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John Dryden poeta, drammaturgo e critico inglese.

La poesia ricrea l’universo dopo che esso è stato distrutto nelle nostre menti.
Essa giustifica l’audace e vera affermazione del Tasso:
Non merita nome di creatore se non Iddio e il Poeta.

Shelley


GRANDI PERSONAGGI STORICI Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona. In questa sottosezione figurano i più grandi poeti e letterati che ci hanno donato momenti di grande felicità ed emozioni. Io associo a questi grandi personaggi una nuova stella che nasce nell'universo. Andric - Ariosto - Balzac - Beckett - Bellow - Blake - Boccaccio - Bjørnson - Buck - Bulgàkov - Byron - Camus - Carducci - Cechov - Chaucer - Coleridge - D'Annunzio - Dante - De Cervantes - Dickens - Donne - Dostoevskij - Dryden - Eliot - Esénin - Eschilo - Faulkner - France - Gide - Gogol - Gor'kij - Hamsun - Hemingway - Hesse - Heyse - Ibsen - Joyce - Kafka - Kipling - Leopardi - Lermontov - Mann - Manzoni - Marlowe - Màrquez - Mauriac - Milton - Nabokov - Neruda - Omero - O'Neill - Pascoli - Pasternak - Petrarca - Pinter - Pirandello - Proust - Puškin - Russell - Shakespeare - Shaw - Shelley - Sienkiewicz - Šolochov - Solženicyn - Steinbeck - Tagore - Tasso - Tolstoj - Turgenev - Verga - Virgilio - Wilde - Yeats -

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John Dryden (Aldwincle, 19 agosto 1631 – Londra, 12 maggio 1700) è stato un poeta, drammaturgo, critico letterario e traduttore inglese. Dryden nacque a Aldwincle vicino Oundle nel Northamptonshire, dove il suo nonno materno era Rettore di All Saints. Egli era il maggiore dei quattordici figli di Erasmo e Maria Dryden, appartenenti all'alta borghesia puritana. Da ragazzo Dryden visse nel vicino villaggio di Titchmarsh dove ricevette la prima educazione. Nel 1644 venne inviato alla Westminster School ed ebbe come preside Richard Busby, un insegnante carismatico e di severa disciplina. Rifondata da Elisabetta I, Westminster abbracciava uno spirito religioso e politico che incoraggiava il costante attaccamento alla monarchia e alla chiesa Anglicana. Qualunque fosse l'influenza di questo su Dryden, sicuramente egli doveva nutrire stima verso il suo preside, poiché più tardi invierà alla Westminster due dei suoi figli.
Come scuola umanistica, Westminster proponeva un curriculum che allenava gli alunni nell'arte della retorica e della dialettica. Questa abilità influenzerà in modo determinante le sue ultime opere e il suo pensiero. Il curriculum di Westminster includeva anche traduzioni settimanali che svilupparono le capacità di assimilazione che Dryden avrebbe mostrato in molte delle sue opere.
I suoi anni a Westminster non furono privi di eventi, e il suo primo poema pubblicato, un'elegia di forte carattere monarchico sulla morte per vaiolo del suo compagno di scuola Lord Henry Hastings, allude all'esecuzione di re Carlo I, che avvenne il 30 gennaio 1649.
Nel 1650 Dryden andò al Trinity College di Cambridge, dove sperimentò il ritorno all'etica politica e religiosa della sua infanzia. Il rettore del Trinity College era un pastore puritano di nome Thomas Hill, che era stato rettore nel villaggio natale di Dryden. Sebbene vi siano poche informazioni riguardo alla vita di Dryden prima della laurea, si pensa che abbia seguito studi di autori classici, retorica e matematica. Nel 1654 conseguì il miglior risultato in termini di profitto presso il Trinity College per quell'anno. Nel giugno dello stesso anno il padre di Dryden morì, lasciandogli una piccola rendita che però non era sufficiente per vivere.
Arrivato a Londra durante il Protettorato, Dryden ottenne un lavoro presso il Segretario di Stato di Oliver Cromwell, John Thurloe. Questo potrebbe essere stato frutto dell'influenza che esercitava il Lord Ciambellano Sir Gilbert Pickering, cugino di Dryden.

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Ritratto di Dryden


Dryden era presente il 23 novembre 1658 al funerale di Cromwell, dove partecipò alla processione assieme ai poeti John Milton e Andrew Marvell. Poco dopo pubblicò il suo primo importante poema, Heroique Stanzas (1658), che ha per tema la morte di Cromwell, col poeta attento e prudente nel mostrare le proprie emozioni. Nel 1660 Dryden celebrò la restaurazione della monarchia e il ritorno di Carlo II con l'Astraea Redux, un autentico panegirico realista. In quest'opera il periodo di interregno è descritto come il regno dell'anarchia, e Carlo è visto come il restauratore della pace e dell'ordine.
Con l'ascesa al trono di Carlo II Dryden divenne il poeta e il critico più importante del suo tempo e dimostrò fedeltà al nuovo governo. Dopo Astraea Redux, Dryden diede il benvenuto al nuovo regime con altri due panegirici: To His Sacred Majesty: A Panegyric on his Coronation (1662), e To My Lord Chancellor (1662).
Queste opere suggeriscono che Dryden stesse cercando un possibile mecenate; in seguito però egli sarà costretto a guadagnarsi da vivere scrivendo per gli editori e non più per l'aristocrazia. Questi e altri poemi non drammatici sono occasionali, e celebrano eventi pubblici. Di conseguenza, essendo scritti per la nazione, il Poeta Laureato (come sarebbe stato nominato) veniva obbligato a scriverne un certo numero all'anno. Nel novembre 1662 Dryden fu eletto nella Royal Society, delle cui attività Dryden si disinteressò completamente finché ne venne espulso nel 1666, per non aver pagato le tasse associative.
Il 1º dicembre 1663 Dryden sposò la sorella di Sir Robert Howard, Lady Elizabeth. Le opere di Dryden contengono attacchi alla vita matrimoniale, ma anche celebrazioni della vita a due, perciò poco si sa della sua vita matrimoniale. Lady Elizabeth, tuttavia, gli diede tre figli e gli sopravvisse.
Con la riapertura dei teatri dopo il bando puritano, Dryden si occupò della composizione di drammi. Benché la sua prima opera teatrale, The Wild Gallant, apparsa nel 1663, non avesse avuto successo immediato, più tardi Dryden divenne un drammaturgo apprezzato, al punto che a partire dal 1668 scrisse tre drammi all'anno per la Compagnia del Re di cui egli era anche azionista. Fra il 1660 e il 1670 il lavoro teatrale divenne il suo mezzo di sostentamento. Egli aprì la via alla commedia della Restaurazione con il famoso Marriage A-la-Mode (1672), ma anche alla tragedia eroica e alla tragedia con All for Love (1678).
Dryden non fu mai soddisfatto dei suoi scritti teatrali e spesso diceva che il suo talento era sprecato. Così decise di tentare di ottenere fama anche come poeta. Nel 1667, quando la sua carriera teatrale era appena iniziata, pubblicò Annus Mirabilis, un poema storico sugli eventi del 1666: la vittoria inglese sulla flotta olandese e il Grande incendio di Londra. Era un poema epico moderno, in quartine di pentametri che lo portò ad essere il più importante poeta della sua generazione, e fu cruciale per la sua elezione a Poeta Laureato (1668) e come storiografo reale (1670).

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Mary Ann Yates nel ruolo di Cleopatra in Tutto per amore nel 1777


Quando la Grande peste di Londra chiuse i teatri nel 1665 Dryden si ritirò nel Wiltshire dove scrisse Of Dramatick Poesie (1668) probabilmente il migliore ed il più lungo dei suoi saggi, in forma di dialogo nel quale quattro personaggi - ognuno dei quali si rifà a personaggi noti dell'epoca e cui Dryden stesso prende parte sotto il nome di Neander - dibattono sui meriti della letteratura classica inglese e francese. La maggior parte dei suoi saggi critici introduce problemi che egli è intenzionato a discutere, e mostra il lavoro di uno scrittore dallo spirito indipendente che porta avanti le sue idee a tutti i costi, idee che dimostrano la vastità delle sue letture. In particolare egli è interessato alla relazione tra il poeta e la tradizione e al processo creativo, e la sua migliore opera, Aureng-Zebe (1675) ha un prologo in cui denuncia l'uso della rima nei drammi seri. Tre anni dopo infatti scriverà in versi liberi All for Love (1678).
Ma i successi più grandi Dryden li ebbe quando scrisse versi satirici: il poema eroicomico MacFlecknoe, un libello che circolava in manoscritto durante gli anni in cui Dryden era poeta a corte, era una satira che attaccava lo scrittore Thomas Shadwell. Non è una forma di satira che sminuisce chi ne è l'oggetto, anzi lo rende più grande per vie insospettate, trasferendo il comico nella poesia. Questo tipo di satira continuò con Absalom and Achitophel (1681) e The Medal (1682).
In questo periodo Dryden scrisse anche i poemi religiosi Religio Laici (1682), una celebre elegia intitolata Alla memoria del signor Oldham (To the Memory of Mr. Oldham), in ricordo di John Oldham e della sua prematura morte, a causa del vaiolo,e The Hind and the Panther (1687) che celebra la sua conversione alla Chiesa cattolica romana.
Quando Giacomo II venne deposto, a causa delle sue idee morali e religiose Dryden perdette il posto di Poeta Laureato a corte, e venne sostituito da Thomas Shadwell. Da quel momento Dryden dovette vivere con ciò che guadagnava scrivendo.
Tradusse Orazio, Giovenale, Ovidio, Lucrezio e Teocrito, un lavoro che gli piacque anche più dello scrivere per il teatro. Nel 1694 iniziò a lavorare alla sua opera più ambiziosa come traduttore, The Works of Virgil (1697), che venne pubblicato tramite sottoscrizione. La pubblicazione della traduzione di Virgilio fu un evento nazionale e fruttò a Dryden la somma di ben 1 400. sterline. Le ultime traduzioni apparvero nel volume Fables Ancient and Modern (Favole antiche e moderne, 1700) che raccoglieva sia una serie di componimenti poetici tratti da Omero, Ovidio, Boccaccio sia degli adattamenti moderni da Geoffrey Chaucer intervallati da poesie scritte dallo stesso Dryden. La prefazione del libro è considerata uno dei più grandi saggi di critica letteraria. Come critico e come traduttore infatti riuscì perfettamente a rendere accessibili al pubblico le opere letterarie classiche greche e latine.
Dryden morì nel 1700 e fu sepolto nell'Abbazia di Westminster. L'influenza di Dryden come poeta fu enorme durante tutto l'arco della sua vita, e alla sua morte molte elegie in suo onore vennero scritte dalla comunità letteraria inglese.
Nel XVIII secolo le sue poesie vennero prese a modello da poeti famosi come Alexander Pope e Samuel Johnson. Durante il XIX secolo la sua reputazione declinò, e ancora oggi Dryden è conosciuto solo da circoli ristretti di specialisti. Uno dei suoi più grandi estimatori, T.S. Eliot, scrisse che Dryden fu «l'antenato di quasi tutto ciò che c'è di migliore nella poesia del diciottesimo secolo» e che «non possiamo apprezzare e valutare cento anni di poesia inglese se non apprezziamo Dryden nella sua completezza».

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Dryden legge uno dei suoi poemi davanti alla corte. Dipinto di Adrien Ferdinand de Braekeleer 1869


John Dryden o il principe dell’elegia

Se non fosse stato per Thomas Stearns Eliot, il poeta inglese John Dryden (morto il 12 maggio 1700) avrebbe rischiato le pene dell’oblio, quando invece avrebbe meritato il piacere di un’unanime acclamazione. Sulla sua figura di poeta, nonché di drammaturgo, di critico letterario e di traduttore ha sempre gravato la compromettente ombra di un’attività letteraria da lui svolta al soldo di chi gli commissionava le opere, come se questo fatto escludesse automaticamente la presenza di un grande talento, sia in prosa che in versi. Nel saggio (1932) “The poet, the dramatist, the critic”, Eliot scrive che Dryden fu “l’antenato di quasi tutto ciò che c’è di migliore nella poesia del diciottesimo secolo” aggiungendo che “non possiamo apprezzare e valutare cento anni di poesia inglese se non apprezziamo Dryden nella sua completezza”. La formazione del poeta fu forgiata alla Westminster School che, ispirata ai dettami impartiti da Elisabetta I, abbracciava con vivo trasporto un convinto spirito politico e religioso così da favorire nei discenti un forte attaccamento sia alla monarchia sia alla Chiesa anglicana. La Westminster School curava poi con particolare dedizione l’arte della retorica e della dialettica: questo approccio didattico era destinato a esercitare una significativa influenza in Dryden. Stessa influenza che è dato di riscontrare nell’eredità culturale a lui lasciata dal Trinity College di Cambridge, frequentato “con la passione di chi intuiva che un giorno avrebbe avuto qualcosa di importante da dire, e che sapeva come dirlo” rileva Eliot.
Il suo primo importante poema fu “Heroique Stanzas” (1658) che ha per tema la morte del Lord Protettore Oliver Cromwell, il quale aveva capeggiato le forze alleate che avevano abbattuto, contemporaneamente, la monarchia. Un elogio, quello tessuto da Dryden, ben calibrato, ciò prudente, ben consapevole che il vento stava per cambiare. E così fu. La monarchia fu presto restaurata e nel 1650 il poeta celebrò l’evento, con annesso ritorno al trono di Carlo II, con “Astarea Redux”, un vero e proprio panegirico, in cui il sovrano viene definito “l’uomo della pace e dell’ordine”. Carlo II gradì l’omaggio e Dryden divenne nel volgere di pochi mesi il principale poeta di corte. A conferma della fedeltà al nuovo regime il poeta compose altri due panegirici, “To His Sacred Majesty: A Panegiric on His Coronation” e To My Lord Chancellor”, entrambi nel 1662. In questo periodo infuriava in Inghilterra una rivolta puritana che, nel segno di uno spirito iconoclasta, si era scagliata anche contro forme e manifestazioni culturali che potessero “corrompere” gli animi. A fare le spese di questa temperie furono i teatri. Dryden fremeva in attesa di poter esprimere senza vincoli la sua vena di drammaturgo e non appena la rivolta fu domata, con convulsioni e tumulti, egli si precipitò a mettere mano a lavori che aveva in mente da tempo.
Con il “Marriage-A-la-Mode” (1672) Dryden aprì la via alla cosiddetta Restaurazione, ovvero quella produzione culturale che mirava a favorire un nuovo rinascimento del teatro inglese rinverdendo i fasti del teatro elisabettiano. Da rilevare che in questo scenario le donne assunsero un ruolo di maggiore rilievo, potendo finalmente diventare le protagoniste sulla scena in veste di attrici, e fuori scena come commediografe e autrici. Quando poi la peste colpì Londra, Dryden si ritirò nel Wiltshire, dove scrisse “Of Dramatick Poesie” (1668), un lungo saggio in forma di dialogo nel quale quattro personaggi celebrano le virtù che nobilitano la letteratura classica inglese e francese. Ogni volta che metteva mano alla penna Dryden elaborava uno stile elegante e armonioso, tratto questo rispecchiato nei suoi versi.
Meno nota al lettore comune ma non per questo meno importante fu la sua attività di traduttore. In particolare si cimentò, con successo, sui testi di Orazio, Giovenale, Ovidio, Lucrezio, Teocrito. Meritevole si rivelò questo impegno perché contribuì a rendere fruibile ai comuni lettori opere fondamentali che altrimenti sarebbero rimaste loro precluse. Veniva considerato l’uomo dell’elegia. Quando morì (fu poi sepolto nell’Abbazia d Westminster) furono numerose le elegie scritte in suo onore, volendo gli autori delle stesse tramandare ai posteri il valore di una fama conseguita proprio attraverso l’elegia. Ma la sua eredità non si limita certo a questo genere di componimento. Il suo verso – simbolo di una temperie culturale fatta di eleganza e di armonia, ma anche di guizzi e forti pulsioni – esercitò un’influenza non certo marginale su poeti del calibro di Alexander Pope e di Samuel Johnson, che da lui attinsero un cifra stilistica di gran pregio, ovvero la sintesi di grazia formale e profondità di contenuto.

SITO


Opere
Astraea Redux, 1660
The Indian Emperour (tragedia), 1665
Annus Mirabilis (poema), 1667
The Tempest (commedia), 1667, un adattamento scritto in collaborazione con William D'Avenant de La tempesta di Shakespeare
An Essay of Dramatick Poesie, 1668
An Evening's Love (comedy), 1669
Tyrannick Love (tragedy), 1669
Marriage A-la-Mode, 1672
The Conquest of Granada, 1670
All for Love, 1677
Oedipus, 1679
Absalom and Achitophel, 1681
MacFlecknoe
The Medal, 1682
Religio Laici, 1682
The Hind and the Panther, 1687
Amphitryon, 1690
Don Sebastian, 1690
Cleomenes, 1692
Amboyna
The Works of Virgil, 1697
Fables, Ancient and Modern 1700

Tutto per amore, o un mondo ben perduto (All for Love; or, the World Well Lost) è una tragedia liberamente tratta dall'Antonio e Cleopatra di William Shakespeare e portata al debutto nel 1677. Dopo la prima nel dicembre 1677 a opera dei King's Men, la tragedia fu rappresentata centoventitré volte durante il XVIII secolo, dimostrandosi più acclamata e popolare dell'opera shakespeariana.

TUTTO PER AMORE

Trama

Atto I

Serapione descrive terribili presagi che annunciano l'imminente caduta dell'Egitto, ma gli avvertimenti dello stratega vengono derisi dall'eunuco Alexas, che invece è preoccupato dalla relazione tra la sua padrona Cleopatra e Antonio. Alexas si è accorto che la regina è innamorata di Antonio e teme che il romano possa interrompere la relazione con la sua padrona. Per mantenere il condottiero romano soddisfatto, Serapione ed Alexas decidono di allestire delle celebrazioni in suo onore. Il generale romano Ventidio viene in aiuto di Antonio ad Alessandria e lo mette in guardia contro Cleopatra, offrendogli truppe alla condizione che lui lasci la regina d'Egitto. Antonio è offeso dalle insinuazioni di Ventidio ma, riluttante, accetta.

Atto II

Cleopatra è disperata per l'abbandono da parte di Antonio e la sua ancella Charmian prova ad organizzare un incontro tra la padrona e il romano, senza successo. Cleopatra manda Alexas da Antonio per cercare di riportarlo da lei con offerte e regali, tra cui uno splendido bracciale. Quando Antonio e Cleopatra alla fine si incontrano, Ventidio prova di nuovo a mettere in guardia in connazionale contro la regina, ma Cleopatra dà prova di essere politicamente affidabile dimostrando di aver rifiutato di consegnare a Ottaviano la Siria e l'Egitto. Antonio è estasiato dalla notizia e dichiara il suo amore per Cleopatra.

Atto III

Di ritorno dalla battaglia, Antonio ricopre Cleopatra d'amore. Ventidio vuole parlare con lui, anche se Antonio prova a svicolare. Antonio vorrebbe evitare la guerra ma non sa come e chiede l'aiuto di Dolabella. Tornando vittorioso dal campo di battaglia, Dolabella viene accolto a braccia aperte da Antonio, che l'aveva precedentemente esiliato da corte perché innamorato anche lui di Cleopatra. Dolabella si presenta ad Antonio con un regalo per porre fine alle ostilità tra lui e Ottaviano: Ottavia, moglie di Antonio e madre dei suoi figli, oltre che sorella di Ottaviano. Ottavia dice ad Antonio che la guerra cesserà solo se lui tornerà a Roma e nel suo letto. Ma Antonio la ignora e torna da Cleopatra, che rigetta i deboli tentavi di Alexas di salvare l'Egitto dalla furia romana. Sconfitta in battaglia, Cleopatra decide di fronteggiare la sua rivale in amore Ottavia: le due litigano furiosamente, ma Cleopatra capisce che anche se Antonio ama più lei della moglie è con Ottavia che l'uomo dovrebbe realmente stare.

Atto IV

Ottavia convince Antonio a tornare a Roma con lei e i loro figli. Antonio accetta di tornare in patria ma non ha il coraggio di dirlo a Cleopatra, perché sa che la donna riuscirebbe a convincerlo a restare. Chiede allora a Dolabella di lasciare Cleopatra per lui e Ventidio decide di assicurarsi che Antonio e la regina non tornino insieme; per far ingelosire Antonio, Cleopatra confida ad Alexas di voler tentare di sedurre Dolabella per riportare Antonio da lei, ma Ventidio spia la loro conversazione. Ventidio e Ottavia assistono al congedo di Dolabella da Cleopatra, durante il quale i due si tengono per mano: tuttavia, Cleopatra è troppo innamorata di Antonio per fingersi interessata all'altro romano, che congeda senza il bacio pianificato. Ventidio dice allora ad Antonio che Cleopatra e Dolabella sono diventati amanti, una notizia che fa infuriare Antonio, che però spera ancora che Cleopatra gli sia rimasta fedele. La certezza di Antonio dell'onestà dell'amante ferisce Ottavia, che lo lascia definitivamente. Ma la sicurezza di Antonio non è poi così salda e quando Cleopatra e Delabella cercano di spiegargli la verità Antonio si rifiuta di crederci.

Atto V

Antonio guida la sua flotta contro Cesare, ma viene tradito dai suoi uomini che, insieme ai soldati romani, attaccano Alessandria. Alexas consiglia a Cleopatra di scappare mentre lui proverà a trattare una pace con Cesare. Cleopatra rifiuta, affermando che questo sarebbe un tradimento. Cleopatra fugge e abbandona Alexas che, per salvarsi la vita, dice ad Antonio che Cleopatra è morta. Con il cuore infranto, Antonio chiede a Ventidio di ucciderlo, ma l'amico rifiuta e si suicida. Antonio allora si ferisce mortalmente ma fa in tempo a vedere Cleopatra correre da lui e vederlo morire. Antonio muore e Cleopatra si suicida insieme alle sue ancelle, facendosi mordere da un serpente. Serapione pronuncia un discorso funebre mentre i personaggi restanti aspettano l'arrivo di Augusto, che ha appena trionfato contro l'Egitto.

ODE A SANTA CECILIA (frammento)

Musica divina
Quale passione non si sveglia e non domina?
Quando glorioso jubal
L'arpa delle canzoni ha fatto corde,
Intorno ai suoi fratelli lo ascoltavano,
E anche alla polvere le fronti si piegarono
Rispetta l'incantesimo sovrano.
Non meno di un dio che immaginavano
Conserva quella meraviglia
Che parlava loro con un alito così dolce.
Musica divina
Quale passione non si sveglia e non domina?

Invia corno bellicoso
Che il coperchio è già rotto,
E la rabbia si alimenta e la battaglia
Che tempesta scoppia.
Il raddoppio, il tremendo raddoppio
Di rauchi tamburini
Incoraggia i combattenti ostinati,
Vai avanti! Vai avanti! ripetendo.

Dolci console
Il flauto lamentoso
Con amorevole dolore
Del timido adora,
Di cui grida speranze.

Il violino doppiato esprime
Impeto di chi ama

 Una signora sprezzante;
La gelosia che è preda,
La rabbia che lo infiamma.

 

19 novembre 2023 - Eugenio Caruso

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Tratto da

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www.impresaoggi.com