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John Donne grande poeta che visse stretto tra la morsa del medioevo e della rivoluzione scientifica.

Datemi una notte e per amante
La Venere della piccola fattoria di Milo!
O se per un’ora una statua antica
Si ridestasse alla passione e io potessi
Scuotere l’Aurora fiorentina
Dalla sua muta disperazione,
Mischiarmi a quelle membra, ritrovare
In quel petto il mio rifugio.

WILDE


GRANDI PERSONAGGI STORICI Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona. In questa sottosezione figurano i più grandi poeti e letterati che ci hanno donato momenti di grande felicità ed emozioni. Io associo a questi grandi personaggi una nuova stella che nasce nell'universo.

Andric - Balzac - Beckett - Bellow - Boccaccio - Bjørnson - Buck - Bulgàkov - Byron - Camus - Carducci - Cechov - Chaucer - Coleridge - D'Annunzio - Dante - De Cervantes - Dickens - Donne - Dostoevskij - Eliot - Esénin - Eschilo - Faulkner - France - Gide - Gogol - Gor'kij - Hamsun - Hemingway - Hesse - Heyse - Ibsen - Joyce - Kafka - Kipling - Leopardi - Mann - Manzoni - Marlowe - Màrquez - Mauriac - Milton - Neruda - Omero - O'Neill - Pascoli - Pasternak - Petrarca - Pinter - Pirandello - Proust - Puškin - Russell - Shakespeare - Shaw - Sienkiewicz - Solženicyn - Steinbeck - Tagore - Tasso - Tolstoj - Turgenev - Verga - Virgilio - Wilde - Yeats -

John Donne (1572 – 1631) è stato un poeta, religioso e saggista inglese, nonché avvocato e chierico della Chiesa d'Inghilterra. Scrisse sermoni e poemi di carattere religioso, traduzioni latine, epigrammi, elegie, canzoni, sonetti e satire. Può essere considerato come il ma ssimo rappresentante inglese della poesia metafisica durante il periodo giacomiano. La sua poetica fu nuova e vibrante per quanto riguarda il linguaggio e l'invettiva delle metafore, specie se paragonato ai suoi contemporanei. Lo stile di Donne è caratterizzato da sequenze iniziali ex abrupto e vari paradossi, dislocazioni e significati ironici. La sua frequente drammaticità e i discorsi da ritmi giornalieri, la sua tesa sintassi e la sua eloquenza di pensiero furono sia una struggente reazione nei confronti dell'uniformità convenzionale della poetica elisabettiana sia un adattamento in inglese delle tecniche barocche e manieriste europee. Celebre il suo sermone Nessun uomo è un'isola (meditazione XVII) citato da Ernest Hemingway in epigrafe a Per chi suona la campana, e da cui trae ispirazione un omonimo libro di Thomas Merton. Donne è poco conosciuto dal grande pubblico, ma è stato un poeta delicato e sensibile.

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John Donne ritratto da un anonimo, 1595 circa, National Portrait Gallery, Londra.


John Donne nacque a Londra nel 1572 in una famiglia di credo cattolico romano. Le radici del prestigioso lignaggio da parte materna affondavano sia pur indirettamente a Tommaso Moro: la madre, Elizabeth, era infatti figlia di John Heywood, poeta inglese che aveva sposato una nipote del grande pensatore cattolico e sorella del gesuita Jasper Heywood, sacerdote e traduttore. Il padre, la cui famiglia era di origine gallese, era un ricco mercante londinese che morì quando Donne aveva soltanto quattro anni; presto la madre si risposò con John Syminges,che si prese cura della famiglia e dei figli.
Dopo aver studiato presso i gesuiti, a dodici anni John Donne entrò all'università di Oxford, che frequentò per tre anni passando poi a Cambridge, dove completò l'educazione senza però poter ottenere la laurea a causa dei principi religiosi che professava e che non gli permisero l'atto di fede protestante alla regina Elisabetta I. Nel 1593 il fratello Henry morì in carcere dove era stato rinchiuso per motivi religiosi, e l'episodio incrinò le convinzioni di Donne. Tre anni dopo si associò alla corte del conte di Essex, e partecipò alle spedizioni del nobile inglese a Cadice e l'anno successivo alle Azzorre, impresa quest'ultima condotta alla ricerca di un tesoro spagnolo e a cui prese parte anche Walter Raleigh. Le due operazioni furono celebrate dal poeta nei versi di The Storm e The Calm.
Ritornato a Londra nel 1597, si impiegò come segretario del dignitario di corte Thomas Egerton con cui strinse amicizia e che servì fino al 1602, e durante il quinquennio probabilmente John Donne abiurò il cattolicesimo abbracciando il credo anglicano. L'esperienza si interruppe bruscamente a causa del suo matrimonio clandestino con la sedicenne Anne More, nipote di Egerton e figlia di un agiato possidente del Surrey e alto dignitario di corte, George More; evento che causò il licenziamento di Donne, la sua carcerazione temporanea e la fine delle sue prospettive di carriera.

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John Donne il più noto esponente della poesia metafisica


Dopo essere stato per alcune settimane nella prigione di Fleet, per dieci anni fu costretto a vivere di elemosina e di aiuti per mantenere la famiglia che si andava ingrandendo. Si rifugiò a Pyrford, nel Surrey, sotto la protezione di un cugino della moglie; ricevette sussidi da Lady Magdalen Herbert e dalla contessa di Bedford. Furono anni duri per Donne, che si accostò al vescovo anglicano Thomas Morton (con il quale scrisse alcuni pamphlet) e che solo nel 1609 si riappacificò con il suocero.
L'anno dopo rese pubblica la sconfessione della sua fede con la diffusione di un libello anticattolico, guadagnandosi le simpatie del sovrano Giacomo I. Nel frattempo cominciarono i disturbi dovuti a una nevralgia di origine reumatica che si acuì col passare del tempo. Infine Giacomo I riconobbe le doti di Donne, la preparazione culturale e le sue capacità oratorie, e per questo lo spronò a intraprendere la carriera ecclesiastica; Donne prese gli ordini all'inizio del 1615 e venne ben presto scelto a ricoprire la carica di cappellano di corte.
Anne More morì a 33 anni nel 1617 nel dare alla luce il dodicesimo figlio. Nel 1621 Donne ricevette la nomina a decano della cattedrale di Saint Paul, raggiungendo una posizione di grande prestigio che, nonostante le sue ambizioni, gli era stata preclusa come membro di corte – attraverso imprese eroiche o incarichi pubblici – e che poté conseguire invece come uomo di Chiesa. La sua salute si aggravò seriamente, compromessa per aver contratto il tifo, e il momento delicato lo portò a considerare con gravità le fragilità del fisico e la prospettiva della morte, soggetto che Donne, ormai irrimediabilmente rovinato dall'insorgere di un cancro allo stomaco, riprese in quello che viene ritenuto il suo sermone funebre, Death Duell, composto nel 1631. Gli ultimi momenti lo videro autoritrarsi in un sudario, e dal disegno fu ricavata da parte di Nicholas Stone una scultura marmorea, che restò indenne nell'incendio di Londra che distrusse la città nel 1666 e che è conservata nella cattedrale di St. Paul.
John Donne morì a Londra il 31 marzo del 1631; fu sepolto nell'antica cattedrale di San Paolo, dove è stata eretta una statua in suo onore portante un'epigrafe in latino, probabilmente composta dallo stesso Donne poco prima di morire. Il monumento rimase integro anche dopo l'incendio del 1666 e venne spostato nella cattedrale di San Paolo, gestita da Donne quando era in vita.

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La casa di John Donne a Pyrford


Poetica
Donne visse in un'età di transizione, un periodo al tramonto della fiorente epoca elisabettiana in cui si diffondevano ansie e incertezze, e che non a caso corrisponde alla produzione delle cupe tragedie di Shakespeare. Il poeta era stretto da un lato nella morsa dei Santi Padri e del pensiero medievale, e dall'altro dalla rivoluzione scientifica che aveva come protagonisti Copernico, Brahe, Galileo, Keplero e Paracelso; questa ricchezza e contraddittorietà gli permisero di produrre alcune liriche che richiamano l'età di Dante, assieme alla presa di coscienza della «new Philosophy» che «calls all in doubt» sgretolando le certezze medievali. I suoi versi sono l'incontro dell'elemento fantastico (anche l'amore è infatti sogno) con il pensiero logico e cerebrale, e questo concorre a dare origine a una poesia che Dryden e il Dottor Johnson hanno definito “metafisica”; Donne concentra, infatti, la propria attenzione su ciò che considera eterno, stabile, necessario, assoluto, per cercare di cogliere le strutture fondamentali dell'essere.
Donne prese avvio rifacendosi agli schemi del latino classico per comporre le satire e le elegie, e ai modelli poetici cinquecenteschi inglesi presenti nei lavori di Philip Sidney e di Edmund Spenser ma filtrandoli attraverso la cultura del proprio tempo e perciò sopprimendo l'eufuismo (Con eufuismo si indica lo stile letterario, d'uso in Inghilterra tra il 1570 e il 1590, caratterizzato da un gusto manieristico e dall'uso abbondante di figure retoriche)o le strutture levigate e artificiali, sostituite da un linguaggio aspro e da una forma accidentata; e sviluppandoli in una mescolanza di logica e di passionalità, di intelletto e di impulso, con un uso innovativo e sorprendente di similitudini e analogie impreviste.
Fortuna critica
Diverse opere di Donne furono pubblicate postume, dopo una loro circolazione in forma di manoscritto, pur non incontrando i gusti del Settecento con l'eccezione di Alexander Pope, che lodò i versi del poeta seicentesco e ne sparse echi nelle proprie liriche. L'attenzione nei confronti di Donne crebbe significativamente a partire dall'Ottocento e fra i suoi estimatori si ricorda Robert Browning e di T. S. Eliot. Nel XX secolo Merritt Y. Hughes scrisse che nella letteratura inglese il peso di Donne può essere paragonato soltanto a quello di Shakespeare e di Milton.

Concludo questo articolo affermando che dal punto di vista letterario ho due grandi passioni: la letteratura russa, per amore giovanile e per la sua maestosità che reacchiude tutto il bello che è stato scritto sulla Terra, e la letteratura britannica, che ritengo sia seconda, dopo quella russa, nel mondo della letteratura.

Poesie

  • Death Be Not Proud (1610)
  • A Valediction: Forbidding Mourning (1611)
  • The Canonization (1633)
  • The Good-Morrow (1633)
  • The Flea (1633)
  • Poems (1633)
  • Holy Sonnets (1633)
  • The Dream (1635)
  • Elegy XIX: To His Mistress Going to Bed (1654)
  • Poems on Several Occasions (1719)
  • Love Poems (1905)
  • John Donne: Divine Poems, Sermons, Devotions and Prayers (1990)
  • The Complete English Poems (1991)
  • John Donne's Poetry (1991)
  • John Donne: The Major Works (2000)
  • The Complete Poetry and Selected Prose of John Donne (2001)

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Prose

  • Pseudo-Martyr (1610)
  • Ignatius His Conclave (1611)
  • Devotions Upon Emergent Occasions and Death's Duel (1624)
  • Six Sermons (1634)
  • Fifty Sermons (1649)
  • Paradoxes, Problemes, Essayes, Characters (1652)
  • Essayes in Divinity (1651)
  • Letters to Severall Persons of Honour (1651)
  • A Collection of Letters, Made by Sr Tobie Mathews, Kt. (1660)
  • Sermons Never Before Published (1661)
  • John Donne's 1622 Gunpowder Plot Sermon (1996)

Sermoni

  • A Sermon Vpon The VIII. Verse Of The I. Chapter of The Acts Of The Apostles (1622)
  • A Sermon Vpon The XV. Verse Of The XX. Chapter Of The Booke Of Ivdges (1622)
  • Encania. The Feast of Dedication. Celebrated At Lincolnes Inne, in a Sermon there upon Ascension day (1623)
  • Three Sermons Upon Speciall Occasions (1623)
  • A Sermon, Preached To The Kings Mtie. At Whitehall (1625)
  • The First Sermon Preached To King Charles (1625)
  • Fovre Sermons Upon Speciall Occasions (1625)
  • Five Sermons Vpon Speciall Occasions (1626)
  • A Sermon Of Commemoration Of The Lady Dãuers (1627)
  • Six Sermons Vpon Severall Occasions (1634)
  • LXXX Sermons (1640)

Saggistica

  • Biathanatos: A Declaration of that Paradoxe, or Thesis that Selfe-homicide is not so (1608)
  • Naturally Sinne, that it may never be otherwise (1647)
  • Essayes in Divinity (1651)

Traduzioni italiane delle opere

  • Poesie, traduzione e prefazione di Franco Giovanelli, Modena : Guanda, 1944,
  • Sermoni, traduzione e prefazione di Margherita Guidacci, Firenze : Libreria Editrice Fiorentina, 1946 (nuova ed., 1990)
  • Rime sacre, a cura di Enzo Giachino, Torino : Einaudi, 1953
  • Poesie scelte, a cura di Paola Buzzoni, Firenze : Sansoni, 1963
  • Sonetti sacri e poesie profane, traduzione e prefazione di Franco Giovanelli, Parma: Guanda, 1963
  • Il libro delle devozioni, Alba : Edizioni paoline, 1966
  • Poesie amorose. Poesie teologiche, a cura di Cristina Campo, Torino : Einaudi, 1971
  • Liriche sacre e profane ; Anatomia del mondo ; Duello della morte, a cura di Giorgio Melchiori, Milano : Mondadori, 1983
  • Canzoni e sonetti, traduzione di Patrizia Valduga, Milano : SE, 1985
  • Trenta poesie, traduzione di Angiola Sacripante, Poggibonsi : Lalli, 1985
  • Aria e angeli : canzoni, sonetti, elegie, a cura di Teresa Sorace Maresca, Milano : Edizioni Polena, 1987
  • Il giardino di Twicknam, traduzione di Roberto Sanesi, Cernusco sul Naviglio : Severgnini Stamperia d'arte, 1987
  • Vicina è la salvezza, a cura di Rienzo Colla, Vicenza : La locusta, stampa 1988
  • Biathanatos, traduzione di Daniela Panicari, Milano : SE, 1993
  • Devozioni per occasioni d'emergenza, a cura di Paola Colaiacomo, Roma : Editori riuniti, 1994
  • Poesie sacre e profane, traduzione di Rosa Tavelli, Milano : Feltrinelli, 1995
  • L'amore e il male, traduzione di Armanda Guiducci, Milano : Lanfranchi, 1996
  • Anatomia del mondo e altre poesie, traduzione di Giuseppe Massara, Viterbo : Sette città, 2002
  • Liriche d'amore e sonetti sacri, a cura di Marcello Corrente, Milano : La quercia fiorita, 2005
  • Poesie, a cura di Alessandro Serpieri e Silvia Bigliazzi, Milano : BUR, 2007
  • In difesa del suicidio, traduzione di D. Panicari, Milano : SE, 2008
  • Gli anniversari, traduzione di Audrey Taschini, Roma : Donzelli, 2013

ALCUNE POESIE


E se questa fosse l'ultima notte del mondo? 

E se questa fosse l'ultima notte del mondo?
Nel cuore fissa, anima, dove dimori,
l'immagine di Cristo crocefisso e dimmi
se quel sembiante può atterrirti:
le lacrime negli occhi attenuano
il fulgore della luce,
il sangue colma il corruccio,
il sangue dal suo capo trafitto.
Può sentenziare per te l'Inferno
la lingua che implorò perdono
per il feroce sprezzo dei nemici?
No. No. Ma come nella mia idolatria
a tutti i miei profani amori dissi:
è segno di bellezza la pietà, e la bruttezza
è solo segno di rigore, così io dico a te:
a orride forme sono destinati gli spiriti malvagi,
e questo sembiante puro di una mente pietosa mi fa sicuro.

Infinità d'amore 

Se non ho ancora tutto il tuo amore,
cara, non l'avrò mai tutto.
Non ho più un sospiro da sospirare per commuoverti,
non una lacrima da impetrare di cadere.
Il tesoro ho tutto consumato, che avevo
per averti, sospiri, lettere, giuramenti e lacrime.
Eppure lo so, nulla mi è dovuto
più di quanto inteso all'atto del contratto.
Se il tuo dono d'amore non fu totale,
che su me e su altri anche poi cade,
cara, io non ti avrò mai tutta.

Se invece tu mi hai dato tutto, quel tutto
era soltanto il tutto che allora avevi.
Ma se nel tuo cuore nuovo amore
c'è, ci sarà, creato, da altri generato, da altri
che intero hanno inconsumato il fondo,
e di sospiri, lacrime, giuramenti e lettere
possono fare offerta maggiore, allora questo nuovo amore
può generare nuove paure, ché per esso
tu non hai giurato. O lo giurasti
essendo il tuo un dono in tutto.
È mio il terreno, il tuo cuore,
quel che vi cresca, amore, dovrei averlo tutto.
Ma non vorrei ancora averlo tutto,
averlo tutto è non potere averne più.
Il mio cuore ogni giorno ammette nuovo frutto,
in serbo altre ricompense tu dovresti avere.
Non puoi donarmi il tuo cuore ogni giorno,
se lo puoi non me l'hai mai donato, tutto.
Sono questi gli enigmi dell' amore: .
il cuore se ne va, a casa rimane,
lo perdi e lo salvi tutto.
Ma noi avremo un modo più grande
dello scambio dei cuori, ed è l'unione.
Così saremo uno, e l'un per l'altro tutto.

Mio caro amore

Mio caro amore, per null'altro che te
Destarmi avrei voluto da questo dolce sogno,
Che suggeriva il tema
Per la mente, ma troppo stremante per lo spirito,
Perciò tu con saggezza m'hai chiamato, ma ancora
Non hai turbato il sogno che in te può continuare
Talmente sei tu il vero che soltanto a pensarti
Sogni e fiabe diventano la verità e la storia;
Vieni fra le mie braccia se meglio decidesti 
Che io più non sognassi, concediamoci il resto.

Come un lampo improvviso, o fiamma di candela,
m'han destato i tuoi occhi, non dei passi il rumore;
E ancora t'ho creduta
(Poiché il vero tu ami) a prima vista un Angelo,
Ma poi quando ho capito che leggevi il mio cuore
E i miei pensieri come un Angelo non può,
E hai intuito il mio sogno e persino il momento
Che la gioia m'avrebbe ridestato e sei giunta,
Io debbo confessare dovendo esser profano
Di non pensare a te se non come tu sei.
E l'andare, il restare, mostrano che sei tu,
Ma mi fai dubitare, se t'alzi per andartene
Che tu più tu non sia.

Alchimia d'amore

Chi più me a scavato a miniera amore
può dire dove si trova il suo centro felice,
Io ho amato, avuto, contato, eppure
se anche fino a tarda età amassi, contassi, avessi,
i mai scoprirei il suo mistero chiuso.
È una menzogna tutto.
 Nessun alchimista ha trovato ancora l'elisir,
ma l'atanor fecondo magnifica se per caso
in qualche sostanza odorosa o medicinale
si ìmbatte, durante ìl suo percorso.
Cosi glì amantì sognano una voluttà lunga e lussuosa
 ma trovano una notte d'estate sìmìle all'inverno.

Benessere, profitto, onore, il nostro giorno,
vorremmo dunque cedere per una vana ombra
 di bolla di sapone? È tutto quì l'amore,
 che il mìo servìtore sìa felice come me
se gli riesce di portare ìl peso breve
 del ridìcolo dì una farsa di nozze?
 Lo sventurato amante che giura, non è
 matrimonìo deì corpì, ma deglì animi,
che nella donna vede un'angelìca natura,
 potrebbe con altrettanta sicurezza giurare
di sentire nell'aspro, roco concento di quel gìorno
l'armonìa delle sfere.
 Non sì speri dì trovare spirito nelle donne,
 al più è dolcezza e brio, ma non sono che Mummie,
quando le sì possiede.

Costanza femminile

Si, mi hai amato un giorno intero,
ma domani andandotene che dirai?
Di una promessa appena fatta dirai che era vieta?
O semplice dirai
che non siamo più quel che si era?
O sosterrai che i giuramenti fatti
in sacro timore dell'amore, della sua ira,
ammettono l'abiura?
O che, come morti reali sciolgono
i matrimoni veri, coslle promesse degli amanti,
immagini di quelli, legano solo fino al sonno,
immagine di morte, che poi le azzera?
O per giustificare il fine,
le tue volubilità e menzogne,
non hai altro mezzo per essere vera
che la tua stessa falsità?
Vacua e pazza, a questi trucchi posso controbattere,
e vincere, se voglio,
ma lascio perdere, anche perché
domani potrei pensare come te.

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