Serse I e le sconfitte con i greci.


GRANDI PERSONAGGI STORICI - Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona. Gli imperatori romani figurano in un'altra sezione.

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I PIU' ANTICHI (oltre il 1000 aC)
Re egiziani del periodo predinastico - 3900/3060 aC
Menes - ......./3125 aC
Cheope - ....../2566 aC
Chefren ....../2532
Gilgames - prime iscrizioni nel 2500 aC
Sargon - 2335/2279 aC
Shamshi Adad I - 1813/1781 aC
Hammurabi - 1792/1750 aC
Akhenaton - 1375/1333 aC
Tutanchamon - 1341/1323 aC
Ramsete II - 1303/1213 aC
Davide- 1040/970aC

Serse I

Serse I (in persiano antico Xšayarša, lett. "sovrano sugli uomini"; in greco antico: Xérxes; Iran, 519 a.C. – 465 a.C.) è stato re di Persia e di Egitto dal 485 a.C. al 465 a.C. Serse I è noto nella storia occidentale per la sua invasione della Grecia nel 480 a.C. Le sue forze invasero temporaneamente la Grecia continentale a nord dell'Istmo di Corinto fino a quando le sconfitte di Salamina e Platea un anno dopo annullarono questi guadagni e posero fine alla seconda invasione in modo decisivo. Tuttavia, Serse represse con successo le rivolte in Egitto e Babilonia. Roman Ghirshman dice che:
"Dopo questo cessò di usare il titolo di 're di Babilonia', chiamandosi semplicemente 're dei Persiani e dei Medi'."
Serse ha anche supervisionato il completamento di vari progetti di costruzione a Susa e Persepoli. Viene generalmente identificato con il re persiano Assuero nel libro biblico di Ester, una delle sue mogli.

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Rilievo di Serse nella sua tomba a Naqsh-e Rustam


Ascesa al potere
Subito dopo aver raggiunto il trono, Dario I di Persia, figlio di Istaspe, sposò Atossa, figlia di Ciro il Grande. Erano entrambi discendenti di Achemene attraverso diversi ceppi della famiglia degli Achemenidi. Il matrimonio di una figlia di Ciro rafforzò la posizione di Dario come re. Dario fu un sovrano attivo, sempre impegnato con la costruzione di Persepoli e Susa, la riorganizzazione dell'Egitto e di altre zone. Verso la fine del suo regno cercò di punire Atene per il suo antico appoggio alla rivolta ionia e per la sconfitta subita dai Persiani a Maratona, ma scoppiò una nuova rivolta in Egitto, probabilmente guidata dal satrapo persiano della zona, che doveva essere soppressa. Secondo la legge persiana, i re achemenidi dovevano designare un successore prima di partire per spedizioni pericolose. Prima di partire, nel 487 a.C., Dario fece preparare la sua tomba a Naqsh-e Rostam e nominò Serse, il suo figlio maggiore avuto da Atossa, suo successore. A causa della salute precaria, Dario non riuscì a condurre la campagna e morì nell'ottobre del 486 a.C.
Artabazane reclamò la corona, essendo il più vecchio di tutti i figli di Dario, mentre Serse, d'altro canto, sosteneva di essere nato da Atossa, figlia di Ciro, colui che aveva garantito ai Persiani la libertà. Alcuni studiosi moderni ritengono che la decisione di Dario di dare il trono a Serse derivi dalla grande considerazione che Dario aveva di Ciro e di sua figlia. Artabazane nacque da Dario quando era un semplice suddito, mentre Serse era il primogenito nato quando Dario era al potere; la madre di Artabazane, inoltre, era una persona qualunque, mentre la madre di Serse era la figlia del fondatore dell'impero. Inoltre, si dice che sia stato Demarato a suggerire a Serse di addurre tale argomento, in conformità con un uso spartano.
Serse fu incoronato e successe al padre tra ottobre e dicembre del 486 a.C., quando aveva circa 36 anni. La salita al potere di Serse non incontrò ostacoli grazie alla grande autorità di Atossa, dal momento che la sua decisione, che voleva il figlio come re di Persia, non era contestata da nessuno a corte o in famiglia. Serse pose fine a rivolte in Egitto e a Babilonia, che erano scoppiate l'anno prima, e nominò suo fratello Achemene satrapo dell'Egitto. Nel 484 a.C. Serse confiscò e fuse la statua d'oro di Bel, o Marduk, le cui mani dovevano essere strette ogni giorno di Capodanno dal legittimo re di Babilonia. Questo sacrilegio portò i Babilonesi alla ribellione, che si protrasse dal 484 a.C. al 482 a.C., e che fu così violenta da far rifiutare a Serse il titolo di Re di Babilonia, avuto in precedenza da suo padre, per essere chiamato Re di Persia e Media, Gran Re, Re dei Re (Shahanshah) e Re delle Nazioni (cioè del mondo). Questo deriva dal Daiva Iscrizioni di Serse Linee 6-13. Anche se le informazioni fornite da Erodoto nelle sue Storie hanno dato origine ad alcune discordanze riguardanti il culto religioso di Serse, molti studiosi moderni lo considerano zoroastriano.

Campagne
Dario morì mentre si stava preparando un secondo esercito per invadere la Grecia, lasciando così al figlio il compito di punire Atene, Nasso ed Eretria per la loro attività nella rivolta ionia, per l'incendio di Sardi e la loro vittoria a Maratona. Dal 483 a.C. Serse iniziò ad allestire la sua spedizione. Fu scavato un canale attraverso l'istmo della penisola del Monte Athos, nella penisola calcidica, da Strimonikos al golfo Toronaico; era lungo circa due chilometri e mezzo ed era abbastanza ampio e profondo da permettere il passaggio di due triremi. Il canale impiegò circa tre anni per essere terminato. Questo, però, era considerato un'invenzione sia dagli antichi, sia da alcuni storici moderni. Giovenale lo presenta come esempio di "menzogna greca" e Niebuhr lo vede come una cosa incomprensibile. Altri storici sostengono, invece, che, dal momento che Erodoto ne dà una descrizione dettagliata, l'esistenza del canale non deve essere messa in discussione. Vennero predisposti poi posti di guardia e roccaforti lungo il percorso che l'esercito avrebbe effettuato in Tracia e furono costruiti due ponti di barche sull'Ellesponto, che collegavano Abido, in Asia, a Sesto e Madytos, in Europa.
Secondo lo storico greco Erodoto il primo tentativo di Serse di passare l'Ellesponto si concluse con un fallimento totale quando una tempesta distrusse i cavi di lino e di papiro dei ponti: Serse ordinò che lo stretto stesso fosse frustato trecento volte e che delle catene venissero gettate in acqua, mentre gli ingegneri che avevano progettato il ponte furono decapitati. Il secondo tentativo di passaggio, invece, ebbe successo. Serse concluse un'alleanza con Cartagine, e così fece in modo che la Grecia non godesse del sostegno dei potenti sovrani di Siracusa e Agrigento. Molti stati greci più piccoli, inoltre, passarono dalla parte dei persiani, soprattutto le città della Tessaglia e quelle di Tebe e Argo. Serse ottenne vittorie nelle prime battaglie. La spedizione iniziò nella primavera del 480 a.C. Arrivato nella pianura di Dorisco, Serse decise di contare i membri del suo esercito, facendo prima costruire un muro intorno ad un numero di diecimila soldati, poi facendo entrare in questa recinzione tutto l'esercito, giungendo così a 170 gruppi da 10.000. La fanteria, quindi, era rappresentata da 1.700.000 soldati, a cui erano affiancati 80.000 cavalieri e 20.000 cammellieri. Le truppe di terra, secondo Erodoto, provenivano da 46 nazioni, tra cui gli Assiri, i Fenici, i Babilonesi, gli Egizi e gli Ebrei; la flotta era composta da 1 207 triremi e 3.000 imbarcazioni più piccole. Ogni trireme era equipaggiata con 200 rematori e 30 soldati e ciascuna delle navi da carico imbarcava 80 uomini: le truppe navali, così, dovevano ammontare a 517.610 uomini. In Tracia e in Macedonia Serse ricevette l'appoggio di 300.000 fanti e di 120 triremi, per un totale di 24.000 soldati. Quindi, secondo Erodoto, quando Serse giunse alle Termopili il suo esercito era composto da 2.641.610 uomini, escludendo gli schiavi e gli equipaggi delle navi da carico, che secondo lo storico greco erano in numero addirittura maggiore dei combattenti. Oltre a questi c'erano gli eunuchi, le concubine e i cuochi, insieme alle bestie da soma, ai bovini ed ai cani.
A questi grandi numeri è difficile credere, così che molti scrittori misero in discussione, sia la veridicità, che il buon senso dello storico. Le stime di Erodoto vengono respinte da Niebuhr in Vorträge über alte Geschichte, il quale afferma che è impossibile considerare il settimo libro di Erodoto come un attendibile rapporto storico, e lo considera fondato sul poema epico di Cherilo. Heeren, invece, accetta senza alcun dubbio i numeri di Erodoto, e George Grote sostiene che la descrizione data dallo storico greco dei fatti di Dorisco è così dettagliata da far pensare che derivi da testimonianze di prima mano. Anche per quanto riguarda il numero di triremi Grote è in accordo con Erodoto, basandosi sull'autore contemporaneo Eschilo, che, ne I Persiani, dice chiaramente che le navi presenti a Salamina erano 1.207: Erodoto, invece, ne fa combattere 527 in meno, ma è evidente che, nel darne il numero, non ha compiuto alcuna esagerazione; tuttalpiù si può rimproverare allo storico greco una inspiegabile svista.
Il numero di 3.000 navi più piccole, però, e soprattutto di 1.700.000 fanti, è molto meno affidabile. Probabilmente questi dati vennero gonfiati sia per far piacere al re, sia per incoraggiare l'esercito; allo stesso modo la stima di Erodoto di 2.641.000 uomini alle Termopili è persino assurda. Tuttavia, considerando che questo esercito era il risultato di un grandissimo sforzo di tutto il vasto impero persiano e che le truppe erano state raccolte per ben tre anni prima della spedizione, è ragionevole credere che le truppe di Serse fossero le più numerose mai riunite nell'antichità. E dato che Tucidide, dice Grote, si trovò in difficoltà nello stimare il numero esatto dei combattenti dei piccoli eserciti greci che combatterono a Mantinea, non c'è di che stupirsi di non riuscire ad individuare la quantità di persiani a Dorisco. Le stime più recenti concordano nell'affermare che le truppe persiane fossero di circa 60.000 uomini, poiché in quel momento nessun territorio, specialmente le zone semidesertiche della Siria, Persia e Turchia, dove l'esercito si radunò, avrebbe potuto sostenere il foraggiamento di un numero così grande di soldati.
Dopo aver fatto il punto sul suo esercito, Serse proseguì la sua marcia attraverso la Tracia dividendo le truppe in tre gruppi, che avanzavano per tre strade diverse. Alcune città che dovettero sostentare l'enorme esercito finirono sull'orlo della rovina: la città di Taso, per esempio, spese per questo scopo una somma di più di 400 talenti. Arrivato ad Acanto, nelle vicinanze dell'istmo dell'Athos, Serse si separò dalla sua flotta, che avrebbe dovuto attraversare il canale, doppiare le due penisole di Sithonia e Pallene e attendere l'arrivo del re a Therme, città che venne successivamente chiamata Tessalonica (oggi Salonicco), a est della foce del fiume Axios. Dopo il ricongiungimento con la flotta, Serse marciò attraverso la Migdonia e la Bottiea, fino alla foce dell'Haliacmon. Quindi entrò in Macedonia, il cui re gli si sottomise e si impegnò a combattere con lui.
Serse arrivò senza ostacoli con il suo esercito di terra alle Termopili, ma la flotta fu colpita da una violenta tempesta, in cui furono distrutte almeno quattrocento navi da guerra, così che i greci presero coraggio per affrontarla presso l'Artemisio. Nel frattempo Serse aveva tentato di forzare il passo delle Termopili, ma aveva incontrato per tre giorni la resistenza degli Elleni guidati da Leonida. Il terzo giorno un pastore del luogo, Efialte, mostrò ai persiani un passaggio sul monte Eta che permise loro di piombare inaspettatamente alle spalle dei Greci. Leonida, insieme ai 300 Spartiati, resistette, ma alla fine fu sconfitto. Nello stesso tempo i Greci vinsero la battaglia navale dell'Artemisio, grazie a ripetute tempeste che avevano decimato la flotta persiana. Quando furono a conoscenza della vittoria di Serse alle Termopili, i comandanti della flotta greca, primo tra tutti Temistocle, scelsero di ritirarsi presso l'isola di Salamina, di fronte ad Atene.
I Peloponnesiaci decisero di proteggere la loro terra con ogni mezzo e vi concentrarono tutte le truppe: solo alcune navi rimasero ad Atene, la cui popolazione fu evacuata a Salamina, Egina e Trezene. Nel frattempo Serse era entrato in Focide, devastandola completamente. A Panopeo inviò un reparto del suo esercito a saccheggiare Delfi, mentre lui marciava in Beozia con il grosso delle truppe. Tutti i Beoti gli si sottomisero, a eccezione dei Tespiesi e dei Plateesi, che furono sterminati dall'esercito persiano. Così Serse poté raggiungere Atene senza incontrare alcuna resistenza, incendiarla e raderla al suolo.
Le truppe mandate contro Delfi, però, furono pesantemente sconfitte: secondo la tradizione fu il dio Apollo stesso a difendere il santuario scagliando massi sugli invasori. Tuttora rimangono sconosciute le modalità con cui i Greci respinsero i Persiani. Quando Serse entrò ad Atene, la sua flotta arrivò nella baia del Falero. Ingannato da una finta spia inviata da Temistocle, attaccò una battaglia navale con i Greci in posizione sfavorevole, anziché inviare, come aveva proposto Artemisia di Alicarnasso, una parte delle sue navi al Peloponneso attendendo della dissoluzione degli eserciti greci, così fu sconfitto pesantemente. Il re assistette alla battaglia da un alto trono che è stato eretto per lui sulle pendici del monte Egaleo e, quindi, vide con i propri occhi la sconfitta e la dispersione del suo potente esercito. I Greci si aspettarono una ripresa della battaglia il giorno seguente, ma Serse si preoccupò di un eventuale peggioramento della situazione in Grecia e a Babilonia, dove erano in corso dei disordini, e decise di lasciare immediatamente la Grecia. Incaricò Mardonio di completare la conquista con 300.000 soldati e ordinò alla flotta di salpare per l'Ellesponto e presidiarlo fino a quando lui, con le truppe di terra, lo avrebbe riattraversato. Raggiunse lo stretto quarantacinque giorni dopo la sua partenza dall'Attica, insieme a 60.000 uomini della sua guardia personale sotto il comando di Artabazo. Molti soldati soffrirono la mancanza di riparo e rifugio e morirono di fame. Arrivato all'Ellesponto, Serse trovò il ponte di barche distrutte da una tempesta, così che fu costretto ad attraversarlo su imbarcazioni. Entrò a Sardi verso la fine dell'anno, nel 480 a.C., umiliato e sconfitto, dopo soli otto mesi dalla sua partenza.
L'anno seguente, il 479 a.C., la guerra in Grecia continuò, ma Mardonio fu sconfitto a Platea dalla fanteria greca, mentre nello stesso giorno gli Elleni conseguirono un'altra importante vittoria a Capo Micale, in Ionia. L'anno successivo i persiani persero l'ultimo loro dominio in Europa, in seguito alla conquista di Sesto.
Perchè i persiani furono sconfitti. La storiografia greco antica e moderna si basa molto sul coraggio, sulla temerarietà e sull'astuzia dei greci; ragioni sicutramente valide, ma occorre fare alcune altre considerazioni, forse più valide. I greci da centinaia di anni erano stati utilizzati cone forze mercenarie in Mesopotamia e in Egitto, per dirimere le diatribe locali, pertanto avevano avuto modo di conoscere le più avanzate modalità di combattimento, le tattiche e le armi necerssarie. Inoltre erano abili marinai avendo scorazzato per decenni nel mediterraneo fondando le importanti città della Magna Grecia; erano, pertanto, imbattibili sui mari.

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Vista aerea di Persepoli


Re dell'Egitto
Khsassa (forma egizia di Serse) fu il terzo (quarto se si considera anche Petubastis III) sovrano della XXVII dinastia egizia. Durante i suoi venti anni di regno (sia Sesto Africano che Eusebio di Cesarea gliene attribuiscono entrambi trentasei) Serse seguì una politica, ben diversa da quella paterna, imponendo pesanti tributi e trattando l'Egitto come una turbolenta ed insicura provincia. Appena salito al trono dovette reprimere, impiegando circa due anni, le rivolte scoppiate nella regione del delta del Nilo poco prima della morte del padre. Riportato l'ordine affidò la satrapia ad Achemene, suo fratello, e si dedicò allo scontro con la Grecia. Del periodo di governo di Serse rimangono scarsi documenti in lingua egizia in quanto i funzionari locali che avevano collaborato con l'amministrazione di Dario I si allontanarono, o furono allontanati, dall'amministrazione. Nel 480 a.C. una flotta egizia composta da circa 200 navi, al comando di Achemene, prese parte, sul fronte persiano, alla battaglia di Salamina.

Ultimi anni
Poco dopo il suo arrivo a Sardi Serse si innamorò della moglie di suo fratello Masiste, facendo pressione su di lui per ottenere la donna. Quindi fece sposare la figlia di lei, Artainte, al proprio figlio Dario, ma poco dopo spostò la sua attenzione dalla madre alla figlia. L'amore per Artainte venne scoperto da Amestris, la moglie di Serse, dal momento che questo aveva donato alla sua favorita un mantello che Amestris aveva tessuto per lui con le sue mani. La moglie di Serse escogitò una vendetta terribile. Fece mutilare la moglie di Masiste, il quale tentò di fuggire con i suoi figli in Battriana, di cui era satrapo, con l'intenzione di sollevare una rivolta contro il fratello; ma Serse, anticipandolo, inviò alcune truppe contro di lui e fece uccidere sia lui che i suoi figli. Nel 465 a.C. Serse venne assassinato da Artabano, il comandante della guardia del corpo reale e il più potente funzionario della corte persiana. L'ascesa di quest'ultimo era dovuta principalmente alla popolarità di cui godeva negli affari religiosi e negli intrighi dell'harem. Mise i suoi sette figli in posizioni chiave nel governo del regno ed elaborò un piano per spodestare la famiglia degli Achemenidi. Nell'uccidere Serse, Artabano venne aiutato dall'eunuco Aspamitre. Gli storici greci forniscono dei resoconti piuttosto contraddittori degli eventi. Secondo Ctesia di Cnido Artabano accusò dell'omicidio del sovrano il principe ereditario Dario, il figlio maggiore di Serse, e convinse un altro dei figli di Serse, Artaserse, a vendicare il parricidio uccidendo il fratello. Invece secondo Aristotele Artabano uccise prima Dario e poi Serse. Quando Artaserse venne a conoscenza dell'omicidio fece uccidere Artabano e i suoi figli. Probabilmente chi salvò la dinastia Achemenide fu il generale Megabizo, che prima appoggiò la congiura, poi passò dalla parte del sovrano. Erodoto parla di Serse come dell'uomo più alto e più bello di tutta la forza d'invasione che occupò la Grecia. Nel carattere, però, era peggiore della maggior parte dei monarchi persiani: secondo Erodoto era un codardo e un tiranno crudele.

Progetti architettonici
Resti del palazzo reale di Serse, a Persepoli. Dopo la sconfitta in Grecia Serse tornò in Persia e diresse la realizzazione di numerosi progetti di costruzione lasciati incompiuti dal padre a Susa e a Persepoli. Supervisionò la costruzione della Porta delle Nazioni e la Sala delle Cento Colonne nel palazzo reale di Persepoli, le più grandi e imponenti strutture del complesso. Curò il completamento dell'Apadana, del Palazzo di Dario e della Sala del Tesoro, tutte iniziate da Dario, e raddoppiò la superficie del palazzo rispetto a quella pensata da Dario. Il suo gusto architettonico era simile a quella del padre, anche se tutto era riportato su una scala molto più imponente. Mantenne in funzione la Strada Reale fatta costruire da Dario e completò, a Susa, la Porta e il Palazzo reale.
Dario il Grande costruì il più grande palazzo di Persepoli sul lato occidentale. Questo palazzo venne chiamato Apadana. Il Re dei Re lo usò per le udienze ufficiali. La costruzione ebbe inizio nel 515 a.C., e suo figlio, Serse I, lo completò trent'anni dopo. Il palazzo aveva una grande sala a forma quadrata, e ognuno dei lati misurava 60 metri. C'erano 72 colonne, tredici delle quali si trovano ancora erette sull'enorme piattaforma. Ogni colonna era alta 19 metri con un plinto quadrato a forma di Taurus (toro) e sopportava il peso del soffitto. La sommità delle colonne era costituita da sculture rappresentanti animali come tori a due teste, leoni e aquile. Le colonne erano unite tra loro con travi di quercia e cedro, provenienti dal Libano. Le pareti erano coperte da uno strato di fango e stucco, per uno spessore di 5 cm., utilizzato per l'incollaggio e poi ricoperto con stucco verdastro che si trova in tutti i palazzi.
Figli
Dalla regina Amestris:
Amytis, moglie di Megabizo
Artaserse I, suo successore
Dario, il primogenito, ucciso da Artaserse I o da Artabano
Istape, ucciso da Artaserse I
Achemene, ucciso dai ribelli egiziani
Rodogune
Da altre mogli sconosciute:
Artario, satrapo di Babilonia
Titrauste
Arsame o Arsamene o Arxane o Sarsamade, satrapo d'Egitto
Parisatide

Nella cultura
Serse è il protagonista della tragedia di Eschilo I Persiani. Serse è anche il protagonista dell'opera Serse del compositore anglo-tedesco Georg Friedrich Händel. La prima rappresentazione avvenne all'Her Majesty's Theatre di Londra il 15 aprile 1738. L'opera è aperta dalla famosa aria Ombra mai fu. L'assassinio di Serse da parte di Artabano, l'uccisione del principe Dario, la rivolta di Megabizo e la successiva salita al potere di Artaserse è stata raccontata dal poeta Metastasio in Artaserse, musicato da Leonardo Vinci e successivamente da altri compositori come Johann Adolf Hasse e Johann Christian Bach. L'ammirazione per l'antica Sparta, e in particolare la battaglia delle Termopili, ha messo in cattiva luce Serse, che nella cultura popolare è visto come antipatico e megalomane. Per esempio, nel film L'eroe di Sparta del 1962, è raffigurato come un crudele despota e un comandante inetto.

Persepoli

Persepoli (Persiano antico, Parsapura) fu una delle cinque capitali dell'Impero achemenide (le altre erano Babilonia, Ecbatana, Pasargade e Susa). È situata a circa cinquanta chilometri a nord della attuale città di Shiraz nella provincia del Fars dell'attuale Iran. Il termine "Persepoli" deriva dal greco antico Persépolis, un termine composto da Pérses e pólis, che significa "città dei Persiani". A causa della convinzione tra i persiani della tarda antichità che i monumenti fossero stati costruiti da Jamshid, una figura della mitologia persiana, il sito fu noto come Trono di Jamshid sin dai tempi dei Sasanidi (224–651 d.C.). Scavi sistematici vennero condotti, dal 1931, dall'Istituto orientale dell'Università di Chicago.

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Persepoli, resti del palazzo di Dario I

Geografia
Persepoli si trova vicino al piccolo fiume Pulvar, che sfocia poi nel fiume Kor. Il sito è costituito da 125.000 metri quadri di superficie pianeggiante, in parte costruita artificialmente e in parte scavata da una montagna, con il suo lato orientale appoggiato al monte Rahmet. Gli altri tre lati sono formati da mura di sostegno, che variano in altezza in funzione della pendenza del terreno. Il dislivello da 5 a 13 metri sul lato occidentale, era colmato da una doppia scala. Da lì, si sale dolcemente verso l'alto. Per creare il terrazzo pianeggiante, le depressioni sono state riempite con terra e pesanti rocce, che sono state unite con ganci metallici.

Storia
Evidenze archeologiche dimostrano che i primi resti di Persepoli risalgono al 515 a.C. André Godard, l'archeologo francese che scavò le rovine di Persepoli nei primi anni 1930, credeva che non fosse stato Dario ad aver scelto il sito di Persepoli, ma che fu Dario che costruì il terrazzamento e i palazzi. Dal momento che, a giudicare dalle iscrizioni, gli edifici di Persepoli vennero costruiti da Dario I, fu probabilmente sotto questo re, con il quale lo scettro passò a un nuovo ramo della casa reale, che Persepoli divenne la vera capitale della Persia. Come residenza dei governanti dell'impero, tuttavia, era un luogo remoto in una regione montagnosa di difficile accesso e tutt'altro che conveniente. Le vere capitali del paese erano Susa, Babilonia e Ecbatana. Questo spiega il fatto che i greci non erano a conoscenza della città fino all'epoca di Alessandro Magno che la conquistò e saccheggiò. Dario I ordinò la costruzione dell'Apadana e della Sala del Consiglio (Tripylon o la "Porta Tripla"), del principale Tesoro imperiale e dei suoi dintorni. Questi edifici vennero completati durante il regno di suo figlio, Serse I. Inoltre la costruzione degli edifici sulla terrazza continuò fino alla caduta dell'impero achemenida. Intorno al 519 a.C., ebbe inizio la costruzione di un'ampia scalinata. La scala doveva inizialmente essere l'ingresso principale alla terrazza posta a 20 metri rispetto al suolo. La doppia scalinata, nota come scala di Persepoli, venne costruita simmetricamente sul lato occidentale della Grande muraglia. I 111 gradini sono larghi 6,9 metri, con una pedata di 31 cm. e un'alzata di 10 cm. In origine, si credeva che fosse stata costruita per consentire ai nobili e ai reali di salire a cavallo, ma le nuove teorie, tuttavia, suggeriscono che le pedate poco profonde permettevano ai dignitari in visita di mantenere un aspetto regale durante la salita. La parte superiore delle scale porta a un piccolo cortile nella parte nord-orientale della terrazza, di fronte alla Porta di tutte le Nazioni. Calcare grigio è la pietra principale usata per costruire gli edifici di Persepoli. Dopo che la roccia naturale era stata livellata e le depressioni riempite, venne preparata la terrazza. I principali tunnel per le acque di scarico vennero scavati sottoterra. Un grande serbatoio di acqua venne scavato ai piedi della parte orientale della montagna. Il professor Olmstead ha suggerito che la cisterna venne realizzata nello stesso periodo della costruzione delle torri. Il piano irregolare della terrazza, tra cui le fondazioni, funse da castello, le cui pareti ad angolo consentivano ai suoi difensori di visualizzare qualsiasi sezione del fronte esterno. Diodoro Siculo scriveva che Persepoli aveva tre mura con bastioni, tutte munite di torri, per offrire uno spazio protetto agli uomini addetti alla difesa. Le prime mura erano alte 7 metri, le seconde, 14 e le terze, che coprivano tutti e quattro i lati, 27 metri, anche se oggi non c'è presenza di mura.

Distruzione
Dopo l'invasione della Persia, nel 330 a.C., Alessandro Magno inviò il grosso del suo esercito a Persepoli attraverso la via Reale. Egli distrusse la "Porta persiana", un passo tra i monti Zagros, e riuscì facilmente a prendere Persepoli prima che il suo tesoro potesse essere messo in salvo. Dopo diversi mesi, Alessandro consentì alle sue truppe di saccheggiare Persepoli. In quel periodo, un incendio bruciò i "palazzi" o "il palazzo". Gli studiosi concordano sul fatto che questo evento, descritto nelle fonti storiche, si verificò presso le rovine che sono state ora ri-identificate come Persepoli. Da indagini di Stolze, sembra che almeno uno di questi palazzi, il castello costruito da Serse I, presenta tracce evidenti di essere stato distrutto da un incendio. La località descritta da Diodoro Siculo, su fonti di Clitarco di Alessandria, corrisponde, secondo importanti particolari, alla storica Persepoli, ad esempio, per essere sostenuta dalla montagna a oriente. Si ritiene che l'incendio che distrusse Persepoli fosse iniziato dal Palazzo Hadish, che era l'abitazione di Serse I, e che si diffuse al resto della città. Non è chiaro se il fuoco sia stato un incidente o un atto deliberato di vendetta per la combustione dell'Acropoli di Atene durante la seconda invasione persiana della Grecia. Molti storici sostengono che, mentre l'esercito di Alessandro celebrava la vittoria con un simposio, decisero di vendicarsi contro i Persiani. Il libro di Arda Viraf, un'opera zoroastriana composta nel III o IV secolo, descrive gli archivi di Persepoli come contenenti "tutte le Avesta e Zend, scritte con inchiostro d'oro su pelli di mucca conciate", che erano state bruciate. Infatti, nel suo Cronologia delle Nazioni antiche, lo scrittore persiano al-Biruni indica l'indisponibilità di alcune fonti storiografiche iraniche in epoca post-achemenide, soprattutto durante l'Impero partico. E aggiunge: "[Alessandro] bruciò l'intera Persepoli come vendetta contro i Persiani, perché sembra che il re persiano Serse avesse bruciato la città greca di Atene, circa 150 anni prima. Si dice che, anche oggi, le tracce del fuoco siano visibili in alcuni punti."[ Paradossalmente, l'evento che causò la distruzione di questi testi può aver portato alla conservazione degli archivi amministrativi Achemenidi, che altrimenti sarebbero andati perduti nel corso del tempo a causa di eventi naturali o artificiali. Secondo testimonianze archeologiche, la combustione parziale di Persepoli non influenzò ciò che viene ora indicato come le tavolette dell'archivio della fortificazione di Persepoli, ma piuttosto può aver causato l'eventuale crollo della parte superiore del muro di fortificazione settentrionale che ha conservato le tavolette fino a quando vennero recuperate dagli archeologi dell'Istituto orientale di Chicago.

Dopo la caduta dell'Impero achemenide
Nel 316 a.C., Persepoli era ancora la capitale della Persia quale provincia del grande impero macedone (vedi Diod. xix, 21 seq., 46; probabilmente su fonti di Geronimo di Cardia, che era vissuto intorno al 326). La città dovrebbe poi essere andata gradualmente in declino nel corso del tempo. La città bassa, ai piedi della città imperiale avrebbe potuto sopravvivere per un periodo più lungo;[ ma le rovine degli Achemenidi rimasero a testimonianza del suo antico splendore. È probabile che la città principale del paese, o almeno del distretto, fosse sempre in questi dintorni. Intorno al 200 a.C., la città di Istakhr, a cinque chilometri a nord di Persepoli, era la sede dei governatori locali. Da lì, vennero poste le fondamenta del secondo grande impero persiano, e Istakhr acquisì particolare importanza come centro di saggezza sacerdotale e ortodossia. I re sasanidi coprirono le rocce in questo luogo, e in parte anche le rovine Achemenidi, con le loro sculture e iscrizioni. Le stesse debbono essere state in gran parte realizzate in loco, anche se non sulla stessa scala di magnificenza dei loro antichi predecessori. I Romani sapevano poco di Istakhr come i Greci avevano saputo poco di Persepoli, nonostante il fatto che i Sasanidi avessero mantenuto rapporti per quattrocento anni, amichevoli o ostili, con l'Impero romano. Al tempo della conquista islamica della Persia, Istakhr oppose una disperata resistenza. Era ancora un posto di notevole importanza nel primo secolo dell'Islam, anche se la sua grandezza si era andata rapidamente eclissando per la nascita dalla nuova metropoli di Shiraz. Nel X secolo, Istakhr era diventata insignificante, come risulta dalle descrizioni di al-Istakhri, un nativo (c. 950), e di al-Muqaddasi (c. 985). Nel corso dei secoli successivi, Istakhr andò gradualmente declinando, fino a che non cessò di esistere come città.

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Rovine del lato orientale del complesso di Persepoli

Ricerche archeologiche
Odorico da Pordenone passò per Persepoli nella sua strada verso la Cina nel 1320. Nel 1474, Giosafat Barbaro visitò le rovine di Persepoli, che disse erroneamente essere di origini ebraiche. Antonio de Gouveia, portoghese, scrisse sulle iscrizioni cuneiformi dopo la sua visita nel 1602. La sua prima cronaca sulla Persia, la Jornada, venne pubblicata nel 1606. Nel 1618, Garcia de Silva Figueroa, ambasciatore di re Filippo III di Spagna alla corte di ?Abbas I, Shahanshah safavida, fu il primo viaggiatore occidentale a identificare correttamente le rovine di Persepoli. Pietro della Valle visitò Persepoli nel 1621, e riferì che soltanto 25 delle 72 colonne originarie rimanevano in piedi, a causa di vandalismi e processi naturali.
«Di queste colonne, oggi, la maggior parte è caduta, e solo ne restano in piedi da venticinque: al qual numero essendosi diminuite, da quando fu dato alla fabbrica il nome di Cehilminar, che senza dubbio dovevano essere intorno a quaranta, si vede, che per le ingiurie del tempo, ogni giorno andranno mancando e cadendone delle altre. Delle colonne cadute, si vede il segno e le basi che ancor restano quasi tutte ai loro luoghi.»
(Pietro Della Valle)
Il viaggiatore olandese Cornelis de Bruijn visitò Persepoli nel 1704. Fu il primo occidentale che realizzò dei disegni del sito. La regione, molto fertile, era costellata di villaggi fino alla terribile devastazione avvenuta nel XVIII secolo; anche ora è abbastanza ben coltivata. Il Castello di Istakhr ebbe una parte cospicua come fortezza, più volte, durante il periodo musulmano. Era il mediano e il più alto delle tre balze scoscese che si innalzano dalla valle del fiume Kor, a una certa distanza ad ovest o nord-ovest della necropoli del Naqsh-e Rostam. I viaggiatori francesi Eugène Flandin e Pascal Coste furono tra i primi a fornire non solo una descrizione completa della struttura di Persepoli, ma anche a creare alcune delle migliori e più antiche rappresentazioni visive del sito. Nelle loro pubblicazioni fatte a Parigi, nel 1881 e nel 1882, dal titolo Voyages en Perse de MM. Eugene Flanin peintre et Pascal Coste architect, gli autori fornirono circa 350 illustrazioni particolareggiate dei monumenti di Persepoli. L'influenza francese e l'interesse per i ritrovamenti archeologici di Persia non sarebbe finita fino ai tempi di Reza Shah Pahlavi, quando figure illustri come André Godard contribuirono a creare il primo museo del patrimonio iraniano. Tra gli anni 1800 e i primi anni del 1900, vennero eseguiti diversi scavi amatoriali, in alcuni casi anche su larga scala. La prima campagna scientifica di scavi a Persepoli venne effettuata da Ernst Herzfeld e Erich Schmidt dell'Istituto orientale dell'Università di Chicago. Condussero scavi per otto stagioni, a partire dal 1930, che comprendevano altri siti nelle vicinanze. Herzfeld credeva che i motivi alla base della costruzione di Persepoli fossero stati la necessità di un ambiente maestoso, un simbolo per il loro impero, e per celebrare eventi speciali, in particolare il Nowruz. Per ragioni storiche, Persepoli venne costruita quando venne fondata la dinastia Achemenide, anche se non era il centro dell'impero a quell'epoca. L'architettura di Persepoli è nota per il suo uso di colonne di legno. Gli architetti ricorsero alla pietra solo quando i più grandi cedri del Libano o teak dell'India non soddisfacevano le dimensioni richieste. Le basi delle colonne e i capitelli erano di pietra, anche su colonne di legno, ma è probabile anche l'esistenza di capitelli in legno. Gli edifici a Persepoli comprendono tre gruppi distinti: quartieri militari, il Tesoro, e le sale di accoglienza e abitazioni occasionali per il re. Tra le strutture note figurano la Grande Scalinata, la Porta di tutte le Nazioni, l'Apadana, la Sala delle cento colonne, il Tripylon e il Tachara, il Palazzo Hadish, il Palazzo di Artaserse III, il Tesoro imperiale, le Scuderie reali e il Deposito dei cerri.

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Scala sud del Tachara. Così chiamato dall'iscrizione presente su un montante della sua porta sud, il Tachara, o Palazzo di Dario, si trova a sud dell'Apadana. Si tratta dell'unico palazzo ad avere accesso da sud tramite un portico. Costruito da Dario I, il palazzo è stato poi completato da Serse I, e ampliato poi da poi Artaserse III. (Apadana sullo sfondo).

Rovine
Esistono rovine di un certo numero di edifici colossali sulla terrazza. Sono tutte realizzate in marmo grigio scuro. Fra esse quindici colonne spiccano ancora intatte. Altre tre sono state ri-erette a partire dal 1970. Molti degli edifici non vennero mai completati. F. Stolze dimostrò che sono stati trovati anche alcuni scarti di lavorazione. Dai tempi di Pietro della Valle, è stato fuori discussione che queste rovine rappresentano la Persepoli conquistata, e in parte distrutta, da Alessandro Magno. Dietro il complesso di Persepoli, ci sono tre sepolcri scavati nella roccia della collina. Le facciate, una delle quali è incompleta, sono riccamente decorate con bassorilievi. A circa 13 km a NNE, sul lato opposto del fiume Pulvar, sorge una parete rocciosa perpendicolare, in cui sono scolpite quattro tombe simili, a notevole altezza dal fondo della valle. I moderni iraniani chiamano questo luogo Il bassorilievo Rostam, dai bassorilievi sassanidi incisi sotto l'apertura, che sono una rappresentazione del mitico eroe Rostam. Si può dedurre dalle sculture che gli occupanti di queste sette tombe erano re. Un'iscrizione su una delle tombe dichiara di essere quella di Dario I di Persia, riguardo al quale Ctesias riferisce che la sua tomba era di fronte a una roccia e poteva essere raggiunta solo con l'uso di corde. Ctesias menziona inoltre, per quanto riguarda un certo numero di re persiani, che i loro resti vennero portati "ai Persiani", o che morirono lì.
Il complesso di Persepoli si trova su una terrazza di 440x300 metri e rilevata di 14 metri sul livello del terreno circostante. La terrazza era a sua volta realizzata su quattro livelli. Il primo era quello riservato al ricevimento delle delegazioni che si recevano a rendere omaggio all'imperatore. Poi vi era un livello riservato ai nobili, quindi c'era il livello riservato ai servizi generali e infine quello riservato all'amministrazione. Il quartiere reale era al livello più elevato, visibile a tutti. Il calcare grigio era la pietra più utilizzata per la costruzione. L'organizzazione delle costruzione seguiva una pianta perfettamente ortogonale secondo una pianta a scacchiera.
Il lato est della terrazza è costituito dal Kuh-e Rahmat, nella cui parete sono scolpite le tombe reali che si affacciano sul sito. Gli altri tre lati sono formati da un muro di contenimento la cui altezza varia da 5 a 14 metri. Il muro è costituito da enormi massi intagliati montati senza malta e fissati mediante perni metallici. Il fronte ovest è la parte anteriore del complesso e presenta l'accesso principale alla terrazza tramite una scalinata monumentale. Il livellamento della terrazza venne realizzato con un riempimento con terra e pietre. La finitura finale venne realizzata con pesanti pietre fissate insieme da perni metallici. Durante questa prima fase preparatoria, venne creato il sistema di drenaggio e di approvvigionamento idrico, a volte scavando nella roccia. I blocchi vennero tagliati con l'uso di scalpelli e piedi di porco, permettendo la frammentazione di pietre in superfici piane. Il sollevamento e posizionamento delle pietre venne realizzato con piani inclinati in legno. Sulla facciata sud, sono state trovate delle iscrizioni trilingue in scrittura cuneiforme. Il testo in lingua elamita, simile a un'iscrizione presente in un palazzo di Susa, dice:
Io, Dario il Grande, re dei re, re delle nazioni, re su queste terre, figlio di Istaspe, l'Achemenide.
E Dario, il re disse:
"in questo posto in cui la fortezza è stata costruita, dove in precedenza nessuna fortezza era stata costruita. Con la grazia di Ahuramazda, ho costruito questa fortezza la qual cosa era volere di Ahuramazda, tutti gli dei (sono) con lui, (sapendo) che la fortezza è stata costruita. E io la ho costruita, completata e resa bella e durevole, ed è stata ordinata da me".
E Dario il re disse:
Io, che Ahuramazda mi protegga e tutti gli dei (sono) con lui, e così questa fortezza, è stata predisposta per questo luogo. Ciò penserà l'uomo che è ostile, non sarà riconosciuto!
Queste iscrizioni potrebbero corrispondere a quelle poste all'ingresso iniziale del complesso, prima della costruzione della scalinata monumentale e l'aggiunta della Porta di tutte le Nazioni. La configurazione della terrazza suggerisce che la sua progettazione prese in considerazione anche esigenze di difesa del sito in caso di attacco. Un muro e le torri costituivano il perimetro, raddoppiato ad Oriente da un muro e torri fortificate. L'angolazione delle pareti è infatti costruita per aprire un campo massimo ai difensori all'esterno. La terrazza sostiene un numero impressionante di costruzioni colossali, realizzate in calcare grigio dalla montagna adiacente. Queste costruzioni si distinguono per l'ampio uso di colonne e pilastri, molti dei quali rimasti in piedi. Gli spazi colonnati sono costanti, indipendentemente dalle loro dimensioni. Essi combinano sale con 99, 100, 32 o 16 colonne seguenti modalità variabili (20x5 per la sala del tesoro, 10x10 per il Palazzo delle 100 colonne). Alcune di queste costruzioni non vennero completate. Sono stati trovati anche materiali e rifiuti utilizzati dai muratori, in quanto evidentemente non era stata fatta un'opera di pulizia. Frammenti di contenitori utilizzati per la conservazione di vernice sono stati portati alla luce, casualmente nel 2005, nei pressi dell'Apadana. Essi confermano l'evidenza già nota che attesta l'uso di vernici per decorare i palazzi.

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Palazzo delle 100 colonne (visto da nord

Scalinata monumentale (o scalinata di Persepoli)
L'accesso al terrazzo avviene, attraverso la parete ovest, per mezzo di una scalinata monumentale simmetrica a due rampe divergenti e poi convergenti. Aggiunta da Serse, sostituisce l'accesso originale che era stato realizzato dal terrazzo a sud. La scala divenne l'unico ingresso importante. Degli accessi secondari potevano essere presenti, soprattutto sul versante orientale, la cui altezza è ridotta a causa del terreno in pendenza. La scalinata è costruita con blocchi di pietra tagliata dal massiccio sovrastante. Ogni rampa dispone di 111 ampi gradini larghi 6,9 metri, con una pedata di 31 cm. e con un'alzata di 10 cm. La parte bassa venne eseguita in maniera da poter consentire l'accesso a cavalieri e cavalli. Alcune pietre avevano le dimensioni di cinque gradini. La scala era chiusa da porte in legno con cerniere incardinate sugli stipiti e al suolo. Giungeva a una piccola apertura che dava sulla Porta di tutte le Nazioni. Una spiegazione per la scarsa alzata dei gradini è il fatto che i visitatori erano spesso alti dignitari in età compresa, e quindi l'accesso venne reso più facile. Inoltre permetteva loro di salire le scale senza doversi piegare in avanti, in modo da mantenere una postura dignitosa.

Porta di tutte le Nazioni
La Porta di tutte le Nazioni, riferita ai sudditi delle diverse nazioni che costituivano l'Impero, era una grande sala a forma di quadrato di circa 25 metri di lato, con quattro colonne e l'ingresso sulla parete occidentale.

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Rovine della Porta di tutte le Nazioni

C'erano altre due porte, una a sud, che portava all'Apadana e l'altra si apriva su una lunga strada verso est. Dei cardini si trovano sugli angoli interni di tutte le porte, indicando intendere che erano porte a due battenti, probabilmente in legno e ricoperte da fogli di metallo ornato. Due lamassu a forma di toro con teste di uomini barbuti, si trovavano sulla soglia occidentale. Altri due, con ali e teste persiane (Gopät-Shäh), erano all'ingresso orientale, a riflettere il potere dell'impero. Il nome e la dedica di Serse I era scritta, in tre lingue il persiano antico (parte intermedia), Elami (parte esterna) e in babilonese (parte interna) è inciso sull'ingresso in alto.
Ahuramazda è un grande dio per aver creato la terra, il cielo, l'uomo e per lui la felicità, colui che creò Serse e lo fece diventare Re, Re dei Re, Re dei differenti popoli, Re di questo mondo vasto e immenso, sono figlio di Dario il Re, discendo dagli Achemenidi.
Serse, il grande re, dichiara:
Io ho costruito questa "Porta di Tutti i Popoli" e molti altri edifici eretti da me e da mio padre. Quello che abbiamo costruito di bello è stato per ispirazione divina. Serse il grande Re dichiara: Ahuramazda protegga me il mio regno, protegga quello che ho costruito io e che ha costruito mio padre.
In direzione ovest-est nella parte nord della terrazza, c'era il Viale delle processioni, tra la Porta di tutte le Nazioni e una costruzione simile, la Porta incompiuta (chiamata anche Palazzo incompiuto), così chiamata in quanto la sua costruzione tardiva non era stata terminata al momento della distruzione del complesso ad opera di Alessandro Magno. Questa porta si trova all'angolo nord-est della terrazza, ed è costituita da quattro colonne. Essa conduce a un cortile che si apre sul Palazzo delle 100 colonne. Una doppia parete confina con il viale su entrambi i lati, proteggendo il Palazzo dell'Apadana a sguardi indiscreti. Delle sale per le guardie si trovavano ad essa collegate. Solo le parti inferiori delle pareti rimangono fino ad oggi, ma alcuni credono raggiungessero l'altezza delle statue lamassu. In una nicchia su un lato del viale, vi sono due teste di grifone, parzialmente restaurate, che sembrano non essere state montate su colonne. Esse potrebbero essere state destinate a subire un'ulteriore trasformazione.


Eugenio Caruso - 17-03-2022

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