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Gogol, uno dei grandi della letteratura russa


«Bambini affamati, vittime torturate dai loro oppressori, anziani indifesi considerati un odioso fardello dai loro figli; e tutta la solitudine, la povertà, e il dolore, si facevano beffa di ciò che la vita umana avrebbe dovuto essere. Desidero fortemente alleviare i mali del mondo, ma non posso farlo, e ne soffro.» (Autobiografia di Bertrand Russell)

Versi tratti dalla poesia "Orologio da rote" di Neruda

GRANDI PERSONAGGI STORICI Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona. In questa sottosezione figurano i grandi poeti e letterati che ci hanno donato momenti di grande felicità ed emozioni. Io associo a questi grandi personaggi una nuova stella che nasce nell'universo.

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Nikolaj Vasil'evic Gogol'-Janovskij (31 marzo 1809 - 4 marzo 1852) è stato uno scrittore e drammaturgo russo. Gogol' è considerato uno dei grandi della letteratura russa. Già maestro del realismo, si distinse per la grande capacità di raffigurare situazioni satirico-grottesche sullo sfondo di una desolante mediocrità umana, o di quella che è stata definita pošlost' con uno stile visionario e fantastico tanto da essere definito da molti critici un precursore del realismo magico. Tra le opere più significative si ricordano i racconti Taras Bul'ba (1834) e Arabeschi (1835), la commedia L'ispettore generale (1836), la raccolta Racconti di Pietroburgo (1842) (in realtà cinque racconti accomunati dall'ambientazione nella capitale e nati dall'esperienza dell'autore in essa, ma soltanto successivamente riuniti in una raccolta dai critici) e il romanzo Le anime morte (1842). Gogol' è considerato il più grande utilizzatore dello skaz, la riproduzione di una narrazione orale. Lui stesso ha creato una particolare forma di skaz con esclamazioni e giochi di parole.

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Dagherrotipo di Nikolaj Gogol' (1845)


Nikolaj Vasil'evic Gogol' nacque il 19 marzo 1809 a Velyki Sorocynci, villaggio nell'oblast' di Poltava, governatorato russo nell'attuale Ucraina, da una famiglia di piccoli proprietari terrieri della nobiltà russa. Il padre fu scrittore di commedie in russo e in ucraino, mentre la madre era una donna austera dalla forte personalità e una fervente religiosa. Gogol' crebbe a Vasilevka, presso una delle proprietà del padre.
Studiò dapprima a Poltava e poi a Nižyn; venne ammesso nel 1821 al liceo, dove iniziò i suoi studi letterari. Durante gli anni del liceo si dedicò anche alla recitazione, sua passione poi abbandonata per intraprendere la carriera lavorativa. Iniziò a scrivere ufficialmente nel 1825. Tra i racconti più significativi di questi anni vi sono: I masnadieri, una tragedia andata perduta, I fratelli Tverdislavic e Qualcosa su Nežin, ovvero per gli stupidi la legge non è scritta. Nel 1828 concluse gli studi e trasferitosi a Pietroburgo intraprese una carriera di burocrate mantenendo viva la passione per la letteratura.
Nel 1829, assunto lo pseudonimo di V. Alov, pubblicò il Ganc Kjuchel'garten, idillio in versi iniziato nel 1827, subito stroncato dalla critica. In reazione alle critiche negative, Gogol' comprò tutte le copie della rivista su cui era stata pubblicata la sua opera e le bruciò. Partì allora per l'estero, visitò la Germania, specialmente Lubecca e Amburgo nel 1829; durante il suo viaggio incorse in alcune difficoltà economiche che lo costrinsero a chiedere l'aiuto della madre. Tornò a Pietroburgo e si occupò degli immobili pubblici, prima, e dei beni patrimoniali, poi.

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Gogol' ritratto da Moller, 1840, Galleria Tret'jakov


Nel 1831 conobbe il poeta Aleksandr Puškin e nello stesso anno pubblicò la prima opera di successo, Veglie alla fattoria presso Dikan'ka, compredente i racconti: La fiera di Sorocincy, La sera della vigilia di Ivan Kupalo, La notte di maggio o L'annegata, Il messaggio scomparso. Nel 1832 pubblicò il secondo volume delle Veglie alla fattoria presso Dikan'ka (La notte prima di Natale, La terribile vendetta, Ivan Fëdorovic Špon'ka e la sua zietta, Il posto incantato) e, durante un suo soggiorno a Mosca, conobbe molti intellettuali quali Michail Petrovic Pogodin, Sergej Timofeevic Aksakov e Michail Nikolaevic Zagoskin. Nel 1834 fu nominato professore aggiunto di Storia all'Università di Pietroburgo. Nel 1835 pubblica gli Arabeschi, La prospettiva, Il ritratto e Mirgorod, una raccolta di racconti in due parti; inoltre "per motivi organizzativi" non gli fu rinnovato l'incarico di professore (attività in cui, comunque, non eccelleva e che non gradiva particolarmente. Le sue lezioni erano definite «noiose» dagli allievi, e lo stesso Gogol' disse: «ignorato sono salito sulla cattedra, e ignorato ne discendo»),[3] così, nel 1836, si dedicò febbrilmente alla produzione di racconti, pubblicati sul Sovremennik (Il contemporaneo). Tra questi racconti spiccano: Il calesse, Il mattino di un funzionario, Il revisore e l'articolo Della letteratura nelle riviste del 1834-1835. Benché accolti favorevolmente da una piccola parte della critica (tra cui vi era Belinskij), specialmente Il Revisore viene attaccato dalla maggior parte dei critici, in particolar modo da quelli schierati politicamente a sinistra. In aprile va in scena L'ispettore generale, che costituì uno snodo importante nella sua vita. Deluso infatti per il magro successo della commedia a Pietroburgo, al quale comunque fece da contraltare il buon responso moscovita, Gogol' decise di mettersi in viaggio verso l'Europa, dove soggiornò a lungo.
Partito per la Svezia, passò poi per la Germania, visitando città come Aquisgrana, Düsseldorf e Brema. Giunge anche in Svizzera in agosto, dove, a Vevey, riprende a scrivere Le anime morte. In ottobre esce il racconto Il naso, che precede la partenza per Parigi, dove incontra il poeta polacco Adam Mickiewicz. Nel marzo 1837 inizia a studiare la lingua italiana in occasione del suo soggiorno in Italia.[4] Vive a Roma in via Sant'Isidoro n. 17 e frequenta diversi scrittori russi residenti nella città, specialmente Ivanov e Šapovalov. Conosce il letterato Pagodin e Giuseppe Gioachino Belli. Torna a Mosca nel 1839. Nel 1842 pubblica Il cappotto e sulla rivista Moskvitjanin ("Il moscovita") la novella Roma e inizia la pubblicazione de Le anime morte. In ottobre torna a Roma e affitta una casa nei pressi della precedente, in via Felice n. 126.

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Targa dedicata a Gogol' in Via Sistina 125, Roma


Tornato a Pietroburgo in dicembre, scrive e mette in scena l'opera Il matrimonio. Nel 1843 pubblica in quattro volumi tutte le sue opere, che comprendono anche Il cappotto, poi ritorna in Germania, a Düsseldorf, dove abita con il poeta Vasilij Žukovskij. L'anno seguente va in scena La lite.
Nel 1845 si ammala a Francoforte e si trasferisce prima a Praga, poi torna nuovamente a Roma, dove continua il lavoro del secondo volume de Le anime morte. Pubblica i Brani scelti della corrispondenza con gli amici e diventa amico del religioso Matvej Konstantinovskij, che finisce per aggravare la sua nevrosi. Nel 1848 visita Malta, Costantinopoli, Gerusalemme e Odessa; torna a Mosca in settembre, dove incontra il drammaturgo Aleksandr Ostrovskij. Nella notte tra l'11 e il 12 febbraio 1852 brucia la seconda parte de Le anime morte a causa di una crisi religiosa derivata dal contrasto presente dentro di lui: da una parte v'è il desiderio di comprensione cristiana verso gli altri, dall'altra il desiderio di sottoporre a dura satira i costumi della società russa.
Indebolito da lunghi periodi di digiuno e di penitenza, muore il 21 febbraio 1852. Viene sepolto quattro giorni dopo nel Monastero di San Danilo. La sua tomba era contrassegnata da una grande pietra (Golgota), sormontata da una croce ortodossa. Nel 1931, le autorità di Mosca decisero di demolire il monastero e fecero trasferire i resti di Gogol al cimitero di Novodevichy.
Il suo corpo è stato scoperto sdraiato a faccia in giù, il che ha dato origine alla storia che Gogol fosse stato sepolto vivo. Le autorità hanno spostato la pietra del Golgota nella nuova tomba, ma hanno rimosso la croce; nel 1952 i sovietici sostituirono la pietra con un busto di Gogol. La pietra è stata successivamente riutilizzata per la tomba dell'ammiratore di Gogol Mikhail Bulgakov. Nel 2009, in occasione del bicentenario della nascita di Gogol, il busto è stato spostato al museo del cimitero di Novodevichy e la pietra originale del Golgota è stata restituita, insieme a una copia della croce ortodossa originale.

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Gogol' brucia il manoscritto della seconda parte di Le anime morte, dipinto di Repin, 1909


L'opera
Il significato dell'opera gogoliana è stato a lungo oggetto di dibattito. Due sono le correnti di pensiero principali: quella sostenuta dalla critica russa "classica", capeggiata da Belinskij e quella formalista di Ejchenbaum. La prima tende a vedere nelle opere di Gogol' uno stile tendenzialmente realista sottolineato da una componente filantropica che, secondo Belinskij, costituirebbe il fulcro della letteratura di Gogol'.
I formalisti, attenendosi strettamente al testo delle opere, sostengono che in Gogol' vi sia solo un'esagerata iperbolizzazione del paradosso, del grottesco, ottenuta attraverso procedimenti linguistici semantici e fonici. Secondo quest'ultima tesi non solo Gogol' non può essere considerato né un realista né un filantropo, ma egli si dimostra al contrario autore in grado di creare ilarità anche durante momenti narrativi melodrammatici.
Fondamentale è l'influenza di quest'autore su tutta la letteratura russa successiva. Dostoevskij affermerà, riferendosi alla propria generazione di intellettuali e narratori, che "siamo tutti usciti da Il cappotto di Gogol'".
Le anime morte
Gogol' comincia la stesura del primo volume de Le anime morte verso la metà del 1835 e finisce alla fine del 1841. Il libro esce nel maggio del 1842, con il titolo Le avventure di Cicikov. Il cambiamento del titolo e qualche altra modifica erano stati imposti dalla commissione di censura di Pietroburgo, dopo che quella moscovita (alla quale Gogol' aveva sottoposto, in un primo momento, il manoscritto) non aveva concesso il visto, dal momento che l'anima è immortale e perciò non possono esistere anime morte.
È un'opera davvero tormentata, incompiuta a causa della prematura morte dell'autore. L'opera risulta essere un realistico e preciso dipinto della Russia contadina e zarista, tutta imbrigliata in un complicatissimo apparato burocratico ereditato dalle riforme di Pietro il Grande. L'intenzione dell'autore era quella di realizzare, più che un romanzo, un vero e proprio poema: affascinato e colpito in modo eccezionale dalla lettura di Dante durante il suo soggiorno in Italia, Gogol' voleva realizzare un'opera in tre libri, tutta improntata al vero spirito russo. Essa contiene in sé veri e propri momenti lirici enfatizzati dal romanticismo di Gogol'. Il realismo di Gogol', con un'ironia di stampo "petroniano", raggiunge livelli mai visti prima.
A ragione Dostoevskij individuerà in lui il padre della letteratura russa che tanto successo ebbe nella seconda metà dell'Ottocento. Il romanzo presenta una sfilza di personaggi provenienti da ogni classe sociale, privi di ogni spirito etico, tutti protesi verso piaceri e ricchezze: la cultura europea aveva grandemente influenzato il modo di vivere dei russi. Tale aridità spirituale si concretizza nella persona del protagonista del romanzo Cicikov. Cacciato dall'amministrazione pubblica una prima volta per concussione e una seconda per collusione coi contrabbandieri, Cicikov, deciso ad arricchirsi con ogni mezzo, scopre di poter ottenere prestiti bancari dallo Stato sulla garanzia dei servi della gleba - le anime, in linguaggio burocratico - da lui posseduti. Non avendone affatto, si mette in viaggio nelle province per cercare quei proprietari terrieri a cui, dopo il precedente censimento, siano morti dei servi sui quali pagano ancora le tasse e sui quali dovranno pagarle fino al censimento seguente. Nonostante le diverse reazioni, tutti accettano di vendergli le loro "anime morte", definizione comunemente data ai servi della gleba defunti, da cui il titolo del libro e da cui l'inconsistenza della motivazione della censura moscovita. Le vicissitudini dei contatti preliminari, delle diverse compravendite, delle conseguenze, consentono all'autore di costruire una galleria di personaggi nessuno o quasi dei quali sia esente da difetti, disonestà e corruzione.
Ancora una volta richiamando Petronio, si può dire che solo attraverso una commedia satirica Gogol' permette al lettore di trovarsi faccia a faccia con questa realtà eticamente spoglia, in tal modo evidenziandone tutti i guasti e i difetti.

OPERA

  • Hans Küchelgarten (1827-28, poemetto giovanile)
  • Italia (1829)
  • Panorama delle lettere russe della seconda metà del 1829 e la prima del 1830 (1830)
  • Un capitolo del romanzo storico (1830)
  • Devo vedere il colonnello (1830)
  • Il diavolo zoppo (1830-31, frammento)
  • Alcuni pensieri sull'insegnamento della geografia ai bambini (1831)
  • Il maestro (capitolo della novella piccolorussa "Il cinghiale terribile", 1831)
  • Sulla donna (1831)
  • Il successo dell'ambasciata (secondo frammento de "Il cinghiale terribile", 1831)
  • Veglie alla fattoria presso Dikan'ka (1831)
    • Prefazione alla prima parte
    • La fiera di Soròčintsy (1829-31)
    • Bisavrjùk ovvero La sera della vigilia di Giovan Battista (1829-30)
    • La notte di maggio ovvero L'annegata (1830-31)
    • Il dispaccio smarrito (1829-31)
    • Prefazione alla seconda parte
    • La notte prima di Natale (1830-32)
    • La terribile vendetta (1831)
    • Ivàn Fëdorovič Špon'ka e la sua zietta (1831-32)
    • Il posto incantato (1829-30)
  • Alcuni capitoli di una novella incompiuta (1831-32, ma ritrovati nel 1855)
  • Il bandurista insanguinato (capitolo del romanzo, 1832)
  • Notti alla villa (1839, ritrovato nel 1854)
  • La mano terribile... (frammento)
  • Il fanale si spegneva... (frammento)
  • La pioggia era persistente... (1833, frammento)
  • Rudokopov (1833, frammento)
  • Semën Semënovič Bàtjušek (1835, frammento pubblicato postumo nel 1892)
  • 1834 (frammento pubblicato nel 1856)
  • Taras Bul'ba (1834)
  • Mìrgorod (1835)
    • Proprietari di vecchio stampo (1832-34, racconto)
    • Taràs Bul'ba (1835, 1842 e 1852)
    • Vij (1833-35, racconto)
    • Storia del litigio tra Ivàn Ivànovič e Ivàn Nikìforovič (1834, racconto)
  • Le ragazze Čablov (1839, frammento)
  • Racconti di Pietroburgo (1842)
    • La Prospettiva Nevskij (1833-35)
    • Il naso (1832-36)
    • Il ritratto (1833-42)
    • Il cappotto (1842)
    • Le memorie di un pazzo (1834-35)
  • Novella italiana ovvero Annunziata ovvero Roma (1838-42)
  • Arabeschi (1835)
    • Prefazione (1834)
    • La scultura, la pittura e la musica (1831)
    • Sul Medioevo (1835)
    • Sull'insegnamento della storia universale (1832)
    • Uno sguardo al formarsi della Piccola Russia (1832)
    • Qualche parola su Puškin (1832)
    • Sull'architettura dei nostri tempi (1831)
    • Al-Mamun (profilo storico) (1834)
    • La vita (1831-34)
    • Schlözer, Müller e Herder (1832-34)
    • Sui canti della Piccola Russia (1834)
    • Pensieri sulla geografia (per l'infanzia) (1829-31)
    • L'ultimo giorno di Pompei (1834)
    • Sul moto dei popoli alla fine del secolo V (1834)
  • I fidanzati ovvero Il matrimonio (1835, teatro)
  • L'ispettore generale (1836, teatro, conosciuto anche come Il revisore), con le appendici:
    • Lettera dell'autore a un letterato poco dopo la prima (1841)
    • Due scene secluse (pubblicate nel 1842)
    • Avvertenza (1846)
    • Avvertenza per coloro che desiderino recitare come si deve il «Revisore» (1846, pubblicato nel 1886)
    • Epilogo al «Revisore» (1846)
    • Supplemento alla conclusione del «Revisore» (1847)
  • Articoli, racconti e opere teatrali da «Sovremennik»
    • La mattina di un uomo d'affari (1836, teatro)
    • Sul movimento della letteratura su riviste negli anni 1834 e 1835 (1836)
    • Memorie pietroburghesi per l'anno 1836 (1837)
  • All'uscita del teatro dopo la rappresentazione di una nuova commedia (1842)
  • I giocatori (1843, teatro)
  • Il Vladimir di III grado (1832-42, frammento di teatro)
    • La causa (1840, frammento di teatro)
    • L'anticamera (1839-40, frammento di teatro)
    • Una stanza nella casa di Mar'ja Aleksàndrovna (1840, frammento di teatro)
  • Al'fred (1835-56, frammento di teatro)
  • Baskakov... ovvero Frammenti di un dramma ignoto (pubblicati nel 1881)
  • Appunti per un dramma di storia ucraina (1838-39, frammenti di teatro pubblicati nel 1861)
  • Passi scelti della corrispondenza con amici (1847)
    • Prefazione (1846)
    • Testamento (1845)
    • La donna nel mondo (1847)
    • Il senso delle malattie (1847)
    • Che cos'è la parola (1844)
    • Le pubbliche letture dei poeti russi (1847)
    • Sui soccorsi agli indigenti (1847)
    • A proposito dell'«Odissea» tradotta sa Žukovskij (1846)
    • Qualche parola sulla nostra chiesa e sul nostro clero (1847)
    • Sul medesimo argomento (1847)
    • Sul lirismo dei nostri poeti (1845)
    • Le controversie (1847)
    • Il cristiano va avanti (1847)
    • Karamzìn (1845)
    • Riguardo al teatro e all'unilateralità (1846)
    • Le materie per un poeta lirico nell'epoca attuale (1844)
    • Consigli (1847)
    • I lumi (1847)
    • Quattro lettere a differenti destinatari a proposito delle «Anime morte» (1847)
    • Bisogna amare la Russia (1847)
    • Bisogna viaggiare attraverso la Russia (1847)
    • Che cos'è una governatoressa (1846)
    • Il possidente russo (1847)
    • Ivanov, il pittore storico (1847)
    • Cosa può essere una moglie per un marito nel presente della Russia (1844)
    • Dell'amministrazione della giustizia in un paese rurale (1847)
    • I timori e gli orrori della Russia (nell'ed. 1867)
    • A un amico miope (1847)
    • A uno che occupa un posto importante (nell'ed. 1867)
    • Chi abbia al mondo un destino più alto (1847)
    • Un viatico (1847)
    • Su essenza e particolarità della poesia russa (1845)
    • La radiosa resurrezione (1847)
  • La confessione dell'autore (1847, pubblicata nel 1855)
  • Le anime morte (1835-52)
    • parte prima: 11 capitoli (1842)
    • Prefazione alla seconda edizione (1844)
    • Racconto del capitan Kopejkin (1889, parte di «Anime morte» censurata)
    • parte seconda: 5 capitoli (postuma)
  • Borìs Godunòv. Un poema di Puškin (postumo, 1881)
  • Della poesia di Kozlòv (postumo, 1890)

IL CAPPOTTO

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Ci sono amori così assurdi, così inspiegabili, così lontani da quelli a cui siamo abituati che quasi non sembrano rientrare in questa definizione, e che però, a dispetto di tutto, nascono, crescono e pulsano. Amori non verso i nostri simili, se così simili a noi non li percepiamo, e neppure verso la vita che conduciamo, o verso i valori in cui crediamo. Amori più umili, come può esserlo quello per un oggetto carico di simboli, che entra in contatto con noi dopo lunghi corteggiamenti e dal quale non vorremmo più separarci, passando insieme a lui – come fosse uno scudo protettivo, o un vero e proprio alleato – gli anni che ancora ci aspettano. Un amore simile deve averlo provato Akakj Akakievic Bašmackin, protagonista del racconto Il cappotto di Nikolaj Vasil’evic Gogol’ (1809-1852) e impiegatuccio che, in una Pietroburgo dell’Ottocento, viene vessato dai colleghi e preso in giro dal superiore, passando delle giornate fotocopia al ministero presso cui svolge la mite mansione di copiatore di lettere. Nella sua modesta e solitaria esistenza, che si esaurisce in un distaccato tragitto casa-lavoro, solo una speranza lo sostiene: farsi confezionare un bel cappotto su misura dal sarto. Un cappotto di qualità, elegante, da sfoggiare in ufficio, che lo protegga dall’inverno e che lo rianimi con la sua presenza. È per lui – anzi, per lei, perché il cappotto scelto da Gogol’ è femminile, in lingua originale – che Akakj Akakievic risparmia, non consuma troppa luce, mangia a mozziconi. Per la sua agognata šin’el’ , che quando finalmente lo avvolge e lo protegge diventa per il protagonista un bene inestimabile. “Da quel momento parve che la sua stessa esistenza si facesse in un certo senso più piena, come se si fosse sposato“, scrive appunto Gogol’, “come se qualche altra persona vivesse con lui, come se non fosse più solo, ma una gradita compagna avesse acconsentito a percorrere al suo fianco il cammino della vita, e quest’amica non era altri, appunto, che quel cappotto bene imbottito, con una robusta fodera che non si sarebbe consumata“. Peccato che, invitato quella sera stessa a una festa tra colleghi per brindare al nuovo acquisto, Akakj Akakievic venga derubato del cappotto sulla via del ritorno e rimanga solo, spiazzato, nudo, proprio quando ha appena finito di saldare il pagamento: un furto tra i più strazianti della letteratura, che arriva secco e distruttivo al pari dello stile di Gogol’, capace di sondare la disperazione del protagonista sempre dalla giusta distanza. Annichilito dall'episodio, Akakij Akakievic cerca invano giustizia e infine muore di freddo. La narrazione ha però un finale fantastico, che vede il fantasma del funzionario vagare per la città derubando i signori dei loro cappotti: la furia dello spirito si placherà solo quando questo riuscirà a intimidire un presuntuoso figuro dei piani alti (il cosìddetto "personaggio importante"), che gli aveva negato giustizia per il cappotto perduto. Ne Il cappotto troviamo una summa della comicità di Gogol', che ha dato grande impeto alle future produzioni e che è servito da modello a generazioni di autori. Gogol' ne Il cappotto, come ne Le anime morte, irride i vari strati della società, rappresentandoli corrotti, viziosi e involontariamente ridicoli. Il brano ha poi dato spazio a numerose polemiche letterarie, in quanto molti hanno visto in esso una prima scintilla di quella che sarà la grande stagione della letteratura filantropica russa. Secondo quanto sostenuto dalla critica formalista, quello di Gogol' sarebbe soltanto un enorme gioco letterario, una gigantesca apologia del grottesco creata al fine di far ridere attraverso le lacrime. Quando vidi per la prima volta Il cappotto del film di Lattuada non sapevo se piangere o ridere!!! Corsi allora i n libreria per acquistare Racconti di Pietroburgo.

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LE ANIME MORTE

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Prima edizione del romanzo

Le anime morte rappresenta il primo volume di un’opera mai compiuta a causa della morte dell’autore: l’idea era quella di realizzare un grande poema russo in 3 parti che avrebbero delineato un percorso di redenzione in stile Divina Commedia. Scritta quasi completamente a Roma, la prima parte di questo progetto è considerata tra i romanzi più significativi della letteratura mondiale ed è una rappresentazione epica e satirica della miseria della provincia russa. Gogol’ inizia a scrivere la seconda parte ma poi la dà alle fiamme, insoddisfatto e presa della crisi esistenziale che lo porterà alla morte. Il protagonista, Cicikov, è un funzionario doganale senza scrupoli, che percorre la campagna russa e compra dai proprietari terrieri le anime morte, termine che designava i servi della gleba morti dopo l’ultimo censimento e quindi per la legge ancora in vita. Su di essi i proprietari dovevano ancora pagare le tasse ed erano dunque felici di liberarsene. Così Cicikov si propone di ottenere l’assegnazione di terre che lo Stato accorda a chi dimostra di possedere un sufficiente numero di servi della gleba per bonificarle e coltivarle. I viaggi del protagonista forniscono l’occasione per delineare una sorta di commosso poema della terra russa e contemporaneamente descrivere tutta la degradazione e la degenerazione spirituale connesse alla servitù della gleba sia per i servi sia per proprietari, schiavi del denaro. Alla fine proprio l’avidità di una dei proprietari terrieri, che vuole verificare il valore delle anime morte da vendere, desta sospetti nelle autorità e svela il piano di Cicikov, costringendolo alla fuga.

L'idea prima del libro fu suggerita a Gogol' da Puškin ed è tratta da un fatto di cronaca. Successivamente Gogol' sviluppò il progetto di farne una prima parte di un grande poema sulla Russia che però non vide mai la luce, anzi segnò in un certo senso il suo declino. Infatti scrisse solo la seconda parte che poi bruciò quasi per intero (ne rimangono solo i primi capitoli). Ai personaggi spregevoli descritti in questa prima parte avrebbero dovuto fare da contraltare delle figure più edificanti nella seconda, fino ad arrivare a un finale ideale che avrebbe dovuto indicare, allegoricamente, una sorta di percorso redentivo per l'intero popolo russo. Questo disegno non venne però portato a compimento dallo stesso Gogol' e la critica si trovò divisa nel giudicare, quindi, Le anime morte come un romanzo di denuncia sociale, come potrebbe fare intendere il suo inserimento nel progetto del grande poema appena esposto, piuttosto che considerarlo per ciò che è: il vivido quadro di una Russia sgangherata e sonnolenta, abitata da figure grottesche e patetiche, delle quali il protagonista, Cicikov, è il più degno rappresentante. In ogni caso questo romanzo rappresenta uno spartiacque all'interno della letteratura russa, che fino a quel momento era sembrata noncurante nei confronti delle condizioni umane e sociali del suo popolo. Il grande successo che questo romanzo riscosse al momento della sua pubblicazione è minima rapportata agli echi e alle influenze che ha avuto sull'intera letteratura del suo Paese, a partire proprio dalle opere spiccatamente di denuncia sociale che cominciarono poi a fiorire, come per esempio le Memorie di un cacciatore di Ivan Turgenev.

Il mio mentore dell'età giovanile, il signor Mantovani, il bibliotecario della libreria comunale di Porta Venezia, tra i primi romanzi che mi consigliò di leggere propose proprio questo romanzo di Gogol; da allora divenni un appassionato lettore della letteratura russa. Il signor Mantovani, nonostante mi avesse "costretto" a leggere Il mulino del Po e i romanzi del ciclo L'ansia dell'eterno di Virgilio Brocchi, mi indirizzò alle pietre miliarii della letteratura mondiale. Virgilio Brocchi fu autore, nella prima metà de XX secolo, di una serie (circa una cinquantina) di romanzi destinati al grande pubblico che riscossero un discreto successo. I romanzi, scritti e pubblicati al ritmo di circa uno all'anno, erano la versione dell'epoca dell'attuale "best seller".

TARAS BUL'BA

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La prima stesura dell'opera coincide con l'idea di rinunciare alla carriera di storico: difatti in quegli anni Gogol' aveva già architettato una Storia dell'Ucraina con intenti quasi messianici, volendo porsi da guida e maestro. Questa novella storica invece nasce da una libera rievocazione di atmosfere storiche che vanno dal XV al XVIII secolo nella quale al posto delle fredde cronache trova posto l'epica popolare. In questa opera emergono le tematiche della duma, del canto popolare ucraino, dell'eterna lotta fra cattolici e ortodossi, dell'autonomia dei cosacchi e del codice di onore e di dedizione che lega gli abitanti tra loro. Ambientato all'incirca nell'Ucraina del XVII secolo, devastata dai tatari, governata dai polacchi e messa a ferro e fuoco dalle scorribande di cosacchi, tale racconto narra le imprese di uno dei condottieri di questi ultimi, Taras Bul'ba. Affiancato dai figli Andrej ed Ostap, assalta la città di Dubno, ma Andrej, per amore di una polacca, tradisce i suoi, passando nelle schiere nemiche. Durante uno scontro sarà poi isolato in una selva, avvicinato dal padre, convinto a scendere da cavallo e ucciso a sangue freddo con un colpo di fucile. Ostap, intanto, viene fatto prigioniero e portato a Varsavia dove viene torturato e giustiziato. Nonostante il nuovo Etmano dei Cosacchi abbia concluso un accordo di pace con i polacchi, Taras giura vendetta, penetra in Polonia seguito dai cosacchi a lui fedeli ma, dopo scontri che lo vedono vincitore sul campo, viene fermato dal generale Potocki, alle porte di Cracovia. Catturato verrà torturato e in seguito arso vivo, legato ad un albero.

LA PROSPETTIVA NEVSKIJ

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Illustrazione di Dmitrij Kardovskij per La Prospettiva Nevskij (1904)

La Prospettiva Nevskij o Il corso Neva, scritto tra il 1831 e il 1834, venne pubblicato per la prima volta nel 1835 (all'interno della raccolta Arabeschi) e nel 1842 fu inserito nel terzo volume delle opere dello scrittore. La Prospettiva Nevskij, come pure le altre opere narrative che successivamente all'edizione del 1842 saranno note come i Racconti di Pietroburgo, incontrò molte difficoltà nell'ottenere il visto della censura, la quale impose un taglio all'episodio della punizione del tenente Pirogòv.
Trama
Il racconto si apre con una lunga descrizione della Prospettiva Nevskij, la più grande ed importante via di Pietroburgo. Questa via è il nucleo caldo della città, dove la gente, durante quasi tutto il giorno, va a passeggio e sfoggia baffi, vestiti, occhiali: una vera e propria passerella. Qui si trovano persone di qualsiasi estrazione, dagli impiegati statali, ai militari, alle donne mature, alle giovani ragazze, agli scapoli in cerca di una donna. La via brulica sempre di persone ed è piena di negozi. Gli unici momenti in cui è vuota è a metà mattinata e a metà pomeriggio, negli orari lavorativi. La sera la strada si tinge di una luce sensuale che fa cambiare aspetto a qualsiasi cosa. Proprio in questo momento della giornata inizia la storia.
Il giovane tenente Pirogov si trova con un amico sulla prospettiva quando entrambi adocchiano due ragazze: una castana ed una bionda. L’altro ragazzo si chiama Piskarëv, un artista timido che Gogol’ descrive come artista grigio del nord, prigioniero di questa condizione. Egli segue la ragazza sulla Prospettiva Nevskij fino a quando lei non si accorge dell'uomo. La ragazza sembra, in un primo momento, stizzita ma poi, nel vedere la perseveranza del giovane, compare sul suo volto un leggero sorriso. Egli la segue fino alla sua casa e sale le scale insieme a lei. Arrivati alla porta dell’appartamento trovano ad aprirgli una ragazza di bella presenza e con una candela in mano. L’appartamento è trasandato: niente dipinti sui muri, polvere sui mobili, disordine e, cosa più importante, altre tre ragazze che non sembrano affatto sorprese di vedere entrare quel giovane sconosciuto. La ragazza dice qualcosa a Piskarëv, cose volgari, che gli fanno capire che è capitato in un appartamento di prostitute. Invece di approfittare della situazione egli scappa via e, una volta tornato a casa, l’insonnia dovuta alla perdita così repentina di un sentimento così bello che era nato in lui non gli fa chiudere occhio. Verso mezzanotte e mezza arriva presso la sua abitazione un servo, il quale invita il giovane a seguirlo poiché la ragazza ha chiesto di vederlo. Egli arriva presso la casa in carrozza. Il cortile è gremito di carrozze, c’è un gran vociare e le luci della casa sono tutte accese. Entra nella casa e ci sono molte ragazze che ballano e uomini, sia anziani che giovani, che hanno fatto un cerchio umano intorno a due ragazze. Egli si fa largo e scorge la ragazza che aveva seguito. Inizia a parlare con lei ma subito dopo arriva un signore anziano che la porta via e lei supplica Piskarëv di attendere il suo ritorno. Piskarëv inizia a cercarla ma non la trova.
La scena seguente è quella della sua stanza illuminata dalla luce fioca di una candela ormai consumata. Ha sognato, ma quel sogno è stato per lui stupendo perché ha rivisto la sua amata. Passa l’intera giornata come un fantasma aspettando che il sonno sopraggiunga per vederla di nuovo. Ed è così il giorno seguente e quello dopo ancora. In conclusione la sua vita cambia del tutto: da sveglio è sempre più spento, come se dormisse, mentre quando dorme riesce a vivere. Ma con il passare del tempo, inizia a soffrire di insonnia.
Decide così di recarsi da un persiano dal quale prende dell’oppio in cambio di un dipinto. Egli torna a casa e grazie all’oppio comincia a dormire e sognare la ragazza sempre di più. Questa routine si interrompe quando egli pensa che forse la ragazza era stata costretta da avvenimenti passati a fare quello che faceva. Decide così di salvarla da quella condizione chiedendole la mano. Arriva alla sua abitazione e nel vederla inizia a tremare investito da un’onda di gioia. Le fa la sua proposta, ma le parole di lei lasciano trasparire una vita dedita alla corruzione dell’animo ed abietta. Egli non può sopportarlo e se ne va a vagabondare per la città. Si chiude dentro alla sua stanza per giorni, fino a quando la porta viene aperta con la forza perché dall’interno non arrivava nessuna risposta. Piskarëv giace a terra con la gola tagliata, morto suicida per il suo amore malato.
A questo punto il racconto si sposta su Pirogov, che aveva anch'egli iniziato a seguire la sua bella quella sera. Pirogov appartiene al ceto medio, e come si è detto è un ufficiale. Segue la biondina fino a casa sua, e dopo esservi entrato si trova davanti a una strana scena: ci sono un tale Schiller (non Schiller lo scrittore ma un calzolaio di quella via) e Hoffmann (non Hoffmann lo scrittore, ma un artigiano di quelle parti). Entrambi tedeschi e ubriachi, stanno farneticando: Schiller vuole che Hoffman gli tagli il naso, perché non necessario. Quando vede entrare Pirogov, Schiller gli urla di andarsene. Il giorno dopo Pirogov si presenta però alla sua bottega, per rivedere la bella biondina che è la moglie di Schiller. Trova la scusa di farsi fare degli speroni pur di continuare a frequentare il posto, anche se lei ha palesemente rifiutato le sue avances. Quando gli speroni sono pronti, trova un’altra scusa: il fodero del pugnale. Infine una domenica Pirogov torna a farle visita in assenza del marito, e la convince a ballare insieme. A quel punto l'ufficiale si lascia andare alla passione e inizia a baciarla insistentemente; ma proprio in quel momento entrano Schiller, Hoffmann e un altro uomo. I tre tedeschi lo tengono fermo e lo picchiano violentemente. Inizialmente Schiller si aspettava una punizione esemplare da parte dello Stato, ma Pirogov - dopo aver mangiato dei pasticcini e letto un po’ - si calma e decide di non denunciarlo.
Il racconto si conclude con l’autore che avverte di non fidarsi della Prospettiva Nevskij, perché essa mente a ogni ora del giorno, ma soprattutto quando scende la notte, “quando il demonio stesso accende le lampade solo per mostrare ogni cosa sotto un aspetto non vero”.

 

3 settembre 2023 - Eugenio Caruso

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