Ulrico Hoepli, e la manualistica tecnico scientifica.

INVENTORI E GRANDI IMPRENDITORI

In questa corposa sottosezione illustro la vita di quei capitani d'industria e/o inventori che hanno sostanzialmente contribuito al progresso industriale del mondo occidentale con particolare riguardo dell'Italia.

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Ulrico Hoepli
Tuttwil (Turgovia, Svizzera), 18 febbraio 1847 - Milano, 24 gennaio 1935
La famiglia di origine, di fede protestante, è proprietaria di un’azienda agricola e il giovane Hoepli, dopo aver frequentato le scuole primarie a Tuttwil e quelle secondarie nella vicina Eschlikon, viene mandato a Winterthur per svolgere un periodo di apprendistato presso il farmacista del luogo; il suo disinteresse per questo tipo di attività e l’attenzione dimostrata sin dall’adolescenza verso il mondo dei libri e della cultura spingono quindi i genitori ad affidarlo, nel 1862, alle cure di J. Schabelitz, di Zurigo, per apprendere il mestiere di libraio.
Soggiorna a Zurigo dal 1862 al 1866; Hoepli intraprende in seguito un viaggio e si trova a lavorare presso librai di Magonza, Trieste, Breslavia e persino al Cairo, dove rimane alcuni mesi per ordinare la biblioteca del Chedivè. Alla fine del 1870 arriva a Milano e acquista per 16.000 lire, provenienti in gran parte dall’eredità del padre, la libreria Laengner, già proprietà dei viennesi Tendler e Schaefer, posta nella galleria De Cristoforis, con annesso un laboratorio di legatoria.
Nella Milano capitale della editoria italiana, dove operano, tra gli altri, Treves, Ricordi e Sonzogno, Hoepli ha la capacità di ritagliarsi un originale spazio di mercato collegandosi alle forze più vivaci della cultura scientifica di indirizzo positivistico, quali il Politecnico di F. Brioschi e G. Colombo e la Scuola di agricoltura, offrendo una efficace risposta alle esigenze di informazione e di aggiornamento dei nuovi ceti artigianali e industriali.
Gli inizi lo vedono impegnato prevalentemente nell’attività commerciale, che cura personalmente vendendo libri sia italiani, sia stranieri, e trasformando la libreria in un luogo di incontro e di scambio intellettuale. Ma sin dal 1872 Hoepli accosta alla vendita dei libri anche l’attività editoriale, pubblicando la Guida per le arti e i mestieri, che nel 1876 si trasforma nel periodico «L’Arte e I’industria». Già nel 1874 i titoli pubblicati sono più di 20 mentre, nello stesso anno, nasce la Biblioteca tecnica, prima collana della Casa editrice libraria Ulrico Hoepli, interamente dedicata all’aggiornamento tecnico-applicativo. È inoltre del 1875 il Manuale del tintore, di Roberto Lepetit, che inaugura la celebre collana dei Manuali Hoepli.
Si tratta di volumetti, rilegati e a basso costo, che costituiscono una sorta di enciclopedia delle conoscenze e pratiche applicative secondo un modello anglosassone che Hoepli importa con l’acquisto, nel 1876, dei diritti di traduzione della serie Science primers for elementary school, dell’editore Macmillan. I Manuali devono contenere, secondo la volontà del loro editore, «gli elementi primissimi delle principali Scienze, allo scopo di ispirare alla gioventù ed alle persone di mezzana cultura quell’amore allo studio, che è il primo fondamento di una più completa istruzione». Accanto alla serie scientifica, che contiene testi riguardanti letteratura, geografia o storia, e che è rivolta agli studenti delle scuole secondarie, Hoepli affianca la serie pratica, che costituisce l’aspetto più originale dell’offerta editoriale: dedicati ai giovani delle scuole professionali e agli artigiani in gran parte autodidatti, i volumetti forniscono, con un linguaggio agile e asciutto, le conoscenze tecniche più avanzate in grado di preparare alle nuove sfide imposte dall’accelerata modernizzazione del Paese. Dietro questo progetto di divulgazione scientifica si coglie anche l’ispirazione di Giuseppe Colombo, titolare della cattedra di meccanica al Politecnico, organizzatore dell’Esposizione di Milano del 1881 e creatore della Società generale italiana di elettricità Edison; il suo Manuale dell’ingegnere civile e industriale, pubblicato nel 1877, incontra una fortuna straordinaria e, con successivi ampliamenti, è pubblicato in ben 10 edizioni sino al 1888, arrivando nel 1922 alla tiratura ragguardevole di ben 150.000 copie.
I Manuali costituiscono l’elemento trainante dell’impresa editoriale di Hoepli e incidono, per numero di copie, per il 60% sull’intero fatturato della casa editrice. Già nel 1894 arrivano a 300 titoli, mentre nel 1912 si attestano sulla imponente cifra di 1.200 titoli.
Evitando con lungimiranza la concorrenza con altre imprese editoriali già affermate, quali Treves e Sonzogno, Hoepli non pubblica opere di narrativa contemporanea per adulti, tranne Piccolo mondo moderno di A. Fogazzaro (1901), ma diversifica l’offerta curando libri per l’infanzia e periodici per signore. Tra i primi spiccano le collane Libri indistruttibili e la Biblioteca per la gioventù italiana: si tratta di testi molto curati, concepiti come libri premio per gli allievi meritevoli, corredati di ricche tavole cromolitografiche, che devono servire da supporto all’istruzione dei fanciulli, fornendo informazioni utili ma anche un insieme di valori volti alla creazione del buono e onesto cittadino. Per il pubblico di lettrici, oltre alla ripresa nel 1881 della Collezione Diamante, già edita dalla Barbera, e ai testi della Biblioteca della famiglia, in cui trovano spazio manuali di comportamento e racconti edificanti, Hoepli pubblica periodici di moda e costume, da «La Stagione» (1883; edizione italiana di un quindicinale parigino) a «Il Giornale illustrato della biancheria», mirati alla preparazione delle donne all’impegno domestico e alla gestione della casa, in un quadro di rispetto per la tradizione.
Caratteristica fondamentale dell’attività imprenditoriale di Hoepli è la capacità di costruire un solido e proficuo rapporto con i ceti dirigenti del nuovo Stato unitario, di cui riesce a interpretare esigenze e aspettative, e con le istituzioni locali e nazionali. Fin dall’inizio della sua impresa, infatti, può fregiarsi del titolo di «libraio editore» del Regio Istituto lombardo di scienze e lettere (1872), del Regio Osservatorio di Brera (1873) del Politecnico (1880), nonché della Real Casa (1885).
In tutti questi casi non si tratta soltanto di titoli onorifici, bensì di una collaborazione proficua, che porta a Hoepli prestigio, ma anche precisi vantaggi e consistenti committenze, soprattutto per la pubblicazione di grandi opere di pregio. In questo quadro va valutato il rapporto con l’Accademia dei Lincei, per la quale pubblica i Monumenti antichi dal 1890 e il Codice Atlantico di Leonardo, la cui edizione si protrae dal 1894 al 1904. Importante è per l’editore il legame con casa Savoia che, oltre a insignirlo di numerose onorificenze, dall’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro (1894), a quello della Corona d’Italia come Grande ufficiale (1907), gli commissiona, nel 1910, la stampa del Corpus nummorum Italicorum, sorta di gigantesco catalogo delle monete medioevali e moderne coniate in Italia, per cura dello stesso Sovrano Vittorio Emanuele III, noto numismatico, che si interromperà solo nel 1940, al ventesimo volume, a causa della guerra.
Alla figura di imprenditore rispettoso di tutte le autorità costituite, statali e religiose, va fatto inoltre risalire il proficuo rapporto instaurato fra l’editore di fede protestante e le gerarchie ecclesiastiche cattoliche, e in particolare con Achille Ratti, futuro Pio XI, già prefetto della Biblioteca Ambrosiana e assiduo frequentatore della libreria.
Nel primo decennio del secolo Hoepli consolida l’organizzazione aziendale con lo sviluppo di nuovi settori della libreria come la sezione antiquaria dedicata alla vendita di «preziosità bibliografiche» e antichi volumi di pregio.
Hoepli rimane fedele alla sua immagine di libraio editore ben radicato a Milano, dopo le esperienze fallimentari delle filiali presto chiuse a Napoli e a Pisa, anche se per le sue pubblicazioni si rivolge a imprese tipografiche esterne. Solo nel 1910 acquisisce anche una tipografia propria, continuando però a utilizzare altre tipografie nel caso sia richiesto dal numero delle edizioni.
Nei primi anni del secolo l’impresa registra un consistente sviluppo, oggi difficilmente documentabile, data la distruzione dell’archivio avvenuta durante la Seconda guerra mondiale. La conferma viene sia dall’ampliamento progressivo della libreria, sia dalle numerose donazioni alla città di Milano che gli valgono, nel 1913, la Medaglia d’oro del Comune e la cittadinanza onoraria. Questa funzione di mecenate caratterizza l’attività di Hoepli non solo nei confronti della sua città di adozione, a cui nel 1922 dona la Biblioteca popolare “Ulrico Hoepli” e nel 1930 – nell’ambito delle celebrazioni per il sessantenario del suo arrivo in Italia – l’edificio e l’impianto di un planetario, realizzato interamente a sue spese, sito in corso Venezia, ma anche nei confronti della sua terra di origine, con cui mantiene solidi rapporti. È del 1911 l’istituzione a Zurigo della Fondazione Hoepli, finanziata con 100.000 franchi svizzeri, per il sostegno alle istituzioni e iniziative di pubblica utilità che si adoperano per promuovere le scienze e le arti in Svizzera.
La Prima guerra mondiale costituisce per i progetti editoriali di Hoepli una pesante battuta d’arresto e comporta un netto ridimensionamento dell’attività, sia per l’aumento delle spese per i trasporti e le materie prime come la carta, sia per le difficoltà a raggiungere la consistente clientela estera. A farne le spese sono i progetti editoriali più ambiziosi e di lungo periodo, a cominciare dalle grandi opere, mentre non registra contrazioni la produzione dei manuali, meno costosi e più richiesti dal mercato italiano. Il ritorno alla normalità, alla fine della guerra, appare lento e difficile. Per assicurare continuità alla sua impresa Hoepli, che non ha figli, costituisce nel 1923 una società anonima tutta familiare, designando come direttori, e in seguito suoi successori, i nipoti Carlo Hoepli ed Erardo Aeschlimann, già impiegati a tempo pieno nell’azienda. Per sé riserva la carica di gerente responsabile, continuando sino alla morte a tenere saldamente le redini dell’impresa.
La sua adesione al Fascismo, alla conclusione delle violenze squadristiche e all’indomani dei Patti lateranensi, rappresenta prima di tutto la piena condivisione dei programmi e obiettivi di ordine e stabilità sociale propagandati dal Regime. Non stupisce quindi l’assunzione, nel 1933, dell’edizione completa degli Scritti e discorsi di Benito e Arnaldo Mussolini, a cura di V. Piccoli, che, oltre a testimoniare il credito raggiunto dalla casa editrice nel mercato nazionale e presso le istituzioni, porta un consistente afflusso di liquidità in un momento difficile per l’impresa editoriale. L’opera, pubblicata in 12 volumi dal 1933 al 1939, ha una tiratura di 53.000 copie.
Gli ultimi anni di attività vedono la ripresa delle grandi opere, tra cui la Storia dell’arte italiana di A. Venturi e la pubblicazione in facsimile del Codice virgiliano di Petrarca, edito nel 1930 in occasione del bimillenario della nascita di Virgilio. Ormai vecchio ma non privo di progetti, Hoepli continua a seguire e dirigere due passaggi significativi per la casa editrice, la redazione del Catalogo storico e il trasferimento della libreria dalla vecchia sede nella galleria De Cristoforis alla nuova in via Berchet. Non vede il compimento dei due progetti: muore a Milano all’inizio del 1935.
Risorse bibliografiche
Su Hoepli e la sua impresa si rimanda a Ulrico Hoepli 1847-1935, editore e libraio, a cura di E. Decleva, (con contributi di E. Decleva, J. Jung e A. Gigli Marchetti), Milano, Hoepli, 2000.

Eugenio Caruso - 10 agosto 2017

 


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