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I passi della grande crisi 2008 -2009. Parte IV

Strappami, o invitto, da queste sofferenze.

Virgilio – Eneide


L’articolo è, sostanzialmente,  il seguito di Come si è arrivati alla grande crisi del 2008 Parte I, di I passi della grande crisi 2008 - 2009 Parte II, di I passi della grande crisi 2008 -2009 Parte III. Con riferimento ai succitati articoli, questo prosegue, per il terzo trimestre del 2009,  l’analisi delle performance economiche delle più importanti imprese del pianeta. Con particolare attenzione è analizzata la situazione italiana. Sono inoltre prese in considerazione tutte le più importanti iniziative delle organizzazioni internazionali e nazionali. In rosso sono evidenziati gli avvenimenti che sembrerebbero indicare qualche cenno di ripresa dalla crisi.

Riunione dell’ECOFIN del 7 luglio 2009.
La rimozione delle misure espansive mirate al rilancio della crescita economica va, a parere dell'Italia, affrontata e messa a punto dall'Europa in sede collettiva, per quanto al momento nessuno stia veramente pensando ad attuarla.
Lo spiega il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, tenendo a precisare che a differenza di molti partner comunitari i provvedimenti messi in campo da Roma - che ha precisi vincoli alla luce dell'elevato debito pubblico - sono a favore delle imprese e non del sistema bancario.
Sugli effetti dei provvedimenti a favore del credito, dice il ministro al termine del consiglio Ecofin, il ministro sentirà comunque l'autorevole parere dell'Abi.
"L'exit strategy sarà collettiva e non soltanto nazionale ma per adesso nessuno si pone il problema... per noi la sede è comunque collettiva" spiega.
L'esperienza insegna inoltre - tiene a precisare il ministro italiano - che le ampie misure di sostegno messe a punto da molte capitali europee a sostegno del sistema creditizio si sono finora tradotte soltanto in una lievitazione del deficit e del debito pubblico, mentre tenendo conto del contenuto indebitamento privato "la posizione dell'Italia è migliore di quanto si immagini".
Il commissario Ue agli Affari economici e monetari Joaquin Almunia ha ripetuto ieri sera che è prematuro rimuovere le misure di stimolo fiscale ma opportuno aprire un dibattito su come iniziare a farlo non appena ripartisse la crescita.
Respingendo le critiche di immobilismo e scarsa chiarezza dell'agenda per la riunione che si apre domani a L'Aquila sotto auspici che non si profilano come i migliori, Tremonti passa quindi a citare il contributo italiano al G8.
Particolare importanza e riscontro positivo da parte degli "altri Tesori", spiega, l'aver posto "la questione delle regole" - altrimenti detta 'Lecce framework' dall'ultimo vertice della città pugliese - insieme alla 'de-tax' su donazioni e attività di volontariato e alla finalizzazione del vaccino contro lo pneumococco.
Rivendicando una posizione molto filoeuropea, il ministro si sofferma quindi sull'appoggio italiano a un seggio unico dell'Unione in seno al consiglio del Fondo monetario internazionale, altro tema di cui il consiglio Ecofin ha dibattuto senza naturalmente arrivare a un'intesa.
"Dipendesse da me l'unico seggio sarebbe quello europeo, l'impressione è tuttavia che chi ha un seggio lo voglia fermamente conservare".
Francia e Germania, ha fatto sapere il ministro tedesco Peer Steinbrueck, sono infatti fermamente contrarie a una singola rappresentanza europea in sede Fmi.
Il presidente dell'Eurogruppo, Jean Claude Juncker, è tornato a parlare del rischio di una "crisi sociale" per i 16 paesi dell'euro, riflesso della battuta d'arresto nella crescita e del conseguente aumento della disoccupazione.
"Da noi francamente non è allarme, i dati sono di tenuta in alcuni casi confortanti. Non è un problema dell'Italia", ha detto in proposito Tremonti.
Il ministro ha anche chiarito che dalla Svizzera non è ancora giunta alcuna risposta alla lettera inviata dall'Italia a fine maggio a proposito delle società anonime usate come schermo da soggetti fiscali italiani.
Un ultimissimo accenno va alla possibilità di una candidatura del ministro italiano alla presidenza dell'Eurogruppo, il consesso dei ministri finanziari Uem alla cui guida non è ancora chiaro possa rimanere o meno il lussemburghese Jean-Claude Juncker.
"Tenetemi informato voi - scherza con i cronisti - abbiamo un presidente capace, rispettato a autorevole... se ci sono novità però chiamatemi".
Il dibattito sulla valuta. (7 luglio 2009)
Cina, Russia e Brasile intendono usare l'occasione del G8 de L'Aquila per sollevare a livello internazionale l'idea che sia opportuno iniziare a cercare una nuova valuta di riserva in alternativa al dollaro. Lo riferiscono fonti delle delegazioni che partecipano al G8 a geometrie variabili sotto la presidenza italiana. A 24 ore dall'inizio della tre giorni sembra tuttavia assai improbabile che i documenti del vertice contengano un riferimento diretto a questo dibattito. Sia la Russia, membro del G8, che il Brasile, che partecipa al G5 dei paesi emergenti insieme a Cina e India, hanno appoggiato la richieste di Pechino di sollevare la questione della valuta di riserva internazionale in occasione dell'incontro G8 più G5, il secondo giorno dei lavori. Arkady Dvorkovich, consigliere economico del Cremlino, ha detto che il dibattito sulla valuta di riserva internazionale «non sarà discusso durante il G8". Ma Cina e Russia esprimeranno la propria posizione, e cioè che il sistema valutario internazionale ha bisogno di una graduale evoluzione e che questa può passare attraverso la creazione di diverse valute regionali di riserva, che poi potrebbero diventare internazionali», ha spiegato. Il presidente brasiliano Luiz Inacio "Lula" da Silva ha detto di guardare con interesse alla «possibilità di esplorare nuove relazioni commerciali non dipendenti dal dollaro». Ma Germania, Francia e Canada hanno buttato acqua sul fuoco escludendo un dibattito dettagliato sulle valute durante il summit. Una fonte dell'ufficio del presidente francese Nicolas Sarkozy ha osservato come il G8 non sia, generalmente, il foro per discutere di cambi. Il ministro delle Finanze tedesco Peer Steinbrueck ha detto ieri che il dollaro rimarrà probabilmente la moneta di riserva internazionale ma che lo yuan cinese e l'euro dovrebbero lentamente guadagnare terreno. «E' improbabile che il dollaro Usa perda il suo ruolo di principale valuta di riserva», ha detto Steinbrueck. Il tema è molto sensibile per i mercati finanziari, che temono contraccolpi sul valore degli asset Usa. La Cina e le altre nazioni che promuovono questo dibattito stanno attente ad evitare contraccolpi al dollaro, che secondo Lula, sarà cruciale per decenni. La Cina, che ha fino al 70% dei suoi 1.950 miliardi di dollari di riserve ufficiali investiti sulla moneta Usa, ha sottolineato che il dollaro Usa «è ancora la principale e maggiore valuta di riserva di oggi». Pechino ritiene che una eccessiva dipendenza dal dollaro abbia amplificato la crisi finanziaria internazionale e guarda ai Diritti speciali di prelievo (Sdr) del Fondo monetario internazionale, basati su un paniere di valute, come una alternativa percorribile per il futuro. Ma gli esperti cinesi stimano che ci potrebbero volere anche 50 anni. Persone che hanno partecipato alla preparazione della riunione del G8 riferiscono che anche l'India sostiene la richiesta della Cina di avere un dibattito sulla valuta internazionale. Il presidente della Commissione europea Jose Manual Barroso ha detto che il mondo ha bisogno di un numero di valute stabili per assicurare  «stabilità all'ordine finanziario internazionale». Giova ricordare che il presidente Obama, all’inizio del suo mandato discusse con la Cina il problema del debito usa, in parte in mano cinese e che uno  degli esiti di queste discussioni é stata la commessa alla Cina di 5 Centrali nucleari.
Draghi attacca le banche (8 luglio 2009)
"Il credito alle imprese rallenta ancora". "La redditività degli istituti è destinata a scendere". "Stop a commissioni complesse e opache". E un nuovo monito sul massimo scoperto. Il governatore di Bankitalia parla all'assembela dell'Abi. E annuncia anche che l'istituto ha "costituito una task force per valutare gli effettivi meccanismi di remunerazione" dei manager bancari "e chiedere correttivi dove necessario".
I prestiti sono ancora in calo, e sono soprattutto le aziende a subire la diminuzione. "Il credito al settore privato - ha detto Draghi - rallenta ancora. Da aprile la variazione su tre mesi è divenuta negativa: in maggio era pari a -0,9% su base annua. Nell'ultimo decennio - ha aggiunto - il tasso di crescita medio annuo del credito al settore privato è stato pari al 9,6%. E' particolarmente intensa la decelerazione dei prestiti erogati dai gruppi bancari maggiori". "I prestiti alle famiglie - ha sottolineato il governatore - continuano a espandersi, benché a ritmi nettamente inferiori a quelli degli ultimi anni".
"Le banche devono risolvere alla radice la questione del massimo scoperto", e devono "sostituire spontaneamente, una volta per tutte, le commissioni complesse e opache con commissioni ragionevoli sui fondi messi a disposizione; per il resto - dice Draghi - si riconduca tutto all'applicazione trasparente dei tassi di interesse".
"Le risorse patrimoniali delle banche italiane si collocano ampiamente al di sopra dei minimi regolamentari; lo sono state anche durante le fasi più acute della crisi". Ma "è necessario comunque un rafforzamento" dei coefficienti patrimoniali degli istituti di credito. Secondo Draghi bisogna usare "molta cautela" nell'interpretazione dei dati sulla cassa integrazione perché "una rondine non fa primavera". "Abbiamo già avuto una diminuzione a gennaio e inoltre a giugno c'è una forte stagionalità: negli ultimi venti anni abbiamo sempre assistito a una diminuzione della Cig in giugno".
Un "nuovo inizio" che prenda la forma di "un avviso comune", uno "sforzo" che preveda anche "una moratoria sulle scadenze dei crediti delle imprese". E' quanto ha proposto il ministro dell'Economia parlando dal palco dell'Assemblea. "E' arrivato il tempo - ha detto Tremonti - per il nuovo inizio. Abbiamo comune responsabilità per il nostro Paese. Quanto fatto è stato necessario. Ma ora, proprio ora, può essere necessario fare di più. Qualcosa che può prendere un avviso comune da produrre subito prima di agosto. Nel rispetto delle regole del patrimoni o delle banche, su base non obbligatoria e volontaria. Possono prendere la forma di uno sforzo ulteriore quanto di una moratoria sulle scadenze più pressanti dei crediti delle imprese".
Il G8 dell’Aquila (8 luglio 2009)
Il G8 dell'Aquila ha approvato la dichiarazione economica sull'importanza di nuove regole globale condivise per l'economia e la finanza, il cosiddetto global legal standard. «Oggi è stato dato un colpo di manovella. Ma il lavoro deve proseguire, ci vorrà ancora tempo». Così il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, intervistato dal Tg1, ha commentato il via libera degli otto grandi al documento.  Si tratta di una dichiarazione che, in sostanza, ha accolto il lavoro elaborato al G8 finanziario di Lecce con la regia della presidenza italiana. Quel lavoro, ha proseguito Tremonti, «ha ricevuto il massimo livello di consenso da parte dei capi di Stato e di governo. È un lavoro - ha ribadito - che deve proseguire, perché le regole non si scrivono di colpo». Durante l'intervista il ministro ha anche ricordato come non ci sia mai stato un «tentativo» così di riscrivere le regole che governano il sistema economico globalizzato. «Se l'economia è globale - ha detto - il diritto non può restare locale. È nell'interesse di tutti». Tremonti ha poi fatto riferimento all'enciclica del papa che indica «criteri di trasparenza e di integrità. Esiste l'interesse individuale, ma ci deve essere anche l'interesse generale».  Con l'approvazione della dichiarazione il G8 pone «le fondamenta» su cui verranno costruite le regole unificate, in un percorso di lavori che proseguirà al G20 di Pittsburg. Ma, come spiegavano in mattinata fonti della presidenza italiana, si tratta anche di una decisione che indirettamente avrà effetti immediati, perché, impartendo un deciso impulso al global standard, determinerà un mutamento di atteggiamento da parte di tutti gli operatori della finanza che, progressivamente, inizieranno a adeguarsi alla prospettiva di una normalizzazione delle regole nel comparto a livello mondiale.  Un altro punto punto contenuto nella bozza di comunicato finale preparata dagli sherpa del G-8 e su cui stanno lavorando i presidenti delle otto principali economie mondiali è l'impegno della comunità internazionale a ridurre il problema dei paradisi fiscali, auspicando un maggiore grado di collaborazione fra stati sulla base degli standard Ocse. Da ricordare che nel corso delle ultime settimane, uno degli Stati più sotto i riflettori per questa vicenda, vale a dire la Svizzera, ha aggiornato numerosi accordi fiscali bilaterali per meglio aderire agli standard Ocse.
Il G8 dell’Aquila. Chiudere il Doha Round nel 2010 (9 luglio 2009)
I paesi del G-8 e del G-5 (Cina, India, Messico, Sud Africa, Brasile), più l'Egitto ospite della presidenza italiana e la Svezia quale paese presidente di turno della Ue (nel siglario del vertice si parla comunque di G-14) si impegnano a «cercare una conclusione ambiziosa ed equilibrata al Doha Round nel 2010» e dànno mandato ai ministri del Commercio di «esplorare immediatamente ogni possibilità di impegno diretto nell'ambito della Wto e di incontrarsi prima del vertice di Pittsburgh» in programma il 24 e 25 settembre. Così si legge nella bozza di dichiarazione congiunta intitolata "Promuovere l'agenda globale".  I paesi del G-14 confermano la volontà di cooperare affinché «l'economia globale riprenda la crescita lungo un cammino equilibrato, equo e sostenibile a beneficio di tutti, soprattutto dei più vulnerabili». È quanto si legge nella bozza della dichiarazione congiunta G8 più G5 in discussione al vertice dell'Aquila. La bozza prosegue con l'impegno a un lavoro comune «per assicurare una ripresa verde globale». Secondo il documento, suscettibile di cambiamenti, vengono incoraggiati «lo sviluppo, la diffusione e il trasferimento da noi concordato di tecnologie pulite, a basso carbonio, riducendo le emissioni e aumentano l'efficienza energetica».  I paesi del G-14 riaffermano l'impegno a combattere il protezionismo e si impegnano a ad astenersi «da svalutazioni concorrenziali delle nostre valute» e promuovere «un sistema monetario stabile e ben funzionante». E proseguono: «Abbiamo deciso di continuare il nostro partenariato per i prossimi due anni a condizioni paritarie». Sottolineano inoltre che si tratterà di un processo orientato ai risultati, concentrato sulle sfide globali di interesse comune e cruciali.  Nel corso della riunione a livello G-14 la Cina ha affermato che vuole una riforma graduale del sistema valutario internazionale «per una maggiore diversificazione della moneta di riferimento». Il direttore del servizio stampa e informazione del ministero degli Esteri cinese Ma Daoxu, in un incontro con i giornalisti dopo la riunione del G-14,  ha spiegato inoltre che l'accordo raggiunto in sede G-8 sui cambiamenti climatici non vincola il governo di Pechino, che ritiene fondamentale la necessità per i paesi sviluppati di prendere in considerazione «le diverse condizioni» dei paesi emergenti e in via di sviluppo.
Fondazione Nord Est - Rapporto 2009 (10 luglio 2009).
La Fondazione Nord Est ha realizzato il decimo Rapporto sulla società e l’economia, un appuntamento significativo per valutare lo stato e le prospettive delle nostre regioni e dell’Italia. La finalità del decimo Rapporto, coerentemente con i precedenti, è di offrire strumenti utili ai decisori pubblici e privati al fine di prefigurare gli scenari futuri dello sviluppo del Nord Est e del Paese. Anche l’edizione 2009 del Rapporto, pubblicato dalla Marsilio, ha esplorato, lungo diverse dimensioni, le performance del Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia rispetto alle altre aree del Paese e nei confronti di alcune regioni europee. Qui è disponibile una sintesi del Rapporto. La versione integrale di NORD EST 2009 è acquistabile nelle librerie (Marsilio, euro 27.00).
Aiuti all'Africa (10 luglio 2009)
Agire rapidamente per limitare l'impatto della crisi sui progressi verso gli obiettivi di sviluppo del millennio in Africa. È quanto deciso nel vertice all'Aquila dagli Otto Grandi, riuniti con i rappresentanti di Algeria, Angola, Egitto, Etiopia, Libia, Nigeria, Senegal, Sudafrica, Unione africana e importanti organizzazioni internazionali. Confermati i rispettivi impegni sugli aiuti, lo sviluppo sostenibile, il cambiamento climatico, la pace e la sicurezza. I Grandi della terra si sono impegnati a mobilitare almeno 15 miliardi di dollari in tre anni per combattere la fame. Nella dichiarazione sull'acqua si afferma la determinazione «a costruire una partnership più forte tra paesi africani e quelli del G8 per allargare l'accesso all'acqua e all'igiene pubblica, basata sui principi della responsabilità condivisa». Nella dichiarazione si afferma anche che la scarsità di risorse idriche e la drammatica mancanza di accesso sostenibile all'acqua e ai servizi igienici in molti Paesi africani sono «il maggior ostacolo ad uno sviluppo sostenibile, creazione di ricchezza e sradicamento della povertà». «Attraverso il peso politico congiunto del G8 e dell'Unione africana assicureremo - si legge nel testo - un impulso ed un impegno adeguati al miglioramento dell'acqua e dell'igiene pubblica a livello nazionale e internazionale per risultati concreti sul terreno». Nella dichiarazione finale della sessione del G8 sull'Africa si riafferma anche l'impegno a «mantenere sforzi collettivi per combattere più efficacemente tutte le forme di criminalità e di crimine organizzato, inclusa la pirateria al largo delle coste dell'Africa orientale». I Paesi del G8 e i partner africani, hanno riaffermato, inoltre, «il loro impegno alla promozione della pace e della sicurezza» e alla lotta contro il «narcotraffico lungo le coste dell'Africa Occidentale, il riciclaggio di denaro ed il terrorismo in tutte le sue ramificazioni».
Il canto del cigno del G8 (10 luglio 2009)
Da anni si parla di fine del formato del G8. Ma la novità, stavolta, è che all’Aquila il G8 è davvero arrivato al suo canto del cigno. Non perché abbia sfigurato, nella preparazione e nei risultati, rispetto alla maggioranza delle riunioni precedenti. Non perché sia tramontata la voglia, sempre viva e sempre utopica, di un «governo mondiale» il più possibile ristretto. Ma piuttosto perché, a forza di cambiare, il mondo non può più permettersi il lusso di un salotto buono troppo selezionato. A strappare gli ultimi veli di una realtà che andava profilandosi da tempo è stata, beninteso, la crisi economica e finanziaria che ancora viviamo. Il suo effetto non è stato di creare i nuove situazioni (per esempio l'ascesa della Cina o dell’India) bensì quello di accelerarle e di obbligare tutti a prenderne atto. Chi pensa più, oggi, che le questioni poste dalla crisi possano essere affrontate e risolte senza il coinvolgimento dei cosiddetti Paesi emergenti? Il G14 ha deciso ieri di diventare un foro «stabile e strutturato». Un modo di prendere atto, semmai tardivamente, dell’inarrestabile ascesa del multipolarismo economico oltre che politico. Ma non per questo il G8 ha dichiarato di volersi autoaffondare. E poi gli sguardi sono già puntati sul G20 che si terrà a Pittsburgh a fine settembre. Siamo dunque alla vigilia di una «guerra delle G»? Non esattamente, ma il meno che si possa dire è che l’idea di una necessaria governance mondiale appare al momento piuttosto confusa. La sorte del G8 appare comunque segnata, anche se un’ultima boccata di ossigeno potrebbe essergli concessa l’anno venturo in Canada. Ma nel 2011 la presidenza tocca alla Francia, e Sarkozy ha già annunciato che il suo vertice sarà come minimo un G13. Il problema, allora, è di immaginare una credibile divisione dei ruoli, e anche di comporre esigenze tecniche e riserve politiche. Il Giappone, per dirne una, non vede di buon occhio l'ingresso stabile della Cina nel G8: battaglia ormai di retroguardia, perché la Cina è presente tanto nel G14 quanto nel G20. Qualche resistenza lo sherpa italiano Giampiero Massolo l'ha trovata anche negli americani. Ma qui il motivo è diverso, e ben più insidioso per tutti gli altri a cominciare dagli europei: gli Usa, accanto al G20, vedono bene un G2, un rapporto privilegiato, cioè, con il colosso cinese. Il risultato è che si arriverà fatalmente a una geometria variabile. Al centro del sistema il G20 specificamente incaricato di affrontare la crisi economica e di fissare nuove regole finanziarie. In subordine ma non troppo il G14 impegnato sulle altre questioni globali, come la difesa dell’ambiente lungamente discussa ieri all'Aquila (senza escludere che all’interno del G14 su alcune questioni possa riunirsi ancora un G8). E soprattutto, pragmatismo e flessibilità diventeranno la regola a seconda delle esigenze. All'Italia non dispiacerebbe che il G14 formalizzato ieri avesse una influenza in tema di riforma del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Ma la vera incognita è altrove. Non risulterà troppo difficile trovare un consenso decisionale a venti? Andrebbe davvero meglio a quattordici? Il rischio è chiaro: che invece di allargarsi il G8 finisca per restringersi, e diventare sempre di più un G2.
Torna positivo il mercato dell'auto (15 luglio 2009).
Dopo 14 mesi, torna il segno positivo sul mercato dell'auto in Europa (27 Paesi Ue+Efta): a giugno le immatricolazioni sono infatti aumentate del 2,4% a 1.461.859 unità grazie agli incentivi. Lo rende noto l'Associazione costruttori europei dell'auto (Acea). A maggio era stata registrata una flessione del 4,9%. Per quanto riguarda il mercato italiano, ha segnato a giugno un incremento del 12,4% dopo la flessione dell'8,6% di maggio. Per il mercato dell'auto in Europa si tratta del primo progresso dall'aprile 2008. Sui sei mesi, si è registrata una flessione del 11% a 7.425.762 unità. In Europa occidentale le nuove immatricolazioni hanno totalizzato a giugno 1.382.189 unità, per un incremento del 4,6% grazie soprattutto al contributo di Germania (+40,5%), Italia (+12,4%), Francia (+7%) e Austria (+4%), tutti mercati dove l'effetto incentivi si fa sentire. Anche le flessioni registrate in Spagna (-15,9%) e Gran Bretagna (-15,7%) sono state ammortizzate dalle misure di sostegno all'auto introdotte nei due Paesi. Sui sei mesi in Europa occidentale il mercato ha segnato un calo del 9,8%, con la Germania unica ad aver registrato un segno positivo (+26,1%). Continuano ad essere depressi i mercati dei nuovi Stati membri (-25,3% a giugno). Unici Paesi a registrare una crescita, Repubblica ceca (+18%) e Slovacchia (+57,4%). Fiat Group Automobiles prosegue nel positivo trend di crescita e anche a giugno aumenta sia la quota, cresciuta all'8,7% contro l'8,1% di un anno fa, sia i volumi di vendita, aumentati del 13,2% a oltre 120 mila unità, con una crescita percentuale molto più alta rispetto a quella del mercato. Lo sottolinea il Lingotto, segnalando l'exploit ottenuto in Germania (dove le immatricolazioni di Fiat Group Automobiles sono aumentate dell'80,2% e la quota di 1 punto percentuale attestandosi al 4,5%) e gli ottimi risultati in Francia (volumi +9,1% e quota al 4,2%). Nel progressivo annuo, sottolineano a Mirafiori, la quota nell'Europa Occidentale di Fiat Group Automobiles è del 9,2%, 0,8 punti percentuali in più rispetto al 2008. Grazie alle quasi 642 mila immatricolazioni nei sei mesi, Fiat Group Automobiles si conferma al quarto posto tra i costruttori. Il brand Fiat ha immatricolato in giugno più di 96 mila vetture ed è cresciuto del 13,5% rispetto allo stesso mese del 2008, ottenendo una quota del 7%, in aumento di 0,6 punti percentuali. Nel primo semestre dell'anno sono 518 mila le immatricolazioni del brand per una quota del 7,4%, in aumento di 0,6 punti percentuali. Panda si conferma a giugno la vettura più venduta del segmento A, con il 18,1% di quota mentre la 500 resta sul podio in questa categoria con il 9,9%. Contribuiscono al successo del brand, spiegano a Mirafiori, gli ottimi risultati di vendita delle versioni ecologiche, anche grazie agli incentivi applicati in varie nazioni. Lancia ha venduto in Europa occidentale a giugno 12.450 vetture, il 16,6% in più rispetto a giugno 2008. La quota passa così allo 0,9% dallo 0,8% di un anno fa. Oltre alla crescita del 18,6 per cento di volumi ottenuta in Italia, il brand registra ottimi risultati anche in Germania (+48,6%) e in Francia (+50,1%), dove risulta tra le case con la più alta percentuale di crescita. Nei mercati minori, Lancia aumenta sensibilmente le vendite in Svizzera, Polonia e Grecia. Anche il primo semestre del 2009 è positivo per Lancia. Con oltre 61.500 immatricolazioni raggiunge una quota dello 0,9 per cento, 0,1 punti percentuali in più rispetto all'anno scorso. Anche Alfa Romeo chiude il mese con un risultato positivo: a giugno ha immatricolato oltre 11 mila vetture, il 7,7% in più rispetto all'anno scorso e ha consolidato la quota allo 0,8%. Nel progressivo annuo, con più di 58 mila vetture vendute Alfa Romeo si muove in controtendenza: in un mercato che perde il 9,8%, il brand migliora sia i volumi (del 10,3%) sia la quota, che si attesta allo 0,8%.
Cresce, moderatamente, la fiducia degli italiani (28 luglio 2009).
Cresce ancora a luglio la fiducia dei consumatori italiani. Il dato sale ai livelli più elevati dal novembre 2007. L'indice, nota l'Isae, passa dal 105,4 di giugno a 107,5 di luglio. L'indicatore relativo al quadro economico generale segna il progresso maggiore, salendo a 85,4 da 81,1; maggiore cautela emerge invece dalle indicazioni relative al quadro personale, con l'indice che scende a 118,7 da 119. L'indicatore relativo alle attese aumenta da 97,7 a 99,4 e quello sulla situazione corrente da 113 a 113,4. Migliorano in particolare i giudizi relativi alla situazione economica del Paese e le attese sul mercato del lavoro. Peggiorano per contro le previsioni sul risparmio e le valutazioni sul mercato dei beni durevoli. Si rafforzano a luglio i segnali di recupero che hanno cominciato a emergere a partire dal mese di aprile. In particolare, migliorano nettamente le valutazioni sulla situazione corrente del paese (da -107 a -98, miglior risultato dal dicembre del 2007), anche se le attese a breve termine, dopo il marcato recupero di giugno, segnano una flessione (da -24 a -27). Circa il mercato del lavoro, le attese di incremento delle disoccupazione si riducono da 80 a 74, in prossimità dei valori dello scorso ottobre. I giudizi sugli aumenti dei prezzi registrati negli ultimi 12 mesi, dopo la lieve risalita di giugno, segnano infine a luglio un vero e proprio crollo, posizionandosi a 1 da 24 di giugno, in prossimità del minimo storico del gennaio 1999, quando il saldo era risultato pari a zero. La situazione personale dei consumatori risulta, per contro, in moderato peggioramento. Migliorano infatti le valutazioni sulla situazione familiare e a fronte di valutazioni più favorevoli, complice la ripresa dei mercati azionari, sul fronte del risparmio (con il relativo saldo che aumenta da 135 a 139). I consumatori si mostrano però meno disponibili ad effettuare sia risparmi che spese per beni durevoli, presenti e future. Le intenzioni di risparmio nei prossimi dodici mesi infatti scendono da -52 a -65 e riguardo ai beni durevoli, a giudizi sfavorevoli (il saldo diminuisce da -78 a -84) si affiancano intenzioni ancora più negative, con il saldo che scenda da -46 a -58. L'attuale situazione favorevole del mercato immobiliare si riflette su maggiori disponibilità di acquisto o manutenzione straordinaria dell'abitazione. I saldi recuperano rispettivamente da -191 a -183 e da -169 a -159 segnando le valutazioni più favorevoli dal maggio del 2005 e dall'aprile del 2003. Riguardo all'acquisto di un'autovettura, per contro, il saldo passa da -166 a -167. La crescita della fiducia dei consumatori registrata a livello nazionale è diffusa sul territorio ma con differente intensità: particolarmente marcata nel Nord Ovest e nel Mezzogiorno, in media nel Centro e più debole nel Nord Est.
Moratoria sui crediti per le Pmi (3 agosto 2009).
Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, il presidente dell'Abi, Corrado Faissola e i rappresentanti delle associazioni imprenditoriali (Confindustria, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confesercenti, Lega Cooperative e Confapi) hanno firmato l'accordo sulla moratoria dei crediti. Nella sede milanese dell'Abi, le parti hanno sottoscritto un «avviso comune per la sospensione dei debiti delle piccole e medie imprese verso il sistema creditizio». «L'avviso comune», oggetto dell'accordo, prevede la «sospensione dei debiti delle piccole e medie imprese verso il sistema creditizio - si legge in una nota -, con la sospensione per 12 mesi del pagamento della quota capitale delle rate di mutuo, del pagamento della quota capitale implicita nei cambi di leasing immobiliare e mobiliare e l'allungamento a 270 giorni delle scadenze del credito a breve termine per sostenere le esigenze di cassa con riferimento alle operazioni di anticipazione su crediti certi ed esigibili». L'accordo, di 4 pagine, entra in vigore oggi, 3 agoso. Le domande potranno essere presentate fino al 30 giugno 2010, mentre le banche che comunicheranno all'Abi la decisione di aderire si impegnano a renderlo operativo entro 45 giorni dall'adesione. Il ministro dell'economia ha voluto sottolineare che si tratta di «una boccata d'ossigeno per le imprese». «Avrei voluto venire qui con una bombola d'ossigeno - ha detto Tremonti - per dimostrare praticamente questo strumento, ma per ovvie ragioni non é stato possibile». Rispetto, invece, alla deduzioni per le perdite delle banche che parteciperanno volontariamente alla moratoria il ministro ha detto che «ci sarà soltanto se l'accordo funziona». In quel caso «il governo modificherà il meccanismo fiscale sulle perdite, ma solo se c'è credito alle imprese, prima vogliamo vedere la moratoria, poi daremo sgravi fiscali, non viceversa». Corrado Faissola, presidente dell'Abi, dal canto suo, ha sottolineato come «Il sistema Italia ha dato una risposta unica al mondo al problema della crisi, in 20 giorni ha trovato una coesione altissima per dare una risposta in tempi rapidi». Anche il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha espresso soddifazione. L'accordo «è buono - ha detto -, un passo fondamentale, adesso è molto importante che venga concretizzato». «È importante - ha aggiunto la Marcegaglia - che quando un imprenditore a settembre andrà presso gli sportelli bancari, questa moratoria ci sia veramente e concretamente. Ci sarà anche un monitoraggio che faremo tutti insieme. Questo è uno strumento vero a supporto delle imprese che ora stanno soffrendo. Il tema della liquidità e del credito rimane una proprità assoluta in un momento di congiuntura difficile e di cali del fatturato dal 30 al 50%, in cui per le aziende è difficile incassare i crediti».
Unicredit torna a marciare (5/8/09) anche se la sua strada, come quella di tutte le banche, resta accidentata. Nel secondo trimestre dell’anno i risultati del gruppo, approvati ieri dal consiglio d’amministrazione, segnano un risultato di gestione di 3,86 miliardi - il miglior dato assoluto dal secondo trimestre 2007 - un utile netto di 490 milioni. Ma, a rispecchiare il peso della crisi economica, ci sono anche rettifiche su crediti e su accantonamenti per garanzie e impegni pari a un totale di 2,4 miliardi. Erano risultati molto attesi da tutto il settore creditizio, quelli di Unicredit, in un momento in cui le sofferenze bancarie aumentano e le prospettive macroeconomiche restano incerte. E sebbene i numeri del trimestre mostrino ovviamente che siamo in un’altra e ben più critica era rispetto a un anno fa - l’utile netto, ad esempio, è in calo del 68,5% rispetto a dodici mesi prima - i segnali sono di ripresa, con lo stesso utile netto che sale del 9,6% rispetto al trimestre immediatamente precedente e un margine di intermediazione che sale a 7,7 miliardi, con un aumento del 6,6% sul periodo gennaio-marzo. All’interno del margine crescono gli interessi netti, le commissioni, ma soprattutto riparte l’attività di negoziazione, che da aprile a giugno dà un risultato positivo per poco meno di un miliardo. Nel semestre l’utile netto è di 937 milioni, il Core Tier 1 - indicatore principe della solidità patrimoniale - è in crescita al 6,85% a fine giugno contro un obiettivo che è fissato al 7-7,5%. Risultati che la Borsa premia con una crescita del 3,2% a 2,225 euro che ieri è il miglior progresso per una banca europea. Certo, la qualità del credito con oltre 4 miliardi di rettifiche nel semestre, resta critica. I crediti deteriorati lordi a fine giugno sono 49,6 miliardi, contro i 44,8 miliardi di tre mesi prima e in questo contesto le sofferenze lorde aumentano del 7,6% a 30,9 miliardi. «Come da attese - spiega l’amministratore delegato Alessandro Profumo presentando i conti agli analisti - in un contesto di deterioramento macroeconomico tutte le divisioni stanno soffrendo. Ma nella seconda metà dell’anno il ritmo del deterioramento dovrebbe rallentare». E, visto che la strategia di diversificazione geografica pare pagare - spiega l’ad -, l’Europa centrale e dell’Est «continuerà ad essere il driver della crescita». Che le cose per la banca stiano cambiando in meglio lo dimostra anche una certa prudenza di Profumo a impegnarsi sul fronte dei bond governativi, dove Unicredit è in pista per prendere 2,5 miliardi in Austria e 1,5 miliardi di Tremonti-bond in Italia. Gli strumenti «hanno un costo per i nostri azionisti, hanno un effetto diluitivo, e questo bisogna considerarlo», commenta l’ad spiegando che la valutazione sarà chiusa «in settembre». E pur ricordando che «abbiamo obiettivi di capitalizzazione che tengono conto del ricorso per un totale di 4 miliardi a questi strumenti», Profumo spiega anche che Unicredit «ha condotto due diversi tipi di “stress test” e siamo giunti alla conclusione che, anche nello scenario peggiore, potremmo farcela con la base di capitale che abbiamo». Ma quest’anno ci sarà dividendo in contanti, dopo che lo scorso anno c’è stata solo una cedola in azioni? Presto per dirlo: «Sul dividendo vedremo a fine anno. Abbiamo sempre detto che la base di capitale è molto importante per prendere la decisione».
Commento ISAE alla stima ISTAT dei prezzi al consumo a luglio (7 agosto 2009)
A luglio si annulla l'inflazione grazie ai forti ribassi delle tariffe energetiche e degli alimentari.
• L’insieme delle tariffe energetiche dovrebbe aver determinato un apporto negativo alla variazione mensile dell’indice pari a quasi 0,2 punti percentuali, come effetto delle riduzioni dei costi per l’energia elettrica e il gas.
• Se si prendono in considerazione i dati elaborati dall’ISAE al netto dei fattori stagionali, l’inflazione risulta in rallentamento e su valori negativi: tra maggio e luglio il ritmo di variazione dei prezzi si è portato, in termini annualizzati, quasi al -0,4% a fronte del + 0, 2% dei tre mesi terminanti in giugno.
• La possibilità che nei prossimi mesi la dinamica dei prezzi diventi negativa per l’indice ISTAT per l’intera collettività dipende però in misura rilevante anche dagli sviluppi sui mercati petroliferi, poiché il confronto statistico che ha concorso a determinare l’attuale profilo dell’inflazione dall’autunno risulterà meno favorevole.
• Per quanto riguarda le prospettive, gli operatori economici che partecipano alle inchieste ISAE si attendono per i prossimi mesi prezzi stabili o in riduzione.
Relazione di Mediobanca sulle imprese italiane (8 agosto 2009)
L’indagine di Mediobanca su 2.022 società di grande e media dimensione, resa nota ieri, aiuta a capire la portata della crisi economica. Il dato più confortante è che il 2008, l’anno in cui la crisi finanziaria si è trasferita nell’economia reale, è stato un anno di importante tenuta: nonostante il progressivo deteriorarsi dalla congiuntura internazionale, peggiorato nel secondo trimestre, le principali società italiane hanno visto nel loro insieme un nuovo importante incremento del fatturato (+6%), sia all’interno (+5,5%) che all’estero (+7,4%). In questo senso il consuntivo delle società energetiche (+21,6%) è stato determinante, visto che il settore manifatturiero ha segnato un modesto più 0,1%, che comunque significa «tenuta». Nel 2008 si è registrato un significativo calo degli utili operativi (-13,5%) e di quelli netti (-16,1%), ma non va dimenticato che il confronto è con il 2007, un anno-record difficilmente ripetibile. Va poi segnalato che si è registrato un forte calo delle imposte, con gli oneri tributari diminuiti del 40% negli ultimi due anni. Nel 2008 le imprese italiane hanno fatto ricorso all’indebitamento per 17,4 miliardi, non tanto per finanziare acquisizioni, come nel 2007, ma piuttosto per coprire gli esborsi dei dividendi giunti alla cifra record di 31 miliardi. Il campione utilizzato da Mediobanca ha comunque un limite: considera un ampio numero di imprese grandi e medie (circa il 50% dell’industria italiana) ma non le piccole, alle quali la crisi ha portato, oltre al calo della produzione, anche il blocco dei pagamenti dei clienti. Le piccole imprese sono in buona parte fornitrici di quelle più grandi, e il braccio di ferro sui pagamenti vede proprio opposte le due categorie. «La vera crisi - osserva Mediobanca - si vedrà nei risultati del 2009». Il primo semestre è stato analizzato soprattutto sulla base dei risultati delle società quotate in Borsa, più tempestivamente accessibili, e le indicazioni sono tutt’altro che positive. Il picco della crisi, rileva lo studio, si è verificato nel primo trimestre del 2009, mentre i dati del primo semestre portano i vari centri di previsione a stimare una caduta del Pil anno su anno intorno al 5%. I dati di un campione (40% del fatturato) delle società considerate nell’indagine (quelle di dimensioni maggiori) indicano cali di fatturato tra il 14% (manifattura) e il 17% (energia); i margini operativi si sono ridotti del 30% nelle società energetiche e di oltre il 60% nel manifatturiero; per quest’ultimo, tenuto conto del saldo oneri e proventi finanziari (peggiorato per il minore apporto di utili provenienti da società consociate) il risultato corrente ante imposte accusa un calo di quasi l’80% (-30% l’energia). A questo punto, un quesito di rilievo riguarda la capacità di resistenza del sistema produttivo italiano. Si tratta di capire, in altre parole, se le imprese abbiano sufficiente liquidità che consenta loro di attendere la ripresa. Lo studio di Mediobanca osserva come il livello relativamente elevato degli utili del 2008 abbia consentito di mantenere sostanzialmente intatta la consistenza patrimoniale del dicembre 2008 (pur con un aumento del 3% dei debiti finanziari). Il problema è legato alla durata della crisi: se il giro di boa è già avvenuto, e se - come tutti si augurano - verso fine anno l’economia riprenderà a crescere, allora il sistema avrà tenuto: si tratterà al massimo di leccarsi le ferite. Se, viceversa, la crisi dovesse prolungarsi nella situazione attuale, con un calo superiore al 20% sia per la produzione che per l’export, allora il rischio che la struttura patrimoniale delle imprese si deteriori sarà realistico.Più deboli le piccole, anche per la necessità delle grandi di riportare all’interno produzioni prima esternalizzate. Ma le piccole imprese compensano, spesso, la maggiore esposizione con una flessibilità superiore.
Segni di miglioramento per l'OCSE (8 agosto 2009)
Segni di miglioramento nell'outlook economico dei Paesi Ocse. È quanto emerge dal Composite Leading Indicators Ocse di giugno, salito su base mensile di 1,2 punti a 95,7. Anno su anno il calo è stato di 5 punti. Si confermano i significativi segnali di recupero per Italia e Francia (rispettivamente +2,2 e +1,4); più nitide le indicazioni di svolta per Canada, Germania, Regno Unito e Usa. Nell'area Euro +1,5 mensile e -1,6 annuo. Per quanto riguarda Italia e Francia, l'indagine Ocse sottolinea come l'indicatore sia ora tornato per entrambi sopra i livelli di un anno fa: per il nostro Paese l'incremento su base annua è stato di 4,8 punti, per la Francia di 2,7 punti. Il superindice per gli Usa é salito di 1,3 punti a giugno su base congiunturale, mentre é sceso di 7,2 punti su base tendenziale. In Giappone ha registrato +0,3 mensile e -12,7 annuo. Venendo ai paesi emergenti: il leading indicator della Cina ha riportato +1,4 e -3,7; quello della Russia +1,2 e -17,7, quello del Brasile +0,4 e -11,4.
A luglio l'inflazione al -0,7% (15 agosto 2009)
Gli effetti della recessione non si misurano solo in base alla contrazione del Pil. L’inflazione è infatti un’altra spia eloquente di uno stato di crisi. L’ultimo dato diffuso da Eurostat ne è una conferma: in luglio, i prezzi al consumo in Eurolandia sono scesi dello 0,7% (-0,1% in Italia). Un livello così basso (superiore al -0,6% della stima preliminare), non si era mai visto dall’introduzione dell’euro. Soltanto un anno fa, il carovita viaggiava a ritmi di crescita del 4%, dunque due punti sopra la barriera di “tolleranza“ della Bce. Al punto che l’istituto guidato da Trichet avevano motivato l’incauta stretta sui tassi decisa nel luglio 2008 (dunque a crisi ormai conclamata) proprio con i rischi di ulteriore surriscaldamento dell’inflazione. Dodici mesi dopo, l’euro zona vive una situazione di potenziale deflazione, anche se la Bce ha ribadito che l’attuale decelerazione dei prezzi è temporanea. Un fenomeno transitorio, insomma, destinato a essere assorbito non appena si saranno consolidati i segnali di ripresa. Se la variabile legata all’andamento del petrolio resta predominante nelle future dinamiche dell’inflazione, un altro parametro-chiave riguarderà i consumi interni, da tempo depressi all’interno di Eurolandia. Oltre al Vecchio continente, anche gli Stati Uniti stanno assistendo a un progressivo raffreddamento dell’inflazione, stabile il mese scorso dal +0,7% di giugno, ma protagonista rispetto a un anno fa della discesa più marcata dal 1950 (-2,1%). All’aumentato potere d’acquisto non corrisponde però una crescita della fiducia dei consumatori (a 63,2 punti in luglio dai 69 di giugno), quasi sicuramente riconducibile alla debolezza del mercato del lavoro.
FMI - La ripresa mondiale è cominciata (18 agosto 2009).
La ripresa dell'economia globale è cominciata ma è necessario supportarla rifocalizzando gli Stati Uniti verso le esportazioni e l'Asia verso le importazioni. Lo dice, in un articolo, il capo economista del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), Olivier Blanchard, aggiungendo che il potenziale della crescita sarà più basso dei livelli pre-crisi e che la crescita globale non sarà forte abbastanza da ridurre la disoccupazione nel breve termine. "Invertire la tendenza non sarà semplice. La crisi ha lasciato ferite profonde che influenzeranno domanda e offerta per molti anni", scrive Blanchard. Secondo l'economista i consumi negli Usa, che pesano per circa il 70% sull'economia del paese e rappresentano una larga fetta della domanda globale, non torneranno rapidamente ai livelli pre-crisi in quanto i proprietari di case dovranno far fronte a migliaia di miliardi di dollari di perdite derivanti dalla caduta dei mercati immobiliare e azionario. La crisi finanziaria ha reso gli americani più consapevoli dei cosiddetti 'tail risks', eventi che è improbabile che accadano ma che avrebbero conseguenze devastanti. Proprio per il timore che ci siano code alla crisi, gli americani difficilmente torneranno alle spese facili e sia gli Usa sia i partner commerciali dovranno mettere in atto degli accorgimenti, secondo Blanchard. I paesi emergenti, Cina in testa, devono giocare un ruolo importante. Secondo l'economista infatti, la Cina deve sostenere il rilancio delle esportazioni Usa, con una domanda maggiore e l'apprezzamento dello yuan. Anche gli altri paesi emergenti possono consentire che le valute domestiche si apprezzino e rilanciare la domanda interna. "Dal punto di vista degli Usa, un calo del surplus delle partite correnti della Cina aiuterebbe la crescita della domanda e sosterrebbe la ripresa negli Usa", scrive l'economista. Allo scopo di spingere la domanda domestica, la Cina dovrebbe fornire una più solida sicurezza sociale e un più facile accesso al credito per i proprietari di case. Questo incoraggerebbe a risparmiare meno e spendere di più. "Una più elevata domanda per importazioni della Cina e uno yuan più alto accrescerebbero le esportazioni nette degli Usa", aggiunge Blanchard.
OCSE - L'economia si stabilizza (18 agosto 2009).
L’economia dei paesi avanzati ha mostrato una stabilizzazione complessiva nel secondo trimestre, con il Pil dell’area Ocse ad un livello quasi analogo a quello del periodo antecedente, un meno 0,002 per cento secondo i dati diffusi dalla stessa Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Si tratta del primo trimestre in cui non si assiste a una contrazione di rilievo dopo un intero anno di cali. Nei primi tre mesi del 2009 il Pil dell’area Ocse aveva accusato un calo del 2,1 per cento. Guardando alla dinamica del Pil nel paragone su base annua, durante il secondo trimestre esso ha segnato un meno 4,6 per cento, prosegue l’ente parigino, mostrando una limatura della contrazione rispetto al meno 4,7 per cento registrato nei primi tre mesi. Tornando ai dati congiunturali, per l’insieme del G7 l’Ocse rileva una contrazione del Pil limitata allo 0,1 per cento dal trimestre precedente, ma le maggiori economie avanzate hanno mostrato un andamento in ordine sparso. Giappone, Francia e Germania hanno messo a segno riprese del Pil, rispettivamente un più 0,9 per cento il Giappone e un più 0,3 per cento per entrambe le prime due economie dell’area euro. Gli altri stati continuano ad accusare contrazioni. In Italia, riporta l’Ocse, il Pil ha segnato una flessione dello 0,5 per cento dal trimestre precedente, dopo il meno 2,4 per cento accusato nei primi tre mesi, mentre la contrazione su base annua si è mantenuta al meno 6 per cento. I cali registrati rappresentano la peggiore performance tra i vari stati Ocse, sia rispetto al trimestre antecedente sia nel paragone su base annua: nei fatti, l'economia nostrana è stata l'unica con sei variazioni trimestrali negative del Pil su sette trimestri, segnando unicamente un +0,5% nei primi mesi del 2008. Negli Usa il Pil ha registrato un meno 0,3 per cento dal trimestre precedente, dopo il meno 1,6 per cento di inizio 2009, e la contrazione su base annua si è accentuata al 3,9 per cento, dal meno 3,3 per cento dei primi tre mesi. La Gran Bretagna è il paese che ha accusato il calo del Pil più accentuato dal trimestre precedente, con un meno 0,8 per cento, mentre su base annua ha segnato un meno 5,6 per cento. La flessione su base annua più marcata riguarda invece il Giappone, con un meno 6,5 per cento.
L'export in Brianza in netta ascesa (24 agosto 2009).
In Brianza (la piccola locomotiva della Lombardia) nel secondo trimestre e dopo tre trimestri negativi, la variazione congiunturale degli ordini esteri è tornata ad assumere segno positivo e raggiunge +7,67% (in Lombardia +1,62%). Lo scrive la Camera di commercio di Monza e Brianza in una nota. Per il resto il secondo trimestre, pur confermando la situazione di difficolta' rispetto allo scorso anno, presenta un quadro più confortante se confrontato con il trimestre precedente, con una variazione congiunturale della produzione industriale pressoche' stabile (-1,56%, lo scorso trimestre era -1,12%). Gli ordini interni invece restano di segno negativo, ma pressoche' stazionari rispetto al trimestre precedente (-6,98%). "La prospettiva che in futuro la situazione possa migliorare - si legge nel comunicato - viene dalle aspettative degli imprenditori per il terzo trimestre 2009, che in genere anticipano l'andamento futuro. Sul versante produzione, diminuiscono sensibilmente gli imprenditori che vedono una diminuzione ulteriore della produzione e parallelamente aumentano coloro che ritengono che la produzione rimarrà stabile ai valori del trimestre appena concluso". Quanto alle aspettative sull'occupazione "aumenta il numero di coloro che prevedono stabilita' e diminuisce il numero degli imprenditori con aspettative meno favorevoli. Si è comunque ancora in attesa di verificare quali siano gli effetti reali della crisi sul mercato occupazionale che come noto si adegua sempre in ritardo alle situazioni di difficolta' economica".
Rallenta la recessione in Europa (2 settembre 2009).
Frena la caduta del Pil nell'Eurozona nel secondo trimestre dell'anno. Il calo, rileva Eurostat, è stato pari allo 0,1% rispetto al trimestre precedente. Il ribasso sale allo 0,2% per l'Ue nel suo complesso. Il dato resta negativo, ma in netto miglioramento rispetto al periodo gennaio-marzo quando il calo era risultato pari rispettivamente al 2,5 e al 2,4%. Su base tendenziale, l'Eurozona registra una caduta del 4,7% contro il 4,8% del primo trimestre, mentre il Pil Ue scende del 4,9% contro il 4,8% precedente. Per quanto riguarda l'Italia, il Pil si riduce dello 0,5% su base congiunturale contro il -2,7% del primo trimestre, mentre su base tendenziale il calo è del 6% come tra gennaio e marzo. Nel secondo trimestre le spese per i consumi delle famiglie sono aumentate dello 0,2% nell'area dell'euro mentre sono rimaste stabili nell'Unione a 27 dopo aver segnato rispettivamente un calo dello 0,5 e del 5,7% nel trimestre precedente. Gli investimenti sono scesi dell'1,3% nella zona dell'euro e dell'1,9% nell'intera Ue dopo un -5,3 ed un -5,7%. Le esportazioni sono diminuite dell'1,1% nell'area euro e dell'1,5% nell'Ue. In calo anche le importazioni, del 2,8% sia nell'area euro che nell'Ue. I dati europei sono migliori di quelli statunitensi ma peggiori di quelli giapponesi. Negli Stati Uniti il Pil è infatti diminuito dello 0,3% nel secondo trimestre 2009 dopo un calo dell'1,6% nel primo. In Giappone, il Pil è invece salito dello 0,9% dopo un calo del 3,1% nel trimestre precedente. Su base annua, gli Usa hanno avuto un calo del 3,9% dopo il -3,3% del primo trimestre mentre il Giappone ha registrato un calo del 6,5% dopo il -8,3% nel primo. Rispetto ai prezzi alla produzione industriale, sempre in Europa, nell'eurozona sono calati dello 0,8%, nella Ue dell'1%. In giugno i prezzi erano aumentati dello 0,4% nelle due zone. Rispetto a luglio 2008 -8,5% e -8,4%. In Italia -0,6% in luglio dopo +0,6% in giugno; rispetto a luglio 2008 -8,5% (-7,1% in giugno).
Secondo l'ISAE, sale in agosto l'indice di fiducia delle imprese manufatturiere (3 settembre 2009) .
L’indice considerato al netto dei fattori stagionali e calcolato in base 2000=100 balza a 74,8 da 72,4 dello scorso mese, attestandosi sui valori più elevati dall’ottobre del 2008. • Esaurita la fase di decumulo dei magazzini, la risalita di questo mese è guidata principalmente dal netto recupero dei giudizi relativi all’andamento degli ordini, sia interni sia esteri; sono invece stabili le attese a breve termine sulla produzione
• La fiducia aumenta in tutti i principali settori: l’indice sale da 61,9 a 67,4 nei beni d’investimento, da 82,2 a 83,5 in quelli di consumo e da 69,5 a 73,3 negli intermedi
• I segnali di maggior ottimismo sono diffusi in modo piuttosto omogeneo anche a livello territoriale e dimensionale: la fiducia recupera in modo marcato nel Nord Ovest (da 71,6 a 75,1) e nel Nord Est (dove l'indice passa da 68,2 da 74,7), salendo da 77,4 a 79,9 nel Mezzogiorno e rimanendo invece sostanzialmente stabile al Centro (da 78,4 a 78,5)
• Guardando ai dati disaggregati per dimensione d’impresa, tra maggio e agosto la crescita dell’indicatore è stata particolarmente marcata per le imprese di piccola (fino a 99 addetti) e soprattutto media dimensione (tra i 100 e i 250 addetti), risultando invece più modesta per le grandi imprese
• I dati relativi all’accesso al credito mostrano infine una diminuzione delle imprese razionate, sia in senso debole sia in senso forte: rispetto allo scorso maggio (data dell’ultima rilevazione), le imprese razionate in senso forte (alle quali cioè la banca ha rifiutato il finanziamento) passano infatti dal 5,6% al 5%, quelle razionate in senso debole (che hanno cioè rifiutato il finanziamento per condizioni troppo onerose) scendono dall’1,9 allo 0,6%
FMI. Ripresa lenta (4 settembre 2009).
"L'economia globale sembra emergere dalla peggiore crisi economica dei nostri tempi. La ripresa, comunque, sarà relativamente lenta". Lo afferma il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale Dominique Strauss-Khan intervenendo a Berlino per l'annuale 'Lecture' della Bundesbank. Nel giorno in cui a Londra si apre un summit tra i ministri finanziari del G20, Strauss-Khan ammette che i rischi che gravano sulla ripresa economica stanno diminuendo. Ma sarà una ripresa "fragile". Fra i rischi menzionati da Strauss-Khan figurano la disoccupazione che continuerà ad aumentare fino al prossimo anno ("Persisterà anche se si stabilizzeranno i mercati finanziari e il Pil"); il ritiro "prematuro" dei piani di stimolo e le persistenti tensioni nel settore finanziario. Parole tanto simili a quelle pronuciate ieri dall'Ocse e dalla Bce. L'Organizzazione per lo Sviluppo Economico e la Banca centrale europea, come l'Fmi, vedono la recessione agli sgoccioli ma dicono no all'idea di smantellare le misure anti-crisi. Consigliano cautela, perché "la ripresa sarà lenta". Suggeriscono ai gioverni di continuare nei piani di stimolo alle economie, visto che "la crescita della disoccupazione e la debolezza del mercato immobiliare continuano a comprimere i consumi". Anche Strauss-kahn si mostra "preoccupato" della terza fase della crisi, quella dell'alta disoccupazione: "Banche centrali e governi dovrebbero essere molto cauti nel decidere quando avviare le loro strategie di uscita" perchè un'uscita "prematura" potrebbe mettere a rischio la ripresa. "E' necessario - ha detto il dg dell'Fmi - continuare a sostenere la domanda fino a che la ripresa non avrà basi molto solide e la disoccupazione mostrerà chiari segni di discesa".
Confindustria - Ripresa lenta e insidiosa (9 settembre 2009).
La recessione è «ormai alle spalle», ma l'uscita dalla crisi sarà «lenta e lunga, e perciò insidiosa». E l'Italia è ancora in pieno dentro le «conseguenze» della bufera economica. È il quadro delineato dal centro studi di Confindustria (Csc). Secondo le previsioni, nel 2009 il Pil dovrebbe segnare un calo del 4,8%, mentre l'anno prossimo ci sarà un +0,8%. Previsioni riviste leggermente al rialzo rispetto al -4,9% e al +0,7% indicati a giugno, ma che restano comunque più ottimistiche rispetto alle stime diffuse dal governo nel Dpef (-5,2% quest’anno e +0,5% il prossimo). «Anche se la recessione è ormai alle spalle - afferma il Csc negli "Scenari economici" - le conseguenze della più grave crisi degli ultimi 80 anni si faranno sentire a lungo. Si profilano anni per recuperare i livelli di produzione toccati nel 2007 e in alcuni settori ciò potrebbe non avvenire mai».
DISOCCUPAZIONE - Il Csc lancia l'allarme disoccupazione: quest'anno lieviterà all’8,3% (nel 2008 era al 6,7%), schizzando poi al 9,5% l’anno prossimo, valore massimo dal 2000. Il numero di persone occupate calerà di 700.000 unità tra il quarto trimestre 2008 e il quarto trimestre del 2010 al netto degli effetti statistici derivanti dalle regolarizzazioni degli immigrati. Nel dettaglio, 570.000 posti persi nel corso del 2009 e altri 120.00 nel 2010. Non solo: le ore di Cassa integrazione sono vicine ai massimi degli anni '80. Nei primi otto mesi del 2009 le ore di cig autorizzate sono state pari a 573 milioni (dati destagionalizzati), che corrispondono a 490.000 unità di lavoro a tempo pieno. Se le richieste rimanessero per il resto dell'anno al livello medio registrato da gennaio ad agosto, le ore autorizzate di cig in rapporto alla forza lavoro raggiungerebbero nel 2009 l'1,95%, contro l'1,40% del 1993 e il 2,11% del 1984. Se invece restassero sui valori di agosto, nella media dell'anno risulterebbero pari al 2,33% della forza lavoro.
EXPORT E INVESTIMENTI - L'andamento del Pil - secondo viale dell'Astronomia - segnerà «modesti incrementi» nel secondo semestre dell'anno (+0,4% sul primo), per chiudere il 2009 a -4,8%, perdita «ormai acquisita con le dinamiche già osservate». In particolare, l'export trainerà l'economia italiana fuori dalla recessione (+4,1% nel 2010 e -17,3% quest’anno), grazie al parziale rimbalzo del commercio mondiale (+9,1% in volume, dopo il crollo del 14,4% quest’anno), perché «il dinamismo dei paesi emergenti sarà affiancato dalla ripresa di quelli avanzati». Tuttavia, «il recupero degli investimenti sarà modesto: +1,5% nel 2010, ottenuto in parte con gli incentivi governativi, da confrontare con la contrazione cumulata del 15,7% nel biennio precedente». I consumi, poi, l’anno prossimo aumenteranno dello 0,7% (-1,7% quest’anno), «sostenuti dalla maggior fiducia, mentre l’ulteriore progresso delle retribuzioni reali per addetto (+0,4%) sarà più che compensato nei redditi delle famiglie da una nuova contrazione dell’occupazione (-1,4% calcolata sulle unità di lavoro, che segue il -2,8% del 2009)».
PREZZI - La dinamica dei prezzi al consumo resterà molto bassa: l’inflazione sarà all’1,3% nel 2010, dopo lo 0,7% di quest’anno. Il deficit pubblico rimarrà al 5% del Pil anche nel 2010 (quest’anno -5,2%), mentre il debito salirà al 117,8% dal 114,8% raggiunto quest’anno. «La strada del recupero dei livelli di attività passati - evidenzia il Csc - rimane, soprattutto per l’Eurozona, fitta di ostacoli che ne freneranno lo slancio". Il principale resta la difficoltà di ottenere credito, ma c’è anche il ridimensionamento del prezzo delle abitazioni, la necessità delle famiglie americane di abbattere il debito e ripristinare un più appropriato tasso di risparmio, il quadro precario delle economie dell’Est Europa. Questi elementi «tracciano una traiettoria sottile, a filo di rasoio, per il ritorno alla crescita. Errori nelle politiche economiche, per esempio sulle scelte dei tempi e dei modi di ritiro degli stimoli espansivi o sull’apertura del commercio internazionale, ricaccerebbero l'economia globale verso una nuova fase recessiva».
Bilancia commerciale extra UE positiva (10 settembre 2009).
A luglio 2009 il saldo commerciale con i Paesi extra Ue è risultato positivo per 1.711 milioni di euro (il miglior dato da ottobre 2003, quando il saldo fu positivo per 2.324 milioni), in netto miglioramento rispetto al disavanzo di 1.622 milioni registrato nel mese di luglio del 2008. Lo rende noto l'Istat, precisando che il saldo deriva da una diminuzione del 17,1% per le esportazioni e del 34,9% per le importazioni. Nei primi sette mesi dell'anno il saldo è stato negativo per 2.197 milioni, a causa del calo del prezzo del petrolio, notevolmente inferiore al disavanzo di 14.393 milioni registrato nello stesso periodo dell'anno precedente.
Mercato immobiliare verso la normalità (17 settembre 2009).
Nel primo semestre del 2009 è continuata la diminuzione dei prezzi degli immobili in Italia sebbene le variazioni nominali negative siano state complessivamente inferiori rispetto a quelle registrate nella seconda parte del 2008. A rivelarlo l'Ufficio studi di Tecnocasa. Questo trend ha interessato le grandi città, i loro hinterland e i capoluoghi di provincia. Il mercato immobiliare è apparso ancora rallentato, le transazioni sono in sensibile diminuzione ma la sensazione degli operatori è che a partire dal secondo trimestre del 2009 ci sia stata una ripresa della fiducia che ha rinnovato l'interesse verso l'acquisto dell'abitazione, in particolare in chi è alla ricerca della casa da destinare ad abitazione principale (prima casa e sostituzione). Infatti il ribasso dei tassi di interesse, la consapevolezza che il mercato immobiliare abbia ormai intrapreso una nuova direzione e le opportunità offerte dalla diminuzione dei prezzi hanno ridato fiducia a chi, disorientato, aveva rimandato l'acquisto dell'abitazione. Si conferma invece, come già avvenuto nel semestre precedente, la scelta degli investitori verso il mattone a fronte dell'incertezza che ha interessato i mercati finanziari. In questo semestre si sono mossi in particolare coloro che avevano un capitale da impiegare nell'acquisto della casa o che hanno fatto ricorso a mutui di importi contenuti. In seguito all' atteggiamento prudenziale e selettivo messo in atto dagli Istituti di Credito si è registrata ancora una minore disponibilità di spesa di chi ha acquistato facendo prevalentemente ricorso al mutuo. Le categorie penalizzate sono state ancora gli immigrati e i lavoratori con contratto a tempo determinato. Per quanto riguarda l'andamento dei prezzi, l'analisi in base al profilo dimensionale delle realtà urbane evidenzia un calo più sensibile nei capoluoghi di provincia (-2.8%), seguiti dalle grandi città (-2.7%) ed infine dall'hinterland delle grandi città (-2.3%). In queste realtà la diminuzione più sensibile dei prezzi si è verificata a Napoli (-3.8%), Bologna (-3.4%) e Genova (-3.1%). La capitale registra una diminuzione del 2.8%, Milano dell'1.7%. Nelle grandi città inoltre sono state le zone centrali a comportarsi meglio rispetto a quelle semicentrali e periferiche che hanno visto diminuire maggiormente il loro valore. Nell'hinterland delle grandi città il ribasso maggiore si è avuto in quello bolognese (-4%) seguito da quello fiorentino(-2.8%) e milanese (-2.7%). L'analisi per aree geografiche evidenzia una contrazione delle quotazioni più accentuata nelle città del Sud Italia (-3.5%), seguite da quelle del Nord (-3.1%) ed infine del Centro Italia (-1.0%). L'analisi della domanda immobiliare in questa prima parte dell'anno ha registrato una maggioranza di richieste per la casa principale (prima casa e casa di sostituzione) che, soprattutto nella seconda metà del semestre, si è ripresa stimolata dal ribasso dei tassi di interesse sui mutui e dei prezzi degli immobili. E' continuato anche il trend positivo degli acquisti per investimento che era già in ripresa dall'estate del 2008 in seguito all'instabilità dei mercati finanziari. L'analisi della domanda a luglio 2009 evidenzia che, nelle grandi città, la tipologia più richiesta è il trilocale con il 36.3% delle preferenze. A seguire il bilocale con il 28.2% delle richieste ed infine il quattro locali con il 21.8%. A Milano, Napoli e Roma la maggioranza della domanda si concentra sui bilocali. Nelle grandi città si riscontra un aumento della concentrazione della domanda sui trilocali dal momento che chi può, alla luce della diminuzione dei prezzi, prova ad acquista un taglio più grande. Le previsioni sul mercato immobiliare sono imprescindibili da quella che sarà la situazione economica del Paese, in particolare sul fronte occupazionale e dall'atteggiamento che avranno le banche nella concessione del credito. Se verranno confermate le previsioni di una ripresa economica nel prossimo anno prevediamo ancora una lieve flessione dei prezzi con una tendenza alla stabilizzazione nel 2011. Riteniamo che il mercato immobiliare sarà caratterizzato sempre più da una clientela con sufficiente capacità di indebitamento.
Crescono ordini e fatturato in luglio (20 settembre 2009).
Crescono ordini e fatturato in Italia nel mese di luglio, facendo sperare in una vicina ripresa dell'attività economica. Secondo i dati comunicati oggi dall'Istat, il fatturato ha segnato un incremento dello 0,7%, pur mantenendo un calo del 21,7% rispetto al 2008. In ripresa anche gli ordinativi, che segnano un incremento del 3,2%, portando il bilancio rispetto all'anno precedente a -23,2%. Si tratta del primo incremento dopo dodici mesi di perdite. Questo significa che la ripresa si sta rafforzando e potrebbe essere più sostenuta di quanto indicato nei giorni scorsi dalla Commissione Europea, la quale prevede per il terzo trimestre un aumento del PIL dello 0,2% dopo i forti cali dei trimestri scorsi. È evidente che dobbiamo accelerare al massimo la ripresa per sostenere le imprese e l'occupazione ed evitare contraccolpi sul mercato del lavoro. .In particolare, sul mercato interno il fatturato a luglio è diminuito dello 0,1% ed è aumentato del 2,7% su quello estero mentre gli ordinativi nazionali hanno registrato un calo del 2,9% e quelli esteri una crescita del 15,6%. Gli indici destagionalizzati del fatturato per raggruppamenti principali di industrie hanno segnato variazioni congiunturali positive per i beni intermedi (più 1,7 per cento) e per i beni strumentali (più 0,6 per cento), una variazione nulla per i beni di consumo (più 2,1 per cento per quelli durevoli e meno 0,4 per cento per quelli non durevoli) e una variazione negativa per l'energia (meno 0,7 per cento). L'indice del fatturato corretto per gli effetti di calendario in luglio è diminuito in termini tendenziali del 38,4 per cento per l'energia, del 26,5 per cento per i beni intermedi, del 23,4 per cento per i beni strumentali e del 7,9 per cento per i beni di consumo (meno 13,8 per cento per quelli durevoli e meno 6,7 per cento per quelli non durevoli). In luglio, nel confronto con lo stesso mese del 2008, l'indice del fatturato corretto per gli effetti di calendario, ha segnato le contrazioni pù significative nei settori della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (meno 38,6 per cento), della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (meno 36,5 per cento) e della fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (meno 26,5 per cento). L'indice degli ordinativi ha registrato un unico incremento tendenziale nel settore della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (più 16,0 per cento, con una crescita derivante esclusivamente dalla componente estera); le variazioni negative più marcate sono state registrate nella fabbricazione di mezzi di trasporto (meno 46,6 per cento), nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (meno 38,1 per cento) e nella fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (meno 21,5 per cento).
Le banche italiane le più care in Europa.
Non è un complimento quello che la Commissione europea rivolge agli istituti di credito italiani, accusati di praticare i prezzi più alti di tutto il Vecchio continente sui conti correnti. La tirata d’orecchie di Bruxelles è collettiva, con un capo di imputazione comune a tutti i 27 Paesi dell’Unione che riguarda la scarsa trasparenza nei confronti della clientela, ma certo i 253 euro annui chiesti in media per un deposito nella nostra penisola rischiano di creare crisi d’invidia nei confronti della Bulgaria, dove è possibile cavarsela con appena 27 euro. La media europea, pari a 110 euro, è ovviamente più bassa ed è vicina ai 100 euro di cui parla il numero uno dei banchieri italiani, Corrado Faissola, per replicare ai dati Ue: «Non solo il costo di questo servizio - aggiunge - è già inferiore ai 10 euro al mese, ma negli ultimi cinque anni ha visto anche una riduzione media di oltre il 27%». Secondo Faissola, inoltre, il rapporto si basa su «modalità di confronto e cifre errate, perché calcolate includendo servizi, come quelli di finanziamento che esulano dal conto e commissioni ormai superate». La forbice Abi-Ue si allarga ancor di più se si considera che in base allo studio della Commissione la tariffa per utilizzare i servizi bancari più avanzati arriva fino a 831 euro. Un autentico salasso che dovrebbe indurre il cliente a cambiare banca. Invece, no: negli ultimi due anni solo il 9% dei correntisti ha cambiato sportello. Il motivo? La paura dei costi nascosti, rileva lo studio, basato sui dati pubblicati sui siti web degli istituti e approfonditi con contatti diretti con le 224 banche prese in esame (l’81% del mercato comunitario). «Il consumatore non capisce cosa paga quando gli offrono un nuovo conto e per mancanza di trasparenza non riesce a confrontare le offerte e resta con quello che ha», spiegano i tecnici di Bruxelles. Per il 66% delle banche esaminate nel rapporto le commissioni bancarie sono state così poco chiare che gli esperti che hanno elaborato il rapporto hanno avuto bisogno di spiegazioni aggiuntive dagli istituti per definire il costo reale di un determinato conto corrente. Austria, Francia, Italia e Spagna dominano per scarsa trasparenza e sono tra le più costose, dice la nota della Commissione. L’Ue, in attesa che il primo novembre entri in vigore il codice che dovrebbe agevolare il trasferimento del deposito da banca a banca, ha per ora deciso di non aprire procedure di infrazione per inosservanza delle norme di trasparenza. Un salto di qualità, inteso come cambio di mentalità e di rispetto verso il consumatore, è però atteso e preteso. Perché così le cose non vanno. «Le banche al dettaglio - afferma il commissario per la Tutela dei consumatori, Meglena Kuneva - non rispettano gli obblighi assunti nei confronti dei consumatori: vi sono molte prove che dimostrano come i principi di base cui dovrebbero beneficiare i consumatori sono violati a causa di problemi che vanno da tariffe complesse, canoni nascosti, informazioni poco chiare e incomplete». Io sono sempre stato convinto che gli alti costi che le banche addebitano ai clienti sono anche frutto di un costo del lavoro esorbitante. Quando le grandi banche erano società parastatali i sindacati riuscivano a strappare contratti scandalosamente favorevoli ai dipendenti. Questa cultura del bancario superpagato non è cambiata da allora.
INPS - Situazione pesante.
Sono quasi un milione (984.286) le domande di disoccupazione liquidate dall'Inps in un anno, tra l'inizio di agosto 2008 e la fine di luglio 2009, con un incremento del 52,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. E' quanto emerge dalla relazione del presidente e commissario straordinario dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, in occasione della presentazione dell'attività e dei risultati dell'Istituto di previdenza ad un anno dalla sua nomina.
CRESCONO AVENTI DIRITTO A PENSIONE - Nel 2010 gli aventi diritto alla pensione di anzianità saranno in aumento rispetto al 2009. Nel bilancio previsionale, l'Inps stima infatti che le persone con i requisiti saranno 176 mila, a fronte dei 118 mila del 2009, con un incremento su base annua pari al 49%.
BOOM ORE DI CASSA INTEGRAZIONE - In un anno, dal primo settembre 2008 al 31 agosto 2009, le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni hanno superato quota 615,5 milioni (615.554.896) mettendo a segno un aumento complessivo del 222,3%, rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente. Sono i dati contenuti sempre nella relazione del presidente e commissario straordinario dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, ad un anno di attività dell'Istituto sotto la sua guida. Nel totale la cassa integrazione ordinaria (cigo) ha registrato un incremento del 409,4% (408.919.363 ore), mentre la cassa integrazione straordinaria è balzata dell'86,7%, a 206.635.533 ore. "La sfavorevole congiuntura economica che il Paese ha dovuto affrontare in questi mesi - si legge nella relazione - ha riversato sulle casse e sugli uffici dell'Inps la responsabilità di sostenere i lavoratori in difficoltà. Le ore autorizzate per i trattamenti di integrazione salariale hanno subito un massiccio incremento".
Calo in settembre della fiducia delle imprese manufatturiere (30 settembre 2009).
In lieve calo a settembre la fiducia delle imprese del settore manifatturiero. Negativo anche il dato relativo ai commercianti e ai servizi di mercato, mentre è in risalita quello del settore costruzioni. Imprese manifatturiere. L'Isae rende noto che l'indice, considerato al netto dei fattori stagionali, dopo cinque mesi consecutivi di rialzo scende da 74,4 a 74 mantenendosi comunque al di sopra della media del primo semestre. Gli imprenditori italiani sono più pessimisti circa lo stato attuale della domanda e le prospettive future della produzione, calano però anche le scorte di magazzino. Le imprese scontano inoltre per i prossimi mesi ulteriori cali dell'occupazione e diminuzioni dei prezzi di vendita, in un quadro comunque caratterizzato da un recupero delle aspettative sulla situazione economica generale del paese. Segnali non favorevoli emergono anche sul versante dell'accesso al credito, con un aumento della quota di imprese che dichiara di non aver ottenuto il finanziamento richiesto. Segni di recupero vengono invece da giudizi e attese sul fatturato all'export. Commercianti. La fiducia diminuisce in particolare nella grande distribuzione. L'indicatore sintetico elaborato dall'Isae, considerato al netto della componente stagionale, scende da 98 a 95,4. Peggiorano i giudizi sull'andamento corrente delle vendite e nuova preoccupazione emerge anche dalle attese sull'evoluzione futura degli affari; stabile è giudicato il livello delle giacenze. Rispetto alla rilevazione precedente, le imprese si dichiarano tuttavia ottimiste riguardo al volume futuro degli ordini e dell'occupazione. Sul fronte dei prezzi, sono giudicate in ulteriore decelerazione le tensioni inflazionistiche sia correnti che future. Disaggregando i risultati per tipologia di vendita, la fiducia accusa ancora un marcato peggioramento nella grande distribuzione, tornando a deteriorarsi anche in quella tradizionale. L'indicatore destagionalizzato scende infatti da 86,1 a 80,3 nella prima e da 109,6 a 108,8 nella seconda. Servizi di mercato. Secondo le rilevazioni dell'Isae, il clima di fiducia, considerato al netto dei fattori stagionali, scende a -6 (da -5 di agosto). Sono in calo, questo mese, i giudizi su ordini e occupazione; recuperano, per contro, le aspettative sia su ordini e occupazione, sia sulla situazione economica del paese. Alcune differenze emergono a livello settoriale: l'indice destagionalizzato recupera a -11 (da -14) nei servizi alle famiglie, sale a 5 (da 2) in quelli finanziari e, in linea con il dato dell'indagine ISAE sulle imprese manifatturiere, scende a -4 (da 1) in quelli alle imprese. L'andamento della fiducia è eterogeneo anche a livello territoriale: l'indice recupera nelle regioni settentrionali - rispettivamente a -6 (da -7) nel Nord Ovest e a -3 (da -7) nel Nord Est - ma peggiora al Centro (-12, da -6) e al Sud (a -4, da 3). Costruzioni. Nel mese di agosto fiducia in ripresa nel settore delle costruzioni. Su un panel di circa 500 imprese, ad agosto il clima di fiducia, considerato al netto dei fattori stagionali e calcolato in base 2000=100, sale da 71,5 a 73,7 posizionandosi sul livello medio del periodo febbraio-maggio 2009. Tra le variabili componenti il clima di fiducia, rimangono sostanzialmente stabili i giudizi sui piani di costruzione (il saldo continua a rimanere negativo e tra i valori più bassi dal 2000); invece migliorano decisamente le prospettive sull'occupazione: il relativo saldo torna sui valori di maggio 2009. Sono improntati all'ottimismo sia i giudizi sull'attività di costruzione sia le aspettative sui piani di costruzione; il saldo delle previsioni sui prezzi praticati nel settore continua a deteriorarsi, confermando il trend in diminuzione in atto dal mese di maggio. Diminuisce leggermente il numero di imprese che trova ostacoli limitanti l'attività di costruzione (anche se la percentuale rimane comunque superiore a quella di coloro che dichiarano di non trovarne) e, tra gli ostacoli dichiarati, prevale l'insufficienza di domanda quale ostacolo principale allo svolgimento dell'attività seguita dalle condizioni climatiche sfavorevoli e dalla difficoltà a reperire manodopera. Il miglioramento dell'indice generale è omogeneo a livello settoriale: sia nell'edilizia (comprendente l'edilizia residenziale e quella non residenziale) sia nel settore dell'ingegneria civile il clima è in risalita.
Calo dell'occupazione nelle grandi imprese (30 settembre 2009)
Prosegue il calo su base annua dell'occupazione nelle grandi imprese a luglio. L'indice generale destagionalizzato ha registrato una variazione negativa rispetto al mese precedente dello 0,2% al lordo della cig e una variazione nulla al netto della cig. Lo comunica l'Istat specificando che, su base annua, la variazione è stata del -1,8% al lordo della cig e del -4% al netto della cig. Nel confronto tra la media degli ultimi tre mesi (periodo maggio-luglio) e quella dei tre mesi precedenti si è registrato un calo dello 0,5% al lordo della cig e dello 0,8% al netto della cig. Nei primi sette mesi del 2009 la variazione media dell'occupazione, rispetto allo stesso periodo del 2008, é stata di meno 1,3% al lordo della cig e di -3,6% al netto della cig.
Cresce il rapporto deficit/pil (30 settembre 2009)
Nel primo semestre del 2009 il rapporto tra deficit e Pil è stato pari al 6,3%, contro il 3,5% del primo semestre del 2008. Lo comunica l'Istat. Nel secondo trimestre del 2009 il rapporto tra deficit e prodotto interno lordo è stato pari al 3,3%, in crescita rispetto all'1,3% del corrispondente trimestre del 2008, ma in deciso calo rispetto al 9,3% che si era registrato nel periodo gennaio-marzo di quest'anno. L'avanzo primario del settore pubblico nel secondo trimestre del 2009 è risultato positivo per 5.417 milioni di euro, con una incidenza sul Pil pari all'1,4% (3,9% nel corrispondente trimestre del 2008). Lo comunica l'Istat aggiungendo che nei primi sei mesi del 2009 il saldo primario, ovvero l'indebitamento al netto degli interessi passivi, rispetto al Pil risulta comunque negativo (-1,6%). Era a +1,6% nel primo semestre del 2008. PESO FISCO A 45,8%, -2,4% ENTRATE TRIMESTRE Le entrate fiscali, nel secondo trimestre del 2009, sono diminuite in termini tendenziali del 2,4%, rispetto al -0,5% dello stesso periodo dell'anno precedente. Lo comunica l'Istat aggiungendo che nel semestre, le entrate sono diminuite del 2,7% (+1,5% nel corrispondente semestre del 2008). Nonostante il calo delle entrate la pressione tributaria, nel secondo trimestre, è pari al 45,8% rispetto al 45% dello stesso periodo del 2008. SPESA +1,8% SECONDO TRIMESTRE, +3,2% SEMESTRE La spesa pubblica nel secondo trimestre del 2009 è aumentata in termini tendenziali dell'1,8%, rispetto al +8,2% del corrispondente periodo del 2008. Lo comunic sempre l'Istat, aggiungendo che la spesa in rapporto al Pil, sempre nel trimestre, è stata pari al 49,1%, in crescita rispetto al 46,3% del corrispondente trimestre del 2008. Nel semestre, invece, le uscite hanno registrato un aumento del 3,2%, contro il 6,2% del corrispondente semestre del 2008.
Mercato dell'auto ancora positivo (30 settembre 2009)
Mercato dell'auto in crescita a settembre. La Motorizzazione ha immatricolato 189.476 autovetture, con una variazione di +6,77% rispetto a settembre 2008, durante il quale furono immatricolate 177.467 autovetture. Nello stesso periodo ha registrato 368.077 trasferimenti di proprietà di auto usate, con una variazione di -8,23% rispetto a settembre 2008, durante il quale furono registrati 401.074 trasferimenti di proprietà. Il volume globale delle vendite (557.553 autovetture) ha dunque interessato per il 33,98 % auto nuove e per il 66,02 % auto usate. Chiaro che questi numeri sono figli degli incentivi: 109.029 le auto acquistate a settembre con queste agevolazione. E nel 90,5% dei casi è stato contemporaneamente rottamato un veicolo. Lo rileva l'Automobile Club d'Italia sulla base degli archivi del Pubblico Registro Automobilistico. Gli ecoincentivi legati alla radiazione dal PRA hanno avuto più successo al Sud. In Calabria il 98,71% degli acquisti con incentivi è avvenuto in sostituzione di un'auto più inquinante; in Basilicata il 98,65% e in Sicilia il 98,35%. Quelli non vincolati alla radiazione dal PRA, con un peso nazionale di circa l'9,52% sul totale degli incentivi concessi, hanno inciso maggiormente in Emilia Romagna (il 19,45% delle agevolazioni), Piemonte (15,75%) e Toscana (13,89%). Il 62,89% delle agevolazioni è stato concesso per auto di cilindrata compresa tra 1200 e i 1500 cc., e poco più dell'11% per vetture fino a 1000 cc. Il 46,05% delle auto demolite con richiesta di incentivi sono Euro2, seguite dal 32,12% di Euro1 e dal 21,83% di Euro0. A settembre le vetture più rottamate sono state Fiat Punto, Fiat Panda, Lancia Y e Fiat Cinquecento. Continua infine il trend positivo di Fiat Group Automobiles visto che le vendite sono aumentate più del mercato a settembre con un +9,4% su settembre 2008 (a fronte di un +6,7% del mercato italiano). In aumento anche la quota di mercato che in settembre è salita di 0,8 punti percentuali rispetto a settembre 2008 attestandosi al 31,5%. Nei primi nove mesi del 2009 Fiat Group Automobiles, con circa 534 mila vetture immatricolate, ha raggiunto una quota del 33,2 per cento, in sensibile crescita di 1,3 punti percentuali. Ford invece consolida la sua posizione di marchio estero più venduto in Italia con 18.361 vetture immatricolate e una quota di mercato dell 9,7% registrando un incremento del 36,1% rispetto a settembre dello scorso anno.
L'industria riparte (30 settembre 2009).
Dopo cinque cali consecutivi il Centro studi Confindustria prevede per il terzo trimestre 2009 un aumento della produzione industriale del 5,9 per cento (nel secondo trimestre il calo era stato del 3,5%). Il dato é contenuto nell'indagine rapida sulla produzione industriale, diffusa oggi dopo il dato Istat di agosto, e mostra una notevole revisione al rialzo rispetto alla stima del 29 settembre per lo stesso periodo pari a +3,9 per cento. Il Centro studi di Confindustria stima anche una flessione della produzione industriale in settembre su agosto del 3,2%, che ridimensiona il balzo anomalo (+7%, causato da fattori statistici) del mese precedente. Il dato di settembre rimane comunque del 3,6% superiore ai valori di luglio e del 6,1% a quelli di giugno (dati destagionalizzati). Il livello risulta, invece, del 20% inferiore al picco precrisi (aprile 2008), avendo recuperato solo il 7,5% dai minimi di marzo 2009. La produzione media giornaliera si riduce a settembre 2009 del 12,7% sul settembre 2008. In agosto la contrazione annua era stata del 18,3% (dati corretti per il diverso numero di giornate lavorative). Nei dati grezzi l'attività diminuisce in settembre del 12,3% sullo stesso mese del 2008 (-14,5% in agosto). Nel confronto internazionale ad agosto l'Italia mostra un incremento molto più robusto di quello di Germania (+1,7%) e Francia (+1,8%). Ciò consente di riequilibrare il divario accumulato nei mesi precedenti. L'indicatore anticipatore dell'Ocse delinea ulteriori miglioramenti nei prossimi mesi. Infatti, si hanno uovi segnali di ripresa, più decisa del previsto, dal superindice dell'Ocse ad agosto. E l'Italia, nell'elaborazione della periodica misurazione, spicca fra tutte le economie dell'Organizzazione con uno scatto di 10,4 punti rispetto all'agosto di un anno prima, segnando un incremento di 2 punti su base mensile. L'Ocse, sebbene avverta che i dati vadano interpretati con cautela e si tratti ancora di segnali, sottolinea che i Clis (Composite leading indicators) di Francia e Italia soprattutto «stanno indicando una espansione potenziale». Più in dettaglio, il superindice per l'area Ocse fa un incremento di 1,5 punti ad agosto (+0,6 sul corrispondente mese del 2008). Sale negli Usa di 1,6, ma risulta di 1,6 punti più basso di un anno prima. Nell'Eurozona sale di 1,7 punti e risulta di 4,1 punti sopra ad agosto 2008. Il Giappone registra invece una crescita del superindice di 1,3 punti ma resta sotto di 3,9 punti rispetto ai livelli dell'agosto 2008.
Entrate tributarie in forte calo nel settore affari (30 settembre 2009).
Nei primi otto mesi dell'anno le entrate tributarie, al lordo delle una tantum, sono state pari a 259.030 mln di euro, con una flessione del 2,5% rispetto al corrispondente periodo del 2008. Al netto delle una tantum, che ammontano a 6.961 mln di euro, le entrate sono state di 252.069 mln (-4,5% rispetto al 2008). "I dati del periodo gennaio-agosto - si legge nel Bollettino del Dipartimento delle Finanze del Tesoro - evidenziano stabilita' del gettito per le imposte sul patrimonio e sul reddito e una flessione del 9,2% per le tasse e imposte sugli affari. Gli aggregati delle imposte sulla produzione, sui consumi e dogane e monopoli e giochi mostrano invece incrementi di gettito rispettivamente del 5,4% e del 5,5%". Tra le maggiori imposte dirette, le entrate Ire sono state di 105.372 mln (-1,1%); le ritenute sui dipendenti del settore privato si sono attestate a 45.190 mln (-3,4%), le ritenute sui dipendenti del settore pubblico sono state pari a 39.630 mln (+5,5%), le ritenute sui lavoratori autonomi sono scese a 9.395 mln (-2,4%) e l'autoliquidazione si e' attestata a 11.157 mln (-11,2%). L'Ires presenta un gettito di 20.031 mln (-15,2%) e l'imposta sostitutiva delle imposte sui redditi nonche' ritenute sugli interessi e altri redditi di capitale ha generato entrate per 8.582 mln (+0,9%). Tra le imposte indirette, le entrate Iva sono state di 68.454 mln (-9,6%): la flessione, rileva il Dipartimento delle Finanze, riflette il contesto economico, e alla crisi sono dovuti anche i risultati di gettito delle imposte sulle transazioni: l'imposta di registro ha generato entrate per 3.195 mln (-13,5%), l'imposta di bollo per 2.156 mln (-4,3%), l'imposta ipotecaria per 1.380 mln (-17%) e i diritti catastali e di scritturato per 639 mln (-15,6%). E' invece positivo il gettito delle entrate il cui andamento non e' legato alla congiuntura economica (+4,4%): le entrate totali relative ai giochi sono state pari a 8.154 mln (+6,6%), l'imposta sul consumo dei tabacchi ha generato entrate per 6.990 mln (+1,2%) e l' imposta sulle successioni e donazioni per 292 mln (+25,9%). Per quanto riguarda il solo mese di agosto, le entrate totali al lordo delle una tantum sono state di 31.587 mln (+0,6%), e al netto delle una tantum di 31.278 mln (-0,4%). Il gettito Ire e' stato di 11.109 mln (+9,1%), il gettito Ires di 1.310 mln (-25,5%) e le entrate Iva sono state pari a 12.710 mln (-6,6%).
Balzo, in Italia, della prodizione industriale in agosto (30 settembre 2009).
L'Unione Europea si avvia lentamente verso una tenue ripresa. Nell'area euro la produzione industriale ad agosto è salita dello 0,9% rispetto a luglio. Lo rileva Eurostat. Nella Ue l'aumento è stato dello 0,6% mensile e in Italia, come già annunciato dall'Istat, si è registrato un balzo del 7% mensile, il risultato più elevato di tutta l'area europea. A luglio l'incremento nell'Eurozona era stato dello 0,2% mensile, nell'Ue dello 0,3% e in Italia del 2,4%. Su base annuale la produzione industriale dell'area euro è scesa ad agosto del 15,4%, contro un calo del 13,5% a luglio, mentre nell'Ue il calo è stato del 13,5% ad agosto. In Italia la produzione industriale registra una discesa annuale del 18,3% ad agosto, contro il -17,9% di luglio.

Usa
La nuova GM (11 luglio 2009)  
Sono bastati 40 giorni di amministrazione controllata, e da ieri è nata la «nuova» General Motors. Un record di velocità per un’impresa di queste dimensioni. Il gruppo è uscito dalle procedure fallimentari dopo la formalizzazione del passaggio delle sue attività chiave e dei principali marchi (Chevrolet, Cadillac, Buick e Gmc) a una nuova società più snella, che parte con 11 miliardi di dollari di debiti, controllata al 60,8% dal governo di Washington. La nuova Gm promette di essere più veloce e attenta alle esigenze dei clienti, ma anche più rapida rispetto alle scadenze nel ripagare gli enormi finanziamenti accordati dal governo di Washington per evitare un tracollo che avrebbe avuto un impatto occupazionale e simbolico enorme. Lo ha assicurato ieri l’amministratore delegato del colosso di Detroit, Fritz Henderson, spiegando che i 50 miliardi di prestiti pubblici ricevuti negli ultimi mesi verranno rimborsati prima della scadenza del 2015. La svolta promessa sarà di carattere squisitamente industriale: secondo Henderson, sarà necessario orientarsi ai gusti della clientela con l’introduzione, a ritmi più serrati che in passato, di modelli graditi al pubblico. «Dobbiamo riconoscere - ha detto in una conferenza stampa - di aver ricevuto una rara seconda opportunità e ne siamo molto grati. E apprezziamo anche il fatto di avere gli strumenti per portare a termine il lavoro». La cura non sarà indolore. Henderson ha annunciato che gli organici manageriali saranno tagliati del 35%, con 450 dirigenti che lasceranno l’azienda; i dipendenti - 225 mila al momento della crisi - scenderanno a circa 64 mila. La filosofia dell’impresa avrà come perno tre priorità: clienti, automobili e cultura. «Se non comprendiamo questo, nient’altro funzionerà». «L’obiettivo è quello di produrre e vendere le migliori auto al mondo» ha aggiunto Henderson, assicurando che il governo americano non sarà coinvolto nella gestione quotidiana dell’attività. Il «nuovo corso» avrà anche un nuovo approccio di marketing. Innanzitutto, sarà creato un sito web intitolato «Dillo a Fritz» (Henderson), attraverso il quale il pubblico potrà rivolgersi direttamente ai vertici dell’impresa. Nei programmi di rilancio c’è poi un accordo con eBay che potrebbe «rivoluzionare» l’acquisto di auto online, anche se l’intesa non è ancora stata raggiunta. La nuova Gm controllata dallo Stato (60,8%) ha come azionisti il governo canadese con l’11,7%, il sindacato United Auto worker, con il 17,5%; i creditori possiedono il restante 10%. «Al più presto», forse già il prossimo anno, Gm tornerà in Borsa. L’operazione di salvataggio, alla quale molti soggetti si erano opposti, è stata preferita per garantire la continuità del lavoro a buona parte dei dipendenti e alle migliaia di fornitori che, in caso contrario, si sarebbero a loro volta trovati sull’orlo del fallimento, creando devastanti effetti a catena. Secondo Henderson, la nuova Gm sarà «totalmente competitiva» grazie a nuovi prodotti e a una razionalizzazione dei marchi. Nel frattempo sono stati venduti o sono in corso di cessione numerosi asset, tra i quali Saab, Vauxhall, Hammer, Opel. Nell’istanza presentata al tribunale fallimentare, Gm aveva indicato che il totale del debito ammontava a 172,8 miliardi di dollari, mentre il totale delle attività era pari a 82,29 miliardi. La «newco» avrà un debito di 11 miliardi di dollari, 64 mila dipendenti entro la fine dell’anno, una rete di vendita dimagrita di un terzo, una drastica riduzione dei dirigenti ed Edward Whitacre, ex amministratore delegato di ATandT, alla presidenza del consiglio di amministrazione. In parole semplici lo stato del capitalismo puro vede le maggiori banche, le maggiori imprese assicurative e la maggiore impresa automobilistica sotto il controllo governativo.
Accordo Usa - UBS (13 agosto 2009)
Gli Stati Uniti e il colosso Ubs di Zurigo hanno raggiunto uno storico accordo, che "espugna" il segreto bancario svizzero e consente al fisco americano di recuperare capitali fuggiti all'estero. E' una pietra miliare nella lotta ai paradisi fiscali e bancari, un precedente che può avere conseguenze importanti anche per l'azione dei governi europei. L'intesa annunciata tra il ministero della Giustizia di Washington e la Ubs giunge dopo un'offensiva parallela condotta sia dall'Amministrazione Obama che dall'Unione europea, sottolineata dagli impegni del G20 di aprile a Londra. Al centro del braccio di ferro tra Stati Uniti e Svizzera c'era il caso di 52.000 cittadini americani facoltosi, clienti della gestione patrimoniale privata di Ubs, sospettati di evasione fiscale in base alle leggi Usa. A febbraio la Ubs, numero uno nel settore creditizio elvetico, aveva già dovuto pagare una multa di 780 milioni di dollari, patteggiata per chiudere una causa giudiziaria in cui la banca era accusata di favoreggiamento dell'evasione. Restava aperto però il nodo più spinoso, cioè la richiesta di Washington di mettere le mani sulla "lista dei 52.000". Una richiesta in aperto conflitto con la legge svizzera sul segreto bancario. La tensione Usa-Svizzera, che ha sfiorato più volte il gelo diplomatico tra i due paesi, vedeva l'Ubs stretta fra due fuochi: da una parte c'è il rischio di perdere il lucroso business delle gestioni patrimoniali private; dall'altra lo spauracchio di pesanti sanzioni in America dove la stessa Ubs ha una presenza storica. Né si può escludere, dopo la "delazione", che i clienti americani consegnati nelle mani del fisco cerchino una rivalsa civile e un indennizo nei tribunali svizzeri accusando l'Ubs di aver tradito precisi impegni contrattuali. Ma l'Amministrazione Obama, alle strette per i suoi deficit di bilancio e in cerca di gettito, non intendeva mollare la presa. Alla fine la realpolitik e i rapporti di forze hanno indotto le autorità di Berna a cercare il compromesso. L'accordo raggiunto non è ancora noto in tutti i dettagli, ma sembra che l'Ubs "cederà" tra gli 8.000 e i 10.000 nomi più appetiti dall'Internal Revenue Service (il fisco Usa), quelli dei miliardari che nascondevano in Svizzera i patrimoni più consistenti. Nel frattempo mesi di tensione avevano già prodotto un risultato: molti americani hanno rimpatriato volontariamente i capitali, hanno fatto "emergere" i loro conti offshore, approfittando di un condono con tassa al 5% e depenalizzazione per chi collabora con le autorità fiscali. La vittoria "ai punti" di Washington sarà studiata con attenzione da tutti i governi europei in lotta da anni contro le fughe di capitali verso le piazze offshore. La Svizzera era la posta in gioco più ambita in questo conflitto, la madre di tutti i paradisi bancari, la roccaforte che per anni era stata assediata senza arrendersi. Da sola si stima che la Confederazione custodisca un terzo di tutta la ricchezza clandestina delle famiglie più facoltose del pianeta: 11.000 miliardi di dollari, quasi quattro volte il Pil della Germania. Ancora un anno fa gli "gnomi" si consideravano inattaccabili nelle loro fortezze. Erano determinati a respingere ogni richiesta di trasparenza. In un blitz memorabile, che aveva preceduto l'offensiva di Obama, il cancelliere Angela Merkel nel 2008 aveva messo in campo i servizi segreti per procurarsi la lista dei miliardari tedeschi con i conti cifrati nel Liechtenstein. La reazione del principato di fronte allo spionaggio era stata rabbiosa. Un dirigente di Vaduz parlò di "metodi della Gestapo nazista". Gli svizzeri gli diedero manforte. Il parlamentare di Berna Thomas Mueller evocò "quei tedeschi che marciavano al passo dell'oca, con stivali di cuoio e fascia nera sull'avambraccio". La pressione tedesca da sola non sarebbe bastata a superare le forti resistenze della Svizzera e del Liechtenstein. E' stata decisiva l'entrata in campo degli Stati Uniti, con il cambio di Amministrazione che da Bush a Obama ha segnato un tornante contro il lassismo fiscale. Al culmine della tensione tra Washington e Berna alcune "banques privées" di Ginevra hanno dovuto proibire ai loro top manager di viaggiare in America. Sono i gestori di grandi patrimoni che per generazioni hanno custodito al riparo da sguardi indiscreti le fortune delle famiglie capitaliste del pianeta. Di colpo esposti ad arresti e interrogatori al loro arrivo in un aeroporto americano. All'inizio di quest'anno le offensive parallele degli Stati Uniti e dell'Unione europea hanno trovato una saldatura in seno al G20. Al vertice di Londra ai primi di aprile il premier Gordon Brown lanciò il metodo del "Name and Shane", una "lista dei reietti". Contro i paradisi fiscali e bancari i Grandi hanno deciso di pubblicare le liste dei paesi reprobi compilate dall'Ocse. Con l'intesa che alla "gogna" devono seguire sanzioni concrete. Tuttavia i successi in questa battaglia sono sempre parziali, e provvisori. Un piccolo incidente emblematico lo dimostrò proprio il G20 di Londra. Dove il presidente cinese Hu Jintao accettò di firmare l'intesa contro i paradisi bancari a una condizione: che nella lista dei "reprobi" non venissero incluse Hong Kong e Macao. Due provincie autonome della Repubblica Popolare, nonché due piazze offshore dove il segreto resta impenetrabile. Il rischio, che a Berna hanno denunciato da tempo, è che i grandi evasori americani ed europei lascino la Svizzera e il Liechtenstein per trasferirsi in Estremo Oriente. La rincorsa tra guardie e ladri non finirà mai. Consiglia la cautela il ritrovare un titolo in prima pagina del New York Times: "Il Congresso sancisce la fine dei paradisi fiscali". E' una copia d'archivio datata 4 febbraio 1962, quando alla Casa Bianca c'era John Kennedy. Per ora il dipartimento di Giustizia di Washington si accontenta, pragmaticamente, di portare a casa un consistente recupero di gettito. Più l'effetto-deterrente che accompagna una vittoria di questo tipo: per gli alti redditi negli Stati Uniti c'è la sensazione che il vento sia cambiato, rispetto al permissivismo fiscale dell'èra Bush. La resa spontanea di molti clienti dell'Ubs, rei confessi grazie all'amnistia, può avere un potere pedagogico. In questo girone, la vittoria va all'Internal Revenue Service.
Torna a crescere, dopo nove mesi di continuo calo, la produzione industriale negli Stati Uniti (14 agosto 2009), grazie soprattutto alla ripresa del comparto auto. Un risultato che, probabilmente, testimonia che il peggio della crisi economica è ormai alle spalle. Il +0,5 per cento registrato nel mese di luglio è inoltre superiore alle previsioni degli analisti, che si attendevano un rialzo dello 0,4 per cento. A giugno il dato aveva registrato una contrazione dello 0,4 per cento. Su base annua la produzione industriale ha registrato una contrazione del 13,1 per cento. In rialzo anche la produzione manifatturiera che a luglio ha messo a segno un +1 per cento rispetto al calo dello 0,6 per cento del mese precedente, grazie in particolar modo agli incentivi governativi alla rottamazione. Al netto di auto e relative componenti, la produzione industriale è scesa a luglio dello 0,1 per cento. L’aumento delle vendite di auto degli ultimi mesi, scrive l’agenzia “Bloomberg”, “potrebbe portare a un ulteriore aumento della produzione industriale anche nel mese di agosto”. Il tasso di utilizzo degli impianti è salito dal 68,1 per cento al 68,5 per cento. Per quanto riguarda gli altri dati macro diffusi oggi negli Stati Uniti, l’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan nella versione preliminare per il mese di agosto si è attestato a 63,2 punti, in flessione rispetto ai 66 di luglio e in controtendenza rispetto alle attese che erano per una crescita a 68,5. L’inflazione, sempre nel mese di luglio, ha segnato una variazione nulla rispetto al mese precedente (in linea con le attese), mentre su base annua è risultata in flessione del 2,1 per cento (consensus: -2 per cento).
Buone notizie da Bernanke (21 agosto 2009).
Il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, sostiene che «dopo la pesante contrazione degli ultimi anni, l’attività economica sembra migliorare, sia negli Stati Uniti sia all’estero; e le prospettive di un ritorno alla crescita nel breve termine sono buone». Parole che hanno impresso una robusta spinta ai mercati finanziari, in particolare a Wall Street, che ha toccato i record del 2009. Persino il dollaro, in caduta da giorni, ha ripreso quota sull’euro. Milano ha chiuso in forte rialzo, con l’indice Ftse All Share in crescita del 2,25%, record del 2009. Tutti i listini europei hanno tratto giovamento dal discorso del presidente della Fed: Francoforte ha fatto segnare +2,88%, Parigi +3,15%, Londra +1,98%.
Il recupero non sarà rapido, spiega Bernanke davanti al «gotha» dei banchieri centrali, economisti e uomini di mercato riuniti nel simposio organizzato dalla Fed di Kansas City, e coordinato dal governatore di Bankitalia Mario Draghi. Anzi, nella fase iniziale sarà «relativamente lento, con un tasso di disoccupazione che calerà solo gradualmente rispetto ai livelli attuali». Per il presidente della banca centrale americana, «anche se abbiamo affrontato il peggio, restano sfide difficili da affrontare». Permangono, infatti, «tensioni» nei mercati finanziari, mentre le famiglie e le imprese continuano ad affrontare problemi nell’accesso al credito bancario. Comunque, rispetto al precedente simposio di Jackson Hole, l’economia mondiale è migliorata. La risposta aggressiva delle autorità di tutto il mondo ha aiutato ad allentare il morso della crisi: senza questi interventi, osserva Bernanke, «la recessione globale sarebbe stata straordinariamente più lunga e profonda». La crisi ha però messo in evidenza la «necessità urgente» di porre mano alle debolezze strutturali del sistema finanziario, soprattutto in merito alle modalità con cui i governi nazionali stabiliscono le regole e vigilano». Jackson Hole è l’opposto di Davos. L’ultimo Economic Forum in Svizzera sprizzava glamour e pessimismo, mentre nell’atmosfera spartana del lodge del Grand Teton National Park - senza minibar e aria condizionata in camera - i banchieri centrali sembrano aver ritrovato l’ottimismo. A conforto dell’analisi di Bernanke sono arrivati, nelle stesse ore, i dati sulla vendita di case in luglio che hanno segnato il record degli ultimi due anni (+7,2%): numeri che fanno dire al portavoce della casa Bianca, Robert Gibbs, che «il mercato immobiliare sembra a un punto di svolta». Più volte, gli economisti hanno detto che la crisi sarebbe finita al momento della ripresa del mercato immobiliare americano. Un dei più noti guru di Wall Street, Allen Sinai, si spinge a dichiarare che la recessione americana dovrebbe terminare fra settembre e novembre. Di avviso opposto l’economista Martin Feldstein, secondo cui l’economia Usa «rischia un nuovo calo tra la fine dell’anno e l’inizio del 2010». «È presto per dire che tutto è alle spalle, e dichiarare che la ripresa è in atto», osserva un ospite illustre del simposio, il presidente della Bundesbank Axel Weber. «Abbiamo ancora da affrontare una enorme mole di lavoro - concorda il presidente della banca centrale europea, Jean Claude Trichet - e sono un po’ a disagio quando vedo che di fronte a qualche germoglio di ripresa stiamo già dicendo che siamo vicini al ritorno alla normalità».
Segni di ripresa (15 settembre 2009).
Vendite al dettaglio e attività manifatturiera in crescita. Le prime a livello nazionale, mentre la seconda solo per l’area di New York. Un’area importante, però, perché l’indice Empire State Manufacturing è considerato dagli economisti una valida stima di quanto sta accadendo nel settore manifatturiero a livello nazionale. Le vendite al dettaglio sono cresciute del 2,7% in agosto, il maggiore incremento degli ultimi tre anni. Lo ha comunicato oggi il dipartimento del commercio. Le attese degli analisti erano per un incremento minore, del 2,3%. Le vendite di automobili sono cresciute del 10,6%, spinte dai contributi governativi per la rottamazione. Escludendo le auto, le vendite sarebbero aumentate dell’1,1%; rispetto allo stesso mese del 2008, risultano in calo del 5,3%. Secondo alcuni economisti le vendite di agosto potrebbero spingere l’economia americana in territorio positivo, a quella crescita del prodotto interno lordo che non si vede da più di un anno. Nell’area di New York l’attività è salita ai massimi dalla fine del 2007. L’indice Empire State Manufacturing ha infatti raggiunto 18,9 punti in settembre, in agosto erano 12,1. Lo ha comunicato oggi la Federal Reserve Bank di New York. Letture superiori a zero indicano la crescita dell’attività produttiva. In aumento i nuovi ordini, mentre l’occupazione è ancora in declino. Ed è su questo ultimo punto che si attenuano, almeno in parte, gli entusiasmi per la forte crescita delle vendite. Senza una vera ripresa del mercato del lavoro, infatti, la piccola crescita economica che sembra essersi messa in moto negli ultimi tempi rischierebbe di rimanere ancorata ai contributi del Governo: le famiglie americane non potrebbero sostenere la domanda con un tasso di disoccupazione che sfiora il 10% e con un carico considerevole di debiti ancora da pagare.

Germania
Miglioramento superiore al previsto a luglio per il clima di fiducia delle imprese in Germania, prima economia dell'area euro (8 agosto 2009). L'indice dell'istituto Ifo è risalito a 87,3 punti, contro gli 85,9 del mese precedente e a fronte di attese medie degli analisti per un recupero limitato a 86,5 punti. «Sembra che l'economia stia guadagnando slancio», ha commentato nel comunicato con i dati il presidente dell'Ifo, Hans-Werner Sinn. Sul mercato dei cambi l'euro segna un apprezzamento sulla divisa americana, portandosi a 1,4217 dollari laddove nelle ore precedenti fluttuava tra 1,414 e 1,417 dollari.

Giappone
Il Giappone ha ripreso la crescita economica nel secondo trimestre 2009 dopo dodici mesi di recessione. Il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,9% rispetto al trimestre precedente, pari al +3,7% su base annua. Lo ha annunciato il governo giapponese (17/08/09). Il dato è conforme alle previsioni degli economisti, che si aspettavano in media un rialzo dell'1%. Il Giappone è il terzo grande paese industrializzato, dopo Germania e Francia, a uscire dalla recessione nel trimestre da aprile a giugno. "Anche se ancora in un contesto difficile, l'economia e' in recupero", ha commentato il ministro nipponico alle politiche economiche e fiscali, Yoshimasa Hayashi."Fattori di rischio permangono", ha messo in guardia Hayashi, citando la produzione industriale, l'elevato tasso di disoccupazione, la dinamica dei prezzi al consumo e le incerte prospettive delle altre grandi economie mondiali.

Altri paesi e Organizzazioni Internazionali
Conti migliori del previsto per la sudcoreana Samsung Electronics, che chiude il secondo trimestre dell'anno con un profitto in crescita del 5,2% a 2,25 trilioni di won, rispetto ai 2,14 trilioni dell'anno precedente. Un risultato che supera con decisione gli 1,7-1,8 mld attesi dagli analisti. Le vendite, risultate molto buone per gli schermi LCD, sono balzate del 16% a 21 trilioni di won dagli 18,1 trilioni dell'anno precedente, toccando un record.
Confortanti notizie per l'economia europea (13 agosto 2009). A sorpresa, nel secondo trimestre dell'anno, il prodotto interno lordo di Francia e Germania è tornato positivo facendo sperare in una uscita più rapida dalla recessione rispetto a quanto confermato dalla Bce (ripresa economica a partire da metà 2010). Nel contempo, la stessa Banca centrale rilancia l'allarme occupazione nella zona euro mentre Eurostat comunica che il calo del Pil nell'Ue da -2,4 del 1° trimestre è stato pari a -0,3; in frenata anche la discesa dell'eurozona, a -0,1%. Anche l'Italia ha rallentato la sua caduta: nel secondo trimestre, secondo i dati, il Pil ha perso mezzo punto contro il 2,7 % dei primi tre mesi del 2009. Quanto al tasso di disoccupazione nell'eurozona, la prima parte dell'anno ha fatto segnare un chiaro aumento, crescendo per il terzo trimestre consecutivo: ci si attende ora un incremento della disoccupazione fino al 9,7% nel 2009, ed il tasso crescerà al 10,9% nel 2010.
BCE - Ripresa lenta, ma graduale (10 settembre 2009).
Il Pil mondiale si ridurrà in media dell'1,2% nel 2009 ma aumenterà del 2,7% nel 2010. È quanto sostiene la Bce nel bollettino mensile di settembre, nel quale si sottolinea come «le prospettive per l'economia mondiale continuano a risentire della crisi finanziaria». Tuttavia, rileva l'Istituto di Francoforte, «dopo il crollo senza precedenti del commercio internazionale al volgere dell'anno, si stima che la crescita mondiale si sia riportata su valori positivi nel secondo trimestre del 2009 e, secondo le attese, dovrebbe acquistare lentamente vigore. Nondimeno, tenuto conto della diffusa necessità di ristrutturazione dei bilanci, l'espansione mondiale dovrebbe rimanere moderata nell'orizzonte temporale considerato».
EUROLANDIA - Per quanto riguarda Eurolandia, nel terzo trimestre 2009 il prodotto interno lordo dovrebbe vedere una «ulteriore stabilizzazione» dopo il calo di appena lo 0,1% del secondo. La Bce ribadisce che la «significativa contrazione dell'attività» dovrebbe essere terminata, e si attende ora «un periodo di stabilizzazione e ripresa molto graduale». Nondimeno, rileva l'Istituto di Francoforte, «la ripresa dovrebbe risultare non uniforme, data la natura temporanea di alcuni fattori favorevoli, e alquanto fiacca, considerata la debolezza dell'attività mondiale e l'alto grado di incertezza». Gli investimenti, in particolare, sottolinea la Bce, «dovrebbero contrarsi fino a metà 2010. I consumi privati sarebbero frenati dalla crescente disoccupazione e dal basso livello di fiducia dei consumatori, benché i redditi reali siano sostenuti dall'inflazione contenuta».
DEBITO/PIL - Il rapporto debito/Pil in aumento e le garanzie statali alle aziende rappresentano però una «grave minaccia» per la sostenibilità dei conti pubblici di Eurolandia. Servono perciò «misure di risanamento». L'aggiustamento strutturale dei conti, con la ripresa, «dovrebbe raggiungere almeno l'1% del Pil» secondo l'Eurotower.
DISOCCUPAZIONE - A proposito del mercato del lavoro, «ci si può attendere per i prossimi mesi una serie di ulteriori moderati incrementi del tasso di disoccupazione nell'area dell'euro», dopo che questo ha raggiunto il 9,5% a luglio. La Bce rileva che la disoccupazione «ha continuato ad essere in forte aumento» in alcuni paesi, «specie in Spagna e Francia».
INFLAZIONE - Nell'arco dei prossimi mesi l'inflazione al consumo nell'area dell'euro si dovrebbe riportare su valori moderatamente positivi. L'istituto di Francoforte evidenzia come il tasso di aumento dei prezzi sui dodici mesi sia risultato lievemente negativo ad agosto a causa «principalmente agli effetti base connessi al forte rincaro delle materie prime nel 2008». Su orizzonti temporali più lunghi, rileva ancora la Bce, «ci si attende che l'inflazione si mantenga in territorio positivo e che l'evoluzione complessiva dei prezzi e dei costi risulti attenuata dal perdurante ristagno della domanda nell'area dell'euro e fuori dai suoi confini».
Segnali di ripresa in Francia e in Italia (12 settembre 2009).
Torna a crescere in luglio la produzione industriale, confermando così i segnali di ripresa, avvertiti a partire da aprile, il mese che ha registrato l’interruzione della serie negativa durata quasi un anno. L’incremento dell’1% rilevato dall’Istat non recupera, ovviamente, la forte caduta, pari al 17,5%, che emerge nel raffronto col luglio del 2008. Ma potrebbe rappresentare la definitiva inversione di tendenza come indicano le previsioni formulate dall’Isae, il centro pubblico di ricerca economica, secondo cui nel terzo trimestre 2009 si dovrebbe affermare un incremento della produzione pari al 3,2% con i dati di luglio e soprattutto di agosto che compensano la nuova flessione attesa per settembre. A sostenere l’ottimismo sono arrivati anche i dati sul superindice dell’Ocse, quello che in sostanza misura le tendenze dell’economia e le stime di miglioramento. Ebbene, secondo gli economisti dell’organizzazione parigina emergono «forti segnali di ripresa» in gran parte dei Paesi industrializzati. Tra questi è l’Italia a registrare l’incremento maggiore, con un recupero di 2,7 punti su base mensile e di 8 punti su base annuale. Per l'Italia assieme alla Francia, quindi, l'Ocse prevede una «possibile espansione » dell'economia nei prossimi mesi. Complessivamente il superindice di luglio indica la media delle economie dei Paesi più industrializzati in crescita di 1,5 punti rispetto a giugno 2009 ed in flessione di 1,9 rispetto a luglio di un anno fa. Intanto un nuovo invito alla cautela arriva dal direttore del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, secondo il quale «siamo ancora nella crisi economica anche se vediamo la luce in fondo al tunnel». Lorenzo Bini-Smaghi, del board della Bce, ripete che «non è ancora il momento di sviluppare exit strategy».
Allarme disoccupazione dall'OCSE (16 settembre 2009).
Un allarme sulla disoccupazione arriva dall'OCSE, che ha pubblicato l'Employment Outlook 2009, un rapporto sullo stato del mercato del lavoro dell'area. A tal proposito, il Segretario Generale, Angel Gurria, ha lanciato un appello ai Governi, affinché predispongano le misure necessarie ad evitare che la recessione si trasformi in una crisi di lungo periodo del mercato del lavoro. Gurria ha anche chiesto interventi coordinati da parte degli Stati affinché si evitino differenze con quei Paesi che hanno una maggiore attenzione al sociale. A dispetto dei primi segnali di ripresa, il mercato del lavoro ha evidenziato ulteriori peggioramenti, con un tasso di disoccupazione che ha raggiunto i massimi dalla seconda guerra mondiale all'8,5%. L'OCSE stima anche che la disoccupazione possa lievitare al 10%, con una schiera di disoccupati che si aggirerà sui 57 milioni di senza lavoro. La situazione è critica anche per l'Italia, che sinora ha limitato l'impatto della crisi del mercato del lavoro, rispetto alla media dell'area, con un tasso di disoccupazione attestatosi al 7,4% alla fine di marzo 2009, contro l'8,5% segnato in media dall'OCSE a luglio. L'organizzazione, tuttavia, prevede un forte peggioramento nei prossimi mesi ed i più colpiti saranno i giovani ed i lavoratori temporanei. Il tasso di disoccupazione potrebbe dunque segnare nel 2010 un valore a due cifre. Giovani e precari sono particolarmente colpiti dalla crisi. Come in molti altri paesi, i lavoratori con contratti temporanei e atipici subiscono gran parte dell'aggiustamento occupazionale. Rispetto a un anno prima, nel marzo del 2009 l'Italia aveva perso 261.000 posti di lavoro temporanei o con contratti atipici (inclusi i collaboratori coordinati e continuativi e occasionali), un numero che da solo è superiore all'intera contrazione dell'occupazione registrata nello stesso periodo. Inoltre, i giovani che sono sovra rappresentati in questo tipo di contratti, sono specialmente colpiti. Il tasso di disoccupazione della fascia d'età compresa tra i 15 e i 24 anni è cresciuto di 5 punti percentuali in Italia nell'ultimo anno ed è ora pari al 26,3%.
Il G20 sostituisce il G8. (25 settembre 2009)
Il G20 di Pittsburgh ha fatto storia: durante la cena di lavoro alla Phipps House i leader del G20 hanno deciso di cambiare l'architettura della governance economica mondiale e di dare al G20 un carattere di permanenza che lo porterà a sostituire il G8. «I leader del G20 hanno raggiunto un accordo storico per collocare il G20 al centro dei loro sforzi per costruire una ripresa stabile – recita un comunicato della casa Bianca rilasciato dopo la cena di lavoro – servirà per lavorare insieme e per evitare allo stesso tempo la fragilità finanziarie che hanno portato alla crisi....da oggi il G20 diventa il principale foro per la cooperazione economica internazionale....». Il Comunicato a partire dal titolo « La creazione di una architettura economica internazionale per il Ventunesimo secolo», non poteva essere più chiaro: segna l'inizio di un nuovo approccio alla governance economica globale e la fine del ruolo del G8 economico e dell'ordine economico come l'abbiamo conosciuto finora. Non più soltanto gestione della crisi, che appare ormai superata nelle sue componenti più serie, ma una missione di coordinamento macroeconomico per rafforzare i processi di crescita e per eliminare gli squilibri macroeconomici strutturali, l'identificazione di nuove regole per il settore finanziario e la riforma delle grandi istituzioni multilaterali come Fondo Monetario o Banca Mondiale. I 20 chiedono in particolare una maggiore apertura di Fondo Monetario e Banca Mondiale agli emergenti e l'aggiunta del Financial Stability Board guidato a Mario Draghi come punto di riferimento per il controllo delle nuove regole, omogenee e verificabili per tutti. Fra queste, rafforzamento dei parametri di capitale delle banche, controllo degli stipendi in funzione del rischio. Infine il comunicato indica il Global Forum come il principale veicolo per promuovere una maggiore trasparenza fiscale internazionale.
Disoccupazione in Europa (30 settembre 2009)
La crisi sta mostrando il suo volto peggiore sul fronte del mondo del lavoro. Nei Paesi dell'area Euro il tasso di disoccupazione continua a crescere senza freni ed ad agosto ha raggiunto il 9,6%, dal 9,5% di luglio, toccando il livello più alto degli ultimi 10 anni, ossia dal marzo del 1999. Lo comunica l'Eurostat evidenziando che solo un anno prima, ossia nell'agosto del 2008 il tasso dei senza lavoro era del 7,6%. Nell'Ue-27 il tasso è stato del 9,1%, anch'esso in aumento rispetto al 9% di luglio e al 7% dell'agosto 2008. In questo caso è il tasso più elevato mai registrato dal marzo 2004. Tra gli Stati membri, il tasso più basso di disoccupazione è quello registrato nei Paesi Bassi (3,5%) e in Austria (4,7%), mentre quello più elevato resta in Spagna (18,9%) e in Lettonia (18,3%). Su base annua, tutti i Paesi Ue, rileva Eurostat, hanno visto un aumento della disoccupazione: il tasso più basso di crescita è quello registrato in Belgio (dal 7,5% al 7,9%) e in Germania (dal 7,2 al 7,7%), i più significativi aumenti sono invece quelli di Lettonia (dal 7,4% al 18,3%) e di Estonia (dal 4,1% al 13,3%). Sempre su base annua, il tasso di senza lavoro tra gli uomini è aumentato dal 7% al 9,4% nella zona dell'euro e dal 6,7% al 9,1% nell'Unione europea. Per le donne invece la crescita è stata dall'8,3% al 9,8% nella zona dell'euro e dal 7,5% al 9% nell'Ue-27. Quanto ai giovani con meno di 25 anni, il tasso di disoccupati in agosto era del 19,7% nella zona dell'euro e del 19,8% nell'Ue. Un anno fa era invece rispettivamente del 15,6% e del 15,5%.

Eugenio Caruso

Luglio - settembre 2009

Per un approfondimento su come l'Italia sia arrivata al limite del baratro si rimanda al successo editoriale
E. Caruso, L'estinzione dei dinosauri di stato.

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