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Arnoldo Mondadori e la prima grande casa editrice

INVENTORI E GRANDI IMPRENDITORI

In questa corposa sottosezione illustro la vita di quei capitani d'industria e/o inventori che hanno sostanzialmente contribuito al progresso industriale del mondo occidentale con particolare riguardo dell'Italia.

Biografie precedenti

A - Giovanni Agnelli - Domenico Agusta - Giuseppe Amarelli - Antonio Amato - Francesco Angelini - Giovanni Ansaldo - Gianluigi Aponte - Richard Arkright
B -Pietro Barilla - Pietro Bastogi - Alberto Beneduce - Karl Benz - László József Bíró - Coniugi Bissel - Ferdinando Bocconi - William Edward Boeing - Giovanni Borghi - Giuseppe Borletti - Giuseppe Borsalino - Fulvio Bracco - Bernardino Branca - Ernesto Breda- Giovanni Buitoni -
C - Tullio Campagnolo - Davide Campari - Eugenio Cantoni - G. B. Caproni - Bernardo Caprotti - Francesco Cassani - Louis Chevrolet - Furio Cicogna - Vittorio Cini - Francesco Cirio - André Gustave Citroen - Giacomo Colussi - Angelo Costa - Cristoforo Benigno Crespi
D - Gottlieb Wilhelm Daimler - Cecilia Danieli - Ernesto De Angeli - Filippo De Cecco - Rudolf Diesel - Guido Donegani - Antonio Cavalieri Ducati -
E - Thomas Edison - Carlo Erba - Carlo Esterle -
F - Giorgio Enrico Falck - Renato Fastigi - Carlo Feltrinelli - Salvatore Ferragamo - Enzo Ferrari - Michele Ferrero - Serafino Ferruzzi - Ignazio Florio - Henry Ford - Eden Fumagalli -
G - Egidio Galbani - Edoardo Garrone - Giuseppe Gilera - Francesco Gondrand - Carlo Guzzi -
H - Hewlett e Packard
I - Ferdinando Innocenti -
L - Vincenzo Lancia - Achille Lauro - Luigi Lavazza -
K - Raymond Albert Kroc - Alfred Krupp
M - Ercole Marelli - Franco Marinotti - Alessandro Martini - Alfieri Maserati- Gaetano Marzotto - Enrico Mattei - Domenico Melegatti - Archimede Menarini - Aristide Merloni - Fratelli Michelin - Angelo Moratti - Angelo Motta -
N - Vittorio Necchi
O - Adriano Olivetti
P - Mario Pavesi - Ferdinando Peretti - Ferdinando Maria Perrone - Carlo Pesenti - Armand Peugeot - Enrico Piaggio - Pininfarina - Giovanni Battista Pirelli - John Pemberton - Stephen Poplawski - Ferdinand Porsche
R - Louis Renault - Alberto Riva - Angelo Rizzoli - Agostino Rocca - John Davison Rochefeller - Nicola Romeo
S - Isaac Merrit Singer - Alfred Sloan - Luisa Spagnoli - Otto Sundbäck
T - Franco Tosi
V - Vittorio Valletta - Giuseppe Volpi
Z - Lino Zanussi

Arnoldo Mondadori
Poggio Rusco (Mantova), 2 novembre 1889 - Milano, 8 giugno 1971
Terzogenito dei sei figli di Domenico Secondo, un artigiano che nel 1897 apre un’osteria a Ostiglia, nel Mantovano. Abbandonati gli studi al termine della scuola elementare, svolge diversi lavori, da venditore ambulante a garzone di bottega. Nel 1906 la pubblicazione di un racconto gli frutta un premio di 5 lire in libri: questo gli consente di proseguire un percorso di formazione da autodidatta mentre trova lavoro presso una piccola impresa tipografica di Ostiglia, la Tipografia e cartolibreria L. Manzoli, specializzata nella stampa su commissione di carta intestata, moduli e bollettini; si avvicina anche al movimento socialista e nel 1907 è eletto nel comitato federale di Mantova.
Nel volgere di pochi anni il giovane Mondadori trova i finanziamenti per rilevare la tipografia e trasformarla in un'impresa familiare in cui trovano lavoro la sorella Dina, alla vendita dei libri, e il fratello Remo, nell'officina. Il passo successivo è la trasformazione dell'impresa in società in accomandita: con il concorso di finanziatori esterni, fra cui altri parenti, Mondadori può modernizzare l'impianto con nuovi macchinari e far fronte all'aumento delle commissioni.
Con l'avvio di un'attività editoriale vera propria si realizza la svolta: nel 1912 inizia la pubblicazione di una collana di letture per l'infanzia, inaugurata da Aia Madama del cognato Tomaso Monicelli, assai noto in ambito locale, a cui collaborano autori di prestigio come Beltramelli, Gozzano e Vamba, affiancata da testi a uso scolastico come sussidiari, grammatiche e libri di lettura.
La prima guerra mondiale determina l’adattamento della produzione a lavori di committenza governativa come le riviste propagandistiche destinate alle truppe al fronte e i giornali di trincea, ma questo non pregiudica il suo costante attivismo e la ricerca di nuovi soci che gli consentano di espandere e modernizzare gli impianti in vista di un progressivo ampliamento dell'attività editoriale: nel 1917 realizza la fusione con la Tipografia di Verona Gaetano Franchini, operazione che comporta l’ingresso dei fratelli Franchini nella società denominata Stabilimenti tipolitografici editoriali A. Mondadori. Nel 1921 si costituisce la Casa editrice Mondadori con sede a Ostiglia, stabilimenti a Verona e amministrazione a Roma, dove la società ha acquisito la Libreria scolastica nazionale. Nello stesso anno, l'accordo con un imprenditore in ascesa come il Senatore Borletti permette all'editore di inserirsi negli ambienti politici e degli affari organici al nascente potere fascista: è proprio Borletti a sostenere gli ambiziosi progetti di Mondadori e a ricoprire la carica di presidente della nuova società per azioni Arnoldo Mondadori con sede a Milano, di cui l'editore diventa amministratore delegato. La nuova configurazione societaria garantisce anche la stabilità finanziaria necessaria perché la casa editrice possa delineare un articolato programma di espansione nel settore: Mondadori riconferma l'impegno nel mercato consolidato delle pubblicazioni scolastiche, che gli assicurano costanti ricavi.
A questa produzione (che arriva a coprire circa un terzo del fatturato), Mondadori affianca una ricca offerta di libri e periodici per l’infanzia, come, dal 1921, la fortunata rivista mensile e poi quindicinale denominata «Giro giro tondo», diretta da Beltramelli, sospesa per lasciar spazio al «Giornalino della domenica», storica testata per bambini diretta da Vamba, pubblicata da Mondadori dal 1925 al 1927.
Di grande rilievo risulta l’acquisizione - sempre nel 1921 - dall’editore Cogliati dei diritti dell’Enciclopedia dei ragazzi, traduzione dell’inglese The Children’s Encyclopedia, che Mondadori pubblicherà, in veste grafica e traduzione completamente rinnovate, in una quarantina di edizioni e ristampe, fino al 1979.
Il progetto imprenditoriale di Mondadori prende forma in tutta la sua ampiezza nel momento in cui l'editore si volge alla narrativa, e decide di operare in un mercato che gli impone la concorrenza con imprese già affermate, ma nel quale intravede la possibilità di alte tirature e quindi di profitti più consistenti. Punta ad autori già affermati e a immediati successi di vendita, mentre avvia una complessa trattativa per accaparrarsi, contro l'editore concorrente Treves, la pubblicazione dell'opera omnia di D'Annunzio. Dopo cinque anni, nel giugno del 1926, arriva a un accordo che, grazie alla mediazione di Borletti, prevede la costituzione dell’Istituto nazionale per l’edizione delle opere di D’Annunzio, patrocinato da Vittorio Emanuele III, con Mussolini come presidente onorario e il ministro della Pubblica Istruzione Fedele presidente, lo stesso Borletti vicepresidente e Mondadori amministratore delegato. Il capitale di 6 milioni è garantito per 3 milioni e mezzo dallo Stato, per un milione e mezzo dall'editore e per il rimanente dallo stesso D’Annunzio, come apporto dei diritti d’autore. Per la pregiata edizione, viene destinata nello stabilimento di Verona una sezione chiamata Officina Bodoni diretta da Giovanni Mardesteig: l'esito è un prodotto editoriale di raffinata eleganza, con la stampa in caratteri bodoniani ricavati dai punzoni della Biblioteca Palatina di Parma, in carta di Fabriano con un motto dannunziano in filigrana. I volumi, particolarmente apprezzati da D’Annunzio, si rivelano anche un ottimo affare commerciale, destinato a concludersi solo nel 1936 con l’uscita degli Indici.
Non altrettanto remunerativo, almeno sul piano finanziario, è l’altro affare condotto in questi anni ancora per iniziativa di Borletti, cioè l’acquisto nel 1923 del quotidiano milanese «Il Secolo» che, da giornale radical-democratico nell’era Sonzogno, diventa nelle mani dei nuovi proprietari un organo fiancheggiatore del regime fascista, lanciando dalle sue colonne aspre campagne contro il «Corriere della sera» diretto dal liberale Luigi Albertini.
Iscritto al Partito nazionale fascista dal febbraio del 1924, l'editore coglie al volo anche l'occasione della pubblicazione della biografia del duce scritta da Margherita Sarfatti, dal titolo Dux. L’opera, essenzialmente apologetica, esce nel giugno 1926 con la prefazione dello stesso Mussolini, e raccoglie uno straordinario successo, vendendo già nel primo anno 25.000 copie. Mondadori pubblica inoltre alcuni discorsi tenuti dal capo del fascismo e successivamente le opere teorico-programmatiche di vari gerarchi del regime, da Farinacci a Balbo, da Bottai a De Marsico e Starace.
Mondadori si accredita in questi anni come stampatore di regime, posizione che gli consente di raggiungere nel settore delle edizioni scolastiche una posizione di oggettivo monopolio, arrivando a stampare, nei suoi moderni impianti industriali, quasi la totalità dei libri di testo per le scuole elementari (dal 1930 il libro unico di Stato). La posizione dominante sul mercato dell'editoria scolastica è rafforzata con la produzione di libri di testo per la scuola secondaria inseriti nei programmi d'esame ministeriali.
Mondadori pubblica negli anni Trenta numerose collane che mostrano un’autonomia non formale dalle direttive del regime, frutto della sperimentazione di nuovi generi editoriali di largo consumo, già affermatisi in particolare negli Stati Uniti.
Nel 1929 vara infatti la prima serie de “I libri gialli”, opere poliziesche tradotte da scrittori stranieri che impongono un modello letterario innovativo sul mercato italiano, seguita nel 1931 dalla “Biblioteca romantica”, sorta di contenitore per famiglie dei migliori romanzi ottocenteschi di ogni paese, e dalla più sofisticata collana “Medusa”, dal 1933, che porta nelle case degli italiani la grande narrativa straniera contemporanea; dopo “I libri neri, I romanzi polizieschi di George Simenon” (1932-33), è la volta, nel 1935, dell’accordo con la Walt Disney per la pubblicazione in Italia di «Topolino». Con queste numerose collane si definisce l’ampia offerta libraria di Mondadori, che tende a presentarsi come l’editore per tutte le fasce di età e per tutti i livelli di alfabetizzazione, rischiando anche una sorta di sconfessione della cultura autarchica, a cui, secondo il fascismo, si sarebbe dovuto ispirare ogni editore italiano. Le scelte di Mondadori non passano inosservate e verso la fine degli anni Trenta è costretto a ridimensionare molti progetti editoriali.
La bonifica fascista della cultura impone agli editori anche l'eliminazione dai cataloghi degli autori ebrei. Pur in una condizione di privilegio, motivato anche dalla pubblicazione contemporanea del Primo libro del fascista, sorta di catechismo del regime commissionato dal PNF, anche Mondadori deve rinunciare a numerose edizioni considerate pericolose.
Gli anni della guerra hanno conseguenze drammatiche per la casa editrice. Lo spostamento della direzione amministrativa a Verona e quindi ad Arona e la requisizione degli stabilimenti di Verona da parte del Comando tedesco inducono Mondadori a rifugiarsi in Svizzera con la famiglia nel novembre 1943.
In questa fase si manifestano i primi dissapori fra l'editore e il figlio Alberto, che avranno un riflesso anche sul piano aziendale nel dopoguerra. Alberto matura infatti una posizione antifascista, apertamente in dissenso con la linea editoriale sino allora seguita, e sostiene la necessità di una svolta che ponga apertamente la casa editrice nell’ambito politico progressista, dando spazio in particolare a pubblicazioni saggistiche di dibattito culturale e di impegno civile. Il padre si dichiara invece nettamente contrario a «ingerirsi in cose politiche», riaffermando la vocazione essenzialmente commerciale dell’impresa. Nel 1945, dopo una complessa trattativa con il Comitato di liberazione nazionale e la nomina di un commissario, viene deciso il ritorno di Mondadori alla presidenza dell’azienda con l'impegno di dare all’attività editoriale un indirizzo utile «all’elevazione culturale del paese e alla formazione di una coscienza civile».
Evitata l’epurazione, l'editore ritrova poi la sua collocazione politica nell’area moderata, dove è più facile trovare appoggi per l’accesso al credito ed eventuali committenze ministeriali, indispensabili in tempi di gravi difficoltà finanziarie. Così riprendono vita le storiche collane, a cominciare dalla “Medusa”, dal 1947 anche “Medusa degli italiani”, e dai popolari “Libri gialli”, reintrodotti nel 1946 e diretti da Alberto Tedeschi.
Alcune novità riguardano l'assetto aziendale e i programmi editoriali. In primo luogo, Mondadori scorpora la produzione scolastica, creando una società a responsabilità limitata affidata al fratello Bruno, che resta comunque consigliere di amministrazione della casa madre. Nell’azienda, oltre ad Alberto, che svolge la funzione di direttore editoriale, acquista intanto rilievo la figura del figlio minore Giorgio, a cui il padre affida la direzione tecnica e l'incarico di andare negli Stati Uniti a studiare le innovazioni industriali e commerciali per sfruttare a fondo le opportunità concesse dal Piano Marshall. L’attenzione di Mondadori all’editoria americana, già emersa durante il ventennio fascista, si evidenzia nel dopoguerra, e ha come esito diversi viaggi negli Stati Uniti, dove stringe accordi con Walt Disney e Henry Luce, proprietario di «Life», finalizzati al rinnovamento del catalogo e al progressivo ampliamento dell’orizzonte produttivo, dai libri ai periodici. L’acquisto di nuovi macchinari statunitensi permette tra l'altro la realizzazione del rotocalco «Epoca». Il periodico si segnala, per la raffinatezza dell’impianto grafico e la nitidezza delle immagini fotografiche, come un caso unico nel panorama giornalistico italiano, tanto da arrivare a una tiratura di 400.000 copie nel 1954.
Alla fine degli anni Cinquanta si festeggia il cinquantenario dall’avvio dell’attività editoriale di Arnoldo con un volume in cui il presidente è definito «il re degli editori»; nel maggio 1959 lo stesso viene anche insignito della laurea honoris causa dalla Facoltà di lettere dell’Università di Pavia. Il figlio Alberto intanto decide di ridimensionare il proprio ruolo nel consiglio di amministrazione e di fondare nel 1958 una casa editrice in proprio, Il Saggiatore: malgrado la ricchezza del catalogo, tutto dedicato alla saggistica, che spazia dalla psicanalisi all’antropologia con l’obiettivo di «sprovincializzare e laicizzare la nostra cultura», la nuova casa editrice non riesce a raggiungere una vera autonomia finanziaria dalla Mondadori.
Gli ultimi dieci anni di vita di Mondadori sono dedicati a nuovi progetti editoriali, ma anche segnati dalle preoccupazioni per il futuro dell’impresa, che appare ormai verticalmente integrata dopo l’acquisizione della cartiera di Ascoli nel 1965 e le innovazioni nella distribuzione, come la nascita del Club degli editori e delle librerie Mondadori per voi. Nello stesso 1965 la casa editrice è ammessa al listino della Borsa di Milano. Per venire incontro alle esigenze del pubblico di massa, poco abituato a entrare nelle librerie, l'editore realizza anche una nuova collana economica tascabile diffusa attraverso il canale delle edicole: gli “Oscar”. La collana, fra le più conosciute e celebrate negli anni e mai dismessa, inizia le pubblicazioni nel 1965 con Addio alle armidi Hemingway, e ottiene subito uno straordinario successo di vendite.
Nello stesso anno Mondadori predispone un nuovo organigramma dei vertici dell’azienda, riservandosi la carica di presidente onorario, mentre affida al figlio Giorgio il ruolo di presidente e ad Alberto e Mario Formenton, marito della figlia Cristina, quello di vicepresidenti. Il nuovo assetto determina il definitivo abbandono della casa editrice da parte di Alberto, che preferisce assumere in proprio la responsabilità del Saggiatore, finalmente, ma per breve tempo, casa editrice autonoma.
Mondadori muore a Milano nell'estate del 1971, lasciando un'impresa che nel 1968 registra un bilancio di 52 miliardi di lire e più di 4000 dipendenti.

Verso la metà degli anni sessanta l'espansione della casa editrice rende necessario il trasferimento in nuovi uffici, visto che quelli di via Bianca di Savoia a Milano, anche a causa della localizzazione molto centrale, sono difficilmente ampliabili. Arnoldo e Giorgio Mondadori valutano molti progetti, ma nessuno convincerà fino in fondo i due manager. È invece nel corso di un viaggio in Sudamerica che Giorgio Mondadori resta letteralmente folgorato dal palazzo del ministero degli Esteri a Brasilia, in Brasile: Itamaraty, il palazzo degli archi, realizzato dall'architetto Oscar Niemeyer. Matura così la decisione di affidare a Niemeyer anche la progettazione della nuova sede della casa editrice, che tra il 1967 e il 1968 acquista un'area di oltre 166.000 metri quadrati nel comune di Segrate, alle porte di Milano. Il progetto definitivo è datato 1970, anno nel quale il consiglio di amministrazione della società decide di vendere alle Assicurazioni Generali il terreno di Segrate: il palazzo di Niemeyer sarà dunque realizzato a spese di Generali, che lo concederanno poi in affitto a Mondadori. Con questa operazione Giorgio Mondadori ottiene il duplice risultato di non impegnare i conti dell'azienda, senza rinunciare però a un'opera di grande impatto. La costruzione inizia nel 1971, mentre il trasferimento dell'azienda nei nuovi uffici è datato gennaio 1975. Nel corso degli anni settanta la Mondadori acquisisce la struttura definitiva di grande gruppo multimediale. Il portafoglio dei periodici si espande in diversi settori: economico (Espansione); domestico (Casaviva, Guida Cucina, Guida Maglia; Guida tv); per ragazzi (Centocose, Dolly, Barbie – Topolino è leader nel segmento con 500.000 copie); femminili (Donna Più); maschili (Il Fotografo); culturali (i trimestrali Nuovi Argomenti e Prometeo). Nel 1976 grazie ad una joint venture con il Gruppo Editoriale L'Espresso nasce il quotidiano la Repubblica. Nello stesso anno Giorgio Mondadori lascia la casa editrice per mettersi in proprio fondando l'Editoriale Giorgio Mondadori. La presidenza Mondadori passa a Mario Formenton. Alla fine degli anni settanta fa la sua breve comparsa un particolare tipo di stampa: il Bilibro animato. Nel 1979 la Mondadori entra nel mercato televisivo - prima attraverso la GPE - Telemond, società di raccolta pubblicitaria - e poi nel 1982 con una propria rete televisiva, Rete 4. Non si ottengono i risultati attesi e nel 1984 la rete viene ceduta alla Fininvest. La cessione però non copre le perdite. Per la prima volta dai tempi di Borletti, il gruppo accetta l'ingresso nell'azionariato di capitali provenienti da ambienti industriali e finanziari estranei al mondo dell'editoria. Nel 1980 una joint venture con la canadese Harlequin Enterprises porta alla nascita di Harlequin Mondadori, che tratta esclusivamente narrativa femminile. Dal 1980 al 2015 la casa editrice pubblica in Italia la collana "Harmony", leader nel mercato dei romanzi rosa. Nel 1987 scompare a causa di una malattia il presidente Mario Formenton, artefice del rilancio dell'azienda dopo la sfortunata avventura nel mondo della televisione commerciale. A cavallo fra gli anni ottanta e novanta, la CIR di De Benedetti e la Fininvest di Berlusconi si contendono la proprietà della Mondadori: per dirimere la questione si affidano a un arbitrato super partes. Il conseguente lodo arbitrale, depositato il 20 giugno 1990, dà ragione a De Benedetti, ma Berlusconi impugna il lodo dinanzi alla Corte di Appello di Roma che il 24 gennaio 1991 lo annulla, riassegnando la Mondadori alla Fininvest. Successivamente, nel 2007 la Cassazione stabilirà che quella sentenza era stata viziata dalla corruzione del giudice Vittorio Metta da parte di Cesare Previti. La successiva divisione dei valori materiali e immateriali sollecitata da Carlo Caracciolo ed intermediata tra le parti da Giuseppe Ciarrapico assegnerà definitivamente: l'Arnoldo Mondadori Editore e le controllate librarie alla Fininvest; il Gruppo Editoriale L'Espresso (con La Repubblica, la concessionaria di pubblicità A. Manzoni e C ed i quotidiani locali della Finegil) e le cartiere di Ascoli e Marsoni alla CIR. In questi anni viene pubblicata l'edizione italiana del libro I versi satanici di Salman Rushdie, per il quale lo scrittore inglese viene minacciato di morte. Anche la Mondadori entra nel mirino della fatwa lanciata contro lo scrittore: il 3 luglio 1991 il traduttore italiano del libro, Ettore Capriolo, è ferito da un facinoroso nella sua casa a Milano. Nel 1991, quindi, entra a far parte del gruppo Fininvest, attuale azionista di maggioranza (53,06%). Nel 1994 la Mondadori pubblicò un saggio riguardante la mafia dal titolo L'Europe des parrains (L'Europa dei padrini), del giornalista italo-francese Fabrizio Calvi, nel quale l'autore parlava anche delle inchieste svolte nel 1984 dalla Criminalpol sui "legami dell'entourage di Berlusconi con il boss Vittorio Mangano". La Mondadori, in fase di traduzione in italiano, eliminò tutti i riferimenti al Cavaliere ed al fattore di Arcore. Con l'inizio degli anni 2000 l'espansione dell'azienda ed il conseguente aumento del personale richiede l'utilizzo di sedi distaccate a Segrate-Milano Oltre (via Durazzo, via Trentacoste e via Lampedusa), mentre la sede della ex-SIlvio Berlusconi Editore in Corso Europa a Milano viene ceduta. Mondadori è uno dei primi editori ad entrare nel mercato degli ebook: nel 2000 viene siglato un accordo con la Microsoft Corporation per la creazione del primo sito italiano per la vendita dei libri elettronici Nel 2012 le case editrici del Gruppo Mondadori (Xs di Edizioni Mondadori, Shots di Edizioni Piemme, Quanti di Giulio Einaudi editore e Tips di SperlingeKupfer Editori) lanciano collane di libri solo in versione elettronica. Il 13 dicembre 2002 muore a Milano, dopo una lunga malattia, Leonardo Mondadori, nipote del fondatore Arnoldo: entrato nel gruppo editoriale subito dopo la laurea, nel 1972, è stato vicepresidente dal 1982 al 1991 e poi presidente dal 1991 fino alla morte. La casa editrice pubblica nella home page del sito istituzionale un affettuoso e informale saluto: "Ciao Leonardo". Il suo successore alla presidenza del gruppo è Marina Berlusconi. L'organigramma, dopo la presidente, è così composto: Ernesto Mauri (amministratore delegato), mentre il Cda è composto da 14 membri: Marina Berlusconi, Pier Silvio Berlusconi, Pasquale Cannatelli, Bruno Ermolli, Ernesto Mauri, Martina Mondadori, Danilo Pellegrino, Roberto Poli, Oddone Pozzi, Angelo Renoldi, Mario Resca, Cristina Rossello, Carlo Sangalli, Marco Spadacini. Nel 2004 viene lanciata la prima edizione internazionale del settimanale Grazia, in Bulgaria: attraverso accordi di licensing o joint venture locali, la Mondadori crea negli anni una vera e propria rete di testate femminili basato sul marchio della storica rivista di moda. Il «Grazia International Network» si espande in Gran Bretagna e negli Emirati Arabi (2005), in Serbia e Croazia (2006), in Russia e Paesi Bassi (2007), in India (2008), in Francia, Cina, Thailandia e Indonesia (2009), in Germania e Bahrein (2010), in Bosnia ed Erzegovina (2011), in Sudafrica, Polonia e Slovenia (2012), per finire con Spagna, Corea, Messico e Albania nel 2013. Alcuni lanci non hanno il successo atteso e le edizioni internazionali in Grecia e Australia vengono chiuse dopo pochi anni. La direzione editoriale del Grazia International Network è affidata a Carla Vanni, nota giornalista del settore, per molti anni direttore dell'edizione italiana dello stesso settimanale. L'espansione dell'attività internazionale ha portato alla nascita della controllata «Mondadori International Business», che gestisce le attività internazionali, compreso il licensing di altre riviste come Casaviva, Interni, Flair, Sale e Pepe e Icon. Nel gennaio del 2005 la Mondadori acquista l'emittente radiofonica Radio 101 One-O-One, tramite Monradio S.r.l., trasformandola in R101, acquistando anche il 10% della società Rock FM S.r.l. Nell'agosto del 2006 ottiene il controllo della filiale francese (Emap France) del gruppo editoriale inglese EMAP plc. per 545 milioni di euro, rinominandola poi Mondadori France. La quota di mercato detenuta dalla società nella stampa periodica è considerata la terza per dimensione nel paese. Oltre a controllare alcune case editrici, pubblica alcuni libri insieme con la Rai Eri. Il 2007 è l'anno in cui ricorre il centenario della casa editrice. La Mondadori viene definita dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita alla sede di Segrate, "patrimonio di tutto il paese". Il 13 luglio 2007, la II sezione penale della Corte di cassazione ha reso definitiva la condanna ad un anno e sei mesi per Cesare Previti, ed altri imputati, comminata in secondo grado. Questa sentenza stabilisce in modo definitivo che la sentenza del 14 gennaio del 1991 con cui la Corte d'appello di Roma annullava il lodo arbitrale - che assegnava la maggioranza alla cordata che faceva riferimento a Carlo De Benedetti - era frutto di corruzione. Nel novembre del 2008 Mondadori vende l'80% del capitale di Mondadori Printing S.p.A. (società in cui erano concentrate le attività della divisione grafica e di stampa) al Gruppo Pozzoni. Nel gennaio 2012 viene acquisito dal Gruppo Pozzoni il rimanente 20% del capitale. Nell'aprile 2012 Mondadori Printing S.p.A. ha acquistato dalla Pozzoni S.p.A. il ramo d'azienda Elcograf e Datamill. A dicembre 2012 viene rimossa la vecchia insegna Mondadori Printing dagli stabilimenti di Verona, a testimoniare il cambio definitivo di proprietà e gestione. Da gennaio 2010 le attività della divisione libri del Gruppo Mondadori vengono presidiate da due nuove Direzioni Generali: editoria "Trade", o più propriamente editoria d'autore (libri di narrativa e saggistica pubblicati da Mondadori, Einaudi, Piemme e Sperling), ed editoria "di Creazione" (libri progettati internamente come quelli scolastici, d'arte e illustrati pubblicati da Mondadori Education ed Electa). Nel luglio del 2012 viene annunciato l'accordo con la società canadese Kobo (del gruppo giapponese Rakuten) in base al quale Mondadori distribuirà sul mercato italiano gli e-reader e i tablet della famiglia Kobo, caratterizzati dalla capacità di leggere e-book in qualsiasi formato (aperto) e quindi non vincolati a uno specifico fornitore. In base all'accordo l'intero catalogo elettronico di Mondadori viene unito a quello mondiale di Kobo, all'interno del sito http://www.kobobooks.com. Dopo qualche settimana l'e-store di Mondadori, Bol.it, viene trasformato in InMondadori.it e agganciato alla piattaforma Kobo. La trasformazione da Bol.it a InMondadori non riguarda solo gli spazi virtuali, visto che da settembre 2012 anche molti negozi fisici Mondadori cambiano insegna per diventare InMondadori. Nell'ottobre 2012 Gruner+Jahr/Mondadori (joint venture Mondadori-Bertelsmann) annuncia la chiusura di Focus Extra, Focus Domande e Risposte, Focus Brain Trainer, Wars, Biografie, Jack, Geo e Focus Wild (queste ultime due verranno invece continuate) con 60 esuberi (su 120 dipendenti); la vicenda si chiude nel gennaio del 2013, quando viene firmato l'accordo sullo stato di crisi alla Gruner+Jahr/Mondadori, approvato all'unanimità dall'assemblea dei giornalisti della casa editrice.

FONTI E BIBLIOGRAFIA: L’archivio storico di Arnoldo Mondadori Editore e i fondi correlati sono conservati presso la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Milano.
E. Decleva, Arnoldo Mondadori, Torino 1993; A. Mondadori, Lettere di una vita, 1922-1975, a cura e con un saggio introduttivo di G. C. Ferretti, Milano 1996; A. Mondadori, Carteggio 1938-1974. Arnoldo e Alberto Mondadori, Aldo Palazzeschi, a cura di L. Diafani, Roma 2007; Catalogo storico Arnoldo Mondadori Editore (1912-2013) (www.fondazionemondadori.it); Mondadori. Catalogo storico dei libri per la scuola (1910-1945), a cura di E. Rebellato con introduzione di M. Galfré, Milano, FrancoAngeli, 2008.

Eugenio Caruso - 5 luglio 2017

 

Tratto da

1

www.impresaoggi.com