Settimio Severo nel solco di Marco Aurelio


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Settimio Severo

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Dinastia dei severi

Lucio Settimio Severo Augusto (Leptis Magna, 11 aprile 146 – Eboracum, 4 febbraio 211) è stato un imperatore dal 193 alla sua morte. Giunto al potere dopo la guerra civile romana del 193-197, è stato il fondatore alla dinastia severiana. In linea con le scelte di Marco Aurelio ripristinò alla sua morte il principio dinastico di successione (pèrincipalmente con figli adottati), facendo subentrare i figli Caracalla e Geta.
L'ascesa di Settimio Severo costituisce uno spartiacque nella storia romana; è considerato infatti l'iniziatore della nozione di "dominus" in cui l'imperatore non è più un privato gestore dell'impero per conto del Senato, come durante il principato, ma è unico e vero dominus, che trae forza dall'investitura militare delle legioni (anche se anticipazioni di questa tendenza si erano avute durante la guerra civile seguita alla morte di Nerone e con Traiano).
Egli fu inoltre iniziatore di un nuovo culto che si incentrava sulla figura dell'imperatore, ponendo le basi per una sorta di "monarchia sacra" mutuata dall'oriente ellenistico. Adottò infatti il titolo di dominus ac deus che andò a sostituire quello di princeps, che sottintendeva una condivisione del potere con il Senato.
Lucio Settimio Severo nacque a Leptis Magna, un'antica e florida città dell'Africa Proconsolare, sita a circa 130 km a est dell'odierna Tripoli, l'11 aprile del 146 da un'abbiente e distinta famiglia appartenente all'ordine equestre. Il padre, Publio Settimio Geta, proveniva da una ricca famiglia di origini puniche e berbere, mentre la madre, Fulvia Pia, apparteneva alla gens Fulvia, un'illustre famiglia romana originaria di Tusculum. Giunse a Roma all'età di 18 anni (attorno al 162) e, grazie all'aiuto di suo zio Gaio Settimio Severo, fu ammesso nell'ordine senatorio. Secondo Eutropio, tra i suoi primi incarichi vi fu la professione di avvocato del fiscus, dopodiché scalò la gerarchia amministrativa dell'impero diventando tribuno militare, questore (170-171), legato proconsolare in Africa nel 174, tribuno della plebe (176), propretore in Spagna (178), governatore della Gallia Lugdunense (187) e della Sicilia (189). Sembra che attorno al 169 sia stato fatto senatore da Marco Aurelio.
Nel 190 ebbe il consolato e dal 191 resse per Commodo il governatorato della Pannonia superiore. Dopo l'assassinio di Commodo, il Senato tentò di salvare la dinastia antonina con la nomina di Pertinace nel 193, appoggiato all'inizio anche dai pretoriani, ma quando questi stessi lo uccisero le truppe proclamarono imperatore Settimio Severo a Carnuntum, sede del governo e del comando militare in Pannonia.
Severo, affermando la volontà di vendicare la morte dell'imperatore, si affrettò a scendere in Italia per punire i pretoriani e prendere possesso di Roma senza opposizioni. Il Senato reagì proponendo una nuova figura, quella del senatore Didio Giuliano (che si affrettò a dichiarare nemico pubblico Settimio Severo), mentre le legioni di Siria proclamarono Pescennio Nigro e quelle di Britannia scelsero Clodio Albino (che in un primo tempo ottenne il titolo di Cesare, venendo legittimato da Settimio). Settimio Severo si liberò dei tre rivali.
Questo imperatore d'origine africana fu quindi il primo degli imperatori militari che avevano nelle province illiriche la grande riserva di soldati e nelle province orientali il patrimonio culturale. Setimio stesso aveva sposato in seconde nozze una siriana, Giulia Domna, figlia di un sacerdote romanizzato di Emesa. La forza militare illirica ebbe ragione delle legioni di Pescennio Nigro, sconfitto presso Isso nel 194 e, nel 197, a Lione, di quelle di Clodio Albino, col quale in un primo momento Settimio era venuto a patti. A conferma che il processo dinastico era intrinseco all'evoluzione della tradizione imperiale, Settimio si autoadottò nella famiglia di Marco Aurelio. In realtà il governo dei Severi non è che la continuazione logica dell'Impero antonino, come quello in cui maturano quelle premesse "provinciali". Il nesso milizia-provincia trovò la sua formulazione nel riconoscimento giuridico delle relazioni coniugali dei legionarî nei varî castri fissi lungo i confini, nella concessione di terre ai soldati in servizio, e quindi nel rafforzamento del rapporto sociale ed economico tra essi e l'ambiente provinciale, nell'immissione dei figli di centurioni nella carriera senatoria, nell'espansione dei culti d'origine orientale e di forte tradizione militare (Mitra, Dolicheno e culto dell'imperatrice come mater castrorum), nell'incremento dell'intervento statale.
Di questo spirito fa parte anche l'atteggiamento verso i cristiani, la cui espansione poneva in termini sempre più netti il problema del loro peso sociale e nel contempo della compattezza imperiale; se Settimio li favorì col riconoscimento dei collegia tenuiorum, si ricorda d'altra parte un suo divieto di conversione al cristianesimo e al giudaismo, con conseguenti atti di persecuzione specie in Egitto e in Africa. L'imperatrice Giulia Domna era al centro di un movimento intellettuale e religioso, espressione del sincretismo che rifletteva in campo culturale l'appiattimento e il conformismo politico e sociale, mentre i prodromi della suddivisione dell'impero già s'intravedono nel progetto di assegnare ai due figli e successori, Caracalla e Geta, due capitali e due senati, Roma e Antiochia (o Alessandria). Il tentativo di Settimio di portare a fondo la lotta contro i Parti, a cui egli non perdonava l'appoggio dato a Pescennio Nigro e di cui conquistò (197 e 198) la capitale Ctesifonte, non ebbe conseguenze perché egli dovette rientrare e cercare di conservare buone relazioni diplomatiche. Unico risultato fu la costituzione della nuova provincia di Mesopotamia con capitale la colonia di Nisibi. Il riordinamento militare, d'altra parte, comportando anche aumento del soldo e quindi inflazione monetaria e aumento dei prezzi, era la causa dell'impoverimento progressivo dei ceti borghesi sotto la pressione tributaria.
Severo, una volta divenuto imperatore, avviò importanti riforme militari che toccarono numerosi aspetti dell'esercito romano e che costituirono le basi del successivo sistema fondato sugli imperatori militari del III secolo. Creò la prima forma di autocrazia militare, togliendo potere al Senato dopo aver messo a morte numerosi membri dello stesso. Sembra, infatti, che avendo preso il potere con l'aiuto dei militari, ricambiò l'ostilità senatoria subito dopo la vittoria su Clodio Albino, ordinando l'esecuzione di 29 senatori, accusati di corruzione e cospirazione contro di lui e sostituendoli con suoi favoriti, soprattutto africani e siriani. Inoltre attribuì e ampliò i poteri degli ufficiali dell'esercito investendoli anche di cariche pubbliche che erano solitamente appannaggio del senato.
Utilizzò i proventi della vendita delle terre confiscate agli avversari politici per creare una cassa imperiale privata, il fiscus. Il fiscus era distinto dall'aerarium che era la cassa dello Stato. Appena giunto a Roma avviò l'epurazione della guardia pretoriana, che dopo due secoli di dominio dell'influenza italica (allora reclutata per lo più in Italia e in piccola parte nelle province più romanizzate), fu smantellata e riorganizzata con quadri e organici a lui fedeli, tratti dal contingente danubiano. Da allora in poi l'accesso alla Guardia Pretoriana, un tempo avente un prerequisito geografico e culturale, sarebbe stata appannaggio dei soldati più battaglieri, quelli dell'Illirico nel III secolo.
Il regno di Settimio Severo fornisce un interessante esempio dei metodi di persecuzione dei cristiani. Precedentemente, stando alla Historia Augusta, si era pensato a un espresso divieto di proselitismo rivolto a ebrei e cristiani, ritenendosi questo il contenuto del presunto editto severiano, la cui effettiva esistenza è di per sé stessa dubbia. Settimio Severo non promulgò nuovi provvedimenti contro i cristiani, ma favorì l'applicazione di vecchie leggi (i rescripta di Traiano e Adriano). Non sono dimostrate persecuzioni sistematiche, ma anzi, ci sono prove che l'imperatore in molte occasioni proteggesse i cristiani dall'accanimento popolare, come sembra testimoniare Tertulliano nell'Ad Scapulam. In generale si può dire che i cristiani continuarono a vivere in un periodo di bonam et largam pacem come scrive Tertulliano, se si escludono alcuni episodi locali, come in Africa, di persecuzioni che andrebbero interpretati alla luce di un dissenso politico (più che religioso), mentre lo stesso imperatore non appariva turbato dal fenomeno cristiano, né vi ravvisava un fattore di pericolo. D'altro lato, singoli funzionari si sentivano autorizzati dalla legge a procedere con rigore verso i cristiani. Naturalmente l'imperatore, a stretto rigore di legge, non ostacolava qualche persecuzione limitata, che avesse luogo in Egitto, in Tebaide o nei proconsolati di Africa e Oriente.
Non meno dure furono le persecuzioni in Africa, che sembra avessero inizio nel 197 o 198, come testimoniato nell'Ad martires di Tertulliano, alle cui vittime ci si riferisce nel martirologio cristiano come ai martiri di Madaura. Probabilmente nel 202 o 203 caddero Felicita e Perpetua. La persecuzione infuriò ancora, per breve tempo, sotto il proconsole Scapula nel 211, specialmente in Numidia e Mauritania. Nei tempi successivi sono leggendarie le persecuzioni in Gallia, specialmente a Lione. In generale, si può dire che la posizione dei cristiani sotto Settimio Severo fu la stessa che sotto gli Antonini; ma la disposizione di questo imperatore almeno mostra chiaramente che Traiano aveva mancato i suoi obiettivi.
Settimio Severo mise subito in atto una serie di riforme e modifiche al precedente ordinamento militare, confermando quel processo di provincializzazione delle milizie ed emersione dei ceti dirigenti locali dell'impero già cominciato con Marco Aurelio (e con alcune premesse in epoca traianea):
Aumentò il numero delle legioni romane a 33, con la costituzione di ben tre unità, in vista delle campagne partiche: la legio I, II e III Parthica. L'esercito ora poteva contare su 400.000 armati complessivamente. Un numero comunque esiguo se si pensa che dovevano presidiare circa 9.000 chilometri di confine, controllare e difendere i 70 milioni di abitanti dell'Impero.
Venne costituita per la prima volta una "riserva strategica" in prossimità di Roma, nei Castra Albana, dove fu alloggiata un'intera legione, la II Parthica.
Favorì i legionari in vari modi, aumentando loro la paga e riconoscendo loro il diritto di sposarsi durante il servizio, oltre a consentire di abitare con la propria famiglia fuori del campo (canabae). Tale riforma comportò una "regionalizzazione" delle legioni, che in questo modo si legarono non solo al loro comandante, ma anche a un territorio ben preciso. Promosse anche l'ammissione dei figli dei centurioni nella carriera senatoria. Operò una serie di altre concessioni, tese a migliorare la condizione dei soldati, tra le quali l'istituzione dell'annona militare, il miglioramento del rancio, la possibilità per i graduati di riunirsi in scholae (sorte di associazioni, di collegia), riconoscendo inoltre segni di distinzione particolari: la veste bianca per i centurioni (che Gallieno avrebbe esteso a tutti i soldati) e l'anello d'oro per i principales.
Secondo Erodiano le truppe che stazionarono in Roma (o nelle sue vicinanze, come i castra Albana) furono quadruplicate, o almeno triplicate se consideriamo che: gli effettivi delle coorti pretorie furono raddoppiati da Settimio Severo, fino a 1.000 armati ciascuna (milliarie), per un totale di 10.000 armati, ora sostituiti con soldati scelti delle legioni pannoniche, per punire coloro che si erano in precedenza schierati contro di lui durante la guerra civile; quelli delle coorti urbane, furono probabilmente portati fino a 1.500 (per un totale di 6.000 armati); a questi si sommavano poi i 3.500 armati dei Vigiles, i 1.000 equites singulares e i 5.500/6.000 della legio II Parthica, per un totale complessivo di 30.000 armati, contro i 10.500 dell'epoca augustea. D'altra parte era sempre più probabile che un buon comandante di legione si autoproclamasse imperatore e marciasse su Roma.
Un regime assolutistico confermato dallo sviluppo cui giunse la res privata imperiale, ormai di pari peso a quella statale. Per finanziare l'ingente spesa che serviva a mantenere l'esercito, causa anche l'aumento stesso del soldo, cioè della paga, l'imperatore ricorse all'espediente di dimezzare la quantità di metallo prezioso contenuto nelle monete, differenziando il valore intrinseco da quello nominale (reddito da signoraggio). Cominciò così una crescente inflazione e una tesaurizzazione delle monete di metallo prezioso.
Intraprese due brevi campagne contro i Parti, costituendo per l'occasione tre legioni romane con la quale recuperò per l'impero la metà settentrionale della Mesopotamia. Essa divenne nel 198 una provincia romana con a capo un prefetto di rango equestre. Durante questa campagna i suoi soldati saccheggiarono Ctesifonte, capitale dei Parti, e ne vendettero come schiavi i superstiti.
Al suo rientro, decise di lasciare nei pressi di Roma e precisamente dove sorgeva Alba Longa, Albanum (oggi Albano Laziale), la seconda delle tre legioni partiche, dove tutt'oggi si possono ammirare i resti dell'accampamento (Castra Albana), i cisternoni per il rifornimento di acqua e l'anfiteatro risalente al III secolo. Malgrado la sua azione avesse introdotto a Roma la dittatura militare, egli era popolare presso i cittadini romani, avendo bollato la degenerazione morale del regno di Commodo e la corruzione crescente. Quando ritornò dopo la vittoria sui Parti, eresse un arco di trionfo che ancora oggi è in piedi e porta il suo nome.
Negli ultimi anni del suo regno, appunto dal 208 d.C., ormai infermo, Settimio Severo intraprese un buon numero di azioni militari in difesa dei confini della Britannia romana dalle spinte ormai forzate e continue delle tribù caledoni, con la previsione per la ricostruzione del Vallo di Adriano prima di morire il 4 febbraio 211 a York. La morte in Britannia mentre guidava una campagna di repressione contro i provinciali ribelli, testimonia un cedimento lento ma progressivo del tessuto connettivo dello stato imperiale.
Dopo la morte nel 211 a Eburacum (il nome latino di York), fu divinizzato dal Senato e a lui succedettero, come aveva previsto nell'intento di fondare una nuova dinastia in qualche modo in continuità con quella antonina (tanto da far imporre il nome Antonino al primogenito Bassiano, detto Caracalla) i due litigiosi figli avuti dalla moglie siriana Giulia Domna, Caracalla e Geta. Quest'ultimo difatti morirà subito dopo, probabilmente per mano dello stesso Caracalla, che rimase l'unico titolare dell'impero.

Eugenio Caruso - 31 dicembre 2017

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