William Gerald Golding e il suo capolavoro Il signore delle mosche.Camminava nel parco il Signor Pope – Stavano silenziosi gli alberi, a due per due Poi dal quieto sentiero di ghiaia – ‘Caro Signore’ disse ‘debbo confessare ‘Se danzassero un minuetto GOLDING GRANDI PERSONAGGI Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona. In questa sottosezione figurano i più grandi poeti e letterati che ci hanno donato momenti di grande felicità ed emozioni. Io associo a questi grandi letterati una nuova stella che nasce nell'universo. Sir William Gerald Golding (Newquay, 1911 – Perranarworthal, 1993) è stato uno scrittore britannico insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1983. Nel 2008, il Times lo ha inserito al terzo posto nella lista dei "50 più grandi scrittori britannici dal 1945".
Opere
IL SIGNORE DELLE MOSCHEIl libro è ambientato nel mezzo di una non specificata guerra nucleare: vi viene descritta passo a passo la discesa nella barbarie di un gruppo di studenti ordinari e dei membri di un coro musicale, abbandonati a se stessi in un luogo paradisiaco totalmente separato dalla moderna civiltà. I ragazzini, inizialmente ben educati, cominciano un po' alla volta a regredire ad uno stato umano sempre più primitivo. Un aereo precipita in mare, e l'unica salvezza è l'isola disabitata che si trova nei pressi. Gli unici sopravvissuti al disastro sono un gruppo di ragazzi inglesi, tutti di buona famiglia borghese nell'età della preadolescenza, assieme ad altri molto più piccoli; insieme si mettono subito all'opera nel tentativo di auto-organizzarsi e governarsi con regole precise pur essendo senza alcun aiuto né controllo da parte di un'autorità adulta. Ben presto, la loro vita si trasforma in un incubo infernale: qualcosa comincia a non funzionare come dovrebbe, in quanto emergono paure ancestrali del tutto irrazionali e comportamenti antisociali, da cui si sviluppa una vicenda che metterà a nudo gli aspetti più selvaggi e bestiali della natura umana. Il Signore delle mosche rappresenta il manifesto della poetica dell'autore, che può essere riassunta in questa frase: "Gli umani producono il male come le api producono il miele". Nel 2011, in occasione del centenario della nascita di Golding, la Biblioteca Bodleiana ha esposto al pubblico il manoscritto originale, assieme ad altri memorabilia, tra cui alcune lettere tra l'editore e Golding, in cui si chiede all'autore di tagliare i riferimenti più espliciti al cristianesimo e alla guerra nucleare. Storia1 - Il suono della conchigliaNel mezzo di un'evacuazione, un aeroplano britannico si schianta in una remota regione dell'Oceano Pacifico. Ritrovatisi naufraghi su un'isola deserta situata nei pressi, il biondo Ralph in compagnia di un ragazzo occhialuto e sovrappeso (che subito ma a malincuore accetta di assumere il nomignolo di "Piggy", cioè maialino) trova una conchiglia marina che, suonata da Ralph come fosse un corno, diventa il primo richiamo in direzione degli altri sopravvissuti. Questo suono fa accorrere un gran numero di ragazzini dispersi, tra cui i gemelli Sam ed Eric, e un gruppo di coristi, guidato dal fulvo Jack. Grazie in gran parte al fatto che Ralph appare capace di riunire i più piccoli e assumersene per quanto può la responsabilità, questi viene rapidamente eletto "capo", anche se non riceve i voti dei membri del coro; ed ecco che il riflessivo e saggio Ralph indicherà subito, come uno dei provvedimenti principali da prendere e rispettare, quello di mantenere sempre acceso un fuoco sulla montagna e proteggerlo, affinché il segnale di fumo possa avvertire eventuali navi di passaggio della loro presenza sull'isola. I ragazzi decidono inoltre che chi detiene la conchiglia deve avere il diritto di parola, di esprimere quindi la propria opinione alle adunate in assemblea, ottenendo in cambio il silenzio attento di tutti gli altri. 2 - Fuoco sulla montagnaJack organizza il suo gruppo composto dai coristi per una prima battuta di caccia, cosicché diviene il responsabile per l'approvvigionamento di carne fresca; addentratisi all'interno, si dirigono verso la montagna e, ad un certo punto, decidono di provare a vedere se riescono ad accendere un rogo. Ai due leader naturali si aggiunge però poco dopo anche un ragazzo tranquillo dall'aria un po' sognante di nome Simon; Piggy invece, anche se divenuto subito accompagnatore nonché consigliere di Ralph, viene di fatto relegato al ruolo di emarginato dai ragazzi più grandi e continua fonte di risa e scherno da parte di un po' tutti. Simon intanto, oltre a sovrintendere al progetto di costruzione di alloggi e rifugi, dimostra un istintivo bisogno di proteggere quelli più piccoli e indifesi, prendendosene cura. 3 - Capanne sulla spiaggiaComincia anche ad aleggiare poi tra i ragazzi la paura riguardante la presenza di una indefinibile "Bestia". Alcuni fanno riferimento ad un presunto mostro che vivrebbe all'interno, un demone ignoto ancestrale che terrorizza i giovani; ciò si insinua sempre più nell'animo dei ragazzi fino a quando non renderà a tutti la vita sempre più terribile. Ognuno dei ragazzi deve quindi iniziare ad adattarsi come meglio può alla nuova situazione venutasi a creare; si cominciano a costruire i rifugi e a raccogliere le prime provviste di cibo e acqua; questa parvenza di ordine però deteriora rapidamente e dopo un po' la maggior parte di loro inizia a non preoccuparsi più molto di queste fondamentali necessità quotidiane e trascorre invece la giornata tranquillamente a giocare e a mangiare frutti appena colti. Il tempo passa e i ragazzi si abituano sempre più a quel modo di vivere fatto di giochi e divertimento, dimenticando spesso anche di tenere il fuoco acceso. 4 - Facce dipinte e capelli lunghiJack, il quale ha iniziato implicitamente una lotta di potere con Ralph, insieme a Roger e ai più avventurosi, già abbastanza insofferenti della pacata, seria e tranquilla disciplina imposta con autorevolezza da Ralph, provano ad inoltrarsi verso l'interno; come segno di riconoscimento e distinzione, ma anche per mimetizzarsi nel mezzo del bosco, si dipingono le facce col nero del legno carbonizzato. Sommato ai capelli che già scendono un po' a tutti lunghi sulle spalle, la pittura li fa sembrare degli autentici selvaggi primitivi. Ad un certo punto, i suoi seguaci, lanciandosi in una caccia al maiale, abbandonano i posti che erano stati assegnati loro a guardia del focolare. Proprio in quel frangente una nave passa nelle vicinanze dell'isola. Tuttavia, essendo assente il segnale di fumo, nessuno dell'equipaggio si accorge dei naufraghi, pertanto l'imbarcazione prosegue ignara per la sua destinazione, senza essere stata allertata. 5 - Una bestia dal mareBen presto la coesione dei due gruppi (uno addetto al fuoco e alle abitazioni e l'altro addetto all'approvvigionamento di selvaggina) perde la sua ragion d'essere ed il ruolo di comandante in capo svolto fino ad allora da Ralph comincia a venir meno: si tralascia quindi la costruzione delle capanne e il tentativo di organizzazione di Ralph viene distrutto. Messa l'autorità di quest'ultimo in discussione, prende sempre più il suo posto al comando Jack col suo gruppo di cacciatori, abbandonati ormai alla vita selvaggia e alla superstizione più arcaica. Fortemente irritato dalla piega che hanno preso gli eventi, Ralph considera e medita sulla possibilità di lasciare la sua posizione di comando, ma viene convinto a non farlo da Piggy con il sostegno di Simon. Piggy si fa infine strada nel cuore dei più piccoli, convincendoli che, forse, la terribile bestia possa essere un enorme mostro marino che durante la notte nuota verso la riva in cerca di cibo. 6 - Una bestia dal cieloMentre Jack inizia a tramare con i suoi contro la leadership di Ralph, i gemelli "Sammeric", ora addetti al mantenimento del segnale di fumo, intravedono nel buio il cadavere di un pilota ancora attaccato al suo paracadute, appeso ai rami d'un grande albero. Scambiando in un primo momento il corpo dell'uomo con la bestia che spaventa i più piccini, corrono a perdifiato ai rifugi che Ralph, con la collaborazione di Simon ha appena finito di far costruire, con l'intento di avvertire tutti del pericolo. Questo avvenimento inaspettato sembra creare nuove tensioni tra Jack e Ralph: il cacciatore promette infatti da parte sua di partire immediatamente assieme ai suoi per andare a uccidere la fantomatica 'Bestia'; anzi, pensa di portare il gruppo dall'altra parte dell'isola, e lì magari innalzare un fortino, da cui poter dominare con lo sguardo e controllare tutta la zona circostante. 7 - Ombre e alti alberiI cacciatori sono lanciati sulle tracce di un branco di cinghiali selvatici e ne hanno preso uno, ne riescono oramai a seguire la pista con agilità, la direzione è chiara; preso da manie di protagonismo ad un certo punto Jack impone agli altri una prova di coraggio, addentrarsi cioè sempre più verso l'interno là ove si erge una montagna pietrosa - battezzata "Castle Rock" - la quale potrebbe anche esser il vero luogo di residenza, sostiene, della bestia misteriosa. Ma solamente il suo già fanatico e un po' sadico alleato e sostenitore Roger sembra disposto a seguirlo a occhi chiusi; Ralph, che non ha potuto sottrarsi dal dimostrare di non avere paura, va avanti per un po' tra le ombre dei grandi alberi assieme agli altri due, fino a che non li convince a desistere. 8 - Un dono per le tenebreQuest'ultimo fatto, sommato ai precedenti, rafforza ancor più l'intenzione di Jack di scalzare l'avversario dal posto di comando tramite una specie di 'insurrezione generale'; avendo però ricevuto ancora una volta ben poco sostegno dalla comunità, Jack, Roger ed un altro ragazzo abbandonano i rifugi per formare una tribù autonoma separata. Poco alla volta però riescono ad attrarre a sé nuove reclute sottraendole al gruppo principale, anche grazie ad un affascinante rituale in cui i loro membri, addentando carne di maiale, si dipingono il volto realizzando poi strane danze ed offrendo sacrifici in onore della bestia (o per cercare di attirarla a sé). La testa di un maiale ucciso precedentemente da Jack, infilzata su un palo e attorniata dagli insetti, diventa il loro totem primario. 9 - Una visione di morteSimon intanto (probabilmente affetto da epilessia), si allontana da solo per riflettere fino a quando non inciampa nella testa di maiale mozzata lasciata da Jack come offerta alla bestia; il ragazzo, vedendola brulicare di mosche, la immagina immediatamente come "Il Signore delle mosche" (epiteto fenicio del dio Belzebù) e ha l'allucinazione che stia parlando con lui. Questa 'testa parlante' pare rivelargli allora che essi non sarebbero mai riusciti a fermarlo in quanto si trova già all'interno di tutti loro, avendo contagiato gli animi dei ragazzi. Lungo la via del ritorno anche Simon individua il paracadutista morto scambiato per la bestia, e è così il primo ed unico membro del gruppo a riconoscere finalmente la 'verità': il presunto mostro non è altro che un semplice cadavere umano il cui corpo privo di vita viene fatto muovere scompostamente dal vento. Il ragazzo spera di trovare il prima possibile Ralph per rivelargli la scoperta appena fatta; mentre febbricitante ritorna barcollando alla spiaggia trova invece la tribù di Jack nel bel mezzo di una festa tribale dei cacciatori. Intenti a danzar mezzi nudi attorno al focolare circondati dalle tenebre, i ragazzi scambiano lo stesso Simon per la bestia, che viene così assassinato dalle lance scagliate dai compagni che paiono essere stati colti da un delirio frenetico. 10 - La conchiglia e gli occhialiJack e la sua banda di selvaggi decidono che devono rubare gli occhiali a Piggy, unico mezzo che possa permettere loro di accendere il fuoco all'interno dell'isola, concentrando i raggi solari; compiono così un'incursione al campo di Ralph riuscendo ad entrare in possesso degli occhiali e tornano poi di corsa alla loro dimora a Castle Rock. Ralph, che ormai è stato abbandonato dalla maggior parte dei suoi iniziali sostenitori, si dirige in direzione della rocca per confrontarsi faccia a faccia con Jack e cercare di recuperare gli occhiali di Piggy, senza i quali il ragazzino non riesce a vedere ad un palmo dal naso. 11 - Il CastelloPortando con sé l'ultimo simbolo di autorità rimastogli, la conchiglia, accompagnato da Piggy e dai gemelli, Ralph arriva all'accampamento della tribù del rivale e chiede a Jack che gli venga immediatamente restituito quello che per il povero Piggy è un oggetto prezioso in quanto senza di essi non riesce a vedere nulla. Ma una parte della tribù li ha già accerchiati prendendoli alle spalle; i gemelli vengono fatti prigionieri mentre Roger, facendo precipitare un masso dal punto in cima al dirupo dove si trova in osservazione, uccide Piggy e manda in frantumi la conchiglia. Ralph riesce a stento a fuggire, mentre Sam ed Eric vengono torturati fino a quando non accettano anch'essi di unirsi alla tribù di Jack. 12 - Il grido dei cacciatoriLa mattina seguente Jack ordina ai suoi sottoposti, il branco, di cercare il nemico costituito ora solo da Ralph ma, non trovandolo, decide di dar fuoco all'intera isola per cercare di bloccarlo e infine ucciderlo. La caccia all'uomo prosegue frenetica con le fiamme che avanzano sempre più e al ragazzo inseguito non resta che tuffarsi a capofitto in fuga nella foresta e correre verso la spiaggia, attendendo la morte. Qui però si imbatte fortunatamente in un ufficiale di marina la cui nave militare, essendo stata attratta dal fumo, si era fermata proprio in quel momento davanti all'isola. Ralph piange disperato per le morti atroci capitate a Simon e Piggy e per la fine dell'innocenza che l'oscurità ha portato a tutti loro. Nel chiedere le prime informazioni sullo stato dei presenti - oramai son sopraggiunti anche gli altri - l'ufficiale chiede: "Non avrete mica ammazzato nessuno, spero". L'uomo però venuto a conoscenza dei due delitti rimarrà dapprima sconvolto, ma poi diviene commosso e imbarazzato dalle lacrime del gruppo, in cui è rimasto indelebile il ricordo della terribile avventura appena vissuta. PersonaggiRalphRalph si presenta come personaggio 'buono' e saggio in contrapposizione all'antagonista negativo e più 'malvagio' rappresentato da Jack, che diventa a tutti gli effetti un selvaggio. Quantomeno inizialmente, tuttavia, egli si dimostra anche notevolmente altezzoso e distaccato, convinto di essere l'unico in grado di delineare un piano rispetto a gli altri, e al contempo trasmette in essi calma e tranquillità. PiggyUn ragazzino grassottello e asmatico fatto immediatamente oggetto di umiliazioni ed insolenze, ma è anche l'autentica mente pensante della compagnia, la memoria più viva di quell'umanità così improvvisamente abbandonata a se stessa: rappresenta la ragione assoluta, l'''uomo civilizzato (per quel poco che ne rimane), quella parte dell'animo umano che per farsi accettare e capire e per ricercare un ruolo importante nel mondo ha bisogno di regole. Dimostra anche di essere un tipo nostalgico quando ricorda più volte a Ralph le proprie abitudini a casa. Almeno all'inizio, è molto ricercato dagli altri perché è l'unico a disporre di un paio di occhiali grazie ai quali poter accendere il fuoco, utilizzando le lenti che concentrano i raggi del sole. Il suo nome vero è sconosciuto: Piggy infatti è un soprannome derisorio, ovvero "Maialino", il che lo identifica subito come potenziale vittima sacrificale. JackAlto, magro e con i capelli rossi, è un tipo forte, impulsivo e dal carattere alquanto aggressivo; è un patito della caccia e costituisce l'espressione dell'istinto più violento e represso dell'animo umano. Ambisce a divenire guida della comunità; il suo carattere degenera progressivamente in atti di violenza gratuita e crudeltà. Jack inoltre mostra spesso un comportamento arrogante. Cerca il riconoscimento della propria virilità: vuole essere il 'grande' del gruppo e cerca di dimostrare la sua "superiorità" cacciando e conquistando la stima degli altri, facilmente impressionabili anche dalle cantilene stupide o dai racconti, esagerati, o dai giochi evocativi della caccia. Può essere considerato come metafora del politico irrazionale e autoritario (o a un dittatore assoluto), che detiene il potere sfruttando la forza fisica, la superstizione e gli istinti più arcaici dell'essere umano. SimonMolto timido, spesso ha paura di dire la sua opinione perché teme il giudizio altrui. Non viene mai ascoltato e viene invece sempre preso in giro. Dopo esser fuggito dal gruppo scopre casualmente che la fantomatica 'bestia' non esiste affatto, notizia che però non riuscirà a comunicare a nessuno perché viene ucciso. Il ragazzo pare soffrire di epilessia, malattia che gli altera il flusso di coscienza e che gli provoca svenimenti e allucinazioni, come fosse un moderno sciamano. Nell'ambito del simbolismo del romanzo, Simon rappresenta il personaggio più spirituale, una sorta di profeta visionario; esemplare il suo colloquio immaginario proprio con il Signore delle mosche, la testa di maiale donata da Jack e dal suo gruppo alla bestia. La sua morte rappresenta la perdita della verità, dell'innocenza e del buon senso. RogerRoger è l'aiutante di Jack, rappresenta la parte veramente violenta dell'essere umano, l'istinto malefico. Infatti, sin dall'inizio è evidenziata la sua tendenza a fare cattiverie e a lanciare sassi ai più piccoli (indifesi e innocenti), frenato a far loro del male solo dal suo retaggio d'educazione. La sua violenza si sprigiona quando si allea con Jack, diventa definitivamente cattivo e uccide Piggy oltre a ferire gravemente i gemelli. Sam e EricI gemelli della comunità. Sono estremamente uniti, fanno tutto insieme e sono pertanto chiamati "Sammeric". Il loro compito diventa quello di mantenere acceso il fuoco.
COMMENTO La fine giunge sempre, nei romanzi come nella vita. Per l’inglese William Golding (1911-1993) fu improvvisa e rapida, quella di uno spirito magno, di un grande vecchio che con le sue storie aveva invitato un’intera nazione intorno al focolare della narrativa favolistica. La celebrità era giunta con Il Signore delle Mosche (Lord of the Flies, 1954) e, nonostante una lunga carriera costellata di premi e successi – compreso il Nobel, nel 1983 –, il suo nome è rimasto inscindibilmente legato a quel capolavoro. La vicenda dei piccoli naufraghi, soli su un’isola deserta in compagnia della bestia che abita in loro, è diventata un classico della letteratura occidentale e continua a essere letta, ancora oggi, anche sui banchi di scuola, a decenni di distanza dalla pubblicazione. Ma quell’unico libro, per quanto avvincente e profondo, non basta a definire un’esistenza condotta al limite, sempre sul filo del rasoio e quotidianamente attratta da un mistero sfuggente. Picconatore di miti e fustigatore di vulgate, attraverso la sua opera Golding si pose l’obiettivo di contestare il passato per rileggere il presente alla luce di una rinnovata consapevolezza della natura umana. In questo fu certamente un intellettuale scomodo che, fuggendo da ogni facile consenso, divenne coerente pellegrino del proprio pensiero, attento solo alle esigenze dell’io. Lo scarso seguito che, in generale, ebbero i suoi lavori, testimonia soprattutto il disagio che essi procurarono in molti lettori, terrorizzati anche solo all’idea di trovare tra le pagine, come in uno specchio, il riflesso terribile di un’anima sfigurata dal peccato. Lo spaesamento dell’uomo contemporaneo in rapporto alla conoscenza del proprio essere è il vertice e lo scacco generazionale promosso dallo scrittore. In un mondo lacerato dalla guerra fredda, in cui era facile cadere in una semplicistica divisione manichea dell’universo in buoni e cattivi, la sua voce, una delle poche, intonava invece il tragico inno della realtà del male, un problema con cui tutti devono fare i conti. Il benessere derivato dal generale miglioramento delle condizioni di vita, l’illusoria libertà prodotta dai movimenti di contestazione e il cieco ottimismo del progresso tecnologico – particolarmente osteggiato in The Scorpion God (1971) – furono bersaglio di una critica al vetriolo che mirava a svelare l’autoinganno della modernità. Chi aveva ceduto alla pia illusione che la natura umana fosse cambiata in meglio si trovò faccia a faccia con Golding e con il suo memento teologico popolato da terribili allegorie e da figure tradizionalmente evocative. Sia che si tratti di un romanzo di ambientazione storica o di una favola morale a carattere contemporaneo, la sua opera svetta innanzitutto per la grande umanità che trasuda dalle pagine. I protagonisti, invischiati nell’esistenza, anche se molto diversi gli uni dagli altri percorrono un medesimo cammino alla ricerca di un senso che sappia rendere ragione della vita. Sofferenti, prostrati e sconfitti, a loro tocca sollevare gli occhi al cielo oltre quella cortina malvagia che sommerge il mondo e l’anima. Nella bibliografia di William Golding si segnalano, però, continui cambiamenti e riposizionamenti da parte dell’autore circa l’esito di questa indagine, segnale di una mente vivace, attenta a scansare soluzioni banali. Nei primi lavori trionfa una netta sfiducia nella possibile redenzione di una creatura dilaniata dal peccato originale. Fragili e malevoli, i personaggi portano dentro di sé la ferita della caduta, apparendo come intrappolati dalla colpa, predestinati alla rovina. I giovani protagonisti del romanzo d’esordio arrivano addirittura a commettere un duplice omicidio, mentre i Neanderthal di Uomini nudi (The Inheritors, 1955) fuggono dagli inseguitori lasciando dietro di sé un’orrenda scia di sangue. Il culmine descrittivo del trionfo del limite si ha, però, con La folgore nera (Pincher Martin, 1956), dove i tremendi sbagli commessi da “Pincher” Martin sembrano destinarlo addirittura a una sorta di punizione metafisica. Pur nella crudezza della narrazione, anche in libri come questi è tuttavia riconoscibile un velato appello alla compassione universale, un’invocazione d’aiuto che è lucida espressione del desiderio di sfuggire al peccato. Da una posizione che ricorda il radicale scetticismo protestante, romanzo dopo romanzo Golding apre progressivamente le porte alla possibilità del bene, mosso dalla convinzione che la vita non sia riducibile a schemi o teorie preimpostate. A partire da Caduta libera (Free Fall, 1959), si affaccia così l’ipotesi di un lieto fine che ha la sua massima espressione in diversi testi successivi come La guglia (The Spire, 1964), La piramide (The Pyramid, 1967) e L’oscuro visibile (Darkness Visible, 1979). L’inglese si muove dunque sul duplice versante del riscatto individuale e di una visione unitaria del reale, frutto dell’assimilazione dei poli contrastanti che lo contraddistinguono: bene e male, fede e ragione, dolore e speranza sono rappresentazioni della complessità del mondo e del cuore dell’uomo, un impasto di ragioni e sentimenti difficilmente decifrabile. Negli ultimi libri l’opposizione di idee diviene soprattutto una lotta di caratteri che vede confrontarsi protagonisti impegnati nelle stesse scelte radicali che, però, conducono a strade diverse con esiti paradossali. La libertà è il tema portante di romanzi come la trilogia Ai confini della terra (To the Ends of the World, 1980-1987) e Uomini di carta (The Paper Men, 1984), scritti che indagano l’opportunità per gli uomini di aderire a un bene di cui – con toni generalmente fideistici – si presuppone l’esistenza. Golding ha investito la sua carriera in un percorso che, idealmente, è paragonabile a quello raccontato da Dante nella Divina commedia. Come il celebre poeta, anche lui ha attraversato l’Inferno dell’umanità per approdare al Paradiso o, quanto meno, una prima intuizione dello stesso. Per il premio Nobel, infatti, la vita è fondamentalmente un «enigma […] irrisolto». Quel Dio a cui aveva dato la caccia per lunghi anni rimane ignoto, una definizione che significativamente appare nella riga conclusiva de La doppia voce (The Double Tongue, 1995 postumo), l’ultimo romanzo scritto. Eppure il suo lavoro è diventato un punto fermo nella letteratura contemporanea proprio per l’onestà con cui descrive il rapporto tra l’uomo e le sue aspirazioni più alte. Del resto la vertigine del vuoto – un rischio sovente denunciato – è una tentazione di cui il nichilistico mondo contemporaneo è ormai pericolosamente imbevuto. Il monito è ancora più prezioso se fatto da un autore che ha raggiunto questa certezza a costo di grandi sforzi e sacrifici, guadagnata riga dopo riga, frutto del costante mutamento di un punto di vista capace di narrare con pari sincerità santità e vizio. Vi è una frase, rilasciata durante un’intervista, che ha il pregio di riassumere in poche parole la poetica di William Golding. Nell’ironia dell’affermazione si cela la serietà di una profonda ricerca esistenziale che, alla fine, assume quasi i connotati di una tenera invocazione alla Grazia divina, l’ultima speranza di salvezza: «Trovo difficile non credere in Dio, se è questo che vuol sapere. Ma non sta qui il nocciolo del problema. La mia preoccupazione è che Dio creda in me». da: www.radiospada.org
I primi 10 scrittori inglesi dal 1945 secondo il Times. 1. Philip Larkin 2. George Orwell 3. William Golding 4. Ted Hughes 5. Doris Lessing 6. J. R. R. Tolkien 7. V. S. Naipaul 8. Muriel Spark 9. Kingsley Amis 10. Angela Carter IL SIGNOR POPE Camminava nel parco il Signor Pope – Stavano silenziosi gli alberi, a due per due Poi dal quieto sentiero di ghiaia – ‘Caro Signore’ disse ‘debbo confessare ‘Se danzassero un minuetto 15 gennaio 2024 - Eugenio Caruso
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