Gaetano Marzotto, dal tessuto all'abbigliamento

INVENTORI E GRANDI IMPRENDITORI

In questa sottosezione illustro la vita di quei capitani d'industria e/o inventori che hanno sostanzialmente contribuito al progresso industriale del mondo occidentale con particolare riguardo dell'Italia.

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marzotto 1

Gaetano Marzotto

Valdagno, 11 novembre 1894 - Valdagno, 11 agosto 1972
Erede di una dinastia di imprenditori tessili originaria dell’alto Vicentino. Il capostipite Luigi (1773-1859) accentra nel 1836, in un edificio appositamente costruito nel comune di Valdagno (Vicenza), le attività di trasformazione laniera che aveva fino ad allora affidate ad una rete di lavoratori a domicilio. Gaetano senior (1820-1910), figlio di Luigi, guida la prima espansione dell’azienda che, alle soglie degli anni Settanta dell’Ottocento, diviene – con 300 addetti, 2800 fusi e 105 telai – la seconda impresa laniera del Veneto dopo il Lanificio Rossi di Schio, peraltro in quel momento il più importante stabilimento industriale del Paese.
Vittorio Emanuele (1858-1922), figlio secondogenito di Gaetano senior, imprime a partire dalla metà degli anni Ottanta un’ulteriore svolta allo sviluppo aziendale, affiancando alla tradizionale filatura e tessitura della lana cardata il più profittevole segmento della pettinatura e della filatura di lana a pettine, in buona parte finalizzato all’esportazione, in particolare verso i mercati sudamericani.
Nel 1912, in seguito a contrasti fra Vittorio Emanuele e i figli di Luigi, primogenito di Gaetano senior, l’impresa di famiglia viene sciolta e gli impianti suddivisi. A Vittorio Emanuele viene assegnato il ramo d’azienda comprendente l’originario stabilimento valdagnese, adibito prevalentemente all’attività di tessitura, sia cardata sia pettinata, che viene costituito in società anonima con il nome di Lanificio Vittorio Emanuele Marzotto.
Gaetano iunior, figlio unico di Vittorio Emanuele, inizia il suo apprendistato in azienda nel corso degli anni Dieci del Novecento per poi diplomarsi alla Scuola superiore di commercio di Colonia. Affianca il padre nella direzione dell’impresa nel 1913, occupandosi in particolar della costruzione di un nuovo reparto di filatura pettinata, destinato a sostituire quello passato sotto il controllo dell’altro ramo della famiglia. In seguito alla morte traumatica del padre nel marzo del 1922, causata dalle conseguenze delle ferite ricevute in un agguato – opera di un figlio illegittimo – di cui era stato vittima alcuni mesi prima, si trova costretto a prendere le redini della gestione aziendale in un momento difficile, ancora segnato dalla crisi economica e dalle tensioni sociali degli anni precedenti, e ne avvia fin da subito una radicale ristrutturazione impiantistica e organizzativa finalizzata al perseguimento di consistenti economie di scala.
Nel corso degli anni Venti il macchinario viene quasi interamente rinnovato e potenziato, mentre si procede alla costruzione di nuovi corpi di fabbrica. Nel 1929 il Lanificio Vittorio Emanuele Marzotto può vantare attrezzature industriali che sono aumentate, a seconda dei reparti, da due a tre volte rispetto al 1922, una manodopera cresciuta da 1200 a circa 3500 unità, la produzione dei tessuti più che raddoppiata e quella dei filati quasi quintuplicata. Lo sviluppo per vie interne si accompagna a una strategia di crescita per linee esterne, che porta in una prima fase all’acquisizione nel 1927 del Lanificio di Manerbio (Brescia) specializzato in lanerie per abiti femminili, e nel 1930 della Tessitura di Brebbia (Milano).
Nel corso degli anni Trenta, dopo un tentativo fallito di scalata azionaria al Lanificio Rossi, Gaetano iunior indirizza la sua attenzione verso ulteriori acquisizioni: il Lanificio di Brugherio (Milano) nel 1934 e la Pellegrino Pontecorvo e C. (Pisa). L’operazione più importante è però quella che porta all’acquisizione, nel 1932, della Gaetano Marzotto e Figli, l’azienda fondata dai cugini dopo la divisione del 1912, in quel momento in grave crisi finanziaria.
L’organica ristrutturazione delle unità produttive acquisite comporta costi elevati, che includono anche il parziale o totale rifacimento degli impianti, ma permette alla Marzotto di essere l’unica azienda laniera che, pur risentendo degli effetti della crisi e del calo del commercio internazionale durante la prima metà degli anni Trenta, continua nel suo processo di sviluppo, riuscendo persino ad aumentare le proprie quote di mercato interne e all’estero, in quest’ultimo caso arrivando a rappresentare una quota oscillante tra il 40 e il 50% sul totale delle esportazioni laniere italiane, in particolare di tessuti pettinati verso il mercato britannico. Alla fine del 1937 gli occupati del gruppo Marzotto sono 7.500 nella sola Valdagno e arrivano fino a 12.000 unità considerando anche gli stabilimenti fuori dal Veneto.
Fra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta si consolida nei suoi contorni definitivi anche la politica sociale di Gaetano Marzotto iunior, che rappresenta una delle più compiute esperienze di welfare aziendale nella storia italiana. Erede di una tradizione di relazioni industriali e di gestione personale improntata alla cooperazione e al paternalismo imprenditoriale, le cui origini risalivano al nonno Gaetano senior, Marzotto investe cospicue risorse finanziarie nella realizzazione della “Città sociale”, un complesso urbano costruito a Valdagno negli anni fra il 1927 e il 1937 e che arriva a contare oltre un migliaio di alloggi per le diverse categorie di dipendenti – appartamenti, case a schiera, ville unifamiliari – e un insieme organico di istituzioni assistenziali e ricreative: un ospedale poliambulatorio, una casa di riposo, scuole, un cinematografo, un teatro da 1800 posti, impianti sportivi e palestre, alberghi e complessi commerciali.
Il progetto della Città sociale, replicato negli anni successivi nei pressi dello stabilimento di Manerbio, non è finalizzato solo a migliorare la qualità della vita dei lavoratori, ma anche a spingerli ad aderire al processo di ristrutturazione e meccanizzazione della produzione, ispirato ai principi dell’organizzazione scientifica del lavoro che viene portato a termine nel corso degli anni Trenta. L’espansione del welfare aziendale ha in quest’ottica anche la funzione di compensazione per il disagio derivante alle maestranze operaie, abituate fino ad allora ad autogestire i propri ritmi di lavoro, dal superamento degli assetti tradizionali del lavoro di fabbrica.
Il prestigio acquisito in qualità di filantropo, nonché di principale industriale laniero del Paese, è attestato dalla nomina a Cavaliere del Lavoro nel 1930, conseguita a soli trentasei anni a riconoscimento della sua capacità di innovatore. Si tratta solo di una delle tante onorificenze concessegli dal regime, con il quale pure ha un rapporto difficile e complesso. Fortemente critico nei confronti delle politiche economiche del regime, che nel corso degli anni Trenta virano con sempre maggiore decisione verso il protezionismo e l’autarchia, particolarmente svantaggiosi per un’impresa come la Marzotto fortemente dipendente dai mercati internazionali per l’approvvigionamento delle materie prime e le vendite dei propri prodotti, egli è tuttavia uno dei pochissimi imprenditori italiani a investire somme ingenti nello sviluppo economico delle colonie italiane, in particolare nell’avviamento di aziende agricole in Cirenaica, Tripolitania e Africa orientale; iniziative per le quali gli verrà conferito nel 1939, su sollecitazione diretta di Mussoli, il titolo di conte di Valdagno.
Dopo una ripresa guidata dalle esportazioni nell’immediato dopoguerra, a partire dal 1948 il gruppo Marzotto comincia ad incontrare crescenti difficoltà a causa della domanda stagnante. L’apertura del mercato interno in seguito alla liberalizzazione degli scambi internazionali e la scarsa competitività dell’industria italiana, rimasta tecnologicamente arretrata rispetto ai concorrenti europei ed americani, impongono alle imprese nazionali difficili processi di riorganizzazione e di ridimensionamento degli organici, mentre la comparsa sul mercato delle nuove fibre sintetiche e la diffusione di nuovi stili di vita e di abbigliamento contribuiscono a spingere la produzione industriale della lana in una condizione di sostanziale stagnazione.
Le mutate condizioni del mercato laniero vengono affrontate nel corso degli anni Cinquanta con una ristrutturazione imperniata su tre linee guida: riduzioni del personale, consolidamento della struttura finanziaria, con l’emissione di un prestito obbligazionario di 6 miliardi di lire e cospicui investimenti in nuove tecnologie, che portano alla crescente automazione del processo di filatura e tessitura. A tale ristrutturazione si aggiunge poi una strategia di diversificazione delle attività del gruppo al di fuori del comparto tessile che porta in prima battuta alla valorizzazione in chiave agro-industriale della tenuta di circa 1500 ettari acquistata a metà degli anni Trenta a Fossalta di Portogruaro, dove fra il 1947 e il 1948 vengono avviate una fabbrica di conserve e un caseificio, alle quali in seguito si aggiungeranno un cotonificio, un linificio, uno zuccherificio e un impianto per la produzione di flaconi di vetro.
Nel 1949 è la volta del settore turistico, con la costituzione della Compagnia italiana Alberghi turistici (oggi Jolly Hotels). Si tratta di un'intuizione imprenditoriale che anticipa l’aumento della domanda turistica di massa in Europa occidentale nei decenni successivi. Nel giro di poco meno di un decennio, Gaetano iunior porta a termine la costruzione di oltre cinquanta alberghi, buona parte dei quali concentrata al Centro-Sud e nelle isole che anticipano per diffusione sul territorio l’altra grande catena, i Motel Agip, avviata a partire dalla metà degli anni Cinquanta dall’ENI di Mattei.
La diversificazione più importante realizzata dalla Marzotto nel corso degli anni Cinquanta è però quella che porta allo sviluppo delle produzioni di abbigliamento confezionato, in particolare di abiti e pantaloni per uomo. Dopo un inizio difficile, la nuova attività decolla a partire dal 1956, rendendo necessario un aumento della capacità produttiva, con la costruzione di due stabilimenti a Salerno e a Noventa Vicentina (Vicenza), e permettendo di ricollocare parte della manodopera divenuta eccedente in seguito della ristrutturazione e dell’innovazione tecnologica della produzione laniera.
Sempre nel settore dell’abbigliamento, a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, viene attuato un processo di integrazione a valle nella distribuzione con la costituzione di società in compartecipazione con rivenditori commerciali nelle zone di Torino, Bologna, Napoli e Palermo, aventi come scopo la distribuzione delle confezioni Fuso d’Oro, il marchio di punta delle confezioni Marzotto. All’iniziale successo di queste iniziative fa seguito l’intervento diretto con la creazione di punti vendita interamente controllati e gestiti, fra cui spicca il grande negozio di Milano.
Interessato a sviluppare direttamente le nuove attività intraprese in settori diversi dall’originario core business tessile, Gaetano Marzotto decide di ritirarsi progressivamente nel corso degli anni Cinquanta dalla direzione operativa del gruppo tessile, affidata al figlio Giannino, nominato direttore centrale nel 1953 e amministratore delegato nel 1956.
Di pari passo con il distacco dalla gestione aziendale, cresce nel corso degli anni Cinquanta il suo impegno in veste di mecenate culturale. L’iniziativa più importante, nell’ottobre del 1950 è la creazione del Premio Marzotto, un riconoscimento letterario che fin dalla sua prima edizione nel 1951 raccoglie un consistente successo di partecipazione e di critica. Con l’edizione del 1952 viene istituita una nuova sezione rivolta alle scienze economiche, agrarie e dell’alimentazione, e un’altra al giornalismo, a cui nel 1953 si aggiunse quella dedicata alle arti figurative, in particolare alla pittura. Prima grande iniziativa di sponsorizzazione culturale da parte di un gruppo industriale italiano, il Premio rappresenterà fino alla sua ultima edizione, nel 1968, un importante canale comunicativo e d’immagine per la Marzotto.
Dopo una fase di ulteriore sostenuta crescita aziendale a cavallo degli anni Sessanta, con un incremento medio del fatturato di circa il 20% annuo, che raggiunge l’apice con la quotazione in Borsa nella primavera del 1961, la Marzotto inizia a avvertire gli effetti del forte rallentamento della domanda nazionale a partire dal 1962, con un netto deterioramento della situazione finanziaria del gruppo e l’accumulo di pesanti perdite nei bilanci aziendali nel 1968 e nel 1969. Queste ultime sono motivate anche dal netto deterioramento delle relazioni industriali, causato dall’insoddisfazione operaia per gli aumenti retributivi richiesti e non concessi e per una importante riduzione del personale di oltre mille unità portata a termine nel 1967. Nell’aprile del 1968 si arriva a veri e propri moti di piazza che culminano nell’abbattimento, sicuramente simbolico, della statua di Gaetano Marzotto senior, eretta alcuni anni prima nella piazza centrale del comune di Valdagno. Alcuni mesi dopo, nel gennaio del 1969, vengono occupati i due stabilimenti di Valdagno, ancora i principali del gruppo, con il conseguente blocco della produzione. Gaetano Marzotto è costretto ad impegnarsi in prima persona nelle trattative che portano alla ricomposizione del conflitto con i sindacati, riassumendo nell’estate nel 1969 la carica di presidente del gruppo, ceduta appena l’anno prima al figlio Giannino, che a sua volta si dimette da tutte le cariche operative.
Muore a Valdagno nell’agosto del 1972, dopo aver posto le basi per la ripresa aziendale, che sotto la guida dell’ultimogenito Pietro, nel corso degli anni Settanta e Ottanta si concretizzerà nella trasformazione della Marzotto in una multinazionale nei settori tessile e abbigliamento.

Nel 1982 la guida del gruppo viene assunta da Pietro Marzotto che, negli anni ottanta, attua una politica di acquisizioni. Nel 1985 viene acquisito il Gruppo Bassetti, nel 1987 la Lanerossi, nel 1991 Hugo Boss in Germania, nel 2002 viene acquistata la Valentino S.p.A. Nel 2005 il gruppo subisce uno scorporo, vengono separate le attività del settore tessile che confluiscono in Marzotto S.p.A da quelle dell'abbigliamento che costituiscono la Valentino Fashion Group. Nel 2006 Marzotto vende Valentino Fashion Group per 800 milioni di euro al fondo di investimento Permira. Nel 2007 Marzotto subisce un cambio di gestione nel assetto societario con l'acquisto del pacchetto di maggioranza da parte del Conte Andrea Donà dalle Rose e sorelle (figli della Contessa Italia Marzotto). Nel 2008 entrano nel gruppo il Lanificio G.B. Conte con il marchio Estethia – G.B. Conte e viene acquisito il Lanificio Fratelli Tallia di Delfino ed il controllo del 100% di Linificio e Canapificio Nazionale. Anche il 2009 è contraddistinto da importanti passi avanti nello sviluppo del gruppo Marzotto: l'acquisizione del brand NTB Nuova Tessilbrenta, specializzato nella produzione di abbigliamento di cotone casual e sportivo; l'accordo di collaborazione col Gruppo Schneider, importante e riconosciuto attore del settore nell'acquisizione e nella pettinatura di lana e fibre nobili che prevede la realizzazione di una joint venture produttiva per la lavorazione di pettinatura di lane, partecipata da Marzotto al 30%, con sede in un nuovo stabilimento in Egitto. Nel 2010, a seguito dell'accordo con Faber Five, il Gruppo Marzotto controlla il 66,7% di Ratti, una delle più importanti aziende del mondo della seta. Nel 2012 acquisisce i marchi Redaelli, Girmes, Christof Andreae, Niedieck, tutti specializzati nel velluto. L'acquisizione comprende due stabilimenti in Repubblica Ceca. Oggi il gruppo Marzotto opera nel settore dei tessuti di lana e di cotone per abbigliamento, nel settore dei filati in lino e nell'arredo casa e, attraverso partecipazioni, nel settore della seta.
Nel settore tessuti è presente con i marchi:
Marzotto
Guabello
Marlane
Estethia / G.B. Conte
Fratelli Tallia di Delfino
Tessuti di Sondrio
Nuova Tessilbrenta
Niedieck
Redaelli Velluti
Girmes
Coperte Marzotto/Lanerossi
Il settore filati di lino produce attraverso il gruppo Linificio e Canapificio Nazionale, controllato al 100%. L'attività tessuti di seta è svolta dal gruppo Ratti, azienda quotata alla Borsa di Milano e controllata dalla Capogruppo per il 33%, specializzata nella produzione di tessuti ed accessori in seta per la donna, l'uomo e l'arredo casa. Il gruppo fattura, nel 2015, 425 milioni di euro e ha una forza lavoro di 4.000 dipendenti.

Risorse archivistiche e bibliografiche
Una prima fonte per la ricostruzione del profilo biografico di Gaetano Marzotto iunior è costituita dalla documentazione conservata presso l’Archivio storico della Marzotto a Valdagno, in particolare nella sezione “Il Titolare”. Per quanto riguarda la bibliografia esistente, oltre alla voce Marzotto (famiglia) del Dizionario Biografico degli Italiani, si possono vedere G. Roverato, Una casa industriale. I Marzotto, Milano, Franco Angeli, 1986, e P. Bairati, Sul filo di lana. Cinque generazioni di imprenditori: i Marzotto, Bologna, Il Mulino, 1986.

Eugenio Caruso - 3 maggio 2017


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