Lino Zanussi e il marchio Rex


INVENTORI E GRANDI IMPRENDITORI

In questa sottosezione illustrerò la vita di quei capitani d'industria e/o inventori che hanno sostanzialmente contribuito al progresso industriale del mondo occidentale con particolare riguardo dell'Italia.

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T - Franco Tosi
V - Vittorio Valletta - Giuseppe Volpi

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Lino Zanussi

Pordenone, 15 febbraio 1920 - San Sebastián (Spagna), 18 giugno 1968
Il padre Antonio costituisce a Pordenone nel 1916 l’Officina Antonio Zanussi, una piccola azienda per la fabbricazione e la riparazione di cucine a legna. Dopo un inizio stentato l’attività riesce prima a consolidarsi e successivamente, a partire dall’inizio degli anni Trenta, a proiettarsi sul più vasto mercato nazionale, grazie anche all’indovinata intuizione commerciale di registrare, nel 1933, il marchio Rex per una nuova linea di cucine “economiche”, con ciò sfruttando la grande notorietà acquisita dal transatlantico Rex – fiore all’occhiello della marina mercantile italiana – che proprio in quell’anno aveva ottenuto il record per la più veloce traversata dell’Atlantico (il famoso “Nastro Azzurro”).
Entrato in azienda in giovanissima età, Lino ne eredita la guida, insieme al fratello maggiore Guido, dopo la morte del padre nel 1946. Le sue intuizioni imprenditoriali permettono fra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta la transizione dell’impresa da una dimensione ancora sostanzialmente artigianale a un assetto compiutamente industriale. La costruzione di un'efficace rete distributiva a livello nazionale è il preludio alla strategia di diversificazione nel settore degli “elettrodomestici bianchi” – frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie – perseguita a partire dall’inizio degli anni Cinquanta.
L’allargamento della gamma di prodotto ha inizio nel 1951 con la messa a punto del primo modello di fornello a gas, il Rex 401, che permette di intercettare tempestivamente il cambiamento dei consumi stimolato prima dalla crescita esponenziale dell’utilizzo domestico di bombole di gas liquido – le famiglie utenti sono 220.000 nel 1949, 1,2 milioni due anni dopo e nel 1954 arrivano a 4,5 milioni. Il successo di mercato del nuovo prodotto è immediato e sarà replicato di lì a poco con le cucine a gas e le prime cucine elettriche, queste ultime destinate alle aree di recente elettrificazione, non ancora raggiunte dalla rete di distribuzione del gas.
Nel 1952 l’originaria Officina Antonio Zanussi viene trasformata in una società in accomandita semplice – la Fratelli Zanussi Sas – con le quote di partecipazione che vengono divise fra Lino (51%), Guido (48%) e il fratellastro Antonino (1%). Nel 1954 l’aumento della produzione e delle maestranze, queste ultime passate dalle 100 alle 700 unità in pochissimi anni, rende necessaria la costruzione a Porcia, una cittadina a pochi chilometri da Pordenone, di un nuovo e moderno stabilimento. Sempre nel 1954, in seguito all’abbandono di ogni incarico operativo da parte del fratello causato da gravi problemi di salute, Lino Zanussi diventa l’unico responsabile della gestione aziendale, assetto che viene confermato anche dopo la trasformazione dell’azienda in società per azioni nel 1958.
A partire dalla metà degli anni Cinquanta, mentre la capacità di assorbimento del mercato dei fornelli e delle cucine a gas si avvia alla saturazione, alcune aziende decidono di sfruttare le competenze e la posizione di mercato acquisite per avviare la produzione di frigoriferi. Una delle prime è proprio la Zanussi, che avvia la produzione nel 1953, inizialmente su licenza della Necchi, e successivamente, tra il 1954 e il 1958, riesce a mettere a punto propri prodotti originali – in particolare i modelli Rex 301 da 145 litri e Rex 302 da 175 litri, fortemente caratterizzati in termini di design e caratteristiche tecniche – e a costruire una efficace strategia commerciale basata sulla reputazione dell’ormai affermato marchio Rex e del nuovo marchio Naonis.
L’ingresso dei frigoriferi nelle case degli italiani – fra il 1955 e il 1965 la percentuale di famiglie che ne possiedono uno passa dal 3 al 55% - viene seguito di lì a poco da quello della lavatrice, che segna una nuova fase di sviluppo del mercato interno.
La Zanussi inizia a produrre le prime lavabiancheria – il modello Rex 211 - nel 1958, con una licenza dell’americana Westinghouse, per arrivare alla fabbricazione di una lavatrice progettata indipendentemente nel 1962. Anche in questo caso l’intuizione imprenditoriale di Lino Zanussi permette all’azienda di cogliere tutti i vantaggi del first mover, conquistando una importante quota del mercato italiano di lavatrici, che passa dalle 15.000 unità prodotte all’inizio degli anni Cinquanta agli oltre due milioni e mezzo del 1965.
Negli anni successivi l’allargamento della gamma di prodotto interessa la produzione della lavastoviglie, avviata dalla Zanussi tra il 1963 e il 1965, e quella di congelatori, iniziata nel 1970. Parallelamente viene perseguita una strategia di diversificazione nel settore dell’elettronica di consumo con la costituzione nel 1960 nella Zanussi Elettronica, che a partire dal 1965 avvia la produzione di televisori con il marchio Sèleco.
La strategia di integrazione orizzontale nel settore degli “elettrodomestici bianchi”, perseguita da Lino Zanussi nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, è motivata anche della ricerca di sempre maggiori economie di scala, in particolare della possibilità per la produzione dei diversi elettrodomestici di impiegare reparti e tecnologie comuni – stampaggio, montaggio, verniciatura –, nonché la possibilità di utilizzare la stessa rete distributiva per fornire prodotti diversi alle stesse categorie di consumatori.
Funzionale al successo commerciale della Zanussi è anche l’introduzione, dopo una prima inevitabile fase imitativa dei prodotti esteri, di innovazioni tecnologiche di natura adattativa (design, dimensioni e consumi energetici), nonché un’aggressiva strategia di riduzione dei costi di produzione, perseguita anche attraverso la scelta di rendersi autosufficiente nell’approvvigionamento di componentistica, una delle voci di costo principali nella produzione di elettrodomestici, con la costruzione a Vallenoncello, una frazione di Pordenone, di uno stabilimento adibito alla produzione di componenti elettriche, meccaniche ed elettromeccaniche, entrato in funzione nel 1960.
Lo sviluppo aziendale richiede anche l’irrobustimento delle gerarchie manageriali dell’azienda, agevolato dalla creazione nel 1957, su impulso diretto di Lino Zanussi, del Centro Universitario di organizzazione aziendale di Padova, una delle prime scuole di management fondate in Italia.
Nel 1962, anno in cui l’Italia supera per la prima volta la Germania nella produzione di elettrodomestici, la Zanussi è ormai un grande gruppo integrato con oltre quattromila dipendenti e una quota del mercato italiano degli elettrodomestici che sfiora il 25%. Negli anni successivi, a causa del rallentamento della crescita del mercato interno, per garantire il proseguimento della traiettoria di sviluppo s’impone tuttavia la necessità di un’espansione sui mercati internazionali, in particolare su quello europeo. Di fronte agli ostacoli posti all’esportazione diretta di elettrodomestici, in parte dovuti alla fascia medio-bassa in cui si collocano i prodotti italiani e in parte agli ostacoli posti dai singoli paesi al fine di proteggere le produzioni nazionali, la scelta strategica messa in campo da Lino Zanussi si basa sulla stipula di contratti di fornitura con alcune delle maggiori imprese meccaniche europee.
Il “terzismo” – la fabbricazione per conto di aziende che poi vendono con il proprio marchio i prodotti acquistati – è la strada che permette alla Zanussi nel corso degli anni Sessanta di non interrompere il suo processo di crescita e di aggirare i vincoli alle esportazioni con il proprio marchio, saturare la capacità produttiva dei propri stabilimenti e aumentare significativamente le proprie quote di mercato in Europa. Tale strategia permette inoltre all’azienda di Pordenone l’accumulazione di know how tecnico e commerciale che si rivela essenziale per ridurre le difficoltà di ingresso negli stessi mercati con i propri marchi e porre le basi per il processo d’internazionalizzazione, che prende l’avvio a partire dalla metà degli anni Sessanta.
Nel 1965 iniziano le prime forniture ad aziende tedesche – la Linde e la catena commerciale Neckermann –, a cui si aggiunge l’anno successivo la AEG e, in Inghilterra, la Hoover. Sempre nel 1965 viene stipulato un accordo di collaborazione con la jugoslava Gorenje, per il montaggio di lavabiancheria su licenza Zanussi, mentre l’anno successivo entra in funzione lo stabilimento di Alcalà de Henares della consociata spagnola Ibelsa-Iberica de Electrodomesticos Sa. Nel 1967 la rete commerciale viene rafforzata con la costituzione di filiali autonome in Francia, Germania e Stati Uniti, e nel 1968 in Svezia e Austria.
L’ampliamento del mercato nazionale e internazionale nel corso degli anni Sessanta richiede ai produttori europei di elettrodomestici uno sforzo notevole in termini di investimenti in strutture produttive e di distribuzione, provocando l’avvio di un processo di rapida concentrazione a livello settoriale teso a ottimizzare le economie di scala e a contrarre, attraverso la standardizzazione della componentistica, il costo del prodotto finito. Lino Zanussi si adegua a questo imperativo avviando nella seconda metà del decennio una strategia di acquisizioni che porta all’assorbimento di diverse imprese in difficoltà finanziaria: la Becchi (specializzata in apparecchiature per la cottura) e la STICE (produttrice di frigoriferi) nel 1967, la Procond (componenti elettronici) e l’Aspera di Mel (produttrice di compressori per frigoriferi) nel 1968. L’acquisizione più importante portata a termine da Zanussi è però quella della Castor, conclusa ufficialmente nel 1969, in quel momento uno dei maggiori concorrenti italiani con una quota del 10-13% del mercato nazionale delle lavatrici e del 10% di quello delle lavastoviglie.
Alla morte di Zanussi, vittima di un incidente aereo in Spagna nel giugno del 1968, l’azienda è ormai divenuta il maggiore gruppo italiano degli elettrodomestici e uno dei principali a livello europeo, con 13 stabilimenti, 13.000 dipendenti e un fatturato che supera i 100 miliardi di lire. Pochi mesi dopo viene insignito dell’onorificenza, postuma, di Cavaliere del lavoro. Nel 1963 aveva ricevuto la laurea honoris causa in ingegneria industriale dall’Università di Padova.
Dal ’68 all’83 è Lamberto Mazza a tenere le redini dell’azienda e sotto la sua guida la Zanussi cresce in modo esponenziale acquisendo società, non sempre in ottime condizioni, e operanti in vari settori. Tra queste la Zoppas di Conegliano, la Triplex di Solaro, la Ducati di Bologna... Nel ’76 i dipendenti superano le 31 mila unità, ma insieme ad essi, e agli stabilimenti, sale anche l’indebitamento.
Negli anni 80 vengono acquisite, tra le altre, la ceramica Galvani, la Cariera Calgani, l’Ilpea Gomma, non dimenticando l’Udinese calcio. Cresce anche all’estero, acquisendo il controllo della spagnola Ibelsa.
Nel 1981 la Zanussi produce oltre un milione e mezzo di frigoriferi, 500 mila congelatori, 500 mila cucine, 200 mila televisori (non va dimenticata la controllata Seleco...). Da sola nel settore del bianco, realizza circa il 30% della produzione nazionale di cui più del 50% venduta all’estero.
Complessivamente sono 28 le società industriali, di cui 5 in altri Paesi, e diverse le consociate commerciali. Circa 31 mila i lavoratori ripartiti in 50 stabilimenti i 17 province italiane e 2 spagnole. La Zanussi detiene, in quegli anni, il 14% del mercato europeo dell’elettrodomestico.
Il colosso ha, però, i piedi d’argilla: evidenzia un indebitamento difficilmente aggredibile, e i conti sono stabilmente in perdita. Il nuovo cda che segna l’uscita di scena di Mazza, avvia una fase di tagli, nel 1983 gli stabilimenti scendono a 39, arrivano i primi licenziamenti. Ma non basta. A un passo dal fallimento nel 1984 la Zanussi viene ceduta all’Electrolux. Imponente il piano di ristrutturazione che viene gestito con strumenti soft e che fa dimagrire il gruppo di oltre 5.500 persone. Il gruppo ha dimostrato di essere un gigante a livello industriale ma un nano in quello finanziario.
Con l’operazione Zanussi, la tutto sommato modesta azienda svedese diventa il primo produttore europeo, se non mondiale, di elettrodomestici. La Zanussi-Electrolux completa nel volgere di non molti anni il piano di risanamento, si consolida nella leadership del settore e “inventa” un sistema di relazioni industriali che diventa modello innovativo in Italia.
E’ della metà degli anni 90 l’acquisto del principale produttore ungherese di frigoriferi, la Lehel, e nella stessa zona Electrolux insedia ex novo uno stabilimento di compressori. E’ l’inizio della delocalizzazione. Nel ’96 infatti il gruppo annuncia un piano di ristrutturazione mondiale con 12 mila esuberi: prima vittima, uno stabilimento danese di frigoriferi. Nel ’97 la “competizione” tra stabilimenti tocca l’Italia. A gara Porcia e Alingsas (Svezia). Vincono i pordenonesi grazie a un accordo di stabilimento che, tra le altre cose, concede all’azienda 96 ore di flessibilità esigibile, istituisce il salario d’ingresso, interviene sull’organizzazione del lavoro per realizzare significativi recuperi di efficienza.
Il piano del ’97 di Michael “la lama” Treschow, ceo di Electrolux, si conclude in un paio d’anni comportando la chiusura di 25 fabbriche e 50 magazzini in tutto il mondo. Con il nuovo millennio l’Est Europa inizia a esercitare una forte attrazione sui grandi produttori, e non solo di elettrodomestici: basso costo del lavoro, normative ambientali inesistenti, burocrazia superabile, apparati statali compiacenti, scarsa sindacalizzazione. E, ovviamente, nuovi potenziali mercati.
Decolla un progetto di espansione ad Est che prevede un nuovo stabilimento in Ungheria per i frigoriferi, uno in Russia e uno in Polonia per le lavatrici. Proprio in Polonia andrà la “fabbrica sulle ruote” di asciugabiancheria, arrivata da Norimberga a Porcia e poi spostata a Est.
Nel 2005 l’allora presidente di Electrolux Hans Stråberg lancia l’offensiva annunciando che, entro il 2008, metà della capacità produttiva del gruppo insediata nelle aree ad alto costo, dovrà essere spostata in quelle low cost (al momento Electrolux ha 43 stabilimenti di elettrodomestici di cui 16 nei paesi a basso costo). Nel 2008, e per la prima volta dall’acquisizione dell’impero Zanussi, Electrolux si appresta a chiudere uno stabilimento in Italia. E’ la fabbrica di frigoriferi di Scandicci che l’investigazione lanciata dalla multinazionale “sacrifica” in nome della competitività. 700 i lavoratori coinvolti.
Passando di riorganizzazione in ristrutturazione, Electrolux in Italia mantiene 4 stabilimenti nell’elettrodomestico: Porcia (lavatrici), Susegana (frigoriferi), Solaro (lavastoviglie), Forlì (forni e piani cottura). Merito della caparbietà del management italiano che riesce a ottenere da Stoccolma gli investimenti necessari a mantenere le fabbriche competitive, e merito di lavoratori e sindacati che contrattano recuperi di produttività e di efficienza con incrementi, anno su anno, a due cifre. Nonostante ciò il dimagrimento degli organici, causato anche dalla flessione dei volumi, è stato importante dal 2008 a oggi. L’ultima riorganizzazione pesa per circa 600 esuberi nel gruppo (300 solo a Porcia), in parte (minima) accompagnati dal piano sociale di Electrolux che ha messo sul tavolo incentivi all’esodo, all’autoimprenditorialità, alla ricollocazione, e soprattutto gestiti con la cassa integrazione, i contratti di solidarietà e l’orario ridotto a 6 ore.
E arriviamo ai giorni nostri, difficile condensare in pillole quasi un secolo di storia, e soprattutto l’evoluzione del settore dell’elettrodomestico nei vari decenni, la caduta del muro di Berlino che ha determinato l’avvio di vera rivoluzione in Europa, la crescita esponenziale dei Paesi emergenti, sia come produttori che come mercati, l’approdo degli asiatici sul mercato occidentale, la competizione sul costo del lavoro (e non solo), la concorrenza sleale e quella agguerrita, le politiche industriali, e nel caso dell’Italia la loro assenza, le regole ambigue della Ue, che da un lato impone vincoli stringenti a chi produce qui, ma consente l’importazione di prodotti senza controlli... Ora siamo all’ultima domanda: l’elettrodomestico è un settore strategico in Italia?
Risorse archivistiche e bibliografiche:
Per un profilo biografico si veda P. Martinuzzi, N. Nanni, Lino Zanussi, Edizioni Studio Tesi, Pordenone, 1993. Sulla storia dell’azienda si possono vedere il volume celebrativo Zanussi 1916-1991: 75 anni da protagonista nella costruzione dell’industria italiana, Pordenone, 1992 e il saggio A. Burello, A.F. De Toni, M. Parussini, Dalla Zanussi all’Electrolux: un secolo di lezioni per il futuro, Il Mulino, Bologna, 2010.


impresa.san.beniculturali.it - Eugenio Caruso - 4 aprile 2017

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