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Bartolomeo Cabella e lo sviluppo del Tecnomasio.


Io lavoro sempre con la convinzione che non esista, in fondo, nessun problema irrisolvibile.
Jung


INVENTORI E GRANDI IMPRENDITORI

In questa corposa sottosezione illustro la vita di quei capitani d'industria e/o inventori che hanno sostanzialmente contribuito al progresso industriale del mondo occidentale con particolare riguardo dell'Italia e del made in Italy. Anche con riferimento alle piccole e medie imprese che hanno contribuito al progresso del Paese.

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Bartolomeo Cabella (Milano 1847 - milano 1907)

Nacque a Milano il 15 febbr. 1847 da Antonio e da Marcellina Annoni, e venne battezzato con i nomi di Antonio Felice. Effettuò i suoi primi studi a Milano presso il collegio Calchi Taeggi, mostrando precocemente peculiari doti nel campo scientifico, tali da meritare, non ancora decenne, la predilezione e la guida costante del prof. Bertoli, rettore del collegio.
S'iscrisse poi al ginnasio-liceo milanese di S. Alessandro (successivamente ginnasio liceo Beccaria), dove, tra l'altro, conseguì una particolare distinzione nel concorso al premio di meccanica fondato da R. Rongier. Proseguì i suoi studi presso il politecnico di Milano, dove conseguì, nel 1868, la laurea in ingegneria civile e quella in ingegneria industriale nel 1869, meritando la lode da parte della commissione di laurea e l'encomio di F. Brioschi.
Invitato dal Brioschi a rimanere, in qualità di insegnante, presso il politecnico, Cabella preferì dedicarsi alla professione, impegnandosi subito in importanti lavori e studi, tra cui sono da ricordare quelli relativi al canale Villoresi.
Nel 1870 Cabella entrò, come allievo, a far parte dello stabilimento Tecnomasio italiano, a quel tempo qualificato officina, fondato tra il 1860 e il 1863 dall'ingegner L. Longoni, dal maggiore Porro e da C. dell'Acqua. Dopo un solo anno di studio e di lavoro, nel 1871, Cabella assunse la direzione del Tecnomasio.
Nella sua qualità di direttore, Cabella contribuì ad accrescere l'importanza e la fama del Tecnomasio, dando il via a tutta una serie di importanti ricerche, e relative produzioni, che portarono lo stabilimento ad avere fama dapprima nazionale e poi internazionale.
Il Tecnomasio iniziò, infatti, proprio in questo periodo, la produzione di strumenti di fisica per scuole e laboratori e di vari strumentì di ingegneria pratica, tra cui teodoliti, tavolette, squadri e, per la prima volta in Italia, la produzione degli indicatori di Watt.
Nello stesso tempo Cabella perfezionò la costruzione dei manometri, basandola su un impianto di taratura semplice e sicuro che venne, successivamente, richiesto da molte parti e, in particolare, dall'arsenale di La Spezia.
Per merito del Cabella il governo, verso il 1880, commissionò al Tecnomasio la costruzione di vari esemplari di un nuovo tipo di corista, da 864 vibrazioni, per tutti i corpi musicali dell'esercito. Cabella, nel frattempo, andava approfondendo con notevoli risultati i suoi studi sulle applicazioni industriali dell'elettricità, arrivando, nel 1876, tramite il Tecnomasio, a quello che può essere considerato uno dei primi esperimenti di illuminazione pubblica eseguiti in Italia per mezzo dell'elettricità e cioè l'illuminazione elettrica della piazza del Duomo di Milano mediante un grande faro elettrico munito di potenti riflettori.
A questo esperimento, sempre sotto la direzione e lo studio del Cabella, altri ne seguirono di grande importanza, quali l'impianto costruito nel 1883 dal Tecnomasio a Crema per distribuire la luce ai privati; l'applicazione, nel 1884, di lampade ad arco montate in derivazione sul circuito di quelle a incandescenza per l'illuminazione elettrica del teatro alla Scala, e, nel 1885, l'impianto eseguito sul vapore "Regina Margherita" della Società di navigazione Piaggio.
Cabella, tra l'altro, ideò un importante perfezionamento e potenziamento della dinamo, conosciuto sotto il nome di armatura Cabella, per cui chiese ed ottenne il brevetto in data 28 febbr. 1883. Si trattava, sostanzialmente, della riduzione della resistenza dell'armatura; una dinamo, munita di tale tipo di armatura ed avente 26 cm di diametro, alla velocità di 1.050 giri al minuto, riuscì a mantenere accese 150 lampadine ad incandescenza da 16 candele ciascuna, raggiungendo un notevole risultato pratico.
Cabella realizzò inoltre, dopo lunghi studi ed esperimenti, la costruzione degli strumenti elettrici di misura del tipo Weston e, con la collaborazione dell'ing. L. Emanueli, il tipo superiore della dinamo caratterizzato dalla bipolarità e che fu costruito nel 1884.
La dinamo di tipo superiore, non molto nota con questo nome, aveva l'indotto del tipo a tamburo, differenziandosi così dai precedenti tipi che avevano gli avvolgimenti ad anello.
Nel 1885 la ditta Gramme lanciò sul mercato una dinamo, con caratteristiche similari a quella ideata dal Cabella, come se fosse di propria ideazione. Oltre ad essere indiscutibilmente da attribuirsi al Cabella la paternità dell'invenzione, è da rilevarsi il fatto che la dinamo Gramme presentava alcuni difetti che ne riducevano l'efficienza rispetto alla dinamo Cabella.
Nel 1898 lo stabilimento Tecnomasio italiano, in omaggio al direttore, mutò tale denominazione ufficiale in quella di S. A. Tecnomasio Italiano Cabella e Cabella ne potenziò maggiormente la produttività e la fama acquisita, perfezionando l'attrezzatura delle officine e aumentando, tra l'altro, notevolmente la costruzione di macchine a corrente continua e alternata e di trasformatori. Cabella rimase presso il Tecnomasio sino al 30 ottobre 1903, data in cui si ritirò per dedicarsi esclusivamente ai suoi studi e alla consulenza professionale.
Il 15 ottobre 1903 la fusione con l’impresa svizzera Brown Boveri portò il nuovo Tecnomasio italiano Brown Boveri (TIBB) a diventare un’impresa internazionale, dirigendo la sua politica industriale a grandi volumi di produzione e assorbendo alcune delle realtà migliori dell’industria elettromeccanica nazionale. In questo nuovo contesto produttivo, nel maggio del 1906 l’impresa deliberò l’acquisto di una vasta area fuori Porta Romana vicino all’omonimo scalo merci: lì sarebbero sorte in vari stadi dal 1907 le grandi officine storiche, costruite secondo i precisi dettami di Ernesto Vannotti, nuovo amministratore delegato dell’impresa. Contemporaneamente, il TIBB rilevò lo stabilimento di via De Castillia della Gadda e C. e iniziò la costruzione di un grande complesso industriale a Vado Ligure, destinandoli entrambi alla produzione di macchinari per la trazione tranviaria e ferroviaria. 
Tra gli incarichi che gli venivano continuamente offerti, Cabella accettò solo quello di presidente della Camera di Commercio di Milano.
Cabella fu un vero e geniale pioniere nel campo tecnico-scientifico e a lui si deve la risoluzione dei primi grossi problemi realizzativi dell'industria delle macchine elettromagnetiche. Alla sua scuola si formarono molti tecnici e studiosi, tra cui Ercole Marelli. Mi piace ricordare che all'inizio delle mie attività in campo elettrico "il Tecnomasio" era un punto di riferimento essenziale. E' anche opportuno sottolineare come la grande finanza italiana non abbia puntato sul settore elettromeccanico, che a cavallo tra ottocento e novecento aveva in Lombardia un punto d'eccellenza europeo. ABB è oggi un gigante svizzero svedese e avrebbe potuto essere un gigante italiano.

La prima metà del Novecento si rivelò per il TIBB l’inizio di un’epoca dorata grazie alla sempre più frequente elettrificazione delle attività industriali e dei trasporti, così come alla continua crescita della domanda interna italiana. Neanche la militarizzazione e riconversione a scopi bellici durante la prima guerra mondiale arrestò la crescita dell’impresa: oltre a completare lo sviluppo edilizio dello stabilimento, negli anni Venti e Trenta il TIBB svolse infatti un ruolo di primo piano nella costruzione di materiale elettrico rotante e di trasformatori per centrali idroelettriche. Nel 1936 il TIBB poteva vantare nei suoi stabilimenti 850 impiegati e 3200 operai e varie commissioni nazionali, anche grazie all’impulso e al prestigio del suo presidente, Ettore Conti. Duramente colpita dai bombardamenti del 1943, nel dopoguerra fu riattivata la produzione di grandi macchine elettriche rotanti e lo stabilimento si espanse ulteriormente con la costruzione di nuovi edifici. Con l’inizio del “boom economico” il TIBB iniziò a diversificare l’offerta dei suoi prodotti in numerosi altri settori industriali. Dopo la fusione nel 1988 con la società svedese Asea e il cambio di denominazione in ABB (Asea Brown Boveri), l’impresa nel 2001 ha lasciato gli edifici storici per la nuova sede di Sesto San Giovanni. Oggi una parte dello stabilimento è stata riqualificata e riconvertita a sede di uffici e a funzioni commerciali, mentre verso la ferrovia molti capannoni industriali sono stati abbattuti per fare posto a edilizia residenziale. Al di là della sede amministrativa, della storica ciminiera e di pochi altri edifici, a perpetuo ricordo di uno dei luoghi storici dell’industria elettrotecnica nazionale e della memoria operaia milanese, rimane ancora la scritta “Lodi TIBB” impressa nella segnaletica dell’adiacente fermata M3. Oggi, ABB è un'azienda multinazionale di ingegneria con sede a Zurigo (Svizzera), operante in oltre 100 Paesi, impiega 132 000 dipendenti[1] e opera in massima parte nelle tecnologie per l'energia e l'automazione.
Bibl.: B. Caizzi, Storia dell'industria italiana…, Torino 1951, p. 370;
A. Fossati, Lavoro e produzione in Italia, Torino 1951, pp. 330, 335, 665.

 

Eugenio Caruso - 17 novembre 2017

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www.impresaoggi.com