita di greggi tra privati.
L'economia babilonese si può definire come "premonetaria"; l'argento vi circolava sotto forme diverse e veniva pesato per ogni singola transazione. Un altro tipo di "moneta" era il gur di grano (circa 2.400 litri). Nel Codice alcune leggi sono dedicate alla determinazione di prezzi e salari: "Se qualcuno assume un aratore, dovrà dargli 8 gur di grano all'anno, se assume un bovaro dovrà dargli 6 gur di grano all'anno. Se qualcuno ha affittato dei buoi, un carro e il suo conducente dovrà pagare 180 litri di grano al giorno. Se ha affitttao solo il carro dovrà dare 40 litri di grano al giorno. ... Se qualcuno ha assunto un salariato dall'inizio dell'anno fino al quinto mese dovrà dargli 6 grani d'argento (26 mg) al giorno, dal sesto mese fino alla fine dell'anno dovrà dargli cinque grani d'argento (22 mg) al giorno. ".

L'epilogo
""Io sono Hammurabi, re nobile. Non sono stato incurante e negligente nei confronti degli uomini che Enlil mi ha affidato e che Marduk mi ha dato da pascolare. Ho cercato per loro dei luoghi pacifici, ho allontanato grandi pericoli e diffuso su loro la luce. Con l'arma potente che gli dei Zababa e Estar mi hanno donato, con la saggezza che il dio Ea mi ha destinato, con la capacità che Marduk mi ha dato, ho fatto sparire i nemici da ogni dove, ho messo fine ai combattimenti, ho accresciuto il benessere del paese, ho fatto riposare i popoli degli insediamenti nei verdi pascoli, non ho permesso a nessuno di nuocere loro. Poiché i grandi dei mi hanno eletto, io sono il pastore che conduce sano e salvo, il cui scettro è diritto: la mia ombra protettrice si estende sulle città, ho tenuto le genti di Sumer e di Akkad sul mio petto. Grazie al mio genio protettore, essi hanno prosperato, io li ho mantenuti sani e salvi, grazie alla mia saggezza, li ho protetti"". Qui il discorso è plasmato in rapporto al popolo che il re deve governare: sono cancellati gli accenti battaglieri. Non si tratta tanto di sconfiggere il nemico, quanto di far cessare la guerra e far vivere il popolo in pace, grazie all'aiuto degli dei.
Un brano sempre dell'epilogo presenta, invece, con estrema violenza la maledizione della dea Estar contro un eventuale futuro re che non rispettasse il Codice.
""" Che la dea Estar, regina della battaglia e del combattimento, che sfodera le mie armi, la mia benevola protettrice, che ama il mio regno, maledica il suo regno con cuore furioso e grande rabbia; che renda cattivi i suoi rapporti con gli alleati; che rompa le sue armi sul luogo della battaglia e del combattimento; che susciti contro di lui disordine e rivolta; che faccia cadere i suoi guerrieri, che imbeva la terra con il loro sangue; che ammucchi nella pianura i cadaveri dei suoi soldati; che non mostri alcuna compassione per il suo esercito. Quanto a lui, che ella lo consegni ai suoi nemici e lo conduca in catene al paese nemico. """


Giova notare che la stele trovata a Susa è la principale testimonianza del Codice a noi pervenuta, ma non è l'unica. Frammenti di questo testo ci sono giunti da tavolette e altre incisioni risalenti non solo al periodo paleo-babilonese ma anche ad epoche di molto successive a dimostrazione che l'opera era divenuta un classico, che le leggi di Hammurtabi avevano un valore giuridico formativo dopo secoli e che il Codice era diventato un'opera classica per l'educazione e la formazione dei giovani e degli scribi. Il codice per i babilonesi è confrontabile con le opere di Cicerone per i latini. Numerosi manoscritti del Codice erano anche presenti nella celeberrima biblioteca che il re Assurbanipal aveva costituito a Ninive nel VII secolo.

LOGO Eugenio Caruso - 17 novembre 2016



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