Sargon e il primo impero della storia dell'uomo.


Platone afferma non esserci alcun re che non sia discendente da schiavi e nessuno schiavo che non sia discendente da re.
Seneca Lettere morali a Lucilio


In questo sito, abbiamo illustrato vita, caratteristiche e comportamenti di grandi personaggi della storia, come Cesare, Alessandro Magno, Marco Aurelio, Sun Tzu, Carlo V d'Asburgo, Nabucodonosor, Elisabetta I, Carlo Magno, Hammurabi, Pietro I di Russia, Caterina la Grande, Gengis Khan, quali figure emblematiche da tenere come modelli perchè ritengo che coloro che hanno lasciato una traccia significativa nel corso della storia abbiano qualcosa da insegnare, a tutti non solo agli imprenditori. Voglio introdurre la figura di Sargon re di Akkad, perchè fu lui a creare il primo impero della storia dell'uomo e può essere considerato l'archetipo del grande personaggio salvato dalle acque, come Mosè, Giuseppe, Ciro o Romolo.
Sargon di Akkad (akkadico Sharru-kin, "il re vero, legittimo"), noto come Sargon il Grande fu re dell'Impero akkadico dal 2335 a.C. al 2279 a.C. e fondatore della dinastia di Akkad. Il vasto impero di Sargon si estendeva dall'Elam fino al mar Mediterraneo, includendo la Mesopotamia e parti dell'Anatolia. Governò dalla sua capitale, Akkad, il cui sito non è stato ancora individuato. Sebbene non sia direttamente provato (ma così riportano fonti successive), Sargon avrebbe assunto il titolo di "re delle quattro parti", cioè re dell'intero mondo conosciuto, il che comportò un deciso cambio di strategia comunicazionale, con la cosciente assunzione di implicazioni religiose, attestate anche sul piano dell'arte figurativa pubblica. Tale titolo, infatti, fino ad allora era stato attribuito solo alle divinità. Si dovrà risalire ad Augusto, duemilacinquecento anni dopo, per assistere alla divinizzazione di un imperatore.

Occorre ricordare che gli akkadi erano presenti in Mesopotamia fin dal proto-dinastico II e III (2750-2350 a.C.), soprattutto nella Media Mesopotamia (che poi prenderà il nome di Akkad). Gli akkadi erano una popolazione nomade, proveniente, secondo la tradizione, dal deserto siro-arabico: si tratta della prima popolazione semita che abbia lasciato una documentazione testuale. Gli akkadi rappresentano la manifestazione storica di una coabitazione, in ambito mesopotamico, di popolazioni semite e sumere, coabitazione che risale almeno al IV millennio a.C., E' anche possibile che i sumeri, nell'ipotesi che siano giunti in Mesopotamia da una località diversa (presumibilmente i monti Zagros), abbiano trovato in loco popolazioni "camitosemitiche". Con l'emergere politico di Akkad si ha una decisa esposizione documentale dell'elemento semitico; il suo prevalere geopolitico potrebbe essere stato determinato da una preminenza demografica, che nel corso del tempo avrebbe determinato la sparizione o assorbimento dell'elemento sumerico.

sargon

Testa in bronzo, probabilmente di Sargon

I documenti storici, cioè le iscrizioni su stele o su statua, relativi a Sargon ci sono pervenuti in copie. Tali copie, in gran parte esercitazioni scolastiche effettuate sugli originali, che erano esposti nel tempio del dio Enlil a Nippur, sono da collocarsi essenzialmente nel periodo paleo-babilonese. Da esse vediamo che Sargon appare sulla scena politica come “re di Kiš”, una città della Mesopotamia centrale. Questo è il titolo che egli porta prima di quello di “re di Akkad”. La sua azione militare, che parte dal possesso della città di Kiš, fino alla creazione dell'impero, si attua in tre fasi, non certo del tutto pianificate nell’intenzione di Sargon, ma comunque rese necessarie dalla contingenza politica e storica del tempo. Nella prima fase egli sconfigge Lugalzaggesi re di Uruk e gli altri re delle città sudmesopotamiche per un totale, ci dice lo stesso Sargon, di 50 re, sconfitti in 34 battaglie. Per quanto possa essere esagerata una simile cifra la situazione appare chiara: Sargon è riuscito a conquistare il sud della Mesopotamia, unificandolo sotto il dominio prima della città di Kiš e poi, dopo la sua fondazione, della città di Akkad.. La seconda fase della storia dell’espansione di Akkad vede Sargon tentare con successo l’assestamento commerciale del regno su lunghe distanze. Così egli farà attraccare al porto fluviale di Akkad, navi provenienti da regioni lontane: Dilmun (Barain), Magan (Oman), Melukhkha (forse Eritrea o Nubia o la città indiana di Harappa); la Mesopotamia è povera di materie prime e, pertanto, deve farle arrivare da lontano. Verso nord invece Sargon arriva fino a Tuttul, una città posta sull’Eufrate a mezza strada tra Mari e Kiš, e qui, grazie al dio Dagan, secondo le sue iscrizioni, può accedere alle risorse fornitegli da Mari stessa, Yarmuta (altra città siriana) ed Ebla. Inoltre, e forse fatto di maggiore importanza, Sargon riceve l’assoggettamento del “paese alto” (la Mesopotamia del medio Eufrate) fino alla “foresta di cedri” (il monte Amano) e alle “montagne di argento” (il Tauro). Il controllo di Sargon, seppur, in alcuni casi, solo commerciale, ma che è molto simile a un protettorato, si estende dunque veramente da un mare all’altro. Infine la terza fase del suo regno vede il re riprendere l’azione militare, confliggere l’Elam, una potente confederazione di piccoli stati posta ad oriente della Mesopotamia, nella zona dell’attuale Iran del sud, e Baraši, da collocarsi ancora più nell’interno del territorio iraniano, molto vicino all’attuale Pakistan. Segue un periodo di stabilizzazione delle conquiste, ma la situazione rimarrà aperta e incerta ancora a lungo, soprattutto nei confronti dell’Elam. Qui si ferma l’azione del re di Akkad e finiscono pure le informazioni in nostro possesso. Dopo un regno stimato di circa 56 anni (dal 2335 al 2279 a.C.) il grande re scompare lasciando il campo ai suoi figli e ai suoi nipoti. Considerando che non si verificarono conflitti per la successione è ragionevole pensare che Sargon abbia pianificato, prima della morte, le regole della successione. Il primogenito Rimush (2278-2270 circa a.C.) rimane sul trono per circa dieci anni. Egli interviene due volte per sedare le ribelli città sumeriche di Ur, Lagash, Umma e Kazallu sobillate dall’Elam. Inoltre attacca la coalizione formata da Elam-Barakhshi-Zakhara e vince una battaglia tra Susa ed Awan. Il secondogenito Manishtushu (2269-2255 circa a.C.) si preoccupa soprattutto di salvaguardare gli interessi commerciali che Akkad possiede nell’altopiano iranico (miniere d’argento e cave di diorite). Naram-Sin (2254-2218 circa a.C.), figlio di Manishtushu, porta i confini dell'impero ai massimi livelli di espansione: i confini del suo impero spaziano dal Mare Superiore (Mar Mediterraneo) al Mare Inferiore (Golfo Persico).

"""Io sono Sargon, re potente, re di Akkad. Mia madre era una (sacerdotessa) – enitum; mio padre non (l’)ho conosciuto. Il fratello di mio padre abitava nei monti. La mia città era Azupiranu, posta sulle rive dell’Eufrate. Mia madre, una enitum, mi concepì (e) mi partorì di nascosto. Mi pose in un cesto di giunchi (e) ne sigillò con bitume l’apertura. (Poi) mi abbandonò a un corso d’acqua che non avesse a sopraffar(mi). Il fiume mi prese (e) mi trasportò in presenza dell’acquaiolo Aqqi. L’acquaiolo Aqqi mi tirò su mentre attingeva col secchio. L’acquaiolo Aqqi mi allevò come figlio suo. L’acquaiolo Aqqi mi ingaggiò come suo giardiniere. Mentre facevo il giardiniere, Ishtar mi concesse il suo amore e .... [Per X +] 4 anni io esercitai il potere regale. Gli [uo]mini, le teste nere, signoreggiai (e) gover[nai]. [Montagn]e imponenti con asce di bronzo atter[rai]. Scalai i monti (più) alt[i]. Attraversai i monti (più) bas[si]. [Ai paes]i del mare girai intorno tre volte. Dilmun conqui[stò la mia mano]? [All]a grande (città di) Der [salii] (e) …………….. [Ka]zallu? annientai e ……………………………. [Og]ni re che salga (al potere) dopo di me, . …………………………………………………….. gli [uo]mini, le teste nere, possa sign[oreggiare (e) governare]! [Mon]tagne imponenti con as[ce di bronzo possa atterrare]! [Possa sc]alare i monti (più) alti! [Possa attraversare i monti (più) bassi]! [Ai pae]si? del mare possa girare intorno tre volte! [Dilmun possa conquistare la sua mano]! [Alla] grande (città di) Der possa salire e [possa ………] [ …… ] dalla mia città di Acc[ad …....."""
È con questa celebre iscrizione che lo stesso Sargon copre con un alone di mistero e leggenda la sua nascita.

Egli è stato il fondatore di un vero e proprio impero, ma questa pagina di storia non può essere letta senza scorrere le pagine precedenti. Sargon stabilisce il suo primato di conquistatore e di governante perché la terra in cui opera è anch’essa un primato storico e unico; essa ha creato le condizioni per la conquista e il governo. Circa 4.000 anni a.C. l’uomo cacciatore e agricoltore si trasforma in "cittadino", nell’arco di centinaia di anni inventa la ruota e la scrittura e inizia a praticare la matematica, l’astronomia e la metallurgia. Il luogo dove sorgono le prime città è l’antica Mesopotamia, una pianura fertile tra i fiumi Tigri ed Eufrate dove oggi si estende l'Iraq. Quella civiltà si chiamò Sumer. Il termine sumero è in realtà il nome dato dagli akkadi. I sumeri, infatti, chiamavano se stessi sag-giga, letteralmente "la gente dalla testa nera" e la loro terra Ki-en-gi, "luogo dei signori civilizzati". La parola accadica Šumer (Sumer) utilizzata per indicare la terra dei sumeri rappresenta, forse, Ki-en-gi in qualche dialetto; resta comunque un mistero del perchè gli akkadi abbiano chiamato questa terra Šumer. Il biblico Shinar, l'egiziano Sngr e l'ittito Šanhar(a) potrebbero essere delle varianti occidentali per la parola Šumer.
Sargon non avrebbe potuto conquistare le prime città se i sumeri non avessero avviato le fasi di urbanizzazione sin dal IV millennio aC. Tra l’11.000 e il 4000 a.C. l’uomo conduceva un’esistenza nomade. La popolazione crebbe rapidamente, poi, dal 3800 a.C., circa, una serie di sviluppi portarono all’avvento di una nuova élite di uomini civilizzati. Proprio in questa regione, nella terra tra il Tigri e l'Eufrate, sorse, attorno al 3000 a.C., la prima grande città della storia dell’umanità. È Uruk la sede del primo Stato organizzato.
Dai sumeri non ereditiamo solo città, ma imponenti monumenti architettonici e innumerevoli documenti scritti. A loro si devono i primi rudimenti di matematica, astronomia, astrologia con una vasta influenza sull’Occidente: alla Mesopotamia dobbiamo anche la suddivisione del tempo in settimane e del cerchio in spicchi di 360 gradi e l’introduzione di longitudine e latitudine, come coordinate per la navigazione. Sviluppano anche una scienza medica raffinata che influenzerà profondamente la medicina delle culture occidentali. Lo stesso si può dire nel campo della religione, dell’arte e della scrittura, grazie al ritrovamento di numerose iscrizioni in cui appare evidente che gli abitanti della Mesopotamia avevano redatto cronache storiografiche; essi avevano conservato informazioni e notizie sotto forma di scritture cuneiformi incise su tavolette d’argilla. Dopo secoli di traduzioni di testi sumerici, gli studiosi non hanno mai trovato parole prese a prestito o indicazioni di sistemi di scrittura precedenti. L’invenzione della scrittura è dunque tutta dei sumeri. Sono enormi le difficoltà di ricostruzione della storia e delle acquisizioni di questo popolo, di cui restano ignote sia le origini che l’appartenenza etnica; le stesse fonti di ricerca sono per lo più affidate agli scavi e alla filologia su testi o frammenti antichi. L’archeologia e la documentazione degli archivi cuneiformi ci permettono di ricostruire le tappe principali di questo percorso e di intravedere alcuni momenti della vita quotidiana, del fervore dei commerci e degli scambi, dell’attività letteraria e scientifica, della grande capacità inventiva artistica, architettonica e tecnologica di questa civiltà. La storia, la cultura e l’arte della Mesopotamia si basano essenzialmente sulla documentazione archeologica e sui testi cuneiformi.

sumer

Il territorio tra il Tigri e l'Eufrate

Tutto questo è e sarà la Mesopotamia, non tanto un popolo ma una terra-madre gravida di civiltà e popolazioni in movimento nei millenni: sumeri, akkadi, assiri, amorrei, hurriti, cassiti, babilonesi, persiani, ecc., con tracce che risalgono fino al Paleolitico del 300.000 a.C. Un angolo del pianeta tra i più fertili dell’antichità, fulcro delle principali vie di comunicazione con l’Egitto, il Mediterraneo e l’Asia. Ecco perché culla della civiltà: perché luogo naturale di un primordiale sviluppo demografico ed economico.
Con i sumeri dunque gli uomini si urbanizzano e si organizzano in città-stato (Uruk, Ur, Lagash, Erech) costantemente in lotta tra loro ed esposte alla pressione delle migrazioni orientali. Abbiamo così le tracce della prima documentazione sulla materia del fare la guerra che risale al IV millennio a.C., quando troviamo raffigurate sulle impronte di sigillo, ritrovate a Uruk e Susa, scene di guerra e di cattura di prigionieri; le armi della caccia e della guerra sono essenzialmente: arco, frecce e lunghe lance. Nel corso del III millennio, i sumeri, introducono le armi in bronzo – come spade, asce ed elmi – e il carro.
In questo quadro si inseriscono gli akkadi di Sargon che riuscirà a sottomettere i sumeri e inglobare in un impero unitario, gran parte dei territori della Mesopotamia.
È grazie alla scrittura, e all’archeologia, che siamo a conoscenza dei successi di questo monarca incisi su tavolette e definito “Re di Akkad, Re di Kiš” che in battaglia ha sconfitto le città di “Uruk, Ur e Lagash”. Ecco il passaggio che illustra la conquista delle città sumeriche.
"""Sargon, re di Akkad, sovraintendente di Ishtar, re di Kiš, sacerdote consacrato di Anu, re della regione, grande vicario di Enlil, soggiogò Uruk e ne distrusse le mura; nella battaglia con gli abitanti di Uruk fu vittorioso; Lugalzaggisi, re di Uruk, catturò in battaglia; lo pose in ceppi dinnanzi alla porta di Enlil. Sargon, re di Akkad, nella battaglia con gli abitanti di Ur fu vittorioso; ne soggiogò la città e ne distrusse le mura. Soggiogò E-Ninmar, ne distrusse le mura, ne conquistò il territorio da Lagash fino al mare; nel mare lavò le sue armi. Nella battaglia con gli abitanti di Umma fu vittorioso; ne soggiogò la città e ne distrusse le mura. A Sargon, re della regione, Enlil non diede alcun oppositore; la regione del mare superiore al mare inferiore Enlil gli concesse."""
Se i sumeri hanno creato il senso della comunità civile, Sargon ne è l’evoluzione verso il senso dell’ordine e dell’aggregazione politica ed economica. Egli ha quindi in sé l’idea di unità e di impero che non può che realizzare attraverso la guerra, un nuovo modo di fare la guerra, attraverso l’arte poliorcetica di assedio ed espugnazione di città fortificate. Sargon il Grande fu un vero eroe e un modello da imitare per i sovrani antichi dell’area centro asiatica, così come Alessandro Magno lo sarebbe stato per i conquistatori greco-romani. È difficile stabilire quali fossero le sue tattiche e le sue strategie. Possiamo supporre che i suoi rapidi movimenti e la sua alacre attività militare fossero assecondati da eserciti relativamente poco numerosi, ma dotati di notevole mobilità, impressione confermata da una delle sue iscrizioni, nella quale si attesta che 5.400 uomini mangiavano con lui; quello che è certo è che le sue truppe erano dotate di arco e giavellotto, e apparivano assai più dinamiche di quelle sumeriche, pesantemente corazzate. Oltrecchè l'ideatore del concetto di impero fu forse il primo ad adottare le tecniche della guerra lampo. Fu certamente un comandante dotato di grande carisma, determinato e con un’alta concezione di sé, in grado di trasmettere grande sicurezza ai propri uomini, ricavandone il massimo impegno in battaglia e nel corso di una campagna. Abile nell’arte poliorcetica, si suppone che abbia fatto largo uso di macchine ossidionali nel corso dei suoi tanti assedi, in particolar modo gli arieti, di cui si valse per abbattere le mura delle imponenti città sumeriche.
Tutto questo nella storia di Sumer e della Mesopotamia ha un impatto enorme. Il significato della dinastia di Akkad nell’ultimo quarto del III millennio fu tale che i popoli posteriori ne conservarono un ricordo indelebile. Popolazioni e sovrani post akkadici guarderanno tutti all'età dell'oro del grande impero sargoniano. Nabonedo, figlio di Nabucodonosor, più di mille e ottocento anni dopo, si vanta di essere risalito, con la sua opera di ricostruzione di edifici antichi fino all'epoca di Sargon il Grande. In generale ogni città aveva una propria divinità e la città stessa cresceva circolarmente attorno al santuario che era considerato area sacra e che conservava traccia del sovrano che lo aveva costruito o abbellito. Moltissime infatti sono le testimonianze che si rifanno alle gloriose gesta soprattutto di due dei sovrani più importanti della dinastia: Sargon, il fondatore, e suo nipote Naram-sin. Il primo immortalato per aver creato il primo impero semitico della storia, il secondo per averlo consolidato e portato al massimo splendore.

Non sappiamo come da modesto giardiniere di un venditore di brocche sia diventato re di Kiš; ma, una volta al potere, l’operazione chiave per la realizzazione dell'impero è rivolta contro il re di Uruk, Lugalzaggisi, sorpreso in un attacco mentre è ancora impegnato ad allestire un esercito. Quel che è certo è che lo scontro diede la vittoria a Sargon, che poté catturare Lugalzaggisi e condurlo in maniera umiliante, sotto giogo, a Nippur (la città sacra di Enlil), dove lo fece sfilare per le vie della città. Ed è proprio dalle copie di iscrizioni originali rinvenute nella città di Nippur che si può ricostruire il percorso politico e militare del fondatore della nuova dinastia. Infatti Sargon non si ferma ad Uruk, ma in una serie di battaglie poliorcetiche espugna Ur, Lagash, E-Nimmar e Umma, di cui rade al suolo le mura: a quel punto, Sargon ha sotto il controllo l’intero settore mesopotamico a ridosso del Golfo Persico, e può vantarsi, in una delle sue iscrizioni, di essere il padrone del traffico marittimo. La più importante delle conseguenze della sua espansione, infatti, era il possesso delle rotte commerciali oltremare, che arricchisce il suo regno e gli permette di guardare anche oltre.
Non solo, quindi, dominio per il dominio ma unità politica e territoriale che intensifica i commerci, gli scambi e l’apertura di nuove rotte terrestri e marittime giacché Sargon non si ferma alle città sumeriche, ma prosegue, entrando in contatto con altre civiltà. Il nuovo re non si accontenta delle vittorie militari, a capo delle città conquistate egli pone governatori di Akkad, instaurando per la prima volta un sistema politico e amministrativo che autorizza gli studiosi a parlare del suo regno come del primo tentativo di costituzione di un impero.
Nella sua guerra di conquista, risale il corso dell’Eufrate conquistando città nei territori dell’odierna Bagdad, poi procede in pieno territorio siriano fino a Ebla e i monti dell’Amano; e ancora sulla costa libanese, in Anatolia e Cappadocia, nel Mediterraneo fino a Creta, nella valle del Tigri e in territorio iraniano. Tutto questo con eccidi, stragi di massa, affrontando terribili calamità naturali, fa dire al re in un ’iscrizione
"""Ora, ogni re che vuole chiamarsi mio eguale, dovunque io andai, che ci vada""".
Per la prima volta tra i titoli di un sovrano compare quello di re della totalità, e i confini del suo dominio, così come vengono indicati in un testo posteriore, si identificarono con i quattro punti cardinali: il Nord rappresentato dal mare superiore, il Sud dal mare inferiore, l’Est dall’Elam e l’Ovest dalla Siria-Palestina.
Tuttavia la vastità dell’impero di Sargon è anche la sua debolezza per via di continue migrazioni di popoli asiatici occidentali che causano disordini e instabilità interna. Infatti “sul finire del suo regno, che si estendeva ormai, a est, fino allo Zagros e al Golfo Persico, a ovest al Tauro e al Mediterraneo, Sargon fu costretto ad affrontare una serie di rivolte non si sa in quali territori. Nonostante l’età avanzata se la cavò egregiamente. È però chiaro che non estinse del tutto i focolai di ribellione, poiché i suoi figli, che gli succedettero sul trono akkadico, inaugurarono i loro rispettivi regni con campagne per sedare varie ribellioni.

Oggi conserviamo una testimonianza di fantasia sugli avvenimenti che avrebbero portato al crollo dell’impero di Akkad. Si tratta di un testo letterario di circa duecentottanta versi intitolato la Maledizione di Akkad, scritto da un poeta-sacerdote che ha vissuto durante il periodo della Terza Dinastia di Ur (2112-2004 circa a.C.). Costui narra i fatti in chiave antiakkadica senza nascondere la sua antipatia nei confronti dei semiti e soprattutto sottolineando che il destino di Akkad era già stato stabilito da un incollerito dio Enlil nei confronti del re Naram-Sin (quarto re della dinastia) accusato di aver profanato la sua sacra dimora, l’Ekur, nella città di Nippur. Ecco una sintesi di alcune parti importanti della Maledizione di Akkad. Questo brano dimostra come i pamphlet politici erano già attivi e vivaci più di quattromila anni fa.
E’ stato Enlil a conferire la regalità di Akkad a Sargon, dopo aver decretato l’annientamento di Kish e di Uruk.
Divenuto re, Sargon ha potuto fare di Akkad una città gloriosa e prospera e darle potere su tutto il mondo, grazie alla benevolenza della dea Inanna. Questa fu la situazione straordinariamente favorevole in cui si trovò Naram-Sin al momento di salire al trono:
Tutto il paese viveva in piena sicurezza, il suo popolo mostrava solo felicità, il suo re (e) pastore Naram-Sin si ergeva come il sole sul trono di Akkad, le cui mura s’innalzavano verso il cielo come montagne e le cui porte, simili al Tigri convogliate le acque nel mare, venivano aperte da Inanna (per l’ingresso di ogni bene). I sumeri a stento vi conducevano le navi (sovraccariche di beni). I martu (amorrei), ignari di tutti i cereali, vi arrecavano buoi perfetti e montoni perfetti. Gli abitanti del Paese Nero di Melukhkha vi portavano le mercanzie dei paesi stranieri. Gli elamiti e i subarei vi trasportavano (ogni) merce con asini carichi di sacchi. I grandi amministratori dell’ensi, esercitanti il controllo sul Gu-edenna, portavano (ad Akkad) le offerte mensili e quelle per il Nuovo Anno. Ma ecco cambiarsi improvvisamente la scena: Ma quale prostrazione nel palazzo di Akkad! La santa Inanna non accettò i suoi doni: come il figlio … di un principe essa non spartì le sue ricchezze!
La dea, in accordo, come sembra di capire, con il volere di Enlil, abbandona il suo santuario di Akkad, l’E’ulmash, e assume un atteggiamento ostile verso la città.
Anche gli dèi Ninurta, Utu ed Enki tolgono i loro favori alla città rendendola debole e povera.
In un primo momento Naram-sin si rassegna umilmente al cambiamento, anche perché ha avuto una misteriosa visione riguardante l’Ekur.
Ma, dopo sette anni, il re si reca allo Ekur di Nippur per ottenere un oracolo. Non avendolo però ottenuto, muta in diffidenza la sua precedente umile rassegnazione e procede alla devastazione e al saccheggio completo dell’Ekur assieme alle sue truppe. Ecco gli ultimi versi del brano:
Calcò in borse il suo oro.
Calcò in sacchi di cuoio il suo argento.
Ammucchiò sul suolo il suo rame come pile di grano pronte per il trasporto.
Il suo argento venne rielaborato dall’argentiere.
Le sue pietre preziose vennero rielaborate dal gioielliere.
Il suo rame venne ribattuto dal ramaio.
Sebbene non si trattasse dei beni di una città distrutta (in guerra), egli (Naram-sin) fece attraccare grandi navi al molo della ‘casa’, fece attraccare grandi navi al molo della ‘casa’ di Enlil e fece trasportare (ad Akkad) i beni della città.
Allora Enlil decide di vendicare l’oltraggio del suo tempio chiamando a Nippur (e in Sumer) i gutei i quali calano dalla montagna come un esercito di locuste e bloccano ogni via di comunicazione per terra e per mare.
Si descrive la desolazione di Nippur e Sumer. Alle grida di dolore della gente Enlil non presta attenzione, si ritira anzi nella sua cella per riposare.
Intervengono allora gli dèi principali Sin, Enki, Inanna, Ninurta, Ishkur e Utu (rispettivi protettori di Ur, Eridu, Uruk, Nippur, Ennegi e Larsa) e inoltre Nidaba (protettrice delle messi e della scrittura) e Nusku (il noto vizir di Enlil nell’Ekur), per portare Enlil a più miti consigli e salvare Sumer dall’intera distruzione. A tale scopo pronunciano una terribile maledizione su Akkad, alla quale augurano una sorte peggiore di quella di Nippur.
Gli ultimi versi, posti direttamente sulla bocca del poeta, descrivono l’attuazione della maledizione, riprendendo il frasario della maledizione stessa. L’ultimo… suona:
Akkad è distrutta! Sia lode a Inanna!
La Maledizione di Akkad è una pura speculazione poetica perchè, nella realtà, con Naram-Sin, Akkad raggiunge il massimo splendore e dopo di lui regnarono ben 7altri re prima del collasso dell'impero.

mesopotamia

La Mesopotamia nel 2.400 A.C.

LOGO Eugenio Caruso - 26 febbraio 2014



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