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Francesco Giuseppe I d'Austria. La fine dell'impero.


GRANDI PERSONAGGI STORICI - Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona. Gli imperatori romani figurano in un'altra sezione.

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Francesco Giuseppe I d'Austria

Francesco

Ritratto di Francesco Giuseppe I nel 1865, eseguito da Franz Xaver Winterhalter

Francesco Giuseppe I d'Austria (in tedesco Franz Joseph I. von Österreich; Vienna, 18 agosto 1830 – Vienna, 21 novembre 1916) è stato Imperatore d'Austria, Re d'Ungheria e Re di Boemia dal 1848 alla morte; inoltre, dal 1850 al 1866 fu capo della Confederazione germanica. Regnò sul neo riformato Impero austro-ungarico dal 1867, mentre sul Regno Lombardo-Veneto fino al 1866. Apparteneva alla casa d'Asburgo-Lorena e fu di fatto l'ultimo vero sovrano assoluto europeo per diritto divino fino alla morte.
Nel dicembre 1848 suo zio Ferdinando I, ritenuto troppo debole per affrontare la crisi politica, abdicò al trono, come parte del piano del principe Felix Schwarzenberg per domare le rivoluzioni in Ungheria. Questo permise al diciottenne Francesco Giuseppe di accedere al trono dopo che il padre, Francesco Carlo d'Asburgo-Lorena, ebbe rinunciato alla successione; venne incoronato imperatore d'Austria il 2 dicembre 1848, su richiesta della sua famiglia. Il suo regno di quasi 68 anni ha superato la durata di ogni altro sovrano della sua dinastia, ma le scelte di governo in politica interna ed estera, ritenute reazionarie, lo imposero come il responsabile del disgregamento e della dissoluzione dell'Impero austro-ungarico. Abrogò nel 1851 le concessioni costituzionali e instaurò un regime assolutista e centralista. Il suo regno fu travagliato dalle spinte nazionaliste all'interno dell'impero. Le sconfitte militari nella seconda guerra d'indipendenza italiana (del 1859) e nella guerra austro-prussiana (del 1866) lo videro costretto a scendere a patti con i magiari e convertire l'Impero austriaco in due monarchie costituzionali: il compromesso del 1867 creò la doppia monarchia austro-ungarica come una vera e propria unione di due Stati, ponendosi in una situazione di neutralità che durò per più di 40 anni. Sotto il suo regno crebbe l'opposizione alla crescente influenza della Russia nei Balcani, mentre si avvicinò all'Impero tedesco, firmando la Duplice alleanza.
Il rifiuto di avviare un processo di riforme nella Cisleitania da parte di Francesco Giuseppe, nelle Terre della Corona di Santo Stefano, il non riconoscimento dell'élite magiara e il sempre più ampio conflitto tra le diverse nazionalità avviarono l'impero verso il collasso. Le tensioni in atto nei Balcani e la sovrastima delle forze militari dell'Austria-Ungheria condussero Francesco Giuseppe nell'estate 1914 a dichiarare guerra alla Serbia, aggressione che portò, nel quadro del meccanismo di alleanze tra potenze europee, a scatenare la prima guerra mondiale.
Nella vita privata visse molte tragedie: la fucilazione in Messico del fratello Massimiliano (nel 1867); la morte del suo unico figlio maschio ed erede, Rodolfo (nel 1889); la morte del fratello Carlo Ludovico (nel 1896); l'omicidio della moglie Sissi (nel 1898); l'assassinio del nipote Francesco Ferdinando a Sarajevo (nel 1914). Alla sua morte, nel 1916, seguì la sconfitta militare austro-tedesca nella Grande Guerra: i divergenti interessi nazionali dei popoli e la cacciata degli Asburgo-Lorena dall'Austria con la proclamazione della repubblica portarono alla dissoluzione dell'Impero il 3 aprile 1919.
Francesco Giuseppe nacque al Castello di Schönbrunn a Vienna, figlio maggiore dell'arciduca Francesco Carlo d'Asburgo-Lorena (figlio minore dell'imperatore Francesco II d'Austria) e di sua moglie Sofia di Wittelsbach, principessa di Baviera. Nel 1835 era salito al trono imperiale lo zio di Francesco Giuseppe, Ferdinando I, il quale però era malato di mente e non aveva avuto figli. Presagendo la successione, l'arciduca Francesco Carlo (che era il primo in linea di successione dopo il fratello imperatore), rifiutò il trono imperiale e la scelta di successione ricadde perciò su Francesco Giuseppe, allora giovane arciduca di appena 5 anni, che venne perciò cresciuto dalla madre con l'intento un giorno di farne l'erede al trono austriaco. Francesco Giuseppe fu educato da due precettori, il diplomatico Heinrich Franz von Bombelles e il colonnello Johann Baptist Coronini Cronberg. Durante i festeggiamenti di compleanno per i suoi 13 anni, Francesco Giuseppe venne nominato colonnello del 3º reggimento Dragoni. Francesco Giuseppe ebbe tre fratelli minori: Massimiliano (1832-1867), Carlo Ludovico (1833-1886) e Ludovico Vittorio (1842-1819), e una sorella, Maria Anna (1835-1839), che però morì all'età di soli quattro anni. A seguito della rinuncia del cancelliere Metternich al suo impegno governativo durante le rivoluzioni del 1848, il giovane arciduca Francesco Giuseppe venne proposto per la successione allo zio, impossibilitato a governare, essendo gravemente malato.
Francesco Giuseppe venne in un primo momento nominato anche Governatore della Boemia a partire dal 6 aprile di quell'anno, ma non prese mai effettivamente possesso dell'incarico. In seguito, venne mandato al seguito del feldmaresciallo Radetzky come osservatore nella sua campagna partita da Milano il 29 aprile di quell'anno e vide assieme all'insigne militare lo svolgersi della battaglia di Santa Lucia il 6 maggio 1848 dal Bastione di Santo Spirito. In seguito alle rivolte del 1848, l'intera corte dovette fuggire da Vienna alla tenuta di Olomouc, in Moravia. Le truppe imperiali, comandate dal feldmaresciallo Alfred von Windisch-Graetz, e quelle croate, al comando del Bano Josip Jelacic, diedero inizio il 26 ottobre dello stesso anno al bombardamento dei quartieri popolari di Vienna, che durò una settimana e che si concluse con l'assalto alla baionetta delle ultime sacche di resistenza della popolazione rivoluzionaria. Oltre 2.000 insorti furono trucidati e migliaia di altri cittadini furono condannati a morte o a lunghe pene detentive, tra cui anche Robert Blum che, in spregio alla sua immunità parlamentare, venne fucilato e gettato in una fossa comune. Alfred von Windisch-Graetz, forte del suo successo nell'avvenuta soppressione della rivolta viennese, sostenne Francesco Giuseppe nella successione al trono al posto dello zio Ferdinando I. Il 2 dicembre 1848, a Olomouc, in seguito all'abdicazione dello zio Ferdinando e alla rinuncia di suo padre, Francesco Giuseppe, fino ad allora chiamato semplicemente Franz, poté assurgere al trono imperiale austriaco, adottando il nome di Francesco Giuseppe I: il primo in memoria del nonno e il secondo in memoria dell'antenato Giuseppe II, uno dei massimi riformatori dell'impero.
Sotto la guida del nuovo primo ministro, il principe Felix Schwarzenberg, il giovane imperatore venne convinto a intraprendere una strada cauta dopo la sua ascesa, concedendo allo Stato una costituzione nel marzo del 1849. Allo stesso tempo si rendevano necessarie delle campagne militari nei confronti degli insorti ungheresi, ribellatisi all'autorità centralista degli Asburgo in nome della loro antica indipendenza. Francesco Giuseppe dovette ben presto fronteggiare anche nuove battaglie in Italia, con re Carlo Alberto di Savoia che nel marzo del 1848 incominciò delle ostilità per accogliere il desiderio dei lombardi di essere annessi al Piemonte piuttosto che all'Austria. Ben presto, però, la sorte militare propese per Francesco Giuseppe e le sue giubbe bianche austriache; Carlo Alberto venne battuto in maniera decisiva da Radetzky nella battaglia di Novara e forzato ad abdicare al suo trono. In Ungheria la situazione era più pericolosa e la sconfitta austriaca risultava più evidente: Francesco Giuseppe, sentendo la necessità di assicurare i suoi diritti su quel territorio, chiese aiuto alla Russia, richiedendo l'intervento dello zar Nicola I in modo da "evitare che l'insurrezione ungherese si sviluppi in una calamità europea". Le truppe russe entrarono in Ungheria in supporto degli austriaci e la rivoluzione venne schiacciata sul finire dell'estate del 1849.
Con l'ordine ricostituito in tutto l'impero, in base al dogma della monarchia per diritto divino, Francesco Giuseppe ritirò le concessioni costituzionali da lui fatte e inaugurò una politica assolutista e centralista, guidata dal ministro degli interni Alexander Bach. Negli anni successivi l'Austria riprese le proprie posizioni sulla scena internazionale dopo il disastro del 1848-1849 e, sotto la guida di Schwarzenberg, fu in grado di arginare lo schema prussiano di creazione di una nuova Confederazione tedesca sotto la guida della Prussia stessa, dalla quale l'Austria sarebbe stata esclusa. Dopo la prematura morte di Schwarzenberg, avvenuta nel 1852, egli non poté essere sostituito con uno statista di eguale levatura e l'imperatore si ritrovò a dover svolgere personalmente l'incarico di primo ministro.
Il tentativo di assassinio e le sconfitte nel risorgimento italiano Il 18 febbraio 1853, mentre stava passeggiando con il conte Maximilian Karl Lamoral O'Donnell, Francesco Giuseppe fu aggredito dall'operaio tessile ungherese János Libényi, che intendeva così vendicare le centinaia di martiri della rivolta magiara, impiccati nella città di Arad nel settembre 1849. Approfittando della disattenzione della scorta, il ventiduenne Libényi tentò di pugnalare l'imperatore alla gola, ma la lama rimase incastrata in una fibbia di metallo che ornava il colletto della divisa, procurando solo lievi escoriazioni; l'attentatore fu immediatamente bloccato dai presenti e, dopo un rapido processo, fu impiccato, nella prigione di Simmering, lo stesso febbraio. Sul luogo dell'attentato venne eretta una chiesa, quale ringraziamento per lo scampato pericolo, costruita con i fondi ricavati da una colletta organizzata dal fratello minore Massimiliano. L'edificio, sito nei pressi dell'Università di Vienna, lungo la Ringstrasse, è conosciuto con il nome di Votivkirche ("Chiesa votiva").
L'arciduchessa Sofia aveva deciso che la soluzione migliore per la dinastia fosse un matrimonio tra consanguinei e la scelta cadde sulla cugina di primo grado di Francesco Giuseppe, la diciannovenne Elena di Baviera - figlia maggiore di sua sorella e del duca Massimiliano in Baviera -, ma il giovane s'innamorò della sorella di Elena, la quindicenne Elisabetta (meglio conosciuta come Sisi). I due si sposarono il 24 aprile 1854 nella chiesa degli Agostiniani di Vienna e da quel momento Elisabetta si dimostrò sempre una figura importante nelle scelte di Francesco Giuseppe, soprattutto nel mutato atteggiamento verso l'Ungheria.

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Elisabetta Sissi di Wittelsbach, moglie e cugina di Francesco Giuseppe


Dal 1848 al 1866 la politica di Francesco Giuseppe fu rivolta soprattutto verso l'Occidente, al mantenimento dei possedimenti italiani, alla supremazia sui frammentati Stati tedeschi. Dopo la morte di Schwarzenberg, però, la politica austriaca diventò sempre più centralizzata e repressiva (processi di Mantova, repressione dei moti del 6 febbraio 1853 a Milano) e furono fatti errori strategici vitali. Il mancato intervento nella guerra di Crimea isolò l'Austria in Europa e, soprattutto permise al Regno di Sardegna di Vittorio Emanuele II di Savoia di aumentare la sua influenza con Francia e Inghilterra. Grazie alla promessa di cessione di Nizza e della Savoia e per l'aiuto dato in Crimea, il Regno di Sardegna ottenne l'aiuto della Francia di Napoleone III, nel 1859 per combattere la seconda guerra di indipendenza. In quella occasione, non soddisfatto dalla direzione strategica del feldmaresciallo Ferenc Gyulay, Francesco Giuseppe decise di rimuoverlo dall'incarico e di assumere personalmente il comando dell'esercito austriaco in Italia. Il risultato fu disastroso e, dopo la sanguinosa battaglia di Solferino e San Martino, si vide costretto a firmare l'armistizio di Villafranca, che sanciva la cessione della Lombardia al Regno di Sardegna, ma riuscì a mantenere sotto il controllo dell'Impero asburgico il Veneto, nonostante le pressioni diplomatiche dei Savoia, i quali furono costretti a ratificare il trattato poiché l'imperatore francese aveva fretta di concludere la guerra in modo da non attirare critiche verso la propria politica estera. Il 1867 rappresentò poi per Francesco Giuseppe un'ulteriore messa alla prova del suo animo: suo fratello Massimiliano, eletto imperatore del Messico nel 1863 su proposta dei monarchici locali, venne fucilato dai rivoluzionari del Paese, che stavano attuando una guerra d'indipendenza sempre più marcata per evitare governi di natura straniera.
Le sconfitte del 1866 indussero Francesco Giuseppe a occuparsi dei territori orientali del suo Stato e soprattutto del mai risolto problema dell'Ungheria. Nel 1867, sotto l'influsso dell'imperatrice e del conte Andrássy, si arrivò a un compromesso con l'Ungheria, che divideva l'impero in due territori: la Cisleitania e la Transleitania (rispettivamente "al di qua" e "al di là" del fiume Leita), che mantenevano in comune il monarca, il ministro degli esteri e il ministero della guerra. Da allora lo Stato retto dalla monarchia asburgica venne chiamato Austria-Ungheria. Durante gli anni settanta del XIX secolo l'Austria-Ungheria fu impegnata a livello internazionale in diverse alleanze, quali il Dreikaiserbund (Alleanza dei tre imperatori) con l'Impero tedesco di Otto von Bismarck e l'Impero russo nel 1873 e la Duplice alleanza con l'Impero tedesco nel 1879, divenuta nel 1882 Triplice alleanza con l'adesione del Regno d'Italia. Nel 1878 all'Austria-Ungheria fu affidata l'amministrazione fiduciaria della Bosnia-Erzegovina, secondo quanto previsto dal Congresso di Berlino dello stesso anno.
Questa amministrazione fiduciaria, come molti presagivano, divenne poi un'annessione, approvata con un atto unilaterale dell'impero nel 1908. La decisione contribuì sostanzialmente all'allontanamento sempre più marcato della Russia, già in rotta di collisione con l'Impero asburgico da anni, e dell'Italia, che seppur alleata non venne nemmeno informata della imminente annessione, particolare che fornirà al Regno d'Italia un appiglio diplomatico cui aggrapparsi nel denunciare la Triplice alleanza al momento dello scoppio della prima guerra mondiale. Dal 1870 alla fine del secolo si passò da riforme federalistiche (Hohenwart 1870, Taaffe 1879) a ritorni del centralismo assolutista. Nel 1907 si tornò di nuovo a una riforma federale, venne concesso il suffragio universale, ma probabilmente troppo tardi per sopire le rivalità interne che dilaniavano l'impero. Dal 1910 Francesco Giuseppe non usò più l'entrata alla reggia (Hofburg) di Michaelerplatz a causa del nuovo edificio (Looshaus) costruito dall'architetto Adolf Loos.
Malgrado le difficoltà che l'Austria aveva dovuto superare verso la fine dell'Ottocento e gli atroci fatti di sangue quali la strage di centinaia di persone nella città di Arad in seguito alle rivolte magiare, la figura dell'imperatore Francesco Giuseppe, grazie al controllo sui mezzi di informazione dell'epoca, venne fatta passare per immacolata e densa di un'aura patriarcale per attirare il rispetto e la fedeltà dei suoi sudditi. Il matrimonio con Sisi, inoltre, divenne sempre più teso, dal momento che ella non riuscì mai completamente ad adattarsi alla vita e all'etichetta di corte. La stessa Elisabetta venne poi uccisa nel 1898 dall'anarchico italiano Luigi Lucheni, e Francesco Giuseppe portò questo enorme peso per tutto il resto dei suoi giorni. L'assassinio dell'erede al trono Francesco Ferdinando, avvenuto a Sarajevo per mano dell'irredentista bosniaco Gavrilo Princip, che faceva parte della Mlada Bosna, avvenuto il 28 giugno 1914, è considerato oggi l'evento scatenante della prima guerra mondiale, ma per Francesco Giuseppe rappresentò l'ennesimo evento luttuoso che lo colpì in quei duri anni. In realtà la situazione europea, dopo la morte di Bismarck si era evoluta verso la formazione di alleanze contrapposte, in seguito alla preoccupante aggressività della politica estera germanica. L'Austria che si gettò a capofitto nell'aggressione alla Serbia era un'Austria che alle spalle poteva contare solo sull'appoggio tedesco, e che oltretutto non era capace di vedere quali sarebbero state le conseguenze di una guerra con la Serbia che, secondo lo Stato maggiore asburgico, avrebbe potuto essere limitata allo scenario balcanico. Con l'ultimatum umiliante, inviato a Belgrado, Vienna dette inizio a una serie di automatismi, con la mobilitazione generale russa, seguita dall'ultimatum tedesco alla Russia di sospendere la mobilitazione (rifiutato) e la conseguente messa in atto tedesca del Piano Schlieffen e lo scoppio della guerra, che non si fermarono finché tutte le maggiori potenze europee non si ritrovarono in guerra. Francesco Giuseppe, ormai ottantaquattrenne, sarebbe stato piuttosto restio a firmare l'atto di guerra alla Serbia, ma non ebbe scelta a causa delle forti pressioni dell'esercito e della diplomazia che sostenevano la necessità dell'intervento e, secondo l'anedottica, il vecchio imperatore firmò ammonendo i presenti con la celebre frase: «La guerra! Lor signori non sanno cos'è la guerra! Io lo so … da Solferino.» Solferino non aveva sconvolto solo l'imperatore d'Austria ma anche Napoleone III.
Francesco Giuseppe morì a causa di una polmonite, al palazzo di Schönbrunn, dove da alcuni anni viveva stabilmente, la sera del 21 novembre 1916 a 86 anni, dopo sessantotto anni di regno. Dopo alcuni giorni la salma venne traslata dal castello al palazzo della Hofburg, dove il defunto imperatore venne imbalsamato. I funerali si tennero il 30 novembre successivo con una processione lungo una Ringstrasse fredda e coperta di neve. A Francesco Giuseppe successe alla guida dell'impero il giovane pronipote Carlo I d'Austria, che cercò inutilmente di risolvere i gravissimi conflitti esterni e interni. Carlo era un fervente cattolico e fu l'unico dei sovrani che si spese per la pace in un'epoca dominata dall'ideologia della "vittoria a ogni costo". Dopo la sua morte in esilio avvenuta nel 1922, fu dichiarato Beato da papa Giovanni Paolo II nel 2004.
La politica di Francesco Giuseppe
A livello di politica interna, il primo atto del giovane Francesco Giuseppe al trono austriaco fu l'adozione della costituzione adottata nel marzo del 1849 dopo le tensioni rivoluzionarie dell'anno precedente. Malgrado tutto questa costituzione "imposta" non venne mai pienamente messa in pratica e rimase in gran parte una pura formalità sino al 31 dicembre 1851 quando con il Brevetto di Capodanno venne definitivamente abolita. Le rivolte rivoluzionarie erano ormai sedate e Francesco Giuseppe poté a questo punto governare in maniera assolutista e centralizzata. Furono però le sconfitte del 1859 nelle battaglie di Magenta e Solferino a invocare nuove riforme costituzionali: l'imperatore, con il Diploma di ottobre del 1860 e poi con i documenti del 1861, tornò sui suoi passi e ripristinò le condizioni costituzionali del 1849. Francesco Giuseppe proclamò con tale atto la Patente di febbraio, sottoscritta dal delegato liberale Anton von Schmerling, che fu di fatto una nuova costituzione per l'Impero. La sconfitta dall'Austria nella guerra austro-prussiana del 1866 portò a ulteriori concessioni a favore dell'aristocrazia in cambio di una resistenza passiva nello scontro. Dopo difficili negoziati si giunse al compromesso per la fondazione dell'Impero austro-ungarico che proclamava la formale separazione tra le due entità dello Stato. Per tale scopo l'8 giugno 1867 Francesco Giuseppe venne incoronato a Budapest Re Apostolico d'Ungheria, proclamandone anche una costituzione separata da quella austriaca. La moglie Elisabetta aveva largamente influito su questa scelta, essendo ella una delle principali sostenitrici del fascino della cultura ungherese.
In quello stesso 1867 Francesco Giuseppe venne costretto suo malgrado a istituire il Reichsrat che fu il primo parlamento austriaco e che venne edificato sulla Ringstraße. L'opposizione sommaria che però Francesco Giuseppe proponeva a ogni sorta di costituzione o limitazione del proprio potere, fu in gran parte una delle cause che portarono all'aspirazione d'indipendenza da parte dei popoli dell'impero e che infine condusse al suo disfacimento. Nella politica estera l'impero guidato da Francesco Giuseppe I in ambito militare vinse innumerevoli battaglie, ma perse tutte le guerre. Già all'epoca di regno di Francesco Giuseppe era ormai chiaro che l'Austria dovesse tendere a espandersi verso est in quanto in occidente stavano creandosi forti Stati che avrebbero impedito un ruolo forte dell'Impero austriaco. La rottura con la Germania e l'esclusione dell'Imperatore dalla reggenza della Confederazione tedesca, portarono quindi Francesco Giuseppe a orientarsi ai territori dei Balcani che presentavano in molti casi culture completamente diverse da quella austriaca. La prima problematica dell'espansione verso oriente era ovviamente l'incontro-scontro con la Russia, ma proprio nell'ambito della rivoluzione ungherese del 1848 si compirono i passi giusti verso la concordia, ovvero la Russia si offrì (anche per proprio interesse) di aiutare l'Austria a reprimere le rivolte in Ungheria. Fu lo stesso Impero russo però a rimanere deluso quando l'Austria si dichiarò neutrale nella guerra di Crimea del 1854, giungendo poi a scontrarsi con essa per i medesimi interessi nei Balcani. La seconda guerra d'indipendenza italiana contro la Francia di Napoleone III e il Regno di Sardegna dei Savoia, si dimostrò una totale sconfitta per la mancata progettazione degli scontri. Nella guerra del 1866, l'Austria perse anche il Veneto a favore del neonato Regno d'Italia, grazie al supporto che la Prussia concesse all'Italia contro l'Impero austriaco con il quale ella stessa era in lotta per la supremazia sulla Confederazione germanica. L'Austria, sebbene fosse sconfitta nella battaglia terrestre di Sadowa non mancò in questo caso di eccellere in alcuni scontri come la battaglia di Lissa, episodio a ogni modo considerato un "unicum" per la storia di quel periodo. Dopo decenni di insuccessi, il Congresso di Berlino del 1878 fu per l'Austria-Ungheria una boccata d'ossigeno in quanto l'impero ricevette il mandato di occupare le due province ottomane della Bosnia e dell'Erzegovina, gestendole sul lato amministrativo. Formalmente, le due regioni si trovavano a essere parte dell'Impero ottomano, ma de facto esse rappresentavano un pieno dominio austriaco e una sempre maggiore espansione verso est.
Dopo il 1879, la monarchia asburgica iniziò una politica di ravvicinamento con il neonato Impero tedesco, sotterrando i conflitti passati e accettando il nuovo status delle cose, rendendolo parte dell'alleanza che, dopo l'ingresso dell'Italia, divenne nota come Triplice alleanza. Nel 1903 Francesco Giuseppe utilizzò per l'ultima volta il suo diritto di veto al conclave contro il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, impedendogli di essere prescelto al soglio pontificio. Tale motivazione era essenzialmente dettata dalle amicizie francofile del cardinale. Tale privilegio secolare, scarsamente utilizzato ma molto pericoloso se sfruttato accuratamente, venne abolito definitivamente dal nuovo pontefice eletto, il patriarca veneziano Giuseppe Melchiorre Sarto, papa Pio X. Nel 1908 la Bosnia e l'Erzegovina vennero formalmente unite all'Impero e si aprì una crisi per l'annessione in quanto tale decisione non era stata prima ratificata dalle altre potenze europee. I conflitti politici con interessi nei Balcani e gli automatismi della politica di alleanze applicata nel 1914, segnarono indelebilmente lo scoppio della Grande Guerra. Nell'ambito degli scontri, l'ottantaquattrenne imperatore Francesco Giuseppe così si espresse in una lettera datata 2 luglio 1914 e indirizzata ai suoi capi militari: «la Serbia è il punto nodale della politica pan-slava e come tale essa deve essere eliminata come fattore di potere politico nei Balcani […] Gli sforzi del mio governo devono essere indirizzati in futuro all'isolamento e alla riduzione della Serbia a provincia». Fu Francesco Giuseppe in persona ad approvare l'ultimatum alla Serbia dopo l'uccisione dell'arciduca Francesco Ferdinando suo erede designato.
L'inizio delle ostilità furono concordate con il kaiser tedesco Guglielmo II mentre l'Italia pur essendo parte della Triplice non venne informata di nulla venendo a conoscenza dell'ultimatum e del suo contenuto solo al momento della sua formalizzazione. L'Italia, a quel punto si dichiarò neutrale. Essa aveva, inoltre, in gioco alcune rivendicazioni territoriali (Trentino, Trieste, Litorale) verso la monarchia asburgica. Fu così che dal 1915 l'Italia entrò a far parte della Triplice intesa, ottenendo come premio per la vittoria contro i nemici i territori in pretesa. Ormai anziano, Francesco Giuseppe si spense nel 1916, quando la guerra non era ancora terminata. Nel 1917 entrarono nelle schiere dell'Intesa anche gli Stati Uniti, mentre la Russia abbandonò a causa della rivoluzione interna. L'anno successivo si pose fine alla prima guerra mondiale e l'Impero austro-ungarico si dissolse nel 1918.

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Francesco Giuseppe in un ritratto del 1851 di Johann Ranzi


La cultura dell'epoca di Francesco Giuseppe
Dopo la demolizione delle mura medievali per ordine dello stesso Imperatore la città di Vienna venne completamente riformata, venne creata la Ringstraße, un grande anello stradale di congiunzione che ancora oggi esiste, testimonianza vivente di quell'epoca. Attorno a quest'area si svilupparono quartieri raffinati con edifici pubblici e case private in stile della seconda metà dell'Ottocento che affascinò molto Francesco Giuseppe nella sua concezione di homo faber della nuova capitale austriaca. Per sua inclinazione personale, Francesco Giuseppe diffuse moltissimo il gusto dell'"Austria cattolica", promuovendo la costruzione e il restauro di importanti edifici di culto nell'Impero. L'arte ufficiale era vista esclusivamente come un modo per celebrare la corte, la nobiltà e la ricca borghesia, in uno stile formale e aulico, che si ispirava alle correnti del neoclassico e del neo romantico. Contro le convenzioni accademiche sorse però il movimento della Secessione viennese, guidato da Gustav Klimt.
Il carattere
Ancora giovane arci duca, Francesco Giuseppe era cresciuto prevalentemente con l'energica madre Sofia dalla quale apprese il vero modo di governare, pur non trascurando i suoi interessi principali. Francesco Giuseppe amava la caccia e il ballo che praticava con regolarità, apprezzando nello specifico le musiche di Strauss e i suoi valzer, che divennero un tratto distintivo del regno stesso dell'imperatore. Amava poco l'arte e la letteratura, leggendo pochissimo e riservando quindi poca considerazione ai letterati. Egli era molto dedito al lavoro, il pranzo consumato sulla scrivania, parco nei gusti con un solo piatto di carne e verdura unitamente a un bicchiere di birra bavarese e per cena, yogurt e pane integrale anche questi consumati sul tavolo di lavoro. La sontuosa vita di corte era pertanto molto ridimensionata e smorzata almeno per quanto riguardava l’imperatore, che mangiava in modesti servizi di piatti riservando quelli preziosi per le grandi occasioni, egli aveva anche dei vizi che al suo tempo erano molto popolari quali il consumo di sigari. Francesco Giuseppe viene descritto come un uomo tradizionalista e sempre legato al passato, si dice che non usò mai il telefono (che all’inizio del XX secolo era ormai diventato strumento indispensabile del lavoro delle cancellerie e degli uffici di governo), al punto da non tollerarne nemmeno il suono. Al sovrano non piacevano nemmeno le automobili e rimase sempre fedele alle carrozze e ai cavalli, salendo a bordo di un veicolo una volta sola, in presenza del re d'Inghilterra che era suo ospite. Francesco Giuseppe era avverso alla maggior parte delle tecnologie "moderne", vestendo sempre secondo le mode della sua adolescenza e non accettando mai d'installare a corte un bagno con acqua calda corrente, dal momento che era legato al bagno in tinozza. Una sola eccezione era rappresentata, nella sua vita, dal telegrafo, invenzione di cui faceva larghissimo uso. Le cronache lo descrivevano sempre innamorato della moglie, ma nella realtà i rapporti tra i due erano molto più formali di quanto descritto, anche perché l’imperatrice era spesso in viaggio e quindi lontana da Vienna; dal 1875 iniziò una relazione con l'allora quindicenne Anna Nahowski, allontanata nel 1885 in seguito a una gravidanza da cui nacque Helene Berg, probabile figlia dell'Imperatore; dal 1883 egli iniziò una relazione anche con l'attrice Katharina Schratt che durò fino alla morte di lui e che venne fortemente promossa dall’imperatrice stessa. Francesco Giuseppe per averla sempre a sua disposizione le acquistò un'enorme villa nei pressi del Castello di Schönbrunn, villa Felicitas, e oltre a coprire i debiti di gioco che la Schratt aveva contratto, le regalò molti gioielli e le dedicò moltissime attenzioni.
Come molti personaggi del suo tempo, Francesco Giuseppe è ancora oggi una figura estremamente ambigua nella storiografia. Altalenante tra i compromessi della rivoluzione del 1848 e l'assolutismo che ne fece seguito, assieme agli sviluppi sociali della seconda metà dell'Ottocento in Austria, è ancora oggi un personaggio dai tratti sfaccettati anche se la storiografia liberale, dopo i fatti del 1859, lo ha in gran parte condannato. In particolare a Francesco Giuseppe fu avversa la storiografia italiana che tese a vedere nella reggenza del Regno Lombardo-Veneto un periodo di soprusi e violenze come mai prima, e questa idea non si placò negli storici nemmeno quando l'Italia si unì in alleanza con l'Austria agli albori della Grande Guerra, fatto che imbarazzò moltissimo re Umberto I. Caratteristica del regno di Francesco Giuseppe fu che a ogni crisi politica o militare fece seguito una serie di concessione ai liberali per poi annullare ogni provvedimento non appena la situazione si stabilizzava; esempi sono la costituzione del 1849 abolita nel 1851 con la Patente di San Silvestro, le sconfitte militari del 1859 che portarono a riconcedere i diritti costituzionali nel 1860, le ulteriori concessioni costituzioni dell'Ausgleich nel 1866 in seguito alla sconfitta contro la Prussia, e infine quando la disgregazione dell'Impero lo indusse a concedere nel 1906 il suffragio universale maschile.
«Nulla mi è stato risparmiato su questa terra!»: così pare abbia detto Francesco Giuseppe, secondo l'aneddoto, quando gli venne annunciata la morte della moglie. Il fratello minore Massimiliano era stato nominato imperatore del Messico e venne fucilato dagli insorti a Santiago de Querétaro nel 1867. Sua madre Sofia morì nel 1872 ammalata di polmonite in seguito alla tragica morte del figlio Massimiliano che l'aveva lasciata distrutta. Per Francesco Giuseppe fu la fine di ogni sostegno affettivo, morale e politico. Il figlio ed erede al trono Rodolfo morì tragicamente durante i cosiddetti fatti di Mayerling (1889), suicida insieme alla baronessina Maria Vetsera; la prima figlia, Sofia, morì nel 1857, in Ungheria, a Budapest, in seguito a una visita con i genitori e la sorella minore Gisella, anch'essa ammalata di polmonite; la moglie Elisabetta venne assassinata nel 1898 a Ginevra dall'anarchico italiano Luigi Lucheni e morì il giorno stesso per emorragia interna; il nipote Francesco Ferdinando fu ucciso a Sarajevo nel 1914 dallo studente serbo-bosniaco Gavrilo Princip, atto tra quelli che scatenarono il primo conflitto mondiale.


Eugenio Caruso - 13-12-2021

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