Thomas Mann, che descrisse la decadenza della borghesia della sua epoca.

«Umana cosa è aver compassione degli afflitti; e come che a ciascuna persona stea bene, a coloro è massimamente richiesto, li quali già hanno di conforto avuto mestiere, et hannol trovato in alcuni: fra’ quali, se alcuno mai n’ebbe bisogno, o gli fu caro, o già ne ricevette piacere, io son uno di quegli.»
(Giovanni Boccaccio, Decameron, Proemio)

GRANDI PERSONAGGI STORICI Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona. In questa sottosezione figurano i grandi poeti e letterati che ci hanno donato momenti di grande felicità.

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Thomas Mann nel 1929

Paul Thomas Mann, semplicemente noto come Thomas Mann (Lubecca, 6 giugno 1875 – Zurigo, 12 agosto 1955), è stato uno scrittore e saggista tedesco. Dopo la morte del padre si trasferisce prima a Monaco di Baviera con la famiglia, poi soggiorna con il fratello a Roma e Palestrina. Tornato a Monaco, lavora nella redazione del Simplicissimus, ma presto si dedica esclusivamente alla letteratura. Il primo dopoguerra segna la sua definitiva affermazione, fino a diventare il massimo rappresentante della letteratura tedesca. Nel 1929 vince il Premio Nobel per la letteratura principalmente per i suoi grandi romanzi I Buddenbrook e La montagna incantata” e pochi anni dopo decide di lasciare la Germania per trasferirsi prima nei Paesi Bassi e in seguito negli Stati Uniti dove rimane fino al 1952 per poi spostarsi in Svizzera.
Thomas Mann nacque a Lubecca, in Germania, secondogenito di Thomas Johann Heinrich Mann, senatore e facoltoso commerciante, e di Júlia da Silva Bruhns, nata da padre tedesco e madre brasiliana, a Paraty in Brasile, ma emigrata in Germania all'età di sette anni. Nonostante la confessione cattolica della madre, Mann venne battezzato secondo la fede luterana del padre. Il piccolo passava l'estate a Travemünde, sul Baltico, dove già dava spazio alla propria indole sognatrice immerso nella bellezza del luogo. Una certa indipendenza spirituale gli fece frequentare la scuola con disinteresse, preferendo dedicarsi a letture e studi personali e lasciando da parte le esigenze didattiche. Frequentò le scuole a indirizzo commerciale del Katharineum, a Lubecca, dato che il padre voleva un successore per l'impresa familiare. Negli stessi anni Thomas scrisse i primi racconti e le prime poesie, alcune delle quali dedicate all'amico Armin Martens, immortalato nelle pagine del Tonio Kröger con il nome di Hans Hansen, e altre, d'amore, a una compagna bruna di cui non seppe più nulla.
Nel 1892 il padre morì, la ditta di famiglia fu liquidata e la madre si trasferì a Monaco di Baviera con i figli (Mann aveva due fratelli e due sorelle) mentre Thomas rimase ancora due anni a Lubecca, a "dozzina" da un professore, per completare gli studi. Mann raggiunse quindi la famiglia nella città bavarese, per dimorarvi fino al 1933. Fratello minore di Heinrich Mann, anch'egli scrittore, si dedicò fin da giovanissimo anche al giornalismo, scrivendo nel 1893 schizzi di prosa e saggi per la rivista scolastica Der Frühlingssturm (La tempesta primaverile) da lui coedita. Nel 1894 entrò in una compagnia di assicurazioni ma nel tempo libero continuava a scrivere: nacque così il primo racconto, Gefallen, pubblicato sulla prestigiosa rivista Gesellschaft e capace di suscitare l'ammirazione di Richard Dehmel, rinomato poeta che lo spronò a continuare nell'attività letteraria e gli rimase amico fino alla morte. Nel 1895, dopo un solo anno di lavoro, decise di rinunciare alla professione borghese e dedicarsi ai propri interessi a tempo pieno. D'accordo con Dehmel, si iscrisse all'università e al politecnico di Monaco con l'intenzione di diventare giornalista, compagno di quel Koch-Weser che sarebbe diventato Ministro dell'Interno. In questo periodo cominciò a frequentare i caffè assieme ad alcuni giovani intellettuali, e fu così che conobbe anche insigni rappresentanti della cultura tedesca, che di tanto in tanto si univano alla compagnia. Mann amava anche recitare: quando Ernst von Wolzogen mise in scena L'anitra selvatica di Ibsen, Thomas interpretò la parte del commerciante Werle.

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La Buddenbrookhaus nel 1870. Casa natale dello scrittore


Dato che il fratello Heinrich risiedeva a Roma, decise di raggiungerlo e di passare con lui l'estate a Palestrina, per poi andare a vivere assieme nell'Urbe, subinquilini di un appartamento di via di Torre Argentina. Rimase a Roma un anno, evitando quasi ogni forma di vita sociale, e dedicandosi esclusivamente alla lettura – di scandinavi e russi in particolare – e alla scrittura, aiutato dal denaro che mensilmente la madre mandava ai due fratelli. Il racconto breve, Il piccolo signor Friedemann (Der kleine Herr Friedemann), concluso già a Monaco, destò l'interesse della casa editrice berlinese S. Fischer Verlag, e fu pubblicato nel 1898. Nel frattempo iniziò anche a lavorare al suo primo romanzo, I Buddenbrook che, pubblicato poi nel 1901, riceverà un notevole successo. Tornato a Monaco, ebbe il primo impiego di rilievo, quando Korfiz Holm lo assunse nella redazione del periodico Simplicissimus, dove lavorò un anno come lettore e correttore. L'11 febbraio 1905 sposò Katharina Pringsheim (Katia), una giovane laureata in chimica, figlia del grande matematico Alfred Pringsheim e nipote della propugnatrice dei diritti delle donne Hedwig Dohm, dalla quale avrà sei figli.
Nel 1929 gli venne conferito il premio Nobel per la letteratura. Nel gennaio del 1933 Mann tenne una celebre conferenza all'Università di Monaco, sua ultima apparizione pubblica in Germania: Dolore e grandezza di Richard Wagner. In quell'occasione lo scrittore – grande appassionato wagneriano – criticò i legami tra il nazismo e l'arte tedesca, dei quali la musica di Wagner sembra il simbolo più autentico. La conferenza infastidì non poco i nazionalisti presenti in sala, proprio nei giorni dell'ascesa di Adolf Hitler al potere. Mann si trasferì immediatamente all'estero, stabilendosi prima a Küsnacht, presso Zurigo, poi negli Stati Uniti d'America, a Pacific Palisades, distretto di Los Angeles, località che già ospitava una nutrita comunità di esuli tedeschi.
Terminata la seconda guerra mondiale, nel 1952 fece ritorno in Europa, ma in Svizzera, non in Germania Ovest, nonostante fosse stato proposto come primo presidente federale. Morì di arteriosclerosi a Kilchberg, presso Zurigo, il 12 agosto del 1955. Fra i numerosi riconoscimenti ottenuti, oltre al Nobel, ricordiamo il Goethe-Preis della città di Francoforte sul Meno e la cittadinanza onoraria della sua città natale.
Opera
Il primo romanzo di Mann, I Buddenbrook, pubblicato all'età di ventisei anni, riscosse immediatamente un notevole successo di pubblico in Germania. Opera dal forte carattere autobiografico, narra della ascesa e caduta di una ricca famiglia di commercianti, seguendone le vicende attraverso diverse generazioni. Anticipando alcuni tratti distintivi di tutta la produzione successiva, all'acuta analisi e descrizione psicologica dei personaggi si affianca una altrettanto attenta osservazione della società e dei suoi mutamenti dagli inizi del diciannovesimo secolo fino all'unificazione. A I Buddenbrook fecero seguito una serie di racconti e novelle, segnati variamente dal tema personale dell'omosessualità irrisolta, tra i quali si ricorda in particolare Tonio Kröger (1903) e La morte a Venezia (1912). Agli anni tra il 1914 e il 1918 risalgono le Considerazioni di un impolitico, lavoro che è stato definito uno dei libri più lucidi e polemici, viscerali e qua e là imbarazzanti, di primo Novecento. Il romanzo La montagna incantata (1924), concepito anch'esso in un primo momento come racconto breve, poi elaborato in un lavoro di più ampio respiro, tratta della formazione umana e spirituale del giovane ingegnere Hans Castorp durante anni di permanenza in un sanatorio sulle Alpi svizzere.
Tra il 1933 e il 1942, Mann pubblicò la tetralogia Giuseppe e i suoi fratelli, ricca rielaborazione della storia di Giuseppe, tratta dalla Genesi, e considerata uno dei suoi lavori più significativi. Con il romanzo Carlotta a Weimar del 1939, Mann ritornò al mondo de I dolori del giovane Werther di Goethe, mentre Doctor Faustus, del 1947, narra la storia del compositore Adrian Leverkühn e della corruzione della cultura tedesca negli anni precedenti la seconda guerra mondiale. Un ultimo grande romanzo, Confessioni del cavaliere d'industria Felix Krull, fu pubblicato incompleto nel 1954 perché rimasto incompiuto alla morte dello scrittore.
Al centro dell'opera di Mann c'è la decadenza della società borghese e il contrasto fra quel mondo e l'artista. Egli avverte i limiti angusti e la mancanza di spiritualità del mondo borghese. Modello fondamentale per Mann fu Goethe che nelle sue opere conciliò la ragione con la fantasia, la vita reale con le esigenze dello spirito. Egli fu anche preciso conoscitore di filosofi e musicisti del suo tempo: Nietzsche, Tolstoj, Freud e Wagner.

«Stava diventando scomodo e penoso conservare tutta quella massa di scritti segreti... molto segreti!» ( T. Mann.)

I corposi Diari di Mann, che coprono un arco di oltre un quarantennio di vita, rivelano le battaglie interiori che l'artista dovette affrontare contro la sua spiccata predisposizione alla pederastia; tema il quale si trovò riflesso più volte nei suoi lavori, in particolare attraverso l'ossessione dell'anziano Aschenbach per il quattordicenne polacco Tadzio nella novella La morte a Venezia. Il libro dell'autore Gilbert Adair The Real Tadzio (2001) descrive come nell'estate del 1911 Mann fosse rimasto al Grand Hotel des Bains al Lido di Venezia in compagnia della moglie Katia Pringsheim e di suo fratello Heinrich Mann, quando fu del tutto improvvisamente rapito dalla figura angelicata di Wladyslaw Moes (diminutivo Wladzio, da cui Tadzio), un ragazzino della nobiltà polacca di 12 anni appena entrato nella fase della pubertà. La biografia di Anthony Heilbut intitolata Thomas Mann: Eros and Literature (1997) ha scoperto - forse per la prima volta compiutamente - la centralità della sessualità, e in particolare della sensibilità omoerotica, nell'opera dello scrittore; in seguito anche il critico tedesco Hermann Kurzke ne approfondirà e svelerà in parte le contorte meccaniche. Nell'inverno del 1889 il giovane Thomas s'invaghì del compagno di scuola Armin Martens e per lui scriverà un gran numero di poesie (di cui in seguito si vergognerà); in quello stesso lasso di tempo si dovette tenere anche il celebre corso di danza immortalato e descritto poi in Tonio Kröger, a cui parteciparono entrambi.
Del pathos di allora sono rimasti alcuni idilli, schizzi ed estatici articoli i quali apparvero sul giornalino scolastico della prima metà del 1893. Giunto in tarda età, quando comincerà a parlare più liberamente di queste cose, svelerà il "segreto": "A lui ho veramente voluto bene. Fu davvero il mio primo amore e non me ne fu mai concesso uno più tenero, più beato e insieme più doloroso... serbo il ricordo di questa passione come un tesoro. Quel sentimento poi si spense, quando il suo charme aveva subito già gravi danni ad opera della pubertà. Gli ho elevato un monumento in Tonio Kroger". Nel frattempo il fratello maggiore Heinrich, raccolte le sue confidenze, risponderà con una serie di lettere offensive rivolte ad amici comuni:

"nella lettura delle sue ultime poesie non ho potuto sottrarmi alla penosa sensazione che in modo analogo mi procura solo August von Platen-Hallermünde, il cavaliere del Santo deretano. Un lirismo dell'amicizia talmente rammollito. Ben triste davvero se fosse un sentimento autentico!".

L'infatuazione per Williram Timpe, dal quale nel cortile del collegio si fa prestare una matita, invece la conosciamo dall'analogo episodio de La montagna incantata; questa avrà una durata maggiore (almeno due anni). Prestito e restituzione sono nel romanzo poetiche mascherature di un rapporto sessuale: "una matita d'argento, con un anello che si doveva spingere in su per vederne uscire la mina rossa". Il 15 dicembre 1950 menziona i "trucioli conservati della matita di Willri".
L'amore senza parole è un motivo che nelle opere di Thomas Mann torna costantemente; Aschenbach non scambia una sola parola col bel Tadzio:

"Soltanto nell'unione umana, là ove non vi sono più parola o non ve ne sono ancora, nello sguardo e nell'abbraccio può trovarsi la felicità, giacché lì soltanto esiste assolutezza, libertà, mistero e profonda assenza d'ogni riguardo. Tutto quel che sta frammezzo è limitato da formalità e convenzioni borghesi... non è il comunicare per parole il mio elemento (prodotto d'una civiltà mediocre). Il mio vero interesse si rivolge alle estreme regioni dei rapporti umani... mentre gli sguardi si accoppiano irresponsabili, con grande lascivia".

Mann era inoltre un amico intimo del violinista e pittore Paul Ehrenberg (fratello di un musicista), per il quale aveva avuto sentimenti di amore romantico almeno fino al 1903 circa; l'attrazione che provava per Ehrenberg, corroborata dalle annotazioni sui quaderni, causò a Mann difficoltà e disagio e potrebbe essere stato un ostacolo alla sua unione con una donna di origini inglesi, Mary Smith, che aveva incontrato a Firenze nel 1901. Con lui sviluppò una complicata amicizia a sfondo omoerotico, che ebbe la sua fase più intensa dal 1900 al 1903; scriverà di

"un'indescrivibil, pura ed insperata felicità del cuore... P. ha il diavolo in corpo!" Nel Diario del 13 settembre 1919 annota: "l'ho amato ed è stato qualcosa di simile ad un amore felice".

«Quando più dimiuisce nell'uomo la potenza generatrice, tanto più decisa diviene la tendenza contro natura. È per questo che di regola consideriamo la pederastia come un vizio delle persone anziane» ( Arthur Schopenhauer, Metafisica dell'amore sessuale)

Nel capitolo XIII della sua biografia, intitolato "Omoerotismo dell'età di mezzo", Hermann Kurzke racconta dell'esitante coming out del celebre autore e inanella tutta una serie di citazione tratte dai Diari. L'autocensura si allenta negli anni 1920, legge - seppur polemicamente - Il ruolo dell'erotismo nella società maschile di Hans Blüher, addirittura firmerà l'appello di Magnus Hirschfeld (leader del primo movimento omosessuale tedesco) per l'abolizione del famigerato Paragrafo 175 che condannava l'omosessualità come se fosse un crimine (vedi la storia dell'omosessualità in Germania); infine lascia ogni freno quando si tratta di pensare e guardare il figlio Klaus appena entrato nell'età dell'adolescenza con occhi di palese "incesto mentale"[22]. Uno come me, è chiaro, non dovrebbe mettere al mondo dei figli (Diario del 20 settembre 1918). Il Diario del periodo attorno al 1920 registra minuziosamentela la forte attrazione che sentiva di provare nei confronti dell'allora figlio tredicenne Klaus Mann, soprannominato "Eissi":

Mi fa piacere avere per figlio un così bel ragazzo (24 dicembre 1918);
Klaus molto aggraziato (20 aprile 1919);
Ho lasciato capire a Klaus la mia inclinazione per lui accarezzandolo... Mi pare che la sua virilità gli crei dei problemi (25 maggio 1920);
Dopo il pasto tenerezze con Eissi (14 giugno 1920);
Nelle conversazioni epistolari viene spesso toccato "l'argomento dell'erotismo tra maschi, come ad esempio in una lunga lettera scritta al proprio corrispondente Carl Maria Weber su questo argomento, mentre sempre il Diario rivela sempre di più:
Klaus, dal quale da qualche tempo mi sento molto attratto (22 giugno 1920);
Innamorato di Klaus in questi giorni (5 luglio 1920);
Eissi, che al momento mi affascina (11 luglio 1920);
Incantato da Eissi, terribilmente grazioso mentre fa il bagno. Trovo molto naturale che io mi innamori di mio figlio... Eissi steso sul letto a leggere, nudo e abbronzato nella parte superiore del corpo, cosa che mi ha turbato... Pare che per me sia proprio finita con le donne (25 luglio 1920);
Ho parlato con lui a letto accarezzandolo, cosa che mi pare gli piaccia (27 luglio 1920);
Ho sentito del chiasso nella stanza dei ragazzi e ho sorpreso Eissi tutto nudo che faceva lo stupido davanti al letto di Golo. Forte impressione del suo splendido corpo non ancora virile. Turbamento (17 ottobre 1920).


Per riuscire a gestire la lotta tra il "dionisiaco e l'apollineo", come lui stesso li definiva rifacendosi a Friedrich Nietzsche, le sue pulsioni omosessuali sono sempre state trasformate in creazioni d'alta letteratura. Come sarà incolpato sarcasticamente dall'avversario di vecchia data Alfred Kerr, critico teatrale e saggista, per aver reso la "pederastia" accettabile per il ceto medio colto; ciò fu fondamentale per poter introdurre il discorso del desiderio tra persone dello stesso sesso nella cultura generale ad un più ampio raggio.

«Eterno amore di ragazzo» (T. Mann)

Nel Doctor Faustus il personaggio di Rudi è "un uomo casto, senza vizi, un uomo puro"; negli appunti preparatori l'autore preciserà:

"abbiamo parlato della condizione precaria di chi non ama andare a donne... Avrei voluto spiegargli ciò che sento per lui, dirgli che questa nostra amicizia agisce su di me come un mezzo per fare pulizia, salvarmi dalla sessualità".

L'amore puro (omoerotico) viene concepito come un modo per redimere l'eterosessualità, la felicità sta nel dolore e al romanzo faustiano è all'arte che viene attribuita la funzione purificatrice. Nel 1950 Mann incontrò poi il cameriere di 19 anni Franz Westermeier, confidando al suo Diario:

"ancora una volta, ancora una volta amore".

Nel 1975, quando i Diari di Mann cominciarono ad essere pubblicati, crearono una curiosità sensazionalistica nazionale in tutta la Germania; l'allora pensionato Westermeier verrà rintracciato negli Stati Uniti: si dirà lusingato di apprendere che era stato l'oggetto dell'ossessione di Mann, ma anche sconvolto per la profondità ed intensità provata dal maturo ed affermato Premio Nobel. Sebbene avesse sempre negato che i suoi romanzi potessero contenere delle componenti di autobiografia, la lettura dei Diari rivela quanto la sua vita fosse stata consumata da una passione non corrisposta e sublimata, il che portò anche ad una rivalutazione del suo lavoro.

La montagna incantata

Mann iniziò a lavorare a La montagna incantata nel 1912, concependo inizialmente il progetto come un racconto breve in cui sviluppare in chiave ironica alcuni dei temi già presenti in La morte a Venezia. L'idea centrale riflette le esperienze ed impressioni relative al soggiorno della moglie, Katia Pringsheim, a quel tempo sofferente di una malattia polmonare, nel sanatorio del dottor Friedrich Jessen a Davos, in Svizzera, durato diversi mesi. Mann le fece visita nel maggio e giugno del 1912, facendo la conoscenza del personale e dei degenti di questo centro medico cosmopolita. Secondo quanto affermato dallo stesso scrittore in un'appendice più tardi aggiunta al volume, l'esperienza fornì il materiale per il primo capitolo (L'arrivo) del romanzo.
Lo scoppio della prima guerra mondiale interruppe il lavoro sul libro. Il conflitto e le difficili condizioni del dopoguerra indussero l'autore a un sostanziale riesame della società borghese europea che tenesse conto delle perverse tendenze distruttive mostrate da una gran parte dell'umanità cosiddetta "civilizzata". Si trovò inoltre a considerare con rinnovata attenzione l'atteggiamento dell'individuo nei confronti di questioni quali la malattia, la morte, la sessualità. Ne conseguì una sostanziale revisione del testo, che venne notevolmente ampliato e finalmente completato nel 1924. Der Zauberberg fu pubblicato in due volumi, nel novembre dello stesso anno, dall'editore S. Fischer Verlag a Berlino.
Trama
La storia è ambientata negli anni precedenti la prima guerra mondiale. Il protagonista è Hans Castorp, giovane ingegnere di Amburgo agli inizi della carriera nell'industria navale. La narrazione inizia con la visita di Castorp, programmata per tre settimane, al cugino Joachim Ziemssen, militare di carriera ricoverato a causa della tubercolosi presso il sanatorio Berghof a Davos, sulle Alpi svizzere. Poco prima del previsto ritorno, Castorp si sottopone a una visita a causa di una leggera infezione bronchiale e viene persuaso a rinviare la partenza in attesa di un miglioramento delle sue condizioni di salute. La prima metà del romanzo descrive i primi mesi del soggiorno, durante i quali il protagonista fa la conoscenza di una serie di personaggi che costituiscono un microcosmo della società europea del tempo. Particolare impressione fa su Castorp il massone, umanista ed enciclopedista italiano Lodovico Settembrini, allievo di Giosuè Carducci, che ne diventa una sorta di mentore. Un'altra rilevante figura è costituita da Madame Chauchat, moglie di un funzionario russo, di cui Castorp si innamora fin dai primi giorni, ma con cui avrà modo di parlare solo assai più tardi, poco prima della partenza di questa per un lungo soggiorno in Spagna e in altre località europee. La malattia si rivela in realtà tubercolosi e tratterrà il protagonista lontano dalla vita attiva per sette anni. La narrazione segue la percezione del tempo degli stessi malati per cui esso trascorre quasi inavvertitamente: mentre la prima parte del romanzo descrive il primo anno di soggiorno di Castorp, la seconda tratta dei restanti sei. All'umanista Settembrini si affianca intanto il gesuita Leo Naphta, la cui filosofia a tratti cinica e radicale fa da contraltare alle posizioni moderate dell'italiano, mettendone in luce i limiti senza però fornire una visione organica del mondo che possa essere accettata dall'animo essenzialmente borghese di Castorp. Alle accanite discussioni tra i due intellettuali il protagonista assiste rendendosi via via sempre più partecipe, mentre il cugino Joachim, che spesso lo accompagna, mantiene sempre un marcato riserbo. Quest'ultimo, insofferente all'inattività a cui le condizioni di salute lo costringono, decide all'improvviso e risolutamente di far ritorno al "piano" e alla carriera militare nonostante l'opinione contraria dei medici, i quali invece dichiarano "guarito" Castorp, che si rifiuta però di lasciare la clinica. Diversi mesi più tardi, a causa di un aggravarsi della malattia, Joachim fa ritorno a Davos in compagnia della madre e, poco tempo dopo, muore. Negli ultimi capitoli del romanzo, fa la sua comparsa, accompagnato dalla signora Chauchat, il magnate Pieter Peeperkorn, ultima figura a esercitare una forte influenza sul protagonista. Nonostante Peeperkorn goda dei favori della mai dimenticata dama russa e ne sia dunque rivale in amore, Castorp rimane conturbato dalla forte personalità del ricco edonista olandese. Poco dopo però questi, quasi inspiegabilmente, si uccide. Nella parte finale del romanzo inizia a serpeggiare nel sanatorio una forte insofferenza e inquietudine; simbolo probabilmente della fine della Belle Époque, ma anche delle future contraddizioni della Repubblica di Weimar. Persino le discussioni tra Naphta e Settembrini si fanno più veementi e il primo sfida l'altro a duello. Al rifiuto di Settembrini di sparare all'amico però Naphta si spara in testa uccidendosi. Verso la conclusione, la prima guerra mondiale ha inizio e Castorp scende al "piano" per arruolarsi nell'esercito.

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Il Berghotel Sanatorium Schatzalp (ex sanatorio Berghof) di Davos (Svizzera) citato nel romanzo La montagna incantata

La montagna incantata è caratterizzata da una narrativa densa di erudizione e spesso ambigua che ha determinato una certa varietà di giudizi critici. A fianco di uno scrupoloso realismo nella descrizione di personaggi e situazioni, si ritrova un marcato simbolismo, nei toni con cui viene descritto, ad esempio, il fluire del tempo o le impressioni e meditazioni del protagonista. I personaggi stessi rappresentano, più o meno apertamente, le diverse tendenze filosofiche del tempo con cui Castorp viene, in questo modo, successivamente in contatto. Il rapporto tra l'ordine e l'equilibrio della morale borghese e il vitalismo estetico, già analizzato in un contesto di malattia e morte in La morte a Venezia, è qui interpretato con sottile ironia e presentato in relazione al più ampio panorama del pensiero europeo del primo Novecento. Il romanzo si rifà apertamente alla tradizione europea, e in particolare tedesca, del romanzo di formazione o Bildungsroman, benché, come dichiarato dallo stesso autore, ne sia anche la parodia. Nei capitoli iniziali, il protagonista mostra una spiccata curiosità sia nei confronti delle scienze naturali che delle discipline umanistiche, spesso in contrasto con l'atteggiamento chiuso e riservato del cugino Joachim. Col passare del tempo impara però a mantenere una certa distanza dalle posizioni pur affascinanti ma estreme del gesuita Naphta, così come sviluppa anche un certo scetticismo rispetto agli slanci retorici dell'umanista Settembrini. A differenza del tipico impianto del romanzo di formazione, è stato sottolineato come la maturità acquisita da Castorp non sembra avere come scopo un futuro vissuto nella pienezza dello spirito finalmente raggiunta. Pare invece, a causa della prospettata e probabile morte nel conflitto mondiale, quasi fine a sé stessa o comunque inutile e inconsistente di fronte all'irrazionalità della guerra.

Tonio Kröger

E' un racconto, pubblicato nel febbraio del 1903 sulla Neue Deutsche Rundschau, e nello stesso anno presso l'editore Fischer nella raccolta Tristan. Sechs Novellen. È la storia di una iniziazione: del lento pervenire del giovane Tonio alla coscienza di essere diverso dai coetanei, dell'isolamento della sua sensibilità, che si dibatte nell'antinomia tra le sue origini borghesi e l'attrazione per l'arte, quasi coincidente con l'autobiografia dello stesso Mann. Mann approfondisce nella prima parte del lavoro (capitoli I e II) l'analisi del disagio adolescenziale nel quale, con spirito veramente innovatore, ravvisa le fasi del formarsi di una coscienza artistica. Altro rilevante problema affrontato da Mann è quello relativo alla corretta individuazione e definizione del concetto di "artista": chi egli sia, quali i suoi problemi, come debba comportarsi nel mondo. Tale era l'importanza che Mann attribuiva al tema che, a lungo, il titolo provvisorio della novella rimase Literatur.
Trama
Tonio è un ragazzo borghese, caratterizzato da un'estrema sensibilità e dall'incipiente temperamento artistico, figlio del console e grossista di grano Kröger e di una bella donna del Sud Europa o del Sud America. Dalla madre ha ereditato gli occhi scuri e il volto dalle fattezze squadrate (oltre che il nome inusuale, preso dallo zio materno Antonio). Vive in una vecchia casa in una città affacciata sul Mar Baltico. Cresciuto in ambiente mercantile, dove ciò che conta sono gli affari della ditta di famiglia, egli avverte una forte divaricazione fra questa vita e il sentimento di attrazione che esercitano su di lui gli artisti e il mondo intellettuale. La dicotomia tra il padre autoritario e la madre, spirito libero, sembra ricalcare questi poli contrapposti; soltanto nell'ultimo capitolo troverà quell'intuizione che farà da preludio ad una possibile risoluzione. Nel primo periodo Tonio si appassiona un po' morbosamente a due giovani, il compagno di scuola Hans Hansen e la giovane ragazza Ingeborg Holm, entrambi di fattezze nordiche, occhi azzurri e capelli chiari. In seguito al dolore per la morte del padre e delle seconde nozze della madre, Tonio decide di girovagare per l'Italia, dove si perde nella concupiscenza dei sensi (capitolo III). Un Tonio Kröger più maturo e ormai artista formato conversa (IV capitolo) con la pittrice Lisaweta Iwanowna sul tema dell'arte, interrogandosi su chi sia l'artista, e ricevendone la sentenza finale che egli è soltanto "un borghese su strade sbagliate".


I Romanzi
Buddenbrooks - Verfall einer Familie, 1901. Tradotto in italiano come I Buddenbrook. Decadenza di una famiglia. Riedizione (DE) Buddenbrooks, Berlin, Deutsche Buch-gemeinschaft, 1909. URL consultato il 14 marzo 2015.
Königliche Hoheit, 1909 (Altezza Reale o Sua Altezza Reale).
Der Zauberberg, Berlino, S. Fischer Verlag, 1924 (La montagna incantata o La montagna magica).
Joseph und seine Brüder, tetralogia, 1933-1943 (Giuseppe e i suoi fratelli). Comprende:
1 Die Geschichten Jaakobs, 1933. Tradotto in italiano come Le storie di Giacobbe. 2 Der junge Joseph, 1934 (Il giovane Giuseppe).
3 Joseph in Ägypten, 1936 (Giuseppe in Egitto).
4 Joseph der Ernährer, 1943 (Giuseppe il Nutritore).
Lotte in Weimar, 1939 (Carlotta a Weimar).
Doktor Faustus, 1947 (Doctor Faustus).
Der Erwählte, 1951 (L'eletto).
Bekenntnisse des Hochstaplers Felix Krull, incompleto, 1954 (Confessioni del cavaliere d'industria Felix Krull).


Nel corso degli anni ho avuto modo di leggere I Buddenbrook, La montagna incantata e Tonio Kröger. Mann ha saputo realizzare un quadro della decadenza della società borghese delll'epoca e del contrasto fra quel mondo e l'artista


Eugenio Caruso - 5 ottobre 2022

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