Caracalla e la dinastia dei severi.

I GRANDI PERSONAGGI STORICI


Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona.

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Caracalla

din severi

Dinastia dei severi

Marco Aurelio Severo Antonino Pio Augusto ( Lugdunum, 4 aprile 188 – Carre, 8 aprile 217), conosciuto anche come Marco Aurelio Antonino Augusto dal 198 al 211 ma meglio noto con il soprannome di Caracalla, è stato un imperatore, appartenente alla dinastia dei Severi, che regnò dal 198 al 217, anno della sua morte. Caracalla nacque a Lugdunum (l'odierna Lione, in Francia), nella Gallia Lugdunense, il 4 aprile del 188, figlio di Lucio Settimio Severo, governatore della provincia gallica al tempo della sua nascita, divenuto poi imperatore nel 193, e della sira Giulia Domna, augusta e detentrice, durante il dominato del marito prima e del figlio dopo, di un potere politico mai raggiunto prima da una donna all'interno dell'impero.
Domna, figlia di Giulio Bassiano, gran sacerdote della divinità solare siriaca El-Gabal, nacque ad Emesa (l'attuale Homs, in Siria) attorno al 170. Tra il 185 e il 187, la notizia di un oroscopo, che presagiva a Giulia Domna un futuro sposo regale, spinse Lucio Settimio Severo a chiederla in moglie. Dal matrimonio vennero alla luce due figli maschi, Lucio Settimio Bassiano (divenuto, dal 195, Marco Aurelio Antonino Caracalla) e Publio Settimio Geta. Nel 193, in occasione del conferimento ufficiale della dignità imperiale a Settimio Severo, acclamato imperatore dalle truppe di stanza in Pannonia, Giulia Domna ottenne il titolo di Augusta. Furono anche emesse monete a suo nome. La costante presenza accanto al marito durante le spedizioni militari, valse all'Augusta la concessione del titolo mater castrorum. Giulia Domna esercitò, fin dall'inizio, un forte ascendente sulle decisioni del marito. Supportata dal notevole carisma di matrice orientale, l'imperatrice prese parte attiva all'amministrazione dell'impero, pur accontentandosi di agire a margine della scena politica nel pieno rispetto del mos romano, da sempre riluttante al conferimento di ruoli ed incarichi ufficiali alle donne. Tra il 202 e il 205, l'acceso contrasto con Plauziano, prefetto del pretorio e consigliere, sempre più influente, di Settimio Severo, determinò il temporaneo e parziale ritiro dell'Augusta dalla vita pubblica. Il volontario allontanamento dall'ambiente di corte consentì a Giulia Domna di dedicarsi intensamente a studi filosofici e religiosi e attorno alla sua figura venne formandosi un circolo di intellettuali, tra i quali si annoverano il medico Galeno e il filosofo Flavio Filostrato. Durante il principato di Caracalla (211-217), la scarsa dedizione agli affari dello stato, mostrata dall'imperatore, permise una sempre più diretta partecipazione dell'Augusta alla gestione del potere imperiale. La posizione primaria rivestita da Giulia Domna in ambito pubblico emerge con evidenza dall'altisonante titolatura Iulia pia felix Augusta mater Augusti nostri et castrorum et senatus et patriae, attestata con certezza a partire dal 211. Inoltre, come testimoniato da Cassio Dione nel periodo della spedizione di Caracalla contro l'impero partico, all'imperatrice fu addirittura assegnato un incarico ufficiale, la sovrintendenza della corrispondenza imperiale. Tuttavia, nel 217, la sorte cambiò improvvisamente. Appresa la notizia dell'assassinio di Caracalla e dell'acclamazione imperiale di Opellio Macrino, Giulia Domna, presumibilmente già malata, si lasciò morire di fame ad Antiochia, dove soggiornava, nel medesimo anno. Alla sua morte fu divinizzata.
Caracalla aveva, pertanto, un fratello minore, Publio Settimo Geta. Il suo vero nome, alla nascita, risultava essere quello di Lucio Settimio Bassiano, ma il padre lo volle in seguito cambiare in Marco Aurelio Antonino, per suggerire una parentela con la dinastia degli Antonini, in particolar modo con l'imperatore Marco Aurelio. Fu poi soprannominato "Caracalla", poiché soleva indossare un particolare mantello con cappuccio, di origine celtica, che introdusse egli stesso a Roma.
Nel 198 Caracalla ricevette il titolo di Augusto, a soli 10 anni di età. Pertanto cominciò a regnare da piccolo, anche se ebbe effettivo potere solo alla morte del padre.
Nel 200 Gaio Fulvio Plauziano, padre di Fulvia Plautilla, promise a Caracalla la figlia in moglie. I due si sposarono nel 202, ma tre anni dopo divorziarono, poiché Caracalla aveva fatto giustiziare Plauziano. Al matrimonio aveva partecipato anche lo storico Cassio Dione, una delle maggiori fonti su Caracalla. La tradizione vuole che il futuro imperatore rifiutasse di dormire e di mangiare con la moglie, così che non ebbe figli da lei. Dopo il divorzio Caracalla esiliò lei e suo fratello Ortensiano sull'isola di Lipari, dove nel 212 furono giustiziati. Così nacque la figura brutale e sanguinaria di Caracalla.
Succedette nel 211 al padre assieme al fratello Geta, ma non era disposto a dividere il potere imperiale, anche a causa di alcuni dissapori. In dicembre uccise il fratello e ottenne il sostegno dei pretoriani.
Caracalla si accanì contro i sostenitori del fratello ucciso e arrivò ad eliminare 20.000 alessandrini (Cassio Dione Cocceiano, Historia Augusta). Ad Alessandria, avevano prodotto una satira, quando l'Imperatore sostenne di aver ucciso Geta per autodifesa e Caracalla non aveva gradito. Le sue truppe saccheggiarono a lungo la città e grazie a questa dimostrazione rafforzò maggiormente il suo potere, che finì per essere totalmente dispotico.
Rafforzato il proprio potere, Caracalla fu perdonato dalla madre Giulia Domna e la rese partecipe delle sue decisioni. Come già aveva fatto il padre, alzò la paga del legionario, portandola a 675 denari, e concesse molti benefici alle truppe, garantendo così la fedeltà dell'esercito. Inoltre impose la falange macedone, ispirandosi ad Alessandro Magno. Dovette, però, diminuire del 25% la quantità di argento nei denari, a causa dell'aumento della paga dei soldati, e quindi coniò una nuova moneta, chiamata "antoniniano", nel 215, che valeva due denari normali.
Lungo il limes germanico-retico si affacciò per la prima volta la confederazione degli alemanni (nel 212). Si trattava di un insieme di popoli, raggruppatisi lungo i confini delle province di Germania superiore e Rezia. Lo sfondamento del limes costrinse l'imperatore ad accorrere lungo questo settore strategico per arginare una possibile loro invasione l'anno successivo (nel 213). Le vittorie romane che seguirono attribuirono al giovane imperatore l'appellativo di Germanicus maximus, e Alemannicus, anche se sembra che tali successi siano stati "comprati" per ottenere una pace duratura con i barbari, come suggerisce Cassio Dione. Giova ricordare che Cassio Dione fu uno storico ma anche un senatore e come è noto, il senato non fu mai tenero con gli imperatori; d'altra parte il senato si vide togliere potere e privilegi che furono dati all'esercito.
Sempre a Caracalla sarebbero da attribuirsi altri successi sulle popolazioni barbare lungo il medio-basso corso del Danubio, come quadi, daci liberi, goti e carpi nel 214 e prima parte del 215. Volendo inglobare il Regno dei Parti, quasi fosse un nuovo Alessandro Magno, chiese in sposa la figlia del re, ma questi rifiutò e così nel 215 partì per combatterli. La spedizione, però, non ebbe fortuna.
Per far fronte alle accresciute spese militari e per cercare di aumentare le entrate, nel 212 Caracalla emanò la Constitutio antoniniana. Divenivano così cittadini dell'Impero tutti gli abitanti liberi che lo popolavano, tranne i dediticii, letteralmente significa coloro che si sono arresi, ma che forse in questo contesto designa le popolazioni estranee alla cultura greco-romana.
Sempre nel 212 ebbero inizio i lavori delle terme di Caracalla, terminate nel 217, fortemente volute dall'Imperatore. Secondo un'ipotesi criticata, la costruzione del complesso fu avviata nel 206 da Settimio Severo; le terme furono inaugurate nel 216 da Caracalla, senza che i lavori fossero del tutto ultimati: i successori Eliogabalo (218-222) ed Alessandro Severo (222-235) si interessarono alla costruzione e decorazione del recinto esterno. Per l'approvvigionamento idrico delle terme nel 212 fu creata una diramazione dell'Acqua Marcia, chiamata aqua Antoniniana, che valicava la via Appia appoggiandosi sul preesistente Arco di Druso. Per la realizzazione del complesso fu necessario abbattere gli edifici preesistenti e sbancare un ampio settore della collina, colmando con la terra di risulta il lato opposto fronteggiante la via Appia. L'accesso al grandioso complesso fu garantito dalla via Nova, ampia strada probabilmente alberata. Vari lavori di restauro furono realizzati da Aureliano, Diocleziano, Teodosio e in ultimo dal re goto Teodorico (493-526). Polemio Silvio, nel V secolo, le citava come una delle sette meraviglie di Roma, famose per la ricchezza della loro decorazione e delle opere che le abbellivano. Durante la Guerra gotica (535-553), in seguito al taglio degli acquedotti ad opera di Vitige, re dei goti, dal 537 le terme cessarono di funzionare.
Caracalla fu molto impopolare tra i Romani, eccetto tra i soldati, così venne assassinato nel 217 mentre si recava in Partia per una seconda spedizione. Lo storico Erodiano dice che a ucciderlo fu Marziale, un ufficiale della guardia del corpo imperiale, poiché questi voleva vendicare la morte del fratello, condannato da Caracalla. Cassio Dione, invece, afferma che lo fece per il risentimento di non essere stato nominato centurione. Certo è che Marziale fu ucciso poco dopo da un arciere. A Caracalla succedette, quindi, il prefetto del pretorio Macrino, istigatore dell'assassinio di Caracalla, che governò sino al 218.

Eugenio Caruso - 4 aprile 2018

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