Gor'kij , il precursore del realismo socialista.


«Bambini affamati, vittime torturate dai loro oppressori, anziani indifesi considerati un odioso fardello dai loro figli; e tutta la solitudine, la povertà, e il dolore, si facevano beffa di ciò che la vita umana avrebbe dovuto essere. Desidero fortemente alleviare i mali del mondo, ma non posso farlo, e ne soffro.» (Autobiografia di Bertrand Russell)

Versi tratti dalla poesia "Orologio da rote" di Neruda

GRANDI PERSONAGGI STORICI Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona. In questa sottosezione figurano i grandi poeti e letterati che ci hanno donato momenti di grande felicità ed emozioni. Io associo a questi grandi personaggi una nuova stella che nasce nell'universo.

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Maksim Gor'kij, pseudonimo di Aleksej Maksimovic Peškov ( Nižnij Novgorod, 28 marzo 1868 – Mosca, 18 giugno 1936) è stato uno scrittore e drammaturgo russo. La lotta contro la miseria, l'ignoranza e la tirannia sono le costanti di tutta l'opera dello scrittore, che è considerato il padre del realismo socialista. Nato a Nižnij Novgorod in una famiglia povera, rimase orfano a dieci anni e nel 1880, appena dodicenne, scappò di casa per andare a vivere dalla nonna, eccellente narratrice di storie popolari, che molto probabilmente gli trasmise la passione per la letteratura. Duramente colpito dalla morte dell'anziana parente, tentò il suicidio (dicembre 1887), ma sopravvisse e intraprese un viaggio a piedi, durante il quale attraversò l'Impero russo per cinque anni, cambiando continuamente lavoro.
Imparò a scrivere grazie al cuoco di bordo di un battello sul Volga, dove lavorava come sguattero. Anche dopo questa esperienza egli continuò a vagabondare per tutto il paese, facendo il fornaio, il guardiano notturno e lo scaricatore di porto: nei suoi scritti non mancò di segnalare tutte le sensazioni che provava man mano che la sua vita andava avanti.
Lavorò come giornalista presso alcune testate locali, usando lo pseudonimo di Chlamida Iegudiil, con evidente riferimento al genere "cappa e spada" data l'assonanza col termine greco chlamys, "mantello". Cominciò ad utilizzare Gor'kij ("amaro") come nome d'arte nel 1892, mentre scriveva su un giornale di Tiflis: il motivo è da ricercare nel fatto che egli aveva intenzione di analizzare l'amara realtà della vita.
Nel 1889, tornato alla natia Nižnij Novgorod (che poi sarà ribattezzata Gor'kij), s'impiegò come segretario di un avvocato e pubblicò alcune poesie: Il canto della vecchia quercia (1890). Il giudizio dei critici fu severo. Riprese allora a girare per la Russia, lavorando come contadino e artigiano, raccogliendo un'enorme quantità di materiale di vita. Con esso diede corpo ai racconti Makar Cudra (1892), e soprattutto a Celkaš, i quali ebbero successo.
Ma i suoi contatti con gli intellettuali rivoluzionari e il contenuto sociale dei suoi scritti insospettirono gli uomini dello zar. Nel dicembre del 1902, in una piccola strada di Mosca, Stanislavskij apre il sipario del suo teatro al dramma Bassifondi (o L'albergo dei poveri), da molti critici ritenuta una delle sue opere principali, che consiste in una serie di ritratti di poveri vagabondi. Per Gor'kij fu un grande successo, tanto da renderlo un vero e proprio eroe, il "massimo scrittore proletario del mondo" secondo la rivista Ogonëk. Lo scrittore entra nell'Accademia russa delle scienze e frequenta il Gruppo dei democratici del mercoledì, che cerca di influenzare da sinistra l'Accademia stessa. La sua popolarità cresce in tutta Europa e il suo essere assurto a simbolo rivoluzionario lo rendono temibile agli occhi della polizia dello zar Nicola II. Fu quindi espulso dall'Accademia (fatto per cui il suo amico Anton Cechov si dimise per protesta). Poco dopo fu arrestato e confinato in Crimea. Liberato nel 1906, andò in esilio volontario.

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Gor'kij con Stalin, nel 1931 vicino al Cremlino


Nello stesso anno, con La madre ha inizio il realismo socialista. Gor'kij diventa protagonista in prima persona del rafforzarsi del fronte rivoluzionario in Russia e dell'acuirsi della lotta. Nel novembre del 1905 aveva conosciuto Lenin a Pietroburgo, nella redazione del giornale bolscevico Novaja Žizn' (La Nuova Vita). Nel 1907, a Londra, al V congresso del partito bolscevico, sostenne Lenin, che fu suo ospite a Capri, durante il lungo soggiorno che lo scrittore condivise sull'isola fino al 1913 con la sua compagna, l'attrice Marija Fëdorovna Gelabuskaja. Qui scrisse numerosi romanzi, tra cui L'infanzia, e organizzò insieme ad Aleksandr Bogdanov una scuola per rivoluzionari russi emigranti alla quale insegnavano e partecipavano teorici famosi come Anatolij Vasil'evic Lunacarskij. Tornato in Russia nel 1913, si dedicò a un'intensa attività pubblicistica, fondando, dopo la vittoria bolscevica, la casa editrice Letteratura Universale.
Ammalatosi di tubercolosi, tornò in Italia, a Sorrento, sino al 1927. Durante questo periodo e poi, una volta tornato definitivamente in URSS, scrisse le opere più intensamente realistiche: i drammi Piccoli borghesi, Bassifondi, Nemici. Nella sua opera Arcipelago Gulag (nel capitolo Le dita dell'Aurora della terza parte Lavoro di Sterminio) lo scrittore Solženicyn critica duramente il suo atteggiamento connivente con il regime staliniano, dall'epoca del suo ritorno in patria fino alla morte. Solženicyn mette in luce, tra l'altro, come durante una visita di Gor'kij al lager delle isole Soloveckie, egli avesse mostrato un'assoluta indifferenza verso le disumane condizioni di vita dei detenuti e fosse stato addirittura causa della fucilazione di un ragazzo lì rinchiuso. Le presunte testimonianze orali raccolte da Solženicyn non sono verificabili. In Italia le idee di Gorkij sulla socialità dell'arte e sul ruolo degli artisti sono considerate esemplari da Antonio Banfi in relazione all'auspicato coinvolgimento di tutta la massa della popolazione lavoratrice nella creazione culturale in modo diretto e libero.

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Gor'kij con Lev Tolstoj, nel 1900 a Jàsnaja Poljana


Nel corso della sua vita strinse un'intensa amicizia con letterati quali Lev Tolstoj e Anton Cechov. Scrisse di lui Aleksandr Blok: «egli possiede un antidoto ai veleni disgregatori del nostro (dell'intelligencija russa, ndr.) amore: il "sangue sano"». Entusiasta rivoluzionario ed amico di Jagoda, nel 1933, scrisse: "[...] Vogliamo che tutte le malattie, gli handicap, le imperfezioni, la senilità e la morte prematura dell'organismo siano studiati minuziosamente e con precisione? Questo studio non potrebbe essere effettuato con esperimenti su cani, conigli e cavie. È indispensabile l'esperimento sull'uomo, è indispensabile studiare su di lui [...] tutti i processi del suo organismo. Occorreranno centinaia di unità umane, sarà un vero servizio reso all'umanità e sarà, evidentemente, più importante e più utile dello sterminio di decine di milioni di esseri sani [...]".
Gor'kij muore a Mosca il 18 giugno 1936. Le cause della morte restano oscure, gli storici accreditati non accettano la versione ufficiale di una polmonite. Non sembra esclusa la possibilità di un avvelenamento su ordine di Stalin.

Come ho avuto modo di afferemare in un mio precedente articolo, da giovane, lessi gran parte della letteratura russa; a questo interesse non poteva sfuggire Gor'kij, con la sua carica di dolore; mi è capitato, anche, di assistere al dramma L'albergo dei poveri a Milano. Purtroppo egli fu anche il precursore del realismo sociale nell'arte, che ha contribuito a rovinare la cultura russa dell'Unione Sovietica..

OPERE

  • Makar Čudra (1892)
  • Čelkaš (1895)
  • Konovalov (1897)
  • Varen'ka Olesova (1898)
  • Schizzi e racconti (1898)
  • Foma Gordeev (1899)
  • I tre (1901)
  • Canto della procellaria (1901)
  • Piccoli borghesi (dramma, 1901)
  • L'albergo dei poveri (dramma, 1902)
  • I villeggianti (dramma, 1904)
  • I figli del sole (dramma, 1905)
  • I barbari (dramma, 1905)
  • Nemici (dramma, 1906)
  • La madre (1906)
  • La città del Diavolo Giallo (1906)
  • Vassa Železnova (1910)
  • Racconti d'Italia [Сказки об Италии] (1911–1913)
  • Storia di un uomo inutile (1913)
  • Infanzia (1913)
  • Fra la gente (1915)
  • Le mie università (1917)
  • L'affare degli Artamonov (1925)
  • La vita di Klim Samgin (1925)
  • Il burlone
  • Due storie

L'ALBERGO DEI POVERI

L’azione si svolge in un dormitorio appartenente a Michail Ivanovic Kostylëv; vi abita gente proveniente dal fondo stesso della società: poveri, ladri, prostitute, umili lavoratori. Alcuni tentano disperatamente di uscirne, altri si arrendono; le relazioni fra di loro sono difficili, scoppiano costantemente dispute e litigi. Vasilisa, moglie di Kostylëv, è innamorata di Vas’ka Pepel, un ladro, e lo convince a uccidere il marito; Vas’ka è, a sua volta, innamorato della sorella minore di Vasilisa, Natal’ja. Fra gli altri inquilini del “fondo” vi sono Satin (giocatore d’azzardo e baro), l’Attore (ex attore teatrale) e il Barone (un aristocratico che ha sperperato tutte le sue ricchezze); persone completamente fallite e inerti. Il Parassita, un operaio, attende la morte della moglie malata per avere le mani libere. Nel bel mezzo dell’azione, nel dormitorio appare il vagabondo Luka; questi compatisce la condizione degli inquilini e li calma, promettendo loro la riconciliazione con la realtà. Luka suggerisce a Vas’ka e Natal’ja di andarsene in cerca del loro futuro. Vasilisa, che è gelosa della sorella, la picchia costantemente. Le sempre crescenti ostilità sfociano in una rissa fra gli inquilini, durante la quale Pepel uccide accidentalmente Kostylëv e viene successivamente arrestato. Nel momento di maggiore tensione, dopo la rissa, Luka scompare, lasciando quelli che credevano in lui nella desolazione totale. La moglie del Parassita muore, ma questi rimane senza denaro e senza speranze; l’Attore, alla notizia della partenza di Luka, si suicida. All’apprendere dal Barone che l’Attore si è impiccato, Satin, che stava intonando una canzonaccia con altri, commenta freddamente: “Ah... ha rovinato la canzone... idiota!”

LA MADRE

Protagonista del romanzo è Pelageja Nilvona Vlasova, moglie del fabbro ubriacone Vlasov. Dopo la morte del marito, una trasformazione radicale si produce nel modo di essere e di pensare di Pelageja. Causa del suo mutamento è il figlio Pavel, operaio socialista, che fa di casa sua un covo di riunioni politiche; a contatto con il figlio e i suoi amici, Pelageja, affascinata dal pensiero politico dei ragazzi, si libera da ogni timore e pregiudizio. Nel momento in cui Pavel e i suoi amici vengono imprigionati, rinata nella sua nuova fede politica, Pelageja si trasforma nella madre di tutti i compagni del figlio. Quando viene a sapere che i giovani sono stati condannati, distribuisce i volantini con il testo rivoluzionario pronunciato da Pavel in tribunale. Scoperta dai militari, lascia i volantini, invocando a gran voce il suo appello per i lavoratori, ma nel tumulto rimane uccisa.

VAREN'KA OLESOVA 

Ippolit Sergeevic Polcanov, libero docente all'università, riceve una lettera della sorella Elisabetta Sergeevna, che chiede il suo aiuto in seguito alla morte del marito. Scoprirà che la sorella non ha bisogno di consolazione per la perdita del coniuge, che non amava, ma di consigli per tutelare i propri interessi sull'eredità e in vista del matrimonio con Bencovski, più giovane di cinque anni. La casa di Elisabetta è frequentata da Varenka Olessova, una giovane bella e originale, che incuriosisce e attrae Ippolit, fino a fargli perdere la testa. Durante le passeggiate nei boschi e le gite in barca, Ippolit cerca di insegnare princìpi più nobili a Varenka, che si nutre di romanzi di avventure, ma la ragazza lo sorprende ogni volta con la sua logica e il suo modo di ragionare. Alcune volte sono accompagnati dalla giovane cameriera Mascia e dal servo Gregorio, innamorati che non possono sposarsi senza il consenso della padrona Elisabetta. Elisabetta e Ippolit accettano l'invito di una visita presso la residenza di Varenka, che vive con una vecchia zia e il padre, il colonnello Olessov, alcolizzato e ridotto su una poltrona. La giornata scorre tranquilla, ma sul tardi arriva un forte temporale, che li costringe a pernottare da loro. Ippolit va nella sua camera, ma non riesce a dormire, spera in una visita di Varenka e all'alba ode dei passi, si apre la porta ed entra nella sua camera la vecchia cameriera che deve spazzolare il suo vestito. Egli esce nel parco e cammina sconvolto, quando scorge Varenka che fa il bagno sulla riva del fiume. Appena lei si avvede della sua presenza, gli ordina di allontanarsi e, al suo rifiuto, si tuffa nell'acqua. Ippolit, quasi in ginocchio, la chiama e a questo punto lei esce dal fiume, gli va incontro, non per rispondere al suo abbraccio, ma per percuoterlo più volte sul viso con qualcosa di pesante e di bagnato, fino a farlo cadere sulla schiena. «E ora tornerete a casa così come siete, sporco e bagnato. Non avete vergogna?» dice Varenka. Poi gli fa un gesto di addio con la mano e sparisce rapidamente tra gli alberi. «Perdonatemi!» implora Ippolit e resta seduto, appoggiato ad un albero, guardando con aria ottusa le acque che scorrono lentamente, molto lentamente.

27 agosto 2023 - Eugenio Caruso

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