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Michail Bulgàkov e il suo capolavoro Il Maestro e Margherita

Datemi una notte e per amante
La Venere della piccola fattoria di Milo!
O se per un’ora una statua antica
Si ridestasse alla passione e io potessi
Scuotere l’Aurora fiorentina
Dalla sua muta disperazione,
Mischiarmi a quelle membra, ritrovare
In quel petto il mio rifugio.

WILDE


GRANDI PERSONAGGI STORICI Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona. In questa sottosezionefigurano i più grandi poeti e letterati che ci hanno donato momenti di grande felicità ed emozioni. Io associo a questi grandi personaggi una nuova stella che nasce nell'universo.

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Michail Afanas'evic Bulgàkov ( Kiev, 15 maggio 1891 – Mosca, 10 marzo 1940) è stato uno scrittore e drammaturgo russo della prima metà del XX secolo. È considerato uno dei maggiori romanzieri del Novecento. Molti suoi scritti sono stati pubblicati postumi. Bulgakov nacque a Kiev, capoluogo dell'allora omonimo governatorato russo, il 15 maggio del 1891 da un'agiata famiglia russa ortodossa, primogenito dei sette figli (quattro femmine e due maschi, e uno non si sa, che poi si sarebbero stabiliti tutti in Francia, a Parigi) di Afanasij Ivanovic Bulgakov, docente universitario di storia e critica delle religioni occidentali presso l'Accademia Teologica di Kiev, oltreché traduttore di testi religiosi e di Varvara Michajlovna Pokrovskaja, entrambi originari dell'allora governatorato di Orël (la madre era infatti nata nella città di Karacev), ovvero l'odierno oblast' di Brjansk. Cresciuto con un'educazione strettamente religiosa, si legge nei diari della sorella Nadežda di come Miša, diminuitivo con cui era spesso chiamato in famiglia l'autore, abbia da giovane abbandonato la pratica religiosa: giunse infatti egli stesso a dichiararsi agnostico nel 1910, dopo essersi iscritto alla facoltà di medicina a Kiev.

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Michail Afanas'evic Bulgakov con autografo (1937)


Nel 1916 si laureò in medicina, con menzione d'onore, presso l'Università di Kiev. Fu subito inviato a Nikol'skoe nel governatorato di Smolensk, come dirigente medico dell'ospedale del circondariato. Era l'unico medico del circondariato. Sono di questo periodo I racconti di un giovane medico (sette racconti), i cui manoscritti sono andati persi. Se ogni giorno aveva al minimo cinquanta pazienti, più gli interventi chirurgici, è verosimile che tali appunti siano stati scritti l'anno successivo, quando si spostò a Vjaz'ma, cittadina più tranquilla (condivideva il lavoro con almeno altri tre colleghi medici), dove gli arrivarono gli echi della rivoluzione. È qui che Bulgakov visse le esperienze descritte negli altri due racconti degli Appunti.
Nel 1918 tornò a Kiev con la moglie, dove aprì uno studio medico di dermosifilopatologia. Afferma di aver assistito, a Kiev, almeno a quattordici sovvertimenti politici, di cui dieci vissuti in prima persona: è in questo periodo che gli nasce l'idea di abbandonare la medicina, poiché, come pubblico ufficiale, era troppo soggetto al potere politico. Nel 1919 venne inviato a Vladikavkaz come medico militare, dove iniziò a fare il giornalista. Qui si ammalò di tifo, la contingenza gli impedì di lasciare il Caucaso; voleva scampare alla guerra civile e stabilirsi in un contesto culturale più ampio (l'estero o la nuova capitale). Inizia a pubblicare con giornali locali, ma quasi tutte le pubblicazioni di questo periodo sono irreperibili. È del 1920 il definitivo abbandono della carriera medica, dando inizio ad un lungo periodo di ristrettezze economiche: il lavoro di letterato rendeva poco o niente e cercò quindi di arrotondare lavorando come comparsa in teatro. In quegli anni vide la luce la prima versione de I giorni dei Turbin.
L'arrivo a Mosca
Nel 1921, si trasferì a Mosca dove si ricongiunse alla prima moglie. Dopo essere riuscito, non senza difficoltà, a trovare una sistemazione si impiega presso la sezione letteraria del Commissariato del popolo all'istruzione pubblica e politica e viene assunto come segretario. L'impiego non dura molto, riuscì poi ad avere delle collaborazioni con vari giornali scrivendo sugli argomenti più disparati. Poi iniziò uno dei rapporti più importanti della vita lavorativa e letteraria di Bulgakov, quello con la rivista berlinese in lingua russa Nakanune. Sempre in quel periodo iniziò a frequentare i sabati letterari di Evdoksija Nikitina. Dopo aver completato La guardia bianca tenta di farlo pubblicare su Nedra, il romanzo viene rifiutato perché gli ufficiali bianchi (dell'Armata dei Volontari) apparivano sotto una luce eccessivamente benevola. Il romanzo verrà pubblicato in più parti su Rossija tra il 1924 e il 1925 e mentre terminava il romanzo iniziò la versione teatrale (scritta tra gennaio e agosto 1925).
Nel 1924 divorziò da Tat'jana e sposò Ljubov' Belozerskaja. Sempre in quell'anno iniziò a frequentare casa Zajaickij, la compagnia era composta quasi completamente da moscoviti e vedevano Bulgakov come un provinciale. Lì, tra le altre, fece la conoscenza del critico d'arte Gabricevskij marito di Natal'ja Severcova figlia del noto zoologo professor Severcov che, con tutta probabilità, ispirò il personaggio del professor Persikov di Uova fatali; il racconto venne pubblicato su Nedra.
Iniziarono anche i primi problemi con la censura sovietica. Cuore di cane ricevette gli elogi della critica letteraria ma fu ritenuto impubblicabile dalla censura. Diavoleide fu requisito dalle edicole pochi giorni dopo l'uscita. La pièce basata sulla Guardia bianca dovette essere tagliata e modificata più volte per poter uscire e il titolo necessitava di essere modificato eliminando ogni riferimento ai bianchi; si giunse così al titolo I giorni dei Turbin. Il 7 maggio 1926 avvenne la prima perquisizione in casa sua e il sequestro dei suoi diari lo turbò profondamente. Il successo de I giorni dei Turbin e, successivamente, L'appartamento di Zoja fecero di Bulgakov un drammaturgo famoso nonostante alcuni aspri commenti della critica.
I temi della guerra civile furono protagonisti anche nelle opere del 1928; tra questi il più importante fu la responsabilità personale dei fatti avvenuti in quel periodo. Ne La fuga la responsabilità viene accollata a tutte le parti del conflitto, compresi i civili. Il 1928 fu un anno ricco di avvenimenti, quasi tutti legati al teatro. La fuga seguì un percorso tribolato: inizialmente non fu autorizzato per il MChAT, venne però richiesto da un teatro di Odessa e iniziarono le prove. Grazie ai pareri positivi di Maksim Gor'kij e Aleksej Sviderskij la censura approvò la pièce ma il 24 ottobre venne pubblicato sulla Pravda l'annuncio del nuovo fermo dell'opera per «apologia del movimento bianco». Anche L'isola scarlatta che ricevette l'approvazione dopo un anno e mezzo dalla richiesta vide sospese le repliche dopo la prima.
Sempre in quell'anno gli eventi di carattere personale furono principalmente due. In febbraio fece la sua prima richiesta di espatrio per andare a Berlino e Parigi che venne rifiutata l'8 marzo. Si adoperò anche per riavere i suoi diari, sequestrati durante la prima perquisizione, con richieste alle autorità e chiedendo aiuto a Gork'ij. Il veto ufficiale a La fuga arrivò nel gennaio 1929, giudicata antisovietica da Stalin stesso, ma Bulgakov si rifiutò di fare le modifiche richieste. Il 28 febbraio, durante una festa di carnevale, conobbe Elena Sergeevna Šilovskaja e se ne innamorò. Iniziò un rapporto epistolare tra i due con Elena Sergeevna costretta a distruggere le lettere di Bulgakov essendo una donna sposata. Ad ella consegnò anche il manoscritto de All'amico segreto.
Del 1930 è l'opera Il bagno di Majakovskij che ebbe un grande successo di critica: Mejerchol'd paragonò Majakovskij a Molière. L'interpretazione che venne quindi data all'opera, che si rifaceva ai classici, turbò Bulgakov al punto di fornirgli lo sprone per una risposta che si realizzò con la decisione di tornare al teatro con un lavoro su Molière. Terminò il manoscritto, intitolato La cabala dei bigotti, il 6 dicembre e il giorno dopo sulla copia battuta a macchina compariva una dedica a Elena Sergeevna. Quello stesso giorno gli venne notificato il divieto di messa in scena delle opere scritte fino a quel momento: tutte le sue speranze erano rivolte a quest'ultimo lavoro. La pièce sembrò riscuotere un discreto successo tra il circolo dei letterati, tuttavia il 18 marzo ricevette la notizia della mancata approvazione da parte della censura. I problemi di Bulgakov non erano soltanto materiali (era in serie difficoltà finanziarie) ma la sua condizione di letterato respinto in ogni sua iniziativa era un peso psicologico che sopportava con difficoltà. In una lettera al fratello scrisse: «Con queste stesse mani ho gettato nella stufa le minute di un romanzo sul diavolo, di una commedia e l'inizio di un altro romanzo».
Questo episodio è centrale e ricorrente nella vita e nel pensiero di Bulgakov, il "romanzo sul diavolo" a cui si riferisce è ovviamente Il maestro e Margherita e il concetto riassunto nella celebre massima “i manoscritti non bruciano” è presente anche in quest'opera. Lo stato d'animo di quei giorni lo portò a scrivere una lettera al governo dell'URSS chiedendo il permesso di espatriare avendo di fronte a sé come prospettiva "soltanto la miseria, il vagabondaggio e la morte". Il 18 aprile, il giorno dopo i funerali di Majakovskij che si era suicidato il 14 aprile, ricevette una telefonata da Stalin in persona che gli preannunciò una risposta favorevole alla sua richiesta di espatrio ma, nello stesso tempo, gli chiese di restare in patria prospettandogli la possibilità di un impiego al Teatro Accademico dell'Arte di Mosca. Bulgakov fu chiamato a collaborare col teatro con mansioni di attore e assistente regista. Nonostante fosse relativamente benvoluto da Stalin, gli fu sempre impedito di uscire dall'Unione Sovietica o di andare a far visita ai suoi fratelli all'estero.

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La casa moscovita.


Il terzo matrimonio, il ritorno al romanzo e ancora teatro
Nel 1932 si sposò per la terza volta, con Elena Sergeevna Šilovskaja. Alla fine del 1933 vi furono mutamenti in negativo dei rapporti con parenti e conoscenti. Sempre in quell'anno, il 25 dicembre, incontra all'Istituto trasfusionale Sergej Brjuchonenko che gli mostra alcuni esperimenti, l'intenzione era quella di fare un trapianto di testa di cane ma non fu possibile. La speranza di Brjuchonenko era che Bulgakov ne traesse l'ispirazione per un racconto. All'incontro era presente anche un cineasta amico di Brjuchonenko che dall'eventuale racconto avrebbe voluto trarre un lungometraggio cinematografico, ma la nomea di Bulgakov non lo convinceva.
Il 4 gennaio 1934 riprese Il maestro e Margherita e scrisse dell'incontro tra Margherita e Woland. Il 20 febbraio si trasferì in un trilocale in vicolo Našcëkin, nel palazzo risiedevano altri scrittori e ciò piaceva molto a Bulgakov. Dello stabile non v'è più traccia in quanto abbattuto nel 1978. Il 23 marzo firmò un contratto con il teatro della satira di Mosca per Beatitudine. La pièce, iniziata il 16 dicembre, fu terminata a fine marzo. Nel 1936 lasciò il Teatro d'Arte e fu assunto come consulente e librettista dal Teatro Accademico.
Nell'ultimo decennio della sua vita, Bulgakov continuò a lavorare alla sua opera più nota Il maestro e Margherita, scrisse commedie, lavori di critica letteraria, storie ed eseguì alcune traduzioni e drammatizzazioni di romanzi. Tuttavia, la maggior parte delle sue opere rimase per molti decenni nel cassetto. Morì nel 1940, a quasi 49 anni, per una nefrosclerosi, di cui era morto anche il padre, e fu sepolto nel cimitero di Novodevicij a Mosca. Dalla sua morte al 1961 nessuna opera di Bulgakov fu mai pubblicata. Poi, "improvvisamente, per 5-7 anni in Russia scoppiò il fenomeno Bulgakov", scrisse Vladimir Laškin. Da questo momento, però, di nuovo in Russia cala l'oblio, per poi riaccendersi l'interesse negli anni ottanta.

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Tat'jana Nikolaevna Lappa, prima moglie di Bulgakov.


Opere
Quand'era ancora in vita, Bulgakov era famoso per I racconti di un giovane medico e La guardia bianca. Negli Appunti di un giovane medico racconta, a livello autobiografico, la sua esperienza di neolaureato confrontata con la vita vera di dottore in un ospedale di campagna, raccontandone i dubbi, le emozioni e le paure, senza rinunciare a un velo di ironia tipico di Bulgakov. Fu, per un breve periodo, lo scrittore preferito di Iosif Stalin, che ammirava in particolare la commedia I giorni dei Turbin, tratta dal romanzo La guardia bianca. Probabilmente questa circostanza gli salvò la vita negli anni del Grande terrore (1937), quando quasi tutti gli scrittori che non appoggiavano la dittatura furono imprigionati ed uccisi, come accadde ad esempio a Osip Mandel'štam e Isaak Babel. Bulgakov non appoggiò mai il regime e, in molte sue opere, lo schernì: Cuore di cane, La corsa, Il civico n. 13, ecc. Nel 1929 tutti i suoi lavori, compreso il romanzo La guardia bianca, furono messi al bando e Bulgakov non poté pubblicare più nulla.
- Fu il romanzo satirico Il maestro e Margherita, pubblicato nel 1967, quasi trent'anni dopo la morte avvenuta nel 1940, che gli assicurò fama immortale; la pubblicazione in Italia fu possibile grazie all'editore Giulio Einaudi. Il libro per molti anni fu disponibile clandestinamente in Unione Sovietica come samizdat, prima della pubblicazione a puntate di una versione censurata sul giornale Moskva. Secondo il parere di molti lettori Il maestro e Margherita è il miglior romanzo russo del secolo e anche dell'Unione Sovietica. Il romanzo contiene molte “frasi alate”, ossia citazioni dal sapore quasi proverbiale, nella lingua russa, come, per esempio, "I manoscritti non bruciano". Un manoscritto del Maestro che viene distrutto, infatti, è un elemento importante della trama e lo stesso Bulgakov dovette riscrivere da capo il romanzo, attingendo solo alla sua memoria, dopo averne bruciato personalmente e di proposito un abbozzo.
- Cuore di cane, una storia spesso paragonata a Frankenstein, ha per protagonista un professore che trapianta i testicoli e la ghiandola pituitaria di un uomo su un cane di nome Šarik (Pallino nella versione italiana). Col passare del tempo Šarik assume caratteristiche sempre più umane, la qual cosa genera una gran confusione. Il racconto costituisce una dura satira nei confronti dell'Unione Sovietica; da esso, nel 1973, William Bergsma ha tratto un'opera comica dal titolo L'assassinio del compagno Šarik.
- Il romanzo Uova fatali racconta i fatti accaduti dopo la scoperta da parte del professor Persikov, in un esperimento con le uova, di un raggio rosso che accelera la crescita degli organismi viventi. In quel periodo la maggior parte delle galline di Mosca erano colpite da una malattia contagiosa e quindi, per porre rimedio alla situazione, il Governo sovietico prova ad utilizzare il raggio in una fattoria. Sfortunatamente, per errore, al professore vengono consegnate delle uova di gallina mentre alla fattoria gestita dal governo arriva una partita di uova di struzzo, di serpente e di coccodrillo, che avrebbero dovuto essere consegnate al laboratorio di Persikov. L'errore viene scoperto non prima che le uova abbiano generato mostri giganteschi che devastano i quartieri periferici di Mosca e uccidono tutti coloro che lavorano nella fattoria. La macchina della propaganda coinvolge il professore, stravolgendo la sua natura nello stesso modo in cui il suo atteggiamento ingenuo ha creato i mostri. Mettere in rilievo la faciloneria e i disastri causati dal governo costò a Bulgakov la fama di controrivoluzionario.
- In Romanzo teatrale, un libro che racconta in tono ironico e grottesco le disavventure che Bulgakov affrontò dopo la pubblicazione de La guardia bianca e del suo riadattamento a pièce teatrale, tutti i personaggi presenti hanno un corrispettivo nella Mosca degli anni venti e la voce narrante è lasciata a un aspirante scrittore più che a uno scrittore vero e proprio, che si suiciderà dopo aver scritto le sue memorie.

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Tomba di Michail Bulgakov nel cimitero di Novodevicij a Mosca.

IL MAESTRO E MARGHERITA

Il maestro e Margherita è un romanzo scritto tra il 1928 e il 1940, durante il regime di Stalin. Fu pubblicato postumo solamente tra il 1966 e il 1967, in una versione censurata dai tagli dei redattori, su una rivista di Mosca, dalla vedova. Il manoscritto fu dato alle stampe nel 1967, a Parigi. Una versione clandestina, che includeva le parti rimosse dai censori ufficiali, uscì a Francoforte nel 1969. Da allora, il romanzo ha conosciuto moltissime traduzioni in tutto il mondo.
La storia concerne la visita del diavolo a Mosca, capitale dell'URSS, il primo stato al mondo dichiaratamente ateo. La trama è incentrata sulla storia d'amore tra uno scrittore e drammaturgo anonimo (definito il "Maestro") e Margherita Nikolaevna, sulle persecuzioni politiche inflitte a costui da parte delle autorità sovietiche degli anni trenta, e il suo riscatto. A queste vicende s'intrecciano parallele quelle del processo evangelico a Gesù e di Ponzio Pilato, che costituiscono l'oggetto di un romanzo scritto dallo stesso Maestro, il quale era giunto alla pazzia per il rifiuto della censura di Stato a pubblicarlo. Combinando elementi soprannaturali con quelli dell'umorismo nero, e la filosofia cristiana, l'opera sfida le categorizzazioni di un singolo genere.
Molti critici considerano quest'opera, reputata unanimemente fin dal suo apparire uno dei massimi romanzi non solo della letteratura russa ma anche del XX secolo, dallo spiccato contenuto satirico, soprattutto nei confronti della opprimente, asfissiante realtà sovietica. Eugenio Montale definì il romanzo «un miracolo che ognuno deve salutare con commozione», mentre Veniamin Kaverin scrisse «per originalità sarà difficile trovare un'opera che gli stia alla pari in tutta la letteratura mondiale».
Storia editoriale
Bulgakov inizia a scrivere il romanzo nel 1928, ma la prima versione viene distrutta (come affermato dallo stesso autore, viene bruciata in una stufa) nel marzo del 1930, quando Bulgakov viene informato dell'imminente censura che sarebbe spettata alla sua opera dal contenuto cabalistico. Bulgakov si rimette al lavoro nel 1931, completando così la seconda redazione, in cui l'intreccio era già solido e simile a quello definitivo, nel 1936. La terza scrittura dell'opera viene completata nel 1937, ma Bulgakov continua a mettere mano al romanzo e a "ripulirlo" con l'aiuto della terza moglie Elena Šilovskaja. Smetterà di lavorare sulla quarta stesura solo quattro settimane prima della sua morte, nel 1940, e così Il maestro e Margherita verrà ultimato dalla moglie nel 1941.
Nel numero 11 del novembre del 1966 e nel numero 1 del gennaio del 1967 appare, sulla rivista Moskva, una versione censurata del romanzo: circa il 12% dell'opera non è pubblicato e una parte ancora maggiore viene modificata. Le parti censurate e quelle modificate vengono invece pubblicate come samizdat insieme a tutte le indicazioni dei punti in cui il romanzo era stato "corretto". Nel 1967 la casa editrice Posev di Francoforte mise sul mercato una versione completa dell'opera basata sui contenuti dei samizdaty.
In Unione Sovietica la prima versione completa del libro, curato da Anna Saakjants, viene pubblicato nel 1973 dalla rivista Chudožestvennaja Literatura: questa versione rimarrà quella definitiva fino al 1989, quando viene sostituita da quella preparata dall'esperta letteraria Lidija Janovskaja con l'aiuto di tutti i manoscritti disponibili. Il nucleo originario del romanzo è probabilmente duplice: la "storia di Pilato" e la storia "del Diavolo a Mosca". Già nel 1928 Bulgakov aveva scritto un racconto dal titolo Il consulente con gli zoccoli e lo schema del personaggio che irrompe da un'altra dimensione a Mosca l'aveva utilizzato precedentemente sia nella commedia Ivan Vasil'evic che nelle Avventure di Cicikov. Anche la storia di Ponzio Pilato era già stata scritta nel 1928, come sostiene Milivoje Jovanovic, ed era stata pubblicata su una rivista cèca come racconto isolato, mentre si trattava di un capitolo del romanzo in una delle prime redazioni.
Trama
Composito affresco costituito da numerosi episodi tra loro variamente interconnessi, il romanzo si svolge su due principali piani narrativi paralleli, ai quali corrispondono due differenti ambientazioni storico-geografiche.
La prima di queste è la Mosca degli anni trenta, in cui si trova in visita Satana nei panni di Woland, un misterioso professore straniero, esperto di magia nera, attorniato da una cricca di personaggi alquanto particolari: il valletto Korov'ev, soprannominato Fagotto, un ex-maestro di cappella sempre vestito con abiti grotteschi, il gatto Behemoth, il sicario Azazello, il pallido Abadonna, con il suo sguardo mortale, e la strega Hella. L'arrivo del gruppo porta scompiglio non solo fra i membri di un'importante associazione letteraria sovietica, la MASSOLIT, che ha sede presso la Casa Griboedov, luogo di convegno dell'alta società moscovita, ma in tutta Mosca.
La seconda storia, che si sviluppa nel corso dell'intero romanzo interrompendo la narrazione principale dei fatti di Mosca, rievoca gli avvenimenti accaduti a Gerusalemme durante il periodo pasquale al tempo del prefetto romano Ponzio Pilato. L'ambientazione è di fatto introdotta quando agli stagni Patriaršie, Woland racconta a Berlioz di essere stato presente al processo al "mite predicatore" Jeshua Ha-Nozri (Gesù), mentre poi questa storia prosegue riportando direttamente alcune pagine del perduto romanzo del Maestro, che si soffermano su ciò che accadde a Pilato durante il processo e nei giorni successivi alla morte di Ha-Nozri. Sin dall'inizio Pilato viene colpito dall'atteggiamento e dai discorsi di Jeshua, che si dice convinto della bontà di ogni essere umano e sostiene che Dio è uno. La storia prosegue con altre intromissioni nella narrazione, passando per la crocifissione, il patimento di Levi Matteo, che giunge a maledire Dio per una tale ingiustizia, e infine i tormenti di Ponzio Pilato, concludendosi con le parole: «il crudele quinto procuratore della Giudea, il cavaliere Ponzio Pilato».

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Gesù di fronte a Pilato di Maestro Bertram (1390 circa)

Libro primo
«Ma allora chi sei tu, insomma? Sono una parte di quella forza che eternamente vuole il male ed eternamente compie il bene» (Citazione dal Faust di Goethe, epigrafe de Il maestro e Margherita)
L'inizio del romanzo si svolge agli stagni del Patriarca di Mosca e presenta un diretto confronto tra il presidente della MASSOLIT, Michail Aleksandrovic Berlioz, e un gentiluomo forestiero di nome Woland, che asserisce di essere esperto di magia nera. Testimone dell'incontro è il giovane poeta Ivan Nikolaevic Ponyrëv, detto Bezdomnyj (in russo significa "senza casa"). La discussione verte intorno a questioni storico-filosofiche riguardanti l'esistenza di Dio e la storicità di Gesù. Woland cerca di convincere i suoi atei e scettici interlocutori che Gesù è esistito davvero, affermando di avere assistito di persona al suo processo a Gerusalemme, di essere stato anche ospite a colazione da Kant, e dicendo persino di sapere come e quando morirà Berlioz. Ritenendo di essersi imbattuto in un folle, o peggio in una spia straniera, Berlioz si allontana per chiedere aiuto. Il letterato esce dal parco ignorando i discorsi di un vagabondo un po' insolente (Korov'ev), ma, giunto al cancello, trova la morte esattamente come previsto da Woland. Questi tragici eventi si svolgono sotto gli occhi di uno sconvolto e disperato Ivan, che tenterà di far catturare la banda e di informare tutti dei loro poteri magici, mentre invece sarà internato in un manicomio, poiché ritenuto malato di schizofrenia.
Nella sua stanza dell'ospedale psichiatrico Ivan riceve la visita di un altro paziente, uno scrittore condotto alla disperazione dal rifiuto dimostrato dalla casta dei critici letterari sovietici nei confronti del suo romanzo su Ponzio Pilato. Il visitatore dice di essere un Maestro e di non avere più un nome. Raccontando la sua storia, il Maestro rievoca la sua personale discesa verso la pazzia, ricordando come l'amore l'avesse folgorato improvvisamente un giorno di primavera, gli incontri segreti nel suo seminterrato con lei che era una donna sposata, la stesura finale del romanzo, le stroncature della critica che lo accusarono di voler «introdurre nella stampa un'apologia di Gesù Cristo», gli incubi notturni, e infine la decisione di dare alle fiamme la sua opera. Egli ora vive così in ospedale in uno stato di totale lontananza dal mondo reale; ascoltando l'inverosimile racconto di Ivan e, sorpreso dal sentire il nome di Ponzio Pilato, svela al poeta che il professor Woland è proprio Satana.
«"Ma insomma, chi è?" chiese Ivan scuotendo i pugni con eccitazione
"Lei non perderà la calma? Noi tutti qui dentro siamo gente infida..."
"No, no!" esclamò Ivan. "Mi dica, chi è?"
"Bene" rispose l'ospite, e disse in tono autorevole e staccando le parole:
"Ieri, agli stagni Patriaršie, lei ha incontrato Satana."»
(Capitolo XIII - L'apparizione dell'eroe - Traduzione di Vera Dridso. Einaudi)

Nel frattempo Woland e la sua banda hanno preso possesso con l'inganno dell'appartamento di Berlioz, mentre l'altro inquilino della casa, Stepan Bogdanovic Lichodeev, il direttore del Teatro di Varietà di Mosca, dopo aver scritturato Woland per uno spettacolo di magia nera viene spedito istantaneamente con un incantesimo di Azazello a Jalta sul Mar Nero. Il seguente spettacolo di magia nera al Teatro di Varietà è un avvenimento sconvolgente che mette a nudo la vanità, l'avidità e la crudeltà dei cittadini di Mosca.
«Venerdì mattina, cioè all'indomani della maledetta rappresentazione, tutto l'organico del Varietà […] insomma tutti i presenti non si trovavano ai propri posti di lavoro, ma sedevano invece sui davanzali delle finestre che davano sulla Sadovaja e guardavano ciò che stava succedendo lungo il muro del Varietà. Lungo quel muro, su due file, si pigiava una coda di migliaia di persone, che terminava sulla piazza Kudrinskaja. […] La fila era molto eccitata […] ed era impegnata a discutere gli emozionanti racconti sull'inaudita rappresentazione di magia nera.»
(Capitolo XVII - Una giornata agitata - Traduzione di Vera Dridso. Einaudi)


Libro secondo
«Seguimi, lettore! Sia recisa la lingua infame al mentitore che ha negato l'esistenza di un amore autentico, fedele ed eterno sulla terra!» (Incipit della seconda parte del romanzo)
Nella seconda parte del romanzo appare finalmente Margherita Nikolaevna, l'amante che il Maestro ha abbandonato dopo una relazione segreta durata mesi. La bella e infelice donna, pur ignorandone la sorte, non ha rinunciato a ritrovare il suo amante. Il mattino dopo gli eventi al teatro di Varietà, Margherita si ridesta dopo un insolito sogno che le fa credere che presto rivedrà il suo amato; uscita di casa senza una meta precisa, assiste nei pressi del muro del Cremlino al passaggio del corteo funebre di Berlioz e viene avvicinata da un bizzarro sconosciuto, che altri non è che Azazello.
Lo sconosciuto sembra che riesca a leggere i pensieri di Margherita e ha un "affare" da proporre alla donna: un invito per la sera stessa a casa di uno straniero (Woland), dove la donna potrebbe finalmente sapere qualcosa del suo amato Maestro. Margherita, scossa ma piena di speranza, accetta, ricevendo da Azazello una crema che dovrà passare su tutto il corpo prima di recarsi all'incontro.
«Dallo specchio una donna ventenne coi capelli neri, ricciuta di natura, guardava la Margherita trentenne e rideva irrefrenabilmente, mostrando i denti [...] Adesso in lei, in tutto il suo essere, in ogni minima particella del suo corpo, ribolliva una gioia che essa sentiva come se ci fossero tante bollicine che le pungessero tutto il corpo. Margherita si sentì libera, libera da ogni cosa. Essa comprese inoltre con la massima chiarezza che era avvenuto per l'appunto ciò che quel mattino le diceva il suo presentimento e che essa avrebbe abbandonato per sempre la palazzina e la sua vita di prima.»
(Capitolo XX - La crema di Asasiello - . Einaudi)

La crema ha un effetto miracoloso: Margherita, in un attimo ancor più bella e ringiovanita, spicca il volo come una strega, invisibile a cavallo di una scopa, sulle strade e sui tetti di una Mosca illuminata dalla luna piena. Il suo primo obiettivo sarà l'abitazione del feroce critico Latunski, principale responsabile della sfortuna del Maestro. Arrivata in volo a destinazione la strega mette a soqquadro la casa e procede inesorabile nell'opera di devastazione, interrotta solo nel momento in cui si accorge che in un altro appartamento c'è un bimbo solo e impaurito nel suo lettino che chiede aiuto. Dopo questa pausa di tenerezza Margherita "rientra" da strega nel mondo della notte e vola nuda al di sopra delle fitte foreste e sui fiumi della Madre Russia.
Ritornata infine a Mosca, alla casa occupata da Woland, Margherita accetta la proposta di Fagotto di essere la "regina" del gran ballo del plenilunio di primavera, o "ballo dei cento re", che si tiene la notte che coincide con il Venerdì Santo. Al fianco di Woland accoglie tutti i personaggi tetri e oscuri della storia che escono dalla porta aperta dell'Inferno. Margherita sopravvive a questa straordinaria prova senza cedere e si guadagna così, col dolore e l'integrità, la possibilità che il diavolo esaudisca il suo più profondo desiderio: ritrovare il Maestro. Il Maestro appare nella stanza e riceve il manoscritto del romanzo, ritornato integro dopo che era stato dato alle fiamme. I due amanti, poveri ma felici, potranno così tornare nello scantinato in cui hanno vissuto la loro storia d'amore.
Nel finale del romanzo tornano in scena anche i personaggi della "storia antica" che si fonde così con la storia attuale: Levi Matteo riferisce a Woland che Jeshua ha letto il romanzo del Maestro e desidera che lo scrittore riceva la "ricompensa del riposo": «non ha meritato la luce, ha meritato la pace». Questo incarico passa da Woland ad Azazello che offre agli amanti dell'antico vino Falerno, uccidendo i due e al tempo stesso rendendoli immortali.
Woland e i suoi accoliti, tornati tutti al loro vero aspetto, si allontanano in volo da Mosca, la mattina della Domenica di Pasqua, e accompagnano i due amanti in un luogo remoto ove si trova una figura solitaria, l'antico procuratore della Giudea (insieme al suo cane), che da millenni si tormenta per aver condannato ingiustamente Jeshua, quando invece avrebbe avuto la possibilità di ascoltare le sue parole di saggezza. Il Maestro chiede e ottiene che Pilato sia finalmente liberato dal suo tormento e infine i due amanti vengono lasciati insieme in un "eterno rifugio", dove trovano la serenità. Il libro si conclude con le stesse parole del romanzo del Maestro: «il crudele quinto procuratore della Giudea, il cavaliere Ponzio Pilato».

CUORE DI CANE

E' la storia di un cane che diventa uomo e che poi tornerà alla sua vita originaria. Tutto inizia in una notte, quando un cane randagio muore di stenti. L’altro cane lo osserva e critica gli uomini, in particolare la borghesia, che sembra vivere noncurante del prossimo. Il cane viene avvicinato da una persona che lo accoglie nella sua casa e lo chiama Pallino (Sarik in russo).
Pallino entra per la prima volta nella sua casa e incontra la moglie, una giovane donna che lo riempie di coccole. Si specchia e vede quanto sia mal ridotto. Sembrerebbe però l’inizio di una favola: finalmente un povero cane randagio trova casa, ospitalità e cibo ma non finisce tutto qui.
Il suo padrone è in realtà un medico di grande fama, Filip Preobrazenskij, andrologo e ginecologo, che sta conducendo degli studi su come far ringiovanire il corpo umano. Pallino gli fa compagnia nel corso della visite dei vecchi pazienti che sperano di ritrovare la propria giovinezza. Insieme con il suo assistente dottor Bormental, Filip si accorda ad impiantare i testicoli e l’ipofisi di uomo morto sul corpo del povero Pallino, che diventa così una cavia. Da questo punto in poi il romanzo si trasforma nel diario del medico che descrive i progressi di questo esperimento.
Dopo l’operazione, al cane iniziano a succedere cose molto strane: perde il pelo, cammina eretto, inizia a parlare e compie atti osceni. Viene addirittura iscritto all’anagrafe con un nome vero e proprio. Assume tutte le capacità mentali dell’uomo deceduto di cui possiede l’ipofisi: parla di Marx , Engels e racconta la sua vita e il suo assassinio in un locale di Mosca. Non perde però mai il suo istinto animale: continua infatti sempre ad inseguire i gatti per casa. Pallino diventa così un terribile mix di uomo e cane, che sta a simboleggiare ciò che la borghesia russa stava diventando con la dittatura di Lenin.
Dopo l’ennesimo guaio combinato da Pallino, il dottore e l’assistente decidono di terminare questo esperimento facendolo ritornare cane a tutti gli effetti: gli estraggono di nuovo l’ipofisi e i testicoli ricreando le sue sembianze normali.
Il romanzo “Cuore di cane” iventa così una vera e propria critica al sistema scientifico; il messaggio è: mai spingersi oltre i limiti imposti dalla natura. Il cane non potrà mai essere un uomo normale e il dottore e l’assistente alla fine si sentono frustrati perché hanno realizzato qualcosa di nuovo che però non potrà mai dirsi una buona scoperta scientifica. Resta così un senso di impotenza e di stupore per quello che è accaduto. Questo romanzo di Bulgakov è una storia satirica e fantascientifica che raccoglie tutti i sentimenti che l’autore provava in quel periodo storico di grande cambiamento.


LA LETTERATURA RUSSA

La letteratura russa è una lava: impossibile da definire, da stringere nei lacci di canoni estetici e stilemi. Appartiene, certo, a un’epoca, ha come la storia delle altre letterature, origini, radici, canoni, figure di spicco e meno. Ma l’aspetto che più la distingue è la sua appassionata riscrittura della Storia del Paese. La letteratura russa non è mai statica perché rincorre le vicende storiche e per questo fugge alle definizioni, pur essendo ben radicata. Si può amarla oppure odiarla. Non esistono vie di mezzo. Quello che segue è un modo per adorarla senza limitarne la natura inafferrabile.
Romanticismo
L’epoca d’oro della letteratura russa risale al diciannovesimo secolo: quello di Gogol’, Dostoevskij, Tolstoj. Le loro storie contengono un sapore comune: l’essere decadenti. Decadente è l’amore (Dice Anna Karenina: Io penso – disse Anna, giocando con un guanto che si era tolto – io penso… se è vero che ci sono tante sentenze quante teste, così pure tante specie d’amore quanti cuori); decadente è la società ( Da “Il giocatore”: Gli uomini, non soltanto alla roulette ma ovunque, non fanno altro che togliersi o vincersi qualcosa reciprocamente); decadente è l’ambientazione dei romanzi di Gogol’ (da “Le anime morte”: La sete di possedere è causa di ogni male: fu per essa che accaddero tutti i fatti che il mondo chiama poco puliti). La letteratura russa romantica affonda e rinomina le strutture classiche del romanticismo. Assomiglia a quei disegni che, come si dice, “escono dal bordo” ma non per questo sono meno efficaci nella rappresentazione del racconto.
Poesia
Un ruolo fondante della letteratura russa è affidato alla poesia. Perfino i testi di prosa hanno una radice poetica nell’uso, inconsueto e violento, delle immagini e degli accostamenti lessicali. Tra i poeti russi che tutti devono leggere e osannare c’è Vladimir Majakovskij, considerato tra le principali avanguardie russe.
Realismo
Veniamo tutti da Il Cappotto di Gogol’. L’opera del maestro russo, sin dagli esordi, influenza l’epoca d’oro russa, compresa l’opera di Goncarov e del suo geniale eroe Oblomov. Realiste sono le descrizioni minuziose dei dettagli; realistici sono i linguaggi dei personaggi presi a prestito dalla strada; realistiche sono l’insoddisfazione e l’angoscia degli eroi letterari russi, specchio riflesso di un’epoca tutt’altro che d’oro per la società.
Simbolismo
Quella del simbolismo è, invece, considerata l’età d’argento della letteratura russa. Tra tutti l’elemento che più suggestiona la lettura de Il maestro e Margherita di Bulgakov è la capacità di fondere la vena romantica all’attitudine realista. Simbolisti sono gli eroi postrivoluzionari; simbolisti sono gli intrecci narrativi che si svolgono su più piani nello stesso romanzo; simbolista è il punto di vista che non dice mai cosa è il Bene e cosa il Male ma lascia che sia il lettore a vederlo con i suoi occhi.
Catarsi
La capacità di vedere in modo nuovo (la realtà, la Storia, gli esseri umani, la vita) fa della letteratura russa la più autentica delle letterature. Leggere un romanzo russo è un’esperienza simile all’ipnosi. Ha conseguenze psicosomatiche. I Maestri russi spostano l’asse visivo e vitale del lettore, promuovono l’investigazione emotiva, lanciano sassi senza mai nascondere le mani.

Alessandra Minervini lavora come editor freelance e come consulente di progetti editoriali. Il suo primo romanzo, pubblicato da Liberaria Editrice, si intitola “Overlove”

ALCUNI CLASSICI


1) “La morte dell’impiegato”  di Anton Cechov
“ (……) Confuso Cervjakòv sorrise stupidamente e si mise a guardare il palcoscenico. Guardava, ma non si sentiva più beato. L’angoscia cominciò a tormentarlo.” L’avverbio “stupidamente” e l’aggettivo “beato” rivelano quello che pensa l’autore del protagonista che non coincide con quello che il personaggio è e, forse, anche con quello che il lettore  pensa. Avviene perché Čechov, pur nascondendosi dentro la testa dei suoi personaggi, non è un autore impersonale. Ma un abile prestigiatore di punti di vista.

2)  “Morfina” di Michail Bulgakov
Si ispira alla vita dello scrittore ed ha come protagonista il dottor Bomgard che riceve da un collega, il dottor Poljakov, il suo diario in cui racconta la dipendenza dalla morfina. Geniale metafora dei sentimenti dello scrittore nei confronti dei drammatici fatti storici della Rivoluzione D’Ottobre e della Russia. Non c’è reazione, per Bulgakov, se non quella di restarne assuefatti.

3) “La foresta e la steppa” di Ivan Turgenev
“L’interno del bosco si oscura piano piano; il color porpora del crepuscolo serale scivola lentamente sulle radici e sui tronchi degli alberi, sale sempre più su, passa dai rametti bassi, ancora spogli, alle immobili cime sonnacchiose.”  I racconti dedicati alla steppa sono perfetti scorci della natura che sovrasta l’esistenza umana.

4)  “Il cappotto” di Nikolaj V. Gogol’
Un impiegato zelante, e alienato, trova beneficio sociale dall’acquisto di un cappotto. Quando viene derubato del prezioso indumento, depresso e ammalato, muore. Da quel giorno il suo fantasma vaga per le vie di Pietroburgo a derubare i passanti dei loro cappotti.

5) La morte di Ivan Il’ič Lev Nikolaevic Tolstoj 
Una storia  indimenticabile e molto attuale. L’ambizione cieca per la sete di denaro combatte contro il senso del dovere e  l’etica morale.  

6)  “Il sogno di un uomo ridicolo” di Fëdor Dostoevskij
“Sono un uomo ridicolo, adesso poi dicono che sono pazzo”.  Il manifesto del pensiero esistenzialista moderno. L’opera che tutti gli scrittori, e aspiranti tali, devono avere sul proprio comodino.

7)  “La dama di picche” di  Aleksandr Sergeevic Puškin
La passione di Hermann per il gioco d’azzardo si trasforma in una prigionia mentale che porterà il protagonista ad una follia più confortevole della lucida realtà famigliare.

8) “Primo amore” di Vladimir Nabokov
Se fu davvero Lolita il primo amore del genio scandaloso di Nabokov non lo sapremo mai. Ma in questo racconto autobiografico, ci sono alcuni elementi per farsi un’idea. Anche se, considerato il protagonista/autore,  si rivelerà probabilmente un’idea sbagliata. 

9)  “Il ballo” di Irène Némirovsky
Il dramma di un amore respinto. Un piccolo classico di un’autrice giustamente molto amata, figlia di emigrati russi ebrei. Mai in pace e sempre critica nei confronti della ricca e arcigna borghesia parigina degli anni Trenta.

10) “Konovalov” di Maksim Gor’kij
Sulla classica linea narrativa russa. Un  uomo, dalla vita in apparenza tranquilla, un giorno decide di darsi all’ubriachezza, alla mollezza per liberare se stesso dalla prigionia di una vita qualunque. 

4 ottobre 2023 - Eugenio Caruso

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Tratto da

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